mercati monetari

7
Lezione 3 05/03/2015 C’è una relazione di lungo periodo, supportata dai dati, tra crescita della moneta e crescita dei prezzi, e quindi inflazione. Per cui se noi volessimo giudicare la capacità esplicativa di questa teoria di LP, anche se ha ormai un secolo di vita, potremo dire che è ancora in grado di poter prevedere il sentiero tra prezzi e variazione dei prezzi (inflazione), e tra moneta e crescita della moneta. La cosa importante su cui si deve focalizzare l attenzione è che la crescita della moneta genera inflazione solo quando è maggiore della crescita del PIL. Questo disequilibrio tra queste grandezze genera inflazione; in quanto se le economie crescono al 3% 4% è necessario che ci sia moneta, che essa cresca parallelamente e in equilibrio con la crescita del PIL, in tal caso non si generano spinte inflattive; si generano spinte inflattive se la BC di un paese fa crescere la liquidità e tale crescita è maggiore delle necessità di un paese in senso stretto, ovvero maggiore della crescita del PIL, nonché maggiore della domanda di transazioni che sono necessarie in questo sistema economico. Nel lungo periodo che stiamo osservando, che va dal 1960 al 2010 questa teoria quantitativa risulta quindi efficace perché riesce a prevedere il sentiero di aggiustamento delle due variabili nel tempo. Un altro concetto importante affrontato in macroeconomia è quello del signoraggio: la capacità che hanno gli stati di gestire la propria politica monetaria in maniera autonoma (quindi si parla di stati sovrani), in cui c’è un’ autorità governativa che decide le politiche fiscali, del lavoro, e c’è un autorità monetaria (BC) che decide autonomamente la politica monetaria. In questo caso si parla di signoraggio quando la BC fa aumentare la crescita della moneta sul mercato su autorizzazione del governo, e questo determina inflazione (si tratta di una politica monetaria discrezionale in quanto non è legata alla crescita del PIL). Quando una moneta viene stampata per poter finanziare le spese del settore pubblico senza che ci sia un accompagnamento in termini reali della crescita, genera inflazione. Questa inflazione corrisponde per i consumatori ad una sorta di tassa da inflazione, in quanto aumentano i prezzi e la liquidità sul mercato ma il potere d’ acquisto dei consumatori non è cresciuto ma anzi diminuito. Tale politica monetaria viene appunto definita discrezionale e genera inflazione.

description

mercati monetari e finanziari

Transcript of mercati monetari

Lezione 3 05/03/2015

C una relazione di lungo periodo, supportata dai dati, tra crescita della moneta e crescita dei prezzi, e quindi inflazione. Per cui se noi volessimo giudicare la capacit esplicativa di questa teoria di LP, anche se ha ormai un secolo di vita, potremo dire che ancora in grado di poter prevedere il sentiero tra prezzi e variazione dei prezzi (inflazione), e tra moneta e crescita della moneta.

La cosa importante su cui si deve focalizzare l attenzione che la crescita della moneta genera inflazione solo quando maggiore della crescita del PIL. Questo disequilibrio tra queste grandezze genera inflazione; in quanto se le economie crescono al 3% 4% necessario che ci sia moneta, che essa cresca parallelamente e in equilibrio con la crescita del PIL, in tal caso non si generano spinte inflattive; si generano spinte inflattive se la BC di un paese fa crescere la liquidit e tale crescita maggiore delle necessit di un paese in senso stretto, ovvero maggiore della crescita del PIL, nonch maggiore della domanda di transazioni che sono necessarie in questo sistema economico.Nel lungo periodo che stiamo osservando, che va dal 1960 al 2010 questa teoria quantitativa risulta quindi efficace perch riesce a prevedere il sentiero di aggiustamento delle due variabili nel tempo.

Un altro concetto importante affrontato in macroeconomia quello del signoraggio: la capacit che hanno gli stati di gestire la propria politica monetaria in maniera autonoma (quindi si parla di stati sovrani), in cui c un autorit governativa che decide le politiche fiscali, del lavoro, e c un autorit monetaria (BC) che decide autonomamente la politica monetaria. In questo caso si parla di signoraggio quando la BC fa aumentare la crescita della moneta sul mercato su autorizzazione del governo, e questo determina inflazione (si tratta di una politica monetaria discrezionale in quanto non legata alla crescita del PIL). Quando una moneta viene stampata per poter finanziare le spese del settore pubblico senza che ci sia un accompagnamento in termini reali della crescita, genera inflazione. Questa inflazione corrisponde per i consumatori ad una sorta di tassa da inflazione, in quanto aumentano i prezzi e la liquidit sul mercato ma il potere d acquisto dei consumatori non cresciuto ma anzi diminuito. Tale politica monetaria viene appunto definita discrezionale e genera inflazione.

