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Bimestrale di astronomia Anno XXXVII Marzo-Aprile 2011 Organo della Società Astronomica Ticinese e dell’Associazione Specola Solare Ticinese 212 Meridiana

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Bimestrale di astronomiaAnno XXXVII Marzo-Aprile 2011

Organo della Società Astronomica Ticinese e dell’Associazione Specola Solare Ticinese

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Meridiana

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RESPONSABILI DELLE ATTIVITÀ PRATICHEStelle variabili:A. Manna, La Motta, 6516 Cugnasco(091.859.06.61; [email protected])Pianeti e Sole:S. Cortesi, Specola Solare, 6605 Locarno(091.756.23.76; [email protected])Meteore:B. Rigoni, via Boscioredo, 6516 Cugnasco(079-301.79.90)Astrometria:S. Sposetti, 6525 Gnosca (091.829.12.48;[email protected])Astrofotografia:Dott. A. Ossola, via Ciusaretta 11a, 6933 Muzzano(091.966.63.51; [email protected])Strumenti:J. Dieguez, via Baragge 1c, 6512 Giubiasco(079-418.14.40; [email protected])Inquinamento luminoso:S. Klett, ala Trempa 13, 6528 Camorino(091.857.65.60; [email protected])Osservatorio “Calina” a Carona:F. Delucchi, Sentée da Pro 2, 6921 Vico Morcote(079-389.19.11; [email protected])Osservatorio del Monte Generoso:F. Fumagalli, via alle Fornaci 12a, 6828 Balerna([email protected])Osservatorio del Monte Lema:G. Luvini, 6992 Vernate (079-621.20.53)Sito Web della SAT (http://www.astroticino.ch):M. Cagnotti, Via Tratto di Mezzo 16a, 6596 Gordola(079-467.99.21; [email protected])Tutte queste persone sono a disposizione dei soci edei lettori di “Meridiana” per rispondere a domande

sull’attività e sui programmi di osservazione.

MAILING-LISTAstroTi è la mailing-list degli astrofili ticinesi, nellaquale tutti gli interessati all’astronomia possonodiscutere della propria passione per la scienza delcielo, condividere esperienze e mantenersi aggiorna-ti sulle attività di divulgazione astronomica nel CantonTicino. Iscriversi è facile: basta inserire il proprio indi-rizzo di posta elettronica nell’apposito form presentenella homepage della SAT (http://www.astroticino.ch).L’iscrizione è gratuita e l’email degli iscritti non è dipubblico dominio.

CORSI DI ASTRONOMIALa partecipazione ai corsi dedicati all’astronomia nel-l’ambito dei Corsi per Adulti del DECS dà diritto ai socidella Società Astronomica Ticinese a un ulterioreanno di associazione gratuita.

TELESCOPIO SOCIALEIl telescopio sociale è un Maksutov da 150 mm diapertura, f=180 cm, di costruzione russa, su unamontatura equatoriale tedesca HEQ/5 Pro munita diun pratico cannocchiale polare a reticolo illuminato esupportata da un solido treppiede in tubolare di accia-io. I movimenti di Ascensione Retta e declinazionesono gestiti da un sistema computerizzato(SynScan), così da dirigere automaticamente il tele-scopio sugli oggetti scelti dall’astrofilo e semplificaremolto la ricerca e l’osservazione di oggetti invisibili aocchio nudo. È possibile gestire gli spostamentianche con un computer esterno, secondo un determi-nato protocollo e attraverso un apposito cavo di colle-gamento. Al tubo ottico è stato aggiunto un puntatorered dot. In dotazione al telescopio sociale vengonoforniti tre ottimi oculari: da 32 mm (50x) a grandecampo, da 25 mm (72x) e da 10 mm (180x), con bari-letto da 31,8 millimetri. Una volta smontato il tubo otti-co (due viti a manopola) e il contrappeso, lo strumen-to composto dalla testa e dal treppiede è facilmentetrasportabile a spalla da una persona. Per l’impiegonelle vicinanze di una presa di corrente da 220 V è indotazione un alimentatore da 12 V stabilizzato. È poipossibile l’uso diretto della batteria da 12 V di un’au-tomobile attraverso la presa per l’accendisigari.Il telescopio sociale è concesso in prestito ai soci chene facciano richiesta, per un minimo di due settimaneprorogabili fino a quattro. Lo strumento è adatto acoloro che hanno già avuto occasione di utilizzarestrumenti più piccoli e che possano garantire serietàd’intenti e una corretta manipolazione. Il regolamentoè stato pubblicato sul n. 193 di “Meridiana”.

BIBLIOTECAMolti libri sono a disposizione dei soci della SAT edell’ASST presso la biblioteca della Specola SolareTicinese (il catalogo può essere scaricato in formatoPDF). I titoli spaziano dalle conoscenze più elemen-tari per il principiante che si avvicina alle scienze delcielo fino ai testi più complessi dedicati alla raccolta eall’elaborazione di immagini con strumenti evoluti.Per informazioni sul prestito, telefonare alla SpecolaSolare Ticinese (091.756.23.76).

QUOTA DI ISCRIZIONEL’iscrizione per un anno alla Società AstronomicaTicinese richiede il versamento di una quota indivi-duale pari ad almeno Fr. 30.- sul conto correntepostale n. 65-157588-9 intestato alla SocietàAstronomica Ticinese. L’iscrizione comprende l’abbo-namento al bimestrale “Meridiana” e garantisce i dirit-ti dei soci: sconti sui corsi di astronomia, prestito deltelescopio sociale, accesso alla biblioteca.

SOCIETÀ ASTRONOMICA TICINESEwww.astroticino.ch

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N. 212 (Marzo-Aprile 2011)

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Editoriale

In questo numero l’Astronotiziario segna un nuovo record: ben 17pagine, grazie al contributo di nuovi collaboratori. Ricordo che ametà degli Anni Novanta queste erano quasi la totalità delle pagi-ne di un numero di "Meridiana". Ora le abbiamo in media triplica-te… e tenete conto che il direttore ha decurtato questo numero diben 12 pagine (!) inizialmente previste. "Teniamone un po’ pertempi più grami", sono le mie prudenti parole. Pensiero non condi-viso da altri in redazione. Ora il problema della nostra rivista non èpiù quello di arrivare a un numero decoroso di pagine, ma secon-do me quello di “non "volare troppo alto” con i contenuti di caratte-re scientifico. Ricordo che il nostro lettore medio non è uno specia-lista: in buona parte non è magari nemmeno socio della SAT.Comunque ci ripetiamo: che cosa ne pensano i lettori di"Meridiana" del "nuovo corso" della nostra rivista? Ci farebbemolto piacere conoscere il vostro parere.

Redazione:Specola Solare Ticinese6605 Locarno MontiSergio Cortesi (direttore), Mi cheleBianda, Marco Cagnotti, PhilippeJetzer, Andrea MannaCollaboratori:A. Cairati, S. Fracchia, M. Gatti,M.L. Mazzucchelli, G. Sanvitale,V. Schemmari, A. SignoriEditore:Società Astronomica TicineseStampa:Tipografia Poncioni SA, LosoneAbbonamenti:Importo minimo annuale:Svizzera Fr. 20.-, Estero Fr. 25.-C.c.postale 65-7028-6(Società Astronomica Ticinese)La rivista è aperta alla colla bo ra zio ne deisoci e dei lettori. I lavori inviati sarannovagliati dalla redazione e pubblicati secondolo spazio a disposizione. Riproduzioni par-ziali o totali degli articoli sono permesse,con citazione della fonte.Il presente numero di “Meridiana” èstato stampato in 1.100 esemplari.

Copertina

Il best fit del profilo di Vibilia elaborato dall astronomo EricFrappa di Euraster. A pagina 34 l’articolo dedicato alla campa-gna di osservazione dell’occultazione asteroidale alla qualehanno partcipato anche molti astrofili della SAT. (Fonte:http://www.euraster.net/results/2011/index.html#0125-144)

SommarioAstronotiziario 4Storia di un pendolo 22I numeri del Sole 27Eclisse parziale, sfida totale 30La meraviglia di Vibilia 34L’attività della SAT nel 2010 39Verbale dell’Assemblea della SAT 43Rapporto sulle occultazioni asteroidali 46Astroquiz 48Con l’occhio all’oculare… 51Bando di concorso 53Effemeridi da marzo a maggio 2011 54Cartina stellare 55

La responsabilità del contenuto degli articoli è esclusivamente degli autori.

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Ghiacciai e temperatura

Che i ghiacci si stanno sciogliendo si sa. Esi sa pure che, molto probabilmente, la colpa èdelle emissioni di gas serra nell'atmosfera daparte dell'uomo che fanno alzare la temperaturamedia del globo. Ciò che il grande pubblico nonsapeva, e che anche gli esperti sottovalutavano,è che lo scioglimento dei ghiacciai non è solouna conseguenza del riscaldamento globale madiventa addirittura una delle cause. L'af -fermazione sorprende un po', ma è il risultato diuno studio condotto da un team di università ecentri di ricerca statunitensi e basato su dati rac-colti tra il 1979 e il 2008.

La superficie terrestre riceve gran partedell'energia dal Sole sotto forma di radiazione.La parte che riesce ad attraversare l'atmosfera eraggiunge la superficie terrestre viene utilizzatadagli esseri viventi e soprattutto scalda gli stratibassi dell'atmosfera e infine le terre emerse e imari. Ma, se questi sono coperti di ghiaccio oneve, allora si ha un'alta percentuale di radiazio-ne riflessa, detta albedo, che viene rimandataindietro fino a uscire dal sistema Terra. In unagiornata di Sole sulla neve si può rimanere abba-gliati: la luce è l'unica parte della radiazioneriflessa che i nostri occhi possono vedere. Gliscienziati chiamano criosfera l'insieme dellezone del nostro pianeta coperte da acqua allo

a cura diMarco Cagnotti

Il ritiro dei ghiacci lascia scoperti il terreno e l'acqua (Cortesia: M.L. Mazzucchelli)

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Astronotiziario

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stato solido, cioè ghiaccio o neve. Ha una gran-de albedo ed è importantissima nel bilancio ter-mico della Terra perché, come un grande ther-mos, isola la superficie sottostante impedendoche si scaldi.

Ma i ricercatori del team statunitensehanno trovato che la criosfera ultimamente nonraffredda più come 30 anni fa. Dal 1979 al 2008satelliti della NASA hanno rilevato la quantità dienergia riflessa da alcune importanti zone dellacriosfera. I dati sono stati rielaborati prendendo

in considerazione l'emisfero settentrionale, per-ché lì si trovano grandi aree, anche continentali,coperte da ghiacci e nevi stagionali. E i risultatihanno mostrato una riduzione dell'albedo com-plessiva.

Il che si poteva immaginare. Negli ultimi 30anni la temperatura media nel nostro emisfero èaumentata di 0,7 gradi. I ghiacciai sui continentisi sono ritirati e le precipitazioni nevose sonodiminuite. In più, soprattutto durante i mesi framaggio e luglio, parti della calotta polare si sciol-

La diversità di albedo gioca un ruolo importante nel riscaldamento globale.(Cortesia M. Parvis/M.L. Mazzucchelli)

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gono lasciando scoperto il mare sottostante eformando grandi pozze sulla superficie dellabanchisa. Invece di essere rispedita nell'atmo-sfera, l'energia del Sole viene assorbita dal terre-no o dall'acqua e aumenta il riscaldamento dellaTerra.

Proprio qui sta la vera scoperta, pubblica-ta in un articolo su "Nature Geoscience". Il con-tributo al riscaldamento da parte della riduzionedell'albedo è sempre stato considerato margina-le, ma secondo questi studi non è così. KarenShell, scienziata della Oregon State University euna delle autrici della ricerca, è chiara: "La quan-tità di energia assorbita in più dalla Terra per viadella riduzione della criosfera equivale circa al30 per cento del surplus di energia acquistato acausa dell'immissione dei gas serra dall'iniziodell'era industriale a oggi". Insomma il fenomenonon può essere trascurato, in particolare neimodelli che cercano di simulare l'andamentodelle temperature nei prossimi anni.

In realtà non è facile dire in che terminiquesto processo possa influire sul riscaldamen-to globale, perché anche un piccolo aumento ditemperatura dovuto ad altri fattori potrebbeautoalimentarsi per via dello scioglimento dellacriosfera. Mark Flanner, professore dell'Univer -sità del Michigan e membro del team di ricerca,precisa questo fatto: "Le nostre analisi indicanoche l'apporto dato dal fenomeno è almeno duevolte più importante di quello che hanno previsto

gli altri modelli. Il risultato è che il clima dellaTerra può diventare più sensibile all'incrementodell'anidride carbonica nell'atmosfera e alle altreperturbazioni".

Nella complessità del sistema climatico levariabili in gioco sono numerosissime e non èfacile calcolare con precisione gli effetti portati daogni singola perturbazione. In più i processi inatto sono spesso intimamente connessi. Presisingolarmente sembrano poco importanti ma inun contesto globale risultano decisivi. Così ci simuove tramite modelli che tentano di approssi-mare sempre meglio la situazione reale: siaggiungono particolari e si cerca una maggiorprecisione nelle analisi dei singoli fattori.

I ricercatori impegnati nello studio afferma-no che i 18 modelli tenuti in considerazionedall'Intergovernmental Panel on Climate Change(IPCC), l'organismo internazionale delle NazioniUnite che monitora il riscaldamento globale,sono inadeguati perché sottovalutano notevol-mente l'influenza della riduzione dell'albedo."Mentre i modelli attuali sottostimano i cambia-menti della criosfera nell'emisfero settentrionale,quest'anno saranno rilasciati nuovi modelli cheforniranno una migliore interpretazione dei con-tributi dei ghiacci e delle nevi. E il nostro contri-buto aiuterà gli studiosi nella comprensione dellariduzione dell'albedo e della criosfera nel futuro",conclude Karen Shell. (M.L.M.)

Coriolis prima di Coriolis

Fare una scoperta scientifica cercando didimostrare la falsità di uno dei più importanticapisaldi della fisica classica: sembra strano, maè accaduto. L'autore del "misfatto" è GiovanniBattista Riccioli, scienziato e gesuita vissutonella prima metà del Seicento. A rinvenire la sco-perta, invece, il fisico Cristopher Graney, del

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Jefferson Community and Technical College, nelKentucky, in un articolo pubblicato su arXiv.

Graney ha tradotto dal latino l'Almagestumnovum, astronomiam veterem novamque com-plectens: l'opera in cui Riccioli, fiero sostenitoredel sistema geocentrico, cerca di dimostrare, trale altre cose, che la Terra è ferma. Ebbene, neltentativo di confutare le argomentazioni eliocen-triste, lo scienziato gesuita è incappato in quellache sembra essere una prima formulazione dellaforza di Coriolis.

Nella sua opera, Riccioli propone 77 argo-menti a sostegno dell'immobilità terrestre. In par-ticolare offre l'esempio di una palla di cannoneche viene sparata in direzione nord o sud da uncerto punto della superficie del pianeta: se laTerra fosse realmente in movimento, la traietto-ria del proiettile dovrebbe subire una deflessioneverso est o verso ovest (a seconda dell'emisfe-ro). Non essendoci, ai tempi, evidenze speri-mentali di questo scostamento, Riccioli concludeche il pianeta dev'essere per forza immobile. Haragione? Macché: invece elabora quella che oraè la prima formulazione conosciuta dell'effettoCoriolis.

Scoperta ufficialmente nel 1835 daGaspard-Gustave de Coriolis, la forza omonimaè una forza apparente che riscontriamo quandoosserviamo il moto di un corpo posto in un siste-ma di riferimento inerziale (ovvero sottoposto adaccelerazione nulla, come assumiamo che sia lavolta celeste) essendo noi fermi in uno non iner-ziale (cioè accelerato o in rotazione, come, adesempio, la Terra). Il suo effetto è proprio quellodi farci credere che l'oggetto che stiamo guar-dando si sposti con una traiettoria curva e nonrettilinea. Sebbene in realtà si manifesti inmaniera evidente soltanto quando si hannofenomeni su larga scala, come le correnti marineo i moti delle masse atmosferiche, e la deflessio-

ne si verifichi non solo per oggetti lanciati versonord o sud ma in qualsiasi direzione, la forzaviene correttamente descritta da Riccioli. Perciòsi può considerare la sua come un'interessanteanticipazione (di ben 184 anni!) della formulazio-ne di de Coriolis. Niente male per qualcuno chepensava che la Terra fosse al centro dell'univer-so... (G.S.)

