MENSILE DI INFORMAZIONE SU SALUTE E …Il Centro Iperbarico di Ravenna ha un proprio settore di...
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RAVENNASalute Dieci Piu’
COMPAGNO DI SQUADRADI MARCO PANTANI
PAG.8
SINDROME DI BRUGADA
FIBROMIALGIA
OLIO DI JOJOBA
ENZIMA ARTIFICIALEMANGIA PLASTICA
RIMANERE INCINTADOPO I 40 ANNI
MENSILE DI INFORMAZIONE SU SALUTE E BENESSERE - N. 7 - LUGLIO 2018
FABIANO FONTANELLI
Prenditi cura delle tue lesioni cutaneeal Centro Iperbarico di RavennaIl Centro Iperbarico di Ravenna ha un proprio settore dieccellenza per la Cura delle Ferite Difficili che, grazie all’ef-ficienza del proprio personale e alle tecnologie utilizzate, è ingrado di suggerire ai pazienti i percorsi di cura più idonei al proprioproblema specifico, permettendo così di semplificare le procedure,ridurre i tempi di attesa e migliorare l’efficacia terapeutica.
Il percorso inizia con una visita necessaria per definire il percorso dicura più indicato per il paziente. Il costo della visita è di E 84,00(qualora non si presentino i criteri di inclusione del Servizio SanitarioNazionale) e include la visita medica, medicazione, ossimetria e tuttigli altri esami (ABI, emoglobina, PH, ecc..) necessari alla valutazione. www.iperbaricoravenna.itwww.iperbaricoravenna.it
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AMBIENTE
2 ENZIMA ARTIFICIALE mangia PLASTICAdi Fabio Lironzi
L’INTERVISTA
8 FABIANO FONTANELLIdi Tiziano Zaccaria
SOCIETÀ
13 FAKE NEWS e SALUTEDott. Roberto Nonni
LONGEVITA’
16 I 100 ANNI di MARIA GEMINIANIdi Tiziano Zaccaria
MALATTIE NEURODEGENERATIVE
18 NUOVO FARMACO contro la “CLN2”Prof. Nicola Specchio
SANITÀ
20 NUOVE CURE per la FIBROMIALGIAdi Fabio Lironzi
GINECOLOGIA
22 Rimanere INCINTA dopo i 40 ANNIDott. Francesco Giambelli
CARDIOLOGIA
25 La SINDROME di BRUGADADott. Flaviano Jacopi
SALUTE
28 CATTIVA DIGESTIONEDott.ssa Beatrice Salvioli
I NOSTRI AMICI ANIMALI
30 Come SEPPELLIRE un ANIMALE DOMESTICODott.ssa Donatella Saporetti
Nr. 7 - LUGLIO 2018 - www.salute10piu.it
SALUTE 10+ - Anno 8 - N. 7.2018 - Aut. Trib. Ravenna n. 1381 del 23/11/2011 - www.salute10piu.itProprietà, redazione e realizzazione - Multiservice sas: via A. Gnani, 4 - 48124 Ravenna
Tel. 0544.501950 - [email protected] - Direttore responsabile: Spada GabrieleStampa: Modulgrafica Forlivese Spa - Forlì (FC) - www.modulforlivese.it
Salute Dieci Più
NATURA
5 OLIO di JOJOBADott.ssa Maria Nives Visani
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di Fabio Lironzi Il risultato arriva a pochimesi di distanza dalla sco-perta dei batteri mangia-plastica, anch'essi capaci didigerire il Pet, il polimeroutilizzato per rendere la pla-stica resistente e impiegatosoprattutto nelle bottiglie. Si potrebbe così trovareun modo per decomporreuna delle sostanze piùinquinanti, che pervade l'ambientein modo allarmante, dalle isole diplastica che galleggiano negli oceanifino alle microplastiche che finiscononel nostro piatto di pesce. La versioneartificiale dell'enzima riesce a digerirela plastica in modo molto più efficien-
SCOPERTOENZIMAARTIFICIALEMANGIA PLASTICA
Un enzima che esiste in natura è statomodificato in laboratorio, trasforman-dolo in un potenziale alleato per l'am-biente. Riesce infatti a digerire la plastica piùcomune e diffusa, come la Pet di cuisono fatte le bottiglie di plastica. Il risultato è stato ottenuto da HarryAustin, dell'Università britannica diPortsmouth, e da Gregg Beckham, delLaboratorio Nazionale per le EnergieRinnovabili del Dipartimento perl'Energia degli Stati Uniti.
GREGG BECKHAM
te di quella naturale. Per studiare la struttura dell'enzima, iricercatori hanno collaborato con laDiamond Light Source del RegnoUnito, un super-microscopio che usaun fascio di raggi X dieci miliardi divolte più luminoso del Sole.
AMBIENTE
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Il prossimo passo dei ricercatori saràcontinuare a lavorare sull'enzima perrenderlo ancora più efficiente, in mododa poterlo utilizzare a livello industria-le e su larga scala. Gli strumenti per riuscire a realizzaretutto questo, arrivano dalle biotecnolo-gie e dall'analisi della struttura delleproteine. La scommessa per il futuro èavere un'arma da poter utilizzare nel-l'ambiente per degradare le tonnellatedi plastica che lo invadono.
La ricerca era nata dalla scoperta, in unadiscarica del Giappone, di un batterioche mangia naturalmente la plastica. I ricercatori sono poi riusciti a definirel’esatta struttura dell’enzima prodottodal batterio. L’enzima artificiale impiegapochi giorni per cominciare a disfare laplastica, molto piu veloce dei secoli cheimpiegano gli oceani.
E gli scienziati nutrono grande ottimismo:potranno riuscire a migliorare ulterior-mente le prestazioni e renderlo utilizzabi-le per processi sul larga scala.
NEL 2050: PIÙ PLASTICA CHE PESCIC’è molta plastica negli oceani di tutto il mondo. Troppa. Così tanta chesarà la cosa più comune vedere galleggiare negli oceani del mondo. I pesci scenderanno al secondo posto. Esiste addirittura una immensa isola gal-leggiante nell’oceano, la Pacific TrashVortex, che non è altro che un accumu-lo di spazzatura (soprattutto plastica)galleggiante. Si trova all’incirca fra il135° e il 155° meridiano e fra il 35° eil 42° parallelo nord, nell’OceanoPacifico. Ha una estensione enorme,alcune stime parlano addirittura di 700,000 Km quadrati fino a 10 milioni di km quadrati.Per intenderci, parliamo di un’area più grande della Spagna, nella prima ipotesi, o più este-sa degli Stati Uniti. E’ qualcosa di incredibile. La plastica viene trasportata attraverso incre-dibili distanze e si deposita sulle spiagge di tutto il mondo. Finisce nello stomaco di più dellametà delle tartarughe marine del mondo e del 90% di tutti gli uccelli marini.Il World Economic Forum stima che se continuiamo a produrre (e a non smalti-re correttamente) la plastica ai tassi odierni, la plastica nell’oceano supererà ilnumero di pesci nel 2050. Secondo il rapporto, l’uso della plastica a livello mon-diale è aumentato di 20 volte negli ultimi 50 anni e si prevede che raddoppierànei prossimi 20 anni. Entro il 2050, produrremo plastica fino a 5 volte di più,smaltendola sempre ai tassi odierni. La situazione è chiaramente insostenibile.Ad oggi non esiste uccello marino al mondo che non si sia cibato di plastica al meno una
volta nella vita. E’ una spaventosa riorganizzazione della naturaquella che stiamo meticolosamente attuando. Ed è tutto controdi noi. Non stiamo facendo abbastanza per lo smaltimento edil riciclo, che ad oggi non conviene a nessuna azienda. Circa unterzo di tutte le plastiche prodotte sfuggono ai sistemi di rac-colta e finiscono nel mare o nello stomaco di alcuni uccelli igna-ri. Ciò equivale a circa 8 milioni di tonnellate metriche all’anno.
Tutta questa plastica nelle nostre acque provoca danni per circa 13 miliardi di dollari l’an-no in perdite per il turismo, navigazione e pesca. Sconvolge gli ecosistemi marini e minac-cia la sicurezza alimentare delle persone che dipendono dalla pesca di sussistenza.
GLI OCEANI SONO IN PERICOLO
FINE
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NATURA
OLIO DI
La Natura ha una regola, quella di for-nire all’uomo ciò che gli serve per il suobenessere e la sua cura. Ed è proprio il caso dell’olio di Jojoba,un prezioso estratto ceroso che si ottie-ne dalla spremitura dei semi di unapianta, la Simmondsia Chinensis, checresce in territori aridi e assolati del SudArizona, della California, del Messiconord-occidentale e nelle zone desertichein cui si raggiungono temperature finoa 60° dell’Argentina, Cile, Brasile ePerù.In questi territori così sottoposti agliimpietosi raggi solari la pelle dell’uomosubisce notevoli insulti, per questo gliindigeni avevano scoperto ed utilizzatofin dall’epoca pre-colombiana questacera liquida come rimedio idratante eprotettivo dei tessuti per infiammazionidi occhi e mucose.
Dott.ssa Maria Nives VisaniFarmacista - NaturopataE-mail: [email protected]
PROPRIETA’ E UTILIZZIJOJOBAJOJOBA
contengono da uno a tre semi delledimensioni di un seme di arachide. Lapianta può produrre notevoli quantità disemi dopo i 5-6 anni di vita.
