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mensile della comunità di Salò ANNO LXI - n. 9 Novembre 2012

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comunitàdi Salò

ANNO LXI - n. 9 Novembre 2012

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2Anno LXI - n. 9 Novembre 2012 Anno LXI - n. 9 Novembre 2012

Tappe della vitaSono entrati a far parte della famiglia di Dio:Bonmartini Martina di Davide e di Toscano ValentinaFesti Arianna di Fabio e di Mora LuisaGaspari Federico di Andrea e di Mazzoldi RaffaellaGraziotti Greta di Romano e di Cugini BarbaraLacitignola Arianna di Daniele e di Mantovani AnnaMostarda Riccardo di Armando e di Mezzana LorenaPerlotti Linda di Cristian e di Tonni CarlaPicca Francesca di Cristian e di Van Diessen ChantalPollini Aurora di Davide e di Maroni RobertaÈ tornato alla casa del Padre:Maioli Nicola, anni 74

20 – 11 – 2001 20 – 11 - 2012

GIORGIO GALIMBERTINell’undicesimo anniversario della scomparsa, lo ricordia-mo con l’amore e l’affetto di sempre. Una S. Messa sarà cele-brata in Duomo sabato 17 novembre 2012 alle ore 18,30.

1 – 12 – 2011 1 – 12 - 2012

CENI EMILIA in OCCHIAd un anno dalla tua scomparsa, sei sempre nel cuore dei tuoi cari.

Vita di parrocchia a cura della Redazione

HANNO COLLABORATO ALLA REDAZIONE Andreis mons. Francesco Cavedaghi Daniela Ciato Giovanni Cobelli Renato Dondio Lamberto Guana don Gianluca Giacomuzzi Giancarlo Lugli Nerina Madureri Luisa Manni Anna Marelli Bruno Monti Osvaldo Pollini Rosa Tomasoni don Pierluigi ALLA STAMPA Beretta Alfredo Vezzola Maurilio Elio Sant Nicola Rizza Augusto (Foto) Equipe Tipolitografia Lumini

NUMERI UTILI PER TELEFONARE:

Mons. Francesco Andreis (3480421999) Segreteria . tel. 521700 FAX Vicolo Campanile 2 . . . tel. 523294 Don Gianluca Guana (3492267166) Largo D. Alighieri . tel. 43498 Don Pierluigi Tomasoni (3355212934) Via Gratarolo . tel. 40296 Mons. Francesco Bertoni (3318048427 Via Canottieri 2 . tel. 520302 Chiesa di S. Bernardino Piazza S. Bernardino . . tel. 43449 Oratorio S. Filippo Neri Largo D. Alighieri . . tel. 43646 Scuola Cattolica “E. Medi” Via S. Jago 19 . . tel. 40039 Padri Cappuccini Barbarano . . . . tel. 20447 Caritas Zonale Via Canottieri 2 . . . tel. 520843 Cinema Cristal Largo D.Alighieri . . . tel. 521555

Il lago dal lago 8 ottobre 2012 per i collaboratori parrocchialiPur essendo gardesani, mai avevamo avuto modo di gustare il nostro lago e riviera così. Abbiamo costeggiato la sponda bresciana e quella veronese. Abbiamo gustato anche l’isola dei conigli e l’isola del Garda. Bella giornata climatica e bella… per compagnia e paesaggio.

Catechesi degli adultiin oratorio ore 20.45

7 novembre: Fede vissuta 13 novembre: 20.45 a Fasano: Adorazione e preghiera per la vita 14 novembre: Fede pregata 21 novembre: Fede testimoniata 28 novembre: Animatori Centri di Ascolto per 3 incontri in famiglia 19 dicembre: ore 20.45 in Duomo Celebrazione penitenziale comunitaria

Anno giubilare per l’oriente cristianoSS. Cirillo e Metodio

Andiamo verso i fratelli cristiani d’oriente che celebrano l’Anno Giubilare per i santi Cirillo e Metodio, proclamati dal Beato Papa Giovanni Paolo II patroni d’Europa. Vorremmo compiere nel mese di maggio un viaggio-pellegrinaggio in Polonia, con pull-man, passando per Vienna e Praga o Velehrad (Repubb. Ceca), dove c’è un ottimo santuario dei SS. Cirillo e Metodio, dei qua-li ricorrono i 1150.mo dell’inizio della loro evangelizzazione in Moldavia. Saremo più precisi sulle tappe del viaggio in seguito.

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3 Anno LXI - n. 9 Novembre 2012Anno LXI - n. 9 Novembre 2012

L’uomo ha la capacità di ragio-nare e comunicare non solo con il cervello, ma anche con

altri parti del corpo. Storico è il detto: «Il cuore ha delle ragioni che il cervello non conosce!» e anche: ”Carlo parla con lo sguardo!”, “Quell’ammalato comunica con i ge-sti!”… È certamente la ricchezza e complessità dell’uomo che ci per-mette di arrivare agli altri e di gode-re di atteggiamenti e contatti altrui in forma benefica. Se questo avviene nel nostro modo di vivere relaziona-le, nella vita personale l’equilibrio o lo squilibrio umorale o psicologico è ancor più condizionato da quantità ormonali che si sprigionano o meno nel nostro organismo. I medici conoscono bene l’effetto “cortisone” e talvolta ne approfitta-no anche su pazienti «difficili», per-ché è vero che la «salute-benessere» è data da una marea di componenti incastrati tra loro come in uno stu-pendo puzzle. La complessità della persona umana non può disatten-dere la interrelazione unitaria della molteplicità degli elementi.Per questo capita che quando ti svegli al mattino senza sapere dove an-drai, senza avere nulla in mano per nutrire i tuoi figli: questa è violen-za. Quando sei obbligato a lottare con l’altro per proteggere le poche cose che possiedi, questa è violenza. Quando sei costretto ad abbassare la testa, a chiudere gli occhi, a non parlare, a far finta di non sapere nulla: questa è violenza.L’organismo sociale ricalca tanto

il comportamento del corpo uma-no, che limita e vincola le reazioni dell’individuo. «Poniamo fine alla violenza della miseria e costruiamo la pace con le risorse di tutti!» è il grido di una saggia madre di Haiti, che si è moltiplicato sui vari mass media. La miseria rappresenta una vera e propria violenza che impedi-

sce alla società di essere in pace e di costruire quei legami di solidarietà e di prossimità che fanno di una so-cietà una comunità.Ma come si può allora costruire la pace? Solo «se la violenza scompa-re, la pace può prenderne il suo po-sto». Ma perché la violenza scom-paia bisogna «rompere il silenzio» che avvolge le situazioni di estrema povertà. I più poveri sono invisibili, spesso ignorati: disturbano la nostra tranquillità e le nostre coscienze. Il cieco di Gerico ha sentito parlare di

Gesù e sentendo che stava passando di là, si pose ai bordi della strada e si mise a gridare: «Figlio di David, abbi pietà di me!» Quel grido disturbava il “perbenismo” dei seguaci che gli gridavano di tacere… Era una pre-senza scomoda fino a quando Gesù ha detto: «Chiamatelo!» Lo chiama-rono e Gesù, complimentandosi per la sua fede, lo guarì. È necessario che prendiamo coscienza della con-dizione di sofferenza dei più poveri e del silenzio a cui sono costretti. In questo modo restituiremo loro il senso della comunità, dei rapporti umani significativi e dei legami del “prossimo”. Li aiuteremo a ripren-dere fiducia in se stessi e negli altri, e quindi a costruire la pace insieme a noi.Scendeva da Gerusalemme verso Gerico e incappò nei briganti, che l’hanno la-sciato semimorto sulla strada… È pas-sato un sacerdote e ha tirato dritto, è passato uno scriba e pure è passato oltre… un “samaritano” si è ferma-to, è sceso dalla sua cavalcatura, l’ha curato, l’ha portato all’albergo dando disposizioni e denaro perché fosse curato.Se vogliamo godere la PACE dob-biamo «scendere da cavallo» per eliminare la miseria, la violenza verso i deboli e i poveri… anche con l’abbassarci fino a terra, a curare, a sostenere anche col denaro «i pove-ri». Quali? “Li avrete sempre con voi!“ ci ha detto Gesù. È questo il tempo nel quale ci sentiamo più «buoni», ma è arrivato anche il tempo in cui ci sono più poveri da aiutare.

Parola del Parroco a cura di Mons. Francesco Andreis

In copertina: Volta sovrastante il PresbiterioDipinto a tempera di Giovanni Antonio Cappello (Brescia 1669-1741), allievo di Pompeo Ghitti, prolifico pittore dalla tecnica a tempera che diffuse le sue opere soprattutto nel bresciano. Il dipinto rappresenta la Trinità in gloria. In alto, la colomba è circondata da un nimbo azzurrino. Il Cristo, seduto su una nuvola, sostiene la croce e guarda verso il Padre. Le sue vesti purpuree svolazzanti evocano il martirio. Il Padre, con le braccia aperte, poggia la destra sul globo. I suoi abiti, svolazzanti sono candidi. La tunica è di colore oro. Attorno alle tre figure, una corona circolare di putti alati. In seconda fila, angeli e putti danzanti, poggianti su candide nubi. Si intravede, sullo sfondo, l’azzurro del cielo.

Solo se la miseria scompare la pace può riprenderne il suo posto

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4Anno LXI - n. 9 Novembre 2012 Anno LXI - n. 9 Novembre 2012

Avvenimenti Diocesani a cura di Anna Manni da “La Voce del Popolo”

La Valle, il suo lavoro,la sua gente,la sua Banca.

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A richiesta si rilasciano preventivi

Il Concilio è una bussolaPapa Benedetto ha dedicato la catechesi dell'udienza generale di mercoledì 10 ottobre al Concilio Ecumenico Vaticano II, alla vigi-lia del 50° anniversario dell'apertura. Egli ha definito il Concilio "un momento di grazia, di cui continuiamo anche oggi a coglie-re la straordinaria ricchezza. Dobbiamo imparare la lezione più semplice e più fondamentale del Concilio e cioè che il cristiane-simo nella sua essenza consiste nella fede in Dio, che è Amore trinitario, e nell'incontro, personale e comunitario, con Cristo che orienta e guida la vita: tutto il resto ne consegue. La cosa impor-tante di oggi, proprio come era nel desiderio dei Padri conciliari, è che si veda - di nuovo, con chiarezza - che Dio è presente, ci riguarda, ci risponde. E che, invece, quando manca la fede in Dio, crolla ciò che è essenziale... Il Concilio è per noi un forte appello a riscoprire ogni giorno la bellezza della nostra fede, a conoscerla in modo profondo per un più intenso rapporto con il Signore, a vivere fino in fondo la nostra vocazione cristiana."

La santità costruita vicino ai giovaniAlla schiera dei santi bresciani si è aggiunto padre Giovanni Bat-tista Piamarta, fondatore della congregazione della Sacra Fami-glia di Nazaret, che Benedetto XVI ha canonizzato il 21 ottobre insieme ad altri sei beati. Un santo della quotidianità, che fin da subito, ancora giovane sacerdote, aveva intuito di non poter la-sciare abbandonati a se stessi tanti giovani che arrivavano in città in cerca di lavoro e che davanti alle difficoltà finivano per perdere la fede. Elaborò un progetto, un'intuizione educativa che portò avanti anche quando difficoltà sempre più grandi sembravano avere la meglio. Il 3 dicembre 1886 nacque l'Istituto Artigianelli, dove Piamarta accolse i primi quattro ragazzi orfani. Era l'avvio di una storia grande, importante, che oggi si declina in numerose inziative nel mondo. A Brescia i Piamartini sono presenti con la casa madre, l'editrice Queriniana e la Tipografia, l'istituto scola-stico "Piamarta" e la parrocchia di Santa Maria di Nazareth; in provincia, a Remedello con la colonia agricola, a Angolo Terme con la casa di spiritualità Sant'Obizio, a Maderno con la struttura, un tempo sede del Seminario piamartino e oggi luogo di soggior-no e spiritualità. I piamartini sono attivi anche a Milano, con la "Casa padre Giovanni Piamarta", con il Centro professionale e la parrocchia San Girolamo Emiliani; a Roseto degli Abruzzi, con il Centro professionale, il Centro giovanile piamartino, la "Cittadel-la dei ragazzi" e la parrocchia del S. Cuore. Lo spirito del nuovo santo ha varcato anche i confini italiani e ha raggiunto l'America Latina (Brasile e Cile) e l'Africa (Angola e Mozambico). Manifesto dell'azione della famiglia piamartina re-

sta il programma annunciato da San Giovanni Piamarta ai primi quattro ragazzi: "Bisogna studiare, bisogna lavorare con pertina-cia indefessa. Sì, lavorare anche gratuitamente per imparare, per fare pratica, per farsi conoscere. Il lavoro è la sola cosa per cui una persona che si impegna possa dire di non aver vissuto invano e sterilmente."