Indagato l'interno della Luna

Vuoi vedere com'è fatto l'interno di unamela? Ti basta sezionarla. Ma per un pianeta oun satellite non è così semplice. Di persona nonpuoi certo entrarci, se non a minuscole profondi-tà. E anche le trivellazioni raggiungono al massi-mo qualche chilometro. Peggio ancora se tioccupi di un corpo celeste, anche vicino come laLuna: non puoi mica andar lì a far buchi. Adessoperò metodi nuovi applicati a strumenti vecchipermettono di chiarire la struttura interna delnostro satellite.

Nel secolo scorso gli studiosi di geofisicaavevano in programma di scoprire la strutturainterna della Terra. Non solo per amore dellaconoscenza, ma per cercare di capire meglioquali fossero i meccanismi profondi alla base ditanti fenomeni, tra i quali i terremoti, causa, allo-ra come oggi, di disastri per l'uomo. Perciò sisono inventati dei sistemi per vedere in profondi-tà senza dover fare nemmeno un buchetto nelterreno. Noi non possiamo raggiungere gli stratiprofondi del pianeta, è evidente, però possiamointerrogare gli oggetti che vengono da lì: rocce emagma che i vulcani o i movimenti interni cihanno recapitato in superficie. O, ancor meglio,possiamo usare un bel terremoto.

I terremoti nascono in profondità, in puntiprecisi detti ipocentri, per poi diffondersi in tuttele direzioni fino a raggiungere la superficie, dove

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noi li avvertiamo. Non trasportanomateria ma energia, sotto formadi onde. Un'onda che viaggia inprofondità non è altro che l'oscil-lazione di particelle: nell'ipocen-tro del terremoto si libera unagrande quantità di energia (ingenere per urti o rotture di gran-di masse rocciose) che viene tra-smessa e fa muovere le particellepiù vicine, queste a loro volta urta-no le successive e così via fino alleparticelle del terreno sotto i nostripiedi. A seconda del tipo di movimentoche si propaga, si distinguono due tipi dionde sismiche: le onde P (primarie) e le ondeS (secondarie). Se l'interno del nostro pianetafosse fatto dello stesso materiale e avesse lestesse caratteristiche ovunque (ovvero se fosseisotropo), i due tipi di onde si propagherebberosempre uguali e senza intoppi in tutte le direzio-ni. Ma nella struttura ci sono strati differenti e leonde tendono ad accelerare, deviare, sdoppiarsie rallentare fino anche a fermarsi. Così si trovache al confine tra due materiali diversi le ondevengono riflesse cambiando bruscamente dire-zione, o che le onde S nei fluidi nemmeno si pro-pagano. Tutto dipende dalle caratteristiche (prin-cipalmente la densità e l'elasticità) dei materialiattraversati. Opportunamente interrogate, leonde rivelano che cos'hanno incontrato nel loroviaggio. Per far questo si usano i sismometri perrilevare le onde che arrivano in superficie.Avendo da una parte i dati sperimentali e dall'al-tra le leggi della fisica, i sismologi hanno compre-so come le onde si muovono nel sottosuolo (tra-mite riflessioni e rifrazioni) e a causa di quali

mate-riali com-

piono un percorsopiuttosto che un altro, giungendo così a unamappatura della struttura interna della Terra.

Ora la Luna è entrata nelle cronachescientifiche come secondo corpo celeste a esse-re mappato in questo modo. Tra il 1969 e il 1972,durante il programma spaziale Apollo, furonolasciati sulla Luna quattro sismometri che raccol-sero dati fino al 1977. Le rilevazioni però nonhanno portato a risultati certi per molti anni: lestazioni di rilevamento erano poche, i disturbi neidati molti. Infatti i frequenti impatti di meteoritisulla Luna danno luogo a piccoli terremoti super-ficiali che si sovrappongo a quelli profondi (e piùimportanti per le ricerche) e in più creano frattu-re sulla superficie lunare che distorcono le ondesismiche.

Gli anni sono passati e sono arrivati com-puter più potenti e sistemi per ridurre i disturbi

Così la vedremmo se potessimoguardare dentro. (Cortesia: NASA)

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che rendevano illeggibili i risultati. Così un grup-po di ricerca franco-americano si è messo allavoro per rimuovere le grandi incertezze sullastruttura della Luna, in particolare oltre i 500 chi-lometri di profondità. "L'interno della Luna, e inparticolare se ci sia o no un nucleo, è semprestato un punto oscuro per i sismologi. I datisismici delle missioni Apollo erano troppo distur-bati per descrivere la Luna con sicurezza", spie-ga Edward Garnero, della School of Earth andSpace Exploration dell'Arizona State University,membro del team di ricercatori che ha svolto laricerca.

In effetti la composizione della Luna eragià stata vagamente intuita grazie ad altre misu-re geofisiche e alle vecchie analisi dei dati. Ilmodello proposto era a sfere concentriche, conun nucleo parzialmente fuso racchiuso nel man-tello e infine coperto dalla crosta. L'idea ora èstata quella di rianalizzare il tutto con un nuovometodo (array processing), usato già per i terre-moti terrestri, alla ricerca di conferme o smentitea quelle supposizioni.

Anzitutto i dati delle quattro postazionivengono sovrapposti per trovare i segnali regi-strati da tutte allo stesso modo. Una specie digioco "trova le differenze" al contrario. Se, peresempio, un'onda sismica raggiunge la separa-zione tra nucleo e mantello, viene riflessa e l'ecoè registrato da tutti i sismometri. Magari sepoltosotto i vari disturbi, ma riconoscibile comesegnale autentico perché indicato da tutti.Applicando poi le conoscenze acquisite sullaTerra, i ricercatori sono riusciti a definire con suf-ficiente precisione la reale struttura della Luna.Così, ad esempio, osservando che le onde Snon penetravano oltre a una certa profondità, siè capito che esisteva uno strato fuso che le bloc-cava.

Secondo questo modello, pubblicato di

recente in un articolo on line su "Science", siparte dal nucleo interno, solido e ricco di ferrocon un diametro di 240 chilometri, si prosegueper altri 90 chilometri di raggio con il nucleoesterno fluido e infine, prima del mantello, siincontra uno strato parzialmente fuso spesso150 chilometri. Potremmo dire allora che questoè il diario di viaggio scritto più di 30 anni fa dalleonde sismiche, dall'ipocentro fino ai sismometri.E il riassunto che i ricercatori ne hanno fatto per-metterà anche di comprendere meglio l'originedel campo magnetico lunare, oltre a fornire un'ul-teriore prova a favore della teoria che vuole laLuna formatasi a seguito dell'impatto di un gran-de corpo celeste con la Terra. Infatti il parere diRenee Weber, planetologa del Marshall SpaceFlight Center della NASA e membro del team discienziati autori della ricerca, è che "la presenzadi un nucleo esterno fuso supporta bene la teo-ria generalmente accettata del grande impatto,che prevede che la Luna si sia formata in unostato completamente fuso". (M.L.M.)

Come preparare gli anelli di Saturno

Tra gli otto pianeti del sistema solare,Saturno è quello a prima vista più particolare.Non è solo una palla come gli altri sette: è unasfera incastonata in un anello. In effetti ancheGiove, Urano e Nettuno hanno degli anelli, masono sottili e molto, molto più difficili da osserva-re. Insomma, Saturno è diverso. E basta osser-varlo anche solo con un piccolo telescopio perrendersene conto.

Il primo a intuire che Saturno aveva qual-cosa di particolare fu Galileo, nel 1610. Poi arri-vò Christiaan Huygens, che capì che erano pro-prio anelli quelli attorno al pianeta. Saturno fuosservato ancora e sempre meglio nel corso deisecoli, ma non si è mai arrivati a una spiegazio-

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ne del tutto convincente della formazione di que-gli anelli così spettacolari. Almeno finora. Pareinfatti che sia stato fatto un grosso passo avantiin questo senso.

La spiegazione più semplice è considerar-li i resti di satelliti o asteroidi che nel tempo sonoentrati in collisione con Saturno: infatti le polveriliberate si sarebbero concentrate attorno al pia-

a) Il satellite nella sua traiettoria si avvicina a Saturno e dopo aver passato il limite di Roche inizia aperdere lo strato di ghiaccio a causa delle forze di marea che si sviluppano. b) Il nucleo di silicatirimane intatto e infine va a impattare sul pianeta, lasciando dietro di sé la scia di detriti di ghiaccio

che formeranno gli anelli. (Cortesia: Nature)

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neta fino a formare una fascia di detriti continuae ben visibile. Ma le sonde che hanno analizza-to gli anelli hanno rilevato una quantità di ghiac-cio nei detriti che li formano pari al 90-95 percento: un valore che male si accorda con la teo-ria della disintegrazione. Satelliti e asteroidi soli-tamente sono composti a metà di ghiaccio erocce, quindi negli anelli dovrebbe esserci unapercentuale di rocce maggiore rispetto a quellatrovata.

Nei giorni scorsi Robin M. Canup, delSouthwest Research Institute, ha proposto in unarticolo su "Nature" un nuovo modello, piùapprofondito, che tiene conto dei dati sperimen-tali. Secondo Canup il punto di partenza, ciò cheha fornito la materia prima, rimane comunque unsatellite. Che però non è semplicemente impat-tato su Saturno.

Anzitutto bisogna delineare la dinamicadella nascita dei satelliti, corpi celesti che non sipossono formare in punti qualunque ma solo infasce polverose attorno ai pianeti, né troppo vici-no né troppo lontano da essi. Non troppo lonta-no perché il satellite potrebbe sfuggire facilmen-te all'attrazione del pianeta e se ne andrebbe azonzo per conto proprio. Ma nemmeno troppovicino perché entro una certa distanza dal piane-ta, il limite di Roche, la forza del pianeta è tale daindurre delle vere e proprie maree nelle polvericircostanti, impedendone l'unione e anzi distrug-gendo tutto ciò che va formandosi. Se però lepolveri si trovano nella giusta posizione, il satel-lite può nascere. E subito si trova a dover fron-teggiare un problema: se la sua massa aumentatroppo e la nube di polveri e gas non si è ancoradissipata, allora il satellite non riesce a ruotareliberamente attorno al proprio pianeta perché èfrenato dall'interazione con i gas e inizia a per-correre una traiettoria a spirale che lo porterà aschiantarsi. Giove ha quattro grandi satelliti,

mentre Saturno uno solo, Titano, perciò Canupipotizza che attorno al pianeta con gli anelli ini-zialmente si siano formati più satelliti di grandidimensioni e che tutti tranne uno siano collassa-ti su di esso. Tra loro doveva esserci anche ilprogenitore degli anelli.

Ma, se i satelliti sono fatti per metà dighiaccio e per metà di roccia, l'unico modo perspiegare l'esistenza di anelli quasi interamente dighiaccio è supporre che il satellite in questionefosse costituito da un nucleo di roccia circonda-to da un mantello di ghiaccio. L'intuizione diCanup è stata proprio seguire il viaggio di unsimile satellite tramite una simulazione al com-puter. La planetologa ha scoperto così che l'ulti-mo satellite a precipitare doveva avere le dimen-sioni di Titano, con un nucleo fatto di silicati el'esterno di ghiaccio. Dopo essersi formato tra irimasugli della nube, il satellite ha iniziato a muo-versi a spirale verso il pianeta fino a superare illimite di Roche. Proprio come la nostra Lunainduce le maree sulla Terra, all'interno del limitedi Roche anche Saturno genera una marea che,secondo le simulazioni di Canup, è stata tantointensa da riuscire a "sbucciare" come un coltel-lo l'esterno in ghiaccio del satellite, lasciandointatto il nucleo, che ha proseguito nella sua tra-iettoria verso il pianeta. Stando sempre allesimulazioni, la quantità di detriti di ghiaccio persiin questo modo da un corpo grande come Titanoè sufficiente a formare un sistema di anelli persi-no più esteso rispetto a quello attuale, che poi siè ridotto a poco a poco nel tempo con l'espulsio-ne di parte dei detriti.

Così in un colpo solo Canup è riuscita aspiegare l'assenza attorno a Saturno di altrigrandi satelliti oltre a Titano, tutti precipitati sulpianeta, e l'alta percentuale di ghiaccio neglianelli. Proseguendo nel ragionamento si conclu-de che il sistema di piccole lune che possiede

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ora Saturno (se ne stimano ben 200) si è forma-to dopo la nascita degli anelli, quando la nube digas si era quasi del tutto dissipata.

Il modello di Canup non è ancora una cer-tezza. Ma di sicuro finora è il più coerente puntodi partenza per spiegare il fenomeno e per que-sto è stato accolto con favore dalla comunitàscientifica. "E' un lavoro impressionante", com-menta il planetologo Joseph Burns, della CornellUniversity. E aggiunge: "E' una spiegazione piùglobale rispetto alle teorie precedenti e in accor-do con le osservazioni della sonda Cassini. Ciparla di una storia divertente e convincente". Orasi cercheranno conferme anche in altri pianeti aldi fuori del sistema solare. Lo scopo è estende-re le nostre conoscenze sulle dinamiche deicorpi celesti. Un giorno potrebbero anche torna-re utili. (M.L.M.)

Esopianeti più grossi del previsto

Saranno anche una delle scoperte piùimportanti dell'astrofisica degli ultimi 20 anni, manon sono posti belli da visitare: esopianeti gigan-ti gassosi su orbite strettissime intorno alle pro-prie stelle. Come se Giove si trovasse a pochimilioni di chilometri dal Sole, per intenderci.Postacci da migliaia di gradi, immersi in un gascaldissimo, magari con una superficie di magmain ebollizione. Palle gonfiate dal calore ricevutodalla stella. Ma neppure quello basta per spie-garne l'enorme volume. E allora?

E allora un'ipotesi la propongono tre pla-netologi del Caltech e dell'Università dellaCalifornia a Santa Cruz in un articolo appenapubblicato su arXiv. Se la temperatura supera i1.500 gradi, elementi come il sodio e il potassiovengono ionizzati. Mossi dai venti, produconocorrenti elettriche che si estendono in profondità.E riscaldano ulteriormente il pianeta. Che così si

gonfia. E si scalda. E si gonfia. E si scalda. E sigonfia. E si scalda. E... Se poi manca un nucleosolido, nel giro di qualche miliardo di anni evapo-ra del tutto. Amen. (M.C.)

Stelle divoratrici di pianeti

Non sono solo gli esseri umani ad avereattacchi compulsivi di fame. Anche le stelle, tal-volta, si concedono delle imponenti abbuffate.Invece di dedicarsi ai dolciumi, però, loro preferi-scono farsi una bella scorpacciata di pianeti. Delresto, de gustibus non disputandum. Ma noi chene sappiamo dei gusti alimentari delle stelle? Gliscienziati, si sa, sono dei grandi impiccioni e gliastronomi lo sono ancora di più, perché vanno aspiare quello che succede addirittura a migliaiadi anni-luce da qui. Altro che vicino di casa guar-done con il binocolo.

In una di queste osservazioni a distanza,eseguita per mezzo del Telescopio SpazialeHubble, l'astrofisica Loredana Spezzi, del -l'Agenzia Spaziale Europea (ESA), e un team disuoi collaboratori hanno notato qualcosa di stra-no, come spiegano in un articolo in attesa di pub-blicazione su "The Astrophysical Journal" edisponibile su arXiv. Qualcosa che ha dato loromolto su cui riflettere.

L'oggetto di studio è l'ammasso apertoNGC 3603, distante 20 mila anni-luce dallaTerra. Dalla loro emissione nell'infrarosso, ilTelescopio Spaziale ha messo in evidenza lapresenza di nove stelle decisamente fredde, lacui temperatura superficiale varia tra 1.700 e2.200 gradi: 4.000 gradi meno del nostro Sole,che di certo non è una delle stelle più calde. Laprima deduzione degli astronomi è stata quelladi credere di avere a che fare con delle nanebrune, ossia degli oggetti celesti a metà tra unastella e un pianeta. Le nane brune sono una rari-

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tà nelle osservazioni astronomiche a causa dellaloro bassissima luminosità, che le rende difficil-mente rivelabili. Esse, al pari delle stelle ordina-rie, sono il risultato della contrazione gravitazio-nale di una nube di gas, ma non possiedono unamassa sufficiente per innescare i processi di

fusione termonucleare al proprio interno.L'ipotesi delle nane brune, però, non è moltoverosimile. "Com’è possibile", si sono chiestiLoredana Spezzi e i suoi colleghi, "che deglioggetti così poco luminosi possano essere rive-lati a distanze tanto elevate? Dev'esserci un'altra

L'ammasso aperto NCG 3603: nove stelle divoratrici di pianeti sono state scoperte al suo interno.(Cortesia: NASA/ESA/R. O'Connell/University of Virginia/F. Paresce/Istituto Nazionale diAstrofisica/E. Young/Universities Space Research Association/Hubble Heritage Team)

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spiegazione". E, a quanto pare, questa spiega-zione è stata trovata.

