METODICHE DI INSEGNAMENTO NEL MINIBASKET · teoria dell’allenamento, la psicologia sono solo...

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METODICHE DI INSEGNAMENTO NEL MINIBASKET Dott. Roberto Di Ruzza 1. INTRODUZIONE Il gioco sport minibasket, contribuisce alla formazione psicofisica del bambino, tale attività è il prodotto di molti fattori: la capacità di insegnare, la voglia di imparare dell’allievo, un ambiente sociale adatto ma soprattutto una corretta metodologia d’insegnamento. Si deve riconoscere che l’attività motoria moderna ha sostanzialmente modificato le vecchie concezioni d’insegnamento, creando le condizioni che qualsiasi bambino indifferentemente dalle sue potenzialità può imparare giocando allo sport. La fisiologia, la valutazione funzionale, la biomeccanica, la scienza dell’alimentazione, la teoria dell’allenamento, la psicologia sono solo alcune discipline che la ricerca scientifica applicata all’insegnamento mette a disposizione dell’insegnante per fornire i mezzi per una corretta formazione del bambino. Sebbene l’allenamento includa vari aspetti (psicologici, tecnici, fisiologici) in questo lavoro verrà trattato l’aspetto teorico metodologico. Si parlerà di come il minibasket formi in ogni suo aspetto la personalità del bambino, saranno illustrati mezzi e metodi per il suo sviluppo, successivamente saranno menzionati le problematiche che hanno gl’istruttori nell’insegnare il minibasket. L’obbiettivo di questa trattazione quindi è quello di fornire delle indicazioni sulla metodologia d’insegnamento in tutte le sue forme. Il minibasket è un gioco sport rivolto ai bambini dai 5 agli 11 anni. Come attività motoria organizzata è la più vicina alle finalità della scuola, della quale, grazie al suo valore formativo ed educativo, diviene complemento prezioso ed irrinunciabile per la crescita e la formazione del bambino. 1.1 MODELLO DI PRESTAZIONE DEL MINIBASKET Il minibasket fu ideato negli stati uniti nel 1950 da Joy Archer. Inizialmente nasce come pallacanestro per i piccoli con regole identiche a quelle dei grandi. In europa fu lanciato nel

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METODICHE DI INSEGNAMENTO NEL MINIBASKET

Dott. Roberto Di Ruzza

1. INTRODUZIONE

Il gioco sport minibasket, contribuisce alla formazione psicofisica del bambino, tale attività è

il prodotto di molti fattori: la capacità di insegnare, la voglia di imparare dell’allievo, un

ambiente sociale adatto ma soprattutto una corretta metodologia d’insegnamento. Si deve

riconoscere che l’attività motoria moderna ha sostanzialmente modificato le vecchie

concezioni d’insegnamento, creando le condizioni che qualsiasi bambino indifferentemente

dalle sue potenzialità può imparare giocando allo sport.

La fisiologia, la valutazione funzionale, la biomeccanica, la scienza dell’alimentazione, la

teoria dell’allenamento, la psicologia sono solo alcune discipline che la ricerca scientifica

applicata all’insegnamento mette a disposizione dell’insegnante per fornire i mezzi per una

corretta formazione del bambino.

Sebbene l’allenamento includa vari aspetti (psicologici, tecnici, fisiologici) in questo lavoro

verrà trattato l’aspetto teorico metodologico. Si parlerà di come il minibasket formi in ogni

suo aspetto la personalità del bambino, saranno illustrati mezzi e metodi per il suo

sviluppo, successivamente saranno menzionati le problematiche che hanno gl’istruttori

nell’insegnare il minibasket.

L’obbiettivo di questa trattazione quindi è quello di fornire delle indicazioni sulla

metodologia d’insegnamento in tutte le sue forme.

Il minibasket è un gioco sport rivolto ai bambini dai 5 agli 11 anni. Come attività motoria

organizzata è la più vicina alle finalità della scuola, della quale, grazie al suo valore

formativo ed educativo, diviene complemento prezioso ed irrinunciabile per la crescita e la

formazione del bambino.

1.1 MODELLO DI PRESTAZIONE DEL MINIBASKET

Il minibasket fu ideato negli stati uniti nel 1950 da Joy Archer. Inizialmente nasce come

pallacanestro per i piccoli con regole identiche a quelle dei grandi. In europa fu lanciato nel

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1964 da Anselmo Lopez e nel 1965 arrivò in Italia grazie ad Emilio Tricerri. Nel corso degli

anni il minibasket subisce una notevole trasformazione passando da una attività sportiva

ad un gioco-sport aumentandone la rilevanza formativa ed educativa tralasciando quella

concezione errata del mini-sport per mini-atleti. Entra nel programma dei giochi della

gioventù nel 1980 e nel 1985 viene inserito nei programmi di educazione motoria nella

scuola elementare, infine nel 1997, con la convenzione M.P.I -.C.O.N.I,. entra ufficialmente

ed a pieno titolo nella scuola primaria.

Il minibasket è una disciplina sportiva collettiva, si gioca 3 contro 3 o 5 contro 5 in base

alle diverse categorie ed al tipo di manifestazione proposta .

Le partite si svolgono in 4 tempi da 8-10 minuti ciascuno pei il 5 contro 5, di 4 tempi da 4

minuti per il 3 contro 3 sprint e di un tempo da 12 minuti per il 3 contro 3 a metà campo.

Il campo da gioco è variabile, generalmente misura 28 metri di lunghezza per 15 metri di

larghezza, il pallone pesa dai 400 ai 500 grammi. Scopo del gioco è mandare il pallone

dentro la retina di un canestro posto ad una altezza che varia dai 2,00 metri per i pulcini ai

3,05 metri per gli esordienti. Il regolamento è semplice e valido dato che deve avere una

valenza ludica e deve definire, in linea di massima, i confini entro i quali si può giocare. Il

regolamento di minibasket non ha interpretazioni rigide e costrittive, ma flessibile in

relazione all’età ed al grado di apprendimento dei bambini.

Quest’attività non si incentra nel sistematico insegnamento della tecnica di gioco, poiché

consta di regole semplici, anche se apprese in maniera approssimativa, permettere a

qualsiasi bambino di giocare.

Il minibasket non è selettivo ne discriminante, poiché non ha come fine il reclutamento di

nuove forze per la pallacanestro. Esso svolge la sua funzione pedagogica, mediante un

gioco ispirato solo idealmente al basket, da cui prende il nome e col quale ha in comune

soltanto il pallone e i due canestri.

Il gioco-sport minibasket, è una disciplina sportiva che sviluppa le sue tematiche di gioco

sia su piani orizzontali (corse, palleggi, passaggi), che su piani verticali (tiri, rimbalzi,

contrasti aerei), è un gioco di situazione, di invasione, con la palla, simmetrico, aciclico, di

tipo aerobico-anaerobico alternato.

Coinvolge l'abilità nel correre con e senza palla, nel palleggiare, nel passare, nel ricevere,

nel saltare: movimenti questi, tutti molto complessi, che non devono essere insegnati solo

tecnicamente, attraverso la ripetizione continua degli stessi, ma supportati da punto di vista

motorio (educazione e sviluppo delle capacità senso-percettive, delle capacità ed abilità

motorie).

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Le abilità motorie, in base alle caratteristiche di stabilità e prevedibilità dell'ambiente,

possono essere classificate in abilità aperte (open skill) o chiuse (closed skill).

Nelle abilità open, l'ambiente è variabile e difficilmente prevedibile, e il bambino deve

reagire prontamente ad eventi mutevoli.

Nelle abilità closed, viceversa, l'ambiente è stabile e prevedibile e il bambino ha di solito

un certo tempo per prepararsi all'azione.

Nel Minibasket le abilità aperte sono il palleggio, il tiro, il passaggio, il modo di difendere;

le abilità chiuse corrispondono, invece, a momenti di gioco specifici e limitati, come ad

esempio il tiro libero.

Nel Minibasket sono dominanti gli open skill, perché le azioni sono costantemente adattate

tenendo conto dell'avversario; va anche rilevata la preminenza dei processi decisionali e la

loro relativa maggiore importanza rispetto alla qualità dell'esecuzione.

1.2 IL MINIBASKET: GIOCOSPORT EDUCATIVO

Nel minibasket il soggetto del gioco è il bambino, che attraverso questa attività ha bisogno

di sentirsi persona, di conoscere il proprio corpo, lo spazio, il tempo, la palla, le regole, i

compagni e gli avversari e di esercitare la propria creatività e fantasia motoria.

In questa ottica il minibasket è comunicazione, gioco, divertimento, confronto e non

scontro, e fornisce delle risposte valide ai bisogni e alle motivazioni dei bambini.

Il minibasket è un gioco-sport e non a caso la sequenza di questo binomio vede privilegiare

la parola gioco e quindi l’aspetto ludico, rispetto alla parola sport intesa nel senso stretto

del termine.

Il termine gioco-sport (giocare allo sport) non significa sport in miniatura e nemmeno

addestramento specifico per imparare i fondamentali (modelli tecnico-esecutivi), ma

significa un ‘attività che serve ad offrire al bambino opportunità a largo spettro con il suo

totale coinvolgimento sotto l’aspetto cognitivo, emotivo, sociale e motorio.

La pratica di un gioco-sport rappresenta quindi uno strumento efficace per avviare il

bambino all’attività motoria attraverso un percorso di conoscenza e di esplorazione di se

stesso (schema corporeo), del mondo esterno (tempo – spazio) e del movimento

(educazione e sviluppo degli schemi motori di base e degli schemi posturali). Gli schemi

motori e posturali devono essere trasformati progressivamente in abilità motorie

promuovendo uno sviluppo muscolare armonico e simmetrico, ed al contempo stesso

migliorare il trofismo muscolare ed i volumi respiratori senza caricare eccessivamente il

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sistema osteoarticolare. Giocando a minibasket vengono educati altri fattori quali

l’attenzione, la comunicazione, l’autocontrollo, lo spirito di squadra, la fantasia motoria, il

sistema senso-motorio ed i loro analizzatori (visivo, uditivo e tattile). Per ottenere questo si

deve agire attraverso un processo che vede il bambino soggetto del gioco e, quest’ultimo

strumento per raggiungere gli obiettivi prefissati. Gioco quindi, anche se posto sotto varie

forme, da quello di esplorazione, a quello spontaneo, fino ad arrivare al gioco di regole e

quindi all’approccio al Minibasket.