La Simmondsia ChinensisLa Simmondsia Chinensis è un arbustolegnoso che a seconda delle condizio-ni del suolo in cui cresce può variaredi altezza dai 60-80cm (nei luoghi piùaridi) ai 6-8m nelle zone più ricche eumide ed è notevolmente longeva, puòvivere fino a 200-250 anni.Le robuste foglie coriacee di colorverde/azzurro sono ovali, opposte e rico-perte da una patina cerosa. I piccoli fiorisono bianco/giallastri, senza petali con 5-6 sepali da cui originano le guaine cheracchiudono parzialmente i frutti diforma ovale leggermente triangolari che »SEGUE
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roli con funzione antiossidante), vitami-ne del complesso B, minerali qualiRame, Iodio, Zinco. Chimicamente sitratta di acidi grassi per il 98% insaturi(di cui il 70% acido Gadoleico, il 30%acido oleico e acido erucico) e di ungruppo lipo-alcoolico legati da un lega-me esterico. La forma molecolare di tali acidigrassi è lineare formate da 36 a 46atomi di carbonio, non è ramificatacome la maggior parte degli altri olivegetali e ciò rende l’olio di jojobaparticolarmente affine chimicamen-te al sebo umano, che si presentacome sostanza grassa composta dacolesterolo ed acidi grassi in grado diproteggere la pelle da agenti aggressi-vi esterni (sole, vento, batteri, sostanzechimiche), impedendo che le celluledel derma perdano lo strato cementan-te che tiene unite le cellule superficia-li evitando così la disidratazione.
Fattori di detersione aggressiva(shampoo e bagnoschiuma), lam-pade solari o esposizione ai raggisolari nelle ore più calde, climaventoso e secco oltre a provocaredisidratazione, irritazioni, desqua-mazione, senescenza precoce por-tano anche a facilità a contrarreinfezioni da funghi e batteri, l’oliodi Jojoba quindi risulterà utileanche per acne e psoriasi.
Caratteristiche dell’olioQuesti preziosi semi, di cui roditori egrandi uccelli sono ghiotti, contengonouna percentuale molto alta, circa il 54%,di un olio denso e ceroso che spremutoda origine ad un olio non raffinato che atemperatura ambiente si presenta dicolor paglierino chiaro con leggerissimoodore oleoso, quello raffinato è inveceinodore e incolore limpido come l’ac-qua. Solidifica ad una temperaturainferiore a 10° ed è stabile al caloregrazie alla presenza di tocoferoli (vit. E)che ne rallentano l’irrancidimento, risul-
ta meno stabile solo dell’olio di ricino, dimacadamia e di cocco. Ha un buongrado di insaponificabilità (cioè di acidigrassi che legati alla soda produconosapone) pertanto è maggiormenteassorbito dalla pelle e quindi risultapiù elasticizzante ed idratante rispet-to ad altri oli.
Da cosa è composto?È un lipide vegetale privo di glicerina(trigliceridi la cui presenza è considerataindice di possibile adulterazione) compo-sto da: esteri cerosi, vitamina E (tocofe-
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- Per la sua alta capacità di penetrazione enon essendo untuosa risulta ottimo per tuttii tipi di pelle, nella prevenzione di rughee nel ridurre i segni dell’invecchiamento par-ticolarmente di pelli sottili e delicate. Deve essere applicato sulla pelle pulita e leg-germente umida con leggero massaggiooppure aggiunto alla crema da giorno.- Allo stesso modo può essere applicato sul corpo dopo la doccia- Come olio solare- Per scottature solari o piccole ustioni/ferite- Per labbra screpolate del freddo o dal sole- Sulle ciglia per renderle più resistenti- Per capelli secchi e sfibrati riduce le doppie punte distribuendo qualche goccia
su tutta la lunghezza con particolare attenzione sulle puntee dopo aver lasciato in posa per un’ora passare al lavaggio- Può essere usato anche sui capelli asciutti dopo lo sham-poo come lucidante- Come olio veicolante per massaggi a cui aggiungerequalche goccia dell’olio essenziale preferito
- Come preventivo e curativo delle smagliature in adolescenza e gravidanza- Per i bambini e neonati per evitare arrossamenti- Ed infine un uso molto particolare che interessa soprattutto i giovani chevogliono fare lo stretching dei lobi per i piercing, in quanto l’uso quoti-diano sulla pelle del lobo auricolare, per effetto emolliente, lubrificante edelasticizzante, facilita l’aumento di misura del diametro del piercing.
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L’olio di Jojoba contiene inoltre filtrinaturali che proteggono dai raggi ultra-violetti con fattore di protezione pari acirca un valore di 4-5, pertanto può esse-re usato dalle pelli con fototipo III-IV piùresistenti e ricche di melanina, nelle oremeno centrali della giornata.
Utilizzo interno ed esternoL’uso interno dell’olio non è consigliatoperché pur non essendo tossico non èdigeribile e si comporta come una massainerte all’interno dell’apparato digerentecon spiacevoli effetti lassativi.L’olio di jojoba è per lo più ricono-sciuto per uso esterno come idratan-te, ammorbidente, protettivo, siassorbe facilmente, non unge e nonocclude i pori. Viene utilizzato puro supelle e capelli ed entra nella composizio-ne di molti prodotti di cosmesi naturaleinsieme ad altri oli (a questo propositoconsiglio di controllare sempre l’etichet-ta dei prodotti cosmetici, dove il nomedei principi naturali è sempre riportato inlatino), come veicolante di oli essenziali,o nelle preparazioni di creme e oli casa-linghi di cui riporto una formula per l’e-state con la raccomandazione di utilizzar-la solo nelle ore meno calde.
- 50 ml olio di jojoba- 35 ml olio di avocado(ricco in vitamine ed elasticizzante)- 15 ml olio di carota(proprietà antiossidanti e abbronzanti)
Applicare l’olio prima e durantel’esposizione, che raccomando nondopo le ore 12!
Direttore Sanitario: dott. Sergio Kraigher
Convenzioni con: Soci Banca BCC - Endas - CSRC PortualiGruppo Provinciale Guardia di Finanza - ASCOM - Cral HERA ravennaCral ConfArtigianato - Cral Vigili del Fuoco - Amici di Ravenna Antica
FINE
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L’INTERVISTA
LA MIA BATTAGLIA CONTRO IL “PARKINSON”
FABIANOFONTANELLIL'ex ciclista professionista di Solarolo, compagno di squadra diMarco Pantani, racconta come sta affrontando la malattia.
«Si tratta di una soluzione chirurgica pro-posta da almeno vent'anni, ma ultima-mente gli apparecchi e la tecnica sonodiventati molto più precisi, di conseguen-za gli elettrodi vengono posizionati meglioe danno risultati ottimali.
di Tiziano ZaccariaE-Mail: [email protected]
L’inizio della malattia«Ho scoperto di avere il Parkinson tredicianni fa. La malattia si è manifestata inmodo semplice: non riuscivo più a muo-vere il braccio sinistro. Quando camminavo, lo tenevo semprelungo il fianco oppure mettevo la mano intasca. E una volta fatti i primi esami, è arri-vata la diagnosi ufficiale».
A parlare è Fabiano Fontanelli,nato a Faenza, cresciuto aSolarolo ed oggi residente adImola, ex campione del pedale,per quindici anni militante fra iprofessionisti, con 37 vittorie incarriera comprese quattro tappedel Giro d’Italia.
Gli appassionati del ciclismo lo ricorde-ranno soprattutto come compagno disquadra di Marco Pantani allaMercatone Uno, fra la fine degli anniNovanta ed i primi anni Duemila. OggiFabiano ha 53 anni. E da oltre diecianni convive con la malattia diParkinson, associata a volte erronea-mente alla tarda età. Perché in certi casi può colpire anche aquarant'anni.
Le cause«Le cause del mio caso non sono chiare, mapotrebbe essere una questionegenetica, visto che nella mia famigliahanno avuto il Parkinson altre tre persone, apartire da mio nonno», spiega Fabiano, cheil 20 febbraio scorso ha affrontato unalunga operazione chirurgica con l'obietti-vo di fermare la malattia. Gli hanno inse-rito due elettrodi nel cranio ed unaspecie di pacemaker sottocute, all’al-tezza della clavicola destra: si tratta diun’apparecchiatura per la "stimolazionecerebrale profonda" 24 ore su 24, o ininglese "Deep Brain Stimulation".
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crampi. All’inizio non ci ho dato impor-tanza, perché i crampi li avevo ancheprima e la depressione poteva essere nor-male perché avevo appena terminato lacarriera da professionista. Poi un giornomentre camminavo mi sono accorto che ilbraccio sinistro restava immobile lungo ilfianco. A quel punto sono andato da unneurologo di Solarolo che conoscevo per-ché era stato il medico di mio nonno, cheha avuto la stessa malattia. E mi ha dia-gnosticato la malattia».
«Dopo la diagnosi, dal punto divista fisico per quattro-cinqueanni non ho avuto particolari pro-blemi, ho continuato a lavorare,ero direttore sportivo per la Reda,seguivo le corse.
Prendevo il Levodopa, il farmaco deiparkinsoniani, però sapevo che si trattavadi una malattia degenerativa. Infatti i sin-tomi sono peggiorati. Ad un certo punto sono iniziate le disto-nie: non muovevo le braccia, camminavomale ed avevo come delle dolorose con-tratture improvvise. A quel punto il pro-fessor Pietro Cortelli, neurologo, mi haprescritto un ansiolitico e le distonie sonoquasi scomparse. A quel punto ho ripresocoraggio e pure ad andare in bici.Quando camminavo, ogni tanto inciampa-vo e cadevo. Ma in bici stavo bene, avevomeno problemi. Così sono andato avantiper altri 4-5 anni.
Dopo l'operazione, io ho migliorato le miecondizioni di almeno il 50 per cento. Eprendo i due terzi delle medicine inmeno. I medici mi dicono che occorre unanno per ottenere il massimo dei risultati,per cui credo di avere altri margini dimiglioramento».
L’interventoL'intervento per inserire l’apparecchia-tura per la "stimolazione cerebraleprofonda" è lunghissimo:
«Sono rimasto nove ore in salaoperatoria. E per quattro oresono stato sempre sveglio. Non siprova dolore, però è impegnati-vo, perché quando ti posizionanol'elettrodo nel cervello, ti chiedo-no se senti e cosa senti.