L'idea di stelle affamate e divoratrici di pia-neti non è una novità. Già in passato si era intro-dotta quest'ipotesi per spiegare l'insolita presen-za, in alcuni astri, di quantità massicce di litio diprobabile origine planetaria. Il punto chiave percapire come possa avvenire questo "inghiotti-mento" di pianeti è rendersi conto che il nostroSistema Solare non è una peculiarità nell'univer-so. Esistono tanti altri sistemi formati da un certonumero di pianeti orbitanti intorno a una stellamadre: attualmente se ne conoscono più di 500.Alcuni di essi, tra l'altro, sono oggetto di studiapprofonditi per la ricerca di esopianeti simili allaTerra. Può accadere allora che l'orbita di uno diquesti pianeti sia molto vicina alla stella. E il pia-neta, incapace di resistere all'attrazione gravita-zionale dell'astro, viene fatto a pezzi e i suoidetriti inglobati dalla stella. Ecco quindi la spiega-zione: i detriti planetari formano una sorta diatmosfera intorno alla stella, che non deve esse-re necessariamente una nana bruna ma puòavere una luminosità molto più elevata. La tem-peratura ricavata dai dati del telescopio è quindiquella dell'atmosfera di detriti, molto più bassa diquella superficiale dell'astro.

L'enigma pare dunque essere risolto. Ciòche più sorprende di questa scoperta è la pre-senza di così tante stelle divoratrici in un unicoammasso: non si può certo dire che i pianeti diNCG 3603 se la passino troppo bene.

(S.F.)

Cefeidi in crisi?

La galassia di Andromeda dista 2,5 milionidi anni-luce dalla Terra: un dato senza dubbiomolto interessante. Ma ancora di più lo è il modoin cui può essere ricavato sperimentalmente.

La determinazione delle distanze astrono-miche, come viene logico pensare, non è un pro-cedimento banale. Soprattutto, non si effettua inmodo univoco: a seconda di quanto è lontanol'oggetto in questione, occorre scegliere il meto-do più opportuno. Se vogliamo misurare ladistanza di una stella fino a circa un centinaio dianni-luce può andarci bene il metodo della paral-lasse. Per distanze più elevate, però, dobbiamofare ricorso ad altre tecniche. Ad esempio pos-siamo sfruttare le caratteristiche di alcune stellevariabili peculiari: le Cefeidi. Ma ora proprio leCefeidi potrebbero essere un po' in crisi nel lororuolo di strumento principe per la misura delledistanze cosmiche.

Le Cefeidi sono state oggetto di studio diun gruppo americano di astronomi, tra cuiMassimo Marengo, della Iowa State University,negli Stati Uniti, e Pauline Barmby, dellaUniversity of Western Ontario, in Canada. Lostudio, descritto in un articolo pubblicato su "TheAstronomical Journal" ed effettuato per mezzodello Spitzer Space Telescope della NASA, hamesso in luce una caratteristica già fiutata dagliscienziati ma non ancora confermata: le variabi-li Cefeidi perdono massa. Per capire l'importan-za di questa scoperta è necessario prima capireche cos'è una Cefeide e come viene usata permisurare le distanze astronomiche.

Pensiamo al Sole, la nostra stella di riferi-mento: a occhio si vede che brilla sempre allostesso modo (non è precisamente così, ma nonsottilizziamo). Perciò è lecito affermare che lasua magnitudine è costante. Tuttavia non dob-biamo pensare che questo discorso valga pertutte le stelle. Ce ne sono alcune per le quali laluminosità cambia anche parecchio nel tempo: lestelle variabili, appunto. Fra le quali le Cefeidi,con la loro pulsazione periodica, sono le piùfamose.

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La spiegazione del ciclo di pulsazione diuna Cefeide è noto come "valvola di Eddington".L'energia proveniente dai processi di fusione nelnucleo stellare ionizza l'elio degli strati superfi-ciali. L'elio è tanto più opaco quanto più è ioniz-zato, pertanto all'inizio del processo la radiazio-ne viene assorbita dalla superficie opaca, che siriscalda, e la stella appare meno luminosa. Inseguito il gas superficiale riscaldato comincia aespandersi e a raffreddarsi, perde la ionizzazio-ne e diventa trasparente. La radiazione puòquindi penetrarlo e la stella appare più brillante.A un certo punto l'espansione cessa e l'attrazio-ne gravitazionale fa in modo che la superficiestellare ricominci a contrarsi, iterando il ciclo.

Tuttavia la magnitudine variabile nonsarebbe di per sé di grande utilità nella misura-zione delle distanze astronomiche. Arriviamoquindi alla vera peculiarità di questi corpi celesti,che ne giustifica la fama: è possibile mettere in

precisa relazione i periodi di pulsazione delleCefeidi con le loro luminosità assolute, comescoprì nei primi anni del Novecento HenriettaSwan Leavitt dopo aver studiato migliaia di stel-le variabili nelle Nubi di Magellano. Poiché siamoin grado di misurare con grande accuratezza iperiodi delle Cefeidi, possiamo allora ricavare laloro magnitudine assoluta che, messa in relazio-ne con la magnitudine apparente, permette dideterminare la loro distanza. Per questo motivole Cefeidi sono considerate tra le migliori cande-le standard e consentono di misurare le distanzedi galassie fino a milioni di anni-luce dal nostropianeta.

Tuttavia il gruppo di Marengo ha messo unpunto di domanda su quanto siano effettivamen-te standard queste candele. Dallo studio nell'in-frarosso di Delta Cephei, il prototipo di Cefeidedal quale tutte hanno preso il nome, è emersoinfatti che il suo fortissimo vento stellare (circa un

La candela standard si restringe. (Cortesia: NASA/JPL-Caltech/Iowa State)

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milione di volte più intenso di quello del Sole) èin grado di espellere considerevoli quantità digas e polveri, impoverendo la massa dell'astro ecreando una sorta di bozzolo intorno a esso.Questo bozzolo va in qualche modo a offuscarela stella, alterando la sua luminosità apparente e,di conseguenza, il valore della distanza misura-ta. E Delta Cephei non è un caso isolato: lo stu-dio è stato ripetuto per altre stelle della stessaclasse e, di esse, circa il 25 per cento ha mostra-to una perdita di massa.

Quali conclusioni dobbiamo trarre? A dettadi Pauline Barmby quest'informazione non puòfar altro che incrementare la nostra conoscenzadi queste particolari stelle e permetterci di farneun uso sempre più preciso come misuratori spa-ziali. Se però il loro ruolo di candele standarddovesse cambiare, le conseguenze si estende-rebbero dall'astrofisica galattica fino alla cosmo-logia. (S.F.)

Lampi inattesi dal Granchio

La Nebulosa del Granchio ha festeggiatol'inizio del 2011 con inaspettati lampi di radiazio-ne gamma. Emessi da particelle cariche conenergie di circa 1.000 TeraelettronVolt (TeV),sono la prova ufficiale che la Natura surclassa lepotenzialità del Large Hadron Collider delCERN: circa 10 TeV. Mettendo da parte la fasti-diosa sensazione di essere doppiati da un’autoda corsa mentre si guida fieri un sofisticato trici-clo, la notizia è di primaria importanza. Anzituttomette in discussione la validità dei modelli cor-renti che descrivono l'accelerazione di particellecariche nei plasmi astrofisici. E poi fa vacillarel'utilizzo della Nebulosa come "candela stan-dard", cioè come oggetto la cui luminosità èpresa come parametro di riferimento. Infatti ilampi gamma rilevati hanno aumentato di sei

volte la luminosità della Nebulosa per alcuni gior-ni. Gli astrofisici sono dunque avvisati.

La scoperta è stata effettuata da AGILE(Astro-rivelatore Gamma a Immagini LEggero),telescopio per raggi gamma costruitodall'Agenzia Spaziale Italiana (ASI) in collabora-zione con l'Istituto Nazionale di Astrofisica(INAF) e l'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare(INFN). Il lampo è stato confermato anche daLAT (Large Area Telescope), uno strumento abordo del Fermi Gamma-ray Space Telescopedella NASA, e ora anche Hubble, Chandra, Swifte INTEGRAL stanno osservando la Nebulosaper acquisire informazioni più accurate.

La Nebulosa del Granchio e la pulsar alsuo interno sono ciò che resta di un'esplosionedi supernova avvenuta nel 1054 e documentatada astronomi cinesi e mediorientali. La pulsarruota con un periodo di 33 millisecondi ed emet-te radiazione elettromagnetica collimata attornoa una direzione preferenziale: un vero e proprio"faro" nel cielo. La luce emessa illumina le polve-ri circostanti e le rende visibili ai telescopi indiversi intervalli di frequenze dello spettro elettro-magnetico.

In sintesi, questo è quello che si sapevasulla Nebulosa del Granchio e sull'origine dellaradiazione elettromagnetica che la illumina. Finoai primi giorni dell'anno nuovo, quando "Science"ha pubblicato un primo e un secondo articolo.Infatti i dati ottenuti dalle recenti osservazioni cidicono che i nuovi lampi non sono riconducibili al"vento" elettromagnetico emesso dalla pulsar edagli sciami di elettroni e positroni che esso crea.Da dove vengono allora? Molto probabilmentegiocano un ruolo fondamentale i campi elettro-magnetici che perturbano il plasma dellaNebulosa. Infatti la breve durata (pari a qualchegiorno) dei fenomeni fa pensare gli scienziati auna radiazione di sincrotrone estremamente

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energetica: i campi accelerano elettroni a ener-gie elevatissime (1.000 TeV, cioè circa 100 voltemaggiori di quelle ottenibili con il Large HadronCollider del CERN) e poi, curvandone la traietto-ria, causano l'emissione di radiazione elettroma-gnetica gamma. Inoltre la spiccata variabilità diquest'ultima mette seriamente in discussione ilmodello accreditato per l'accelerazione delleparticelle cariche in ambito astrofisico.

Molte le questioni aperte, insomma. Maper ora dobbiamo accontentarci di formulare ipo-tesi sulla natura e le cause di questi inaspettatibagliori. Per averne conferma o smentita sarà

necessario attendere i prossimi eventi di questotipo. "Oltre ad avere un interesse scientifico diprim'ordine", commenta Bruno Coppi, fisico delMassachusetts Institute of Technology (MIT),"queste nuove conoscenze saranno senz'altroutili per sostenere gli esperimenti internazionaliper la produzione di energia, con caratteristichemolto interessanti dal punto di vista ambientale".La fisica del plasma è infatti uno dei pilastri su cuipoggiano gli studi riguardanti la fusione termonu-cleare. "La ricerca astrofisica pura", continuaCoppi, "pur sembrando lontanissima da qualsia-si applicazione pratica, si rivela ancora una voltafondamentale al fine di migliorare le condizioni divita future". (A.S.)

Qui sotto, una pulsar funzionaproprio come un faro: oltre

all'asse di rotazione (in verticale)sono evidenziate le linee di forzadi campo magnetico (incurvate)

e i segnali di radiazioneelettromagnetica collimata(in diagonale). A destra, la

Nebulosa del Granchio illuminatadalla luce emessa dalla pulsar,fotografata in diverse frequenzedello spettro elettromagnetico.

(Cortesia: NASA)

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Le collisioni non bastano

Ormai lo sanno anche i paracarri: moltegalassie ospitano nel proprio nucleo un buconero supermassiccio. Così come tutti sanno chequesti buchi neri sono coinvolti nell'attività dialcuni peculiari nuclei galattici, gli Active GalacticNuclei (AGN). Ciò che ancora resta un mistero è,semmai, la causa di quest'attività: che cosa ali-menta il cuore di certe galassie, provocandol'emissione di enormi quantità di energia sotto lepiù svariate forme?

Un gruppo di studiosi del Max PlanckInstitute for Astronomy di Heidelberg, in

Germania, capitanati da Knud Jahnke e MauricioCisternas, si è posto quest'interrogativo ed ègiunto a un'importante conclusione. Se ancoranon conosciamo nei dettagli la causa (o lecause) dell'attività degli AGN, quanto meno pos-siamo escludere una possibilità tra le più accre-ditate finora: le poderose emissioni di radiazioneda parte di quasar, blazar e galassie di Seyfertnon sono dovute in primo luogo a collisioni galat-tiche. Questo è quanto ha dimostrato il gruppo diHeidelberg, i cui risultati sono descritti in un arti-colo in pubblicazione su "The AstrophysicalJournal".

Ma facciamo un passo indietro e cerchia-

La classificazione delle galassie in base alla loro distorsione.(Cortesia: NASA/ESA/M. Cisternas/MPIA)

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mo di capire il meccanismo di emissione di ener-gia da parte degli AGN. In soldoni, si può direche la materia interstellare nei pressi del buconero centrale viene catturata da quest'ultimo,andando a formare un disco di accrescimento. Ilmateriale del disco si riscalda progressivamente,fino a raggiungere lo stato di plasma: da quil'emissione continua, prevalentemente nellabanda del visibile e dell'ultravioletto ma anchenei raggi X, accompagnata da uno spettro arighe dovuto all'eccitazione di materiale atomiconei pressi del buco nero e, talvolta, da getti rela-tivistici. La domanda iniziale può allora essereriformulata così: da dove proviene il materiale incaduta nel buco nero, che costituisce quindi il"carburante" degli AGN?

L'universo, come è risaputo, non è un'enti-tà eterna e immutabile. Allo stesso modo legalassie non sono oggetti statici, ma si muovonoe interagiscono tra loro. È allora possibile chedue di esse entrino in collisione compenetrando-si e poi separandosi o addirittura fondendosi inun'unica galassia. Durante queste interazioni ilbuco nero centrale può inglobare nuvole di gasinterstellare (e talvolta intere stelle) provenientidalla galassia interagente. Ecco allora chesegue in modo logico la deduzione degli scien-ziati: i buchi neri degli AGN si alimentano duran-te le collisioni galattiche.

Ma è proprio ora che entrano in giocoJahnke, Cisternas e i loro colleghi di Heidelberg,che si sono inventati un astuto stratagemma perverificare quest'ipotesi. Sfruttando i datidell'Osservatorio orbitante XMM-Newtondell'ESA, i ricercatori hanno preso in considera-zione 1.404 galassie, di cui 140 con nucleogalattico attivo e le rimanenti 1.264 non attive,tutte poste a distanze comprese fra 3,5 e 7,5miliardi di anni-luce dalla Terra. Dopodiché unasorta di giuria composta da dieci esperti ha cata-

logato le galassie, per mezzo delle immagini for-nite dall'Hubble Space Telescope, in tre gruppi, aseconda del loro grado di distorsione. Il primogruppo, quello delle galassie non distorte, com-prende la frazione di esse che non ha avuto inte-razioni recenti. Ci sono poi i gruppi delle galassiefortemente e di quelle mediamente distorte,ossia con interazioni più o meno importanti nelproprio passato.

Ci si aspetterebbe allora che, se è veral'ipotesi delle collisioni, le galassie con AGN siritrovino quasi tutte nel gruppo di quelle forte-mente distorte. Invece non è così: solo il 15 percento delle galassie attive non va a deludere leaspettative, mentre tutte le altre risultano essereperlopiù poco distorte. Non solo: la distribuzionedelle galassie nei tre gruppi è sostanzialmente lastessa sia per le galassie con AGN sia per quel-le non attive. In altre parole, le interazioni galatti-che non sono più frequenti nel caso degli AGN.

Ecco quindi smontata quella che sembra-va un'autorevolissima teoria. In realtà l'ipotesidelle collisioni non è proprio del tutto da buttare:possiamo giustificare l'eccezionale luminosità dialcune galassie attive, di gran lunga superiorealla media, come dovuta proprio a un maggiornumero di interazioni. È però evidente che gliastronomi dovranno darsi da fare per trovarespiegazioni alternative. Le idee di certo nonmancano. Ora aspettiamo solo le eventuali con-ferme. (S.F.)

Multiverso?