Come tutti i giochi-sport anche il minibasket necessita di un regolamento che uniformi e

codifichi i comportamenti e le azioni dei giocatori.

Le regole vengono spontaneamente richieste dal bambino stesso, che pian piano prende

coscienza che esse non sono un fatto restrittivo ed autoritario imposto per limitare la sua

esuberanza e la sua libera creatività, ma sono una condizione indispensabile per giocare

meglio e divertirsi di più.

Il minibasket quindi è un gioco-sport educativo, perché all’interno delle regole esclusive del

gioco (quei fattori che lo differenziano dagli altri giochi sport) sono presenti tutti i contesti

educativi.

1.3 IL BAMBINO

Nel minibasket i bambini vengono divisi in categorie in base all’età ed al sesso.

Pulcini: bambini e bambine 5 – 6 anni

Scoiattoli: bambini 7 – 8 anni

Aquilotti: bambini 9 – 10 anni

Gazzelle: bambine 7 -8 - 9 – 10 anni

Esordienti: bambini e bambine 11 anni

Ogni categoria rappresenta un momento di vita del bambino ed a ciascuno di tali passaggi

rappresenta un momento di sviluppo della strutturazione della personalità attraverso il

rapporto maturazione – apprendimento – sviluppo.

La personalità è la sintesi originale, dinamica e relativamente stabile dei modi di essere e

di agire dell’individuo. La personalità è data dall’interazione della dotazione genetica

(biologica) e dalle condizioni socio – ambientali favorevoli.

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Area Area Sociale Cognitiva Struttura della

Personalità

Area Area Affettiva Corporea

1. Lo sviluppo cognitivo è la modificazione continua del proprio comportamento in

relazione all’esperienza acquisita. La crescita dell’intelligenza coinvolge 2 processi

fondamentali e complementari:

o L’assimilazione

o L’accomodamento

Lo sviluppo intellettivo progredisce per fasi distinte che sono:

• operazioni senso motorie

• intelligenza rappresentativa

• operazioni formali

La crescita del bambino, che procede per tappe, è correlata strettamente al gioco. I primi

tre livelli dello sviluppo cognitivo sono:

- Tappa dei giochi d’esercizio, che, nel complesso, corrisponde allo sviluppo cognitivo

dell’intelligenza sensorio motrice.

- Tappa dei giochi simbolici, che corrisponde alla fase dell’intelligenza

rappresentativa (formazione del concetto e attitudine a trasformare la realtà in simboli).

- Tappa dei giochi delle regole. Questa è la fase che corrisponde all’acquisizione

cognitiva delle operazioni concrete e formali.

2. Lo sviluppo affettivo avviene nell’ambito della famiglia e le esperienze con le figure

parentali a lui più prossime sono fondamentali nel determinare le tendenze nei confronti

con gli altri e quello che ci si aspetta da loro.

3. Lo sviluppo sociale è il processo attraverso il quale il bambino acquisisce le

strutture del comportamento. La socializzazione è in gran parte determinata dalle

prescrizioni sociali; la cultura in cui appartiene l’individuo, delinea le caratteristiche della

personalità.

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4. Lo sviluppo fisiologico di ogni bambino ha una propria curva di crescita, individuale

e variabile, anche ogni struttura corporea ha la sua propria curva di accrescimento e la

sua velocità di crescita. In una corretta metodologia dell’allenamento, spesso si deve

tenere conto del fatto che l’età cronologica non corrisponde a quella biologica. I fattori

dello sviluppo sono ambientali e genetici.

• Fattori ambientali

o Condizioni psicologiche

o Condizioni socio-economiche

o Condizioni nutrizionali

o Condizioni motorie

• Fattori genetici

o Patrimonio ereditario genetico

L’attività ludica inizia quando il bambino prende coscienza dell’esistenza delle persone e

delle cose che lo circondano.

Il gioco contiene, infatti, gli attributi essenziali della dimensione affettiva, della dimensione

cognitiva, della dimensione motoria, della dimensione relazionale, della dimensione

agonistica.

Se andiamo ad affrontare il tema dell’educazione motoria, sviluppando corretti programmi

nella fascia di età dai 5 agli 11 anni, che è anche la fascia di età del minibasket, è facile

intuire che l’educazione motoria potrà portare ad uno sviluppo di tutte e quattro le aree

della personalità che a seconda dei contesti potranno avere delle differenti predominanze.

1.4 IL GIOCO E LE SUE FUNZIONI

Il gioco svolge quindi funzioni di stimolazione del pensiero, di costruzione e regolazione dei

ruoli sociali, di organizzazione delle informazioni, da cui nascono prodotti e

rappresentazioni originali.

lo strumento fondamentale nella prima tappa dell’apprendimento deve essere il gioco, che

rappresenta l’attività fisica naturale del bambino attraverso la quale esprime e libera gran

parte delle sue energie e favorisce il suo sviluppo fisico e psichico.

Il minibasket ha una chiara identificazione in cui il gioco è un valore fondamentale.

Il gioco quindi è l’elemento attorno al quale ed in funzione del quale, il minibasket assume

un significato reale e concreto.

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Il gioco evidenzia che l’aspetto ludico deve rappresentare le basi, emotive e motivazionali,

intorno alle quali costruire un bambino che attraverso il gioco impara a giocare.

Esso passa attraverso alcune importanti tappe evolutive che, analizzate globalmente,

possono essere raggruppate secondo il seguente schema semplificato:

Soddisfa i bisogni del bambino, attraverso l’attività senso-motoria che sfocia nel gioco. Dalla nascita il bambino esplora il mondo circostante, mediante l’utilizzo dei 5 sensi continuamente stimolati.

GIOCO DI ESPLORAZIONE

Dopo i 18-24 mesi si colloca l’inizio dei giochi simbolici che aiutano il bambino a diventare padrone del gioco e quindi libero di rovesciare i ruoli. Il bambino gioca da solo e non ha bisogno di essere motivato. Fase egocentrica.

GIOCO SIMBOLICO

Il bambino comincia a superare l’egocentrismo che lo caratterizzava nella fase precedente ed inizia ad imparare a giocare con gli altri, quindi a socializzare integrandosi con il gruppo. GIOCO DI

REGOLE Capacità d’autoregolamentarsi. Gestione autonoma dei tempi e degli spazi di gioco. Strutturazione della personalità.

Il gioco subisce un’ulteriore evoluzione che porta il bambino a dover

rispettare regole più complesse, non più solo limitate nel tempo e nello spazio ma mediate e gestite da un adulto.

GIOCO-SPORT MINIBASKET

Il passaggio dai giochi simbolici individuali ai giochi sociali avviene intorno ai cinque anni.

I bambini di oltre 6 anni sono soliti giocare con giochi regolamentati. Questi giochi

presuppongono una capacità di socializzazione, ovvero un certo grado di adattamento alla

realtà e di tolleranza alle frustrazioni.

Verso i sette - otto anni il bambino acquisisce la facoltà di assumere i punti di vista altrui, di

mettersi in qualche modo nei panni degli altri, di svolgere giochi con regole vincolati al

rispetto delle stesse.

Nella prima adolescenza il gioco con regole includerà la facoltà di immaginare con una

certa facilità situazioni di carattere ipotetico.

Il gioco è quindi lo strumento attraverso il quale il bambino si esprime. Quando il bambino

gioca da solo, in genere non richiede di essere sostenuto o motivato perché interpreta tale

attività in modo egocentrico e questo comportamento rappresenta una sorta di

adattamento, un’espressione del passaggio graduale dall’isolamento dell’inconscio alla

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relazione sociale dell'io. Pertanto il gioco libero deve essere diretto e guidato solo dopo

che sono state acquisite le tappe di sviluppo necessarie a introdurre giochi strutturati e

questo assolutamente non prima dei 3 anni e in misura equilibrata fino agli 8 anni.

Viceversa, nel gioco-sport Minibasket, l’Istruttore è invece chiamato a sostenere, guidare,

gestire e condividere il desiderio di giocare dei singoli e del gruppo, in un contesto di

collaborazione finalizzata al divertimento ed all’apprendimento.

In tale contesto quindi le motivazioni divengono il valore aggiunto che l’Istruttore è tenuto

ad assicurare. Le motivazioni a svolgere l’attività ludico-motoria e sportive, possono essere

pedagogicamente suddivise, anche per comodità di studio e di ricerca, secondo il seguente

schema:

La suddivisione in primarie e secondarie non è da considerarsi tassonomica né tanto meno

gerarchica, seppure le primarie sono comuni a tutti i bambini, mentre le secondarie sono

maggiormente legate alla personalità del bambino.

L’integrazione equilibrata di tali elementi motivazionali, rappresenta il presupposto affinché

il bambino possa sperimentare, nell’ambito dell’educazione motoria e dell’avviamento allo

sport, situazioni che soddisfino i suoi bisogni di crescita, di esperienza e di apprendimento.

Quindi il giocare coinvolge tutta la personalità del bambino che gioca, possiamo infatti

classificare i giochi facendo riferimento specifico alle quattro aree della personalità.

• Rispetto alle funzioni cognitive

o Giochi percettivo - motori

o Giochi di scoperta - esplorazione

o Giochi di soluzione dei problemi

o Giochi di strategia

o Giochi di comprensione delle regole

• Rispetto alle funzioni affettive

o Giochi di coraggio

MOTIVAZIONI

PRIMARIE

SECONDARIE

GIOCO

AGONISMO

AUTOREALIZZAZIONE

AFFILIAZIONE

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o Giochi di decisione

o Giochi di opposizione

• Rispetto alle funzioni sociali

o Giochi di gruppo

o Giochi con e senza ruoli

o Giochi di collaborazione

• Rispetto alle funzioni motorie

o Giochi di sviluppo e combinazione degli schemi motori

o Giochi di educazione delle capacità motorie e di controllo del corpo

o Giochi di educazione e sviluppo delle abilità motorie

Il gioco svolge inoltre funzioni di:

• Stimolazione del pensiero

• Costruzione e regolazione dei ruoli sociali

• Organizzazione delle informazioni da cui nascono le rappresentazioni originali

Le situazioni di gioco-sport proposte devono avere caratteristiche:

Ludico divertimento sano e formativo

agonismo e confronto educativo

variate attività di situazione

flessibilità delle regole

polivalenti niente specializzazione precoce

no allo sviluppo unilaterale

partecipate bambino protagonista

bambino soggetto del processo formativo

Sintetizzando quindi:

1. Il gioco è l'obiettivo del procedere didattico dell'istruttore e diventerà il modello di

riferimento, sempre più evoluto, per gli allievi.

