Metodo - Il Mio Primo Pianoforte

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Il mio primo pianoforte 1 Il mio primo pianoforte Questo libro è stato scritto con lo scopo di dare una solida base agli allievi pianisti che vogliono intraprendere lo studio di questo magnifico strumento. Il testo in questione non ha grandi pretese, vuole solo mettere in guardia lo studente da alcune cattive abitudini a cui può andare incontro, consigliandolo sin dall’inizio su quali sono le cose più importanti a cui dovrà fare attenzione e quali sono le “trappole” che egli dovrà evitare. Insomma, questo libro non è altro che un insieme di quello che io ho imparato nel corso di questi anni, tramite la mia esperienza personale nello studio, nell’insegnamento, nei concerti e anche nella lettura di molti libri di tecnica pianistica da cui ho colto importanti consigli e che mi hanno aperto veramente nuovi orizzonti. Fra tutti questi, non posso far altro che citare il libro che sicuramente mi ha influenzato di più di tutti. Il libro è: “ I Fondamenti dello studio del pianoforte ” di Chuan C. Chang. Ovviamente te ne consiglio la lettura. Una delle cose che ho imparato di più, nella mia piccola esperienza da insegnante, è che in musica, soprattutto suonando il pianoforte, bisogna dire tutto. Non bisogna assolutamente dar nulla per scontato e occorre mettersi nei panni di chi per la prima volta ascolta le nostre parole essendo completamente privo di ogni conoscenze di base. Ecco perché ho la presunzione di poter dire che riesco ormai a trasmettere le mie conoscenze nel modo più semplice possibile, cercando di allegare alle semplici parole e definizioni numerosi esempi, ma soprattutto esempi che non hanno nulla a che vedere con il piano, desunti da altri contesti, appunto per rendere la cosa davvero accessibile a chiunque. In questo libro cercherò di esporre quindi i concetti nella maniera più chiara possibile, dandoti del “ tu” per aumentare il contatto fra di noi e creare un clima più confidenziale, soprattutto usando dei termini che chiunque può capire (o in ogni caso spiegandoli successivamente). Non mi resta quindi ora che augurarti una buona lettura!

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Su come si insegna il pianoforte

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  • Il mio primo pianoforte

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    Il mio primo pianoforte Questo libro stato scritto con lo scopo di dare una solida base agli allievi pianisti che vogliono intraprendere lo studio di questo magnifico strumento.

    Il testo in questione non ha grandi pretese, vuole solo mettere in guardia lo studente da alcune cattive abitudini a cui pu andare incontro, consigliandolo sin dallinizio su quali sono le cose pi importanti a cui dovr fare attenzione e quali sono le trappole che egli dovr evitare.

    Insomma, questo libro non altro che un insieme di quello che io ho imparato nel corso di questi anni, tramite la mia esperienza personale nello studio, nellinsegnamento, nei concerti e anche nella lettura di molti libri di tecnica pianistica da cui ho colto importanti consigli e che mi hanno aperto veramente nuovi orizzonti.

    Fra tutti questi, non posso far altro che citare il libro che sicuramente mi ha influenzato di pi di tutti. Il libro : I Fondamenti dello studio del pianoforte di Chuan C. Chang.

    Ovviamente te ne consiglio la lettura.

    Una delle cose che ho imparato di pi, nella mia piccola esperienza da insegnante, che in musica, soprattutto suonando il pianoforte, bisogna dire tutto. Non bisogna assolutamente dar nulla per scontato e occorre mettersi nei panni di chi per la prima volta ascolta le nostre parole essendo completamente privo di ogni conoscenze di base.

    Ecco perch ho la presunzione di poter dire che riesco ormai a trasmettere le mie conoscenze nel modo pi semplice possibile, cercando di allegare alle semplici parole e definizioni numerosi esempi, ma soprattutto esempi che non hanno nulla a che vedere con il piano, desunti da altri contesti, appunto per rendere la cosa davvero accessibile a chiunque.

    In questo libro cercher di esporre quindi i concetti nella maniera pi chiara possibile, dandoti del tu per aumentare il contatto fra di noi e creare un clima pi confidenziale, soprattutto usando dei termini che chiunque pu capire (o in ogni caso spiegandoli successivamente).

    Non mi resta quindi ora che augurarti una buona lettura!

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    La giusta mentalit per studiare Prima di cominciare con le nozioni sullimpostazione al pianoforte e il resto, ci tengo a descrivere quale dovrebbe essere la mentalit dellallievo quando si siede al pianoforte.

    Innanzi tutto, per suonare bene, effettuare una buona seduta di studio, ottenere una buona esecuzione e un buon concerto, bisogna essere sereni. Non si pu suonare bene se si stressati, stanchi, arrabbiati o in malattia.

    Questa serenit deve essere sia fisica che psicologica. Se lesecutore non sereno anche psicologicamente, se non ha fiducia in s stesso e se afflitto da depressione, sicuramente far una pessima esecuzione oltre che perdere totalmente il contatto col proprio corpo.

    Il contatto col proprio corpo un altro degli elementi che voglio mettere a fuoco.

    Fino allinizio del 900, si pensava che suonare il pianoforte fosse solo una questione di mano e di dita. Fortunatamente subentrata la scuola russa che riuscita a far capire al

    mondo intero che la mano era solo la conclusione di una gestualit complessa.

    Ancora, Susan Campbell ha affermato: Parlare della funzione della mano del pianista non riassume affatto lazione del suonare il pianoforte. La mano, corre lungo la tastiera, ma non pu farlo senza laiuto delle altre parti del corpo.

    proprio questo che intendo dire. Se noi distacchiamo mentalmente il nostro corpo (torace, spalle, gomiti, avambraccio, schiena, busto, gambe, piedi) dalle mani, si avr sicuramente unesecuzione di dubbio valore.

    Allesecuzione deve partecipare tutto il corpo, dobbiamo condurla con tutti noi stessi. Quante volte ti capita di dover usare le gambe per bilanciarti quando suoni nei registri degli acuti? In quel caso metti la gamba sinistra nella parte sinistra del pianoforte mentre le mani vanno verso destra per avere un giusto equilibrio. Ecco perch non puoi separare le parti del corpo.

    Ogni parte ha bisogno dellaltra. Non ci sono parti a s quando si suona il pianoforte.

    Per avere contatto con il proprio corpo bisogna avere una certa spiritualit interna. Per ricercare la sensazione giusta ci vuole molto tempo ma

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    soprattutto molta spiritualit e contatto con se stessi. Dovremmo cercare di interrogare il nostro corpo a livello sensoriale.

    Il corpo deve essere disteso e rilassato e per farlo deve essere un corpo in salute.

    Se si ha troppa percentuale di massa grassa pu diventare difficile suonare bene il pianoforte per molti motivi: per la difficolt di movimento, per la respirazione affannosa e ripetuta, e per il fatto di avere le dita pi spesse. Tuttavia ci non ha impedito a grandi pianisti con caratteristiche fisiche di robustezza di diventare quello che sono.

    Se si ha una massa muscolare troppo sviluppata, questa pu comunque affaticare i movimenti. Infatti le braccia saranno pi pesanti e i movimenti saranno pi controllati e meno spontanei e rilassati.

    Soprattutto chi pratica la palestra corre il rischio di indurire gli avambracci e avere conseguenze catastrofiche sulla propria esecuzione. La stessa cosa vale per chi pratica il tennis.

    Lattivit ideale invece per chi suona il pianoforte il nuoto. Nuotare infatti un movimento che distende il corpo e lo rilassa totalmente. Questo

    rilassamento si trasferir anche inconsciamente sul pianoforte, il che davvero un bene!

    Ma il corpo deve essere, oltre che in buoni rapporti con se stesso, anche in buoni rapporti con lo strumento. Bisogna infatti trovare il giusto equilibrio posturale, trovare il giusto gesto e la giusta sonorit, quella adatta alle nostre preferenze.

    Quindi, prima di iniziare a suonare il pianoforte, siediti allo sgabello e trova il giusto equilibrio. Devi imparare a considerare prima il contatto con il tuo corpo e poi con lo strumento. Devi vedere prima di tutto il tuo corpo e il tuo spirito come gli strumenti principali, solo dopo c il pianoforte.

    Ora capisci perch molti pianisti, prima di iniziare a suonare in un concerto lasciano passare qualche minuto abbondante quando sono seduti gi sullo sgabello, proprio per trovare se stessi (anche se molti lo fanno per smorzare la tensione che si ha nei primi minuti di un concerto).

    Una volta che hai trovato il giusto contatto con il tuo corpo, devi iniziare a suonare. Questo per lo devi fare lasciandoti andare. Il grande Dominique Hoppenot disse: Chi non capace di lasciarsi andare, come un bambino alla semplice gioia delle proprie scoperte senza valutare n

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    calcolare, non ha la possibilit di vera decontrazione.

    Bisogna suonare in tutta serenit e spensieratezza, godendoci ogni suono proprio come fanno i bambini (oh, quanto abbiamo da apprendere da loro!). Quante volte i bambini rimangono per 30 minuti al pianoforte suonando solo 2 o 3 note? Chiunque di noi si sarebbe gi stufato dopo 3 o 4 minuti!

    Quindi, alla base di una buona esecuzione vi sicuramente una buona dose di serenit che, credimi, non da tutti.

    Quante volte capita di vedere in Tv, o su Youtube pianisti che sembrano arrabbiati col mondo intero e che non hanno mai accennato un minimo di sorriso in tutta la loro carriera da concertisti! Come pretendono di suonare bene?

    Quando i muscoli del viso sono tesi, il resto del corpo segue questa nefasta tendenza e nulla vale quanto un accenno di sorriso per distendere il corpo e indurre uno stato spirituale positivo.

    Neanche Beethoven, che ricordato con quel suo eterno broncio riusciva a suonare bene con tutto quel nervosismo addosso! Delle esecuzioni di Beethoven si dice di tutto.

    Sicuramente non era un buon pianista. Era uno zappatore per eccellenza ma metteva una carica nelle sue esecuzioni che non aveva uguali.

    Ecco, a differenza di noi comuni mortali, Beethoven trasformava la sua rabbia e il suo rancore in pura energia che riusciva a incanalare nelle sue esecuzioni (immaginati come suonava il terzo movimento della sonata Al chiaro di luna. Lo faceva sembrare un terremoto che si avvicinava!).

    Per concludere il paragrafo riassumiamo dicendo che bisogna mettersi al pianoforte solo se si ha un buono stato danimo, non bisogna suonarlo solo per sfogarsi, anche perch non si avr una buona esecuzione e il pianoforte va visto come un amico, non va trattato male. Capitava spesso anche a me di suonarlo per sfogarmi in momenti di rabbia, cos chiesi al mio maestro quali pezzi suonasse quando provava collera, e lui mi rispose: Non suono quando sono arrabbiato. Quella frase mi fece capire tutto.

    Bisogna suonare poi in uno stato di completo rilassamento dei muscoli, in uno stato di completo contatto con se stessi e con lo strumento, e bisogna suonare con spensieratezza perch questa ci che ci fa godere delle nostre esecuzioni.

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    Limpostazione al pianoforte Avere una corretta impostazione al pianoforte significa partire col piede giusto. Molti insegnanti di pianoforte non insistono molto su questo punto. Io penso invece che sia una delle cose pi importanti in assoluto.