Prima o poi, nella vita, tutti alzano gli occhial cielo durante una notte particolarmente limpi-da e rimangono affascinati e interdetti di fronteall'idea della grandezza dell'universo. E si chie-dono: "E se ce ne fosse più di uno?". Ebbene,l'ipotesi che esista un multiverso, ovvero un

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insieme di uni-versi alternativi al no -stro, è un utile complemento alla teo-ria dell'inflazione.

Secondo questa teoria, negli istanti suc-cessivi al Big Bang ci sarebbe stata un'espansio-ne esponenziale di quello che era l'embrione delnostro universo attuale: l'inflazione, appunto.Tuttavia a due interrogativi non è ancora statadata risposta: che cosa l'ha innescata e checosa l'ha fermata? Dunque l'eventualità che cisiano state altre inflazioni in diversi luoghi emomenti e che abbiano generato altri universi èuna possibilità affascinante e da esplorare.

La cosmologa Hiranya Peiris, del -l'University College di Londra, e i suoi colleghihanno pubblicato uno studio su arXiv chepotrebbe portare a qualche passo avanti nelladimostrazione che la teoria del multiverso è fon-data. Il gruppo di ricercatori ha deciso di analiz-zare la radiazione di fondo (CMB) per cercareindizi a sostegno dell'esistenza di altri universi:infatti, qualora esistessero e avessero in qualchemodo interagito con il nostro, potrebbero averlasciato delle impronte nella CMB.

Per cercare i segni di quest’ipotetica inte-razione è stato creato un algoritmo che analizzai dati sulla radiazione di fondo raccolti dal

Wilkinson Microwave Anisotropy Probe)(WMAP), della NASA. E sembra che qualcosasia stato trovato: dai dati analizzati emergonoforme e regolarità interpretabili come indizi diun'interazione fra un altro universo e il nostro...prima del Big Bang. Solo indizi, per ora, perchéle prove potrebbero emergere solo da immaginia risoluzione più elevata, come quelle raccoltedall’Osservatorio spaziale Planck, dell'ESA.

Bisogna dunque rimanere con i piedi perterra. Quelle trovate sono solo piccole tracce esarà necessario attendere di possedere dati piùprecisi per gridare davvero "Eureka!". Inoltre,dato lo schema quasi casuale della CMB, è faci-le cadere vittima di osservazioni a posteriori evedervi dentro ciò che si vuole vedere, sebbenel'algoritmo di Peiris sia stato calibrato in modo daminimizzare questo tipo errore. Nel frattempoabbiamo comunque un'idea in più da cui farciaffascinare. (G.S.)

Hanno collaborato Silvia Fracchia (S.F.),Mattia Luca Mazzucchelli (M.L.M.),

Ginevra Sanvitale (G.S.) e Andrea Signori (A.S.)

La radiazionecosmica di fondo

ripresa da WMAP. (Cortesia: NASA)

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Praga, 1996. Patrizio, Roberto, Andrea eSacha stanno cenando in un ristorante del cen-tro storico. Le pareti in pietra massiccia e lo stiledel luogo ricordano un edificio neoclassico, set-tecentesco. L'atmosfera è rilassata e la conver-sazione verte sui più svariati temi. PatrizioMaggetti e Roberto Cortinovis sono docenti dicultura generale presso il Centro Professionaledi Biasca (CPBiasca), mentre Andrea Pie -montesi e Sacha Solari insegnano al Centro Artie Mestieri di Bellinzona (CAMBellinzona), oltreche ai corsi di maturità professionale per elet-tricisti a Biasca. Insieme stanno accompagnan-do due classi di apprendisti elettricisti e muratoriin gita di studio a Praga. La cena è ottima, il vinoè buono e tra i vari argomenti della piacevole chi-

acchierata c'è anche la letteratura. Fra gli altri,spunta il nome di Umberto Eco. Qualcuno infinecita Il Pendolo di Foucault. "Gran bel romanzo!Ma tu ci hai capito qualcosa?": Cortinovis deveammettere di essere venuto a conoscenza delfamoso esperimento di Foucault solo grazie aUmberto Eco. A un certo punto, qualcuno dice:"Sarebbe bello costruire un Pendolo di Foucaulta scuola". Detto, fatto! Una decina di anni doposi inaugura, presso il Centro Professionale diBiasca, un vero Pendolo di Foucault. Questa, insintesi, la storia che andiamo ora a narrarvi piùdettagliatamente.

È chiaro fin da subito, già durante la cenaa Praga, che il luogo ideale sarebbe stato ilCentro Professionale di Biasca, per le sue carat-

Storia di un pendoloIl Pendolo di Foucault del Centro Professionale di Biasca

Roberto Cortinovis Prima parte

L’originale di Parigi, al Panthéon.

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ter-istichearch i te t -toniche. Vi sitrova infatti, nell'atrio delle scale che portano alleaule, uno spazio vuoto di circa 5 x 8 metri e alto16. Piemontesi informa i presenti che un suo col-lega, Flaminio Negrini, si era già interessato allaquestione qualche tempo prima, realizzando unpendolo di dimensioni ridotte nella cantina dicasa sua, proprio come aveva fatto a suo tempoFoucault. Ci sono quindi tutti i presupposti perpartire con entusiasmo in quest'impresa.

Al ritorno da Praga, però, tutti rientranonella propria routine quotidiana e nessuno sem-bra più ricordarsi del progetto. Passano le setti-mane e i mesi, forse anche più di un anno, senzache nulla accada. Cortinovis prova a mettere unavviso all'albo in aula docenti: "Progetto Pendolodi Foucault, chi è interessato a partecipare?". Manessuno si fa vivo. Il progetto vero e proprio èquindi decollato solo molto tempo dopo, ma eradoveroso citare quest'inizio così lontano neltempo e nello spazio, così poetico.

Bisogna attendere l'intervento risolutore diMaggetti (corrono gli ultimi mesi del secondo mil-lennio…) per dare inizio alle operazioni in modoserio. A un certo punto, infatti, Patrizio Maggettiannuncia che si farà carico di intraprendere unostudio di fattibilità del progetto. Poco tempo doposi presenta al collegio dei docenti di cultura ge -nerale del CPBiasca annunciando la conclu-sione delle sue indagini: secondo lui la cosa sipuò fare, il progetto è realizzabile, grazie anchealla collaborazione degli entusiasti colleghi diBellinzona.

Tra le varie informazioni reperite daMaggetti, si viene a sapere che esistono,com'era ovvio da prevedere, centinaia, probabil-mente migliaia di pendoli in giro per il mondo,che ce ne sono almeno due in Svizzera(Porrentruy e Soletta) e che la CaliforniaAcademy of Science fornisce addirittura un kit dimontaggio completo in due versioni, una da34.750 dollari e una più grande da circa 80-90mila. Quest'ultima informazione farà rifletteretutti: forse non sarà così semplice (come pensa-va Cortinovis) appendere una sfera, una palla,una boccia qualsiasi al soffitto e farla "cion-

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Il responsabile e coordinatoredi tutto il progetto: Patrizio Maggetti

Solo per voi, figli della dot-trina e della sapienza, abbiamo scritto

quest’opera. Scrutate il libro, raccoglietevi inquella intenzione che abbiamo dispersa e collocatain più luoghi; ciò che abbiamo occultato in un luogo,

l’abbiamo manifestato in un altro, affinché possa esserecompreso dalla vostra saggezza.

(Heinrich Cornelius Agrippa von Nettesheim,De occulta philosophia, 3, 65)*

*Tratto da Il pendolo di Foucault, Umberto Eco,Bompiani, Milano, 1988

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dolare"! Infatti Cortinovis fino a quel giorno avevapensato ancora ingenuamente che il problemapiù grosso sarebbe stato trovare un alpinista ingrado di arrampicarsi sulla vetrata del soffitto eagganciare il filo con la sfera… Certo il problemafinanziario comincia ora a delinearsi in tutta lasua importanza, ma in quel momento nessuno sipreoccupa di stabilire se il progetto sia realiz -zabile sotto quell'aspetto, mentre tutti sono inte -ressati a risolvere la questione dal punto di vistatecnico. Intanto altri colleghi cominciano a inte -ressarsi alle attività del gruppo: il già citatoFlaminio Negrini, Massimiliano Guidolin eDavide A Marca, entrambi docenti di fisica ematematica alla maturità professionale.

Ma un'ulteriore spinta a procedere verso laconcretizzazione di tutte le teorie messe sul

tavolo arriva da un altro suggerimento diMaggetti: perché non provare ad andare a vi -sitare un pendolo qui vicino, per raccoglieremagari qualche informazione? Navigando suInternet, infatti, Patrizio aveva "scovato" un pen-dolo presso l'Istituto per Geometri "A. Canova" diVicenza. Da Vicenza fanno sapere che il respon-sabile del pendolo, il professor VincenzoBrogliato, è volentieri a disposizione per even -tuali visite, domande, chiarimenti e informazioni.Maggetti, Piemontesi e Negrini partono dunquealla volta di Vicenza, dove vengono accolti daBrogliato, che dimostra di essere una personamolto ospitale e molto disponibile. Invita a pran-zo i tre colleghi svizzeri e fornisce loro una nutri-ta documentazione sul Pendolo di Foucault dalui progettato e costruito. La spedizione ha

Il pendolo di Vicenza.

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addirittura un'eco sul quotidiano locale, "IlGiornale di Vicenza", dove esce un articolo daltitolo La calata degli Svizzeri, in cui si spiega cheuna delegazione di professori e ingegnerisvizzeri era giunta in Italia a chiedere consiglitecnici ai colleghi italiani! I nostri tornano dallatrasferta vicentina galvanizzati e decisi adandare fino in fondo: ormai non sussiste piùalcun dubbio, il pendolo si farà!

Rimane solamente da decidere il "come".Già! Come faremo? Mentre si dibattono le que -stioni tecniche, comincia a esser chiaro a tutti

che quella finanziaria non può esser rinviataoltre. Dove, o meglio come reperire i fondi nec-essari alla realizzazione del progetto? E, soprat-tutto, di quanti soldi ci sarà bisogno? Fare unpreventivo non è semplice, anche perché nonesiste ancora un progetto ben delineato.

A un certo momento, qualcuno nel gruppoha un'idea tanto semplice quanto geniale: coin-volgere gli apprendisti nelle attività di costruzionedelle varie componenti del pendolo. In altreparole, far costruire il pendolo agli apprendisti.Oltre a risolvere parecchi problemi di ordine

Docenti coinvoltiPatrizio Maggetti Capo progetto CoordinazioneRoberto Cortinovis Aiuto capo progetto CoordinazioneAndrea Piemontesi Consulenza tecnicaFlaminio Negrini Consulenza tecnica e "alpinistico-acrobatica"Massimiliano Guidolin Consulenza matematica-fisicaDavide A Marca Consulenza matematica-fisicaVirgilio Brogliato Consulenza tecnicaClaudio Rossi (CP Biasca /SPAI Trevano) Parti in metallo (disegno tecnico, progettazione)Carlo Togni (CP Biasca) Parti in marmo (disegno tecnico, realizzazione)Flavio Salmina (CP Biasca) Illuminazione (progetto e realizzazione)Fabrizio Guarisco (SAMB Bellinzona) Parti aggancio sfera e consulenzaStefano Solari (Unione svizzera metallo) Parti in metallo (realizzazione)Massimo Oncelli (Unione svizzera metallo) Parti in metallo (realizzazione)

Apprendisti coinvoltiPolimeccanici SAMB BellinzonaElettronici SAMB BellinzonaMetalcostruttori CP BiascaCostruttori di impianti e apparecchi CP BiascaDisegnatori metalcostruzioni SPAI TrevanoScalpellini CP BiascaMontatori elettricisti CP BiascaPittori CP BiascaGrafici CSIA Lugano

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pratico e finanziario, naturalmente ciòaumenterebbe di molto la valenza pedagogico-didattica di tutto il progetto.

A questo punto vale forse la pena aprireuna parentesi per i non addetti ai lavori. Infattiforse non tutti sanno che esistono principal-mente due tipi di apprendistato: uno a tempopieno, nel quale la formazione sia teorica siapratica si svolge completamente all'interno diuna scuola di arti e mestieri, e un altro cosiddet-to "duale", nel quale l'apprendista riceve la for-mazione teorica a scuola e quella pratica inazienda. Anche in questo secondo caso, però,esistono dei "Corsi interaziendali" di alcune set-timane all'anno, durante i quali gli apprendistiimparano ed esercitano i fondamenti della pro-fessione scelta sotto la guida di docenti-istruttori.Si tratta quindi di convincere i docenti dei labora-tori delle scuole di arti e mestieri e quelli dei corsiinteraziendali a far costruire agli apprendisti levarie componenti del pendolo durante le loronormali lezioni. Bisogna riuscire a far coincidere

le loro esigenze didattiche, di programma, conquelle del gruppo del progetto "Pendolo diFoucault". Per fare un solo esempio, anche sebanale: perché non far costruire una veraringhiera a degli apprendisti metalcostruttori,invece che farli esercitare a saldare delle com-ponenti fittizie che non avrebbero nessuna appli-cazione concreta nella realtà? A prima vista, tuttociò sembra più facile a dirsi che a farsi. Invece larispondenza non solo è positiva, ma addiritturaentusiastica, tanto che altri colleghi chiedono dipoter aderire al progetto.

Rimangono quindi da coprire "soltanto" lespese per il materiale. Interpellata in tal senso, ladirezione del CPBiasca comunica ai responsabilidel progetto che esiste effettivamente un piccolofondo costituito da offerte fatte dalle ditte cheparteciparono a suo tempo alla costruzione delcentro professionale. Questo fondo era statopensato proprio per finanziare eventuali progettidi una certa importanza ed entità, da realizzarepresso il nostro istituto, e il "Progetto Pendolo diFoucault" sembra senz'ombra di dubbio rientrarein questa categoria. Quindi, messi da parte alcu-ni dubbi iniziali e alcuni scetticismi sull'utilità del-l'opera ("Ma che roba è? Ma a che cosaserve?"), la direzione decide senz'altro di aiutaredocenti e apprendisti a portare a terminequest'impresa.

Sono quindi assicurate, almeno in parten-za, le condizioni minime indispensabili per poterdare inizio ai lavori veri e propri. Altri aiuti inatte-si, di cui si parlerà più avanti, arriveranno in unsecondo tempo e saranno di importanza rile-vante per permettere ai lavori di giungere a buonfine. Ora si tratta di portare a termine la proget-tazione teorica, prima di poter costruirealcunché. (1 - continua)

Le visite al Pendolo di Foucault di Biasca sonopossibili durante tutto l'anno scolastico (quindivacanze escluse), anche senza preavviso.È consigliabile però prenotare le visite, anchecon un solo giorno di preavviso. In questomodo sarà possibile organizzare una brevevisita guidata, con spiegazioni, diapositive eproiezione del filmato in cui si vedono gliapprendisti al lavoro nelle varie fasi di realizza-zione del pendolo.Le visite guidate si possono prenotare anche aldi fuori del normale orario scolastico, durante ilfine settimana o nelle vacanze.Tutte le visite sono gratuite.Per prenotare: tel. 091/874 31 11,mailto:[email protected]

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Paperon de' Paperoni conta sempre i suoisoldi. Non ho mai capito come fa, visto chepossiede tre ettari cubici di denaro, ma lui può. Ilsuo sfortunatissimo nipote Paperino, invece,conta solo le fatture con le quali i suoi numerosicreditori gli contestano il suo stato di debitorepermanente. Io conto le macchie solari. E nonsono il solo: c'è tanta gente al mondo che lo fa.

Molto spesso mi sento chiedere: "Perchési contano le macchie solari? A che cosaserve?". In questi casi cerco di imbastire unqualche tipo di risposta, ma so già che il curiosose ne andrà insoddisfatto e con il dubbio ancorapiù forte, pensando che io non abbia niente dimeglio da fare nella vita che passare le giornatein questo modo. Già, forse sarà solo un pas-satempo.

Ovviamente una risposta sensata c'è enon è nemmeno difficile da capire. Il fatto è checi vorrebbe troppo tempo per darla lì così, sudue piedi. Allora mi è venuto in mente di farloscrivendo quest'articolo: vorrà dire, chequando me lo chiederanno ancora,"Meridiana" avrà guadagnato dei lettori inpiù. Ma lasciamo da parte gli scherzi,adesso, e vediamo anzitutto di dire qual-cosa sul Sole, che poi potrebbe rendersiutile nel seguito, cominciando con un'affer-mazione tanto ovvia da apparire stupida: ilSole è una stella.