Spes at workLa Chiesa bresciana ha avanzato una nuova proposta per cerca-re di dare una risposta a uno dei temi più urgenti sollevati dalla crisi economica: la disoccupazione giovanile. Mons. Monari ha spiegato il senso dell'iniziativa in occasione della sua presenta-zione: "Ho incoraggiato e sostenuto chi mi ha sottoposto questo progetto per dire l'interesse e l'impegno della comunità diocesana nella ricerca di quelle vie capaci di portare la società fuori dalle secche della crisi".Il progetto è costituito da quattro proposte, raffigurate come in-granaggi che possono funzionare grazie all'olio della speranza. Il primo di questi ingranaggi è la dote lavoro, destinata a 20 giovani tra i 18 e i 35 anni residenti nel bresciano o nelle comunità della diocesi, assunti da imprese con sede legale in provincia e attive nei settori dell'informatica, dei servizi alle imprese, dell'ambiente e del risparmio energetico, sotto forma di contributo all'impre-sa per l'assunzione a tempo determinato o indeterminato. Il se-condo ingranaggio è quello del sostegno all'assunzione con un finanziamento di 10 assegni da diecimila euro alle organizzazioni pubbliche, private e non profit, che si impegnino nell'assunzione immediata di altrettanti giovani con contratti di almeno 30 ore settimanali a tempo indeterminato o di apprendistato.La terza proposta di Spes at work è un anno di volontariato so-ciale, con un finanziamento di 45mila euro che permetterà a 10 giovani di vivere questa esperienza presso la Caritas diocesana. L'ultimo ingranaggio è costituito dal coordinamento di un pro-getto pilota per favorire l'avvio di imprenditoria giovanile nei settori dell'agricoltura sociale e della tutela ambientale, dell'eco-turismo locale, dell'artigianato, di servizi di prevenzione e cura della persona. L'obiettivo è di far partire entro un anno almeno 12 posti di lavoro.

Un nuovo cerimoniere pontificioLa segreteria di Stato ha reso nota in data 11 ottobre la nomina di mons. Vincenzo Peroni a cerimoniere pontificio. Mons. Peroni già dal 2010 era addetto all'Ufficio delle celebrazioni liturgiche del Papa. Originario del Villaggio Sereno, è stato ordinato sacerdote nel 1994. Ci uniamo nell'augurio a mons. Vincenzo, che qui a Salò ha svolto il suo servizio di diaconato nel 1993-1094, per questo nuovo incarico.

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5 Anno LXI - n. 9 Novembre 2012Anno LXI - n. 9 Novembre 2012

In ascolto della Parola ... a cura di Oswald

Domenica 25 novembre, XXXIV del Tempo Ordinario, solenni-tà di nostro Signore Gesù Cri-

sto re dell’universo.Sul fondale dell’anno liturgico che si chiude in questa domenica, si staglia la figura di Cristo Re. Gesù è il Re cro-cifisso che, anche da risorto, si manife-sta con la Croce sulle spalle. Il suo tro-no è la Croce, la sua reggia il calvario.È dal racconto della Passione, secon-do Giovanni, che è tratto il Vangelo di domenica 25 novembre, solennità isti-tuita nel 1925 da Pio XI. Mentre per i primi tre Vangeli il tema del Regno è centrale nelle parole di Gesù, per il quarto vangelo (quello di Giovanni) esso acquista un rilievo particolare solo alla fine dell’esistenza terrena di Gesù ove la regalità appare una dozzina di volte.È il caso di questa scena (Gv 18, 33-37) che ha per protagonista, insieme a Gesù, il procuratore romano Pilato. Tutti gli evangelisti riportano la do-manda che questo alto funzionario dello Stato romano rivolge a Gesù: “Sei tu il re dei Giudei?” Ma è solo Gio-vanni a riportare non una breve e re-ticente risposta: “Tu lo dici”, bensì un dialogo vero e proprio con una pun-tuale definizione del regno di Cristo. Questa definizione comprende una doppia dimensione. La prima è nega-tiva, ribadita con chiarezza due volte da Gesù: “Il mio Regno non è di questo mondo… non è di quaggiù”.Non si tratta, quindi, di un progetto politico, non è un sistema di potere né una strategia socio-economica o militare. Gesù, ricordando che ogni potere si fonda sull’apparato militare, contrappone la sua solitaria debolez-za, non tutelata da guardie del corpo o da legioni terrene, come prova della radicale diversità positiva della re-galità del Cristo. Essa si fonda sulla “testimonianza alla verità”. E “verità” nel linguaggio biblico e in particola-re in quello giovanneo, è un termine dalle molteplici risonanze. Esso evoca la rivelazione della bontà del Padre, è espressione della fedeltà di Dio alle sue promesse di salvezza, è l’annun-zio del Regno divino, è l’evangelo, è

Cristo stesso. Il confronto tra Cristo e Pilato è, quindi, la definizione di due regni antitetici. Da un lato c’è quello imperiale che continua ad incombere in forme diverse sulla faccia della ter-ra. È un regno che ha bisogno di far scorrere il sangue a fiumi per fondar-si ed essere stabile, che ha bisogno di menzogne, di oppressione, di sopraf-fazione. Dall’altra parte c’è il “regno della verità” che ha la sua radice nella

solidarietà tra Dio e l’uomo, che ha bisogno di adesione amorosa, che ha la sua attuazione non nel sangue degli altri, ma nel sangue versato dal suo Re e Signore. “La radice di ogni male – di-chiara Gesù – è nella smania di potere e di conquista di terre e popoli”. Cristo, invece, in tutto il suo Vangelo, vede nel dono, nella perdita, nella bontà e nel sacrificio di sé la radice di ogni bene. Il suo Regno non ha come legge il dominio, ma il servizio; non si co-struisce sulla prevaricazione, ma sulla giustizia. Tutte le letture bibliche di domenica 25 novembre, sottolineano l’eternità, la trascendenza e quindi l’indistruttibilità di questo regno, di questo seme nella terra della storia.Nella celebre visione messianica di Daniele (7, 13-14), il Figlio dell’uomo

è rivestito da Dio di un “potere eterno, che non finirà mai, e il suo regno non sarà mai distrutto”.Il Salmo 92 esalta il trono divino: “sta-bile è il tuo trono da sempre”…Nella seconda lettura, tratta dal libro dell’Apocalisse (1, 5-8) ci viene detto che Gesù Cristo è la prima e l’ultima parola della nostra vicenda umana. “Dice il Signore Dio: Io sono l’Alfa e l’Omèga, Colui che è, che era e che viene, l’Onnipotente”!Giovanni, a differenza degli altri evan-gelisti, non si è soffermato sul tema del regno di Dio che costella, ad esempio, tutte le parabole di Gesù. Ci ha però offerto questa pagina splendida dalla quale emerge il profilo genuino di un regno d’amore e di verità. Il vero pro-cessato alla fine non è Gesù, ma Pilato e ogni uomo con lui. Guardando alle vicende tormentate dell’anno che sta per chiudersi, il fe-dele rinnova la sua scelta di campo e la sua professione di fede. Certo, la storia sembra spesso un groviglio di contraddizioni e un gioco scandaloso di prepotenze. Eppure Cristo agisce pazientemente ed energicamente e il credente è invitato a schierarsi dalla sua parte nella lotta contro il male e l’ingiustizia.Finisco con la preghiera che trovate in ultima facciata del foglietto “La Do-menica”:

Sei tu il re dei Giudei?

«Se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servi avrebbero combattuto per-chè non fossi consegnato ai Giudei...»

O Cristo Gesù, Re dei nostri cuori, aiutaci con la tua grazia a vivere la tua Parola, poichè incarnandola nelle nostre azio-ni quotidiane, contribuiamo a gettare le basi del tuo regno, che non essendo di questo mondo, avrà il suo compimento nella vita ultraterrena. Fa’ che diven-tiamo testimoni della tua Verità, per camminare alla sequela di te, che sei la Via, e per vivere in unione con te, che sei la Vita, la quale appaga la nostra sete di felicità, di amore e di pace.

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Caritas e Vita Missionaria

Il Ruanda è un piccolo Stato situato nel cuore del conti-nente africano. Insieme al Burundi è soprannominato il paese delle 1000 colline e per questo gode di un clima

molto piacevole con temperature medie da 18 a 22 gradi.I paesaggi sono verdeggianti, ondeggianti, estese pian-tagioni di bananeti, di the, caffè, mais e risaie coprono le valli. La capitale è Kigali, situata al centro del Paese, la città più importante è Butare che dista circa 160 km. dalla capitale.A Butare abbiamo trascorso tre settimane alloggiate presso il “Centro di accoglienza” della Diocesi. La città è un mi-scuglio sorprendente di costruzioni moderne mentre le colline brulicano di gente povera, dedita principalmente all’agricoltura. Le strade di comunicazione, ben tenute e asfaltate, permettono di inoltrarsi nell’interno, capire me-glio l’economia e soprattutto conoscere da vicino la vita di questi nostri fratelli.Lungo le piste si vedono ancora case di fango secco co-struite su una struttura in legno, sormontate da un tetto di paglia ben intrecciato, sempre più spesso sostituito da una lamiera ondulata. Non ci sono grossi agglomerati ur-bani, ma una rete di piccoli villaggi ancora senza acqua ed energia elettrica.Qui il tempo ha una diversa dimensione che non si misura in ore e tanto meno in minuti. Perdere la pazienza non ser-ve a niente, al contrario per questa gente simpatica e facile all’amicizia, basta un sorriso, la disponibilità all’ascolto, fermarsi con loro, per essere ben accolti. Tutti i giorni, alle prime luci dell’alba, sulla strada polverosa, si possono ve-dere gruppi di gente carica dei propri prodotti che vendono al mercato, l’unica risorsa per vivere. Un piccolo mercato diviso in settori a seconda dei vari prodotti: legumi, carne

secca, pesce, frutta e una grande quantità di tessuti appesi, dietro i quali sarte e sarti, ognuno dotati si una macchina per cucire, realizzano direttamente i vestiti ai clienti. At-tualmente il Ruanda sta cercando di ricostruire l’unità e la pace dopo l’immane tragedia umana vissuta dal popolo ruandese nel 1994. La religione tradizionale ruandese è la fede in Dio, che loro chiamano Jmana. Nel corso degli anni la Chiesa cattolica in questo Paese ha avuto uno sviluppo così grande che è stato chiamato “tornado dello Spirito”: la presenza dei cristiani è una realtà importante in tutto il Paese. La Chiesa cattolica in particolare ricopre un posto preponderante per quanto riguarda il numero di fedeli, sa-cerdoti, catechisti, opere sociali e strutture organizzative: solo a Butare, la città che ci ospita, ci sono più di 100 con-gregazioni religiose.La storia del cristianesimo in Ruanda comincia con la pri-ma missione nella parrocchia di Save il 2 febbraio 1990. È commovente pensare come lo Spirito Santo non abbia mai cessato la sua opera; ed è qui proprio in questa parrocchia di Save, siamo venute ad incontrare quelle ragazze desi-derose di conoscere e pregare Jmana e di essere aiutate a dare uno scopo alla loro vita così poco considerata nella loro terra. Nonostante la difficoltà del “Kinyarwanda” la loro lingua ufficiale, con la traduzione di padre Edouard abbiamo po-tuto portare la nostra testimonianza di figlie di Sant’An-gela Merici. A noi resta che pregare molto affinché queste donne che si sentono interpellate, giungano a dare una risposta motivata ed adeguata per amare Jmana con tutta l’anima, con tutta la mente e con tutte le forze. Lucia per il Gruppo Missionario

Ho imparato a conoscere il Ruanda e i ruandesiscorrazzando su e giù per le colline

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7 Anno LXI - n. 9 Novembre 2012Anno LXI - n. 9 Novembre 2012