    Avere una buona impostazione al pianoforte sicuramente la cosa pi utile. come assumere una corretta posizione quando si corre. Se invece corriamo in maniera totalmente scoordinata, sicuramente non riusciamo a raggiungere la velocit che potremmo raggiungere con una corretta impostazione. Se alla velocit che abbiamo raggiunto con lallenamento, aggiungiamo anche una corretta postura, allora s che riusciamo a dare veramente il meglio di noi stessi.

    Prima che inizi a leggere le righe seguenti, ti consiglio subito di vedere questo video su Youtube, realizzato da me qualche tempo fa, che spiega in poco tempo come bisognerebbe stare al pianoforte: http:/ /www.youtube.com/watch?v=AdRAR-ThGEE.

    In pratica, le cose a cui devi fare attenzione quando ti siedi al

    pianoforte sono: la distanza dal pianoforte, laltezza dello sgabello, la posizione delle braccia e la posizione delle mani.

    Analizziamo uno per uno questi fattori.

    La distanza dal pianoforte uno dei fattori pi soggettivi. C chi ama sedersi attaccato al pianoforte (in questo modo per viene difficile suonare nei registri troppo gravi o troppo acuti senza allargare i gomiti), e c chi ama sedersi distante dal pianoforte (come me). Ovviamente la via di mezzo sempre la scelta migliore. Limportante avere una distanza tale da poter guardare senza fatica tutta la tastiera del piano e di poter suonare nei registri gravi e acuti senza troppa difficolt.

    Non dimentichiamoci che quando si suonano note troppo basse o troppo alte, possiamo aiutarci muovendoci lateralmente col corpo (senza spostarci noi sullo sgabello).

    Laltezza dello sgabello molto soggettiva anchessa. Ci sono pianisti che si posizionano molto in alto, come per avere maggior controllo dello strumento, e ci sono pianisti che si posizionano molto bassi per non avere i polsi troppo alzati. Glenn Gould ne un esempio classico.

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    I bambini che ancora non toccano per terra non devono avere lo sgabello troppo basso per poter toccare i pedali e poi ritrovarsi a fare sforzi per suonare i tasti del pianoforte. Bisogna rispettare sempre una certa proporzione fra altezza propria e altezza dello sgabello.

    Le braccia devono avere i gomiti aderenti al corpo e devono essere parallele allo strumento. Le braccia devono essere totalmente rilassate, in modo tale da non aggiungere alcuna fatica a quella naturale di premere i tasti. Per suonare i passaggi su registri troppo acuti o troppo gravi si pu muovere il corpo per aiutarsi.

    Le mani devono essere messe in posizione molto naturale sul pianoforte ma non devono essere distese. Le mani devono essere ricurve. Grazie a questa posizione infatti, possibile imprimere pi forza sul tasto, in modo tale che le corde vibrino in maniera pi intensa.

    Se infatti provi a suonare forte con le dita distese, farai solo uno sforzo inutile, sforzando le articolazioni sulla parte superiore della mano, la parte pi debole. Ed in questo caso che possono accadere gli infortuni.

    Esiste una posizione fisiologica che permette al polso, oltre che una buona

    prestazione, anche un certo riposo muscolo-tendineo: questa a 15 di estensione e a 15 di inclinazione ulnare. In questa posizione i tendini delle dita passano per il cosiddetto tunnel carpale in una direzione rettilinea. Grazie a questa si ha un minor dispendio di energia.

    Perfetto, abbiamo visto le varie parti del corpo, come queste devono stare, ma c un fattore altrettanto importante (che abbiamo gi accennato prima) da tenere sempre in considerazione. Si tratta del rilassamento.

    Questo favorisce di gran lunga una prestazione pianistica e per assumerlo bisogna lasciarsi andare alla sola forza di gravit. Non si devono assolutamente vedere nellallievo spalle allaltezza delle orecchie, polso troppo in alto, gambe che tengono il ritmo o gomiti troppo distanti.

    Tutti i movimenti descritti, sono movimenti poco spontanei che influiscono sul rilassamento. Certo, noi abbiamo muscoli corticalizzati che sono quelli che comandiamo noi, ma abbiamo anche quelli automatici che sono i cos detti muscoli semi-involontari che lavorano di riflesso in base ai muscoli corticalizzati. Questi ultimi sono i muscoli della schiena per esempio. Non capita quasi mai che,

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    durante unesecuzione tu ti ricordi di controllare i muscoli della schiena e della spalle. Solitamente questi si muovono in base ai tuoi movimenti principali.

    In realt dovresti allenarti nel cercare di controllare anche questi, e quindi di avere contatto con il tuo corpo al 100%.

    Certo, con questo non dico che questi muscoli non possono muoversi (flettersi o estendersi), giusto che il pianista segua la sua interpretazione anche con i muscoli, ma limportante che questi movimenti non prendano il vizio di essere troppo frequenti. Se non vengono controllati, i muscoli prenderanno labitudine di muoversi costantemente durante ogni esecuzione formando il cosiddetto tic del pianista.

    Un altro argomento strettamente correlato al rilassamento la respirazione.

    Perch cos importante? Perch i nostri muscoli si muovono praticamente soprattutto grazie allossigeno, ed quindi nostro compito portare loro una costante e buona ossigenazione.

    La respirazione deve essere sempre regolare cercando di trattenere il respiro durante lesecuzione il meno

    possibile. La respirazione forse una delle caratteristiche del suonare che viene presa meno in considerazione. Se non viene controllata, facile che nel corso del brano si tenda ad accelerare o rallentare. Quando tratteniamo il respiro solitamente perch ci accingiamo a suonare qualche passaggio difficile. Quindi nel momento di massima tensione il respiro si ferma, le spalle si inarcano e la schiena si raddrizza. Quando il passaggio difficile svanisce, il respiro ritorna alla normalit, le spalle si abbassano e la schiena ridiventa leggermente curva.

    Quando la respirazione passa da regolare a irregolare, anche lesecuzione ne risente. Infatti con una respirazione irregolare si tende spesso a cambiare la velocit al brano in base al ritmo che ha assunto la nostra respirazione, entrando cos in rubati eccessivi e poco raffinati.

    Quindi la respirazione, insieme ai muscoli Automatici, una delle cose di cui devi tener conto durante unesecuzione (che sia una seduta di studio o un esecuzione in concerto).

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    Le dita a martello Da anni, scuole di pensiero si contendono, imponendo luna allaltra un modo di suonare completamente differente.

    La prima afferma che per suonare bene ci sia bisogno di mettere le dita a martello (tonde o flesse). La seconda invece afferma che per suonare correttamente ci sia bisogno di mettere le dita con un angolo ottuso (quasi distese).

    Cerchiamo di capire le ragioni che stanno dietro a questi due modi di suonare completamente differenti. Analizziamo per prima la scuola di pensiero che ritiene che la posizione migliore sia quella con le dita a martello.

    Tenendo le dita a martello si ha un maggior controllo dei tasti, e i tasti si possono sentire meglio, evitando cos molti errori inutili. Inoltre, avendo le dita in questo modo, queste sono gi pronte per suonare i tasti, senza fare alcun altro movimento, sono gi ortogonali alla tastiera, basta solo abbassarle.

    Inoltre, le dita posizionate in questo modo riescono ad imprimere molta pi forza col minimo sforzo mentre con le mani distese impossibile avere la

    stessa intensit di suono col medesimo sforzo.

    La scuola delle dita distese si difende sostenendo che le dita distese aiutano ad avere un maggior rilassamento nellavambraccio nel polso e nelle articolazioni delle dita e questo ne favorisce molto la prestazione.

    Se c bisogno di suonare forte, baster solo aiutarsi col polso e con lavambraccio mentre le dita avranno sempre la stessa angolatura.

    Che dire di questo? Facciamo qualche considerazione oggettiva: la posizione delle dita a martello richiede un comando cerebrale pi complesso, in quanto nellabbassare e nellalzare il dito intervengono in modo completo i flessori e gli estensori. Nella posizione delle dita distese (che poi non sono proprio distese) il cervello dovr attuare un comando meno complesso, in quanto intervengono solo i flessori sia nel movimento di abbassamento del dito e sia in quello di alzamento.

    A parte laspetto tecnico, penso che ogni scuola abbia bisogno dellaltra. Talvolta c bisogno di mettere le dita a martello e altre di metterle in modo obliquo, a seconda della sonorit che si vuole ottenere dallo strumento.

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    La Diteggiatura Che cos la diteggiatura? La diteggiatura quellinsieme di numeri che sono stati assegnati ad ogni dito della mano.

    I numeri sono stati cos assegnati:

    al pollice = 1

    all indice = 2

    al medio = 3

    all anulare = 4

    al mignolo = 5

    E questo vale per entrambe le mani. Il pollice sia per la mano destra (dx) che per la mano sinistra (sx) vale sempre 1, lindice sempre 2 e cos via..

    Perch si creata lesigenza di dare dei numeri alle dita? Per 2 motivi principali. Il primo che serve al compositore di un brano per indicare su uno spartito con quale dito suonare quel determinato tasto. Il secondo per un motivo pi semplice pratico. Si fa molto prima a dire 5 che mignolo.

    Il primo motivo lo analizziamo meglio onde evitare di dare per scontati dei concetti che non sono proprio cos scontati!

    La diteggiatura consiste in dei numeri posti sopra o sotto le note che indicano con quale dito suonare quella determinata nota. Se per esempio troviamo un 3 sopra un Sol, vuol dire che quel Sol andr suonato con il dito medio:

    Tuttavia non tutti gli spartiti hanno sempre la diteggiatura. Questa annotata quando ci sono dei passaggi difficili e lallievo fa fatica a capire con quale dito sia meglio suonare quel determinato tasto.

    La diteggiatura non scritta quasi mai dallautore del libro, dellesercizio o del brano, ma viene quasi sempre messa dalla casa editrice per facilitarne lo studio.

    Questa diteggiatura per non una scienza perfetta. Ognuno di noi ha una mano diversa. C chi ce lha piccola, c chi ce lha lunga, c chi ce lha larga ecc.. Insomma non tutti possono trovarsi comodi con la diteggiatura segnata sullo spartito. Cos, se diventa difficoltoso seguirla, possibile cambiarla secondo le proprie esigenze.

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    preferibile per non abituarsi troppo a cambiarla spesso. La diteggiatura segnata solitamente la migliore che si pu usare e seguirla fa molto bene sia allo sviluppo della tecnica e sia allo sviluppo degli schemi mentali per la diteggiatura.

    Ecco la diteggiatura per la mano destra:

    E lo stesso ragionamento vale per la mano sinistra:

    Ora ti assegno due esercizi che ti consiglio vivamente di fare, in modo tale da prendere bene confidenza con la diteggiatura:

    1 esercizio: allenati a suonare delle note per la mano destra a prima vista soltanto seguendo con lo sguardo la diteggiatura. Posiziona la mano in un punto qualsiasi della tastiera, e poggiala su 5 tasti consecutivi (per esempio Do Re Mi Fa Sol oppure La Si Do Re Mi ecc..) e muovi con un ritmo scelto a tuo piacimento queste dita:

    1 2 3 4 5 4 3 2 1 2 1 2 4 2 4 4 3 4 3 2 1 5 1

    2 esercizio: allenati a suonare delle note per la mano sinistra a prima vista, seguendo solamente la diteggiatura qui di seguito riportata:

    5 4 3 2 1 2 3 4 5 4 54 5 4 3 2 1 3 1 3 4 3 2 1.