Se vi sembra una banalità, provate achiedere in giro qual è la stella più vicina allaTerra e divertitevi a sentire le risposte (la più get-tonata è Alpha Centauri, ma c'è gente che tira inballo Giove o addirittura la Luna). Grazie al cieloqualcuno risponde che è il Sole. Per la vita sullaTerra e per chi si occupa di fisica, chimica, biolo-gia e climatologia di certo non è però una stellacome tutte le altre. Proprio perché è la più vicina(solo 150 milioni di chilometri circa: distanza

conosciuta anche come Unità Astronomica oUA), questa stella ci mantiene in vita e ci permet -te di utilizzarla come vero e proprio laboratorio diastrofisica, per saperne di più su di lei e peravanzare ipotesi (che spesso trovano ottimeconferme) sulla struttura e l'evoluzione delle altrestelle nell'universo.

Per dare qualche informazione sulla strut-tura del Sole cominciamo dalla sua parte piùinterna, il nucleo: qui è concentrata la maggiorparte della sua massa e approssimativamente inuna sfera di raggio pari a un quarto di quellodella stella viene prodotto il 99 per cento dellasua energia. La fontedel l 'energiasolare è

I numeri del SolePerché si contano le macchie?

Mario Gatti Prima parte

IlSolefotografatonell'ultraviolettoestremo a 30,4 nanometri nella rigadi emissione dell'He II. (Cortesia: SDO/AIA)

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la fusione nucleare: nuclei di idrogeno vengonoper così dire uniti (fusi, appunto) per dare nucleidi elio. In questo processo la massa non si con-serva e il risultato è la produzione di energia.Ogni secondo vengono convertiti in energia5x109 chilogrammi di massa. È chiaro chequesto non è un processo che può durare all'in-finito. Già ora, stimando in 4.500 milioni di annil'età del Sole, buona parte della massa iniziale diidrogeno se n’è andata. Ma possiamo stare tran-quilli: a questo ritmo (sempre che non inter-vengano meccanismi a noi sconosciuti) la pro-duzione di energia andrà avanti per almeno altri5 miliardi di anni, milione più, milione meno,prima che l'evoluzione della stella, secondo imodelli evolutivi attualmente accettati, trasformiil Sole dapprima in una gigante rossa e poi inuna nana bianca. D'altronde di sicuro nessuno dinoi umani sarà qui a godersi lo spettacolo.

Fino a una distanza di circa 0,7 raggi solariil trasporto dell'energia avviene essenzialmenteper radiazione. Oltre questo limite, che in fisicasolare è conosciuto con il nome di tacochline, efino quasi alla "superficie" (più avanti vedremoperché questo termine è bene che venga scrittotra virgolette) subentrano complessi meccanismidi convezione e il materiale della stella si puòsuddividere in quelle che vengono chiamatezone di convezione. Le più fini di questeappaiono ai più potenti telescopi come dellecelle, dette granuli, delle dimensioni di circa1.000 chilometri. È abbastanza ovvio pensareche anche per altre stelle le cose vadano allostesso modo. E in effetti per una di esse,Betelgeuse, è stato possibile già nel 1974 osser-vare con chiarezza la granulazione grossolanadella "superficie" della stella grazie a una tecnicadetta interferometria a macchie.

La "superficie visibile" del Sole, la fotos-fera, è costituita da queste strutture di con-

vezione. La fotosfera appare come un disco net-tamente definito, con un bordo regolare e inapparenza perfettamente circolare. A questopunto sorge spontanea una domanda: ma se ilSole è una stella, cioè qualcosa che di certo soli-do non è, come mai ci appare come un discoregolare, quasi che ci si possa planare sopra(trascurando il fatto che si finirebbe fusi)? Lamateria di cui è fatta la fotosfera è in continuomutamento, le celle di granulazione non hannouna struttura stabile (quest'affermazione èdimostrata dai cosiddetti spostamenti Dopplerdelle frequenze della luce emessa da Sole).Allora perché in fondo il Sole sembra solido?

La risposta è che la maggior parte dellaradiazione visibile che osserviamo guardando ilSole proviene da uno straterello, un anello distella di circa 500 chilometri di spessore. Per unaserie di motivi non complicatissimi (ma che inquesta sede non è il caso di tirare in ballo) dovu-ti all'attraversamento della materia stellare daparte della radiazione elettromagnetica, al disotto di questo sottile strato il Sole è opaco per inostri occhi, mentre al di sopra è trasparente.Risultato: ci sembra di vedere un contornodefinito anziché un globo diffuso e incandes-cente che si perde nello spazio. Se però non cilimitiamo all'osservazione visuale del Sole maesaminiamo delle immagini catturate con tele-scopi e apparecchiature particolari, riusciamo acapire che in effetti la nostra è solo un'illusione.Il Sole non ha un confine così definito comeappare e che, per una meraviglia della natura,ha le stesse dimensioni (quasi sempre, perché inrealtà dipende dalle loro distanze relativamentealla Terra) della Luna piena. Se non fosse così,non potremmo osservare le eclissi totali. Primadi passare ad altro, vale la pena quindi di farnotare che quello che chiamiamo "raggio" delSole è la distanza dal centro al limite della foto -

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sfera. Un vero "raggio", e quindi una vera "super-ficie", le stelle semplicemente non ce l'hanno.Sono comunque termini entrati nell'uso comuneanche nella comunità scientifica e tutti ne fannolargamente uso.

Una volta chiarito che il Sole non finisce lìdove ci sembra che finisca, resta da capire checosa viene dopo, oltre la fotosfera. La parte suc-cessiva della stella è la cromosfera. Questonome, che letteralmente significa "sfera di col-ore", deve però forse il suo nome al fatto chequando si riesce a osservarla a occhio nudo,durante un'eclisse totale, appare come unbagliore, una falce sottile di luce rosa-rossastra.La cromosfera, che ha uno spessore di circa2.000 chilometri, non ha una temperaturacostante, ma cresce verso l'esterno, fino a rag-giungere e superare anche i 60 mila gradi. È sol-cata da piccoli (relativamente al Sole, sia chiaro)getti di gas luminosi, chiamati spicole, che pos-sono raggiungere un'altezza sopra l'ideale con-fine della cromosfera anche di 10 mila chilometrie sono di breve durata: da 2 a 10 minuti. Sia dalpunto di vista della temperatura (in costanteaumento) sia da quello della distanza dal centrodell'astro, la cromosfera sfocia poi nella coro-na solare, una regione di bassa densità ealtissima temperatura, che può rag-giungere anche 2 milioni di gradi.Ovviamente nemmeno la coronapresenta contorni definibili e

spesso è sede di eventi di grande energia, dettiemissioni coronali di massa (CME). La corona sitrova in uno stato di equilibrio dinamico, espan-dendosi in forza della sua temperatura contro ilcampo gravitazionale del Sole stesso. La mate-ria di cui è composta la corona viene emessanello spazio spesso in modo violento e spettaco-lare e va a formare il vento solare, che inte -ragisce fortemente con il campo magnetico deipianeti, quindi anche con quello della Terra. È inquesto senso che l'affermazione "la Terra sitrova dentro il Sole" è pienamente giustificata.

E poi che cosa c'è ancora? La storia nonfinisce di certo qui: la riprenderemo parlando del-l'attività del Sole, di cui le macchie solari costi -tuiscono il fenomeno più facile da osservare ecatalogare. Un fenomeno per il quale, comevedremo, molti si sono ingegnati a trovare spie-gazioni quanto meno… originali. Come quellache sosteneva che fossero "buchi nelle nubi difuoco" del Sole, che potevano condurre a zoneaddirittura abitabili.

(1 - continua)

Spettacolare immagine delSole ottenuta combinando

due immagini nell’ultra -violetto che evidenziano la

cromosfera e la coronacon alcune emissioni

coronali. (CortesiaSOHO/EIT/LASCO)

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Eclisse parziale,sfida totale

4 gennaio 2011

Costantino Sigismondi

Il Sole ha un suo diametro ben preciso,nonostante sia una sfera gassosa, e attornoa questo fatto ci sono molti scienziati che siprodigano nel misurarne le minime varia -zioni. Le implicazioni climatiche sono impor-tantissime, visto che l'umanità in un annorilascia l'energia che il Sole ci somministra inun'ora. La conoscenza del diametro dellastella deve perciò essere migliore di unaparte su 10 mila (cioè pressappoco, per dareun'idea, quante ore ci sono in un anno), inmodo da poter escludere che il riscaldamen-to globale, se c'è realmente, sia di originesolare.Un'eclisse offre la possibilità di misurare ildiametro, o una corda ben precisa del discosolare, attraverso il tempo che il disco lunareimpiega per passargli davanti. Nel caso diun'eclisse parziale occorre misurare esatta-mente gli istanti del primo e dell'ultimo con-tatto. Questo discorso, come quasi tutti quel-li in campo scientifico, va bene però in primaapprossimazione. Guardando attentamente ilprofilo lunare si scopre che mostra monti evalli, che vanno su e giù rispetto a un"lunoide" ideale, liscio e leggermente schiac-ciato ai Poli. Oggi esistono programmi chericostruiscono il profilo del lembo lunare perogni fase della librazione lunare, valendosianche dei recenti dati (pubblicati nel novem-bre 2009) della sonda giapponese Kaguya.Questi dati sono stati ottenuti con un laseraltimetro e hanno una precisione di un metroin altezza, ma sono disposti su una grigliacon un punto per ogni chilometro.

La ragione per cui mi sono recato pressol’IRSOL a Locarno per l'eclisse del 4 gennaio2011 è stata quella di raccogliere delleimmagini del profilo lunare alla massimarisoluzione, così da poter controllare la bontàdei nuovi dati giapponesi, almeno per il profi-lo che la Luna ha offerto. Tuttavia, anche sele nubi l'hanno impedito in quell'occasione, illavoro agli astronomi non manca mai.Abbiamo ricevuto dati dai colleghi delcoronografo dell'Osservatorio di Bialkow, inPolonia, il più grande del mondo, che hannoosservato in team con noi e che sono riuscitinell'impresa impossibile sotto il cielo delTicino.Finora le verifiche del profilo di Kaguya sonostate fatte per qualche occultazione stellareradente: una stella scompare e ricompare piùvolte sotto le montagne e le valli che sistagliano presso uno dei Poli lunari. Il proble-ma è che ai Poli la risoluzione dei dati diKaguya è migliore che all'equatore, dove nonpossono avvenire occultazioni radenti masolo normali e, come sanno bene gli espertidi occultazioni (e il 4 gennaio alla SpecolaSolare Ticinese erano tutti lì…), il timing diun'occultazione dev'essere perfettamentesincronizzato con il Tempo Universale perpoter usare l'osservazione come un vero eproprio altimetro. In altre parole, un'occul-tazione radente offre una serie di eventi per iquali si può fare anchea meno di conoscere iltempo assoluto: bastauna ripresa video

Il Padre Cristoforo Clavio con un testo sul calendariogregoriano e un quadro di Papa Gregorio XIII Boncompagni,promotore della riforma del calendario del 1582. (Cortesia:

Archivio Storico della Pontificia Università Gregoriana)

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Una spettacolare foto dell'eclisse del 4 gennaio 2011 presa da Thierry Legault con un telescopiorifrattore da 10,6 cm Takahashi FSQ-106ED su montatura EM-10, Canon 5D Mark II, 1/5000 s diesposizione a 100 ISO. Oltre alla Stazione Spaziale Internazionale (in alto a sinistra), si notano le

montagne sul bordo lunare. La leggera colorazione rossa del bordo lunare non è visibile inquest’immagine, ma è causata dalla risoluzione angolare del telescopio che immette fotoni solarisulla superficie nera della Luna. Lo spessore del rosso corrisponde all'incirca a 1 secondo d'arco

angolare: quanto la risoluzione teorica per diffrazione di quel telescopio. (Cortesia: T. Legault)

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per ricostruire il profilo locale dei monti edelle valli. Mentre in un'occultazione normaleil tempo assoluto è indispensabile.Un'eclisse parziale offre un'ampia visuale delbordo lunare grazie al contrasto con la foto -sfera solare, equivalente a un campionamen-to realizzabile da infinite sorgenti puntiformi:un buon motivo per recarmi all'IRSOL daRoma per approfittare anche di pochi minutidi Sole durante la fase massima dell'eclisse.Nel 2008, il 1. agosto, mettemmo a punto unesperimento per una misura differenziale indue differenti lunghezze d'onda (nel blu e nelrosso) di un'eclisse dell'8 per cento. Quellaera veramente piccola e la notizia del feno -meno arrivò ai media solo perché alcuniastrofili erano partiti per la Cina per osser-vare la totalità. Come si può sfruttare un'e-clisse solare così piccola per scopi scientifi-ci? Ebbene, l'idea è semplice ma efficace: seimmaginiamo che il Sole abbia due bordi,uno rosso più esterno e uno blu più interno,molto vicini tra loro, e tracciamo una lineache taglia una corda, quanto più questacorda è piccola tanto più la corda blu internarisulterà piccola rispetto a quella rossa ester-na. Al limite di un'eclisse radente quest'effet-to sarebbe massimale.L'osservazione dell'eclisse del 1. agosto2008 diede praticamente l'avvio al progettoClavius, che ora vede la collaborazione inter-nazionale della SUPSI di Lugano, del -l'Università dell'Insubria a Como, del -l'Università "La Sapienza" di Roma, del -l'Istituto di Astrofisica di Parigi e dell'IRSOL.E ci fu anche il battesimo del progetto, cheporta il nome dell'astronomo gesuitaCristoforo Clavio, che osservò l'eclisse del 9aprile 1567 da Roma e ne descrisse la fasemassima, durante la quale la Luna restava

circondata da un anello di luce. Jack Eddynel 1978 riprese questa notizia per sostenereche il Sole nel 1567 poteva essere piùgrande di oggi. Ma c'era un problema: ilModello Solare Standard, l'unico vero model-lo di evoluzione stellare che viene testato conla stella che conosciamo meglio. Tutte leequazioni dell'idrostatica, della termodinami-ca, i coefficienti delle reazioni nucleari almeglio delle conoscenze attuali, le abbon-danze chimiche e l'età sono inclusi nelModello, che ha come gradi di libertà solol'abbondanza di elio e la mixing length, lalunghezza percorsa da un elemento convetti-vo prima di perdere la sua identità, nella zonapiù esterna dove avviene la convezione. E il

Schema dell'eclisse radente del 1. agosto 2008,osservata all'IRSOL, e della ragione per cui i

diametri in due lunghezze d'onda diversiproducono diverse durate dell'eclisse tra primoe ultimo contatto. (Da C. Sigismondi, M. Bianda

e J. Arnaud, European Projects of SolarDiameter Monitoring, AIP Conference

Proceedings, Volume 1059, pp. 189-198, 2008)

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Modello Solare Standard non ammette trop-pa libertà nella variazione del diametro, per-ciò l'osservazione di Clavio fu un po' trascu-rata negli anni successivi.Solo alla fine del 2010, dopo decenni di videosulle eclissi moderne e anni di analisi dei datidei loro grani di Baily, si è cominciato acapire il ruolo della regione appena sopra lafotosfera, piena di righe di emissione a ognilunghezza d'onda. Una regione che potevaessere percepita a occhio nudo come lucebianca… disposta ad anello in quell'anticaeclisse romana. Qualcuno ha pensato cheClavio non avesse sufficiente esperienzaosservativa, come noi oggi. Ma il gesuitaaveva ragione. Egli aveva già osservatoun'eclisse totale a Coimbra nel 1560, el'Almagesto con i parametri ancora al tempodi Tolomeo gli impediva di concepire un'e-clisse anulare, poiché la Luna doveva esserecomunque sempre più grande del Sole inbase ai dati antichi. Questo ci mostra, tra l'al-tro, come le misure di diametro siano stateda sempre molto complicate e difficili. Claviodunque, nel pubblicare la propria osser-vazione di eclisse anulare, prese unaposizione ben precisa, che "terremotava" lostatus quo tolemaico. E mantenne questaposizione anche quando Keplero, per bendue volte tra il 1606 e il 1611, gli mandò a

chiedere se non fosse stato l'effetto soffusodi un'atmosfera lunare.Infine l'eclisse nubilada dal Ticino mi ha sug-gerito un esperimento utile per gli studenti:con la mia macchina fotografica digitale horipreso la zona coperta di nubi dov'era ilSole, e dai tempi di esposizione ho ricavato idati sull'intensità luminosa. Al sottile piaceredi misurare non si può rinunciare…

L'eclisse(da Trilussa – Le poesie, Arnoldo MondadoriEditore, 1951)Si, 'st'ecrisse che fanno li scenziati,nu' lo nego, sarà una cosa bella,ma però tutti l'anni è ‘na storiella,ciarimanemo sempre cojonati.L'antr'anno mi' fratello pe' vedellace venne espressamente da Frascati,stette un'ora coll'occhi spalancatisenza poté scoprì manco ‘na stellaSe er celo è sempre nuvolo, succedeche un'antra volta, quanno la faranno,nun ce sarà gnisuno che ce crede.E io ciavrebbe gusto: perché quannoer celo è annuvolato, chi la vede?Che lo dicheno a fa'? Perché la fanno?