Comunque, i medici mi avevano preventi-vamente rassicurato, garantendomi chequesto tipo di operazione, per quantocomplesso, è meno pericolosa di un'ope-razione all'anca. C’è un rischio del 3-4% che non abbia successo, sia daripetere oppure provochi danni. In prece-denza avevo dovuto sostenere diverse visi-te di controllo per capire se ero compati-bile con questo intervento. Statistiche alla mano, soltanto il 15-20 percento della popolazione malata diParkinson può essere sottoposta a questaoperazione con buoni risultati. Su moltepersone, infatti, non fa alcun effetto».
Attualmente Fabiano è seguito dalprofessor Pietro Cortelli, responsa-bile del Programma Parkinsonall’Istituto delle scienze neurologi-che di Bologna, la struttura che hariunito Bellaria e Clinica neurologicadell’università in un Irccs d’eccellenza.L’intervento di Fontanelli è stato ese-guito proprio al Bellaria di Bolognadallo staff del neurochirurgo MinoZucchelli. La dottoressa StefaniaNassetti lo segue invece dal punto divista biomeccanico. Il Parkinson è associato ai tremoriincontrollabili, ma la sua sintomato-logia è stata diversa. «Dormivo male,ero un po' depresso ed avevo spesso i
FONTANELLI E PANTANI
LA SQUADRA DEL MERCATONE NEL 1998
»SEGUE
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»Poi la malattia è peggiorata ancora, dor-mivo poco e male, ho smesso di andare inbici e mi sono nuovamente demoralizzato.Allora il medico mi ha proposto l’inter-vento "deep brain stimulation"».
Oggi Fabiano ha già iniziatola sua "nuova vita" «Ho già ripreso ad andare in bicicletta.Esco quattro-cinque volte alla settimana. Soche un 15-20 per cento dei malati riesce afare a meno dei medicinali: il mio obiettivoè quello.
Comunque il morale è alto, perché possofare tutto, la sauna a prendere il sole.Soprattutto voglio raccontare la mia espe-
LA STIMOLAZIONECEREBRALE PROFONDA
La Stimolazione cerebrale profonda(DBS, dall’acronimo inglese DeepBrain Stimulation) è un trattamentovolto ad alleviare i sintomi motoridebilitanti caratteristici del Morbo diParkinson, la distonia e il tremoreessenziale. La medesima procedura èutilizzata per contrarstare l’epilessia, ildolore cronico e i disturbi ossessivo-com-pulsivi. L’intervento non elimina ilmorbo, ma può migliorare la qualitàdella vita. Il trattamento consiste nell’im-pianto, mediante intervento chirurgico,di elettrocateteri nelle aree del cervellodeputate al controllo dei movimenti, e,inoltre, di un dispositivo medico, simile aun pacemaker (vicino alla clavicola onella regione addominale) che inviadegli impulsi elettrici agli elettrodi situatinelle aree cerebrali, bloccando i segnaliche provocano i sintomi disabilitanti. Ildispositivo viene comandato senza filitramite un programmatore esterno checonsente di modulare i parametri dellastimolazione, o di spegnere il dispositivoin caso di necessità.
rienza per trasmettere coraggio a chi siammala, per dirgli di non lasciarsi andare,di non demoralizzarsi. Alcuni si vergogna-no, ma non ha senso perché ammalarsinon è una colpa. Mi sto organizzandoper sensibilizzare le persone e racco-gliere fondi per la ricerca, organizzere-mo delle cene e delle aste di beneficenzacon alcuni cimeli del ciclismo». Inevitabile,chiedergli i principali ricordi da profes-sionista e che idea si è fatto sul casolegato alla morte di Marco Pantani.
«I miei ricordi più belli sono legatialla vittoria della tappa del Girod'Italia con traguardo a Ronta, edal giro d'onore che come MercatoneUno abbiamo fatto agli ChampsElyseea Parigi quando Marco vinse ilTour de France.
Sul caso Pantani non mi sono fatto un'i-dea in particolare. Secondo me, sono coseal di là della nostra comprensione. Si sonospese tante parole sulla sua morte, ma ioun'idea precisa non me la sono fatta ecredo che non me la farò mai».
FONTANELLI (A SINISTRA) E FRANCO RIVOLA
FINE
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COS’È LA MALATTIA DI PARKINSON? Il Parkinson è una malattia neurodegenerativa, ad evoluzione lenta, che coinvolge principalmente alcune funzioniquali il controllo dei movimenti e dell'equilibrio. Fa parte di un gruppo di patologie definite "Disordini delMovimento" e tra queste è la più frequente. Il nome è legato a James Parkinson, un farmacista chirurgo londineseche all'inizio dell'Ottocento descrisse per primo gran parte dei sintomi della malattia nel libretto "Trattato sulla para-lisi agitante". La malattia si riscontra in tutto il mondo, in tutti i gruppi etnici e in entrambi i sessi. L'età media diesordio è intorno ai 58-60 anni, ma circa il 5% dei pazienti può presentare un esordio giovanile tra i 21 ed i 40 anni.
Le strutture coinvolte nel Parkinson si trovano in areeprofonde del cervello, note come gangli della base, chepartecipano alla corretta esecuzione dei movimenti. La malattia si manifesta quando la produzione didopamina nel cervello cala in modo consistente. I livelli ridotti di dopamina sono dovuti alla degenerazio-ne di neuroni, in un'area chiamata Sostanza Nera. Dalmidollo al cervello cominciano a comparire anche accu-muli di una proteina chiamata alfa-sinucleina. Forse è pro-prio questa proteina che diffonde la malattia in tutto il cer-vello. Le cause non sono ancora note. Sembra che visiano molteplici elementi che concorrono al suo sviluppo.In particolare ci sono fattori genetici. Circa il 20% deipazienti presenta una storia familiare positiva per lamalattia. Si stima che i familiari di persone affette daParkinson presentino un rischio di sviluppare la patologialievemente superiore rispetto alla popolazione generale.I principali sintomi motori sono il tremore a riposo, la rigi-dità, la lentezza dei movimenti e l'instabilità posturale(perdita di equilibrio).
Questi sintomi si presentano in modo asimmetrico: un latodel corpo è più interessato dell'altro. Il tremore spessointeressa una mano, ma può interessare anche i piedi ola mandibola. Però, non è presente in tutti i pazienti. Ildisturbo dell'equilibrio si presenta più tardi nel corso dellamalattia ed è un fattore di rischio per le cadute a terra.Altro sintomo motorio è il DISTURBO DEL CAMMINO. Si osserva una riduzione del movimento pendolaredelle braccia (in genere più accentuato da un lato),una postura fissa in flessione e un passo più breve.
Talvolta si presenta quella che viene chiamata "festinazio-ne", cioè il paziente tende a strascicare i piedi a terra e adaccelerare il passo, come se inseguisse il proprio baricen-tro, per evitare la caduta.Nel Parkinson si possono presentare anche sintomi nonmotori, che possono esordire anni prima della comparsadei sintomi motori. I più frequenti sono: disturbi dell'ol-fatto, del sonno, dell'umore e della cognitività, ansia,apatia, fatica e dolori.
Il Parkinson è una malattia cronica, lentamenteprogressiva, con conseguenze sulla qualità di vita.Ma con trattamenti appropriati, l'aspettativa divita è considerata simile, o solo lievemente ridot-ta, rispetto a quella della popolazione generale.
Sostanza neraNelle persone affette da Parkinson
i neuroni che producono la dopaminavanno incontro a degenerazione.
Azione della dopamina
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Nucleo caudato
UN PERCORSO RIABILITATIVO PERSONALIZZATOPER IL TRATTAMENTO DELLA MALATTIA È IMPORTANTE
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Dott. Roberto NonniDirettore SanitarioSan Pier Damiano Hospital FaenzaE-mail: [email protected]
E SALUTE
cinazioni in Inghilterra: il risultato fuun’epidemia di morbillo, che causòanche due decessi. Successivamente siscoprì che l’ex medico aveva già brevet-tato un sistema di vaccinazioni singole:esattamente ciò che consigliava nellesue conferenze.
SOCIETA’
Facciamo attenzione alle false notizie che vengono pubblicate sullagrande rete di internet.
Secondo uno studio del Censis, nel 2017circa 15 milioni di italiani hanno consultatoil web per curare piccoli disturbi come maldi testa e raffreddore. E ben 8,8 milioni diloro hanno trovato come risposte ai lorodubbi delle cosiddette "fake news", ovverodelle notizie false. Il medico di medicinagenerale (53%) e il farmacista (32%) resta-no le principali fonti di informazione, madecolla il ricorso ai canali web (28%). Il17% degli italiani consulta siti web genericisulla salute, il 6% i siti istituzionali, il 3% isocial network. In particolare, il 37% deigiovani cercano sul web informazioni perauto-curarsi i piccoli disturbi. Sembra dun-que che internet stia sostituendo i dottori.Ad onor del vero, non tutti i siti e iblog contengono notizie false. Alcunivengono gestiti ed aggiornati da isti-tuzioni ufficiali. C’è una commissione oun comitato scientifico che legge, valuta edapprova la pubblicazione delle informazioni.Viceversa, la diffusione di "fake news" non èsemplice da contrastare. Vediamo di indivi-duare le più clamorose che girano da anni.