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    Linsegnante di pianoforte L'insegnante di piano non colui che insegna attraverso dogmi privi di spiegazioni, piuttosto colui che riesce a dare una spiegazione a tutto ci che ti insegna!

    L'insegnante di pianoforte non quello che ti mette in un clima intimidatorio per far aumentare il suo potere persuasivo, ma colui che ti mette a tuo agio conquistando la tua fiducia e non imponendola attraverso un clima altamente religioso.

    Ormai la figura dell'insegnante esperto ed austero passata di moda e, diciamola tutta, non piace proprio pi a nessuno. Gli allievi hanno bisogno di essere tranquillizzati e hanno estremamente bisogno di sentirsi liberi di esprimere i propri dubbi e le proprie perplessit. La cosa pi importante da sapere che quando un allievo non capisce qualcosa per il 90% colpa dell'insegnante!

    L'allievo non dovr mai e poi mai farsi degli inutili problemi riguardo all'apprendimento dello strumento, piuttosto si deve domandare se l'insegnante scelto sia quello corretto e non solo quello pi vicino!

    Tutti sanno che esistono insegnanti ed insegnanti. Anche a scuola abbiamo avuto simpatie ed antipatie verso i professori. Queste simpatie ed antipatie per non sono del tutto casuali. Si era simpatizzanti verso un professore quando questo era in grado di farti capire, attraverso semplici esempi, e magari qualche battuta qua e l, un determinato argomento e di conseguenza si andava bene in quella materia.

    Al contrario, si provava antipatia verso un professore quando questo era austero, troppo rigido (senza motivo) e con uno scarso senso dell'umorismo. Senza tener conto che quasi sempre questi sono coloro che riempiono lavagne e lavagne di gesso riproducendo fedelmente e senza alcuna spiegazione ci che hanno imparato a memoria dai libri.

    Loro non devono dare spiegazioni a nessuno, ci che scrivono va preso alla lettera perch cos. Ma stiamo scherzando? Io studente ha tutto il diritto di sapere come poter ricavare quella determinata formula. Ovviamente quando far i calcoli utilizzer la formula finale, ma almeno devo sapere questa come fa a venire fuori!

    Quasi sempre, questi professori, amano creare un clima di tensione e di

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    rigidit perch non sanno gestire le situazioni che sfuggono loro di mano. Quindi si nascondono dietro questi atteggiamenti per paura di non risultare all'altezza della situazione e di non essere accettati dal gruppo per quello che sono.

    A parer mio tutto ci estremamente ridicolo. Non si pu fingere di essere qualcun altro e magari essere ripudiati per qualcosa che nemmeno siamo. L'insegnante deve essere una persona spontanea, leale ed onesta. Queste sono le 3 prerogative minime di un insegnante.

    Deve essere spontaneo perch non deve fingere di essere chi non , sia nel bene che nel male.

    Deve essere leale perch deve saper riconoscere i propri sbagli. Ci sono insegnanti che pur di non rimangiarsi una cantonata detta, continuano a raccontare un mucchio di frottole, pur sapendo che quello che stanno dicendo non ha alcun senso (n che di alcun aiuto per lo studente). Ovviamente l'allievo non fa altro che assorbire informazioni sbagliate. Alla fine tutti possono sbagliare e anche gli insegnanti sono esseri umani, che male c'?

    Deve essere onesto perch in un buon rapporto di fiducia questo l'elemento fondamentale.

    Finora abbiamo osservato laspetto caratteriale che un buon insegnante di pianoforte deve avere, esaminiamo ora invece quali sono punti di forza e le abilit che linsegnamento richiede.

    Sinceramente penso che l'attitudine all'insegnamento sia una dote innata. Ma per insegnare non intendo insegnare cose impossibili come scienze nucleari con calcoli astronomici, ma anche spiegare semplici cose, come la strada a qualcuno.

    Quante volte mi sono ritrovato a chiedere informazioni stradali a qualcuno (prima dell'avvento del navigatore, grazie a Dio a chi l'ha inventato), e ritrovarmi poi perso chiss dove?

    Quando chiedono delle informazioni stradali a me, cerco sempre di essere il pi chiaro e pi sintetico possibile, cercando di sottolineare i punti dove il conducente si potrebbe sbagliare dando molti punti di riferimento. Infine faccio ripetere 2-3 volte la strada per vedere se l'ha assimilata. incredibile ma pi forte di me. Non riesco a stare tranquillo se so che l'interlocutore che sta dall'altra parte non ha ben chiaro quello che sto dicendo.

    Forse questa si chiama pazienza, forse solo buona volont, o forse quella

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    indomabile voglia di condividere la conoscenza, cercando di rendere con tutte le mie forze semplice ci che per molti risulta difficile.

    Ma l'insegnante non deve essere solamente bravo a sapere trasmettere semplicemente e in maniera divertente un determinato concetto, deve anche essere un bravo psicologo. Certo, vallo a trovare un pianista, insegnante, e psicologo. Sarebbe bello essere tutto questo ma purtroppo sono strade troppo diverse da intraprendere, soprattutto praticamente. Il conservatorio viene considerato come un'universit. La laurea in psicologia va per forza di cose presa alluniversit.

    In questo modo, si sarebbe costretti a frequentare due universit, compito veramente impossibile. Ma se mai qualcuno ne fosse capace, ci sarebbe vietato dalla legge italiana che pone degli obblighi di frequenza assurdi!

    Cos l'insegnante di pianoforte deve farsi da solo un corso di psicologia attraverso le esperienze personali maturate nel corso dell' insegnamento.

    Bisogna imparare a conoscere l'allievo in modo tale da sapere quale sia il percorso migliore da intraprendere.

    A questo scopo anche dovere dell'insegnante informarsi sul passato

    dell'allievo per capirne maggiormente il carattere e le esperienze vissute.

    Conoscere il carattere dell'allievo davvero una delle armi pi forti che linsegnante possa avere. Infatti conoscendolo si pu creare un percorso di studi personalizzato ( a differenza di come avviene al conservatorio dove tutti utilizzano gli stessi metodi, gli stessi libri, suonano le stesse cose).

    Se l'insegnante sa di avere un allievo impaziente, che vuole subito arrivare al sodo, allora comincer a spiegargli molto presto gli accordi, in modo tale che a casa egli potr accompagnarsi e suonare qualcosa di pi divertente. Ovviamente non bisogna viziare troppo lo studente, bisogna seguire un percorso didattico ben preciso ma con delle variabili da adattare allallievo.

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    Come scegliere il pianoforte Allinizio degli studi non c immediatamente la necessit di avere un pianoforte. Certo, se lo si ha meglio, ma una tastiera da almeno quattro ottave (37 tasti) o un pianoforte digitale vanno pi che bene.

    Inizialmente le note da suonare sono poche e si suona a mani separate, quindi c ancora molto spazio a disposizione sulla tastiera.

    Poi pian piano le mani incominciano ad uscire al di fuori dallambito delle 5 note, suonando tutta lottava, poi le mani iniziano ad unirsi e lo spazio a disposizione si dimezza, e infine si incominciano a studiare le scale musicali che richiedono molto spazio, ed allora che le 4 ottave non bastano pi.

    A questo punto le soluzioni sono principalmente 3: si compra una tastiera con 88 tasti e nessun suono aggiuntivo coi tasti pesati (queste sono le classiche tastiere da studio). La seconda soluzione quella di comprare un piano digitale di marca (e per marca si intende: Yamaha, Kawai, Roland e Casio. Sconsiglio vivamente di uscire al di fuori di queste marche).

    Infine la terza soluzione quella di comprare un pianoforte. E qui la cerchia si ristringe. La meccanica per costruire un pianoforte complicata, si parla di meccanica di precisione, e in questo la migliore la Yamaha (non per questo una marca molto gettonata anche nellambito delle moto!). Tuttavia altre marche che godono di un buon nome sono sicuramente Steinway&Sons (ottima marca per i pianoforti a coda) e Kawai (marca gi vista per i pianoforti digitali).

    Analizziamo queste 3 possibilit nel dettaglio.

    Comprare una tastiera da studio pu essere una soluzione. Praticamente si avr un piano digitale senza mobile.

    Quanto viene a costare una tastiera simile? I prezzi variano dai 200 ai 1000 euro. Secondo me un buon compromesso tra qualit e prezzo lo si ha quando si toccano i 400 euro. Ti sconsiglio di scendere al di sotto di questo prezzo.

    Se intendi acquistare un pianoforte digitale i prezzi allora si fanno un popi corposi (ovviamente si intendono i modelli col mobile tipo pianoforte).

    I modelli partono da 550 euro e vanno fino ai 15000. Un buon piano digitale

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    costa sui 1700 euro, a meno non si trova. Il mio consiglio pi spassionato per, se si pu, acquistare il piano digitale della Yamaha (CLP - 265 GP).

    Penso che portarsi a casa questo pianoforte a soli 3500 euro sia davvero un affare eccezionale.

    Se non intendi spendere cos tanto per un pianoforte digitale allora buttati sul Clavinova CLP - 340 SPAR PAKET che costa 1980 euro ma che ha una resa molto buona.

    Per quanto riguarda i pianoforti meccanici, i prezzi sono ancora pi elevati. Scordati di trovare un pianoforte degno di essere chiamato tale al di sotto dei 2000 euro. Che cosa intendo con questa affermazione? Intendo dire che esistono pianoforti da 1700, 1800, 1900 euro, ma non tutto ora quello che luccica.

    Sicuramente questi sono o i classici pianoforti di color marroncino chiaro da studio (che non valgono niente), oppure sono quei bei pianoforti in nero laccato con dellottone qui e l che sembra oro, con i pedali lucidi e il mobile alto e imponente. Chi non comprerebbe questo pianoforte? Io!

    Questi pianoforti sono cinesi. Per carit non ho nulla contro di loro, anzi! Ma come ben sai la loro merce costa poco perch di scarsa qualit e spesso non a norma.

    Questi pianoforti cinesi, che hanno spesso nomi tedeschi per ingannare, possono essere belli da vedere esteticamente, ma a noi non interessa la parte estetica tuttal pi le caratteristiche del suono (durata, intensit), lallineamento della tastiera, la risposta del pianoforte alle note ribattute, lo scorrimento della mano sulla tastiera e tanto altro.

    Il pianoforte lo dobbiamo suonare, non guardare!

    Tra laltro, dopo 6 mesi, massimo 1 anno, questi pianoforti perdono di colore non appena c un po di umidit, la tastiera si curva e si disallinea poich la parte che sostiene la tastiera nella parte inferiore non fatta con legno di abete (materiale molto costoso), ma con un altro tipo di legno sintetico a bassissime

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    prestazioni. Una volta che si rompe quello bisogna poi spendere molto in manutenzione e allora si fa prima a comprare un pianoforte nuovo.

    vero che questi pianoforti costano poco ma.. tanto compri, tanto vale! Perci diffida dai bassi prezzi perch solitamente sui pianoforti man mano che si sale con i prezzi, aumenta la qualit. Non cercare il risparmio sullacquisto del pianoforte perch andresti solo a perdere in qualit.

    Quindi, quando devi andare ad acquistare un pianoforte, le caratteristiche a cui devi badare sono: il suono, la meccanica, il mobile e il budget a disposizione.