Santo del mese a cura di Luisa Madureri

Storia di una donna straordinaria, dotata di una intelligenza vivissi-ma, di un coraggio che non cono-

sce ostacoli, di una forza interiore ecce-zionale ed insieme storia di una donna umile, generosa, buona, di una stupe-facente ingenuità: sono solo gli animi totalmente puri che la posseggono. È una donna “Dottore della Chiesa”: in duemila anni solo 33 persone sono Dot-tori della Chiesa e di queste sono solo 4 le donne, Teresa d’Avila, Caterina da Siena, Teresa di Lisieux, Ildegarda.Ildegarda nasce a Bermerschein nel-l’Asia – Renana, ultima di dieci fratelli, nell’estate del 1098; la famiglia è di an-tica nobiltà: ricchi possedimenti terrie-ri, potenti parentele, case e palazzi, fitta rete di conoscenze. È subito bambina anticonformista, caritatevole, di salu-te cagionevole ma piena di vigore e di forza d’animo. Adolescente, evidenzia un equilibrio spirituale ed una modera-zione ascetica che la rendono unica ed ammirata da tutti: ed è proprio questo fondamento della spiritualità la sua personale via verso la santità.«Sino dalla prima infanzia, forse tre anni – scrive – fui invasa da uno spargimento di luce; non veniva dall’esterno di me come un sole o una lampada, ma era uno slargo che s’apriva davanti ai miei occhi. Quella luce che mi aveva svegliato nel sonno mi chia-mava, conosceva già il mio nome e quello che avrei dovuto essere». Da questo mo-mento nella vita di Ildegarda la luce si manifesta molte altre volte. Un giorno va al pascolo insieme alla sua balia-per vedere le mucche; ecco che la luce la invade: «Tutto durò un attimo, ma quando il mondo riprese i suoi contor-ni, mostrai alla balia col dito: “Guarda, balia, che bel vitellino tutto bianco con macchie marroni sul muso, sul dorso, sulle zampe!”. Di lì a poco nacque un vitellino tale e quale l’aveva visto den-tro sua madre. Si sparse ovunque la no-tizia che “io vedevo”. Il velo del mondo per me si sollevava come una tenda ed io guardavo oltre».Ildegarda non vuole questa luce, ne ha quasi paura, capisce che è qualcosa di straordinario, difficile da gestire, da ca-pire, anche nei primi tempi. Poi, giorno dopo giorno, le preghiere incessanti, le letture sacre, le riflessioni, l’obbedienza

ad un alto volere, piegano Ildegarda, che si lascia trascinare nel bianco accecante di questa luce: è il suo destino e lo ac-cetta come una resa di felicità.A otto anni diventa oblata, cioè donata per sempre, come accade nelle famiglie di grande nobiltà presso la badia be-nedettina di Disibodenberg, dove nel 1115 diventa religiosa. Qui incontra due donne che forgiano la sua anima: Jutta von Sponheim, nobile, bella, intellettua-le e la sua serva Berte, lontana parente. Da Jutta impara la scrittura – ed Ilde-garda scrive decine di libri e centinaia

di lettere – e la lettura. Ildegarda impara velocemente e con gioia profonda: «mi ascoltavo leggere – scrive – nell’aria la mia voce e le mie parole prendevano le tinte di smalto delle miniature, vorticando sinuose. La pagina mandava odore di cosa viva, come una ciotola di latte».Da Jutta impara la scrittura dei numeri, l’astronomia «affinché levassi la vista del-l’intelletto, ad intravedere le leggi di quel-l’edificio nel quale Dio aveva posto la dimo-ra dell’uomo». Da Berte impara a distin-guere le erbe medicinali o velenose; così Ildegarda impara, con le erbe, a guarire, ad alleviare i dolori, a risolvere proble-mi di salute: «L’ortica – scrive – che ul-cera le mani, ridotta in succo ed applicata sulle gambe, quando queste erano piene di vene rotte, sanava il guasto… una zuppa di mentastro metteva a posto lo stomaco».

Ildegarda cura traendo dalla natura che «verdeggiava», fruttificava ed odorava in gloria di Dio. L’uomo e la donna, poi, sono l’uno compimento dell’altro, senza squilibri di primogenitura – c’è una so-stanziale uguaglianza di uomini e don-ne davanti a Dio: la donna venne data all’uomo come socia – rivoluzionaria Ildegarda: riesce a ribaltare il concetto di monachesimo, prediligendo una vita di predicazione aperta verso l’esterno alla tradizionale vita di clausura. Fonda monasteri e cura con materno affetto il bene spirituale e materiale delle Conso-relle; favorisce la vita in comunità, pro-muove una vasta cultura e la liturgia puntuale. All’esterno si impegna in modo attivo e continuo a rinvigorire la fede cristia-na, a rafforzare la fede, la preghiera, promuove la riforma della Chiesa, con viaggi frequenti e prediche nelle piazze.Incontra e dialoga con nobili, vescovi, principi potenti. Scambia lettere con il grande santo Bernardo di Chiaravalle, sfida con parole dure e coraggio l’impe-ratore Federico Barbarossa, prima suo difensore e protettore, per la sua poli-tica antipapale. All’interno della Chiesa diventa un’autorità, tanto che Papa Eu-genio III, nel 1147, legge suoi scritti du-rante il Sinodo di Treviri. I suoi scritti, commoventi, spesso poetici, profondi, tutti tesi a far conoscere Dio nella limpi-dezza del suo amore, nati da una intima esperienza mistica.Ildegarda è esperta di scienze natura-li, medicina, ecc: in ogni suo pensiero cerca l’equilibrio, ogni sua riflessione è animata da un’autentica “carità intellet-tuale”. «Ogni qualvolta – scrive – il corpo dell’uomo mangia e beve senza discrezione o fa altro, le forze dell’anima ne sono feri-te. L’anima ama in tutte le cose la mode-razione». Ildegarda, circondata dalle sue Consorelle, muore nel monastero del Rupertsberg, presso Bingen, il 17 set-tembre. È già santa, tutti la piangono e la pregano come santa. Papa Benedetto XVI domenica 7 ottobre 2012 proclama Dottore della Chiesa Ildegarda di Bin-gen: e Dottore è il titolo che la Chiesa cristiana attribuisce a personalità re-ligiose che nella loro vita e con le loro opere dimostrano particolari illumina-zioni per la dottrina.

Dottore della ChiesaSanta Ildegarda di Bingen

«Sono l’ombra della luce vivente»

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8Anno LXI - n. 9 Novembre 2012 Anno LXI - n. 9 Novembre 2012

Nel 1984 usciva sul grande schermo il film “La Storia Infinita”, che credo abbiano

visto in molti. Non mi soffermo, ma solo accenno, alla storia in sé, perché chi non la conosce è invitato ad ag-giornarsi, per non tralasciare qual-cosa che si rischia di perdere ogni giorno. Parlo della fantasia, di un mondo interiore che ci appartiene, ci rende aperti alla conoscenza di tutto e del Tutto, ma di cui, soprattutto noi adulti, sembriamo allontanarci senza speranza.Ogni tanto, mio marito ed io con nostro figlio Leonardo, rivediamo stravolentieri questo film e la mia at-tenzione si ferma sempre sul dialogo, quasi finale, di cui sotto riporto poche righe, che intercorre tra il guerriero Atreyu, che rappresenta il regno di Fantàsia e Kmork, che rappresenta il

regno del Nulla. Il ragazzino Bastian, è un altro personaggio che riproduce la nostra umanità, curiosa sì, ma che soffre del dolore della morte, della cattiveria gratuita e del potere de-gli altri (in questo caso compagni di scuola) perdendo così fiducia e stima di sé, imprigionando la fantasia. Ba-stian emerge poco nel racconto sem-bra restarne ai margini e, solo alla sua fine, intervenire come risolutore dell’apparentemente inevitabile di-struzione del regno di Fantàsia. “Fantàsia non ha confini, è il mondo dalla fantasia umana, ogni suo elemento, ogni sua creatura scaturisce dai sogni e spe-ranze dell’umanità e non può avere con-fini” e ancora “ la gente ha rinunciato a sperare e dimentica i propri sogni, così il nulla dilaga e il vuoto che ci circonda è la disperazione che distrugge il mondo, ed è più facile dominare chi non crede in

nulla: è il modo più sicuro per conqui-stare il potere”. Queste poche righe sono il cuore che collega ed unisce il significato della vita, col grande va-lore della “speranza”; questa parola derisa da chi non crede, anche solo in un’idea, chi non più sogna e deside-ra, chi ha rinunciato al desiderio di incontrarla nell’altro e condividerla, lascia posto al nulla, un nulla che è vuoto di valori. Il vuoto distrugge il mondo e lo ren-de facile preda del male, motore di un potere allettante per chi non ne riconosce il mancato controllo (con-cetto che nel Vangelo è ben espresso nel dialogo tra Gesù e Satana nel de-serto).Perdersi è molto facile, possiamo constatarlo quando affrontiamo, quasi quotidianamente, le piccole o grandi difficoltà in agguato, sempre a ricordarci che l’apatia non ci servi-rà a nulla e che la risorsa per supera-re il momento sta nella speranza che è dentro di noi. Il mondo di Fantà-sia rappresenta il desiderio di amore e di amare che sta alla base di ogni vero sogno e desiderio verso la rea-lizzazione di un sano progetto. Questo mi auguro e ci auguriamo tutti noi dell’oratorio, di vedere i no-stri ragazzi crescere e credere in un mondo dove la fantasia, liberata da preconcetti, salvi la possibilità che sia il bene nella Parola insegnataci, la speranza di un Nuovo Regno. Daniela C.

Oratorio vita quotidiana a cura dell’Oratorio S. Filippo Neri

I Padri conciliari scrivono: “la Chiesa non cessa di pregare, sperare e operare, esortando i figli a purificar-si e rinnovarsi perché il Segno di Cristo risplenda più

chiaro sul volto della Chiesa” (Lumen Gentium, 15).In questi miei primi giorni in Oratorio ho incrociato tante persone: volontari, catechisti, fanciulli, adole-scenti e giovani, anziani e bambini, preti e suore…Il primo volto di cui vorrei parlare è il volto dell’im-pegno, del lavoro, della quotidianità.È il volto di chi sa che quello che fa non è per nulla inutile o troppo piccolo, ma rende migliore la sua par-te di mondo. È un volto che incontriamo nelle nostre case, nei momenti “banalmente” ordinari. È il volto sorridente di tuo padre che torna stanco dal lavoro

o di tua madre che ti accoglie dopo una giornata di quelle no… a scuola.A volte succede, appunto, che queste giornate di-ventino eccezionali perché brillano di semplicità e di amore, grazie a quel volto.Rifletti: anche il tuo volto può diventare in alcuni momen-ti “un’oasi di serenità” nei deserti della banalità del vivere di chi ti incontra.Questo volto è fatto da sorrisi, abbracci, gesti che mo-strano il segno dell’amore di Gesù Cristo.Questo può essere anche il tuo volto… perché anche solo un bicchiere d’acqua nel suo nome, è come aver-lo dato a Lui. Don Gianluca

La fatica sul volto

Il regno di Fantàsia

Un viaggio per garantire assistenza sanitaria a donne e bambini accompa-gnati dalla Caritas Diocesana di Rreshen (Albania).Nelle giornate di sabato 10 e domenica 11 novembre si svolgerà la Raccolta di S. Martino. Quest’anno il ricavato dell’iniziativa, che prevede la raccolta di indumenti, abiti, scarpe e borse verrà devoluto per sostenere il progetto, insieme alla Caritas Diocesana di Rreshen, di sostegno e accompagnamento soprattutto a donne e bambini che presentano situazioni gravi di salute e che necessitano di cure mediche specifiche, alcune volte possibili in territorio albanese, a pagamento, altre volte in Italia. I ragazzi di 2ª e 3ª media, con il loro catechisti, distribuiranno i sacchi per la raccolta dei vestiti fuori dal Duomo.

Raccolta di San Martino 2012

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9 Anno LXI - n. 9 Novembre 2012Anno LXI - n. 9 Novembre 2012

Oratorio vita quotidiana a cura dell’Oratorio S. Filippo Neri

Ricominciare sembra sempre più difficile di quel che è. Come quando si va a fare una cammi-nata in montagna: appena prima di partire il

percorso sembra troppo lungo o impegnativo per noi. Basta fare i primi passi; gli altri vengono naturali e così si smette di pensare a quanto è lunga la strada e si va fino al rifugio. Lo stesso avviene per il percorso degli adolescenti. C’è chi pensa che non avrà tempo quest’anno, chi sarà troppo impegnato ad annoiarsi oppure chi semplicemente non si ricorda per quale motivo l’anno scorso ci veniva volentieri. Tra questi qualcuno ha già scelto di scavalcare le piccole obiezioni e ha iniziato a fare i primi passi. Il risultato è stata la bella festa dell’Oratorio del 7 ot-tobre. Ad ognuno di quei ragazzi va il nostro Grazie per aver dedicato il loro tempo a colorare una dome-nica pomeriggio di tanti piccoli con giochi, costumi e risate. Loro sono la dimostrazione della fruttuosità dello stare insieme come fratelli, donandosi agli altri gratuitamente.Il nostro desiderio è che questi ragazzi durante l’anno scoprano di non essere soli lungo il cammino e si sen-tano circondati da una Grande Compagnia che cam-mina insieme verso Gesù Cristo, l’Amico che conosce ognuno di noi. Andrea F.

Il cammino degli adolescenti

Domenica 21 ottobre, durante la Santa Mes-sa delle 9.30, don Francesco ha presenta-to ai fedeli i catechisti che seguiranno i

gruppi dell’iniziazione cristiana (fanciulli e ge-nitori), i ragazzi della scuola Media, giovani ed adolescenti.Si tratta di gruppo persone numeroso e varie-gato, anche dal punto di vista generazionale, al quale la Chiesa affida un compito assai delica-to: introdurre le nuove generazioni nel Mistero della Fede cattolica.Un Mistero che è al tempo stesso conoscenza di “una nuova dottrina insegnata con autorità” ed incontro con il Cristo vivente presente nei Sa-cramenti, nella Scrittura e nel suo Corpo Misti-co, incontro che per ogni uomo passa attraverso le persone incontrate sul suo cammino, preti, consacrati, laici…e, appunto, catechisti!I catechisti comunicano se stessi, come ogni educatore, e al tempo stesso annunciano una Verità che va oltre le loro capacità ed i loro limi-ti, come ci ricorda la consegna dell’esortazione apostolica “Sacramentum Caritatis”. Preghia-mo per loro. Gianni S.