FAKE NEWS
I vaccini provocano l’autismo?E' la regina delle bufale. E anche la piùpericolosa per la salute pubblica. Questa"fake new" ebbe origine nel 1998,quando l'ex medico inglese AndrewWakefield cominciò una serie di confe-renze annunciando la scoperta di unacorrelazione tra vaccino trivalente MPR(anti morbillo, parotite, rosolia) ed auti-smo, e consigliando, al posto di questo,una vaccinazione singola per ognimalattia, formulazione che non esistevain commercio. L'imprudenza di Wakefield ebbe comeconseguenza nefasta il crollo delle vac-
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Un evidente conflitto d’interessi. Inseguito un giornalista scoprì che ilmedico aveva falsificato la maggio-ranza dei dati del suo studio.Wakefield, messo alle strette, alla fineammise praticamente tutto. Il medicovenne radiato dall’ordine britannico erelegato a comparsa in programmi diufologia e paranormale. Ma la leggen-da che i vaccini siano correlati all’auti-smo continua ancora a girare sul web.L’autismo è un disturbo dello sviluppopsichico che insorge solitamente nell’in-fanzia e che comporta notevoli difficoltàsociali. Non esiste una causa certa odefinita, ma molti studi indirizzanoverso una componente genetica.Anche l’Organizzazione Mondiale dellaSanità ha ribadito che non vi è alcunarelazione fra l'autismo e le vaccinazioni,ma ciò non ha impedito alla bufala ditrovare terreno fertile nella "rete", dovesono nati una schiera di siti e gruppi dipresunta contro-informazione, dedicatialla lotta contro i vaccini. L'anno scorsopure la Cassazione italiano ha smentitocon una pronuncia questa bufala, esclu-dendo la relazione tra vaccini ed auti-smo in una vicenda giudiziaria che havisto protagonista un bambino affettoda sindrome autistica.
Il caso del “Metodo di Bella”Molti ricorderanno la vicenda del"Metodo Di Bella", che sul finire deglianni Ottanta fu oggetto di una grande
attenzione da parte dei mass media ita-liani. Si trattava di una terapia alternati-va per il trattamento dei tumori, privaperò di riscontri scientifici circa la suaefficacia. Eppure, ancora oggi moltepersone la sostengono e la ritengonoaffidabile. La cura inventata dalmedico Luigi Di Bella, scomparso nel2003, prevedeva un "cocktail" basa-to su farmaci, ormoni e vitamine checostituivano il cosiddetto "modulofisso" del trattamento. Altri farmaci,
di volta in voltadiversi, veniva-no utilizzati aseconda deltipo di tumore.Di Bella soste-neva di averecurato 10milapersone senza
effetti collaterali, ma non aveva maipubblicato nulla di rilevante in meritosu una rivista scientifica. La documenta-zione in suo possesso su queste presun-
te guarigioni era molto lacunosa,soprattutto perché non menzionava senel frattempo i malati si erano sottopo-sti a chemioterapia. Inoltre, i presuntimiglioramenti erano privi di dati scien-tifici e venivano descritti con dei vaghi"sta meglio".La sperimentazione condotta nel 1999dal Ministero della Salute sancì lasostanziale inefficacia terapeutica delMetodo Di Bella. Le curve di sopravvi-venza dei pazienti sottoposti allo studiorientravano tutte nei parametri dellecurve di sopravvivenza relative alle spe-cifiche forme di tumore in assenza ditrattamento. In poche parole, queipazienti non avevano avuto alcun bene-ficio né terapeutico, né come allunga-mento della sopravvivenza.
Il forno a microonde provoca il cancro?Anche questa bufala ogni tanto circolasul web. Non vi è alcuna dimostra-zione che l'uso del forno a microon-de aumenti il rischio di cancro, e cheil cibo scaldato con questo piccolo elet-trodomestico possa essere meno nutriti-vo di quello cotto o riscaldato in altromodo. I forni a microonde scaldano ilcibo grazie all'azione di radiazione abassa quantità di energia. Solo le radia-zioni ad alta energia hanno potereionizzante, cioè sono in grado di modi-ficare la struttura subatomica dellamateria.
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Dal punto di vista nutrizionale, in molticasi è meglio cuocere gli alimenti col
m i c r o o n d eanziché con imetodi classici,perché man-tengono inal-terate alcune
loro proprietà nutritive. Rispetto aimetodi di cottura classici (fornelli e fornielettrici o a gas), che scaldano per irrag-giamento o conduzione partendo dal-l'esterno dell'alimento per arrivareall'interno, col microonde cuoceprima la parte centrale, in particola-re se è ricca di acqua o grassi, e solosuccessivamente quella esterna, piùsecca. Il brevetto del forno a microon-de è del 1946 ed i modelli adatti all'u-so domestico comparvero per la primavolta negli Stati Uniti sul finire deglianni Cinquanta. Abbiamo quindi allenostre spalle un numero sufficiente dianni di osservazione, per poter afferma-re che si tratta di un sistema di cotturaprivo di pericoli per la salute. Perché, allora, si è diffusa la falsa cre-denza che il microonde aumenti ilrischio di tumore? Il fraintendimentonasce proprio dal termine "radiazio-ne", che evoca la radioattività pro-dotta dagli elementi radioattivi, dicui è nota la capacità di interagire con ilDna inducendo mutazioni geneticheche possono effettivamente provocaretumori.
ALCUNI MITI DA SFATARE LO ZUCCHERO DI CANNA È PIÙ SALUTARE DI QUELLO BIANCONON È VERO: entrambi contengono la stessamolecola, quella del saccarosio. La differenza èche mentre lo zucchero bianco contiene solo sac-carosio, quello bruno contiene anche qualcheresiduo di melassa (tra l’1% e il 5%, a secondadei tipi di zucchero grezzo in commercio), che gli
dà un aroma un po' diverso. Ma la sostanza è pressoché identica.
GLI SPINACI CONTENGONO MOLTO FERROAnche quella che vede negli spinaci una grandefonte di ferro è una leggenda metropolitana. Necontengono in dosi simili agli altri ortaggi olegumi. Il falso mito nacque nel 1890, quandoalcuni nutrizionisti americani resero noto il con-tenuto di ferro delle verdure. Per un banale erro-
re di stampa - una virgola al posto sbagliato - si attribuì agli spinaci un contenutodi ferro 10 volte superiore al reale. L'errore fu scoperto dopo anni, ma nel frat-tempo Braccio di Ferro e il suo cibo preferito avevano conquistato il mondo.
IL VINO ROSSO FA BENEAl resveratrolo, un polifenolo contenuto nel vinorosso, vengono a volte attribuite particolari pro-prietà pro-longevità e la capacità di allontanare lemalattie cardiovascolari. In realtà, molti studihanno dimostrato che il resveratrolo non esercitaun'azione protettiva nei confronti di queste malat-tie né rappresenta un elisir di lunga vita.
Oltretutto i contenuti di resveratrolo e altri componenti bioattivi nel vino rosso sonotroppo bassi per avere effetti apprezzabili e reali sulla salute e sul rischio di malat-tie. Viceversa, il vino per la presenza di alcol etilico provoca danni alla salute, sebevuto in quantità elevate. I nutrizionisti consigliano agli anziani un massimo di unbicchiere al giorno, o ancor meglio nulla.
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LONGEVITA’
di Tiziano ZaccariaE-Mail: [email protected]
100 ANNIPERNONNA MARIA
Figlia di uno scariolante (che all’iniziodel secolo scorso partiva la domenicapomeriggio con la carriola sulle spalleper andare al lavoro nel modenese etornava a casa il sabato sera), Maria hatrascorso la sua infanzia a Traversara. Siè poi trasferita a Bagnacavallo dopo ilmatrimonio con Pietro Antonellini,avvenuto nel 1943. E l’anno dopo ènato suo figlio Franco, con il quale viveancora oggi assieme alla nuoraGraziella.
Il lavoro e la famiglia«Per dodici anni, tutti i giorni, sono anda-ta a lavorare in bicicletta in una fabbrica discarpe a Ravenna, perché non c’eranoaltri mezzi – racconta - Ho lavorato anche
“LA MIA VITA IN BICICLETTA”
Maria GeminianiLa signora Maria Geminiani, nata il 19maggio 1918 a Traversara, frazione diBagnacavallo, ha ricevuto un insolitoregalo per il suo centesimo com-pleanno: la nipote Stefania si è spo-sata il 19 maggio di cento annidopo, nella sala del Consiglio comu-nale di Bagnacavallo.Al termine della cerimonia nuziale, ilvicesindaco Matteo Giacomoni ha con-segnato alla signora Maria un mazzo difiori e le ha portato gli auguri dell'am-ministrazione comunale.
la frutta a Bagnacavallo. E ho fatto l’in-fermiera a domicilio: andavo a farele punture a casa dei pazienti, spo-standomi sempre in bicicletta,anche 50-60 volte in un giorno».Maria si è dedicata per molti anni allacura delle persone, divenendo moltoconosciuta in città.
MARIA GEMINIANI CON IL FIGLIO FRANCO E LA NUORA GRAZIELLA
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è stato sconsigliato di continuare a spo-starsi sui pedali. A 98 anni le hannoimpiantato un pacemaker, per darleuna nuova “carica”. «Nelle giornate in cui sto bene, cento anninon me li sento proprio – dice Maria -Tiro avanti, finché mi lasciano qua. Passole giornate chiacchierando con le amicheche mi vengono a trovare. Ne ho una che viene tutti i giorni: ha 95anni e anche lei vorrebbe arrivare al tra-
Suo marito, invece, ha fattoa lungo il portinaio all'o-spedale di Bagnacavallo.«Durante la seconda guerramondiale lo avevano manda-to a fare la campagna inRussia ed era tornato invalidodi guerra, con danni in molteparti del corpo: era statocolpito da un lanciafiam-me e si era salvato soloperché gli era cadutoaddosso il corpo di unaltro commilitone, pro-teggendolo dalle fiam-me». Oltre alla nipoteStefania, la signoraGeminiani ha una bisnipo-te, Lisa, di tre anni. Inbuona salute sotto ognipunto di vista, viene defini-ta dai familiari una personadall'ottimo carattere, genti-le con tutti ma allo stessotempo molto grintosa.Maria si è detta molto contenta di averraggiunto il secolo di vita, traguardo cheera stato superato anche dalla sorellaIole, deceduta a 101 anni. «Nella mia vitaho lavorato molto e mangiato sempre“male” – racconta – La mia dieta è stata perparecchi anni a base di patate e cipolle».