2. Il gioco crea il problema tattico che i fondamentali, sempre più precisi ed adeguati,

devono risolvere.

3. Il gioco è interrelazione, sfida, motivazione, quindi apprendimento.

4. Il gioco realizza e soddisfa, in forma globale, tutti gli apprendimenti

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5. E' nel gioco e nella varietà delle sue situazioni che il bambino impara a contare sulle

proprie forze ad indurirsi o a cedere, a pensare alla risoluzione dei problemi, ad aumentare

il proprio senso di responsabilità.

Per tale motivo il minibasket, deve contenere ampie opportunità di gioco rispetto a quelle

agonistiche, che assumono maggiore importanza in età adolescenziale, fermo restando

l’innato istinto di competizione insito nel carattere del bambino, che deve essere

assecondato ed assumere un valore di sano agonismo.

In tale contesto il Minibasket, in quanto attività di gioco-sport deve:

Nel Minibasket, lo strumento privilegiato attraverso il quale si concretizza e si sostiene il

gioco si identifica nella palla.

La palla, meglio di qualsiasi altro attrezzo, è un elemento simbolico, motivazionale,

simpatico e data la sua poliedricità d'utilizzo, è una fonte ricchissima di stimoli nuovi e

diversi, soprattutto se posti in relazione agli oggetti e al mondo esterno.

"Giocare la palla con le mani" evidenzia macroscopicamente la tridimensionalità dello

spazio (altezza, lunghezza, profondità), motiva ogni movimento e ogni gesto, permette di

conoscere i movimenti che si possono eseguire con il corpo, coinvolge emotivamente e

diverte.

La palla aumenta le creatività e la fantasia motoria individuale, stimola l'intelligenza

motoria, favorisce il controllo del proprio corpo, può essere fatta rotolare, portata,

manipolata, pizzicata, lanciata, palleggiata, tirata.

EDUCARE

Le percezioni del corpo

FORMARE

Le capacità ed abilità motorie individuali SVILUPPARE

L’autonomia personale Il controllo del

corpo e del movimento

STIMOLARE

Le capacità di comunicazione

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Nella lezione di Minibasket la palla deve recitare una parte importante e l'Istruttore deve

sfruttare al massimo la valenza ludica di quest'attrezzo-giocattolo, così importante per il

bambino.

In tale contesto la palla per il bambino è:

o un mezzo di comunicazione con il quale potersi esprimere e dimostrare se

stesso;

o un prolungamento di se stesso e quindi attraverso la palla il bambino è in grado

di conoscere meglio lo spazio intorno a lui ed integrarsi con esso;

o uno strumento per sentirsi importante;

o uno stimolo di strategia-risoluzione dei problemi;

Dunque, si delineano con chiarezza alcuni elementi che, in perfetta sinergia tra di loro,

costituiscono le fondamenta del Minibasket. Il bambino, quale soggetto attivo del gioco e

vero protagonista dello stesso, la palla, quale strumento privilegiato attraverso il quale

esprimersi, l’Istruttore, quale educatore dell’attività ludica.

1.5 FINALITA’ E OBBIETTIVI

Il minibasket è un attività che aiuta a sviluppare in tutte le sue aree una corretta crescita

del bambino ed in ciascuna fase della sua vita deve essere dedicata una specifica

attenzione didattica e metodologica, adeguando obbiettivi e proposte alle varie fasi.

In tale ambito, una traccia didattica e metodologica che può rappresentare in maniera

sintetica ed efficace il gioco-sport minibasket ed assumere una linea guida per il suo

insegnamento, può essere identificata con tre parole: emozione - scoperta - gioco che,

senza soluzione di continuità seguiranno il bambino nel percorso formativo che lo porterà

dal giocare per imparare ad imparare a giocare a Minibasket.

• EMOZIONE il minibasket a 5\6 anni

• SCOPERTA il minibasket a 7\8 anni

• GIOCO il minibasket a 9\11 anni

I tre quadri riportati rappresentano sinteticamente il cammino del bambino nei diversi

momenti di attività ludica e motoria che attraverserà avvicinandosi all’incontro con lo sport.

I tre riferimenti metodologici evidenziano gli obbiettivi generali ai quali l’istruttore deve fare

riferimento,

Pulcini 5\6 anni l’emozione dell’inizio

• Le prime esperienze in palestra

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• L’educazione motoria di base

• La conoscenza del corpo e del movimento

• L’incontro e l’amicizia con la palla

Scoiattoli 7\8 anni la scoperta del minibasket

• Lo sviluppo delle capacità motorie

• L’incontro con il minibasket

• La scoperta dei fondamentali e delle regole

• I primi problemi di gioco

Aquilotti gazzelle 9\11 anni la capacità di giocare

• Lo sviluppo delle abilità motorie

• Le capacità di utilizzare i fondamentali di gioco

• L’entusiasmo del saper fare

• L’avviamento allo sport

Il minibasket deve portare ad una educazione, intesa come parte integrante dello sviluppo

nella più vasta accezione del termine. Nella fascia di età 5 – 11 anni, deve assumere

particolare rilievo il movimento, perciò è il mezzo attraverso il quale si realizza lo sviluppo

della personalità in relazione all’educazione motoria.

La finalità primaria quindi è privilegiare l’esperienza motoria attraverso il gioco ponendo

come principali obbiettivi l’educare, formare, sviluppare e stimolare l’accrescimento psico-

fisico del bambino.

I traguardi di sviluppo delle capacità da perseguire consistono, da una parte nello sviluppo

delle capacità senso-percettive e degli schemi dinamici e posturali di base, per adattarli ai

parametri spazio temporali dei diversi ambienti, dall’altra nella progressiva acquisizione

della coordinazione dei movimenti e della capacità di progettare ed attuare la più efficace

strategia motoria e d’intuire-anticipare quella degli altri e le dinamiche degli oggetti nel

corso delle attività motorie.

Nella didattica l’obbiettivo da perseguire è quello di arricchire la globalità del bambino nel

rispetto dei suoi tempi di crescita. Far sviluppare, il più possibile spontaneamente, nel

bambino la funzione di “aggiustamento” (processo di assimilazione-accomodamento che

consente di aumentare sempre più le possibilità motorie, percettive, cognitive) attraverso la

predisposizione di un ambiente strutturato all’effettuazione di giochi simbolici e prassici.

2. IL PERCORSO DEL MINIBASKET

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Insegnare il Minibasket con la giusta attenzione alla progressione didattica, significa

strutturare fasi successive di apprendimento che consentano ai bambini di percepire e

sviluppare la capacità di gioco,consentendo loro di mettere in pratica gli aspetti individuali

appresi precedentemente, affrontando e risolvendo problemi di gioco che nascono da

situazioni sempre più difficili.

La programmazione didattico – educativa nel campo motorio e sportivo è uno strumento

che serve per organizzare una situazione, descrivere e verificare tutte le strategie

operative (attraverso procedure opportunamente scelte), le esperienze motorie e non, le

occasioni di apprendimento da mettere a disposizione dei bambini affinché raggiungano gli

obbiettivi selezionati. Programmare il lavoro, dunque, significa tracciare un piano finalizzato

ad obiettivi educativi che, partendo dalla conoscenza integrale dei componenti del gruppo,

tenga conto delle necessità di tutti, delle fasi dell’evoluzione e delle modificazioni che

possono avvenire in ognuno dal punto di vista biologico, psicologico ed affettivo, nonché

delle spinte naturali provocate da interventi esterni.

In modo schematico, una valida programmazione prevede le seguenti fasi:

1. Analisi della situazione iniziale in considerazione dell’ambiente e del clima; delle

condizioni sociali, culturali e psicologiche del gruppo e dei singoli; delle condizioni

motorie di ciascun elemento del gruppo.

2. Determinazione degli obiettivi, tenendo ben presenti quelli inerenti la fascia di età

presa in considerazione. Gli obbiettivi si possono distinguere in:

• Didattici: che consolidano il benessere psicofisico favorendo la formazione e

l’accrescimento corporeo.

• Educativi: che ricercano la sicurizzazione dei bambini, l’educazione del

carattere e della personalità.

3. Scelta oculata dei contenuti da proporre in rapporto agli obiettivi a breve e lunga

scadenza.

4. Organizzazione e programmazione delle lezioni e dei metodi con cui trasmettere i

contenuti.

5. Conduzione pratica della lezione.

6. Verifiche periodiche e finale della validità della metodologia adottata.

Gli obbiettivi, che possiamo definire didattico – educativi, possono essere suddivisi, a

seconda delle età, in:

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• Obbligatori: educazione e sviluppo del sistema sensomotorio, degli schemi motori e

posturali, della capacità e abilità motorie

• Optativi: acquisizione e sviluppo delle abilità tecniche e tattiche specifiche del

minibasket.

Gli obiettivi obbligatori, devono essere raggiunti da tutti i bambini, in modo che questi

possano crescere nella loro motricità; gli obiettivi optativi sono invece legati alla specificità

della singola pratica sportiva e sono successivi ai primi.

OBIETTIVI

COSA QUALI

mezzi utilizzare

insegnare COME QUANDO

insegnare insegnare

La scelta dell’esercizio da proporre deve essere fatta quindi in funzione degli obiettivi che

si vogliono raggiungere nel momento considerato ( inizio anno, metà anno, fine anno ) ed

in relazione al gruppo di bambini a cui esso è destinato.

Una lezione di minibasket dura circa un’ora, il numero dei bambini non deve essere molto

elevato e gli attrezzi e i palloni devono essere adeguati al numero dei bambini; e possibile

proporre dalle due alle tre ore alla settimana.

E’ necessario quindi partire dall’osservazione dei propri bambini mentre giocano ed

individuare, in relazione alle caratteristiche degli stessi ( requisiti strutturali e funzionali ) e

della loro spinta motivazionale, gli elementi da modificare per proporre e sviluppare dei

giochi progressivamente più complessi ( dal facile al difficile – dal semplice al complesso

– dal globale all’analitico), con situazioni – problema da risolvere e che stimolino

l’interesse e la fantasia, insegnando loro gesti, movimenti, situazioni, che probabilmente

risulterebbero difficili e “pesanti” da far acquisire se pretesi in modo diretto e con schemi

rigidi ( ripetizione sistematica del gesto tecnico e/o di situazioni globali di gioco).

