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METODO DI STUDIO A CURA DI CHRISTIAN SALERNO VIDEOCORSO 5 LEZIONI SULLA METODOLOGIA DI STUDIO EFFICACE

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METODO DI STUDIOA C U R A D I C H R I S T I A N S A L E R N O

VIDEOCORSO5 LEZIONI SULLA METODOLOGIA DI STUDIO EFFICACE

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CHRISTIAN SALERNOÈ sempre difficile essere sintetici, ma cercherò di farlo e di non

annoiare nessuno.

Innanzitutto mi presento. Mi chiamo Christian Salerno e sono un

ragazzo dell’89, quindi posso vantarmi per un anno di essere della

generazione degli anni Ottanta.

La musica, in particolare il pianoforte, è quanto di più bello possa esist-

ere per me. Voglio svegliarmi e andare a dormire tutti i giorni con la

musica in testa. È tutto ciò che mi rende vivo e mi regala emozioni. Non

sono nato in una famiglia di musicisti, perciò non ho potuto godere

del vantaggio di studiare il pianoforte sin da piccolissimo. Sono rapito

dal pianoforte solo a 11 anni, quando il mio insegnante di musica

delle scuole medie, Torino Screti, riesce a farmi innamorare di questo

strumento. Così a 12 anni prendo la prima lezione di pianoforte col M.

Damiano Cavallaro e proseguo gli studi sotto la guida del pianista e

direttore d’orchestra M. Marcello Pennuto. Ho conseguito privatamente

il diploma di Teoria e Solfeggio al Conservatorio di Como e il diploma

di 5° anno (compimento inferiore) al Conservatorio di Milano. Finite le

scuole superiori (mi sono diplomato come geometra) decido di entrare

in Conservatorio, nel bel mezzo della nuova riforma. Così accedo al

Conservatorio di Como sotto la guida del M.Carlo Bernava nel Triennio

Accademico di Primo Livello. Attualmente, Marzo 2015, frequento

l’ultimo anno del Triennio nell’Istituto Superiore di Studi Musicali

G.Puccini di Gallarate, sotto la guida del M. Alberto Miodini.

Ho pubblicato due dischi, uno nel 2011, con l’editore Robino Family

intitolato “Christian Salerno”, e l’altro nel 2014, con l’editore Wall

Records intitolat o “Verità Nascoste”.

Attualmente insegno presso la scuola di pianoforte di Casorate

Sempione, nella scuola di musica “Harmony” di Legnano e nella scuola

“La Gatta e la Volpe” di Verbania.

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INTRODUZIONE E TEMPO A DISPOSIZIONEVideo 1Studiare pianoforte richiede molto tempo. È un’attività che non può essere presa alla leggera e a differenza di molte altre – come il

nuoto in cui si impara solo quando si va a lezione - lo studio del pianoforte lo si apprende e lo si porta avanti con costanza durante

tutta la settimana di studio tra una lezione e quella successiva.

È possibile ottenere progressi anche con poco tempo a disposizione, l’importante è avere costanza. Quasi sempre ci si ritrova a dover

portare avanti più pezzi contemporaneamente (esercizi per la tecnica, studi, brani musicali), questo per poter assimilare tutto con

tranquillità. In questo caso, se si ha poco tempo a disposizione, la parola chiave è procedere con calma. Non è necessario provare

tutti i brani in una sola seduta, meglio farne uno solo, ma come si deve.

Per migliorare la produttività della tua seduta di studio è consigliabile suddividerla in frazioni di 30 minuti, proprio come faceva

il celebre Ferruccio Busoni. Prima di metterti al pianoforte e iniziare subito a posare le mani sulla tastiera, è una buona abitudine

quella di dare un’occhiata allo spartito anche lontano dal pianoforte.

Quando siamo al pianoforte siamo sempre tentati di iniziare a suonare il brano subito, senza capire troppo di quello che suoneremo.

Per fare un paragone è come se noi entrassimo in un’auto che non conosciamo e iniziassimo ad accendere il motore e andare, senza

prima aver dato un’occhiata al sistema del cambio, alla dosatura dei pedali, alle frecce, alle luci, allo specchietto retrovisore e alla

posizione del sedile. Credo che sia fondamentale capire il brano nella sua totalità.

Capire la struttura di un brano consente un migliore apprendimento e un’ottima memorizzazione. Se nella tua mente c’è già la strut-

tura su cui è costruito il brano, allora avrai già delle solide basi da cui partire. Prendiamo per esempio il primo tempo di una sonata

classica che è organizzato nella “forma-sonata”. Sappiamo che ci sarà un’esposizione, uno sviluppo e una ripresa. Perciò possiamo

già suddividere il brano in 3 differenti sezioni che si differenziano per loro per varie caratteristiche.