La saluteMaria ha usato la bicicletta fino a91 anni, quando, dopo una caduta, le
MARIA GEMINIANI CON IL VICE SINDACO MATTEO GIACOMONI
guardo dei cento anni. Io, per scherzo, ledico che è molto impegnativo».
Dopo la seconda guerra mondiale,una sorella maggiore di Mariaemigrò con la sua famiglia in SudAfrica, aprendo il PastificioRomagna. Oggi nello Stato afri-cano la centenaria ha una nipotedi 92 anni, con la quale si senteogni tanto al telefono.
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MALATTIE NEURODEGENERATIVE
Prof. Nicola SpecchioResponsabile di Epilessie rare e complessedel Bambino Gesù di Roma
Era una patologia rara senza terapia. Maoggi la ceriodolipofuscinosi neuronale ditipo 2 (CLN2), malattia degenerati-va che porta alla distruzione delsistema nervoso centrale dei bam-bini, può essere bloccata da un nuovofarmaco che rimpiazza l’enzima di cuiquesti pazienti sono carenti. La speri-mentazione della terapia è stata condot-ta in quattro Centri internazionali. I risul-tati che ne documentano l’efficacia sonostati pubblicati sulla rivista scientifica“New England Journal of Medicine”.
BLOCCA LA PROGRESSIONE
É una malattia neurodegenerativa infantile. La sperimentazione è statacondotta in Inghilterra, Germania, Usa e al Bambino Gesù di Roma.
NUOVO FARMACO
DELLA “CLN2”
Centro Medico Universitario Hamburg-Eppendorf di Amburgo (Germania),nell’Ospedale Great Hormond Street diLondra (Regno Unito) e nel NationwideChildren’s Hospital della Ohio StateUniversity a Columbus (USA).Al Bambino Gesù lo studio ha riguar-dato 6 bambini presi in carico nelDipartimento di Neuroscienze eNeuroriabilitazione, con la collabora-zione del Clinical Trial Center e di gruppidi ricercatori che si sono occupati di valu-tare i pazienti e di analizzare i risultati.A tutti i bambini dello studio è stato infu-so, direttamente a livello cerebrale, il far-
maco contenente un principio attivo,chiamato cerliponase alfa, che sostitui-sce l’enzima carente nelle persone colpi-te da CLN2.
La sperimentazioneLo studio, durato tre anni, ha coin-volto in fase 1 (prima somministra-zione di un farmaco negli umani) 23bambini di varie nazionalità affetti daCLN2 allo stadio iniziale-intermedio.La sperimentazione internazionale è statacondotta, in parallelo, nell’OspedalePediatrico Bambino Gesù di Roma, nel
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I sintomiI bambini colpiti da questa malattiasembrano inizialmente sani, ma attornoal secondo anno di vita cominciano amanifestare i primi sintomi: ritardo diacquisizione del linguaggio e crisiepilettiche. In seguito le crisi diventano più fre-quenti, spaziando da convulsioni a spa-smi muscolari violenti; compaionodisturbi della deambulazione con pro-blemi di equilibrio; si manifestano diffi-coltà visive che gradualmente portanoalla cecità e un progressivo deficit cogni-tivo. I bambini perdono tutte le compe-tenze acquisite, fino a raggiungere unacondizione di vera e propria demenza. Il decorso della malattia è molto rapido.L’aspettativa di vita dei piccoli pazientiaffetti da quella che finora è stata unamalattia senza cura è purtroppo moltoridotta. Oggi, grazie alla nuova terapia enzi-matica sostitutiva, per i bambini e leloro famiglie si apre una nuovaepoca. Se diagnosticati e trattati preco-cemente, prima che la malattia producai suoi danni, questi bambini potrannoinfatti condurre una vita normale o solocon minime disabilità. Perciò è ipotizzabile l’inserimento dellaCLN2 tra le malattie ricercate attraversolo screening neonatale.
L’effetto della terapia è statoconsiderato clinicamente signifi-cativo: l'87% dei bambini chehanno completato il trial non ha,infatti, subìto il declino motorio edel linguaggio atteso nella natu-rale evoluzione della patologia.
Abbiamo documentato che questo far-maco può arrestare la progressione dellamalattia, ma non ristabilire le condizionineurologiche originarie del bambino. Per garantire ai pazienti una qualità divita ottimale, è quindi fondamentale ladiagnosi precoce. La terapia ha giàottenuto l’approvazione della FDA - Foodand Drug Administration, l’ente gover-nativo statunitense che si occupa dellaregolamentazione dei prodotti alimenta-ri e farmaceutici, e dell’EMA - Agenziaeuropea per i medicinali, l'agenziadell'Unione Europea per la valutazionedei farmaci. Dunque anche altri bambi-ni, nel mondo, stanno beneficiandodella sua efficacia documentata.
La patologiaLa ceroidolipofuscinosi neuronale di tipo2 è una malattia degenerativa rara delsistema nervoso centrale, che inizia amanifestarsi nei bambini di 2 o 3anni di età. Appartiene alla famigliadelle ceroidolipofuscinosi neuronali, unadecina di forme che in Italia nel com-plesso riguardano circa 1 personaogni 100.000 nuovi nati.La CLN2 è dovuta alle mutazioni di ungene chiamato TPP1 e viene ereditata con“modalità autosomica recessiva”: ciòsignifica che se entrambi i genitori pre-sentano una sola copia del gene mutato(sono, cioè, portatori sani della malattia),il figlio avrà una probabilità del 25% diessere malato, ovvero di ereditare entram-be le copie del gene TPP1 anomalo.
Oltre ai bambini inseriti nella speri-mentazione, attualmente al BambinoGesù vengono seguiti altri 12 pazien-ti con CLN2. I medici stanno monito-rando gli effetti della terapia nellasperanza che i sintomi non si presenti-no affatto nel corso della crescita. All’Ospedale Pediatrico della SantaSede sono seguiti molti pazienti, oltre400, con differenti malattie degenera-tive del sistema nervoso centrale. Sul fronte della ricerca in questocampo, specialisti e ricercatori sonoimpegnati in numerosi trial e progettiper identificare nuove possibili terapieper malattie altrimenti incurabili.
LA RICERCA CONTINUAAL BAMBINO GESÙ...
FINE
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SANITA’
di Fabio Lironzi
Un nuovo trattamento in camera iperbaricaLa fibromialgia è caratterizzata dadolore cronico, che può essere accom-pagnata (e forse collegata) da altrecondizioni fisiche e mentali che com-prendono stanchezza, deterioramentocognitivo, sindrome del colon irritabi-le e disturbi del sonno.
Dall’Israele arriva una nuova cura sperimentale mediante tratta-mento in camera iperbarica.
Oltre il 90 per centodelle persone diagno-sticate con la fibro-mialgia sono donne.Eshel Ben-Jacob,autore principaledello studio e pro-fessore di bioscien-ze alla RiceUniversity, ha dichia-rato: «I sintomi di circail 70 per cento delle donne che hannopreso parte alla sperimentazione, hannoa che fare con l’interpretazione del dolo-re nel cervello. Queste pazienti hanno
FIBROMIALGIA
mostrato i maggiori miglioramenti con iltrattamento all’ossigeno iperbarico.Abbiamo trovato significativi cambia-menti nella loro attività cerebrale.
Chi soffre di fibromialgia, potreb-be beneficiare di un trattamentoin camera iperbarica. Lo sostengono i ricercatori israelianidella Rice University, i quali hanno con-dotto uno studioclinico che hacoinvolto donnecon diagnosi dif i b rom ia l g i a ,mostrando chela dolorosa con-dizione è miglio-rata in tutte le 48 partecipanti allo stu-dio che hanno completato due mesi diterapia con ossigeno iperbarico. Le scansioni cerebrali delle donne,prima e dopo il trattamento, hannodato credito alla teoria che le condizionianomale nelle zone del cervello legateal dolore, possono essere responsabilidella sindrome.
ESHEL BEN JACOBAutore principale dello studio
SINDROME CARATTERIZZATA DA DOLORE E RIGIDITÀ MUSCOLARE DIFFUSILA FIBROMIALGIA
POSSIBILI NUOVE CURE
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avere bisogno di ripetere periodicamente iltrattamento». Circa la metà delle 48pazienti che hanno partcipato allasperimentazione clinica, sono statetrattate cinque giorni alla settimana,per due mesi. I trattamenti dellepazienti consistevano in 90 minuti diesposizione a ossigeno puro a duevolte la pressione atmosferica. L’altrametà era parte di ciò che Ben-Jacob hachiamato un gruppo "crossover di con-trollo". I ricercatori hanno notato che itrattamenti hanno consentito alle pazien-ti di ridurre drasticamente, o addiritturaeliminare, l’uso di farmaci per il dolore.
«L’assunzione dei farmaci per allevia-re il dolore non ha invertito la condi-zione, mentre il trattamento con lacamera iperbarica ha invertito la con-dizione - ha concluso il ricercatore - I risul-tati sono di rilevante importanza in quanto,a differenza degli attuali trattamenti propo-sti per i pazienti con fibromialgia, questanuova cura non è orientata al miglioramen-to solo sintomatico, ma punta alla risoluzio-ne effettiva della causa. Vuol dire che la riparazione delle funzionidel cervello, tra cui la rigenerazione neuro-nale, è possibile anche per le condizioni cro-niche come la fibromialgia».
Per alleviare le sofferenze di chi soffredella condizione sono stati utilizzati varitrattamenti farmacologici e cambiamentidello stile di vita, ma con scarso successo».