Mandato ai catechisti

Partecipare con la nostra famiglia alla “CENA POVERA”: cosa ha costituito per noi ragazzi del

gruppo S. Carlo?Un momento di crescita e di cono-scenza davvero importante, anche se sconvolgente. Molti di noi non imma-ginavano che questa cena ci avrebbe portato, grazie alla testimonianza di suor Ketty, missionaria in Brasile da più di vent’anni, alla conoscenza di un altro mondo molto diverso dal nostro, che si presenta ai nostri occhi privo di tutte le cose che per noi sono scontate come cibo, vestiti…Un pianeta dimenticato, ai margini della vita civile e delle città, dove non conta nulla se non la sopravvi-venza. Fra quelle baracche fatiscenti dove fango e miseria si confondono, non importa a nessuno se per vivere

devi ammazzare o vendere droga o prostituirti.E allora basta un angelo di nome KETTY per rovesciare la prospettiva

e assaporare quel senso della vita che va oltre la sopravvivenza che può di-ventare umanità e può far risplende-re, per dirlo con le parole di Benedet-to XVI: “Parole di verità”. E per farlo tutti possiamo concorrere offrendo quelle risorse minime indispensabi-li per una vita degna del suo nome: l’acqua corrente, latte, cibo a lunga conservazione, medicine, materiale scolastico, vestiti, letti…Certo non eguaglieremo mai suor Ketty che offre tutta se stessa, ma il nostro piccolo contributo, unito a quello di altre persone, può forse fare la differenza e regalare un senso, un’opportunità a tutti i bambini e gli uomini delle favelas. Valentina e Annamaria Gruppi S. Carlo e S. Filippo

Giornata Missionaria Mondialetestimonianza di suor Ketty

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10Anno LXI - n. 9 Novembre 2012 Anno LXI - n. 9 Novembre 2012

Oratorio vita quotidiana a cura dell’Oratorio S. Filippo Neri

Inizio dell’anno catechisticoDomenica 23 settembre la nostra comunità si è riunita, come di consueto, in oratorio per la Messa di inizio anno catechistico. Alle 9.30 ci siamo trovati in oratorio per la celebrazione eucaristica, alla quale sono seguiti i prepa-rativi per il pranzo e l’iscrizione dei bambini ai giochi pomeridiani. È una festa molto importante in cui ognuno ha il suo preciso compito. C’è chi addobba l’oratorio per l’occasione, chi si occupa dei tavoli, chi della cucina e del pranzo, chi della liturgia e chi dei giochi. Ognuno svolge il proprio compito col massimo impegno e con entusiasmo. La Messa di inizio anno è anche un modo per sentirsi più comunità dove tutti, dai bambi-ni agli adulti passando per gli adolescenti, si mettono al servizio degli altri per la buona riuscita della giornata. È un modo per sentirsi parte integrante della comunità,

per sentirsi tutti membri del cuore pulsante della Chiesa, per sentirsi fratelli accomunati dalla stessa fede. Dopo il pranzo consumato in fraternità abbiamo atteso le 14.30 per dare inizio ai giochi preparati per l’occasione dal gruppo degli adolescenti. La giornata si è conclusa con la premiazione della squadra vincitrice e la merenda fatta tutti insieme. È stata un’occasione non solo per dare avvio alle attività di quest’anno, ma per stare insieme e darsi da fare tutti per la buona riuscita di questa giornata di festa vissuta in oratorio, in cui le famiglie hanno anche potuto conoscere e incontrare don Gianluca. Andrea & Silvia

Pronti, partenza, via!Anche quest’anno la grinta e l’interesse non sono man-cati ai quarantatre bambini del gruppo S. Giovanni Pia-marta che hanno iniziato con energia e curiosità il loro cammino di catechismo.Il gruppo è stato presentato alla nostra comunità nella S. Messa del 7 ottobre, durante la quale ad ogni bambino è stato consegnato l’immancabile zainetto.L’entusiasmo non è mancato anche durante l’incontro di catechismo, il primo di una lunga serie che vuole ac-compagnare i bambini alla scoperta di Gesù per poter consapevolmente decidere, alla fine del percorso, di ac-cedere ai sacramenti dell’iniziazione cristiana. I fanciul-li del gruppo S. Giovanni Piamarta sono bambini che sprizzano curiosità da tutte le parti: vedono, domanda-no, scoprono!Accompagnati dai loro catechisti e attraverso significa-tive esperienze che vivremo insieme, i bambini impare-ranno che ognuno di loro è chiamato a seguire in ami-cizia la strada che Dio ha preparato a ciascuno di loro.Perciò non mi resta che augurare a tutti i bambini del gruppo un buon inizio al cammino! Maddalena

Cena poveraIl 19 di Ottobre in oratorio si è tenuta la consueta “Cena pove-ra” organizzata dal gruppo missionario proprio con lo scopo di aiutare, con il ricavato, i nostri missionari in “Frontiera”. Que-st’anno è stata con noi suor Ketty Folli che presta la sua opera come suora delle poverelle in Brasile. La partecipazione è stata veramente superiore alle attese grazie anche al coinvolgimento di tre classi di catechismo che, con l’aiuto dei catechisti e delle famiglie sono state sensibilizzate alla realtà missionaria. Ora non ci dilunghiamo sulle miserie in cui vive la gente delle Favelas, che suor Ketty ci ha documentato con fotografie. Prossimamente suor Ketty ci invierà un suo articolo in merito. A noi del gruppo missionario preme esprimere veramente gioia e riconoscenza per questa sensibilità mostrata da giovani e meno giovani. Il ricavato della serata ha raggiunto i 1.620 euro di cui sono stati spesi 330 euro per il cibo e le spese vive dell’oratorio, 1.000 euro sono stati consegnati a Suor Ketty ed il resto sarà devoluto ad altre opere dei nostri missionari. Grazie di cuore, il Signore vi benedica tut-ti. Arrivederci al prossimo anno.

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11 Anno LXI - n. 9 Novembre 2012Anno LXI - n. 9 Novembre 2012

Oratorio vita quotidiana a cura dell’Oratorio S. Filippo Neri

Ecco di seguito il resoconto delle giornate di apertura del nostro gruppo scout; ogni unità ha vissuto separatamen-te la prima parte e poi la domenica c’è stato il ritrovo tut-

ti insieme per il pranzo, il gioco e la S. Messa. Tutto è andato bene e se chi ben comincia è a metà dell’opera… partiamo per questo nuovo anno con tanta voglia di vivere insieme e di fare avventure, giochi, preghiere, canti e crescere insieme. Domenica 14 ottobre 2012 alle ore 9,00 ci siamo ritrovati alla frazione Agneto di Roè Volciano per un’allegra e succulenta colazione dal Clan del Ceppo ai propri componenti. I ragazzi del clan, ormai veterani e sicuri della loro scelta scout, dopo circa 10 anni che frequentano il nostro gruppo avendo ini-ziato da lupetti per poi continuare anno dopo anno fino al clan, quest’anno hanno deciso di portare il loro contributo all’interno del gruppo impe-gnandosi al servizio dei bam-bini e dei ragazzi più piccoli. Un punto fondamentale ed imprescindibile dello scou-tismo è senza dubbio quello del servizio. Ogni scolta ed ogni rover (modo in cui vengono chia-mate le ragazze e i ragazzi del clan) mette al servizio degli altri un po’ del suo tempo per “aiutare gli altri in ogni circostanza”, come recita la promessa scout. Molti ragazzi del clan, han-no iniziato un periodo molto importante della loro vita, hanno iniziato a frequentare l’università chi a Venezia, chi a Milano, chi a Padova e nonostante la fatica della distanza dedicheranno il fine settimana ad aiutare i più piccoli a crescere. Domenica è stato il primo giorno del nostro Anno Scout e dopo la prima ora passata in allegria ci siamo spo-stati in un prato per accogliere i ragazzi più giovani che ar-rivavano dal reparto. Questo gruppetto di ragazzi formerà il “noviziato” ed avrà attività dedicate esclusivamente a loro e come primo momento i ragazzi del clan hanno provato a spiegar loro i punti fondamentali del clan: strada, comunità, servizio e fede. Abbiamo avuto un buon inizio ed ora buona strada a tutti! Armadillo Grintoso

Quest’anno, come tutti gli anni, abbiamo celebrato l’apertura facendo un’uscita di reparto. Sabato 13 otto-bre il Reparto si è trovato al campo sportivo di Roè per

cominciare quella fantastica avventura di una notte. Avendo aspettato gli ultimi ritardatari ci siamo recati nel parco pub-blico che vi è dietro al campo sportivo e abbiamo montato le tende. I capi ci hanno lasciato qualche minuto per completa-re i regali riservati ai nostri cari amici che sarebbero passati quella sera, poi ci hanno portato a vedere i luoghi in cui do-vevamo fare le “prove di passaggio” ai piedi teneri (così si chiamano i ragazzi che dai lupetti passano in reparto). Arrivata la sera i nostri efficientissimi capi Anna e Isaac cominciarono a cucinare e pronta la pappa abbiamo

mangiato tutti insieme, l’ultima cena di repar-to di Anna e di quelli che ora sono nel noviziato. Dopo la cena vi è stato il momento più bello, il bivac-co, dove solitamente tutti i problemi della giornata sva-niscono e ci si diverte tutti insieme, solo che quella sera era un dispiacere, dovendo salutare i ragazzi. Ci fu uno scambio di regali e poi parti-rono, diretti per la loro nuo-va strada. Dopo i saluti tutti pronti a passare una gelida notte in tenda!Domenica ci siamo svegliati

congelati ma con il sorriso, sapendo che presto ci saremmo riu-niti con tutte le branche del Salò 1. Ovviamente ci fu l’orribile ginnastica mattutina e la colazione. Dopo colazione tutti in di-visa per salutare Anna ed accogliere, ovviamente con un calo-roso benvenuto, la nuova capo reparto “Betty”! E dopo qualche minuto arrivarono i “piedi teneri” per sostenere le loro prove. Finite tutte le prove ci siamo spostati tutti insieme all’Orato-rio di Roè dove finalmente ci siamo riuniti con le altre due branche, pranzato, giocato e abbiamo partecipato alla S. Mes-sa insieme ai genitori. Dopo la Messa abbiamo presentato ai genitori i capi e i ragazzi del Clan che avrebbero cominciato a far servizio in ogni branca. Infine ogni branca si è riunita per le proprie informazioni tecniche e tutti siamo tornati a casa. Erica

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12Anno LXI - n. 9 Novembre 2012 Anno LXI - n. 9 Novembre 2012

Vita di parrocchia a cura di Renato Cobelli

Dal 7 al 28 ottobre il Vaticano ha accolto Vescovi di tutto il mondo per il loro Sinodo. Si è trattato

della tredicesima Assemblea da quando il Sinodo fu istituito (da Paolo VI) come risposta alle sollecitazioni e ai desideri dei padri del Concilio Vaticano II. L’As-semblea, oltre ai Vescovi, ha visto la presenza di esperti e di uditori, nonchè di laici nominati dal Papa.In forma ordinaria, il Sinodo si riunisce ogni tre anni per discutere le que-stioni di carattere generale che in-teressano la Chiesa. Tuttavia, esso può essere convocato anche in forma “straordinaria” allo scopo di poter fornire al Papa riflessioni e spunti su questioni urgenti. Può, inoltre, assumere una forma “spe-ciale”, quando riguarda una par-ticolare area geografica e ha come argomento problemi tipici delle Chiese locali.Il materiale proveniente dai lavori sinodali confluisce nell’esortazio-ne post-sinodale che il Papa indi-rizza a tutta la Chiesa.Quest’anno il Sinodo è stato convocato in concomitanza con l’Anno della Fede, indetto in occasione del 50° anniversa-rio dell’inizio del Concilio Vaticano II. Il tema posto all’ordine del giorno dei pa-dri sinodali ha riguardato la trasmissio-ne della fede in una società nella quale è più che mai viva l’esigenza di una vera e propria nuova evangelizzazione.Da alcuni mesi, i Vescovi e le persone in-teressate disponevano di un documen-to preparatorio (Instrumentum laboris), utile a favorire la riflessione sull’argo-mento scelto dal Papa. Detto elaborato rappresenta una specie di radiografia,

interessante e preziosa, soprattutto del mondo occidentale, nel quale la fede appare affievolita e illanguidita. Il docu-mento preparatorio evidenzia, laddove la fede in Cristo Gesù appare indebo-lita, un’umanità consegnata al buio, al deserto e al freddo della solitudine.Annunciare il Vangelo all’uomo rap-presenta, per la Chiesa, non una scel-ta “umanitaria”, quanto piuttosto un preciso dovere: adempiere al comando

del Signore di diffondere il Vangelo in ogni parte della terra. La Chiesa, infat-ti, è stata creata per portare all’uomo di ogni tempo e di ogni luogo la “Buona Notizia”.Il Sinodo indetto dal Papa corrisponde a un invito pressante alla Chiesa affinchè riscopra la sua originaria vocazione e a essere perciò “porta della fede”. Nessun ostacolo può intimorire o scoraggiare l’attività di annuncio. Nessuna paura può destabilizzare l’ansia missionaria di sacerdoti, genitori, catechisti, educa-tori, animatori pastorali. Più che grandi strategie, magari ispirate alle tecniche

della comunicazione e del marketing, servono grandi testimonianze. Più che predicatori – com’è stato più volte au-torevolmente affermato – servono te-stimoni in grado di confermare che la “Buona Notizia” (Dio è amico dell’uo-mo) può essere incarnata nella quoti-dianità di ogni persona di buona volon-tà. Si tratta, in sostanza, di riprendere in mano gli strumenti di sempre, con spirito missionario serio ed esigente.