Ci sono grandi pianisti che imparano i brani durante i loro viaggi in aereo tra un concerto e l’altro, e questo me lo ha proprio detto

il mio ex insegnante Roberto Plano, e anche lui ovviamente utilizza questo metodo.

Sfrutta al massimo il tempo che hai disposizione e cerca a tutti i costi di evitare le scuse. Tutti noi abbiamo mille ragioni per non

fare una cosa. Siamo impegnati sempre tutto il giorno e viviamo una vita sempre scandita dalla velocità e dalla fretta. Per quanto

riguarda l’eliminazione di perdite di tempo, ti consiglio di dare un’occhiata agli articoli sul Time management che ho pubblicato

sul sito Pianosolo.it.

La difficoltà sta nel trovare almeno una motivazione per dedicare parte del tuo tempo al pianoforte. La voglia di imparare, crescere

e migliorare è quella che ti deve “assalire”. La voglia di fare una bella figura a lezione dal proprio maestro. L’idea di fare un bel sag-

gio di pianoforte, l’idea di suonare a un livello qualitativo superiore. Il tuo compito, ovvero quello del pianista, sta nell’eseguire un

brano dando una tua interpretazione. Devi in pratica mettere la tua personalità in un brano, e questa personalità musicale la devi

coltivare con tanta cura, giorno dopo giorno.

Suonare il pianoforte non è facile. È un’arte riservata solo a coloro che sono dotati di grande pazienza e determinazione. Studiare

per 4 ore oggi e poi non toccare il pianoforte per 3 giorni non ti sarà di grande aiuto. È preferibile fare una mezz’ora di studio ogni

giorno.

Nel momento in cui inizi la seduta di studio, fai sapere a tutti quelli che sono in casa con te che da quel momento non dovrai essere

disturbato. Un telefono che suona, una persona che ti disturba per chiederti qualcosa, una notifica su Facebook o Skype può far

calare la tua concentrazione. Non ricordo dove, lessi una frase in cui si diceva: “Il pianoforte è l’amante più geloso, ti vuole tutto per

lui e non ammette di essere trascurato”. Non puoi permetterti distrazioni perché le cose le imparerai bene solo se saranno svolte

con piena concentrazione.

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CONTROLLO E SCELTA DELLA DITEGGIATURAVideo 2Ci sono spartiti che contengono già una diteggiatura e altri invece che ne sono totalmente privi. Nel caso in cui la diteggiatura sia

già indicata, il lavoro che dovrai fare sarà quello di controllare le dita consigliate dall’autore e dell’editore. Le dita suggerite sono

quelle convenzionalmente ritenute migliori. Tuttavia ognuno di noi ha una conformazione della mano differente e unica, perciò

sei liberissimo di adattare quanto indicato nello spartito alla tua mano, purché si tratti di diteggiature valide e che favoriscano la

riuscita del passaggio in questione.

Le regole per inserire una buona diteggiatura prevedono di rispettare l’esigenza della mano, cercando di non posare mai il pollice

o il mignolo su un tasto nero. In questo articolo trovi altri consigli e suggerimenti.

Controlla ogni singola diteggiatura della mano sinistra e della mano destra separatamente e prima di decidere quale adottare,

provala diverse volte confrontandola sempre con una seconda opzione. Una diteggiatura può ritenersi valida solo se:

• funziona anche a mani unite

• funziona anche in velocità

Quando si inizia a studiare un brano solitamente lo si fa lentamente. Lentamente anche le diteggiature più scomode sembrano

funzionare. Per verificare se una diteggiatura è realmente buona, bisogna provare un determinato passaggio con una diteggiatura

specifica in velocità. Se il passaggio risulta fluido significa che quella diteggiatura è corretta, se trovi difficoltà puoi provare a

cambiare diteggiatura o a studiare ancora quel passaggio. Prima di scegliere una diteggiatura confrontala con le altre ripetendo

diverse volte il passaggio con diteggiature diverse.

L’operazione di controllo e scelta della diteggiatura è un passaggio fondamentale nel tuo studio. Non prenderlo sotto gamba e una

volta che hai stabilito le diteggiature definitive devi utilizzare sempre quelle sia in fase di studio che in fase di esecuzione. Utilizzare

ogni volta una diteggiatura differente ti farà perdere molto tempo e ti creerà confusione. Ricorda che il tuo cervello memorizza

tutto, anche le note e le diteggiature errate. Perché fare il doppio del lavoro quando puoi fare le cose fatte bene sin da subito?