Camere iperbariche che espongono ipazienti a ossigeno puro, a pressionisuperiori a quello atmosferico, sonocomunemente utilizzate per il tratta-mento di pazienti affetti da embolia,avvelenamento da monossido di car-bonio e malattia da decompressione(nota nei subacquei), tra le molte altrecondizioni. Un effetto dell’esposizione è quel-lo di spingere più ossigeno nel flus-so sanguigno di un paziente, perfornirlo in questo caso, al cervello.
Ben-Jacob ha spiegato: «Alla fine del trat-tamento, le partecipanti hanno mostrato unnotevole miglioramento dei sintomi legatialla condizione. Le anomalie nelle regionicerebrali responsabili della sensazione didolore cronico nei pazienti con fibromialgia,possono essere innescate da eventi diversi.Di conseguenza, la risposta a lungo termine,potrebbe essere diversa. Abbiamo impara-to, per esempio, che quando la fibromialgiaè innescata da un trauma cranico, possiamoaspettarci la risoluzione completa senzaalcuna necessità di ulteriori trattamenti conossigenoterapia iperbarica. Tuttavia, quan-do la condizione è attribuita ad altre cause,come ad esempio le malattie collegate allafebbre, i pazienti probabilmente potrebbero
Un grande passo in avanti per tutti i pazienti fibro-mialgici è stato fatto a inizio anno, perché fra le primein Italia un ente pubblico, la Regione Emilia-Romagna,ha approvato le “Linee di Indirizzo per la diagno-si e il trattamento della Fibromialgia”. Questo importante risultato è stato ottenuto grazie adun percorso di condivisione durato più di un anno emezzo tra utenti e professionisti di varie discipline, volto a definire e inquadrare la malattiama anche a indicare percorsi di diagnosi e terapia appropriati. È per noi importante che alsuo interno si parli anche dell’utilizzo dell’ossigenoterapia iperbarica (OTI) e si faccia riferi-mento agli studi del professore israeliano Shai Efrati (Direttore dell’HyperbaricMedical Center di Assaf Harofeh Medical Center e Professore presso la Facoltà diNeuroscienze dell’Università di Tel Aviv) con il quale, il Centro Iperbarico Ravenna, ha l’o-nore di collaborare. Presso il Centro Iperbarico Ravenna, è stato messo a puntoun percorso ad hoc (PDTA) sulla sindrome fibromialgica che ha ottenuto ilpatrocinio della SIMSI (Società Italiana Medicina Subacquea e Iperbarica) perla sezione relativa alla ossigenoterapia iperbarica. La terapia fisica finalizzata alrilassamento muscolare profondo, l’agopuntura, la FREMS, il linfodrenaggio Vodder e la psi-coterapia sono alcuni degli strumenti a nostra disposizione che consentono di creare per-corsi personalizzati per ogni singolo paziente.
CURARE LA FIBROMIALGIA A RAVENNA
Dott. Pasquale Longobardi
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GINECOLOGIA
RIMANEREINCINTADOPO I 40 ANNI
La gravidanza dopo i 40 anniSebbene la loro fisiologia non differi-sca dalle donne che alla stessa età sitrovano a diventare madri per la secon-da o terza volta, le gestanti quaranten-ni, si relazionano all’evento in manieradifferente, perché tutto accade per loroper la prima volta e, inoltre, in alcunicasi, risentono della pressione dellasocietà, che pur creando i presuppostiper farle diventare madri non più intenera età, gli ricorda quanto siano inritardo in fatto di maternità. Tale messaggio è d’altronde inviatoanche dal corpo stesso, dal cosiddetto
Dott. Francesco GiambelliSpecialista in Ginecologia e Ostetricia,presso U.O. di Ginecologia e Ostetricia Presidio Ospedaliero di Ravenna,
Sempre più spesso le donne rimangonoincinta per la prima volta a quarant’anni e,in alcuni casi, anche qualche anno dopo. Sitratta di un fenomeno che riguarda soprat-tutto il mondo occidentale, conseguenza diuna serie di aspetti economici, sociali e cul-turali concatenati tra loro, come per esem-pio il fatto che molte donne focalizzandosinello studio e nel lavoro, posticipano ilmomento per un’eventuale gravidanza;l’assenza di un welfare e di reti sociali chesostengano le mamme lavoratrici; unamanifesta instabilità nelle relazioni cheporta a procrastinare l’idea di avere unfiglio; l’instabilità economica e non ultimo,la disponibilità di metodi contraccettivimolto efficaci. Le donne che rimangonoincinta per la prima volta a quarant’ anniaffrontano, di frequente, la gravidanza inmaniera diversa rispetto alle gestanti piùgiovani. Sono tendenzialmente più attente,se non preoccupate, per i mutamenti inatto e soprattutto per tutto ciò che avverràprima durante e dopo il parto.
a cura di Barbara Gnisci
‘orologio biologico’: bisogna tenerea mente, infatti, che la capacitàriproduttiva diminuisce con il passa-re del tempo. Ciò è dovuto alla ridu-zione progressiva del numero di ovoci-ti disponibili e della loro qualità chetende a peggiorare. Gli ovuli comincia-no a diminuire intorno ai trent’anni esembrerebbe che la fertilità, addirittu-ra, sia dimezzata nel decennio succes-sivo. Rimanere incinta tra il quarto e il quin-to decennio di vita per una donnaimplica qualche rischio in più rispettoalle donne più giovani.
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Alcune possibili complicanzeGli aborti spontanei, abbastanza fre-quenti nelle prime settimane di gravi-danza, si verificano con più probabilitàquando sale l’età della gestante. Anche altre complicanze si possonopresentare con maggiore assiduitàcome la preeclampsia o gestosi (carat-terizzata dalla presenza di proteinenelle urine, comparsa di edemi e svi-luppo di ipertensione), il diabetegestazionale, le anomalie di placenta-zione e l’emorragia post-partum. Tende inoltre ad aumentare ilnumero di cesarei per le over40 peranomalie della dilatazione cervicaleo della progressione del feto duran-te il parto.In generale, tutti i cambiamenti fisiolo-gici che si verificano nel corpo di unadonna nei mesi di gestazione mettonoalla prova il suo organismo, ed è veroche i rischi dipendono in gran partedalle condizioni cliniche presenti primadella gravidanza, in quanto unadonna sana, di peso normale, corremeno pericoli di una donna obesao con diabete, ma resta il fatto che,a parità di condizione di salute, unadonna più grande presenta piùrischi di una donna più giovane.I rischi maggiori riguardano poi leanomalie cromosomiche del nascituro.Più è alta l’età della madre, più aumen-ta la probabilità di avere un feto conpatologie dei cromosomi come per
esempio la sindrome di Down che,nello specifico, passa da una possibilitàsu 1500 a 20 anni; a una su 800 a 30;a uno su 100 a 40 fino a uno su 35-50a 45 anni. Esistono attualmente test di scree-ning (come il bi-test) per individua-re il rischio reale di ogni singolagravidanza di sviluppare patologiecromosomiche oppure esami “dia-gnostici” specifici come la villocentesi(prelievo ago-guidato di tessuto pla-centare ) o l’ amniocentesi (prelievoago-guidato di liquido amniotico). L’ ecografia morfologica eseguita alquinto mese di gravidanza completainfine lo studio del feto. Non tutto puòessere ovviamente diagnosticato ma ivari esami oggi a disposizione possonodare una certa tranquillità alla gestan-te. Con l’età si intensifica anche il peri-colo di un parto prematuro, con tuttele conseguenze che questo può com-portare per il neonato.
In linea di massima, nel momento cheuna gravidanza, anche di una donna nonpiù giovane, riesce a superare le prime10-12 settimane , dovrebbe progrediretranquillamente come nella maggiorparte dei casi. Oltre ai regolari controlli daeseguirsi durante i 9 mesi di gestazionesarebbe buona norma eseguire una con-sulenza prima della gravidanza e crearele condizioni ideali per poter accogliereun feto: assumere acido folico per laprevenzione del rischio di malfor-mazioni del tubo neurale come laspina bifida; smettere di fumare; dibere alcol; verificare la normalitàdella glicemia, della funzionalitàtiroidea e dei valori di pressione.Inoltre, per l’intero periodo della gesta-zione, ma questo vale per tutte le donneincinta di qualsiasi età, è fortemente con-sigliato seguire una dieta equilibrata, fareun’attività fisica moderata, ridurre lostress e, se è possibile, darsi il tempo digodere il miracolo che si sta compiendodentro il proprio corpo.
CONSIGLI UTILI
L’ECCESSO DI PESO IN GRAVIDANZAAUMENTA IL RISCHIO DICOMPLICANZE
Sezione di RAVENNAdell’Associazione Italiana
Contro le Leucemie, Linfomi e Mieloma- ONLUS -
RAVENNA AIL SOSTIENE1. L’ASSISTENZA DOMICILIARE medica e psi-cologica per i pazienti con malattie del sangue
e con tumori solidi in fase avanzata della malat-tia e per i loro familiari.
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Dott.ssa Federica QuiriniDott. Gabriele Pelloni
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CARDIOLOGIA
Le morti improvvise di giovanicreano allarme e timore nellapopolazione, ancor di più se si trat-ta di individui notoriamente sani,non di rado atleti.Le cause delle morti improvvise prima dei40 anni, sono generalmente cardiache,non sono legate praticamente mai allacardiopatia coronarica e sono general-mente riconducibili ad anomalie del mio-cardio: ereditarie (miocardiopatie) oacquisite (miocarditi), più di rado malat-tie valvolari o del sistema di conduzione,generalmente congenite, raramenteacquisite.
DI BRUGADALA SINDROME
La medicina sportivaLa moderna medicina sportiva, cherappresenta la più massiccia opera diprevenzione cardiovascolare organizza-ta in Italia da trenta anni, ha drastica-mente ridotto il numero di eventi fatalinon solo in atleti praticanti ma in tuttala massa di quei giovani che si accosta-no allo sport, per praticare il quale èindispensabile una visita di idoneità.