Si tratta dei cammini di prepara-zione al Battesimo, per i genitori che lo chiedono. Consistono nella preparazione al matrimonio dei fi-danzati che intendono dare corpo, a livello famigliare, al comanda-mento dell’Amore. Anche le ome-lie, le catechesi, gli appuntamenti devozionali possono e devono di-ventare occasioni di annuncio. La fede, infatti, non può scadere in una stanca ripetizione di gesti in-dividuali, ma deve diventare una “occasione” per un incontro gioio-so e liberante con Gesù Cristo, che è via, verità e vita.

I padri sinodali hanno presentato lo schema del messaggio finale da inviare al Papa. L’hanno confezionato ricorren-do a un’immagine eloquente: un’anfora vuota da riempire con l’acqua pura del Vangelo.L’immagine si colloca avendo sullo sfondo lo scenario della missione: an-nunciare Cristo agli uomini di oggi senza timidezza o sudditanza: con la convinzione che la “Buona Novella” non è un prodotto di mercato da pro-muovere con le tecniche del marketing, ma come un annuncio che può cambia-re il mondo.

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13 Anno LXI - n. 9 Novembre 2012Anno LXI - n. 9 Novembre 2012

Notizie utili a cura di Giovanni Ciato

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Forse il titolo non è comprensibile, spero lo sia il testo. Questa è la formula chimica della

“Balangeroite”, termine che deriva da Balangero, località in Provincia di To-rino in cui veniva estratto questo tipo di Amianto, che è un minerale e di cui esistono diversi tipi come il “Crisotilo” o amianto bianco, “l’Amosite” o amian-to bruno, la “Crocidolite” e così via. È un materiale filabile e per questo può essere lavorato anche come tessuto ed ha proprietà fo-noassorbenti e termoiso-lanti, si lega facilmente con materiali da costruzione quali il cemento, la gomma e il PVC.Per queste sue caratteristi-che l’Amianto è stato utiliz-zato fino alla fine degli anni ottanta per la copertura dei tetti, l’arredamento di navi e treni, per pavimenti, tu-bazioni, ma anche come tessuto nelle tute dei vigili del fuoco perché resistente al calore, per poi scoprire che è un prodotto pericolo-so perché causa tumori. Va detto che è difficile correlare tra loro “causa ed ef-fetto”, in particolare in medicina, tanto che per risalire alla causa dei tumori provocati dall’Amianto si è utilizzata della statistica, si è cercato cioè di capire dove più frequentemente si verificava quell’evento, o meglio in quali condi-zioni l’evento si sviluppava. Così vennero analizzati decine di casi di amputazione del piede dovute a tu-mori che insorgevano all’altezza della caviglia, per poi scoprire che i cavatori di Amianto inserivano i pantaloni nello stivale invece che ricoprirlo e così, per effetto dell’abrasione della polvere di

Amianto causata dallo sfregamento del pantalone sulla pelle, l’Amianto causa-va micro ferite e l’insorgere della forma tumorale.Ma le ricerche portarono anche alle mogli dei cavatori, che in miniera non ci andavano, ma a cui l’esposizione alla polvere di amianto contenuta nelle tute dei mariti al momento del lavaggio, causava i tumori della pleura ed il car-cinoma polmonare. Alla fine vennero

mappate le zone con la mortalità da Amianto più elevate, che risultarono per la maggior parte dei casi localizzate vicino a cantieri navali, come a Monfal-cone e a Siracusa nelle vicinanze dello stabilimento Eternit.Altro caso quello delle forme tumorali alla gola riscontrate negli agricoltori che facevano uso di sostanze chimiche. Anche in questo caso la localizzazione della provenienza e il tipo di sostanze impiegate ha permesso di collegare l’ef-fetto alla causa, ma non è stato semplice. Tamburi è un rione popolare di Taranto e risulta essere quello che maggiormen-te risente della presenza dell'industria

siderurgica. Anche lì sono state effet-tuate delle mappature sulla presenza di inquinanti e, usando una scala che va da 1 a 10, uno studio del 6 aprile 2003 ha rilevato che in città come Firenze e Bologna vi erano valori di gran lunga inferiori a 1, a Milano e Roma si supe-rava di poco questa soglia, mentre al quartiere Tamburi si arrivò a sfiorare quota 10. Recentemente l'ILVA ha co-municato al Ministero dell'Ambiente i

dati riscontrati su alcuni in-quinanti emessi ogni anno nell’aria e nel mare: grammi 93 di Diossina, 1.385 kg di Mercurio rilasciati nell’aria e 665 versati nel mare.I dati si commentano da soli e che si tratti di Amianto o di Diossina, piuttosto che di un qualsiasi altro inquinan-te, peggio di questi può fare solo la paura. Quando si è sparsa la noti-zia di casi di Diossina nel latte materno credo, per usare la stessa scala di mi-sura, che la paura in quella popolazione abbia abbon-

dantemente superato il 10. La formula del titolo è stata copiata e non saprei spiegarla, per farlo mi ci vorrebbe del tempo, che non ho, e la volontà, che sin-ceramente manca.Vorrei collegare la formula alle mie ignoranza e apatia con il fatto che qual-cuno invece è in grado di farlo e quindi che disponiamo degli strumenti neces-sari per rilevare e comprendere la pe-ricolosità di alcune sostanze e di alcuni comportamenti. E di ciò siamo ormai tutti coscienti. Ciò che manca è la vo-lontà per attuare i cambiamenti. Ma il tempo è poco. Quantomeno a Ta-ranto.

(Mg,Fe3+,Fe2+,Mn2+)42Si16O54(OH)40

Castello Aragonese: storia, cultura (l’altra faccia di Taranto)

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14Anno LXI - n. 9 Novembre 2012 Anno LXI - n. 9 Novembre 2012

Scuola paritaria cattolica a cura della Scuola “E. Medi”

Il nuovo anno scolastico, all’Enrico Medi come in tutte le scuole, è ormai entrato nel vivo: le vacanze sono un ricordo, vissuto forse con una punta acuta

di nostalgia quando, dalle ampie e luminose finestre dell’aula, laggiù si scorge il lago, di un azzurro intenso ed invitante sotto il limpido sole autunnale.Ma non per tutti gli alunni quello è solo un ricordo o un rimpianto: nella prima settimana di ottobre, infatti, una quindicina di ragazzi dei licei dell’E. Medi hanno partecipato al progetto denominato “Settimana Azzur-ra”, un full-immersion di otto ore, per cinque giorni, nel mondo della vela, seguiti da due giovani istruttori messi a disposizione dalla Società Canottieri. Quei pri-mi fortunati non sono gli unici studenti del Medi che abbiano potuto godere di un tal “supplemento d’esta-te” sul lago, in uno stimolante connubio tra natura e sport. Nella seconda metà di ottobre, infatti, la colla-borazione tra l’Istituto Medi e l’Associazione Sportiva Dilettantistica SCGS si è concretizzata in due impor-tanti progetti di propaganda dello sport, che vedono coinvolti i nostri studenti. Per gli allievi della Scuola Secondaria di Primo Grado è pensato il progetto “VelAscuola” della Federazione Italiana Vela, al quale si sono iscritti una ventina di ra-gazzi e che si svolge il giovedì pomeriggio, mentre con gli allievi del Liceo della Comunicazione si è aderito al progetto “Remare a Scuola”, della Federazione Italia-na Canottaggio. Vi parteciperanno, come parte del loro programma, e quindi in orario scolastico, gli studenti iscritti all’Indi-rizzo Sportivo. Entrambi i progetti potranno sfociare nella partecipazione di nostri equipaggi ai Giochi della Gioventù e ai Giochi Studenteschi.Questa collaborazione, fortemente voluta dai nostri dirigenti scolastici, ha un duplice scopo: avvicinare ul-teriormente il nostro Istituto al territorio e alle realtà in esso operanti, migliorare ed aggiornare costantemente la proposta sportiva per i nostri studenti.Sappiamo tutti molto bene quan-to la pratica sportiva sia utile e salutare per i giovani: mens sana in corpore sano, recita un antico e famosissimo detto latino …… e i nostri studenti sembra vo-gliano davvero farlo proprio, an-che per quanto riguarda l’aspet-to “intellettuale”. Tra le attività opzionali che gli studenti della scuola possono seguire nel po-meriggio, è infatti partito, su richiesta di numerosi genitori, anche un laboratorio di latino di due ore settimanali (quante, per

intenderci, sono previste per legge in un Liceo lingui-stico …), destinato sia agli studenti della scuola media sia agli studenti delle superiori. Il laboratorio è stato pensato infatti per quei ragazzi che, avendo scelto un Liceo moderno e “concreto” come il nostro Scientifico (opzione Scienze applicate), avvertono però l’esigenza di una più solida e consape-vole preparazione nell’italiano, come solo lo studio del latino, nostra lingua madre, può dare. Ma certamente sono spinti anche dalla curiosità, dal gusto di poter av-vicinare, tramite lo strumento linguistico, un mondo ricco e affascinante, che è alla base della nostra cultura non solo italiana, ma piuttosto europea.La cosa più sorprendente, e consolante direi, è il fatto che al laboratorio di latino si siano iscritti anche nume-rosi studenti della Scuola Secondaria di Primo Grado: certo è stata questa una scelta delle famiglie, più che dei ragazzi, che ci fa capire quanto esse siano consa-pevoli dell’importanza di una buona preparazione fin

dagli anni delle medie, perché è da qui che si comincia a costrui-re il futuro dei nostri figli.Non si tratterà di un impegno da poco, per questi ragazzi, che ad un paio d’ore di svago prefe-riscono lo studio di una materia comunemente considerata “dif-ficile” (da chi non la conosce …) il laboratorio sarà strutturato in modo completo ed approfondi-to, e le competenze che ne deri-veranno saranno di alto livello.Quella che si aprirà alle loro menti sarà una conoscenza pro-fonda e gratificante.

PER ASPERA AD ASTRA

Il latino anche dove non c’è

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15 Anno LXI - n. 9 Novembre 2012Anno LXI - n. 9 Novembre 2012

Notizie sociali a cura della FNP-CISL di Salò

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Domanda: quale è la differenza fra ISEE e ISEEU (indica-tore della situazione economica equivalente per l’univer-sità)?

Risposta: l’ISEEU si calcola per stabilire la situazione eco-nomica del nucleo famigliare per le necessità di uno studen-te universitario. Il calcolo ISEEU differisce dal calcolo ISEE per i seguenti motivi:

1) Reddito e patrimonio dei fratelli e delle sorelle dello stu-dente vengono conteggiati nella misura del 50%.

2) Vengono inclusi redditi e patrimoni posseduti all’estero.

3) Nel caso di studente residente fuori dal nucleo di origi-ne, si prevede che il suo nucleo sia integrato con quello dei genitori quando non ricorrono congiuntamente i seguenti requisiti:

a) residenza esterna all’unità abitativa della famiglia di ori-gine da almeno 2 anni rispetto alla data di presentazione della domanda per la prima volta a ciascun corso di studi, e in un alloggio non di proprietà di un componente del nu-cleo familiare di origine.b) redditi di lavoro dipendente o assimilati, fiscalmente di-chiarati da almeno 2 anni, non inferiori ad € 6.500,00 con riferimento ad un nucleo familiare di una persona.Il valore di € 6.500,00 può essere diverso per ogni Istituto.Se non si verificano entrambe le condizioni sopra richiama-te, si tiene conto della situazione patrimoniale ed economi-ca della famiglia di origine, con le seguenti regole:

•• In caso di separazione o divorzio dei genitori, il nucleo familiare dello studente richiedente i benefici va integrato con quello in cui è presente il genitore che percepisce gli assegni di mantenimento dello studente.

•• Qualora i genitori siano separati di fatto e facciano parte di due diversi nuclei, il nucleo familiare dello studente è integrato con quelli di entrambi i genitori.

Domanda: sono un invalido di età superiore a 65 anni . Quali sono i benefici cui ho diritto?