    Prima di spiegare una ad una queste caratteristiche, puoi guardare questo video su Youtube dove descrivo come scegliere il pianoforte: http:/ /www.youtube.com/watch?v=S7Lr7UWT2yo.

    Ecco ora la spiegazione dei vari punti sopra descritti:

    Il suono la caratteristica pi importante dello strumento. Infatti questo ci che a noi interessa maggiormente. In particolare del suono dobbiamo notare: intensit e timbro.

    Lintensit la pienezza del suono. Mentre il timbro il colore del suono.

    Queste due caratteristiche sono molto importanti, la prima oggettiva e la seconda soggettiva.

    La meccanica non nientaltro che quel complesso meccanismo fatto di tasti, leve, rinvii, bilancieri, ecc, ecc, che si cela dietro la tastiera del nostro pianoforte. Infatti la scelta del piano va fatta anche in base a questa. Una tastiera morbida che fa scivolare le dita sicuramente preferibile ad una dura dove viene impossibile effettuare un glissando.

    Il mobile la parte estetica del pianoforte. Il mobile dello strumento si differenzia per l'altezza. Infatti pi il mobile alto e pi le corde sono lunghe (il che permettono una migliore robustezza del suono).

    La scelta del pianoforte deriva anche molto in base al budget che hai a disposizione. Un consiglio caloroso quello di usare tutto il tuo budget senza cercare di risparmiare perch ad un maggior costo del pianoforte equivale quasi sempre una maggiore qualit.

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    Quanto bisogna studiare La domanda che mi viene posta pi spesso : quanto bisogna studiare? Quanto tempo bisogna consacrare quotidianamente al pianoforte?

    La mia risposta sempre Dipende!

    Il numero di ore da dedicare al pianoforte ha molte variabili: il proprio livello di preparazione, il numero di compiti da eseguire, lesame che si deve preparare, let dellallievo, il tempo libero a disposizione, il livello a cui si aspira ad arrivare e tanto altro.

    Ovviamente un pianista diplomato potr fare anche unora di studio al giorno per mantenere la tecnica mentre uno studente del quinto anno per esempio, deve mantenere e sviluppare la tecnica, quindi ci vorr sicuramente pi tempo per fare tutto ci.

    Molti principianti cominciano lo studio del pianoforte alla grande. Dedicano 3-4 ore al giorno studiando solo questo, per poi diminuire sempre di pi le ore di studio fino a mollare tutto non appena nellarco di una settimana non si sono visti grandi risultati.

    E normale! I risultati non si vedono dalloggi al domani, ci vuole tempo e lavoro costante.

    Proprio per questo io dico sempre, per chi allinizio, di fare i compiti anche solo una volta al giorno e di conservare le energie delleccitazione momentanea per tutto il lungo percorso bisogner affrontare.

    Non c bisogno di passare troppe ore al pianoforte. Il grande pianista italiano Busoni, disse di non aver mai passato pi di 4 ore al pianoforte, anche perch, superate queste, lo stress talmente elevato da far risultare lo studio controproducente.

    Anche fare una seduta di studio di 4 ore controproducente, la mente e il corpo hanno bisogno di riposarsi. Ecco perch lideale sarebbe fare 8 sedute da mezzora luna.

    Unaltra cosa molto importante quella di cercare di suonare tutti i giorni, non tralasciando nemmeno un giorno. Sembra strano ma anche un solo giorno senza far nulla pu essere deleterio.

    Ovviamente per seduta di studio non si intende solo fare esercizi tecnici ma anche studiare i pezzi e i brani che ci piacciono.

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    La lettura a prima vista La lettura a prima vista quella capacit di suonare uno spartito senza averlo mai visto prima.

    Questa capacit veramente fondamentale. Lo per cercare di velocizzare lo studio e lapprendimento di pezzi nuovi e lo per poter eseguire un brano nuovo, senza bisogno di studiarlo.

    Ho notato, che esistono tantissimi allievi di pianoforte che si ostinano a non suonare con davanti uno spartito. Lo memorizzano quanto basta per suonarlo in maniera mediocre e poi lo suonano a testa bassa. Io sono il primo a dire che meglio memorizzare piuttosto che suonare a prima vista, ma anche vero che noi pianisti, dobbiamo essere in grado di suonare a prima vista un pezzo di media difficolt. Perci come prima cosa bisogna incominciare a leggere musica. Leggi musica ovunque ti trovi. E' ovvio che per leggere in fretta bisogna avere una lettura abbastanza sviluppata, ma anche vero che non basta solo questa dote. Soprattutto noi pianisti che dobbiamo leggere in due chiavi

    contemporaneamente, dobbiamo sviluppare il cos detto colpo d'occhio.

    Quest'ultimo elemento davvero molto importante. Infatti ci permette di suonare un gruppo di note anche senza guardare quelle determinate note con precisione. Possiamo seguire quel gruppo di note con la visione periferica, eppure riusciamo a suonare le giuste note. Questo sembra davvero impossibile ma con un po di tempo si riuscir a far questo e tant'altro.

    Per colpo d'occhio solitamente si intende saper scorrere l'occhio pi avanti di quello che si sta suonando, in modo tale da non bloccarci quando arriver la battuta successiva. Per colpo docchio si intende anche sviluppare un " sesto senso " per la mano sinistra. Mi spiego meglio: in molte composizioni, capita che la sinistra suoni lo stesso tipo di accompagnamento per tutto il brano. Quindi, se noi capiamo landamento di questo, possiamo capire per intuizione come saranno i successivi solo leggendo la prima nota delle altre battute (che solitamente si tratta della chiave di basso per larmonia).

    Se noi abbiamo questo accompagnamento: do, sol, Do, sol,

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    Mi, do possiamo tranquillamente aspettarci che se l'armonia andr in Sol maggiore l' accompagnamento sar: sol,re,Sol,re,Si,Sol, se si va in La minore sar la,mi,La,mi,Do,La e cos via.

    Perci, una volta capito come prosegue l'accompagnamento, possiamo intuire, solo leggendo la prima nota della nuova battuta della mano sinistra, come sar l'accompagnamento. Cos, possiamo concentrarci prettamente sulla mano destra, lasciando che la sinistra suoni in automatico . Ovviamente a prima vista non tutte le note saranno perfette ma gi un grande passo. L'unica cosa a cui dovrai fare veramente caso se sono presenti diesis o bemolli. Anche qui con un rapido colpo d'occhio puoi capire immediatamente l'andatura dell'arpeggio. Se l'accompagnamento parte col Re, e trovi un diesis (#), l'accompagnamento sar di Re maggiore (re,la,Re,la,Fa#,Re), se invece non vi presente alcun diesis, allora molto probabilmente sar l'accompagnamento di Re minore (re,la,Re,la,Fa,Re).

    Esistono accompagnamenti di moltissimi tipi. Questo visto sopra solo uno dei tanti. Uno dei pi comuni,

    utilizzato molto nella musica classica, il basso albertino. Questo consiste nel racchiudere un accordo nelle 5 dita di una mano, rendendolo una specie di arpeggio. Cos se vogliamo creare un basso albertino in Do maggiore, abbiamo le note suonate in successione: Do, Sol, Mi, Sol. Praticamente si suona prima la tonica dell'accordo, poi il quinto grado, poi il terzo grado e poi ancora il quinto. Solitamente il basso albertino dura per pi ripetizioni (Do, Sol, Mi, Sol, Do, Sol, Mi, Sol ecc.. a seconda di quanto dura una battuta.)

    Perci, se vediamo che il pezzo accompagnato dal basso albertino, possiamo anche qui utilizzare un rapido colpo d'occhio per individuare la tonica (la prima nota) per poi concentrarsi esclusivamente alla lettura della mano destra.

    Potrai allenarti molto, provando a suonare a prima vista molti pezzi di Mozart, tra cui la famosa sonata K545 in Do maggiore oppure le sonatine di Clementi, o comunque i pezzi del primo fascicolo del Cesi-Marciano.

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    Libri per bambini In questo capitolo del libro, vedremo quali sono i metodi per pianoforte maggiormente utilizzati e perch.

    Esistono tanti metodi in circolazione, perci si possono avere pi percorsi per gli allievi, e questo facilita il compito dellinsegnante. Non tutti sono ottimi per la didattica, cercher quindi di elencare e descrivere quelli pi validi nonch i pi utilizzati.

    Iniziamo con lanalizzare i metodi per i bambini.

    Il mio prediletto sicuramente il

    Metodo Bastien. un metodo particolarmente adatto per accompagnare i bambini (dai cinque ai nove anni circa) nel loro primo approccio allo strumento. strutturato per allievi dai quattro (lettura senza pentagramma), cinque (posizione di do centrale), ai sette anni in poi (lettura con il pentagramma). Stimola la musicalit, proponendo melodie associate a parole da cantare e si caratterizza per la sua gradualit, introducendo difficolt progressive, mai impreviste o inattese. La grafica accattivante: i disegni colorati e i titoli dei brani catturano immediatamente lattenzione e linteresse del piccolo allievo.

    Abbiamo poi il Musigatto. E un metodo graficamente accattivante, presenta un personaggio-guida (il gatto), che accompagner lallievo alla scoperta del mondo del pianoforte. Le dimensioni del pentagramma e la chiara impaginazione agevolano la lettura, mentre i brani proposti risultano musicalmente gradevoli e stimolanti.

    Laspetto carente del metodo risiede nella sua mancanza di completezza, ad esempio il primo volume affronta solo la posizione di do e do centrale. E un metodo abbastanza valido, da integrare per con pezzi estratti da altre raccolte. Molto interessante il terzo volume della serie, che si pone come unantologia di brani dautore,

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    accostati a esercizi e studi tecnici, molto utili per allievi che si trovano ad affrontare il tradizionale programma di conservatorio.

    Poli il Polipo un altro metodo che gode di buona fama. A differenza di quelli descritti sopra, questo complesso, adatto a ragazzi dagli otto-nove anni in su. Propone da subito laccollatura e si sofferma a lungo sulla posizione di do centrale. Poco graduale, introduce tonalit e scale molto presto; per questo necessario integrare il metodo con brani scelti da altre raccolte, come forma di consolidamento o integrazione di quanto gi appreso.

    Il Corso pianoforte- Lezioni (Metodo Aaron), un testo adatto a bambini dai dieci-undici anni e ragazzi delle scuole medie, suggerisce brani alternati a pagine di teoria musicale ed esercizi scritti, arricchiti da qualche illustrazione in bianco e nero. Lesecuzione delle melodie risulta facilitata e agevolata da testi da cantare associati alla partitura, anche se non sempre il percorso proposto graduale, poich spesso presenta dislivelli di difficolt (ad esempio, improvvisi spostamenti della mano gi da pag.14!), richiedendo pertanto di essere completato con stralci tratti da altri metodi.

    Come ultimo metodo che presento c:

    Corso-tutto-in-uno (Metodo Alfred): ricco di divertenti illustrazioni, adatto a bambini in et scolare che si avvicinano allo studio del pianoforte. Si caratterizza per progressivit (i nuovi elementi sono presentati gradualmente) e completezza (un solo testo comprende nozioni di teoria, brani e semplici esercizi). un metodo innovativo, dal repertorio gratificante, ma abbastanza elementare, quindi non idoneo ad allievi oltre gli otto-nove anni. Per principianti in et adulta stato ideato il Corso-tutto-in-uno per adulti, dallapproccio molto graduale e completo, contiene, oltre a brani celebri in versione facilitata, anche elementi di teoria ed estratti di esercizi tecnici (es: Hanon) che permettono un compiuto apprendimento dei concetti basilari della musica.