In macroeconomia abbiamo trattato anche il concetto del disavanzo di bilancio, che viene considerata come una variabile flusso e si misura in determinato arco di tempo come un anno o un mese (la differenza tra variabili flusso e variabili stock viene spiegata cos: le prime sono intese come per esempio quante ore studiamo in un giorno, il reddito mentre le seconde i cd che abbiamo a casa, ovvero la misura di uno stock al tempo t,ma anche stock di ricchezza ovvero la differenza tra attivit e passivit come per esempio il debito pubblico). Il disavanzo sostanzialmente la differenza tra entrate e uscite del settore pubblico detto in maniera molto grossolana. Lo si pu descrivere come una funzione per G-t, in questo caso c disavanzo di bilancio quando G maggiore di t, ovvero la spesa pubblica maggiore della tassazione. Il concetto di disavanzo sinonimo di deficit, e si lega a doppio filo con unaltra variabile: il risparmio pubblico. Quando aumenta il disavanzo di bilancio lo stato sta de cumulando risparmio, quindi genera risparmio negativo; mentre l avanzo di bilancio comporta la creazione di risparmio pubblico positivo.

Quindi se G maggiore di t (entrate) noi generiamo un disavanzo e questo deve essere forzatamente finanziato, e lo si pu fare in diversi modi: - attraverso la politica fiscale che fa aumentare la tassazione (t), questo tipo di politica molto impopolare perch riduce il reddito disponibile dei contribuenti. In genere si cerca di non praticarla, lo si fa solo in casi eccezionali (accise, tasse speciali per finanziari alcuni eventi, catastrofi naturali, crisi finanziaria straordinaria ecc.)- emissione di titoli pubblici, quindi con la creazione di debito pubblico. Quando il governo infatti emette titoli pubblici sta creando debito pubblico in quanto sta innalzandone lo stock. In genere si usano i BOND-il terzo canale il signoraggio, ovvero la stampa della moneta (aumenta M). Ha diverse controindicazioni in quanto genera inflazione e normalmente non viene praticata. usata talvolta ma estremamente impopolare. Quello che normalmente i governi usano sono le emissioni di titoli pubblici.

Questo comporta che si crei una relazione tra G-t (scrive vaneggi alla lavagna min 13:50- 14:10)Il disavanzo una variabile flusso mentre il debito pubblico una variabile stock al tempo t (lo stock si riferisce al tempo t: ad oggi il debito pubblico tot, mentre non si dice ad oggi il disavanzo di bilancio tot, ma il disavanzo si calcola per mese o per anno : il disavanzo di bilancio per il mese x, per l anno y, in quanto sempre la differenza tra entrate e uscite). Ovviamente il flusso alimenta lo stock, in quanto se ogni giorno compro un cd alimento la collezione di cd che ho a casa. Il flusso considerato l acquisto di un cd al giorno.La relazione esistente quindi tra questi stock e flussi si pu intuire con un esempio:il governo finanzia la spesa pubblica con un emissione di titoli che da un lato si finanzia ma pesa dall altro lato sul disavanzo di bilancio, perch si pu considerare un disavanzo primario o disavanzo secondario (MA L AVETE FATTO QUEST OO NO? ZERO IN MACROECONOMIA?) e dunque significa che il costo sul debito determinato dagli interessi va a gravare sul disavanzo. Per un verso quindi finanziamo il disavanzo con il debito, mentre gli interessi che lo stato paga ai possessori dei titoli aggravano il disavanzo. Quindi vi una relazione importante e il trattato di Maastricht richiede che il governo tenga sotto controllo entrambe queste variabili perch sono collegate, e che il rapporto disavanzo di bilancio sul PIL deve essere inferiore o uguale al 3%, mentre il rapporto del PIL con il debito pubblico deve essere inferiore o uguale al 60%.