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Nel Minibasket l'Istruttore deve educare le capacità senso-percettive, gli schemi motori e

posturali, per trasformarli successivamente in abilità motorie complesse (fondamentali di

gioco), attraverso lo sviluppo delle capacità motorie

Le informazioni esterne ed interne all'organismo pervengono al Sistema Nervoso Centrale

attraverso gli organi di senso.

Gli analizzatori per il movimento sono il visivo, l'acustico, il tattile, il cinestesico ed il

vestibolare.

L'analizzatore visivo convoglia più dell'80% delle informazioni esterne; svolge un ruolo

fondamentale per il controllo e la coordinazione dei movimenti in quanto fornisce

informazioni relative alla propria azione, ai cambiamenti di situazione ed alle relazioni

spazio-temporali fra sé e ambiente (compagni, avversari, attrezzi).

Dalla constatazione che nel Minibasket le informazioni semantiche (collegate alla tattica,

intesa come la capacità di scegliere l’azione o la soluzione migliore in relazione alla

situazione contingente di gioco) sono prioritarie rispetto a quelle sensomotorie (collegate

alla tecnica, che definisce le modalità precise per eseguire un gesto tecnico, un

movimento), derivano importanti indicazioni didattico-metodologiche, fra cui l'impiego di un

approccio globale e dinamico d'insegnamento e d'allenamento.

Le esercitazioni potranno variare dal semplice al complesso per essere adattate al livello di

sviluppo tattico-tecnico del bambino; tuttavia dovranno essere contraddistinte da prevalenti

condizioni di variabilità e incertezza, provocate specialmente dalla presenza

dell'avversario.

una serie di indicazioni didattiche e metodologiche finalizzate allo sviluppo dei processi

cognitivi e del pensiero tattico sono:

• sviluppare una progressione dell’insegnamento, dal semplice al complesso, dal

facile al difficile, dal globale all’analitico, privilegiando in tale contesto la tattica

(cosa, dove e quando) alla tecnica (in che modo);

• presentare esercizi che sviluppino la capacità di scelta e che prevedano situazioni di

gioco incerte e variabili, anche se comunque riconducibili a momenti di gioco-sport

reali;

• Nel presentare esercizi aumentare l'incertezza delle situazioni di gioco.

• Far identificare al soggetto le informazioni importanti cui rivolgere attenzione

• creare situazioni di disturbo ambientale, finalizzate ad aumentare l’attenzione dei

bambini al gioco

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• scegliere esercizi stimolanti e dall’esito incerto, attraverso i quali calamitare

l’attenzione dei bambini che fisiologicamente tendono facilmente a distrarsi e si

concedono diverse “pause riflessive” all’interno di una lezione;

• Far eseguire gesti o movimenti in condizioni di costrizione temporale (poco tempo a

disposizione per concludere a canestro).

• Incrementare le capacità coordinative speciali (trasformazione e adattamento,

reazione motoria complessa, orientamento spazio-temporale, combinazione e

accoppiamento, equilibrio, differenziazione, ritmitizzazione)..

• Aumentare il numero delle abilità tecniche individuali.

• Variare l'esecuzione tecnica (distanze, traiettorie, direzioni, ecc.).

• Variare o modificare spazi di gioco, velocità esecutive, numero di giocatori, modalità

difensive (difesa più o meno "ragionata"), numero d'informazioni, tempi decisionali,

ruolo dei giocatori, regole di gioco, schemi d'attacco e difesa, scelte d'attacco e

difesa, azioni di finta (individuali e collettive).

Lo sviluppo dei processi mentali richiede un processo di formazione a lungo termine,

pianificato e adattato alle esigenze individuali, similmente a quanto si realizza per le

capacità condizionali, coordinative, di mobilità articolare, tecniche e tattiche.

In un qualsiasi gioco sportivo (codificato e non) ogni giocatore deve saper realizzare il

comportamento socio - motorio (saper utilizzare gli schemi motori di base per interagire

efficacemente con l’altro in modo cooperativo ed in modo oppositivo). In ciò è implicato un

uso dello spazio nel rapporto con l’altro.

Sappiamo che il bambino in fase preoperatoria (in media fino verso i 7/8 anni) ha un

modello di organizzazione spaziale di tipo “egocentrico” cioè costruisce lo spazio

unicamente sul proprio corpo ed è incapace di assumere altri punti di riferimento.

Solo con l’accesso allo stadio delle operazioni concrete il modello spaziale diventa

“decentrato” (conoscenza della dx-sx sull’altro) e solo verso la fine di questo periodo

(11/12 anni) diviene capace di calcolare i rapporti spaziali tra più punti di riferimento in

modo indipendente dall’orientamento del proprio corpo.

Nei giochi sportivi codificati, come nel minibasket, il bambino deve assumere un modello

“decentrato” perché deve essere in grado di analizzare la propria posizione e quella dei

compagni, prendendo come punto di riferimento il canestro. Infatti, quando un bambino ha

la palla in mano ed è in attacco deve capire, per esempio, se il proprio compagno è in una

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posizione migliore, rispetto al canestro (punto di riferimento stabile), della sua,

considerando, anche, la presenza degli avversari.

In sintesi deve saper vedere il canestro anche con gli occhi degli altri.

Quindi risulta opportuno proporre i giochi corrispondenti dagli 8 anni in poi.

Tutto questo necessita di una efficace preparazione della lezione, che deve prevedere:

• La definizione degli obbiettivi individuati

• La scelta dei contenuti della lezione

• L’individuazione della sequenza degli esercizi che verranno utilizzati

• La determinazione della durata e delle ripetizioni degli esercizi

• L’evidenziazione degli aspetti sui quali si vorrà far riflettere i bambini

• L’attenzione alle composizione dei gruppi di lavoro e delle squadre

• La preparazione delle attrezzature che verranno utilizzate

La preparazione della lezione deve essere inoltre supportata ed integrata dalla rilettura

critica alla fine della lezione, da parte dell’istruttore di quanto si è verificato, al fine di

costruire già le basi per la preparazione della successiva lezione.

Una lezione di minibasket deve avere uno sviluppo modulare, nella programmazione si

deve tener conto di:

• Una parte iniziale, nella quale inserire gli esercizi gioco di attivazione e di

educazione e sviluppo delle capacità senso percettive, degli schemi motori e

posturali, delle capacità motorie.

• Una parte centrale, nella quale approfondire la conoscenza dei fondamentali di

gioco.

• Una parte finale, nella quale sviluppare le situazioni di gioco.

Educazione e

Sviluppo delle Capacità

Motorie

Giochi e gare con la palla

I Fondamentali

Sviluppare la Capacità di

Gioco

Giocare a Minibasket

PARTE INIZIALE

PARTE CENTRALE

PARTE FINALE

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La modulazione della lezione deve tenere nella giusta considerazione la durata dei tempi di

lavoro e delle fasi di recupero.

Il percorso metodologico - didattico deve avere una progressione che partendo dalla

percezione de sé arrivi all’apprendimento dei primi elementi tecnico – didattici del gioco

seguendo tappe precise:

• 5\6 anni: Educazione delle capacità senso-percettive

Educazione e sviluppo degli schemi motori di base

Educazione e sviluppo delle capacità motorie coordinative

Giocare con la palla

• 7\8 anni: Educazione e sviluppo delle capacità motorie coordinative

Giocare a palleggiare, passare, tirare e difendere

Giocare 3 contro 3 in forma libera

• 9\10 anni: Educazione e sviluppo delle capacità motorie

Giocare ad imparare ad utilizzare i fondamentali

Giocare 3 contro 3 e 5 contro 5 in forma libera

• 11\12 anni: Imparare a giocare utilizzando i fondamentali

Giocare 5 contro 5 in modo organizzato

2.1 COSA INSEGNARE: prerequisiti individuali

I bambini devono, per prima cosa, essere messi in grado di conoscere i movimenti che

possono compiere con il proprio corpo nello spazio e nel tempo, con e senza palla. Solo

quando il bambino avrà capito cosa fare, potrà iniziare a lavorare sul come eseguire un

gesto o un movimento (tecnica esecutiva) per ottenere un risultato migliore.

L’opera dell’Istruttore dovrà partire dall’analisi dei prerequisiti strutturali e funzionali

individuali (e del gruppo) e mirare al miglioramento degli schemi motori e posturali,

attraverso l’educazione e lo sviluppo delle capacità motorie, fino a trasformarli

progressivamente in abilità specifiche (rispettando le fasi dell’apprendimento:

coordinazione grezza, coordinazione fine, stabilizzazione e disponibilità variabile).

Non si può migliorare la tecnica se prima non si educano e si sviluppano le capacità

motorie.

Molte sono le classificazioni relative alle capacità motorie, per convinzione e per la

specificità del Minibasket, si seguirà questa suddivisione:

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• capacità condizionali:

• capacità di mobilità articolare (flessibilità)

• capacità coordinative.

Il confine tra queste capacità è difficilmente determinabile, per cui educando e

sviluppandone una, ne educhiamo e ne sviluppiamo contemporaneamente altre.

PREREQUISITI INDIDUALI STRUTTURALI:

FUNZIONALI: • scheletrici • cognitivi • muscolari • emotivi • legamentosi • affettivi • articolari • sociali CAPACITA’ • neurologici

SENSO - PERCETTIVE • fisiologici

• camminare ANALIZZATORI:

Per sviluppare la motricità in un panorama il più vasto e ricco possibile, si devono

conoscere le caratteristiche motorie ed i profili di riferimento che esse seguono in ciascuna

fascia di età rispettando i tempi di maturazione e di apprendimento in relazione alle

caratteristiche ed alle capacità del bambino, tenendo però conto che la loro età biologica

molto spesso non coincide con quella reale e cronologica.

• acustico • ottico • tattile • vestibolare • cinestetico

• correre • saltare SCHEMI • lanciare MOTORI DI BASE • afferrare • strisciare • rotolare • ecc.