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    Gli esercizi quotidiani Questo probabilmente uno degli argomenti che da sempre maggiormente discusso dato le due diverse scuole di pensiero che da anni si scontrano.

    Infatti, c chi afferma che per migliorare c bisogno di creare una certa indipendenza delle dita attraverso degli esercizi ripetitivi da eseguire tutti i giorni, e c chi afferma che non c bisogno di sforzare larticolazione in questo modo perch non si fa altro che andare contro natura, e che questi esercizi sono inutili per il miglioramento dato che possono creare molto stress e infortuni alle mani come la distonia focale .

    Essendoci queste due scuole di pensiero, impossibile dare un giudizio certo per quanto riguarda questi esercizi. Lunica cosa che posso fare esporre il mio giudizio in merito a questa discussione.

    Sicuramente penso che gli esercizi ripetitivi e noiosi non siano di alcuna utilit per lallievo, ma ritengo che siano solo una gran perdita di tempo.

    Se lallievo, anzich sprecare il suo tempo suonando questi esercizi tutti i giorni per 1 ora al giorno, dedicasse questo tempo alle sonate di Beethoven, probabilmente a questora avrebbe imparato gi a memoria il primo volume di queste!

    Chi non preferisce suonare qualcosa di bello e divertente piuttosto che suonare dei noiosi e monotoni esercizi per pianoforte?

    Ritengo che si pu migliorare anche solamente studiando lentamente un pezzo di musica classica.

    Gli esercizi di meccanica non sono esercizi che ti aiutano a migliorare in un determinato aspetto particolare. Sono esercizi generici che aiutano a creare unassoluta indipendenza di un dito dallaltro. Non credo che questi esercizi ti aiutino a suonare meglio un gruppetto o un trillo! Le difficolt tecniche vanno superate solo con lo studio su quelle precise difficolt. Non si pu pensare di superare un passaggio di ottave complicato suonando i primi 10 esercizi dellHanon.

    Sinceramente non capisco perch allallievo si insegni in un primo momento a suonare in modo rilassato, senza tensione, lasciando andare il peso alla sola forza di gravit, e poi in un secondo tempo gli si viene detto

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    che bisogna rafforzare le dita tramite dei movimenti forzati che non hanno nulla a che vedere col rilassamento.

    Anzich mobilitare il polso, lavambraccio e il tronco per aiutare le dita, questultime vengono incollate alla tastiera facendole diventare parte a s, completamente separate dal resto del corpo, facendo fare dei movimenti forzati che sono linizio della distruzione della coordinazione!

    S vero, dopo tutto questo esercizio le dita saranno pi potenti, ogni dito avr pi forza singolarmente ma queste sono state staccate dallapparato che in realt un tuttuno! Le dita avrebbero pi forza e pi agilit se queste cooperassero, anzich cercare di ottenere delle dita forti singolarmente!

    Lo studio dellindipendenza utile solo se viene condotto nellambito dellinterdipendenza. Gli esercizi per le dita sono utili solo se la partecipazione di tutto il braccio viene presa in considerazione.

    Perch questi esercizi sono dannosi? Cosa fanno per essere cos dannosi?

    In pratica gli esercizi fanno praticare questa azione: a mani separate, la mano viene posizionata sulle 5 note Do Re Mi Fa Sol, quindi queste 5 note vengono suonate

    contemporaneamente. Una volta che tutte le dita sono gi, si parte da sinistra verso destra, e si fa suonare un dito per volta. Prima suona il pollice mentre tutte le altre 4 dita rimangono gi, poi suona lindice e le altre 4 dita stanno gi, poi suona il medio ecc..

    Lazione di sollevare un dito mentre le altre dita stanno gi non unazione prevista dal nostro corpo umano, e quindi potremmo dire che contro natura perci stressante.

    La prima scuola di pensiero fa quindi sollevare un dito per volta e poi lo fa suonare con forza. In questo modo si irrobustisce la mobilit e larticolazione con conseguenti probabilit di lesioni.

    La seconda scuola di pensiero invece fa eseguire questo esercizio in un modo leggermente differente. Vengono abbassate tutte e 5 le dita sui tasti e queste vengono fatte suonare poi ad uno ad uno. Questa volta per senza alzare troppo il dito e affondarlo nel tasto, ma viene alzato quanto basta per poi farlo suonare un minimo (con una dinamica pari al piano).

    In questo modo si stimola semplicemente una parte di comando cerebrale che i non pianisti non hanno, senza alcuna ripercussione sulla fisiologia dellallievo. Molto meglio no?

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    Come si studia un brano Non di rado si vedono insegnanti che assegnano dei pezzi o esercizi da studiare ai propri allievi senza spiegare minimamente come studiarli a casa (un po la stessa cosa accade a scuola).

    Per studiare un pezzo di pianoforte, ci sono delle procedure indiscutibili da seguire. Ecco come studierebbe il pezzo un allievo di pianoforte senza alcuna indicazione: 1) Prende il brano e inizia a suonarlo lentamente con entrambe le mani (suona lentamente perch fa fatica a leggere le note). 2) Lo suona tutto completamente senza dividere lo studio e non si alzer dal pianoforte finch non l'avr suonato tutto. 3) Pian piano aumenta la velocit del pezzo (sempre a mani unite). 4) E alla fine arriver a suonare il pezzo interamente a mani unite con qualche errore qua e l nel brano. 5) Una volta imparato il brano lo suoner per 3 o 4 volte di fila finch non ne sar "sazio".

    Questo quello che fanno molti allievi. Tutta questa procedura di studio sbagliata! sbagliata perch viene dall'intuizione e quindi dall'assenza di metodo. Se nessuno gli spiega come studiare, l'allievo far a modo suo, e facendo a modo suo, sbaglier e perder solo tempo. Ecco invece come andrebbe eseguita una procedura di studio corretta. 1) Dare un'occhiata in linea di massima allo spartito (senza suonare). 2) Suddividere il pezzo in sezioni. Quindi, studiarle una alla volta. 3) Iniziare ad affrontare lo spartito a velocit media e a mani separate. 4) Continuare lo studio a mani separate tenendo conto della dinamica (portando il pezzo a velocit). 5) Insistere sui passaggi difficili senza tralasciare imprecisioni. Bisogna entrare nello spartito con tutti noi stessi. 6) Solo quando ci si sente sicuri si possono unire le mani lentamente. 7) Portare il pezzo a velocit compiuta e non suonarlo ripetutamente una volta imparato (ma pi di una!).

    Giovini

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    Come avrai potuto notare, i passaggi del metodo intuitivo sono inferiori ai passaggi del metodo scientifico. Potrai pensare quindi che si risparmia tempo applicando il metodo intuitivo. Invece l'opposto. Col metodo intuitivo si saltano dei passaggi. Cos prima o poi bisogner tornare indietro per farli o rifarli, perdendo ulteriore tempo prezioso. Utilizzando il metodo scientifico non si pu sbagliare. I passaggi sono quelli, e, se effettuati con precisione, non ci sar bisogno di ripassarli. Ricordati che non si migliora quando si suona, ma si migliora quando si riposa (in particolare quando si dorme). Questo miglioramento chiamato "miglioramento post-studio". Perci non bisogna insistere pi di tanto su di un certo passaggio se non riesce. Prova domani, e vedrai che ti uscir. Accanirsi su un passaggio per parecchio tempo pu causare stress, e suonare sotto stress si sa che non il modo migliore per migliorare, anzi!

    Il bello di questo metodo che 100 volte pi veloce del metodo intuitivo! Uno studente privo di indicazioni farebbe cos: suona il pezzo, quando trova difficolt in una parte, si ferma e la risuona finch non gli riesce pi o meno bene e prosegue. E continuer

    cos finch, a furia di suonare il pezzo intero tante volte, quella sezione gli riuscir bene. Perch suonare quella sezione male quando si pu sin da subito "aggiustarla" per suonarla bene e fare una decente esecuzione?

    Un' altra cosa importante : mai fermarsi quando si sbaglia. Non sto parlando solo durante i concerti, ma anche e soprattutto lo studio a casa! Questo continuo fermarti, porta a crearti insicurezze e a prendere il vizio del "balbettare". Se capita di sbagliare, si finisce di suonare il pezzo con dentro l'errore. A fine esecuzione, si prende la battuta che abbiamo sbagliato e la si cicla. In meno di 5 minuti il problema sar completamente risolto.

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    Superare le difficolt tecniche

    Man mano che andrai avanti con gli studi, le cose si faranno sempre pi difficili e la strada sar sempre pi in salita. Lo sar ancora di pi se non avrai una guida che ti dir come affrontare queste difficolt.

    Perci, ancora una volta, ci vuole metodo.

    Questi metodi non li spiega quasi nessuno. Mi viene quasi da pensare che gli insegnanti non li conoscono, o molto probabilmente li danno per scontati.

    Perch tra la strada semplice e quella tortuosa bisogna scegliere quella tortuosa? Gli allievi hanno bisogno e vogliono quella semplice, cercando di ottenere il massimo utile col minimo dispendio di energia.

    Eppure ancora al giorno d'oggi, c' chi insegna che per migliorare bisogna sudare sul pianoforte, stando dalle 6 alle 8 ore al giorno.

    Sudare sul pianoforte? Il pianoforte non come la palestra! Il pianoforte va suonato, accarezzato e va amato. Non deve essere visto come una macchina da scrivere dove si battono dei tasti

    meccanicamente. Laddove succede questo, non si sta pi facendo musica, e il tuo rapporto intimo col pianoforte va pian piano sgretolandosi, venendo meno passione e volont.

    Ecco quello che succede quando un allievo molla! Non trova pi piacere nel suonare, oppure il tempo dedicato al pianoforte di gran lunga superiore ai risultati per cui il gioco non ne vale la candela. Ci succede quando si utilizzano i metodi intuitivi, perdendo cos un sacco di tempo utile.

    In questo capitolo ti elencher le maggiori difficolt che hanno gli studenti di pianoforte, dall'amatore, al pianista esperto, e ti dir come risolvere questi problemi tramite il giusto approccio al pianoforte, ovvero, tramite il metodo adatto. Ricorda: ad ogni problema esistono tante soluzioni. Ma solo una quella giusta!

    Il problema che 9 pianisti su 10 hanno quello di avere una mano pi debole dellaltra, in particolare la mano sinistra.

    Il motivo principale che la maggior parte dei libri, a partire dal Beyer ad arrivare allo Czerny, danno sempre pi lavoro alla mano destra, inculcando sin da subito allallievo che la destra suona e la sinistra accompagna. Cos la destra suona il tema e la sinistra accompagna

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    suonando note semplicissime e accompagnamenti basilari quali: accordi e basso albertino (do-sol-mi-sol).

    Questa concezione totalmente sbagliata infatti lallievo si accorger subito di questa disparit fra le mani quando dovr iniziare a suonare passaggi relativamente difficili con la sinistra, come succede nelle Invenzioni a 2 e a 3 voci di Bach.