I numeri che riguardano l Italia raccontano che il rapporto debito PIL molto disallineato: gli ultimi dati della BdI stimano questo valore intorno al 132%, pi del doppio rispetto al valore consentito. Ridurre lo stock di debito implica due cose, ovvero che debba essere in grado di controllare sia numeratore che denominatore. Ma siccome non vi crescita ma anzi decrescita, aumenta il numeratore. Solo con la crescita questo stock diminuirebbe. Ma si inizia a ridurre lo stock di debito pubblico anche agendo sul disavanzo con per esempio tagli alla spesa.Il rapporto del PIL con il debito pubblico deve essere inferiore o uguale al 60%, questo valore viene definito dal trattato di Maastricht negoziato nel 1992, e nello stesso periodo son state riviste tutte le varianti della costituzione europea che ha portato all introduzione della moneta unica avvenuta dieci anni pi tardi. Durante questo periodo la commissione e tutte le istituzioni europee hanno studiato i paesi che avrebbero fatto poi parte dell unione monetaria, e quindi questo valore viene fuori dalla media tra il rapporto di debito di tutti i paesi che avrebbero poi aderito alla moneta. Il trattato quindi prevedeva il soddisfacimento di questi criteri di natura fiscale per poter entrare nell area valutaria ottima: cio siccome il trattato ha previsto anche la creazione di un area valutaria ottima dove circola un'unica moneta , l euro, i candidati a questa partecipazione avrebbero dovuto soddisfare dei criteri molto specifici sia di natura fiscale che di natura di convergenza nominale, come per esempio i tassi d interesse a lungo periodo, i tassi di cambio con la valuta nazionale, la media delle valute dellarea e i tassi dinflazione. Si stabilito un tasso di cambio tra l euro e le altre valute prima dell entrata, e quindi i paesi prima di effettuare questo ingresso dovevano passare un periodo di stabilit dei cambi, questo significa misurare le capacit della BC di poter sostenere i cambi fissi, e quindi era una specie di prova. Questo differenziale tra il tasso di cambio del paese,o meglio inteso come la valuta del paese rispetto all euro ,avrebbe dovuto non subire oscillazioni forti, non superando l 1,5% per i primi tre anni. Questi criteri si chiamano criteri di convergenza nominali. Mentre quelli di convergenza reale valutano il ciclo economico dei paesi e la convergenza di questi cicli, si cerca di capire se i paesi che apparterranno a quest unione monetaria possano coesistere ad una politica monetaria comune, e questo si pu fare misurando appunto questa convergenza (attraverso indicatori del reddito, della disoccupazione, produzione industriale, variazione PIL ecc.). Se vi una sovrapponibilit dei cicli i paesi sono dei buoni candidati all area valutaria, mentre se i cicli economici sono sfasati questo comporta maggiori tensioni nelle aree valutarie. Il valore pi critico per l Italia quindi il rapporto debito/PIL. Molta parte di questo debito stato generato a partire dagli anni 70.

Ritornando ai canali di finanziamento, in particolare al signoraggio che andrebbe a finanziare il disavanzo di bilancio, ma questo strumento ha la controindicazione che determina inflazione ovvero inflation tax (stampare moneta per finanziare le spese correnti determina tasse da inflazione, aumentando tutti i prezzi e diminuendo il potere d acquisto a causa della diminuzione del reddito netto).