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METODO DI LISZT E VARIANTIVideo 3Eseguire un brano dall’inizio alla fine serve a una sola cosa: verificare il nostro grado di preparazione. Una volta accertato questo,

il nostro scopo è quello di concentrarci esclusivamente sulle battute che richiedono maggiore attenzione. Più passerai del tempo

in compagnia di quelle battute che non ti stanno molto simpatiche, più queste miglioreranno, aumentando la fluidità complessiva

del brano.

Hai una sola regola da seguire: non fare più di due esecuzioni del brano al giorno. Ricordati che se un brano lo sai “10”, dopo

un’esecuzione lo saprai “9,5”. Ogni esecuzione è deteriorante, per questo dovrai “rimetterti in pista” attraverso una buona seduta di

studio efficace. Un buon metodo per renderci coscienti di ciò che facciamo in fase di studio e renderci anche più autocritici è quello

di registrarsi o videoregistrarsi. Quando suoni non riesci a renderti conto di tutto, perché sei intento a fare troppe cose: coordinare

le mani, fare le note giuste, rispettare il fraseggio, le dinamiche, l’agogica, premere i pedali e molto altro. Solo quando ti ascolti

come se fossi uno spettatore seduto in platea riesci a capire quanto e dove hai sbagliato ed è proprio quando riesci a capire quali

sono i punti da mettere a fuoco che il tuo studio migliora. A questo punto puoi appuntare sul tuo taccuino tutte le battute o parti

di esse da migliorare. Da qui ha allora inizio il tuo piano di studio.

Prendi le battute in cui hai avuto difficoltà e affrontale singolarmente, prima a mani separate e solo dopo un lungo periodo di prova

potrai unirle. Prova a suonare le battute in tutti i modi possibili. Più lente, più veloci del dovuto, con varianti ritmiche di diversi tipi.

Puoi fare eseguire poi alla mano sinistra le parti della mano destra e così via. In questo modo puoi far sì che una mano supporti

all’altra. Puoi utilizzare la tecnica del ciclato e la tecnica di studio che utilizzava Liszt. Prendi un passaggio che non ti riesce.

Supponiamo che in questo passaggio ci sia una successione di 10 note, come se fossero una volatina. Parti suonando la prima nota,

poi riparti e suoni la prima e la seconda nota, poi ricominci e suoni la prima, la seconda e la terza nota e così via, fino a fare tutte

le note del passaggio. Un esempio lo trovi qui.

Se una battuta non dovesse risultare ancora a posto dopo la seduta di studio non ti scoraggiare. Lo studio ha bisogno di maturazione

e magari lo stesso passaggio che oggi non ti è riuscito, lo eseguirai alla perfezione grazie al miglioramento causato dallo studio.

Il cervello durante la notte rielabora le informazioni ricevute durante il giorno.

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“Suonate sempre con l’anima.”

R. Schumann

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“Suonate sempre con l’anima.”

R. Schumann

LA VELOCITÀ ARRIVA DA SOLAVideo 4

Hai presente il film “karate kid”? In quel film protagonista è Daniel, un ragazzo che vuole imparare l’arte del Karate. Dopo alcune

ricerche decide di affidarsi al maestro Miyagi, un anziano saggio che prima di insegnargli la vera arte, gli assegna esercizi che con

tutto hanno a che fare tranne che col Karate, come riverniciare una staccionata o stendere la cera. In un primo momento il ragazzo

non riesce a capire l’utilità di questi gesti, ma poi diventano essenziali per la sua tecnica, permettendogli di vincere un importante

torneo.

Ecco, il mio primo insegnante di pianoforte mi diceva sempre: “ricorda che la velocità arriverà da sé”. Io avevo solo 12 anni quando

ho iniziato a studiare e non potevo capire il significato di una frase del genere. Oggi, a 25, posso dire di iniziare a comprendere. La

velocità dell’esecuzione arriva passo dopo passo, giorno dopo giorno. Un’esecuzione, per ritenersi tale, deve essere fluida e senza

intoppi. Che sia a 60 di metronomo o 180, non ci devono essere intoppi o problemi. Se ti fermi durante un’esecuzione del brano

significa che il brano non è ancora pronto per essere eseguito a quella velocità. Quindi, diminuisci una tacca di metronomo.

Non sei tu a dover spingere sull’acceleratore ma saranno le tue mani che al momento giusto ti diranno di andare un po’ più veloce

perché saranno pronte.

La più grande sfida è trattenersi nel dire “vediamo come viene a velocità finale”. Nel momento in cui vai a “sciommiottare”

un’esecuzione, è proprio lì che vai a distruggere tutto ciò che di buono hai costruito fino ad ora.