    Bach nelle sue Invenzioni ha tentato di far suonare le mani in egual modo, cercando di svilupparle contemporaneamente. Per lo sforzo di Bach reso vano se, prima di arrivare a suonare le Invenzioni, lo studente avr gi acquisito cattive abitudini difficilissime da eliminare. Prevenire meglio che curare.

    Perci bene sin da subito dare lo stesso quantitativo di lavoro a tutte e due le mani per far s che queste possano avere una perfetta indipendenza luna dallaltra.

    Un altro motivo del perch la mano sinistra quasi sempre pi debole che tutti i metodi iniziano ad introdurre lallievo allo studio del pianoforte con la mano destra. Cos facendo lallievo prende subito confidenza con la destra tralasciando la sinistra. Dopo aver ottenuto un buon controllo con la mano destra e uno scarso controllo con la sinistra,

    l'allievo inizia a studiare i pezzi a mani unite e cos facendo, la sinistra non raggiunger mai il livello della mano destra (dato che nei pezzi la destra suona quasi sempre di pi).

    Perci, abbiamo due modi di operare per far s che la mano sinistra non diventi debole. Il primo quello di studiare a mani separate e il secondo quello di dare pi lavoro alla sinistra.

    1) Gli studenti che agiscono intuitivamente (senza un metodo di studio), vedendo uno spartito, presi dalla foga, iniziano subito a suonarlo a mani unite. Questo procedimento va bene per i pezzi semplici, per i pezzi di musica leggera, ma non pu andare bene per Bach o Chopin. Per suonare i pezzi di musica classica, bisogna necessariamente studiare a mani separate. Questo perch questo tipo di studio ci d maggior controllo e sicurezza sul brano, e ci evita di creare errori di lettura che ci porteremo sino alla fine. Inoltre lo studio a mani separate aiuta a creare lindipendenza delle mani (soprattutto la sinistra).

    Lo studio a mani separate davvero fondamentale e non pu essere trascurato. Potrai pensare

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    intuitivamente che suonando con entrambe le mani, le allenerai pi velocemente che suonando a mani separate.

    Questo un altro ragionamento sbagliato. Infatti la tecnica si sviluppa studiando a mani separate.

    Io all'inizio suonavo solo ed esclusivamente a mani unite, ed ora mi ritrovo ad avere difficolt quando la sinistra ha lavoro ben pi importante del semplice accompagnare. Perci voglio metterti in guardia, trasmettendoti la mia esperienza in modo tale da non farti fare gli stessi errori che ho commesso io, cercando di farti risparmiare pi tempo possibile.

    Ora mi ritrovo a dover dedicare molto pi tempo del dovuto alla sinistra per portarla anche solo lontanamente vicina all'agilit che possiedo con la destra, perch come ho gi detto prima: Prevenire meglio che curare!

    2) Questo secondo metodo molto buono, infatti lo sto utilizzando tantissimo e nell'arco di una settimana ho notato dei grandissimi miglioramenti. Bisogna fare la seguente operazione: durante lo studio a mani separate, se notiamo che la sinistra svolge meno lavoro della destra, possiamo dare pi lavoro alla sinistra, facendole suonare la parte scritta per la destra. Cos si

    pu riequilibrare la situazione fra le mani.

    Bisogna dare pi lavoro alla sinistra. Ovviamente questo lavoro davvero laborioso, infatti in molti riscrivono lo spartito per la destra in chiave di basso (rendendolo per la sinistra), e vi aggiungono la diteggiatura appropriata (questo lavoro viene eseguito onde evitare di pasticciare troppo lo spartito originale). Tuttavia penso che anche senza segnare la nuova diteggiatura, possiamo suonare la parte per la destra con la sinistra, cercando, mentre si suona, di utilizzare la diteggiatura migliore. Questo lavoro del trovare la diteggiatura migliore "al momento" ti sar molto utile quando vorrai provare a suonare uno spartito a mani unite a prima vista. In questo caso, non dovrei badare pi alla diteggiatura, e potrai concentrarti pienamente sulle note, aumentando la qualit della tua lettura a prima vista.

    Altro scoglio che bisogna superare per essere dei buoni pianisti, quello di avere una buona indipendenza delle mani (che come abbiamo detto prima deve essere comunque sempre nellambito dellinterdipendenza).

    Avere delle dita indipendenti non un vantaggio, bens un obbligo. Infatti, arrivati ad un certo livello (3

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    anno) questa deve essere un requisito indispensabile. Infatti allincirca dal terzo anno si inizier a studiare Bach, e, se non hai la perfetta indipendenza delle dita, dovrai rinunciare a suonare il 90% della musica di Bach. Bach infatti componeva in stile contrappuntistico. Secondo le regole del contrappunto, una mano rincorre l'altra (quello che suona la destra lo suona successivamente la sinistra). Infatti sembra quasi lo studio a mani separate che abbiamo visto precedentemente (metodo numero 2). Le dita della sinistra suonano le stesse cose della destra e non si pu sfuggire. Perci necessario sviluppare l'indipendenza delle dita. Ecco la soluzione: Questo l'esercizio che svolgono tutti gli studenti e tutti gli insegnanti da sempre. Tuttavia non un metodo intuitivo. Questo consiste nel suonare con entrambe le mani 10 note (solitamente Do,Re,Mi,Fa,Sol, per mano) e tenerle premute fino alla fine dell'esercizio. Ora a turno, ogni dito suona ripetutamente la nota che ha premuto per un po di volte mentre le altre 8 rimangono gi. Quando la destra fa suonare il pollice, anche la sinistra fa suonare il pollice, e cos via. Ovviamente le mani devono andare all'unisono (anche se suonando con i due pollici si ottengono note differenti, per

    esempio Sol con la sinistra e Do con la destra). Fare questo esercizio una volta al giorno pu essere davvero d'aiuto (limportante non suonare troppo forte col dito che stiamo per premere onde evitare lesioni).

    Esiste poi un altro metodo, che assolutamente sbagliato (ma giusto segnalarlo), che prevede di suonare gli esercizi di articolazione (tipo quelli Hanon), sollevando il pi possibile il dito dal tasto. In questo modo non ci si esercita ma ci si infortuna! Cito una frase di Cortot: " Certi insegnanti esigono dai propri studenti uno sforzo maggiore per alzare il dito che per abbassare il tasto". Giustamente, a che serve alzare troppo il dito? Mica si suona sollevando le dita, bens abbassandole! Sollevarle serve solo per dare la giusta spinta per poter suonare (si intende sollevare le dita di qualche centimetro).

    Alcuni studenti invece hanno il problema di non saper controllare la forza.

    Questi sono gli studenti che non riescono a dosare la loro forza sul pianoforte. Ovviamente non sto parlando di forza di polso braccio e avambraccio, in cui si entrerebbe in una grandissima parentesi, ma sto

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    parlando della forza delle dita. Partendo dal presupposto che le dita nascono con forza disuguale, perci normale avere pi forza in alcune piuttosto che in altre, non bisogna farne una questione di stato (come fece il vecchio Schumann con le sue povere dita. Nellottocento andavano molto di moda gli esercizi di rafforzamento delle dita, soprattutto dellanulare. Ed proprio cos che Schumann si infortun e non pot pi suonare).

    Le dita si possono esercitare vero, ma anche vero che tutto ha un limite. Il mignolo, non potr mai avere la forza del medio o addirittura del pollice. Perci inutile che ci sforziamo di allenarlo oltre il limite. L'unica cosa che (purtroppo) puoi fare controllare la forza. Noi non suoniamo solo con le mani, ma suoniamo anche e soprattutto col cervello. E' dal cervello che partono i comandi per far suonare questa nota a questo dito, e quest'altra nota a quest'altro dito. Perci, possiamo dosare la forza delle dita dal cervello. Cos potrai equiparare il livello di forza delle dita a quello pi debole, ottenendo un suono omogeneo.

    Ci sono poi molti pianisti diplomati (e quindi anche studenti) che hanno grossi problemi col trillo. Il trillo uno degli abbellimenti pi comuni e

    pi usati. Per, per molti pianisti, proprio una vera croce. Nonostante il loro esercizio quotidiano, e la loro abilit tecnica generale, hanno dei seri problemi col trillo: non continuativo, una nota risulta pi forte dell'altra ed troppo lento o troppo veloce rispetto a come andrebbe eseguito. Purtroppo non esistono veri e propri esercizi che sviluppano il trillo e quasi nessuno si mai curato di crearli. Infatti chi ha il dono di natura crede che non ci sia bisogno di studiare il trillo (dato che lo sa gi eseguire alla perfezione senza averlo mai studiato). Molti dicono che il trillo una dote innata. Ma quelli che non ce l'hanno? Devono abbandonare il piano solo perch non riescono ad eseguire bene il trillo? Non credo proprio. Il trillo imperfetto pu essere camuffato molto bene con un bel po di studio. Per studiare i trilli intendo suonare quei pezzi che contengono i trilli e studiarli da parte molto lentamente. Altri esercizi utili per lo sviluppo dei trilli sono quegli esercizi dove le due dita del trillo (pollice-indice, indice-medio, medio-anulare, pollice-medio, medio-mignolo), suonano per un lungo lasso di tempo, due note consecutive alla velocit di sedicesimi. L'esercizio non ha lo scopo di andare veloci, oppure suonare forte questi trilli, ma sta nell'andare a tempo. E' un po

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    l'esercizio simile alla "pera" che utilizzano i pugili (non la colpiscono con violenza, ma quanto basta per falla rimbalzare e colpirla nuovamente, ma sempre con estremo senso del ritmo). Infatti i trilli non vanno suonati "forte". Vanno suonati con un mezzopiano, e le dita non vanno premute a fondo, ma quanto basta per far s che il tasto suoni e ritorni su. Meno spingiamo verso il basso il tasto e prima ritorner su. Prima ritorner su e pi velocemente potremo eseguire il trillo.

    Nella foto puoi vedere lesecuzione di un trillo con delle note tenute.

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    Come utilizzare i pedali Altri dogmi sono i pedali. Che funzione svolgono, a cosa servono, perch alcuni pianoforti ne hanno due mentre altri ne hanno tre, perch nei pianoforti a coda i pedali hanno funzioni differenti che nei verticali, perch si usa di pi quello di destra ecc. Sono molte le domande che ricevo perch giustamente nessun insegnante informa lallievo sullutilizzo dei pedali prima del primo anno di studi (anche perch risulterebbero nozioni superflue).

    Tuttavia lo studente nutre una grande curiosit verso il proprio strumento e non di rado capita che, se nessuno glielo spiega, provi ad apprendere come autodidatta e sappiamo bene quanto sia poco producente o addirittura controproducente apprendere da soli in questo mestiere.

    Cos pu capitare di iniziare da soli a scoprire luso dei pedali, soprattutto quello di destra che il pi interessante, e cominciare ad usarlo in maniera errata, portandosi con s questo errore fino ad una verifica dellinsegnante che avverr molto tempo dopo. Nel frattempo questo meccanismo si sar insediato

    completamente nelle abitudini dellallievo che dovr lavorare duramente in futuro per eliminarle al pi presto e inserire la giusta procedura di esecuzione.