Un altra relazione gi richiamata in macroeconomia il concetto di tasso dinteresse nominale e reale, concentrando l attenzione sull equazione di Fisher. Il tasso d interesse nominale non un tasso aggiustato dall inflazione in quanto la incorpora, mentre quello reale scorpora la componente inflazione e viene calcolato al netto della stessa. Viene indicato con i il tasso nominale, mentre con r il tasso reale d interesse. Il tasso reale viene trattato nella curva IS, e si determina con la relazione tra total saing e total investment , e nel breve periodo coincide con il tasso nominale in quanto assumiamo che i prezzi siano costanti , quindi indifferente utilizzare il tasso reale o quello nominale. Il tasso reale uguale a (r i)-p , il tasso nominale meno il tasso d inflazione ci da il tasso d interesse reale, ed fondamentale per i risparmiatori e gli investitori (infatti avere un tasso nominale del 5% e avere un tasso inflazione del 3% significa avere un tasso reale del 2%, quindi a meno che i soggetti non siano affetti da illusione monetaria devono guardare alle variabili reali e non a quelle nominali). Il Fisher effect un equazione derivata da Irving Fisher , famoso economista americano, che ha teorizzato che il tasso nominale d interesse uguale a i= r+ ( il tasso d inflazione attesa). In macroeconomia quando si ha una condizione di equilibrio il risparmio totale S (S= risparmio privato + risparmio pubblico; il risparmio privato uguale a Y-c-t, mentre quello pubblico uguale a t-G come gi visto) uguale all investimento totale (dipende da una componente autonoma legata alle aspettative degli imprenditori, indipendentemente dal tasso d interesse. Se ci sono le aspettative di crescita negative l investimento non avviene, quindi un risvolto importante che influenza la volont pi dell interesse). Gli investimenti dipendono da quello che Keynes chiamava animal spirits, non usava ancora il termine aspettative, ma il concetto lo stesso. Dopo le aspettative si considera il costo del finanziamento, ovvero il tasso d interesse reale gi visto nel caso IS LM. Il risparmio invece la quota di reddito non consumata, ed sensibile al tasso reale d interesse in quanto una forma di consumo effettuata nel futuro, ovvero un modo per spostare le scelte nel futuro al tempo t+1 ovvero un domani. Sono disposto quindi a rinunciare a una quota di consumo oggi solo se il rendimento legato a questa scelta positivo e quindi, essendoci una sensibilit visto che parliamo di un costo, si incrementeranno le scelte di risparmio se la remunerazione della scelta positiva. All aumentare del tasso reale d interesse aumenteranno anche le decisioni di risparmio. Questo rilevante per le decisioni di investimento sia per le decisioni di risparmio nel mercato dei beni. r quel tasso che mette in equilibrio le decisioni di risparmio e quelle di investimento, cio vale a dire che quando si realizza questa condizione di equilibrio tutto il risparmio generato all interno di questo sistema economico finanzia la domanda di investimenti dello stesso sistema. Se r viene determinato nel mercato dei beni e quindi dall incontro tra offerta di risparmi e domanda di investimenti, per noi che stiamo guardando ai mercati monetari, questa r esogena perch viene determinata in un altro mercato. Possiamo dire che guardando l equazione di Fisher r data quindi vi una relazione 1:1 tra tasso d interesse nominale e tasso d inflazione. Questo viene chiamato Fisher effect (r viene determinata nel mercato dei beni quindi esogena rispetto al mercato della moneta, allora essendo un valore dato significa che all aumentare dell inflazione per tasso d interesse, che non vuol dire niente ma lo spiega cos, poi parla l inglese come Pisano batte le punizioni ma alla fine ci dice che: il rapporto 1 a 1 vuol dire che all aumentare dell inflazione dell 1% aumenta il tasso d interesse dell 1% mentre il tasso d interesse reale dato e resta fermo, muovendosi l inflazione varia il tasso d interesse nominale e questo il Fisher effect). Per vedere se la Fisher effect funziona ci spiega facendo riferimento a una slide (forse la numero 30-31 controllate) la correlazione tra i tassi d interesse mostrando come si muovano insieme. Osservando i tassi finali dinteresse di diversi paesi si nota come chi ha i tassi d inflazione elevati ha anche i tassi d interesse nominale elevati. Quindi sembrerebbe che la teoria di Fisher tragga conferma nei dati.Introduciamo anche le aspettative e vediamo che ruolo hanno in questo tipo di contesto dei tassi d interesse. Il tasso d inflazione effettivo , ovvero quello corrente, si affianca al tasso d inflazione atteso, rilevante e lo ritroviamo nella curva di Phillips. Le aspettative di inflazione sono una variabile importante in quanto le scelte economiche sono caratterizzate dall incertezza, non essendo il mercato economico un mondo deterministico ma stocastico e quindi le variabili non si replicano nel tempo secondo uno schema dato. Le scelte degli operatori producono degli effetti diversi a seconda delle altre variabili di contesto che entrano in gioco (se il governatore della BCE decide di attuare una politica monetaria espansiva, a seconda di dove ci troviamo, gli effetti sono diversi a seconda della regione e della situazione economico-politica, e si pu stabilire l effetto solo con una probabilit). Nei mercati monetari le nostre scelte non sono programmabili, e il loro esito pu essere diverso a seconda delle variazioni dell inflazione, dell occupazione o per esempio la nascita di un conflitto, quindi si vive sempre in uno stato di totale incertezza. Pi in generale visto che non si pu controllare il mondo economico secondo previsioni certe, si applica si un metodo scientifico ma questo stocastico, ovvero gli elementi dipendono da altri fattori. In econometria stato introdotto il concetto di errore, che misura di una serie di valori in quanto le rilevazioni non son precise, e cos funzionano i modelli economici. Poich le scelte devono essere effettuate al tempo t, e gli effetti si vedranno al tempo t+1, t+2 ecc. a seconda del loro tempo di finalizzazione, l economia ha bisogno di utilizzare le aspettative. Deve trovare un modello che in qualche modo aiuti le scelte, che aiuti a prevedere l andamento della variabile; questa previsione dipende dalla bont del modello di aspettative che utilizziamo. Storicamente ci sono due modelli importanti di aspettative:-aspettative storiche-aspettative future (forward looking)I modelli che guardano al passato considerando il tempo t0 si chiamano aspettative semplici ,storiche o modello auto regressivo, e dice che se z una variabile il valore di questa dipende al tempo t da zt-1,zt-2 ecc. per formulare il valore atteso di questa variabile bisogna guardare i valori che questa ha assunto nel passato. Se cresciuta di 0,2% l anno io mi aspetto che in futuro possa crescere con lo stesso tasso, analizzando la sede storica e applicandola per il futuro. Ammetto i dati di ieri per proiettare i dati di domani. Il limite di questa aspettativa semplice .. MA LEI CHE STA FACENDO QUA? NON DEVE REGISTRARE, INNANZITUTTO NON ME L HA CHIESTO (1) E POI NON HA SENSO GLIELO DICO CHIUDA