Una volta individuate, le persone arischio sono avviate ai centri cardiolo-gici.Ci si può chiedere come a questo filtroqualche caso possa sfuggire, e la rispo-sta è che alcune patologie cardiache,rarissime, non sono evidenziabilicon i normali mezzi diagnostici oggia disposizione della routine, oppureperché dopo la visita, sono subentratifatti nuovi (infezioni, intossicazioni, far-maci) che posso aver creato nuovesituazioni; in qualche raro caso le ano-malie sono instabili. Accanto alle malat-tie cardiache che più comunemente
sono ricercate e che in ogni caso si asso-ciano ad anomalie morfo-strutturali delcuore più o meno massicce, ci sonoalcune patologie particolari molto rare,le cosi dette ‘’tubulopatie’’ che si mani-festano con episodi di sincopi (sveni-menti) o morte improvvisa.
Dott. Flaviano JacopiSpecialista in cardiologiae medicina dello sportDirettore Sanitario AstreaMedical Center - FaenzaE-mail: [email protected]
Killer potenziale in un cuore anatomicamente sano.
LE FASI DELLA MORTE CARDIACA IMPROVVISA
»SEGUE
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“Sindrome da Qt lungo”. Entrambe leforme sono rarissime, ereditarie, asso-ciate a normale struttura anatomica efunzionalità del cuore.
La sindrome di BrugadaLa sindrome di Brugada è stata individua-ta piuttosto di recente, negli anni 80 delsecolo scorso, dai fratelli Brugada, duearitmologi di origine belga. E’ unamalattia aritmogena ereditaria tra-smessa con penetranza incompleta, cioè,in pratica, non si manifesta sempre anchese geneticamente presente.
La diagnosi
TIPICO ASPETTO DELL’ELETTROCARDIOGRAMMA IN SINDROME DI BRUGADA
La diagnosiLa diagnosi si fa con l’elettrocardio-gramma che evidenzia della anomaliemolto particolari che si localizzano spe-cificamente nelle prime tre derivazioniprecordiali (V1-V2-V3) dell’elettrocar-diogramma. Tali anomalie elettrocar-diografiche possono essere molto evi-denti (ECG tipo 1) o meno evidenti(ECG tipo 2 e 3). Vedi figura in basso. A differenza di altre gravi anomalie car-diache di difficilissima diagnosi, ilBrugada si diagnostica, o meglio sisospetta, sulla base dell’elettrocardio-gramma.
ECG tipo 1 ECG tipo 2 ECG tipo 3
CARATTERISTICHE PRINCIPALIDELLA SINDROME
Le tubulopatieQueste tubulopatie sono anomaliedella funzione dei canali ionici dellamembrana cellulare delle fibre miocar-diche, canali che servono all’attivazione‘’elettrica ‘’ delle cellule cardiache.Una disfunzione di tali canali ionicipossono creare situazioni di graveinstabilità elettrica del cuore scate-nando gravissime aritmie ventricola-ri alla base delle sincopi o dellamorte improvvisa. La più importantedi queste tubulopatie è la “Sindromedi Brugada”. A questa famiglia di ano-malie dei tubuli, appartiene anche la
È caratterizzata da episodi cardiopalmopiù o meno intenso, da manifestazioni sin-copali (perdita improvvisa di conoscenza)più o meno frequenti, che possono cul-minare con la morte improvvisa, cheperaltro può essere il primo e unico epi-sodio della malattia.
Le manifestazioni del Brugada sipresentano più frequentementein giovani maschi (M/F 8:1) in etàcompresa tra 30 e 40 anni,soprattutto di origine asiatica,generalmente si presentano ariposo, a volte durante o dopofebbre alta, ma anche senzacause scatenanti.
LA PATOLOGIA IN SINTESI
La patologia è presente sin dall'infanziasulla superficie epicardica del ventricolodestro. Più precisamente, 'abita' in"gruppi di cellule elettricamente ano-male" che formano come delle "isolemalate circondate da tessuto sano". Queste aree hanno "caratteristicheestremamente variabili per gravità" esono organizzate in strati concentri-ci: "Una cipolla - in senso metaforico -con un cerchio centrale caratteriz-zato da cellule più aggressive epredisposte a generare un arrestocardiocircolatorio”.La dimensione delle 'isole' difettose puòandare da 1 a 25 centimetri quadrati, oanche di più. Ma basta un'area anoma-la di 4 cm quadrati per sviluppare un'a-ritmia potenzialmente letale.
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La decisione dell’impianto è relativa-mente facile in caso di sintomi chiari ein presenza di elettorcardiogrammatipico (1 spontaneo o indotto), più pro-blematica in casi dubbi e soprattutto inassenza di sintomi. In questi casi, comedetto, la decisione va presa in centri
più altamente qualificati nel trattamen-to di questa malattia.
Nell’iter diagnostico, fondamentale è lavalutazione della storia familiare risalen-do per quanto è possibile, indietro neltempo, alla ricerca di sincopi o mortiimprovvise inspiegate. I familiari direttiviventi vanno tutti studiati con visita edelettrocardiogramma. E’ infine possibi-le, sia ai fini diagnostici che prognostici,eseguire un esame del DNA alla ricercadei geni responsabili.
La morte di Davide Astori halasciato un vuoto nel mondodel calcio. Ma anche un vuotodi risposte. Ci si è interrogatispesso sulle cause effettive delsuo decesso. E l’autopsia ha for-nito un risultato amaro nellasua verità. Un arresto cardiacoavvenuto durante il sonno,privo di evidenza macroscopi-ca, verosimilmente su base bra-diaritmica (ossia un’aritmia che si caratterizza per un disturbo nella formazione onella conduzione dell’impulso elettrico del cuore.). Ma ciò che inquieta di più èla mancanza di anomalie rilevate dai consueti controlli sanitari a cui sono sotto-posti i calciatori. Di recente è comparsa un’altra teoria sulla morte di Astori.Riconducibile alla cosiddetta sindrome di Brugada...
MORTO PER LA SINDROME DI BRUGADA?DAVIDE ASTORI
VALUTAZIONE DELLA STORIA FAMILIARE
DEFIBRILLATORE IMPIANTABILE
Quando è presente il tipo 1, la diagnosiè praticamente sicura, ma bisogna ricor-dare che le tre forme sono spesso insta-bili e intercambiabili, nel senso che unaspetto si può tramutare in un altro. Inqualche caso poi, l’elettrocardiogrammapuò essere temporaneamente completa-mente negativo. Se un paziente presenta sincopi o cardio-palmo o è stato resuscitato da un arrestocardiaco, in presenza di un aspetto tipo1la diagnosi è sicura; molto probabile se cisono aspetti di tipo 2 o 3.Può capitare di avere un aspetto 1 inpaziente assolutamente asintomatico, eallora il problema è complesso e contro-verso: il paziente va studiato in ambien-te aritmologico qualificato (vi sonoalcuni centri di eccellenza in Italia,per lo studio del Brugada). Comedetto una forma 2 o 3 può diventare 1 eviceversa; va sottolineato che le formeprognosticamente più pericolose sonoquelle con aspetto 1 stabile. Nel dubbio, di fronte a forme 2 o 3,esiste un test che consiste nella ino-culazione di un farmaco antiaritmico:in caso di Brugada vero, l’elettrocar-diogramma diventa di tipo 1.
Terapia preventivaL’unica terapia preventiva della morteimprovvisa nella sindrome di Brugadaconsiste nell’impianto di un defibrilla-tore, che spegnerà al loro nascere learitmie potenzialmente mortali.
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CATTIVAFACCIAMO CHIAREZZA SU ALCUNE PROBLEMATICHE
SALUTE
Dott.ssa Beatrice SalvioliGastroenterologadi Humanitas - Milano
DIGESTIONE
esami diagnostici come una gastrosco-pia. Inoltre un’ecografia addominalepermette di escludere un problema alivello della colecisti, come la presenzadi calcoli o di bile densa.
Soffro di aerofagia ed eruttazioni, anche lontanedai pasti, dopo aver camminato. Mi sono sottoposto a gastroscopia e breath test, ma non hanno riscontrato niente.L’aerofagia ritorna a tratti,ma la digestione continua a essere problematica. Se le indagini specifiche per lo stomacosono risultate negative, bisogna pensare
ad altre fonti di origine del problema.Suggerirei di sottoporsi a un’ecogra-fia addominale per verificare lo statodella colecisti. Un’altra valutazione utilepuò essere quella di un fisiatra che esa-mina se ci sono delle alterazioni nelladinamica del diaframma.
Ho seri problemi di digestione, soprattutto la sera, e quando mi sdraio il problema si associa a tachicardia continua che mi impedisce anche di dormire. Non riesco più a mangiare verdure.Una digestione difficoltosa, unita adun’alterazione del battito cardiaco, fapensare a un reflusso gastroesofageo oalla presenza di ernia iatale. Le verdure, specialmente quelle fila-mentose e crude, sono difficilmentedigeribili quando si è in presenza diun’infiammazione dello stomaco, percui è normale non tollerarle.
Soffro di continue eruttazioni e gonfiore allo stomaco, con frequentiflatulenze. Cosa può essere?Questi sintomi possono derivare da unagastrite, che deve essere verificata con
ECOGRAFIA ADDOMINALE
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A mia figlia è stata diagnosticata un’ernia iatale,ma le cure prescritte (inibitori di pompa e antiacidi) non hanno datorisultati. A oggi continua adimagrire. Cosa si può fare?Verosimilmente il problema non è legatoalla presenza dell’ernia iatale, che rara-mente è causa principale dei sintomi. Il dimagrimento va inquadrato in quadriclinici più complessi, come può essere lamalattia celiaca. Per cui suggerisco di farei test ematici ed endoscopici per valutarnela presenza.