    Alcuni insegnanti poi sono convinti che lalunno, con laumentare della bravura, apprenda automaticamente ad utilizzare il pedale (quando parliamo di pedale intendiamo sempre quello di destra). Questo discorso non sempre valido, ed meglio, secondo me, mettere subito le cose in chiaro. I pianoforti hanno generalmente 3 pedali (alcuni ne hanno 2, ti consiglio di scegliere possibilmente uno con tre pedali), e ognuno di questi ha una funzione differente. Partiamo in ordine di importanza: 1) Pedale di destra (o del forte): sicuramente il pedale pi utilizzato ed il pi utile (tanto che uno dei primi a " smollarsi "), poich ricopre un ruolo fondamentale del pianismo romantico e post-romantico. Infatti non esiste Chopin senza pedale. Questo pedale va utilizzato in maniera sincopata. Deve essere perci alzato ad ogni cambio di armonia, per poi essere subito riabbassato. Mi spiego meglio con un esempio chiaro. Prendiamo in

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    considerazione 3 battute dal tempo di 4/4. Le prime due sono composte da tutte semiminime (note da 1/4), mentre l' ultima composta da una semibreve (4/4). Immaginiamoci che quindi le note siano: Do Mi Sol Mi, Re Sol Fa Re, Do. Nella prima battuta (Do Mi Sol Mi), abbiamo sicuramente un' armonia di Do maggiore, mentre nella seconda battuta (Re Sol Fa Re), abbiamo invece un Sol maggiore. Ora, presupponiamo di voler utilizzare il pedale in queste due battute, lo dobbiamo utilizzare con metodo. Non dobbiamo tenere il pedale premuto per tutta la durata di queste battute, ma va sollevato al cambio di armonia, ovvero quando si passa da Do maggiore a Sol maggiore, ovvero ancora, quando si finisce di suonare l'ultima nota della prima battuta (Mi) e si inizia per suonare la prima nota della seconda battuta (Re). Perci teoricamente il pedale andrebbe sollevato sul Mi, e andrebbe riabbassato sul Re. Per non dimentichiamo che il pedale, va s alzato al cambio di armonia, ma va anche utilizzato in maniera sincopata. Quindi, il pedale va sollevato non appena si suonato il Re della seconda battuta e sempre

    sul Re, va riabbassato ottenendo l'effetto della sincope. Perci le due regole da tener sempre bene in mente sono: sollevare il pedale al cambiare dell'armonia, e sollevare il pedale non appena abbiamo suonato la prima nota della nuova armonia (utilizzo del pedale in maniera sincopata). 2) Pedale di centro: questo il pedale che molti pianoforti non hanno, infatti questo pedale viene spesso sostituito dal pedale di sinistra, ma, nelle poche occasioni in cui c' la necessit di utilizzare questo pedale, bene utilizzarlo con precisione, senza ricorrere a mezze misure come il pedale di destra. Questo pedale infatti, a differenza del pedale di destra, che prolunga la durata di tutti i suoni, prolunga la durata di un solo suono cos se suoniamo Do Re Mi Fa Sol, e abbassiamo il pedale solo sul Mi e lo teniamo premuto fino al Sol, il Mi si prolungher fino al Sol. Se invece, suoniamo sempre Do Re Mi Fa Sol, e abbassiamo il pedale di destra dal Mi e lo teniamo premuto fino al Sol, tutte le note che comprende vengono prolungate, in questo caso Mi Fa e Sol. Ecco spiegata la differenza tra il pedale di centro e

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    quello di destra. Il pedale di centro ha questa funzione solo nei pianoforti a coda. In quelli verticali il pedale di centro ha la funzione di sordina spiegato qui sotto. 3) Pedale di sinistra (sordina): , insieme al pedale di destra, uno dei pedali di cui l'esecutore non pu fare a meno. Infatti questo ha l'importante funzione di diminuire l'intensit del suono (abbassare il volume). Molti pianisti ignorano l'utilizzo di questo pedale ritenendolo una " scorciatoia " poco elegante per suonare " piano ". Io non la vedo in questo modo, ritengo che sia uno strumento potentissimo se usato in maniera intelligente. Ovviamente quando se ne pu fare a meno meglio suonare solo di tastiera, come nel primo movimento della sonata " Al chiaro di luna " di Beethoven, dove lo stesso autore specifica " senza sordina " intendendo di suonare piano ma senza l'utilizzo del pedale. Ci sono passaggi per dove l'utilizzo di questo inevitabile. Per esempio quando si suonano le ottave in velocit. In questo caso davvero difficile mantenere il suono piano quando si sonano le ottave (il polso pi rigido) e quando si suona in velocit difficile tenere il suono

    piano. Perci in questi casi consiglio fortemente di utilizzarlo. Inoltre puoi utilizzarlo anche per non disturbare i vicini. Questo pedale estremamente differente su un pianoforte verticale rispetto a uno orizzontale. Su quello verticale la sordina ha solo la funzione di diminuire l'intensit del suono. Su quello orizzontale invece ha un passo in pi. Il suono non solo viene smorzato, ma viene anche incupito. In questo modo il suono cambia da quello normale ottenendo l'effetto sordina ( davvero bellissimo l'effetto della sordina su un piano a coda, se hai la possibilit di provare questo pedale su un coda, fallo, non rimarrai deluso dallatmosfera che crea!).

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    Come prepararsi ad un saggio Innanzi tutto, non tutti hanno lopportunit di fare un concerto o un saggio, perci, se li fai, ritieniti fortunato. Non puoi sciupare questa preziosa occasione, devi dare il meglio di te stesso davanti ad un pubblico.

    Come saprai (o potrai immaginare), suonare in pubblico non come suonare a casa, quindi, per la preparazione dei pezzi ci vorr una metodologia differente.

    Preparare un pezzo da portare a lezione diverso da preparare un pezzo da portare ad un concerto-saggio.

    Lesecuzione in pubblico di un dato pezzo, ne indica il completo assorbimento e la chiusura definitiva. Un pezzo non mai concluso finch non viene eseguito in pubblico. bello, dopo tanta fatica, avere una gratificazione cos immensa: fare un pezzo con pochissimi errori e molti applausi.

    Quando si decide un pezzo da portare ad un saggio, solitamente se ne sceglie uno gi studiato, se invece si parte da zero le procedure saranno altre. Ecco quindi come dovrai procedere:

    La prima fase : scelta del pezzo. Prendi un pezzo che ti calza a pennello e cerca di tirare fuori il massimo da questo pezzo! Miglioralo ancora e ancora Rendilo al livello dei grandi professionisti, nulla impossibile.

    La seconda fase : ripulire le imprecisioni. Per fare ci devi suonare il pezzo lentamente e a mani separate. Ci sar di sicuro qualche nota diversa o un imprecisione ritmica che ti sar sfuggita. Una volta trovata, correggila!

    Terza fase: sezionare il brano. Questo principio si basa sui vuoti di memoria. Sono molti gli studenti che conoscono a memoria un pezzo, e ad un certo punto durante l'esecuzione si bloccano e non sono pi capaci di continuare. Questo perch si applicata una procedura di studio sbagliata. Frammentare il brano rafforza la memoria e caso mai durante lesecuzione ti venisse un vuoto di memoria, anzich fermarti, riprenderai il pezzo dalla sezione successiva (se riprendi il pezzo dalla sezione precedente si noter ancora di pi il tuo errore o vuoto di memoria).

    Quarta fase: suonare a pezzi. Suona raramente il pezzo per intero dallinizio alla fine, piuttosto suona parti del brano in ordine sparso, studialo, scoprilo, suonalo al contrario, dalla

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    fine allinizio, fai suonare alla sinistra la parte per la destra, suona linizio, poi passa subito alla fine ed infine il centro ecc. Insomma, gioca con il pezzo.

    Quinta fase: eliminare le cattive abitudini. Quando si suona un pezzo troppo spesso, accade che alcuni movimenti, che noi consideriamo scontati, vengono a modificarsi. Cos facendo, potremmo trovare delle difficolt a fare quel passaggio veloce che prima ci risultava semplice. Il movimento non pi quello di prima, riprenditelo! Prendi da parte le battute del movimento sbagliato e cicla. Ripeti a mani separate sempre quelle 3-4 note che non ti riescono, sempre di continuo fino allo sfinimento! Continua cos per 2 giorni. Al terzo andr meglio ma se lascerai la presa, esso si ripresenter. Inquadra bene questo passaggio prima di lasciarlo andare. Per evitare tutto questo, prima di finire la seduta di studio, suona il pezzo a mani separate. Potr sembrare superficiale ma ti risparmier tanto tempo per le correzioni. Come si dice, prevenire meglio che curare!

    Sesta fase: videoregistrarsi. Questa la prova del 9. Se registrandoti suonerai bene, allora al concerto farai un figurone. Se suonerai male, probabilmente anche al concerto avrai gli stessi problemi emotivi.

    Settima fase: se un pezzo lo conosci a memoria, portati comunque dietro con te lo spartito. I vuoti di memoria capitano anche prima che suoni!

    Otto: buona fortuna per il saggio!

    A questo link puoi trovare un video che completa quanto descritto nelle righe precedenti: http:/ /www.youtube.com/watch?v=6ihOlyjg7ZE.

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    I compiti di musica

    Se vai a lezioni private di pianoforte, il tuo insegnante ti assegner ogni settimana dei compiti. Come vanno svolti? Che importanza hanno? Posso permettermi di saltarli? Ecco, queste sono le domande che saltano in mente di molti studenti.

    Cercher di rispondere a queste domande nella maniera pi chiara e sintetica possibile.

    In genere la regola da seguire : ci che dice l'insegnante sacrosanta verit. Con questa frase, intendo affermare che la maggior parte degli insegnanti di pianoforte sa quello che fa e sa fino a dove pu spingere l' acceleratore col proprio allievo, perci se ti ritrovi puntualmente pieno di compiti non scoraggiarti.

    Tuttavia, c' anche, chi intende dare poco lavoro da fare a casa ai propri allievi (come me), poich pensa che meglio dare poco lavoro affinch sia svolto bene, piuttosto che dare tanto lavoro e non essere svolto completamente. Molto spesso accade che molti studenti rimangono cos impressionati dalle numerose righe di compito sul quaderno, che rifiutano anche di aprirlo. Invece tutt'altra cosa aprire il quaderno e trovare solamente due righe di compito. In questo modo, possiamo starne certi che l'allievo eseguir i compiti, poich sono alla sua portata.

    Indipendentemente dal numero di compiti assegnati, bene fare gli esercizi quotidianamente. Il segreto per riuscire in qualsiasi cosa sempre la costanza. E anche questa volta un elemento fondamentale. Non serve a niente studiare 3 ore di fila un giorno e fare un digiuno di musica l'indomani. Il giorno dopo ancora, si avr dimenticato quasi tutto quello imparato il primo giorno.

    Alla fin fine, per svolgere i compiti assegnati, ci si impiega bene o male 1 ora al giorno. Se si vogliono svolgere con particolare cura, ci si impiega dalle 2 alle 3 ore.

    Mentre il minimo indispensabile a portare poi a unesecuzione

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    superficiale di questi esercizi mezzora di studio quotidiano.

    Solitamente i compiti, sono suddivisi in due parti: la parte teorica e la parte pratica. Certamente sempre pi divertente la parte pratica. Ahim, la teoria tanto importante quanto la pratica, e merita la stessa attenzione.