CAPACITA’ MOTORIE CORDINATIVE: generali • apprendimento • adattamento • controllo speciali • combinazione • equilibrio • orientamento • differenziazione • anticipazione

CONDIZIONALI: • forza • resistenza MOBILITA’

ARTICOLARE • rapidità

ABILITA’ MOTORIE SPECIFICHE

PRESTAZIONE INDIVIDUALE

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2.2 COSA INSEGNARE: prerequisiti per l’apprendimento dei fondamentali

Per giocare a minibasket nel rispetto delle regole, i giocatori devono compiere dei gesti

tecnici che vengono definiti fondamentali che sono la base del gioco. In termini generali i

fondamentali possono essere individuali, legati cioè al controllo del corpo e del pallone e

sono quelli che interessano prevalentemente il minibasket, ed i fondamentali di squadra,

che definiscono il controllo da parte dei componenti di una squadra e dei loro movimenti e

spostamenti in relazione a quelli degli avversari per la realizzazione degli obiettivi del

gioco (strategie e tattiche di gioco).

I fondamentali di gioco devono essere insegnati inI forma ludica, le capacità motorie

devono essere educate e sviluppate utilizzando non solamente la palla, ma anche altri

attrezzi. Non si deve ricercare la perfezione del gesto tecnico, ma si deve puntare

l’attenzione sull’importanza che i bambini capiscano cosa fare durante il gioco, che

realizzino autonomamente e spontaneamente delle azioni di gioco che, seppur nel rispetto

delle regole, lascino spazio alla libera interpretazione del movimento.

I fondamentali individuali sono i seguenti:

Palleggio per rispettare le regole del gioco che

impediscono di camminare con la palla in mano, per potersi spostare sul campo

controllando il pallone, per giocare uno contro uno, migliorare l’angolo di passaggio.

Tiro per realizzare i canestri, scopo del gioco.

Passaggio per costruire azioni che consentano di

andare al tiro con più facilità ed efficacia, con maggiore possibilità di fare canestro per tutti i

componenti della squadra.

Difesa per tentare di ostacolare gli avversari nei loro

movimenti finalizzati a realizzare il canestro.

2.2.1 Il palleggio

Il palleggio è uno dei movimenti base del minibasket, E’ importante creare esercizi-gioco

per far familiarizzare i bambini con la palla e lavorare contestualmente sugli schemi motori

di base. E’ utile inoltre lavorare sullo sviluppo della lateralità, facendo palleggiare i bambini

prima con la mano dominante e facendo ripetere gli stessi esercizi anche con l’altra mano.

Solo dalla categoria esordienti, si dovrà lavorare di più sul gesto tecnico e curare l’utilizzo

di questo fondamentale.

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Si dovrà partire da esercizi sul posto, aiutando i bambini a familiarizzare con la palla e a

scoprire le varianti di esercizi-gioco che si possono realizzare. Successivamente si passerà

all’insegnamento del palleggio in movimento che, dopo aver adeguatamente lavorato sulle

capacità coordinative, sull’equilibrio, sul ritmo e sugli schemi motori di base, ci consentirà

di eseguire il palleggio in corsa.

Relativamente alla progressione didattica da seguire per la fascia di età 5 –11 anni, le fasi

sono le seguenti:

• Proporre inizialmente situazioni di trattamento della palla

• Sviluppare una significativa confidenza e un’efficace presa

• Utilizzare lanci e spinte verso il basso a uno e due mani

• Strutturare il controllo del rimbalzo (laterale e protetto)

• Educare e sviluppare l’uso del palleggio

• Sviluppare una buona coordinazione corsa palleggio

2.2.2 Il passaggio

Il passaggio è il gesto tecnico meno amato dai bambini. Infatti per i bambini passare la

palla è un po’ come perderla, generalmente sono disposti a privarsene solo per tirare.

Pertanto, il passaggio è un movimento “innaturale” per il bambino, soprattutto in funzione

del suo innato egocentrismo, che va educato e sviluppato innanzitutto dal punto di vista

mentale, insegnando l’importanza di tale gesto attraverso una progressione metodologica

su base cognitiva, che insegni al bambino che il passaggio è una forma di comunicazione

con i propri compagni, finalizzata al raggiungimento di uno scopo comune, ponendo

dunque le basi per una corretta impostazione di un gioco che è di tipo collettivo e quindi da

condividere con gli altri.

il percorso che passa attraverso il “gioco passaggio” per giungere e consolidare

successivamente il “fondamentale passaggio”, comporta il superamento di tutta una serie

di difficoltà, di natura motoria inizialmente e tecnica successivamente, che richiedono una

attenta programmazione didattico-tecnica con la quale seguire un preciso itinerario

metodologico finalizzato al raggiungimento di obiettivi predeterminati.

Inizialmente non è importante la corretta esecuzione del gesto tecnico, ma bisogna badare

all’essenzialità del movimento che ha come obiettivo principale di far pervenire la palla al

proprio compagno. Per fare questo è necessario che il bambino conosca diversi modi di

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passare la palla e recepisca i benefici che questo movimento avrà in futuro sul gioco, sia .

nella sua globalità, sia sulle prestazioni del singolo giocatore.

Una tipologia di progressione didattica, svolta in sintonia con l’attività motoria di base e

dell’educazione delle capacità senso-percettive, per la fascia di età i 5-11 anni, è il

seguente:

• Proporre inizialmente situazioni di trattamento con la palla

• Sviluppare la capacità generale di lanciare la palla

• Curare traiettorie, direzione, precisione e forza

• Manifestare il principio delle linee di passaggio

• Stimolare e gratificare la collaborazione

2.2.3 Il tiro

L’insegnamento del tiro è basato sulla ricerca della creatività ed inventiva del bambino che

assume una posizione privilegiata nel gioco, posticipando il tecnicismo e potenziando le

capacità intellettive dei giocatori.

La metodologia di insegnamento del tiro si basa essenzialmente sulle seguenti linee guida:

• Spiegazione e dimostrazione da parte dell’Istruttore;

• Prova pratica del bambino, privilegiando le situazioni reali di gioco e le correzioni

globali, lasciando inizialmente largo margine interpretativo ai bambini.

Utilizzare palloni di diversa grandezza e peso, canestri più bassi, canestri “modificati” quali

ad esempio cerchi posti su birilli e/o grandi secchi, possono rappresentare il giusto

compromesso per abituare i piccoli atleti al tiro e lasciare che trovino il metodo a loro più

congeniale per fare centro.

I bambini devono quindi provare subito l’emozione di tirare la palla verso il canestro e

ricevere gratificazione nel fare centro. In un secondo momento si potrà introdurre qualche

elemento di tecnica per migliorare la qualità del tiro per aumentare la possibilità di far

centro.

La progressione didattica da seguire per la fascia di età 5-11 anni è:

• Sviluppare la capacità generale di lancio

• Strutturare la percezione della presa sulla palla

• Introdurre la tecnica partendo dal lanciare simmetrico

• Curare traiettorie, forza di lancio, e valutazione delle distanze

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• Consolidare la capacità di saltare con la palla in mano

• Consolidare la coordinazione gli appoggi per tirare in corsa

• Sviluppare la lateralizzazione

2.2.4 La difesa La fase difensiva richiede la capacità di anticipare gli eventi e prendere decisioni in tempi

brevi. Bisogna avere la capacità di tenere costantemente sotto controllo i cambiamenti

della situazione di gioco, per poter poi adattare le proprie risposte. Tutto questo richiede

delle abilità tecniche adeguate e che, subordinate alle scelte tattiche legate al momento

contingente di gioco, permettono una efficace azione difensiva.

Nel minibasket quanto detto non può concretizzarsi in poco tempo, in quanto il bambino

non è in grado di decidere subito cosa fare e difficilmente riesce ad avere una visione

globale di quanto avviene sul campo di gioco.

L’Istruttore deve quindi lavorare in modo globale, finalizzando inizialmente il lavoro ad

obiettivi generali che mettano subito in grado il bambino di difendere, ovvero di opporsi alla

facile realizzazione di un canestro .

E’ necessario quindi far capire ai propri bambini l’importanza del saper difendere la propria

palla quando se ne è in possesso e del provare a riconquistarla se la si perde, del saper

difendere il proprio canestro ostacolando l’azione dell’avversario.

La cosa più difficile a livello di minibasket (sia nel gioco 3 c 3, ma soprattutto nel 5 c 5 in

forma libera) è riuscire ad ottenere una distribuzione omogenea dei bambini sul campo,

che veda ciascun elemento marcare il rispettivo avversario, mantenendo questo equilibrio

nelle frequenti conversioni attacco-difesa.

La progressione didattica da seguire per la fascia di età 5-11 anni è:

• Consolidamento dell’aspetto cognitivo del gioco

• Sviluppo della mobilità laterale e in arretramento

• Strutturazione coordinazione arti inferiori e arti superiori

• Acquisizione della capacità di combinare più movimenti

2.3 Il ball-handling

Il ball-handling serve per educare e sviluppare le capacità senso-percettive del bambino

(5-6 anni), educare gli schemi motori (6-7 anni), le capacità e le abilità motorie individuali

in modo progressivo (dagli 8 agli 11 anni).

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E' importante utilizzare palle e palloni di diverso tipo, peso e forma, perché la varietà di

esercizi proposti aumenta notevolmente il bagaglio motorio individuale.

Giocare con la palla permette, inoltre, di migliorare la presa, la ricezione, la

sensibilizzazione (propriocettori) e i fondamentali individuali con palla.

Attraverso la pratica degli esercizi di ball-handling si crea una base multilaterale ampia e

valida su cui "costruire" i fondamentali (palleggio, tiro, passaggio, gioco di gambe,

posizione delle mani sulla palla); si passa progressivamente dagli schemi motori di base

(correre, lanciare, ricevere, saltare) ad abilità specifiche (palleggiare, tirare, passare,

andare a rimbalzo).

L'Istruttore deve lasciare ampio spazio alla fantasia dei bambini nell'eseguire gli esercizi di

ball-handling, deve fornire suggerimenti e consigli per quanto riguarda la tecnica esecutiva

senza correggere troppo.

OBIETTIVI a 5/6 anni la confidenza

a 7/8 anni la sicurezza a 9/11 anni l’utilizzo L’individuazione degli obiettivi deve però partire dalla piena consapevolezza dei pre-

requisiti sui quali orientare importanti momenti delle nostre lezioni.

PRE – REQUISITI Capacità senso – percettiva tattile Coordinazione oculo – manuale Vi sono inoltre aspetti metodologici e didattici ai quali fare riferimento per sviluppare al meglio il nostro programma.