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Occultazione asteroidale positiva! L'even -to astronomico di martedì 25 gennaio 2011 èstato un successo: diversi membri della SocietàAstronomica Ticinese hanno osservato la stellaTYC 1228-00368-1 di 10 mag, poco distantedalle Pleiadi, che alle 18h34 è stata fatta scom-parire dall’asteroide (144) Vibilia. Parlare di quel-l'evento ad alcune settimane di distanza puòindurre ad affrettate considerazioni sulla facilitàdell'osservazione. In realtà non è stato per nullaevidente, soprattutto a causa dell'orario. Coloroche si sono impegnati in questa misura si sono

dovuti allenare e sono (siamo) stati aiutati anchedalla fortuna che ci ha regalato un cielo sereno.Insomma, le occultazioni asteroidali vanno suffi-cientemente preparate perché un errore dimanipolazione o un funzionamento difettoso diqualche apparecchio può portare a non esserepronti per l'attimo fuggente. Ma andiamo conordine, partendo da qualche giorno prima del 25.

Sulla mailing list AstroTi Stefano invia unarichiesta di osservazioni sulla promettente occul-tazione asteroidale che si va avvicinando. Si trat-ta dell'asteroide Vibilia, scoperto ufficialmente

Resoconto di un risultato incredibile

La meraviglia di VibiliaStefano Sposetti e Andrea Manna

La traccia al suolo dell'ombra percorsa da Vibilia davanti alla stella.

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più di 130 anni fa, il 3 giugno 1875, da C.H.F.Peters da Clinton (New York). Peters gli attribuì ilnome Vibilia in onore della dea della mitologiaromana protettrice delle strade, dei viandanti edei navigatori. L'asteroide è piuttosto grosso, conun diametro di circa 150 chilometri. Sul sito dimister Preston (ben fatto) si possono consultarele cartine stellari e l'ampia traccia sul terreno delfenomeno che avverrà di sera, dopo il tramonto.Le previsioni sono molto buone per il Ticino e ilNord Italia e la centralità passa leggermente asud di Como. L'ombra transita più o meno daOvest a Est a una velocità al suolo di circa 13chilometri al secondo. Un corpo così grosso pro-duce un'occultazione di circa 12 secondi di dura-ta massima. La stella che dovrebbe essereoscurata è brillante e anche sufficientemente

alta nel cielo. Un piccolo strumento di 10 o 15centimetri di apertura dovrebbe bastare perosservare visualmente il fenomeno. Tutte buonepremesse per un evento alla portata anche diastrofili al loro primo tentativo con un'occul-tazione asteroidale.

L'osservazione va preparata con cura,perché quella sera i tempi saranno stretti, menodi mezz'ora dopo il tramonto astronomico, e unimprevisto può sempre essere in agguato.Quindi già qualche giorno prima converrà eserci-tarsi a individuare il campo della stella target.Non sarà necessario tentare di vedere l'as-teroide stesso, poiché è troppo debole (12,1mag) e ancora a diversi minuti d’arco di distan-za. Tutta l'attenzione sarà da porre sulla stella.Se si riuscirà a vedere l'astro nello strumento

Un mosaico realizzato da Marco Itenche indica la traiettoria della stellae il campo inquadrato dalla suavideocamera.

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che si ha a disposizione, per il momento del-l'evento non ci saranno problemi, a meno che ilcielo diventi fosco o venga inquinato da luci arti-ficiali non previste. La sera dell'evento saràimperativo non togliere lo sguardo dalla stelladurante i 5 minuti antecedenti e i 5 minuti suc-cessivi l'istante previsto per rilevare la presenzadi eventuali satelliti dell’asteroide. L'osser -vazione dovrebbe avere il suo climax alle 18h34circa. Ci si dovrà preparare non solo all'individu-azione del campo ma anche alla scomparsadella stella, che come detto durerà una decina disecondi. La caduta di luce sarà probabilmenteistantanea e la riapparizione pure. Si puòrimanere sorpresi dal fenomeno e, per evitareimpreviste scene di panico, di isteria o di nor-male entusiasmo, è meglio esercitare anchequesta situazione qualche giorno prima,chiedendo aiuto a un'altra persona che coprirà,senza previsione, la linea di mira del telescopio,simulando appunto un'occultazione. In Rete sitrovano comunque dei software che simulano lasparizione improvvisa e momentanea di stellepermettendo così di cronometrare e valutare ipropri tempi di reazione, diversi da persona apersona e che vanno da valori eccellenti di 0,1-

0,2 secondi, a buoni di 0,3-0,4 secondi, a medi di0,5-0,7 secondi e a bassi di 0,8-1 secondi.Andrea intanto dà, sempre su AstroTi, alcuniconsigli per individuare rapidamente il campodella stella e osservare visualmente un'occul-tazione asteroidale.

In passato Vibilia ha già dato spettacolooccultando stelle e quindi è già stato misurato.Nel 1993 da due statunitensi, nel 2001 da un bri-tannico, nel 2005 da un australiano, nel 2006 dacinque osservatori statunitensi e, sempre nellostesso anno, da otto osservatori europei. In quel-l'ultima occasione la stella era una doppia el'evento è stato interessante proprio per quelmotivo. Tra l'altro, è stato osservato pure dalTicino da Sposetti (v. "Meridiana" n. 186, p. 16).Vibilia pertanto non riserva più grandi segreti.Apparentemente non ha satelliti e la conoscenzadelle dimensioni e della sua orbita è abbastanzaconsolidata.

Stefano contatta due giovani osservatrici:Lucrezia Bolliger si interessa di astronomia daqualche tempo ma non possiede uno strumentoe Silvia Pestoni ha già esperienza e possiede unbel Newton da 20 centimetri su montatura moto -rizzata. A Lucrezia viene consegnato uno

A sinistra, la strisciata registrata da Alberto Ossola con la sua Canon DSRL al fuocodel telescopio da 23 centimetri, a dimostrazione che anche apparecchi commerciali

possono essere utilizzati per questo tipo di misure. A destra, lo scan CCD di Carlo Gualdoniche mostra bene la luce residua di Vibilia durante l’occultazione.

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Schmidt-Cassegrain da 20 centimetri senzamotori. La ripida curva di apprendimento si fasentire e non sembrano sufficienti le serate a di -sposizione in cui entrambe fanno test di punta-mento del campo stellare. Il cielo sereno di queigiorni permette un'esercitazione ottimale nono -stante la luce della Luna Piena. Altri osservatori,tra cui Andrea, possiedono telescopi fissi, alcunipilotati da computer, e per loro la difficoltà di indi-viduazione della stella risulta e risulterà ovvia-mente inferiore.

Lo scopo di un'osservazione asteroidale èquello di ottenere una figura della silhouette delcorpo occultante, cioè dell’asteroide. Piùnumerosi sono gli osservatori, maggiori sarannole "corde" temporali e maggiore sarà la preci-sione sulla forma e le dimensioni. Per questomotivo Stefano e Silvia decidono di andare acoprire la fascia Nord della traccia. Nessunosservatore europeo si è annunciato lungo lineesettentrionali, mentre ce ne sono alcuni a sud.Ottenere una "corda" al bordo superiore dellatraccia significa aumentare notevolmente leinformazioni sulla forma. Stefano si recherà aMalvaglia e Silvia da un'amica a Faido. Una

decisione coraggiosa, quest’ultima, perché Silviapotrebbe anche registrare un'occultazione nega-tiva. Se sarà il caso, costituirà però una infor-mazione molto importante, molto più dell'aggiun-ta di una corda misurata centralmente.Purtroppo la sera dell'evento, con gli strumentigià in posizione, in questi due luoghi assistere-mo a una discesa di nuvole da Nord un'ora primadell'istante topico. Nuvole che si diluiranno primadi raggiungere Bellinzona e il Sud del Ticino.Nuvole risolutamente previste da PiernandoBinaghi, il noto meteorologo della RSI, al qualeStefano aveva chiesto un parere meteo perquelle ore…

Gli altri astrofili ticinesi annunciati e quellidel Nord Italia la fanno da padrone, grazie allabuona situazione meteo. Purtroppo qualcheosservatore estero, e qui pensiamo al validoaustriaco Gerhard Dangl, non riesce a con-tribuire a causa della copertura del cielo. In totalesaranno oltre una decina le "corde" misurate, trale quali una "negativa" molto importante fatta dalfrancese Philippe Bernascolle, che confina latraccia meridionale dell'asteroide.

Degli undici osservatori nostrani, quattro

Gli astrofili nostrani impegnati nell'occultazione asteroidale di Vibiliacon un elenco dei loro strumenti e risultati.

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erano visuali, cinque hanno utilizzato il metododella strisciata su CCD o su DSLR e due si sonoserviti di videocamere. Le dimensioni dell'otticausata sono state superiori ai 14 centimetri.Potenzialmente potevamo ottenere un massimodi dodici corde. Alla fine ne abbiamo ottenuteotto e per cinque di queste gli osservatori eranoal loro primo tentativo. Un risultato incredibile!Molte corde sono situate nella parte superioredel profilo. Molte si sovrappongono, ma non fanulla. È stato un grosso successo.

Eventi come questo sono da gustare sianell'istante in cui avvengono sia successiva-mente, poiché relativamente rari da osservarenei tempi e nelle modalità vissute. È necessario

che vi sia il concorso di diversi fattori positivi. Lameteo, per cominciare, ma anche la luminositàdella stella, la probabilità di riuscita, il momentodella nottata, l'elevazione sull orizzonte.

Il risultato finale non fa che confermare ledimensioni dell asteroide, che al momento del-l’evento erano di 152x131 chilometri. Le previ-sioni sono pure state confermate, anche se c'èstato un leggero spostamento verso Nord dellatraccia al suolo e un anticipo di circa 8 secondidel fenomeno. Insomma, una "fotografia" delladea protettrice delle strade, dei viandanti e deinavigatori in buona misura nostrana. Siamo statibravi.

Il best fit del profilo di Vibilia elaborato dall astronomo Eric Frappa di Euraster.(Fonte: http://www.euraster.net/results/2011/index.html#0125-144)

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1. Introduzione

Il 2010 è stato per la Società Astro -nomica Ticinese un anno piuttosto tranquillo,dopo il notevole impegno nell'organizzazionedegli eventi del 2009. La Società ha potutogodere della visibilità acquisita durante l'annoInternazionale dell'Astronomia. Purtroppo lecondizioni meteorologiche sono state avversee non hanno consentito di offrire al pubblicouna visione del cielo ricca quanto si sarebbedesiderato. In ogni caso gli astrofili e gli appas-sionati ticinesi si sono prodigati per animare leattività di divulgazione scientifica e per svolge-re ricerche scientifiche di valore.

2. Movimento soci e abbonati

a) soci abbonati a Orion 42 (35)b) soci senza Orion 333 (297)c) soci “Le Pleiadi” 54 (61)d) abbonati a “Meridiana” 307 (334)––––––––––––––––––––––––––––––––––––Totale 736 (727)

(Fra parentesi i dati del 2009)

Prosegue l'aumento dei soci e il calo(fisiologico) degli abbonati, parte dei quali pos-siamo immaginare che si siano trasformati insoci. Il saldo a fine anno continua a essere net-tamente positivo.

3. Divulgazione

3.1 Corsi di astronomia

I corsi di astronomia offerti dal DECSsono stati tenuti a Carona da FrancescoFumagalli e a Lugano da Marco Cagnotti. Ilcorso a Locarno tenuto da Marco Cagnotti non

è stato invece attivato perché non è stato rag-giunto il numero necessario di iscritti.

3.2 Osservatori

Monte GenerosoIl Gruppo Insubrico di Astronomia (GIA)

ha garantito anche nel 2010 l'animazione pres-so l'Osservatorio del Monte Generoso, almenofino alla chiusura forzata dell'albergo. Ilresponsabile per la SAT è sempre FrancescoFumagalli.Calina di Carona

Fausto Delucchi riferirà sulle attività svol-te presso il Calina.Monte Lema

Il gruppo “Le Pleiadi” è sempre moltoattivo nell'organizzare eventi di successo.Specola Solare

È proseguita l'attività divulgativa nell'am-bito del Centro Astronomico del Locarnese(CAL). Si sono svolte le visite di 4 scolareschee di 6 gruppi di adulti. Sono pure stati proposti8 appuntamenti con cadenza (quasi) mensile enumero chiuso. Il totale dei visitatori nel 2010ammonta a circa 250 persone.

3.3 “Meridiana”

Nel 2010 sono stati pubblicati 6 numeridell'organo della SAT, per un totale di 300 pagi-ne, con una media di 50 pagine per numero(272 pagine nel 2009, con una media di 45,3pagine per numero). La periodicità trimestraleè stata mantenuta. Ancora una volta, devo pur-troppo rilevare la mancanza di un feedback, néin positivo né in negativo, da parte del pubbli-co. E ancora una volta invito tutti i soci dellaSAT, gli abbonati alla rivista e i semplici appas-sionati a non essere timidi e a proporsi come

L’attività della SATnel 2010

Il rapporto presidenziale all’Assemblea del 19 febbraio 2011 a Savosa

Marco Cagnotti

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autori di articoli: “Meridiana” è infatti aperta allacollaborazione di tutti.

3.4 Mass media

L'attenzione verso l'astronomia deimezzi di comunicazione si è mantenuta moltoelevata, sebbene (com'è ovvio) non pari aquella del 2009. La Rete Uno della RSI ha tra-smesso quotidianamente le effemeridi prodot-te dalla Specola Solare Ticinese. “Ticino byNight” ha ospitato ancora sul proprio annuarioil contributo di quattro pagine di presentazionedella SAT.

3.5 Sito Web e mailing-list

Il sito Web è stato ben visitato, con più diun migliaio di contatti al mese e perfino un

picco di oltre 2.000. Molto bazzicata è statapure la mailing-list Astro-Ti, i cui iscritti sonopiù di 120. La mailing-list, moderata da StefanoKlett, ha come scopo il confronto fra gli astrofi-li, ma viene usata dalla SAT anche per annun-ciare tutte le attività e i fenomeni astronomici dirilievo.

3.6 Social network

La SAT è presente su Twitter e suFacebook. La presenza nei social network, unpo' passata in secondo piano nel 2010, verrà abreve rinnovata e rinforzata.

3.7 Altre attività

Il 27 marzo si è svolta a Bellinzona laconferenza dal titolo «I lati oscuri dell'univer-

Il tavolo presidenziale durante l’Assemblea. Da sinistra, Ramelli,Cortesi, Cagnotti, Malagutti. (Cortesia: A. Blatter)

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so», tenuta dal cosmologo Amedeo Balbi.Dal 13 al 15 agosto si è svolto a Dötra il

3. Star Party della Svizzera Italiana, purtroppodanneggiato dall'ostinato cattivo tempo: soloun paio d'ore di cielo sereno sono state dispo-nibili durante la seconda notte.

Il 18 settembre si è svolta a Savosa laGiornata di studio dell'astronomia, moltoapprezzata dal folto pubblico.

4. Attività scientifiche

I responsabili delle attività scientificheriferiranno fra breve.

5. Strumentazione

Il parco strumenti della SocietàAstronomica Ticinese è molto ricco, con unadotazione di una decina di telescopi: dal picco-lo rifrattore fino al dobsoniano di medie dimen-sioni, dal newtoniano leggero fino al Maksutovda 30 cm con stazionamento fisso installatopresso la Specola Solare Ticinese. Alcuni stru-menti sono frutto di donazioni di amici e simpa-tizzanti. In particolare il Maksutov da 15 cm e ildobsoniano da 25 cm sono a disposizione deisoci attraverso il prestito.

I soci presenti all’assemblea: pochi ma buoni. (Cortesia: F. Delucchi)

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6. Attività future

Il 2011 si prospetta essere un anno tran-quillo come il precedente, con eventi che sonodiventati un'abitudine per i soci e i simpatizzan-ti. Infatti la SAT garantisce nel nuovo anno l'or-ganizzazione di almeno tre eventi:• la conferenza «Capire l'universo», tenuta daCorrado Lamberti dopo l'Assemblea generaledel 2011,• lo Star Party estivo in luglio o agosto,• la Giornata di Studio dell'Astronomia, previ-sta in settembre.