Risposta: è necessario verificare il grado di invalidità.1. Invalidi ultrasessantacinquenni con difficoltà lievi (tra 33,3 e 66,6%): hanno il diritto alla fruizione dell’assistenza protesica;

2. con difficoltà medie (tra 66,6% e il 99%): hanno diritto all’esenzione dalla partecipazione al costo delle prestazioni sanitarie e alle agevolazioni tariffarie per la tessera di libera circolazione sui mezzi di trasporto pubblico;

3. con difficoltà gravi (100%): hanno, inoltre, diritto al-l’esenzione dal pagamento della quota fissa sulla ricetta; gli invalidi ultrasessantacinquenni ai sensi dell’art. 6 D.L. 509/88 con diritto all’ indennità di accompagnamento han-no diritto all’erogazione gratuita di protesi, all’esenzione totale dai ticket, all’indennità di accompagnamento e alle agevolazioni tariffarie per la tessera di libera circolazione sui mezzi di trasporto pubblico.

Domanda: come cambieranno per le famiglie le deduzioni e le detrazioni fiscali per effetto del recente Disegno di Legge di stabilità (ex finanziaria) del Governo per i sog-getti con reddito superiore a € 15.000?

Risposta: poiché il Disegno di Legge, oltre a presentare dubbi interpretativi, potrebbe essere soggetto a notevo-li modifiche, per una sua illustrazione definitiva vale la pena attendere la conclusione dell’iter parlamentare. At-tualmente i punti critici consistono in una franchigia di € 250,00 per molti oneri che godono di deduzione dal reddito o detrazione dall’imposta e un tetto massimo complessivo di € 3.000,00 di detrazione, oltre all’applica-zione del provvedimento già a partire dal periodo d’im-posta 2012 (730 o UNICO 2013).

Si tenga presente che, di fronte alle molteplici situazioni in cui sono in gioco esigenze morali, fondamentali e irrinunciabili, la testimonianza cristiana deve essere ritenuta un dovere inderogabile che può giungere fino al sacrificio della vita, al martirio, in nome della carità e della dignità umana. La storia di venti secoli, anche quella dell’ultimo, è ricca di martiri della verità cristia-na, testimoni di fede, di speranza, di carità evangeliche. Il martirio è la testimonianza della propria conformazione personale a Gesù crocifisso, che si esprime sino alla forma suprema del versare il proprio sangue, secondo l’insegnamento evangelico: «se il chicco di grano caduto in terra... muore, produce molto frutto» (Gv 12,24). CdDSdC 570

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16Anno LXI - n. 9 Novembre 2012 Anno LXI - n. 9 Novembre 2012

Cinema teatro Cristal a cura di Lamberto Dondio

Gli equilibristiIl film del regista Ivano De Matteo con interpreti principali Valerio Mastrandrea, Barbara Bobulova e Rosabell Laurenti Sellers presentato al Cristal nella sezione Cineforum potrebbe avere anche come sottotitolo “prima di separarti dal coniuge assicurati di poter finanziare la tua vita successiva.” La de-scrizione di questo aspetto, di una situazione non finanziata, portato sullo schermo dall’interpretazione di Mastrandrea, ti prende lo stomaco per gradi successivi come una lenta di-scesa verso il baratro.La sbandata per una collega di lavoro di tipo assolutamente momentaneo e limitato nel tempo causa a Giulio (interpreta-to da Mastrandrea) la rottura con la moglie Elena (interprete Bobulova) e la conseguente impossibilità a vivere sotto lo stesso tetto.Giulio non ha altra entrata che lo stipendio di impiegato co-munale e quindi si trova a dover affrontare il costo della se-parazione, peraltro ancora di fatto e non di diritto.Va a vivere in una pensione ma i conti non tornano e quindi dopo il tentativo di svolgere un secondo lavoro da facchino nell’ortomercato si trova a dover lasciare la pensione poiché non è in grado di pagarla e quindi la discesa verso il baratro prende una piega decisamente umiliante: il dormire in mac-china sotto la tangenziale e usufruire dei pasti degli enti di carità.Tutto questo poiché Giulio vuole dimostrare al coniuge e ai due figli che è in grado di provvedere a tutti loro oltre che a se stesso e quindi maschera il suo vero stato di bisogno.Fino a che tenta di buttarsi sotto un tram ma fortunatamente rimane incolume ed a quel punto arriva la telefonata della moglie che è stata allertata dalla figlia la quale, seguendo furtivamente il padre, ha potuto accertare le reali condizioni nelle quali vive culminate nella presenza al pranzo di Natale dei poveri.Constatiamo, e le cronache di vita quotidiana ce lo confer-mano, che l’aspetto economico della separazione molte volte non viene preso in attenta considerazione dai due coniugi “separandi”, tutti presi dalla foga di “troncare” la loro rela-zione.Purtroppo un reddito coniugale che appare decoroso, se sud-diviso in due porta uno o entrambi i coniugi sotto la soglia della “decorosa” sussistenza se non sotto la soglia di pover-tà come il film ha tragicamente dimostrato nella sua cruda realtà. Lamberto Dondio

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Cineforum

Martedì 6 novembre

Una favola nera, è vero, ma quanta rabbia civile espressa in questa ineluttabile tragedia esemplare!

È stato il figliodi Daniele Ciprì

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Martedì 13 novembre

Dai racconti potenti e disturbanti di Craig Davidson,una storia struggente di amicizia e di amore.

Un sapore di ruggine e ossadi Jacques Audiard

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Martedì 20 novembre

Divertente e romantica storia d’amore vissutain una metropoli complicata come Roma, con vicini di casa rozzi, allegri e disperati.

Tutti i santi giornidi Paolo Virzì

Anteprima film

3 – 4 – 5 novembre

007 Skyfall di Sam Mendes,

con Daniel Craig e Naomie Harris

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17 Anno LXI - n. 9 Novembre 2012Anno LXI - n. 9 Novembre 2012

Capire la Liturgia a cura di Rosa Pollini

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La comunità cristiana è chiamata a rivivere quotidianamente l’invi-to del Signore a pregare ininter-

rottamente e la vocazione all’orazione deve essere determinante per la cresci-ta spirituale dei fedeli.

La comunità cristiana è una comu-nità orante. La preghiera non è solo un’esigenza personale dei discepoli del Signore, ma è un’urgenza ecclesia-le di prim’ordine poiché è legata alla missione santificatrice della Chiesa in cui si celebra la priorità del Signore nel cammino verso la Gerusalemme celeste. Inoltre la preghiera dei mem-bri del corpo di Cristo è un servizio all’umanità, è un segno che continua e visibilizza l’orazione del Redentore sulla terra, ed è un’attualizzazione del-l’oblazione sacerdotale di Cristo nella glorificazione del Padre e nella santifi-cazione degli uomini. La partecipazione fruttuosa. Il sog-getto attivo della Liturgia delle Ore è la comunità dei battezzati che nella celebrazione pone in luce e sedimenta una profonda vitalità interiore e una familiarità con il linguaggio della ce-lebrazione per creare una vera fusione tra la spiritualità dell’orante e le forme espressive (PNLO79), ove ogni cele-brante si riscopre radicalmente inseri-to in una costante progressività verso la pienezza che è il Cristo, il grande liturgo della Chiesa. La dinamica della partecipazione non si ha solo con la preghiera, con l’esse-re in una relazione teologale interper-sonale, con il canto, ma anche con il silenzio, con la gioia dell’ascolto, con la volontà di sintonizzare il proprio at-

teggiamento celebrativo con quello dei fratelli, in modo da sviluppare un vero processo comunionale da cui risulti in modo chiaro che la comunità orante si ritrova nel mistero trinitario. Quando la comunità è riunita per la preghiera comunitaria nella Liturgia delle Ore, i cristiani godono e cantano la presenza del Signore, mentre in lui vengono profondamente trasformati. Egli assume i sentimenti degli uomini, li fa propri e li presenta al Padre, men-tre essi sono incessantemente chiamati a far propri quelli del Figlio.

L’incidenza nella vita. L’atto di cele-brare la Liturgia delle Ore ha la chiara finalità di rendere vivo nella fede il sa-cerdozio battesimale di ogni discepolo del Signore, che magnifica il nome del Padre, proclama la Parola, intercede per l’umanità tutta. Egli è chiamato a rendere culto a Dio attualizzando in modo sacramentale quel mistero pa-squale che sta già vivendo. L’ufficio divino rappresenta la quotidiana presa di coscienza dell’essenziale rapporto che unisce il cristiano al Cristo e stimo-la l’urgenza che tale momento litur-gico nutra in continuazione la vitalità orante di ogni battezzato. La riscoperta contemporanea della Li-turgia delle Ore non si potrà dire riusci-ta se non si inserisce armonicamente in tutta la vita spirituale del cristiano. La celebrazione delle Ore ha la funzione di sostegno e di vitalità sacramentale di un’urgenza interiore operata dallo Spirito Santo che tende in modo inces-sante a far sì che il cristiano sia intento all’orazione continua, quella di ogni momento e di ogni istante. La preghie-

ra deve essere “spontanea” e breve in ciò che riguarda il momento sacra-mentale, mentre si rivela indispensabi-le conservare lo spirito costantemente rivolto a Dio in un abituale clima di trascendenza. Tutta la nostra vita cristiana è un’of-ferta di sé nella comunione con il Pa-dre, tuttavia non esclude il momento più direttamente sacramentale in cui da una parte tutta la nostra vita reale confluisce nell’offerta stessa di Cristo e così sale al Padre, dall’altra attingia-mo dal mistero di Cristo presente nella Liturgia non solo l’esempio, ma anche la capacità e la forza di trasformare la nostra vita di ogni giorno in una dona-zione di amore. In tal modo la Liturgia delle Ore, con-giungendoci da una parte al mistero di Cristo e dall’altra scandendo col suo ritmo quotidiano la nostra giornata di lavoro, ci educa e ci aiuta a compiere una felice sintesi tra Liturgia e vita. Come l’uomo non può mai dire d’esse-re entrato in una piena autenticità dos-sologica con il divino se non quando sarà pienamente assunto nel Maestro, così la celebrazione della Liturgia delle Ore esige una incessante creatività pa-storale in obbedienza e in docilità allo Spirito, in modo che la preghiera della Chiesa sia veramente ecclesiale e trini-taria nel rito e nel cuore dei battezzati, in attesa della grande liturgia di lode nella Gerusalemme celeste. «Raccolti alla tua presenza, o Dio, in-vochiamo la tua misericordia: fa che risuoni sempre nel nostro spirito la divina liturgia che celebriamo con le nostre voci» (Orazione Vespro del martedì IV).

La liturgia delle ore nella Pastorale della Chiesa

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18Anno LXI - n. 9 Novembre 2012 Anno LXI - n. 9 Novembre 2012

Musica e Canto a cura di Lamberto Dondio

dal grande librodella natura

acqua minerale

FONTE TAVINA SALÒ - tel. 0365 521172IL PIACERE DEL BERE!

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RAGNO

Il momento musicale inserito nei programmi della celebrazione dei trecento anni del Monastero del-

la Visitazione (1712-2012) che aveva avuto inizio con il concerto “Omaggio al Barocco” svolto in data 30 maggio 2012 presso la Chiesa della Visita-zione ha presentato altri due eventi significativi.In data 1° luglio presso il Chiostro del Convento dei Padri Somaschi (ex Collegio Civico) il Gruppo da camera femminile “Donne in Can-to” accompagnate al pianoforte dal Maestro Antonio Leali e con voci recitanti Elena Ferrari ed Andrea Manni sono stati protagonisti del-lo spettacolo “Frammenti di don-ne”, presentato come messaggio in sottotitolo: “Momenti di storie al femminile per raccontare un’unica storia……LA VITA fra musica e pa-role”. Direttore del concerto il Mae-stro Andrea Scalari.In una suggestiva rappresentazio-ne di vari quadri introdotti dalle voci recitanti in cui il canto corale si fondeva con l’accompagnamento musicale creando pregevoli effetti, le storie di donne venivano presentate nelle loro varie identità e tutte collega-te dalle esperienze di vita di ognuna.I temi fondamentali trattati erano: La Grande Madre – Madre Natura – Ma-ternità – Desirable Women – Amore Oltre – Anelito d’Amore – Autocritica.La donna quindi è stata la vera protago-nista dello spettacolo che ha registrato una notevole presenza di pubblico; il significato più suggestivo veniva dato

all’aspetto dell’amore e della materni-tà, di certo l’evento sublimale per ogni donna. Nella serata di domenica 21 ottobre la Chiesa della Visitazione è stato il luogo di svolgimento del concerto d’organo

“Note del Settecento” con letture di testimonianze “in diretta” sui tragici eventi del 1797 tratte da “Memorie di alcuni fatti seguiti nella Riviera di Salò nei tre ultimi anni del secolo XVIII” scritte da Don Angelo Stefani.Il Maestro Gerardo Chimini ha volu-tamente costruito un programma ba-sato principalmente su opere di autori gardesani e fra di essi salodiani, oltre naturalmente ad altri rilevanti compo-

sitori d’organo non gardesani.Gli autori dei quali sono stati eseguiti i brani erano: C. F. Pollarolo, B. Marcel-lo, F. Bertoni, G. B. Grazioli, F. G. Turri-ni, M. Nicolosi e G. Pasini.Degli autori citati ben tre sono salodia-

ni: Bertoni, Turrini e Pasini.L’organo della Chiesa della Visita-zione affidato alle abili mani e alla sensibilità musicale del Maestro Chimini ha dimostrato la sua parti-colare capacità di esprimersi in un repertorio del settecento quale quel-lo del programma: allegretti, pasto-rale e fughe sono stati resi con effi-cacia dando luogo ad un piacevole ascolto.Va dato atto al Maestro Chimini del lavoro svolto nella ricerca di testi e del studio degli autori gardesani, ed in particolare di aver fatto passare dallo stadio di archivio a quello di prorompente esecuzione musicale i lavori del salodiano G. Pasini. Nella serata grande rilievo ha assun-to la lettura dei testi della testimo-nianza di Don Angelo Stefani. Ben conosciamo e l’autore lo dice “in di-retta” a cosa ha portato l’alleanza fra

i nobili bresciani e i francesi di Napo-leone in danno ai salodiani che erano ferventi sostenitori della Repubblica di Venezia: solo desolazione e distruzioni di beni che non potevano essere ogget-to di saccheggio.Non deve quindi meravigliare che per le successive guerre tra Napoleone contro l’impero austriaco e i suoi allea-ti l’autore si augurasse ardentemente la sconfitta del francese.