METODOLOGIA D’ALLENAMENTO

5/6 anni confidenza pallone leggero pallone morbido (pallone minibasket)

pallone piccolo 7/8 anni sicurezza pallone minibasket 8/9 anni controllo palloni diversi 10/11 anni utilizzo pallone minibasket

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METODOLOGIA D’INSEGNAMENTO Libera esplorazione

Scoperta guidata Risoluzione dei problemi

Con proposte che mantengano la “palla” al centro della programmazione, possono altresì

essere stimolati e sviluppati ulteriori obiettivi, facilmente ed adeguatamente posti

all’attenzione dei bambini.

• percezione e orientamento del movimento nello spazio

• sensibilizzazione propriocettiva dei piedi

• controllo ed equilibrio del corpo e del movimento

• stimolo all’educazione delle Capacità Condizionali

• scoperta e apprendimento dei fondamentali 5/6 anni Fase dell’esplorazione

7/8 anni Fase Didattica

8/9 anni Fase di Adattamento

9/11 anni Fase di Consolidamento

2.3.1 La partita

La partita è l’ambita aspirazione dei bambini che giocano a minibasket e pertanto al

termine della lezione, normalmente si inserisce uno spazio di tempo destinato a tale

situazione di gioco e che ovviamente assumerà svariate modalità di esecuzione. La Gara

deve essere intesa come “processo” e non come “prodotto” in quanto fa parte di un

progetto formativo. Alcuni aspetti importanti della prestazione si allenano solo facendo le

partite perché non sono riproducibili durante la lezione.

Ciascuna categoria ha diversi obiettivi. Con i Pulcini si potrà gradualmente portarli a

giocare 2 c 2, con gli Scoiattoli/Libellule si arriverà a giocare fino al 3 c 3 in forma libera,

mentre con gli Aquilotti/Gazzelle si raggiungerà il 5 c 5 che rappresenta anche la

configurazione tipo di una partita di basket.

Ovviamente tali traguardi, riferiti a situazioni di gioco in forma globale e libera, dovranno

essere raggiunti gradualmente e secondo una precisa programmazione metodologica di

insegnamento.

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A seconda del gruppo (età e caratteristiche), dopo aver ben identificato il campo di gioco e

le regole di base, si partirà dall’ 1 c 1 e, passando attraverso tutte le possibili soluzioni ( 2 c

1, 2 c 2, 3 c 2, ecc….), si abitueranno tutti i bambini a giocare nello spazio e nel tempo in

collaborazione con i propri compagni, mettendo in pratica i movimenti acquisiti durante le

lezioni in situazioni reali di gioco.

3. IL MINIBASKET: EMOZIONE, SCOPERTA, GIOCO

Il Settore Federale della FIP ha creato una guida per l’insegnamento del giocosport

minibasket che parte dalle reali problematiche di ciascuna fascia di età, con l’obiettivo di

guidare i bambini all’apprendimento di abilità specifiche attraverso un percorso adatto alle

loro caratteristiche e alle loro necessità. Nella Categoria Pulcini (5-6 anni) i fondamentali di

gioco non rientrano ovviamente negli obiettivi didattici, ma l’attenzione è rivolta

sull’educazione delle capacità senso-percettive, degli schemi motori e posturali e sullo

sviluppo delle capacità di mobilità articolare, il tutto presentato sotto forma di gioco globale

e non utilizzando il metodo prescrittivo o del comando, di scarso effetto in tale fascia di età.

Nella Categoria successiva (7-8 anni, Scoiattoli), oltre a continuare il lavoro iniziato

precedentemente, si possono introdurre i primi concetti sui fondamentali di gioco,

attraverso l’insegnamento delle regole del gioco ed utilizzando giochi propedeudici per

avviare il bambino alla conoscenza dei fondamentali e delle loro combinazioni, partendo

dal metodo globale, che porterà a fine ciclo al gioco 3 c 3 in forma libera.

Infine nella Categoria Aquilotti-Gazzelle (9-10 anni), pur continuando lo sviluppo e

l’educazione delle capacità ed abilità motorie, si proseguirà nell’insegnamento dei

fondamentali e delle regole di gioco che porterà i bambini al gioco 5 c 5 in forma libera.

Gli esercizi, le gare ed i giochi presentati vengono quindi sistematizzati ed introdotti con

preciso richiamo all’emozione, alla scoperta ed al gioco

3.1 EMOZIONE: INSEGNARE IL MINIBASKET AI BAMBINI DI 5 – 6 ANNI

Per questa fascia d’età non si può parlare di insegnamento dei fondamentali, bisogna

educare e sviluppare le capacità senso-percettive, gli schemi motori e posturali, le capacità

motorie, lo spazio, il tempo e il rapporto spazio-tempo, giocando con il proprio corpo, con

piccoli attrezzi e con grandi attrezzi.

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Più gesti e movimenti l’insegnante propone, maggiormente allarga il bagaglio motorio e il

vissuto corporeo dei bambini, mettendoli in condizione di giocare meglio e di divertirsi.

I bambini a 5 anni sono in grado, anche se grossolanamente, di eseguire gli schemi motori

di base (camminare, correre, saltare, arrampicarsi,strisciare, lanciare, rotolare). A questa

età si deve iniziare ad affinarli, a migliorarne l'esecuzione.

Lo schema corporeo è scarsamente strutturato soprattutto in situazioni di movimento, da

ciò deriva che l'equilibrio statico è discreto mentre presenta difficoltà a mantenere una

direzione rettilinea e traslocazioni su superfici ristrette. Infatti egli non salta l'ostacolo ma

cerca di scavalcarlo e difficilmente riesce ad abbinare 2 o più schemi motori

contemporaneamente, per esempio correre e lanciare. Da ciò deriva, anche, una

coordinazione oculo-manuale carente soprattutto nella precisione; scarsa la capacità di

dare direzione e misura ("giusta forza") al lancio. Infatti , a questa età il bambino non lancia

ma getta in quanto c'è una scarsa coordinazione temporale dei vari gruppi muscolari che

intervengono nel lancio. L'attenzione è labile, l'interesse è momentaneo e incostante;

l'apprendimento avviene per prove ed errori e tramite la vista (80-85%) e non attraverso

spiegazioni verbali.

A 6 anni il bambino è sempre in movimento, alla ricerca di nuove esperienze. Non è

prudente, non è consapevole del pericolo. Grande capacità di riprodurre globalmente tutto

ciò che vede. E' un essere di azione e non verbale anche se è in grado di eseguire

un'azione motoria in seguito ad una semplice consegna verbale ma senza pensare ai

dettagli di esecuzione. Maggior controllo del corpo, migliora l'equilibrio anche se manca

ancora di coordinazione tra due o più movimenti combinati. Grande desiderio di

emulazione e di ricerca di gratificazione da parte dell' adulto.

A 5/6 anni non riesce a vedere le cose dal punto di vista altrui, per cui nel gioco ognuno

gioca per sé senza preoccuparsi delle regole del vicino (tutti alla fine del gioco vincono).

Periodo del gioco simbolico, il bambino crede di essere al centro dell'universo, non

esistono i bisogni degli altri. Giochi con e senza la palla per lo sviluppo degli schemi motori

di base e delle capacità senso-percettive (cinestesico,vestibolare,acustico,ottico,tattile),

cioè i pre-requisiti. evitare l'insegnamento del tiro in corsa o terzo tempo. Proposte,

inizialmente, più di rotolamento verso un'obiettivo vicino (usare le linee del campo) poi di

lanci ad obiettivi orizzontali (miglioramento della valutazione della distanza) ed a obiettivi

verticali (miglioramento della mira e della valutazione della direzione). Obiettivi di grandi

dimensioni (cerchi del campo) e/o lanci con lo scopo di superare una linea posta a x metri

(linea anche obliqua al fine di valutare autonomamente la propria capacità di lancio). Uso

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di canestri più bassi (Utilbasket), di palloni più piccoli e lanci prima frontali poi laterali (più

facili) giochi di breve durata (5'-6') con spiegazioni di facile comprensione, veloci e con

regole semplici. Proposte globali, tramite giochi, creare situazioni problema e non soluzioni

da ricordare. La correzione avviene attraverso la variazione del compito motorio e con frasi

positive L'istruttore deve saper dimostrare ogni gesto e poi lasciare al bambino la libera

interpratazione motoria. Dare tanto tempo al bambino per poter familiarizzare con la nuova

abilità motoria, con il fondamentale, quindi tante proposte: "bambino + palla" perchè deve

prendere confidenza con il gesto da apprendere (evitare gare individuali ed a squadre,

durante la fase della coordinazione grezza o esplorativa) giochi di movimento e di breve

durata. Fare molta assistenza ed avere un atteggiamento "attivo" in palestra (essere

sempre attenti ed osservare tutto) e non "passivo" cioè far eseguire la proposta ed

attendere lo scorrere del tempo. Dimostrare ogni proposta in modo globale, spiegazione

anche durante l'esecuzione sia dell' istruttore che dei bambini. aumentare la difficoltà delle

proposte anche combinando due schemi motori di base senza tener conto della precisione

(correre+lanciare). L'istruttore deve parlare al bambino in modo positivo, durante

l'esecuzione della proposta sia per gratificarlo sia per "correggerlo ("bravo, stai

palleggiando bene!" "grande tiro, ma adesso prova a ..." "bene, adesso proviamo a...") .

Lasciare molto spazio alla fantasia, alla libera interpretazione del gesto motorio arrivare a

giocare al massimo, 1c1 in forma globale (non ha senso giocare 2c2,3c3 etc... perdita di

tempo dal punto di vista tattico). Giochi senza squadre ed al max a squadre con interventi

in successione (staffette). Percorsi liberi per sviluppare la fantasia. Giochi "bambino +palla"

aumentando anche il carico percettivo.

Una componente molto importante, è la musica. I bambini, a 5-6 anni, vogliono ascoltare

delle musiche, ma soprattutto delle filastrocche ed impararle.

Questa fase viene indicata metodologicamente come la fase dell’emozione, perché

l’istruttore dovrà coinvolgere e conquistare i bambini creando il contesto educativo e

didattico adatto, utilizzando racconti, fiabe e storie fantastiche per proporre i giochi e le

gare.

3.2 SCOPERTA: INSEGNARE IL MINIBASKET AI BAMBINI DI 7 – 8 ANNI

A partire dalla categoria Scoiattoli è possibile inserire nel programma tecnico-didattico

l’insegnamento delle regole di gioco del Minibasket, dei fondamentali e delle loro

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combinazioni, sempre partendo dal metodo globale per poi passare ad analizzare, educare

e sviluppare le diverse situazioni che si manifestano in campo durante la fase di gioco.