Tutti questi eventi saranno annunciatiattraverso i canali consueti della Società:«Meridiana», mailing-list AstroTi, sito Web,social network. Altre attività rimangono comun-que possibili, se organizzate dai soci indivi-dualmente: anche in questi casi la SAT offrirà ilproprio supporto per la promozione.

Molto affollata la conferenza di Corrado Lamberti. (Cortesia: A. Blatter)

Corrado Lamberti durante la conferenza.(Cortesia: F. Delucchi)

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L'Assemblea della Società AstronomicaTicinese di quest'anno si è tenuta il 19 febbraio2011 alle 14h00 nell'Aula Magna del Liceo diLugano 2 a Savosa ed è stata seguita da un'in-teressantissima conferenza del professorCorrado Lamberti intitolata "Capire l'Universo",durante la quale sono stati ripercorsi i concettifondamentali della cosmologia moderna.Ringraziamo la direzione dell'Istituto luganeseper aver messo gentilmente a disposizione l'AulaMagna per l'evento.

Le trattande all'ordine del giorno erano leseguenti:1. Nomina del presidente del giorno e degli

scrutatori2. Approvazione dell’ordine del giorno3. Lettura del verbale dell’Assemblea prece-

dente4. Rapporto presidenziale5. Rapporto finanziario del cassiere6. Rapporto dei revisori e approvazione dei

conti7. Nomine statutarie (un posto vacante in

Comitato)8. Modifica art. 7 Statuti (quote sociali)9. Rapporti dei Gruppi di Lavoro 10. Eventuali

La seduta si è svolta con 29 presenti. Sisono annunciati come scusati: D. Battaglia, L.Berti, F. Fumagalli, G. Luvini, B. Rigoni e A.Taborelli. Il presidente della SAT Marco Cagnottiviene confermato presidente del giorno. Comescrutatore viene designato Yuri Malagutti.L'ordine del giorno viene approvato mentrel'Assemblea rinuncia alla lettura del verbaledell'Assemblea precedente. Segue l'articolatorapporto presidenziale di Marco Cagnotti, cheprecede questo verbale nel presente numero di"Meridiana".

Il cassiere Sergio Cortesi presenta i conti

della SAT che vedono una maggiore entrata di823,02 franchi. Come saldo al 31 dicembre 2010sono riportati 3536,19 franchi sul Conto CorrentePostale e 3.000 franchi sul Conto Risparmio. Ilconto di "Meridiana" ha invece incontrato dellemaggiori uscite di 623,93 franchi e si chiude allafine del 2010 con un saldo negativo di 43,75franchi. Il rapporto dei revisori, entrambi assentigiustificati, viene letto in aula. In base alle racco-mandazioni ivi contenute, i conti vengonoapprovati per acclamazione.

Su proposta del Comitato, l'Assembleaelegge l'ingegner Dario Battaglia come membrodi Comitato. Il numero dei membri passa così da12 a 13.

Si procede alla discussione relativa allarevisione dell'Art. 7 degli Statuti. Nel testo in vi -gore le tasse sociali venivano fissate dagliStatuti. Il Comitato trova che sarebbe opportunopoter modificare le tasse sociali senza doverricorrere ogni volta a una modifica degli Statuti.Esso propone dunque all'Assemblea che il testovenga modificato come segue:

Art.7"Le quote sociali annue dei membriattivi ordinari vengono fissatedall'Assemblea generale su propos-ta del comitato direttivo".

La proposta viene accettata all'unanimità.In seguito viene deciso a partire dal 2012

l'adeguamento della tassa dei soci Junior (chenon hanno ancora compiuto 20 anni e gli studen-ti fino a 25 anni). La tassa viene fissata a 20franchi per coloro che rinunciano all'abbonamen-to alla rivista "Orion". La tassa sociale per i sociJunior abbonati alla rivista "Orion" sarà invece di35 franchi.

Ampio spazio viene dedicato, nella parteconclusiva dell'Assemblea, ai resoconti dei grup-pi di lavoro. Andrea Manna espone le attività del

Verbale dell’Assembleadella SAT

Modificato l’Art. 7 degli Statuti

Renzo Ramelli

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gruppo "Stelle variabili", la cui attività quest'annosi è rinvigorita. Il gruppo si è ritrovato in riunionepiù volte. Manna ha osservato cinque variabilivisualmente e ha spedito i risultati al gruppoGEOS. Vengono inoltre citate le osservazioni diFumagalli, Gualdoni e Nobile. Filippo Simonainvita il gruppo a preparare per la Giornatadell'Astronomia del prossimo autunno una pre-sentazione in cui vengano esposti i metodi utiliz-zati dai variabilisti, in modo che altri interessatipossano aggiungersi alla loro attività.

Per il gruppo "Sole e pianeti", Cortesiriferisce delle foto di Giove ottenute da Calderarie Luraschi e di alcuni disegni effettuati daManna. Degna di nota è stata la sparizioneavvenuta la scorsa primavera della banda equa-toriale meridionale. Nel contempo la GrandeMacchia Rossa è divenuta più scura. Le osser-vazioni effettuate negli scorsi mesi mostranoinvece un ritorno (revival) della banda equatori-ale. Riguardo al Sole, Cortesi cita le osservazionidelle macchie solari coordinate da Mario Gattipresso l'Istituto Statale di Istruzione Superiore diBisuschio, in provincia di Varese. Le osser-vazioni sono state promosse come progettodidattico dall'autunno 2008 e hanno permessoall'Istituto di essere inserito, a partire dal 15 set-tembre 2010, nella lista degli Osservatori solariche collaborano ufficialmente con il SolarInfluences Data Analysis Center (SIDC) diBruxelles.

Stefano Klett presenta gli sviluppi sui temirelativi all'inquinamento luminoso. Cita la presadi posizione di Dark Sky International che mettein evidenza il potenziale nocivo delle luci LED,sempre più utilizzate nell'illuminazione esterna.Un'altra nota degna di attenzione è l'installazionein Ticino di una rete di misura automatica dellaqualità del cielo buio tramite sonde SQM (SkyQuality Meter). Quattro sonde sono state acquis-

tate dal Cantone, tre dalla SAT e una dall'associ-azione “Le Pleiadi”. Si sta inoltre valutando diacquistare una nuova sonda da installare in unadelle zone più buie del Cantone, per esempiopresso il Passo della Novena. Un possibile sito èstato individuato alla Capanna del Corno Gries. Idati della rete SQM vengono raccolti in un data-base gestito dall'Osservatorio Ambientale dellaSvizzera Italiana del Dipartimento del Territorio.Nei prossimi mesi i dati dovrebbero esseremessi a disposizione del pubblico interessato.

Stefano Sposetti descrive l'attività delgruppo che si occupa delle occultazioni aste -roidali. Si ricorda che i risultati di queste osser-vazioni sono molto utili per determinare ledimensioni degli asteroidi e rappresentanoun'importante fonte di informazioni per gliastronomi professionisti. Lo stesso Sposetti haeffettuato 28 osservazioni, di cui 3 positive,Manna ha effettuato un'osservazione positiva su3 e Gualdoni 2 su 11. L'occultazione dell'a -steroide Vibilia del 25 gennaio 2011 è stataosservata da parecchi soci. Per molti di essi si ètrattato della loro prima osservazione di un simi-le evento. Un'avvincente ripresa video di MarcoIten è pure stata proiettata in sala. Un resocontopiù preciso sul successo delle osservazioni diVibilia è presentato in questo stesso numero di"Meridiana".

Fausto Delucchi presenta l'attivitàall'Osservatorio Calina di Carona, che ha conta-to 260 presenze. Buona è stata la parteci-pazione di gruppi di scuole. Ivo Scheggia eAndrea Storni vengono ringraziati per il loro vali-do aiuto. Il 3 settembre è stato inaugurato ilnuovo strumento da 40 centimetri. Su quest'ulti-mo verte in particolare il rapporto di Fumagalliletto in aula da Anna Cairati. Il telescopio messoa disposizione da Nicola Beltraminelli è statoinstallato in collaborazione con il Liceo di Lugano

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2 grazie ai finanziamenti provenienti da un lasci-to, dal Club Ambassador, dall'associazione “LePleiadi” e dal Comune di Carona. Pressol'Osservatorio di Carona sono pure state effet-tuate varie misure di stelle variabili, di cui alcuneanche nell'ambito di Lavori di Maturità dei Licei diLugano 1 e 2. Ben frequentati sono stati pure iCorsi per Adulti.

Philippe Jetzer fa il punto sulla situazionedei due Istituti locarnesi che si occupano delSole. La Specola Solare Ticinese ha visto unpassaggio graduale di consegne da SergioCortesi a Marco Cagnotti. Quest'ultimo è diven-tato direttore della Specola a partire dal gennaio2011. L'attività scientifica procede bene. Ultima -mente vi sono pure stati degli interessanti svilup-pi. Così all'inizio di febbraio Sergio Cortesi,Marco Cagnotti e Michele Bianda si sono recatipresso il Solar Influences Data Analysis Center(SIDC) di Bruxelles per discutere di alcuneanomalie riscontrate nell'ultimo decennio con-frontando i conteggi delle macchie solari effet-tuati in diversi Osservatori, fra i quali la Specola.Queste anomalie stanno catalizzando l'interessedi numerosi studiosi.

L'attività scientifica all'Istituto Ricerche

Solari Locarno (IRSOL) continua a essere di li -vello molto alto. Ciò nonostante, l'IRSOL staattraversando un momento delicato con-seguente alla decisione del Politecnico di nondesignare un successore per l'unica cattedra difisica solare ancora presente in Svizzera e lasci-ata vacante dal pensionamento del professorStenflo. Tuttavia, vista la riconosciuta qualitàdella ricerca e considerate le importanti collabo-razioni internazionali e in particolare quella con ilKiepenheuer-Institut für Sonnenphysik (KIS) diFreiburg in Brisgovia, ci sono ancora degli spi-ragli di ottimismo riguardo alla ricerca di finan -ziamenti che possano garantire un solido futuroall'Istituto.

Jetzer conclude raccogliendo l'attenzionesull'Assemblea della Società AstronomicaSvizzera (SAG/SAS), che quest'anno si terrà il21-22 maggio e sarà ospitata dallaAstronomische Gesellschaft Urania Zürich, di cuiJetzer stesso è presidente. Dopo l'Assembleadei delegati che si terrà al mattino, nel pomerig-gio seguirà per tutti una serie di interessanti pre-sentazioni scientifiche, tra cui quella del nostrosocio Sposetti intitolata "Videoastronomie".

Dopo la cenasociale, il momen-to della premiazio-ne della tre vinci-trici del Premio

Ezio Fioravanzo.(Cortesia: F.

Delucchi)

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Per gli astrofili l'ambito osservativodelle occultazioni asteroidali è molto interes-sante. Permette di contribuire al progressodella scienza astronomica, in particolare diquella relativa alla misura precisa dellaposizione di asteroidi e, indirettamente, dellestelle occultate. Nel corso del 2010 da partedei membri della SAT sono state osservatecirca 40 previste occultazioni. Cinque diqueste si sono rivelate positive. AndreaManna ha osservato visualmente con il suo30 centimetri da Cugnasco. Carlo Gualdoniha utilizzato la sua CCD accoppiata al tele-scopio da 25 centimetri da Como. FrancescoFumagalli ha osservato con la CCD e il 30centimetri del Calina di Carona e StefanoSposetti con la CCD o con la videocamera eun telescopio da 40 centimetri o da 20 cen-timetri da Gnosca.

Mi soffermo unicamente a considerarele occultazioni positive fatte dal gruppo nellanostra regione. Ottenere più di due eventiall'anno è piuttosto raro. Generalmente laprobabilità è di circa uno all'anno per osser-vatore fisso. Quindi questo 2010 è stato par-ticolarmente fecondo, tenendo conto che i 5eventi positivi sono stati catturati da soli treosservatori.

Il 14 gennaio (442) Eichsfeldia è stataoccultata da una stella di 12,7 magV. Unicoosservatore in Europa è stato Sposetti.

L'occultazione di (647) Rachele del 2marzo è stata seguita da sole 5 stazioniosservative in Europa, tutte localizzate nelNord Italia, dove Gualdoni ha misurato 7 se -condi di caduta di luce.

L'8 agosto (429) Lotis è stata seguitada due soli osservatori, Gualdoni e ilfrancese Bonnardeau. Sul Ticino Centrale lanebbia ha impedito l'osservazione.

Il 28 agosto (1214) Richilde è stataseguita da tutti e tre i nostri soci, compliceuna stella brillante di 9,6 magR. Era previstaverso mezzanotte e le previsioni della tracciaavevano una notevole incertezza. Le dimen-sioni di circa 35 chilometri di Richilde, piut-tosto ridotte, hanno avuto un'incidenza sul-l'evento negativo osservato da Gualdoni, si -tuato in una posizione in cui la probabilità eramaggiore. Sposetti e Manna, quasi localizza-ti sulla stessa fascia, sono stati i soli inEuropa a vedere la caduta di luce su seiosservatori in totale.

Rapporto sulleoccultazioni asteroidali

I risultati ottenuti nel 2010

Stefano Sposetti

Gli osservatoriNome Tent. Occ. neg. Occ. pos.F. Fumagalli 1 1 0C. Gualdoni 13 11 2A. Manna 4 3 1S. Sposetti 31 28 3TOTALE 49 43 5

Le occultazioni positiveGualdoni Manna Sposetti

(442) Eichsfeldia 14 gennaio 2010 - - positiva(647) Rachele 2 marzo 2010 positiva - negativa(429) Lotis 8 agosto 2010 positiva - -(1214) Richilde 28 agosto 2010 negativa positiva positiva(249) Ilse 11 dicembre 2010 negativa - positiva

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Infine l'11 dicembre (249) Ilse, lui pureun corpo di modeste dimensioni, ha occulta-to una stella di 11,8 mag osservata positiva-mente in Europa solo da Gnosca. Da Como(sola altra osservazione in Europa) l'evento èstato purtroppo negativo.

Al momento in cui scrivo è già avvenu-

ta la bellissima occultazione di Vibilia del 25gennaio 2011. Quest'evento, di cui riferiamoaltrove in questo numero di "Meridiana"seguito da un numero elevato di astrofili tici-nesi, è stato un vero successo e speriamoche il 2011 continui sullo stesso slancio.

I cinque osservatori e le quattro corde dell'occultazione di Rachele del 2 marzo 2010.

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Quanto conosci l'astronomia? E, se nonne sai abbastanza, sai almeno come e dove tro-vare le informazioni? Affinché tu possa metterealla prova le tue conoscenze e le tue capacitàinvestigative, “Meridiana” ti propone in ogninumero 15 domande. Per chi risponderà veloce-mente a tutte, in palio c'è un anno di adesionegratuita alla Società Astronomica Ticinese (SAT).

Le domande

1. Amaltea, satellite di Giove, presenta un feno-meno di rotazione sincrona, cioè rivolgesempre lo stesso emisfero verso il pianeta.Vero o falso?

2. Mirach, la stella Beta della costellazione diAndromeda, è una gigante rossa di classeM0. Vero o falso?

3. Come viene chiamato lo strato più internodella ionosfera terrestre, tra 60 e 90 chilome-tri di altitudine?

4. Qual è il valore medio dell'angolo di inclina-zione dell'asse di rotazione di Saturno?

5. Con quale telescopio spaziale è stato possi-bile scoprire, nell'ottobre del 2009, il più gran-de degli anelli di Saturno, che possiede un'in-clinazione di circa 27° rispetto al sistemadegli altri anelli?

6. La Teoria dell'Impatto Gigante riconduce laformazione della Luna a una collisione fra laTerra e un oggetto di dimensioni paragonabi-li a quelle di Marte. Con quale nome proprioè identificato comunemente questo planetoi-de?

7. Come viene chiamata la superficie idealeoltre la quale il vento solare non ha più lavelocità sufficiente per propagarsi nello spa-zio e viene arrestato dalla pressione delvento stellare?

8. Come fu chiamata la prima radiogalassia,scoperta nel 1934 da Baade e Minkowski?

9. Gy, Mm, AL e Kpc sono simboli di unità dimisura, non riconosciute nel SistemaInternazionale ma spesso usate in astrono-mia e astrofisica. Qual è il loro significato, aquali grandezze convenzionali corrispondo-no e quali di loro sono unità di tempo? E'necessaria la risposta completa.