Studia lentamente perché è proprio lentamente che prendi coscienza delle note, dei passaggi, della diteggiatura, e delle indicazioni

di dinamica e agogica.

Immagina di andare in autostrada a 200 km/h. Ad un certo punto c’è un cartello che ti avvisa di rallentare perché l’autostrada ha una

deviazione per causa lavori. Se vai così veloce probabilmente non avrai il tempo per vedere quel cartello e ti andrai a schiantare.

Lo stesso ragionamento lo possiamo fare al pianoforte. Solo andando lentamente possiamo notare tutto ciò che l’autore ci chiede:

note, legatura, dinamiche, diteggiatura, agogica, espressione, colori e molto altro. Ogni segno sullo spartito deve essere per noi

fondamentale e non deve essere preso con leggerezza. Ricorda che quando vai lentamente non “butti via il tempo”. L’idea di perdere

tempo è dato dal fatto che magari non riesci a studiare tutti le parti che avresti voluto in quel lasso di tempo, così ti demoralizzi.

In realtà è meglio fare poco fatto bene che tanto fatto male (come sempre, del resto).

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MEMORIZZAZIONE PREPARAZIONE PER ESECUZIONE PUBBLICA

Video 5

Un grande pianista diceva: “un brano non è finito finché non viene imparato a memoria”. Infatti lo studio del brano a memoria

permette di eseguirlo in modo superiore rispetto all’esecuzione con lo spartito. Guardare lo spartito significa continuare a “saltare”

con lo sguardo dalla tastiera allo spartito, potendo così perdere il segno, andare nel panico, sporcare passaggi anche semplici e

avere difficoltà nei salti. Se ci fai caso, la maggior parte dei pianisti suona a memoria. Non lo fa per fare sfoggio della propria

memoria, ma lo fa per avere maggiore sicurezza. Ovviamente anche suonare a memoria ha i suoi aspetti negativi, ad esempio essere

soggetti a vuoti di memoria, ma uno studio solido eviterà che questo accada.

Per memorizzare è importante partire con l’intenzione di voler memorizzare. Conosco pianisti, anche diplomati in pianoforte, che

non hanno mai provato a memorizzare un pezzo e che quindi non hanno un repertorio a memoria. Memorizzare ti permette anche

di avere con te sempre qualcosa da suonare pur non avendo dietro gli spartiti. Se vuoi entrare in qualche negozio di pianoforte

puoi provare dei pezzi. Se ti ritrovi a dover suonare in occasioni inaspettate hai comunque un tot di minuti oppure ore da ricoprire.

Perciò decidi di memorizzare e fallo non solo pensando una singola nota per volta ma cercando di tenere conto soprattutto della

struttura armonica del pezzo, soprattutto se stai studiando un brano tonale. Poi metti a dura prova la tua memoria provando a

suonare a memoria le singole parti della mano destra e della sinistra, oppure suonando a mani unite, solo che una mano è posata

sulla tua gamba e simula di suonare sulla tastiera. O ancora facendo suonare alla destra le parti della sinistra e viceversa.

Per quanto riguarda l’esecuzione pubblica, sappi che non si può pretendere la perfezione. Anche i più grandi pianisti sbagliano le

note. Perciò errare è umano, e personalmente ritengo che renda l’esecuzione più interessante. Poi solo una piccola parte del pub-

blico conoscerà il brano che eseguirai, ragion per cui, se dovessi sbagliare, quasi nessuno se ne accorgerà. Se dovessi commettere

qualche errore vai sempre avanti. Fermarsi è sinonimo di poca professionalità. La tua esecuzione invece deve essere professionale e

quindi non devi mai fermarti. Piuttosto improvvisa o riparti da una sezione che conosci perfettamente (possibilmente da una sezione

successiva e non antecedente al punto in cui ti sei fermato).

La settimana prima dell’esecuzione non devi studiare altro che i pezzi che dovrai portare. Non studiare altre cose al di fuori di

quelli. Il giorno stesso dell’esecuzione, cerca di evitare tante “prove d’esecuzione”. Continua a suonare i brani lentamente. Questo ti

permetterà di arrivare al momento dell’esecuzione con fermezza e sangue freddo.

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5 video dedicati al metodo di studio. Acquisire un buon metodo di studio facilita e

velocizza l’apprendimento, limita gli errori più comuni e consente di raggiungere

in breve tempo gli obiettivi prefissati. Il metodo mira ad essere un utile supporto

nell’organizzazione della propria seduta di studio.

www.p i a no so l o . i t

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Foto di Paola Parri e Gloria Pozzato - Design grafico di Giulio Cinelli