A 7/8 anni i bambini incontrano la palla come riferimento importante e costante, anche se

non unico, della propria attività quotidiana ; giocano con i 4 fondamentali di riferimento, e

giocano a comprendere il significato di ciò che stanno cominciando a fare.

A questa età le capacità coordinative aumentano notevolmente, il bambino riesce a

controllare meglio i gesti e i movimenti, li trasforma, vuole eseguire esercizi e giochi

interessanti e divertenti. Non è in grado di correggersi da solo, ma l’insegnante non deve

correggerlo troppo spesso, è in grado di accettare nuovi problemi da risolvere (dal

semplice al difficile), passa dal gioco di esplorazione e di imitazione al gioco di regole. Non

gradisce esercizi e giochi troppo lunghi e noiosi, preferisce giochi brevi e intensi, è in grado

di apprendere nuove abilità motorie e di perfezionare quelle già possedute, in quanto è più

attento e concentrato.

Bisogna continuare ad educare e sviluppare gli schemi motori di base (perfezionandoli), in

modo che progressivamente possano essere trasformati in abilità motorie specifiche,

attraverso l’educazione e lo sviluppo delle capacità motorie.

A differenza dei bambini più piccoli, il bambino a 8 anni ha come caratteristica principale la

socialità, amando in tal senso giocare con gli altri e confrontarsi in competizioni di tiro e

partite. L’insegnamento dei fondamentali, deve essere proposta sotto forma di ball-

handling individuale e di gruppo e poi sotto forma di gioco e di gara. Si passerà poi ad

esercizi-gioco più specifici, dove a piccole dosi inserire l’uso dei vari fondamentali

inserendo gare di tiro, palleggio e passaggio da eseguire sia sul posto che in movimento,

anche ad eliminazione per stimolare la competizione.

I bambini in questa fase che definiamo della scoperta, capiscono che con la palla possono,

palleggiare, passare e tirare, e che cercheranno di muoversi senza palla in attacco per

riceverla e di entrarne in possesso in difesa rubandola agli avversari, il tutto in forma

globale, acquisendo progressivamente le regole del gioco.

I bambini nella fase della scoperta devono conoscere lo spazio a disposizione per giocare,

devono capire cosa fare in campo prima di eseguire un gesto o un movimento, devono

poter decidere autonomamente cosa fare ed essere sicuri di quello che fanno, la tecnica

deve essere insegnata un poco alla volta e le regole devono essere apprese giocando.

L’apprendimento progressivo dei fondamentali viene supportato dall’adeguatezza delle

proposte ed in tal senso è importante utilizzare situazioni di soprannumero che facilitano

tale acquisizione graduale.

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L’obiettivo è quello di insegnare le regole del gioco, insegnare a tirare da fermo ed in

corsa, a passare la palla in vari modi, a cercare gli “spazi vuoti”, a frapporsi tra l’avversario

ed il canestro e infine di arrivare a farli giocare 3 contro 3 in forma libera, a tutto campo su

campi da gioco di forma ridotta.

3.3 GIOCO: INSEGNARE IL MINIBASKET AI BAMBINI DI 9 – 10 ANNI

Il bambino In questa fascia di età riesce ad anticipare mentalmente i movimenti che deve

eseguire e riesce anche a controllarne l’esecuzione, costruendo programmi motori sempre

più adeguati ai compiti da risolvere. La mobilità articolare e le capacità coordinative sono

estremamente allenabili in quanto sufficientemente strutturate, le capacità condizionali

possono essere strutturate e, quindi, possono essere allenate.

A 10 anni il bambino capisce che per giocare meglio deve giocare con gli altri, passa dal

pensiero concreto a quello astratto, vuole migliorarsi continuamente, è più sicuro, vuole

apprendere gesti, movimenti e tecniche esecutive nuove, imita il campione preferito.

E’ più attento al giudizio dei compagni, comincia a fortificare la propria autostima e cerca

l’integrazione con il gruppo di appartenenza, con il quale condividere vittorie e sconfitte.

Quindi, sulla base del lavoro svolto in precedenza, si potranno migliorare i movimenti legati

ai fondamentali di gioco, ricorrendo a correzioni più analitiche sui movimenti di base,

partendo comunque da situazioni globali di gioco.

Il bambino dovrà saper eseguire i singoli fondamentali, le loro combinazioni ed in ultimo

concretizzarle in situazioni di partita, dove l’emozione, la mutabilità delle circostanze di

gioco ( nello spazio e nel tempo), mettono a dura prova le abilità dei bambini se queste

sono state acquisite esclusivamente in situazioni didattiche e poco dinamiche e quindi non

sfruttabili in partita.

A questa età si deve sviluppare la capacità di utilizzare ciò che si è scoperto ed appreso

nella fase precedente, alternando proposte globali (giochi, situazioni di 1 c 1, 2 c 2, 3 c 3, e

di soprannumero e di sottonumero in forma libera) a proposte analitiche che nascano dal

gioco, per dare ai bambini mezzi e strumenti per capire il “senso del gioco”.

L’obiettivo finale è di sviluppare nei bambini la capacità di gioco e di scelta e quindi di

discriminare le proprie azioni in funzione delle situazioni di gioco.

Solo dopo aver raggiunto questi obiettivi, ovvero aiutare i bambini a divenire giocatori

pensanti rispetto al gioco-sport minibasket, si potrà approfondire la tecnica e rendere i gesti

sempre più automatici ed economici.

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PROBLEMATICHE

La difficoltà che vive ora l’idea di educazione del bambino attraverso l’attività motoria e

l’esperienza di giocosport, la cultura del risultato ad ogni costo, nella vita come nello sport,

sta producendo modelli di riferimento esageratamente competitivi, purtroppo anche

nell’attività pre-sportiva giovanile, esasperando troppo spesso i toni legati al confronto ed

all’antagonismo piuttosto che al gioco ed alla sua natura, negando in tal modo ai bambini la

possibilità di misurare le capacità ed abilità individuali confrontandole con quelle degl’altri.

Spesso si sente affermare che l’attività sportiva realizzata dai campioni (metodi e mezzi di

allenamento) possa essere facilmente trasferita nell’attività giovanile in una forma

semplicemente meno intensa e meno forzata (concezione sportiva)

Non vi è ancora in educazione motoria una cultura acquisita sulla preparazione della

lezione, molta più attenzione viene data agli addetti ai lavori alla preparazione di un

allenamento con atleti evoluti, ma il presupposto è concettualmente sbagliato: sono i piccoli

che hanno bisogno di attenzione, sono loro che necessitano della meticolosa e puntigliosa

professionalità dell’istruttore.

Spesso l’istruttore si ritrova in palestra con numeri di bambini molto grandi, anche oltre le

20 unità, di conseguenza non è sempre facile proporre dei giochi che coinvolgano tutti

limitando i tempi morti. I grandi giochi collettivi in palestra sono quindi, per gli istruttori, uno

dei problemi di più difficile soluzione.

L’istruttore dovrebbe sempre riflettere sul proprio lavoro voltandosi spesso indietro per

ripensare, rivedere e analizzare il proprio operato ; dovrebbe impegnarsi per creare

sempre nuovi giochi e cercare nuove proposte per i propri bambini, evitando di imboccare

quella strada ad “imbuto” che porta alla ripetitività, alla monotonia, allo scopiazzare qua e

là, (nel migliore dei casi), senza nemmeno chiedersi per chi e a che cosa serva questo o

quell’esercizio.

Il non rispettare le tappe evolutive, l’avere sempre troppa fretta, il provocare ansia e stress,

il voler vincere a tutti i costi, il ricercare la prestazione finalizzata alla popolarità sociale,

vissuta in un modo troppo spesso ossessivo, determina una mistificazione del rapporto con

lo sport, che non produce altro che abbandoni, fallimenti, frustrazioni e spesso

disadattamento.

Molti bambini abbandonano il minibasket, perché perdono il piacere di imparare, di

migliorare o, perché l’istruttore non li gratifica quando, a prezzo di duri sforzi, avevano

raggiunto un risultato per loro molto importante.

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PROBLEMATICHE A 5 – 6 ANNI

I bambini di 5 – 6 anni sempre più spesso arrivano in palestra dopo il famoso “tempo

pieno” a scuola, ovvero dopo circa otto ore di permanenza in un’aula e dopo essersi alzati

presto la mattina.

Naturalmente il problema principale è legato al fatto che i bambini sono profondamente

diversi e diversamente motivati, hanno difficoltà a cooperare e giocare insieme (se non a

piccoli gruppi), alcuni sono iper attivi, altri devono essere trascinati nel gioco.

Molti bambini che giocano a Minibasket non sanno correre, saltare, lanciare,

ricevere, non sanno mantenere l’equilibrio, non hanno coordinazione, non sanno

orientarsi nello spazio e nel tempo ed infine non sanno assumere delle decisioni perché

l’Istruttore suggerisce loro ogni movimento, a volte errato.

Questo perché “con troppo frequenza diamo ai bambini soluzioni da ricordare piuttosto che

problemi da risolvere” (R. Lewin)

PROBLEMATICHE A 7 – 9 ANNI

7- 9 anni bisogna affrontare le problematiche legate alla disomogeneità inevitabilmente

presenti, soprattutto in termini di diverse capacità motorie di base, ma anche di capacità

coordinative e condizionali. Molti bambini provengono dalla categoria Pulcini, ma sempre

più spesso arrivano bambini di 7 anni provenienti da altre esperienze, tra le quali

primeggia il nuoto, ma che appaiono in evidenti difficoltà di coordinazione e motricità di

base. Molti, nuoto a parte, non giocano ne a scuola ne in giardino e pertanto privi di quelle

esperienze motorie previste nel programma della categoria Pulcini (di qualunque gioco-

sport si tratti) , hanno difficoltà iniziali ad integrarsi con i compagni, soprattutto con quelli

che a soli 8 anni hanno “ già ” 4 anni di Minibasket, sono dotati di adeguata capacità di

gioco e magari indossano la maglia del campione preferito e tentano già di imitarne i

movimenti!!

PROBLEMATICHE A 10 – 11 ANNI

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Dagli 10-11 anni in avanti, un fattore di stress può essere legato al forte bisogno che

l’adolescente ha di conquistare la stima del gruppo.