10. Le aurore polari sono visibili anche sullaLuna? Rispondere Sì o No e giustificare larisposta.

11. Con quale sigla vennero originariamenteidentificate le pulsar quando furono scopertealla fine degli Anni Sessanta del secolo scor-so?

12. Il Satellite Gaia (Global AstrometricInterferometer for Astrophysics), il cui lancioè previsto per il 2012, verrà posizionato inorbita nelle vicinanze di un particolare puntodel sistema gravitazionale Terra-Sole. Comesi chiama questo punto e come si chiamal'orbita che il satellite occuperà attorno adesso?

13. Qual è il nome proprio della stella che, a par-tire dal VI secolo d.C., venne chiamata "stel-la di Santa Caterina" dai pellegrini greci erussi devoti a Santa Caterina di Alessandria,i quali, percorrendo la strada che veniva daGaza, dove erano approdati, la vedevanobrillare sul santuario del Monte Sinai a leidedicato?

14. Gamma Cassiopeiae, la stella centrale delnoto asterismo a W di Cassiopea, non ha unnome proprio nella nostra tradizione. Conquale nome era conosciuta invece presso gliastronomi cinesi?

15. Le stelle Epsilon Cygni e Gamma Corvi sonoidentificate con lo stesso nome proprio.Quale? Nelle Tavole Alfonsine Gamma Corviveniva indicata con un altro nome, che oggiinvece identifica la stella Delta Corvi. Quale?

Mettiti alla prova: in palio c’è un anno di adesione gratuita alla SAT

Astroquiz a cura di Mario Gatti

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Le risposte alle domande del n. 211

1. In quale dei cosiddetti "mari" lunari è avvenu-to l'allunaggio dell'Apollo 11, la prima missio-ne spaziale che ha portato l'uomo sullaLuna?Mare della Tranquillità.

2. Oltre al più noto Caronte, altri due oggettisono gravitazionalmente legati a Plutone,quindi potremmo definirli due suoi satelliti.Quali sono i loro nomi?Idra e Notte.

3. La Divisione di Cassini è una zona priva diasteroidi situata tra Urano e Nettuno. Vero ofalso?Falso. E’ un’apparente zona oscura situa-ta all’interno degli anelli di Saturno.

4. Come viene chiamata la zona, posta benoltre l'orbita di Plutone, nella quale si ritieneche siano presenti dei nuclei di comete che,sotto l'influenza gravitazionale di altri corpi,vengono spinti verso il Sole, dando così vitaalle vere e proprie comete?Nube di Oort.

5. Per spiegare i fenomeni delle estinzioni bio-logiche di massa avvenute in passato sullaTerra, è stato ipotizzato che il Sole possaessere un sistema binario e che la sua com-pagna, durante i passaggi più vicini allanostra stella, possa aver influenzato in qual-che modo la vita sul nostro pianeta. Qualenome è stato dato a questa ipotetica compa-gna del Sole?Nemesis.

6. Il Diagramma HR mette in relazione le stellecon il numero e la tipologia dei pianeti deiloro possibili sistemi planetari. Vero o falso?Falso. Il diagramma HR (o di Hertzsprung-Russell) mette in relazione il tipo spettra-le e la magnitudine assoluta delle stelle.

7. La cromosfera, sede di fenomeni spettacola-ri sul Sole, come le protuberanze, si estendeper oltre un milione di chilometri al di sopradella fotosfera, la "superficie visibile" del

Sole. Vero o falso?Falso. Lo “spessore” della cromosfera èdi circa 2.000 chilometri. Poi si sfocianella cosiddetta “zona di transizione” einfine nella corona solare.

8. Quale sostanza ha scoperto la sonda VenusExpress nell'alta atmosfera venusiana?Il diossido di zolfo (nomenclatura ufficia-le IUPAC), detto anche anidride solforosa,ossido solforoso o biossido di zolfo, conformula bruta SO2. L’ossidrile è unarisposta non ammessa perché non si trat-ta di una sostanza ma di un radicale libe-ro.

9. I 38 antiatomi prodotti dalla collaborazioneALPHA del CERN sono stati confinati tuttiinsieme oppure uno per volta?Uno alla volta.

10. Qual è il significato del nome proprio diBetelgeuse, famosissima supergiganterossa nella costellazione di Orione?Deriva dall’arabo “Yad Al Giauze” chesignifica “La mano del Gigante”. Orioneinfatti è mitologicamente visto come ungigante inginocchiato nell’atto di scaglia-re una freccia.

11. Nell'antica Mesopotamia come punti di riferi-mento per il movimento stagionale della voltaceleste venivano utilizzate quattro stelle,dette "Stelle Reali" o "Osservatori Celesti".Quali sono i nomi propri di queste quattrostelle e a quali costellazioni idealmenteappartengono? È obbligatoria la rispostacompleta.Regolo (Leone), Aldebaran (Toro),Antares (Scorpione), Fomalhaut (PesceAustrale).

12. I "buchi coronali", che si osservano principal-mente nel dominio dei raggi X nella coronasolare, sono scuri in quanto più "freddi" del-l'atmosfera stellare circostante, così come lemacchie solari appaiono scure dato chehanno una temperatura media molto piùbassa di quella media della fotosfera?

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Rispondere Sì oppure No e giustificare larisposta.No. I buchi coronali sono dovuti a unavariazione di densità della corona, checomporta una minore emissione di radia-zione, e non a una diminuzione di tempe-ratura, come nel caso delle macchie nellafotosfera.

13. Da quale personaggio prendono il nome i ful-lereni?Robert Buckminster Fuller.

14. Qual è l'elemento in percentuale più abbon-dante (in forma altamente ionizzata) nell'at-mosfera di una magnetar, o stella magnetica(magnetic star)?Il ferro.

15. Nella costellazione meridionale dell'Ara(l'Altare) è stato individuato un ammassostellare con caratteristiche molto peculiari,con diverse ed esotiche popolazioni di stelle.Le stelle di questo gruppo condividono peròun aspetto: tutte hanno la stessa età, stima-ta fra 3,5 e 5 milioni di anni. Ciò testimoniacome quest'ammasso abbia trovato origineda un unico evento di formazione stellare.Qual è il suo nome?Westerlund 1.

Il regolamento

1. Per vincere l'Astroquiz è necessario risponderecorrettamente a tutte e 15 le domande proposte econsegnare, per primi ed entro il giorno di pubbli-cazione del numero successivo della rivista, lerisposte in forma rigorosamente cartacea (per nonavvantaggiare chi usa la posta elettronica) all'indi-rizzo

Società Astronomica Ticinesec/o Specola Solare TicineseVia ai Monti 146CH - 6605 Locarno Monti

Se scritte a mano, le risposte dovranno essere leg-gibili, altrimenti non verranno considerate.2. Il premio in palio per il vincitore è un anno diadesione gratuita alla SAT.3. Il vincitore di un Astroquiz potrà partecipare nuo-vamente per la propria soddisfazione personalema, per le sei edizioni successive (corrispondentia un anno), non potrà vincere nuovamente il pre-mio.4. Le risposte ricevute verranno valutate insinda-cabilmente dalla redazione di “Meridiana”.5. Le risposte corrette saranno pubblicate sulnumero successivo della rivista.

Per il terzo Astroquiz, proposto sul nume-ro 211 di “Meridiana”, sono giunte in redazionequattro lettere di risposta. Mirko Polli, diCoglio, ha risposto correttamente a tutte ledomande per la seconda volta. Bravo, Mirko,ma… a norma di regolamento non può riceve-re il premio in palio.Seguono:- Andrea Anastasi, di Ascona, con 11 rispo-ste corrette (sbagliate la 8, la 9, la 12 e la 14),- Giancarlo Tardivo, di Mendrisio, con 11

risposte corrette (sbagliate la 7, la 8, la 12 e la15),- Anonimus, con 10 risposte corrette (sba-gliate la 4, la 8, la 9, la 12 e la 14).

Dunque stavolta non c’è un vincitore.Mirko Polli e Giancarlo Tardivo meritano peròentrambi una menzione per la tenacia con laquale partecipano. A tutti i partecipanti vacomunque un ringraziamento caloroso, con gliauguri di miglior fortuna e l'invito a tutti a parte-cipare ancora.

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La divulgazione astronomica in Ticino da marzo a maggio

Con l’occhio all’oculare…

Specola SolareÈ ubicata a Locarno-Monti nei pressi diMeteoSvizzera ed è raggiungibile in automobi-le (posteggi presso l’Osservatorio).Durante il trimestre non sono previsti appunta-menti per osservazioni aperte al pubblico.

Calina di CaronaLe serate pubbliche di osservazione si tengo-no in caso di tempo favorevole sempre a parti-re dalle 21h:

venerdì 1. aprilesabato 9 aprile

venerdì 6 maggiosabato 14 maggio

Le osservazioni del Sole si tengono sempre apartire dalle 14h:

sabato 16 aprileL’Osservatorio è raggiungibile in automobile.Non è necessario prenotarsi. Responsabile:Fausto Delucchi (079-389.19.11).

Monte GenerosoNonostante l’inagibilità dell’albergo in vetta, ilGruppo Insubrico di Astronomia del MonteGeneroso organizza le seguenti serate diosservazione (a partire dalle 20h30):

sabato 9 aprile(Luna e Saturno, galassie dell’Orsa Maggiore

e dei Cani da Caccia)sabato 23 aprile

(Saturno, galassia di Andromeda,oggetti primaverili)sabato 14 maggio

(Luna, Saturno, ammassi stellari, M3)sabato 8 maggio

(Saturno, M44, oggetti in Vergine,Leone, Bootes)

Le serate si svolgeranno solo con tempo favo-revole. Prenotazione obbligatoria presso ladirezione della Ferrovia del Monte Generoso(tel. 091.630.51.51). Il ristorante provvisorio ela caffetteria sono agibili.

Monte LemaIl telescopio del Monte Lema è in revisione pro-babilmente fino a sabato 27 maggio, data incui verrà inaugurato.Il gruppo “Le Pleiadi” organizza delle serate diosservazione in marzo e aprile a Tesserete euna al Calina di Carona

venerdì 20 maggioPer ulteriori informazioni consultare il sito del-l'associazione «Le Pleiadi» (http://www.lepleia-di.ch).

Escursione astronomica sulle Prealpi Lombarde

Domenica 10 aprile 2011 dalle 14h00 alle 21h00 sarà possibile visitare l'Osservatoriodi Sormano (Como) con osservazione durante il giorno dei fenomeni solari e la sera di stel-le e pianeti. Tutti i soci della SAT, familiari, amici e simpatizzanti sono invitati a partecipareall'evento.L'Osservatorio si trova sulle Prealpi Lombarde nello splendido Triangolo Lariano a poco piùdi 1.000 metri di altezza.Come raggiungere l'Osservatorio: prendere l'autostrada in direzione Chiasso. Subito dopo ladogana, prendere la prima uscita (in discesa) dell'autostrada, entrare in Via Asiago (zonaBennet) e seguire il percorso indicato.L'Osservatorio si trova in località Colma del Piano, qualche chilometro dopo il centro delpaese di Sormano.L'Osservatorio sarà aperto solo con buone condizioni meteorologiche. In caso ditempo inclemente l’escursione è rinviata a domenica 8 maggio 2011.L'entrata è libera e non è necessaria alcuna prenotazione.

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Per sollecitare l’interesse dei giovani verso l’astronomia

Bando di concorsoPer onorare la memoria di un suo membro, l'ingegner Ezio Fioravanzo di Milano, esperto e

appassionato astrofilo, la Società Astronomica Ticinese (SAT), grazie all'iniziativa e con l'appoggiofinanziario della figlia del defunto, dottoressa Rita Erica Fioravanzo, istituisce un concorso, arrivatoalla sua 17.esima edizione, per l'assegnazione del

Premio Ezio Fioravanzo 2011

inteso a risvegliare e a favorire nei giovani del nostro Cantone l'interesse per l'astronomia.

1. Il concorso è suddiviso in due parti:a) riservato alle classi di 3-4-5a di Scuola Elementare (lavoro collettivo), con scadenza per l’invio deilavori il 15 aprile 2012,b) riservato agli studenti di Scuola Media e Medio-Superiore (giovani di età compresa tra i 14 e i 21anni), con scadenza per l’invio dei lavori il 15 gennaio 2012.

2. I lavori in concorso devono consistere in un elaborato di argomento astronomico, possibilmen-te illustrato con disegni o fotografie. In caso di vittoria, dall'elaborato dovrà poi essere estratto un arti-colo adatto alla pubblicazione su «Meridiana», che non dovrà occupare più di 6 pagine dattiloscritte,in formato A4, e dovrà possibilmente essere illustrato con fotografie, figure o disegni.Possono essere descritte in particolare:- osservazioni e rilevazioni astronomiche (a occhio nudo, con binocoli, telescopi o altri strumenti),- costruzione di strumenti o apparecchiature come cannocchiali e telescopi, altri dispositivi osserva-

tivi, orologi solari (meridiane) eccetera,- esperienze di divulgazione,- visite a Osservatori, mostre e musei astronomici,- ricerche storiche su soggetti della nostra materia.

3. I lavori devono essere inviati, entro le scadenze indicate sopra, all’indirizzo:«Astroconcorso», Specola Solare Ticinese, 6605 Locarno-Monti

Oltre alla versione cartacea va possibilmente spedita una versione in formato elettronico (preferibil-mente PDF) da indirizzare per email a: [email protected]

4. Il lavori verranno giudicati inappellabilmente da una giuria composta da membri del Comitatodirettivo della SAT e dalla dottoressa Rita Fioravanzo. Più che allo stile letterario verrà data importan-za al contenuto del lavoro e si terrà pure conto dell'età del concorrente.

5. Verranno aggiudicati tre premi:a) il premio attribuito alla classe di scuola elementare consiste nella somma di 500 franchi (che con-segneremo entro la fine dell’anno scolastico durante il quale è stato inviato il lavoro),b) i premi individuali per l’altra categoria consistono in due importi di 600 e 400 franchi (che conse-geremo in occasione della cena sociale della Società Astronomica Ticinese).

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Visibilità dei pianeti

MERCURIO Riappare alla sera da metà marzo e il 16 di quel mese è 2° a nord di Giove.A causa della sfavorevole posizione nel nostro cielo rimane poi difficilmenteosservabile. Lo si può cercare, di giorno, da metà aprile a tutto maggio, altelescopio, da una decina a una ventina di gradi a oriente del Sole.

VENERE Visibile al mattino, dove sorge da circa un’ora e mezza a un’ora prima delSole. In congiunzione con Giove l’11 maggio e con Marte il 22.

MARTE Riprende la propria visibilità mattutina nella stessa zona di cielo di Mercurio(in congiunzione il 19 aprile e il 20 maggio), Giove (in congiunzione il 1. mag-gio) e Venere (in congiunzione il 22 maggio).

GIOVE Invisibile in marzo e aprile, si ripresenta nel cielo mattutino di maggionell’Ariete, in compagnia di Mercurio, Venere e Marte.

SATURNO Il 4 aprile è in opposizione al Sole, quindi lo si può seguire per tutta la notte,visibile tra le stelle della costellazione della Vergine.

URANO Invisibile fino all'inizio di maggio. In seguito lo si può cercare, al binocolo,nel cielo mattutino, tra le stelle della costellazione dei Pesci.

NETTUNO Riappare al mattino, visibile con un piccolo telescopio, tra le stelle dellacostellazione dell’Acquario.

FASI LUNARI Ultimo Quarto 26 marzo, 25 aprile, 24 maggioLuna Nuova 4 marzo, 3 aprile, 3 maggioPrimo Quarto 13 marzo, 11 aprile, 10 maggioLuna Piena 19 marzo, 18 aprile, 17 maggio

Stelle filanti Lo sciame delle Aquaridi arriva al massimo di attività il 6 maggio, con circa 60stelle filanti all’ora.

Inizio primavera L’equinozio ha luogo il 21 marzo alle 0h21.

Cambio orario Il 27 marzo ha inizio l’ora estiva.

Effemeridi da marzoa maggio 2011

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12 marzo 23h00 TMEC 12 aprile 22h00 TMEC 12 maggio 20h00 TMECQuesta cartina è stata tratta dalla rivista Pégase, con il permesso della Société Fribourgeoise d’Astronomie.

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G.A.B. 6616 LosoneCorrispondenza:Specola Solare - 6605 Locarno 5