    Per quanto riguarda tutto ci che facciamo al di fuori dei compiti assegnati dal nostro maestro, bene che questi non superino l'oretta al giorno. Come dice il proverbio: prima il dovere e poi il piacere. meglio quindi dare sempre precedenza prima ai compiti e poi a suonare tutto il resto.

    La cadenza delle lezioni

    Le lezioni solitamente vengono svolte con cadenza settimanale. Tuttavia, ci sono anche lezioni che vengono svolte una volta ogni due settimane. Queste lezioni, molto utili per gli studenti di livello avanzato, sono in grado di rendere pi di una lezione a settimana. L'allievo ha bisogno ormai di poche dritte da parte del maestro ed sempre pi autonomo. In questo modo ha modo di gestire al meglio il tempo e, se ci sono alcuni giorni in cui non pu studiare, non arriver mai insufficientemente preparato a

    lezione, poich ha avuto 14 giorni a disposizione per prepararsi.

    I compiti, quindi, vanno fatti con regolarit, se possibile, senza saltare nemmeno un giorno, in questo modo, si adotta un ritmo costante, nel quale le informazioni vengono assorbite e mantenute con regolarit.

    Studia quindi con regolarit, e se i compiti che ti si sono stati assegnati sono troppi, parla apertamente col tuo insegnante senza aver timore, non ti manger di certo. un peccato cambiare insegnante e distruggere quel feeling creatosi solo perch quest'ultimo non ha capito quanto lavoro darti a casa.

    Se invece ritieni che i compiti assegnati siano pochi, fanne di pi, il tuo insegnante non ne rimarr mai deluso, anzi! In questo modo farai capire che hai voglia di fare e che hai passione. Stai sicuro che se continuerai a fare cos per 2 o 3 lezioni, sar il maestro stesso ad assegnarti pi compiti per cercare di arrivare pi in fretta ai risultati.

    Proponi

    Non aver paura mai di proporre degli esercizi, dei pezzi o qualsiasi altra cosa al tuo insegnante. giusto che ci sia anche una tua collaborazione in tutto

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    ci, cos se desideri fortemente studiare un pezzo, chiedilo senza timore.

    Ci sono molti insegnanti austeri che seguono un determinato percorso di studio, e questo dovr essere severamente rispettato.

    Ritengo personalmente che la strada pi efficace da seguire sia quella di entrare in una certa confidenza con l'allievo, mettendolo sempre a proprio agio e utilizzando un metodo molto elastico. giusto adattare le lezioni all'allievo e non il contrario.

    Chiedi

    Non aver mai paura di chiedere al tuo insegnante. Viene pagato per quello! Togliti curiosit di ogni tipo e soprattutto, se non sei convinto di qualche cosa, chiedi anche il perch utile farla!

    Molte volte gli insegnanti assegnano dei compiti senza spiegare minimamente l'utilit e lo scopo di questi, sia perch si dimenticano e lo danno per scontato, sia perch non lo sanno neanche loro (lo fanno perch cos stato fatto anche a loro). Tu chiedi, un tuo diritto.

    Discuti

    Discuti col tuo insegnante dei metodi di studio da te utilizzati, chiedendogli se vanno bene e quanto bisogna studiare quel determinato esercizio che ti ha assegnato. Talvolta, avendo una quantit precisa di ore di studio, pi facile che queste vengano rispettate, poich abbiamo un obbiettivo da raggiungere.

    Conclusione

    Svolgi sempre i compiti che ti sono stati assegnati, con regolarit e passione. Vedrai che avrai una soddisfazione personale immensa, e andrai a lezione con la " coscienza pulita " poich hai studiato, e se qualcosa non va, non c' problema, lo si affronta a lezione, ma l' importante averci provato a casa..!

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    Libri per adulti Ovviamente non ci sono solo i libri per bambini. Ci sono anche i libri per la giovent e per gli adulti.

    Anche qui troviamo una valanga di metodi vari, vecchi, innovativi, classici, validi e inutili.

    Quasi tutti gli insegnanti, per, da anni ormai adottano, per gli studenti dai 12-13 anni in su, un libro che ha fatto la storia del pianismo mondiale. Sto parlando del Beyer.

    Questo libro senzaltro il miglior metodo che esiste per dare un buon livello preparatorio allallievo, che questo sia giovane o che questo sia adulto. Questo metodo veramente ben fatto e contiene oltre 100 esercizi progressivi.

    Questi esercizi introducono a poco a poco piccole novit che pian piano lallievo dovr assimilare con laiuto del maestro. Infatti quasi impensabile riuscire a portare avanti il Beyer senza un maestro che spieghi le finezze e i dettagli del libro.

    Certo, allinizio del libro c un breve riassunto degli elementi di teoria principale (le note sul pentagramma e sul pianoforte, i valori delle note, i principali tempi, le alterazioni sul

    pentagramma e sullo strumento, e un discorso molto rapido e senza spiegazione sulle tonalit), ma non credo che questo basti per saper superare tutte le difficolt che si incontrano lungo il cammino di questo libro.

    Allinizio di ogni esercizio segnalata la posizione della mano, in modo tale da sapere che note si suoneranno, con quali mani ma soprattutto dove.

    Gli esercizi Beyer non sono esercizi noiosi, anzi gi dal numero 21 in poi si incominciano a vedere esercizi molto interessanti che sono dei classici pezzi che molti allievi portano ai saggi.

    Dal 70 fino alla fine i brani sono tutti dei piccoli capolavori!

    Ti starai chiedendo probabilmente cosa ha questo libro di cos tanto speciale. Bene, eccoti la risposta. sintetico, pratico e molto semplice. poco intuitivo, per con laiuto del maestro diventa davvero facile affrontarlo. Inoltre allinterno di questo libro ci sono degli esercizi a 4 mani. Ci vuol dire che in questi brani suoneranno contemporaneamente maestro e allievo, ottenendo melodie pi interessanti oltre che fortificare il rapporto tra linsegnante e lallievo tramite la collaborazione.

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    Questo libro solitamente viene studiato tutto nellarco del primo anno, anche se pu essere protratto con estrema tranquillit anche per un anno e mezzo.

    Una volta per che hai finito questo libro, non lo devi abbandonare. Continua a suonare gli esercizi che ti hanno maggiormente colpito e suona gli esercizi proposti nellappendice.

    Questi sono esercizi giornalieri che dovresti suonare per sviluppare larticolazione. Ovviamente non c bisogno di farli tutti ogni giorno. Suddividi questi esercizi in gruppi in modo tale di riuscire a farli tutti in pi giorni.

    Ritorna poi in seguito sugli esercizi che ti hanno creato problemi e noterai di come la tua maturit pianistica ti renda ora le cose molto pi semplici.

    Ma non finita ancora. Ora ricomincia questo libro suonando la parte dedicata al maestro. Infatti ora puoi suonare queste parti senza troppe difficolt. In particolare, se ti vuoi davvero divertire, suona lesercizio 42 e il 44 che sono veramente molto belli. Lunico problema in cui puoi incappare suonando questi esercizi del maestro che non hanno la diteggiatura. Quindi, prima di studiarli fatti mettere la diteggiatura corretta dal tuo maestro

    onde evitare poi di imparare questi esercizi nel modo sbagliato.

    Ci sono po, altri libri didattici ma, secondo il mio modesto parere, sono secondi al Beyer.

    Per esempio c il metodo Il mio pianoforte di Luigi Bertozzi che adatto per le scuole pubbliche e private. Tuttavia penso che questo libro tenda ad andare troppo veloce. Infatti sin dal primo esercizio la mano destra si ritrova a dover suonare semiminime e minime nella stessa battuta in un tempo di 4/4. Per il principiante credo che sia un po ostico come esercizio. Tuttavia un buon metodo ma che richiede prima una certa preparazione sia pratica che teorica allallievo.

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    Contare mentre si suona Uno dei metodi migliori che devi abituarti ad utilizzare sin da subito, e che dovrai utilizzare per un po di tempo, quello di contare ad alta voce mentre suoni. In seguito poi imparerai a contare a mente e solo in un terzo momento potrai omettere di contare definitivamente.

    Perch contare cos importante? Perch tramite questo possiamo renderci bene conto del tempo che passa e riuscire a dare un giusto rapporto di valore per ogni nota musicale.

    Contare aiuta ad avere una percezione del tempo che il principiante difficilmente riuscirebbe ad avere senza farlo.

    Ovviamente quando si conta bisogna avere ritmo e bisogna cercare di rispettarlo senza accelerare n decelerare troppo. Chi non esegue loperazione del contare si porter nel tempo i problemi dovuti a questa mancanza che quasi sempre risiedono in problemi riguardante i valori delle figure musicali.

    Ma che cosa significa contare mentre si suona? Significa scandire il tempo in

    modo tale da poter incastonare in ogni movimento le note che bisogna inserirci.

    Mostro ora qualche esempio pratico:

    Abbiamo una battuta dal tempo di 2/4. Nel primo movimento abbiamo un Do da 1/4, nel secondo movimento abbiamo un Re da 1/4.

    Quindi la battuta da 2/4 divisa in due movimenti: il primo e il secondo. Ogni movimento o tempo comprende 1/4.

    Nel primo tempo abbiamo un Do che dura un quarto, nel secondo un Re che dura un altro quarto.

    Come bisogna contare in questo caso?

    I numeri progressivi sono dati dallindicazione di tempo. Per esempio se vi 2/4 come nellesempio bisogna contare fino a 2, se si in 3/4 bisogna contare fino a 3, se si in 4/4 bisogno contare fino a 4 ecc..

    Ok, abbiamo capito che dobbiamo contare da 1 fino al numero indicato dal numeratore della frazione, ma in che modo bisogna dire questi numeri?

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    Ogni numero deve essere scandito in 2 parti, ognuna di queste parti contiene una quantit di tempo pari allottavo (una croma).

    Se ogni numero equivale allunit di tempo (quindi ad 1/4), mezzo numero equivale ad 1/8. Cos abbiamo il numero uno del primo movimento, e il numero due nel secondo.

    Solo che questi numeri abbiamo detto che vanno suddivisi in 2 parti. Cos, anzich dire Uno, si dir U no, scandendo bene, come se fosse una suddivisione in sillabe.

    In questo modo il numero da 1/4 (uno) stato diviso in due parti e quindi due ottavi (u-no).

    Ovviamente il numero Due verr scandito in Du e .

    Perch cos importante dividere il numero in 2 parti? Perch quando incomincerai a suonare le note pi veloci, diventer davvero difficile gestire il tempo. Inoltre si ha molto pi controllo suddividendo il tempo in pi parti piuttosto che in poche. Pi il tempo viene scandito e pi si hanno dei punti di riferimento . Pi si hanno dei battiti frequenti e pi facile orientarsi allinterno del tempo.

    Per una maggiore comprensione ti lascio a questo video che contiene un

    esempio di battuta da 4/4 suonata contando:

    http:/ /www.youtube.com/watch?v=UjhKM8rhyUg

    Spero che ora sia tutto chiaro e spero che tu abbia capito lutilit che ha il contare e come questa influisce positivamente nello sviluppo ritmico dellallievo. Molti insegnanti impongono tale procedura (corretta) ai propri allievi, ma non spiegano limportanza di queste. Cos, non riescono ad acquisire credibilit da parte dellallievo che si ritrova davanti a dei dogmi musicali, e non capendo il perch di simili azioni, preferiscono non farle, ritenendole superflue e poco importanti.

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