300° del Monastero della Visitazione: continua il percorso musicale

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19 Anno LXI - n. 9 Novembre 2012Anno LXI - n. 9 Novembre 2012

Accade a Salò e dintorni

Filiale di Salò - Località Rive

Filiale di Salò - Piazza Vittorio Emanuele

Pausa invernale per la raccolta domiciliare del verdeA partire da lunedì 29 ottobre si conclude la raccolta domiciliare dei rifi uti vegetali. Il servizio riprenderà a partire dal mese di aprile 2013. Nei mesi invernali eventuali rifi uti vegetali andran-no dunque conferiti presso l’isola ecologica di Cunettone, aperta dal lunedì al sabato (9-12 e 14-17). Il servizio di raccolta domici-liare era stato attivato in seguito all’abolizione degli ecobox ed è stato ben accolto dai salodiani. Sono infatti 240 le famiglie che hanno richiesto al Comune il contenitore carrellato per la raccol-ta degli scarti vegetali, svuotato ogni lunedì mattina dagli ad-detti di Garda Uno. Da segnalare inoltre che il Consiglio comu-nale ha deliberato l’affi damento a Garda Uno per altri dieci anni della gestione del servizio di raccolta e smaltimento dei rifi uti solidi urbani. Il costo del servizio ammonta a circa un milione e 700mila euro all’anno.

Mille libri… giunti in bibliotecaCi sono quasi mille libri in più sugli scaffali della biblioteca di Salò. Sono 953 per amor di precisione, pari a un valore di 6.000 euro. Li ha donati all’Amministrazione comunale la libreria “Giunti al Punto”. È il frutto – spiegano in municipio - dell’ini-ziativa “Dona un libro alla biblioteca della tua città” proposta dalla libreria dal 1° al 31 agosto scorsi con l’obiettivo di arricchire con nuovi volumi la biblioteca civica, sottolineandone al contem-po il ruolo propulsore di centro culturale, spazio di aggregazione e integrazione sociale sul territorio. Per tutto il mese di agosto i clienti della libreria hanno potuto acquistare un libro, con uno sconto del 15%, da donare alla biblioteca locale. A Salò hanno risposto all’appello quasi mille persone. I volumi raccolti sono stati consegnati al Comune e sono attualmente in fase di catalo-gazione.

Scossone politico in Comunità MontanaCinque dei nove Comuni dell’ente hanno presentato una mozio-ne di sfi ducia al presidente Roberto Righettini e alla sua Giunta. Due le motivazioni addotte: «L’indifferenza al problema cinghiali e la scarsa presenza del presidente ai tavoli politici sui problemi del territorio». Il documento è fi rmato dai sindaci di Limone, Ma-gasa, Gargnano e Valvestino e dal vicesindaco di Tremosine. La mozione sarà ora portata in votazione all’Assemblea dell’ente, che andrà convocata non prima di 10 giorni e non oltre i 30 dalla

sua presentazione al protocollo (23 ottobre). Duro il commento di Righettini: «Da questa vicenda usciamo tutti sconfi tti. Ancora una volta si pensa più alle poltrone che a lavorare assieme per risolvere i problemi del territorio e dare risposte alla gente del Parco».

Il Garda e i cambiamenti climaticiAumento del 650% delle giornate calde, calo delle precipitazioni del 45% nel periodo estivo, impennata della temperatura del-l’acqua, scomparsa dei ghiacciai che alimentano il lago. Questo lo scenario climatico in cui potrebbe ritrovarsi, tra meno di un secolo, il Garda. La previsione è opera dei ricercatori di Eulakes, progetto che coinvolge quattro laghi mitteleuropei (Garda, Char-zykowskie in Polonia, Neusiedl in Austria e Balaton in Ungheria) e che si prefi gge di studiare gli effetti dei cambiamenti climatici sui quattro bacini. Secondo l’Austrian Institute of Technology le ondate di calore che si abbatteranno sul Garda, cioè le giornate con temperature medie superiori ai 30° potrebbero avere un au-mento del 650%, passando dalle attuali 10 a 75.

Vaccinazone antinfl uenzale a Salò Nel mese di novembre parte la campagna antinfl uenale 2012-13 organizzata dall’ASL. Il vaccino sarà disponibile gratuitamente per le categorie a rischio (persone con più di 65 anni e bambini con malattie croniche e degenerative, donne in gravidanza, ricoverati in strutture di lungadegenza, familiari di persone ad alto rischio, medici e personale sanitario e soggetti addetti a pubblici servizi. PRESSO ASL di via Fantoni 93 è possibileessere vaccinati: Nei giorni: 9 -16 - 30 novembre dalle ore 14.00 alle 16.00 Nei giorni: 10 - 17 novembre dalle ore 9-00 alle ore 12.00 Per i bambini con patologie a rischio su appuntamento.

Premiati gli avisini di Salò e dintorni Anche quest’anno in tanti si sono meritati i riconoscimenti attri-buiti a chi, attraverso il generoso gesto della donazione, soppe-risce al crescente fabbisogno di emoderivati. Nove i donatori ai quali l’Avis di Salò ha assegnato il distintivo d’oro e rubino per le 75 donazioni: Aldo Cantoni, Franco Cilvani, Giovanni Ciolina (che è pure il direttore sanitario della sezione Avis), Renato Fran-chini, Claudio Franzosi, Giovanni Gandini, Gian Carlo Maestri, Attilio Moretti e Raffaele Vezzola. Premiati anche 26 donatori con il distintivo d’oro per le 50 donazioni, 25 con il distintivo d’argento (25 donazioni), 34 con il distintivo di bronzo (16 dona-zioni) e 41 con il distintivo di rame (8 donazioni).

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20Anno LXI - n. 9 Novembre 2012 Anno LXI - n. 9 Novembre 2012

L’anno della fede a cura di don Pierluigi Tomasoni

Siamo fatti per la verità, non solo per cer-carla, ma per trovarla e trovarla in Dio. Solo considerando questa possibilità innata dell’uomo di ricerca della ve-rità, solo scrutando il suo desiderio profondo di conoscere la verità, com-prendiamo quale sia la condizione che permetta alla fede di germogliare in noi. Condizione che ci rende capaci di fede, di spiccare il volo per trovare le ragioni profonde della vita in Dio. Capacità comunque il cui atto è sog-getto alla nostra libera scelta. Se la fede, considerata dal punto di vista dell’uomo, presuppone la capacità e la possibilità di cercare e trovare la veri-tà, se la si considera dal punto di vista di Dio quale condizione esige? Esige che Dio si manifesti, si riveli. La fede, usando l’immagine della moneta, ha due facce; la prima manifesta la condi-zione di possibilità dell’uomo di poter entrare in dialogo con Dio; la seconda, manifesta la libera iniziativa di Dio di rivelarsi all’uomo.

La fede è dialogo; dialogo tra Dio e l’uo-mo, dialogo segnato dall’amore: «Con [la] Rivelazione Dio invisibile nel suo grande amore parla agli uomini come ad amici» (Dei Verbum, n. 5). La fede è il dialogo di amicizia tra Dio e l’uomo. L’amicizia, che Dio ci usa, assume un volto bene preciso, il vol-to di Gesù di Nazareth; nella Lettera agli Ebrei, infatti, è scritto: «Dio, che

molte volte e in diversi modi nei tempi an-tichi aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha stabilito erede di tutte le cose e mediante il quale ha fatto anche il mondo» (1, 1-2). Fatti per la verità, la nostra ricerca ci con-duce alla persona di Gesù di Nazareth; la nostra ricerca illuminata, alimentata e sostenuta dalla fede realizza l’amicizia con Lui, il Figlio di Dio.

Benedetto XVI, l’11 ottobre, con una solenne celebrazione in Piazza San Pietro, ha inaugurato l’anno della fede ricordando l’inizio del Concilio Vaticano II avvenuto cinquant’anni or sono e ha manifestato il proposito, du-rante tutto quest’anno, di dedicare le catechesi del mercoledì al tema della fede. Incominciamo a farne tesoro fissando il nostro sguardo sulla Persona di Gesù, punto d’approdo della nostra ricerca della verità, aiutati dalle sue parole. A proposito della Persona del Cristo dice: «Si tratta dell’incontro non con un’idea o con un progetto di vita, ma con una Persona viva che trasforma in profon-dità noi stessi, rivelandoci la nostra vera identità di figli di Dio». Inoltre, afferma come l’amicizia di Dio per l’uomo passi attraverso l’amore della Persona di Gesù: «Dio ha rivelato che il suo amo-re verso l’uomo, verso ciascuno di noi, è senza misura: sulla Croce, Gesù di Naza-

ret, il Figlio di Dio fatto uomo, ci mostra nel modo più luminoso a che punto arriva questo amore, fino al dono di se stesso, fino al sacrificio totale». Il Papa, alla luce di queste parole, afferma che «la fede è credere a questo amore di Dio che non viene meno di fronte alla malvagità dell’uomo, di fronte al male e alla morte, ma è capace di trasformare ogni forma di schiavitù, donando la possi-bilità della salvezza».

Qual è la ragione della centralità della Persona di Gesù di Nazareth nella nostra fede?Il Pontefice dice «Gesù è il centro del-la fede cristiana. Il cristiano crede in Dio mediante Gesù Cristo, che ne ha rivelato il volto. Egli è il compimento delle Scritture e il loro interprete definitivo. Gesù Cristo non è soltanto oggetto della fede, ma, come dice la Lettera agli Ebrei, è “colui che dà origine alla fede e la porta a compi-mento” (12,2)».

Quali sono le ricadute, le conseguenze, della fede nella Persona di Gesù nella no-stra vita?

Le parole di Benedetto XVI, ci aiuta-no a rispondere a questa domanda: «Avere fede nel Signore non è un fatto che interessa solamente la nostra intelligen-za, l’area del sapere intellettuale, ma è un cambiamento che coinvolge la vita, tutto noi stessi: sentimento, cuore, intelligenza, volontà, corporeità, emozioni, relazioni umane. Con la fede cambia veramente tut-to in noi e per noi, e si rivela con chiarez-za il nostro destino futuro, la verità della nostra vocazione dentro la storia, il senso della vita, il gusto di essere pellegrini ver-so la Patria celeste».

Per quale motivo la fede ci svela il volto amico di Dio, nobilita ogni aspetto della nostra esistenza?

Di nuovo la parola di Papa Benedetto è illuminante: «nella fede risuona l’eter-no presente di Dio, che trascende il tempo e tuttavia può essere accolto da noi sola-mente nel nostro irripetibile oggi».

Il logodell’Anno della Fede

Esso rappresenta una barca, im-magine della Chiesa, in naviga-zione sui flutti. L’albero maestro è una croce che issa le vele le quali, con segni dinamici, rea-lizzano il trigramma di Cristo (IHS). Sullo sfondo delle vele è rappresentato il sole che, asso-ciato alla IHS, rimanda all’Eu-carestia.