In questo periodo diventa importante essere bravi e vincenti, soprattutto nel rapporto con i

coetanei; un rapporto questo che, in questo periodo, è sempre molto competitivo.

Per il ragazzo la gara non significa solo vincere o perdere per se stesso e fare bella figura

diviene drammaticamente importante per definire il proprio ruolo all’interno del gruppo

(leader, gregario).

Spesso in questo periodo, a causa delle modificazioni strutturali, fisiche, neurovegetative,

si possono registrare cadute di rendimento legate alla perdita degli aspetti motori

coordinativi già conseguiti.

E’ questo il periodo definito “della ristrutturazione delle capacità motorie”.

Non bisogna anticipare i tempi di sviluppo delle capacità e abilità motorie, non bisogna

pretendere prima del tempo i risultati, bisogna rispettare i tempi e i ritmi di apprendimento,

quindi l’istruttore deve avere pazienza, deve saper aspettare.

E’ importante conoscere il periodo delle fasi sensibili, in modo che il lavoro sia corretto,

progressivo e finalizzato agli obbiettivi che si vogliono raggiungere. Bisogna evitare:

• Di anticipare i tempi e pretendere prima del tempo prestazioni ottimali senza che

esistano i presupposti per poterle raggiungere.

• Di automatizzare precocemente i gesti e i movimenti

• Di specializzare anticipatamente i gesti e le posizioni in campo

Allenamenti troppo frequenti, monotoni, ripetitivi, faticosi, la mancanza di tempo libero per

uscire con gli amici per svagarsi, le partite, i rimproveri, provocano nei giovani giocatori

stati ansiogeni: tutto ciò può creare difficoltà che spesso sfociano nell’abbandono

dell’attività sportiva (drop out).

PRLOBLEMATICHE DEL L’ AGONISMO

A livello infantile è importante comprendere come lo sport per il bambino troppo spesso

assuma significati che vanno al di là di ciò che è veramente l’attività sportiva.

Una eccessiva insicurezza in se stesso, condiziona fortemente il bambino davanti alla

gara.

Il bambino non pensa che potrebbe vincere, ma è terrorizzato soprattutto dall’idea della

sconfitta e di conseguenza tende a giocare soprattutto per non perdere, perché

tendenzialmente pensa sempre che l’avversario sia superiore a lui.

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La paura di non riuscire e la mancanza di fiducia delle proprie possibilità, rappresentano un

fattore di stress molto importante.

Molto spesso anche i genitori del bambino che pratica lo sport, possono avere delle

responsabilità sul come il figlio vive la realtà sportiva, in quanto trasferiscono su di lui, le

proprie motivazioni allo sport.

Il genitore troppo interessato al successo del figlio, è quasi sempre colui che si identifica

nell’esperienza sportiva del bambino, al punto che la vittoria o la sconfitta del figlio

diventano la propria vittoria o la propria sconfitta.

Tutto ciò crea una situazione di grave tensione, prima e durante la gara e le problematiche

di ansia in situazioni di questo tipo sono molto frequenti.

Quando la Società Sportiva e i dirigenti considerano il bambino un mezzo per conquistare

dei trofei o delle vittorie, quando il tecnico considera il bambino solo uno strumento per

dimostrare il suo valore, allora nascono i guai e il bambino non è in grado di vivere

serenamente la sua esperienza sportiva.

Soprattutto nella fascia di età che va dai 6 agli 11-12 anni, queste problematiche sono

molto importanti, perché è in questo periodo che il bambino ricerca, nella sua esperienza

sportiva, soprattutto la gratificazione di quella che viene definita la motivazione ludica: il

gioco.

A quest’età bisogna giocare allo sport, non praticare lo sport!

MINIBASKET E SCUOLA

La scuola è il bacino di utenza più grande nel quale si deve diffondere una corretta cultura

ludico-motoria e pre-sportiva.

I dati ISTAT e C.O.N.I. affermano che è alta la percentuale dell'abbandono sportivo dopo i

12-13 anni, che poche sono le ragazze che praticano attività sportiva, che altissima è la

percentuale di bambini e bambine sovrappeso (errata cultura alimentare), che poco è il

tempo dedicato a scuola per l'educazione ludico-motoria e sportiva, in rapporto agli altri

apprendimenti culturali.

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In Italia, l'educazione ludico-motoria e sportiva è poco considerata a scuola. Solo

ultimamente la Scuola si è completamente aperta all'educazione ludico-motoria e sportiva

per tutti (Convenzione C.O.N.I.-M.P.I. 1997, C.M. n. 466),

La scuola deve educare al rispetto delle norme (giustizia, libertà, regole strutturate ed

aperte, divertimento, gioco, sport, motivazioni) e deve propagandare una cultura ludico

motoria e sportiva corretta, giusta, sana, educativa, che serva per far vivere meglio il

bambino.

Si è partiti dalla scuola d'Infanzia (periodo molto importante per gettare le basi di una

corretta educazione motoria di base), per arrivare progressivamente alla Scuola

Elementare, dove si deve creare una corretta alfabetizzazione motoria, per poi passare alla

scuola secondaria di I e II grado (avviamento allo sport e pratica sportiva).

Svolgere attività motoria chiaramente finalizzata significa, perciò, utilizzare un linguaggio

specifico che, come gli altri linguaggi, consente di esprimere l’interiorità individuale, di

realizzare i propri intenti comunicativi e di interagire con gli altri.

Nel movimento finalizzato rientra il gioco sport minibasket.

Almeno per la scuola elementare, il minibasket non può essere concepito come

specializzazione precoce di un attività sportiva, ma deve rimanere, in ogni singola

manifestazione, possibilità gioiosa di misurare l’efficienza della propria corporeità,

situazione organizzativa in cui il singolo realizza l’integrazione nel gruppo e apprezza il

contributo degli altri per esprimere completamente le sue potenzialità.

Dal 1995, il Minibasket, si identifica nella scuola elementare. E’ una delle attività più

consigliate nel periodo dell’età evolutiva che va dai 5 ai 10 anni. I bambini passano, in

questo periodo, con gradualità e naturalezza dal movimento al gioco, dalla corsa agli scatti,

dai comuni lanci della palla al palleggio, passaggio e tiro.

Il Minibasket si adatta molto bene al bambino e costituisce un’attività motoria divertente,

compensativa, addestrativa e competitiva, dove l’agonismo deve essere vissuto come

voglia di confrontarsi, di vincere e verificare il proprio valore.

E’ importante presentare il minibasket come un gioco tra i giochi, così come il bambino che

studia italiano, aritmetica, storia, geografia, da grande non necessariamente diventerà uno

scrittore, uno storico, un matematico, così giocando a Minibasket non necessariamente

diventerà un cestista,

Il minibasket dovrà essere, quindi, un grado preparatorio a scelte che il bambino, diventato

ragazzo e poi fanciullo, farà successivamente, in modo del tutto libero e secondo le sue

spinte motivazionali.

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Insegnare il minibasket a scuola non è semplice in quanto l’insegnante si trova a dover

operare a classi eterogenee dove le diversità motorie sono notevolmente accentuate,

inoltre si deve tener conto che quasi tutte le scuole hanno bambini diversamente abili e

bambini stranieri dove bisogna soprattutto programmare il lavoro per loro facilitando

l’inserimento al gioco sport minibasket.

Bisogna utilizzare una metodologia includente, semplificando al massimo i compiti per

permettere a tutti di potersi esprimere. Stabilire obiettivi minimi, raggiungibili da tutti e dare

la priorità al coinvolgimento e alla sperimentazione da parte dei bambini. La scoperta e il

gioco sono prioritari e devono essere sostenuti con l’emozione di una attività nuova e

divertente.

La F.I.P. per facilitare il compito degli insegnanti ha elaborato un minibasket adattato per le

scuole chiamato easy basketball.

La proposta “Easy Basketball” viene intesa come modalità di presentazione

del Minibasket e della Pallacanestro in ambito specificatamente scolastico,

con metodologia e didattica d’insegnamento “facilitate”, al fine di creare i presupposti

per un più facile, graduale ed immediato approccio alle modalità di gioco.

CONCLUSIONI

Nel Minibasket è importante insegnare i fondamentali di gioco partendo da una situazione

globale (1 c 1, 2 c 2, 3 c 3, 5 c 5), osservare il gioco ed estrapolare ciò che deve essere

perfezionato, per poi ritornare alla situazione globale (metodo globale-analitico-globale).

Per poter fare questo, è importante che il bambino venga messo in grado di conoscere il

proprio corpo, lo spazio, il tempo, le regole, il regolamento, i compagni, gli avversari.

Non si devono costruire bambini robot o automi, ma persone pensanti, creative, che

possano sbagliare, che possano perfezionare in modo progressivo la loro capacità di

gioco.

E’ importante che il bambino percorra bene tutte le tappe evolutive. E’ necessario, quindi,

definire l’entità e la frequenza dei carichi da somministrare, mirando non tanto allo sviluppo

immediato della prestazione, quanto piuttosto ad una graduale crescita tecnica e sportiva.

Occorre rispettare i ritmi e le fasi dell’apprendimento, gli Istruttori devono essere

competenti e non devono conoscere solo le tecniche esecutive e gli esercizi da proporre,

ma devono conoscere altresì gli effetti che i carichi di lavoro (durata, intensità, ripetizioni)

producono.

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Non abbiamo solo bisogno di futuri grandi atleti, ma anche di atleti a tutti i livelli, di

Istruttori, Allenatori, di pubblico intelligente.

Un imperativo importante per gli educatori è quello di ridare al gioco un posto centrale nella

formazione dei bambini, dei ragazzi e degli adolescenti!.

E' molto importante, quindi, fare in modo che tutte le Agenzie Educative che ruotano

attorno al mondo del bambino (Famiglia, Scuola, Società Sportiva), avvicinino nel modo

migliore e il più corretto possibile, i bambini, all'educazione motoria, al gioco e allo sport,

creare una larga base di bambini/e, ragazzi/e innamorati, del gioco-sport che oltre a non

impedire l'emergere di individualità particolarmente dotate, ha il pregio di non diffondere

frustrazione e di creare una base di praticanti entusiasti,.

Giocando tale obbiettivo si realizza ancora meglio, giocando e divertendosi i bambini

trovano risposta e sicurezza in se stessi, giocando provano a diventare grandi.

Ecco quindi una prima risposta al perché insegnare minibasket da educatori ed il perché

insegnarlo attraverso il gioco.