Variando l’alimentazione con pasta integrale, fette biscottate integrali,farro e simili mi è venuta ladiverticolite. Vi è un legame?Elevate quantità di fibre non raffinatepossono irritare i diverticoli. Ma il farro non c’entra nulla con tuttociò, a meno che non sia anch’essointegrale. Come suggerimento, per le indicazionidietetiche nella malattia diverticolare,si consiglia comunque il consumo difarine non raffinate (es. integrale), main quantità moderata.
Soffro da tempo di disturbidigestivi, come gonfiore,intestino pigro e gastrite.Quali test sono più adatti peravere una valutazione completa delle possibili intolleranze alimentari?A oggi, i test per le intolleranze nonsono ritenuti validi dalla comunitàscientifica. Per cui non esiste un esamedi riferimento affidabile.L’atteggiamento più saggio è quel-lo di tenere un diario alimentarecon riportato il tipo di alimenti chesi consuma e i sintomi che ne pos-sono derivare.I risultati vengono così confrontati conquelli del test di intolleranza che si sce-glie di fare. Sarebbe necessario chetutto questo fosse supervisionato dauno specialista in nutrizione.
SPESSO I TEST PER LE INTOLLERANZEALIMENTARI NON SONO AFFIDABILI
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I NOSTRI AMICI ANIMALI
Con la consulenza delladott.ssa Donatella SaporettiDirigente servizio veterinarioAusl Ravenna - Area Vasta Romagna
Il nostro animale domestico, il cane o ilgatto che ci tiene compagnia e condivi-de con noi molti momenti di vita, pur-troppo non dura in eterno. Non tutti,però, hanno mai pensato cosa si devefare quando muore. Forse perché si rifiu-ta il pensiero che possa arrivare quelmomento. L’animale può morire percause naturali, o può essere necessariopraticare un’eutanasia per porre fine aduna sofferenza provocata da una malat-tia diventata insopportabile. Vediamocome comportarsi.
UNA TOMBA
Comunicando il numero di chip, verràcancellato dall’anagrafe. Per il gatto, invece, non è necessarioalcun certificato.
Cosa fare per l’eutanasiaE’ la scelta più dolorosa, ma a volteanche necessaria: chiedere la soppressio-ne dell’animale domestico tramite l’eu-tanasia, in quanto è incurabile. L’eutanasia di un animale domesticoviene decisa insieme al veterinario, ilquale, visitando il cane o il gatto, stabili-sce che la sua qualità di vita non è piùaccettabile a causa di una grave malattia.
Se l’animale muore per cause naturaliCome ad un essere umano, anche ad unanimale domestico si augura una morteindolore. La prima cosa da fare è chia-mare il veterinario (o portargli l’ani-male in clinica) affinché certifichi lamorte dell’animale. Se il cane aveva untatuaggio o un microchip su cui era regi-strata la sua identità, il veterinario rila-scerà un certificato di decesso dopo aver-lo constatato personalmente. A questopunto occorre comunicare il decesso delcane all’anagrafe canina del comune nelquale era iscritto.
Il primo passo che il veterinario com-pie è quello dell’iniezione di anestesia(endovenosa o sottocutanea), affinché l’a-nimale passi dal sonno alla morte senzaaccorgersene e, quindi, senza soffrire.
PER‘FIDO’ E ‘FUFI’
Associazione Sportiva Dilettantistica Scuderia del Borgo
Riabilitazione equestreper disabilitàfisico-mentali
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Gli animali sono un aiuto alla prevenzionedel disagio tipico presente nell’età adolescenzialeGli animali sono un aiuto alla prevenzionedel disagio tipico presente nell’età adolescenziale
Ciao, vi aspettiamo in Scuderia perdivertirci nei nostrifantastici centri estivi…
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FINITE LE PRATICHE BUROCRATICHE
COSA FARE DEL SUO CORPO?Quando l’animale si è addormentato, ilveterinario pratica l’iniezione definitiva,quella del farmaco dell’eutanasia. Inpochi minuti, e senza che l’animale se neaccorga, avverrà il decesso.Una volta compilato e firmato il certifica-to di morte, il proprietario dell’animaledomestico deciderà cosa fare del corpodel cane o del gatto, secondo le moda-lità citate prima.
Attualmente in Italia non esiste anco-ra una legge nazionale che prevedala possibilità concreta di realizzarearee sepolcrali da destinare allasepoltura degli animali domestici. Il cimitero per piccoli animali domesticipuò essere comunque edificato se esistonodisposizioni regionali in materia.
E l'Emilia Romagna ha fatto daapripista in materia già da diversianni, con una normativa che risaleal 2004, dalla quale oggi iniziano aprendere spunto anche altre regio-ni come la Lombardia e il Veneto.
1 Seppellirlo nel giardino di casaChi dispone di un giardino, può seppellirlo lì, a condi-zione che l’animale non sia morto a causa di una malat-tia infettiva (il processo di decomposizione potrebbeinquinare le falde acquifere). Si scava una buca abba-stanza profonda affinché altri animali non possanodissotterrarlo e si depone il corpo dell’animalesenza metterlo in alcun contenitore. Al limite un telosopra, giusto per avere un gesto di pietà.
2 CremarloLa seconda possibilità è quella di portare il corpo dell’animale domestico dal vete-rinario, che provvederà, a sua volta, a recapitarlo presso una delle ditta incaricatedella cremazione dei cadaveri. In questo caso ci sarà da pagare una quota di smal-timento stabilita dalla ditta. E’ possibile avere indietro le ceneri dell’animaledomestico se lo si porta ad un centro di cremazione singola, tenendo contoche i costi sono piuttosto elevati.
3 Portarlo in un cimitero per animaliInfine, si può portare il suo corpo presso un cimitero per animali, presentando ilcertificato di morte firmato dal veterinario. Qui si può ottenere una tomba percinque anni, dopodiché lo spazio può essere rinnovato per altri cinque anni,oppure il corpo dell’animale viene seppellito in una fossa comune.
A Roma c’è il cimitero per animali più anti-co d'Italia, nonché il più grande d’Europa.Qui troveremo seppelliti dalla gallina delDuce al cane di Pertini, e altro ancora.Costruito in epoca fascista nel 1923 surichiesta di Mussolini al papà dell’attualeproprietario, Luigi Molon. Quest’area ospi-ta cani e gatti e tutti gli animali legatid’affezione col proprietario.
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Il Protocollo di intesa “Salute in Rete” nasce dallavolontà di associazioni ed aziende specializzate nel-l’offerta di servizi socio sanitari e alla persona, di col-laborare assieme in modo virtuoso e professionale.
L’obiettivo è quello di integrare il Servizio SanitarioNazionale rispondendo tempestivamente alle richie-ste dei cittadini interessati.
Contattando il numero 0544.505050 H24sarà possibile formulare la propria richiesta ed essereimmediatamente collegati con l’azienda o con l’asso-ciazione specializzata.
Il protocollo di Intesa “Salute in Rete” è in grado dirispondere in tempi rapidi e con professionalità allerichieste più varie.
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Prestazioniinfermieristiche Residenze per anziani Soccorso e trasferimenti
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s.r.l.
Sanitaria Romagnola rivolge molta attenzione alle esigen-ze di chi pratica sport, sia a livello amatoriale che agonisti-co: le soluzioni che proponiamo allo sportivo sono molte-plici, incontrando nel dettaglio ogni necessità.
La prevenzione è fondamentale! E’ importante tenere in con-siderazione il giusto atteggiamento da tenere per tutelare ilnostro corpo evitando di sviluppare patologie acute (infiamma-zioni, gonfiori, stress articolari…) che, se non curate, possonocronicizzare creando deficit non solo nella pratica sportiva masoprattutto nella vita di tutti i giorni.
E’ proprio in questa ottica che, presso le nostre sedi, èpossibile trovare prodotti di alta qualità, appositamentestudiati, quali ad esempio supporti articolari, tutori elasti-ci, indumenti elastocompressivi e molto altro. Questi pro-dotti sono importanti non solo per chi pratica sport ad altolivello, ma anche per “l’amatore della domenica” che lamaggior parte delle volte non ha la giusta preparazione erischia di incorrere in spiacevoli traumi ed infortuni.
Ad esempio: gli indumenti compressivi di cui tanto si sente par-lare ultimamente possono portare grandi benefici sia durante lafase di attività che in quella di recupero. Vi è mai capitato di fermarvi durante una corsa perché i muscoliinduriti non vi permettono di continuare? Oppure sono l’indo-lenzimento e i crampi post-gara che non vi danno pace? Tuttodipende dall’ossigeno!
Gli indumenti compres-sivi hanno la funzione diagevolare il reflussosanguigno così da allon-tanare l’acido lattico eportare nuovo ossigenoe nuova vitalità aimuscoli! Ecco perché consigliamodi usarli sia durante l’atti-vità, per una miglior perfor-mance, che durante il recu-pero.Un altro aspetto fondamen-tale è l’interazione delpiede con lo “strumento”del proprio sport: il suolo, ilpedale, ecc…Proprio in questa otticaabbiamo studiato unesame ad hoc che ci per-mette di valutare questainterazione esattamentedurante l’atto sportivo !! Ad esempio, se sei un cicli-sta ti faremo portare la tua bici e, dopo aver inserito nelle tuescarpe delle solette sensorizzate, ti faremo pedalare sui rulli.Durante la valutazione, le solette invieranno le pressioni rilevateal computer che le elaborerà restituendoci dati importanti percapire se esistono atteggiamenti sbagliati, sovraccarichi ecc …
Conoscere sé stessi è il primo grande passo per prendercicura di noi! Ma non dimenticate che aggiornarsi e prende-re coscienza delle nuove tecnologie e delle nuove propo-ste del mercato è fondamentale per migliorare le proprieprestazioni e per mantenersi al meglio della forma!
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