Dio invisibile nel suo grande amore parla agli uomini come ad amici

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21 Anno LXI - n. 9 Novembre 2012Anno LXI - n. 9 Novembre 2012

Alla sera del terzo giorno a cura di Bruno Marelli

In un recente incontro Don Francesco Andreis, citando un episodio di tanti anni fa, mi ha in qualche modo costretto ad una riflessione, che alla fine ho voluto trasformare in

un racconto per riempire la pagina di questo mese. Vorrei che la leggeste come una testimonianza che conferma quanto bella e viva sia la nostra città, e quante energie e passioni positive contenga dentro di sé.Il fatto a cui mi riferisco, si colloca nei ricordi del nostro Par-roco in un passato ormai lontano. Io posso invece riportarlo ad un preciso giorno, il 3 luglio del 1998. Lo ricordo bene perché quello fu un giorno importante, un giorno in cui si presero degli impegni veri e poi mantenuti; se mi permettete vorrei ricordarlo come un giorno perfetto, e ne viviamo ben pochi in una intera vita, dove sia quello che dipende dalla nostra volontà che ciò che è in mano al Destino si armoniz-zarono per farci ottenere quello che nel nostro cuore tutti noi speravamo.La giornata era iniziata tar-di. Nel pomeriggio i diri-genti della Canottieri Gar-da avevano organizzato nella loro sede un incontro pubblico. Occasione per il Presidente di allora, Mau-ro Melzani, per raccontare la Canottieri, il suo glorio-so passato, un presente di successo, che da quel pas-sato prendeva sostegno e che portava a frutto gli sforzi fatti negli ultimi anni, con i buoni risultati delle squadre agonistiche. Ma nelle parole del presidente c’era anche spazio per uno sguardo aperto verso una nuova visione del futuro. Per quei misteriosi percorsi del destino, che richiamavo pri-ma, era giunto il tempo per comunicare alla città che la Socie-tà Canottieri era pronta ad affrontare una sfida sicuramente superiore alle sue forze, ma che aveva una concreta motiva-zione nella volontà di trovare un equilibrio più solido per il futuro. La Canottieri in oltre un secolo di storia era passata attraverso due guerre, tenendo sempre alto il proprio impe-gno alla diffusione dello sport tra i ragazzi. Ora però non sembrava più in grado di reggere i costi di quattro discipline sportive, di istruttori professionisti, delle squadre agonistiche e dei corsi di avviamento allo sport, con anche la necessità di adeguare le strutture di supporto perché fossero in grado di accogliere un numero sempre crescente di sportivi. Per bocca del suo presidente la Canottieri quel giorno pre-sentava ufficialmente il progetto per il nuovo porto, con il lungolago che proseguiva verso le Rive.Ad ascoltare il presidente, oltre ai tanti soci ed amici, c’erano anche i due interlocutori più qualificati a dare seguito alle sue parole. Mi riferisco al sindaco di allora, Giovanni Ci-gognetti e all’assessore pro tempore all’urbanistica Mauro Salvadori. Il destino ha voluto che ambedue siano architetti, mentre Melzani è ingegnere; sapevano bene, anche per aver condiviso in passato l’impegno di amministrare la città, che il passo compiuto quel giorno poteva dare inizio ad un cambia-mento a lungo atteso, in qualche modo rivoluzionario. Ma al

coraggio mostrato dalla Canottieri e dal suo presidente, do-veva necessariamente corrispondere l’assunzione di un im-pegno non meno gravoso da parte dei due amministratori e dell’amministrazione che rappresentavano. Quel giorno del luglio del 1998 era arrivato il momento per vedere se c’era in giro abbastanza buona volontà perché ognuno prendesse sulle proprie spalle il peso di quella sfida, ben consapevoli che non sarebbe stato facile portarla a compimento. Come è giusto che sia tra brave persone, gli impegni concreti furono presi da entrambe le parti la sera stessa, durante la cena organizzata con i pochi mezzi che la vecchia sede pote-va offrire. Allo stesso tavolo del presidente in carica e quelli precedenti, del sindaco e dell’assessore, trovammo posto an-che il nostro parroco ed io. Questo è l’episodio di cui fummo testimoni ed attori, e che appunto Don Andreis ricordava.

Come questa storia sia andata a finire lo sappiamo tutti. Ma c'è un'altro passaggio importante di questa vicenda, che poi dà il sen-so vero alla mia narrazione. Tra il pubblico di quell’incontro c’era anche l’amico Aurelio Nastuzzo, che subito comprese le implica-zioni di quella giornata; nel tem-po egli era stato sia amministra-tore comunale che consigliere in Canottieri. Nei mesi successivi fu lui ad organizzare degli incontri informali con gli architetti di Salò per valutare insieme a loro gli

aspetti di questo progetto, dibattere dei problemi complessi che si dovevano affrontare per realizzarlo. Quei primi incon-tri furono di sera nel salone della Canottieri ed io ero presen-te, perché avevo le chiavi. Penso ricorderete che quell’anno gli Amici del Golfo organizzarono una esposizione di lavori di alcuni architetti locali che presentavano delle loro propo-ste per la passeggiata a lago delle Rive. Quei lavori esposti furono il risultato di quelle prime riunioni.Posso quindi dire di essere stato presente alla nascita degli Amici del Golfo, che avvenne dopo che l’idea del nuovo lun-golago era già partita. Il ruolo fondamentale degli Amici del Golfo non fu di far nascere l’idea ma quello ancor più grande di coinvolgere noi cittadini di Salò in un processo decisionale che ha modificato il volto della nostra città, farci partecipi di questo cambiamento, aprire un dialogo con l’amministrazio-ne, in modo che fosse del tutto naturale confrontarsi con noi. Tanto è vero che oggi lungo quel tratto di lungolago hanno una piazzetta dedicata. Col tempo ci si dimenticherà il nome dei commensali di quella cena, mentre ricorderemo sempre quello degli Amici del Golfo. Un po’ come per il nostro bel Duomo: nessuno più ricorda i nomi degli artigiani che hanno eretto le sue splendide volte, scolpito e dorato i suoi legni, mentre il Duomo è lì da sempre a testimoniare l’amore dei salodiani per la loro città.Come scritto nel titolo, per fortuna gli Amici del Golfo ci sono ancora perché ancora c’è bisogno di tutti noi. La città sta cambiando ancora e nuovi spazi verranno ridisegnati. C’è bisogno che di queste cose se ne discuta tra di noi, perché abbiamo imparato che questo fa bene a tutti.

E vennero gli Amici del Golfo….che per fortuna ci sono ancora

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22Anno LXI - n. 9 Novembre 2012 Anno LXI - n. 9 Novembre 2012

Invito alla lettura a cura di Nerina Lugli

“Zeus, e voi altri dei, fate sì che mio figlio diventi anche lui, come già io, altrettanto forte e

capace di avere Troia in suo potere e che un giorno qualcuno dica: È meglio del padre”. Queste sono le parole pronunciate, nel VI libro dell’Iliade, dal vero eroe del poema omerico: Ettore. Non è casua-le, nel contesto tormentato dell’edu-cazione, che intervenga nel dibattito un docente che intende rivalutare con forza (dall’interno dell’insegnamento) la validità perenne della classicità nel campo educativo, nonostante il passa-re dei secoli.Si tratta del professore Ales-sandro D’Avenia sul supple-mento di Avvenire (dedicato alla famiglia e alla società), ma soprattutto alla scuola e intitolato: “Per chi suona la campanella?”. La sua argo-mentazione di docente, in servizio, suscita brividi in chi si sofferma solo sull’attualità politica della terra greca! Il richiamo ad Omero si svi-luppa con acute osservazio-ni di chi vive sul campo: “Il corpo docente è composto da donne che, coerentemen-te con la loro identità, ap-portano uno stile educativo indispensabile, ma non suffi-ciente… perché la ricchezza necessaria nell’educazione, a scuola, deve essere complementare come nella famiglia, perché l’allievo possa svilupparsi ar-monicamente. Pertanto l’insegnante (uomo o donna) deve mettere in atto in una sola persona due stili che si integrano nel costruire identità forti. Infatti non basta comprendere, com-patire, contenere – occorre anche sfi-dare, far scoprire i limiti, allenare alla resistenza facendosi da parte quando è il momento…”.Bianca come il latte, rossa come il sangue (ed. Mondadori) è la prima opera dell’insegnante di Liceo clas-sico Alessandro D’Avenia che molti studenti hanno letto e che continua ad occupare i primi posti nelle classifiche. Il protagonista, lo studente Leo ama le chiacchiere con gli amici, il calcetto, le scorribande in motorino e vive in per-fetta simbiosi con il suo Ipod e un lin-guaggio sintatticamente inesistente.

Per lui le ore passate a scuola sono uno strazio e i professori una specie protet-ta destinata a estinguersi. Fa eccezione un nuovo docente capace di spronare gli studenti a vivere il proprio sogno con intensità. Il protagonista, come tanti coetanei, conosce l’amore impos-sibile accanto all’amicizia. È capace di donarsi per il bene degli altri, riconoscere l’autenticità nelle persone, con i toni propri della sua età (in cui il linguaggio ricopre un ruolo significativo!) Esprime il coraggio di credere nel bene e di scoprire il valo-re della quotidianità familiare in cui il

padre lo stimola a “guardare il cielo” e la madre esprime una carica affettiva confortante e necessaria per aiutarlo a formare la propria personalità. Nella scuola incontra un docente che rap-presenta un’ancora sicura. Il romanzo di D’Avenia introduce genitori (e non-ni!) alle problematiche delicate della crescita dei figli (e dei nipoti).È uscito un libro tutto dedicato al pas-sato, ne è autrice Miriam Mafai recen-temente scomparsa e si intitola: Pane nero (ed. Ediesse). La carriera della scrittrice è stata strettamente immer-sa nella vita politica ed è stata anche biograficamente legata ad uomini di grande peso nella sinistra in anni lon-tani e recenti. Di sicuro interesse, anche per chi non ne ha mai condiviso le posizioni po-litiche, è la narrazione, documentata ampiamente, in cui la donna occupa un posto rilevante non nella gramma-tica del potere ma nella quotidianità

carica di sacrifici, rinunce, generosità e slanci verso i più deboli. “Roma era felice quel 10 giugno 1940, com’erano felici Milano, Torino… perché la guer-ra sarebbe durata poche settimane (come si affermava dall’alto con fer-mezza ottenendo unanime consenso!) e la vittoria era sicura…”. Accanto ad eventi ufficiali come l’accalcarsi dei giovani richiamati al fronte, viene illu-strata la vita vissuta dalle donne (che portano i sandali con la zeppa e il co-stume intero!) impiegate al posto dei soldati che vanno al fronte e operanti con encomiabile generosità in tutti i

difficili segmenti di una dolorosa quotidianità.Nutrite di “Pane nero” sono costrette a diventa-re “capi” di famiglie se-parate dalle armi e sono proprio loro ad essere considerate le autenti-che protagoniste, cariche di slanci generosi in una guerra tragicamente per-duta. Non possono man-care riferimenti fotogra-ficamente efficaci della lotta civile tragicamente ritirata sulle montagne e protagonista di scontri terribili.È una narrazione docu-

mentata, delle pieghe dolorose della nostra storia recente cui molte donne sono state protagoniste del bene. È un libro che mi ha riportata al vissuto di anni lontani in cui ho personalmente conosciuto un tormento e un dolore grandissimo a causa di una guerra che non riuscivo a capire e che penetra-va anche all’interno delle pareti della casa emiliana dei miei e di quella di mio marito il cui padre fu tragicamen-te ucciso nella notte precedente la tan-to auspicata liberazione.A noi eredi commossi dalla rievoca-zione di quei tragici giorni, spetta do-verosamente una preghiera:… Requiem… per quanti hanno sofferto in quegli anni folli della nostra storia…… Requiem… per quei maestri il cui nome è scritto nel nostro DNA…… Requiem… per quelli che ci hanno la-sciato una preziosa “eredità d’affetti”.

Presente e passato“Baratterei tutta la mia tecnologia per una serata con Socrate” Steve Jobs

Allegoria del Buon Governo. La pace.di B. Lorenzetti - Palazzo Pubblico, Museo Civico di Siena

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23 Anno LXI - n. 9 Novembre 2012Anno LXI - n. 9 Novembre 2012

Altre note... a cura di Giancarlo Giacomuzzi

Il nostro autore nasceva, nei pressi di Parigi, giusto 150 anni fa, in un assolato Agosto in una povera casa sulle rive di un piccolo corso d’acqua, il Laye, primo-

genito di cinque fratelli. I pochi mezzi del padre non gli permisero di frequentare la scuola e alla sua educazione ci pensò la madre che lo aiutò ad imparare a leggere e a scrivere, ma la musica risultò il suo amore segreto e ad essa dedicò, negli anni, tutte le forze che aveva in corpo. La permanenza, a sette anni, per qualche anno a Can-nes gli fece conoscere il mare ed assaporare i colori del-la luminosa Provenza e questi ricordi ed emozioni, che porterà sempre con sé, finiranno anche per influenzare a tratti la sua musica in quel periodo davvero d’oro che fu Parigi sulla fine dell’Ot-tocento. Fatto curioso che merita di essere ricordato, l’incarico che, diciottenne, ebbe per tre estati come pianista nel-la casa della ricca ereditiera Madame Nadejda von Meck, la stessa che, in Russia, per molti anni aveva sostenuto economicamente Ciaiko-vski, con la quale viaggiò in Svizzera e in Italia. D’inverno il Conservatorio di Parigi con le sue regole che doveva accettare anche se egli si sentiva pronto per sperimentare nuovi percorsi musicali, fino alla vincita del Prix de Rome con la canta-ta L’enfant prodige e relativa permanenza per tre anni a Villa Medici in Roma. Ma a Roma la sua arte non trasse alcun beneficio, non poteva accettare di essere confinato nei modelli classici anche se ancora non era riuscito a crearsi un suo stile. Al rientro a Parigi il suo carattere non facile, il suo animo riservato ed il piacere di ritagliarsi momenti di personale solitudine non lo spinsero verso la società e il bel mondo, ma verso le nuove correnti che letterati, poeti e pittori cercavano di avviare per dare un nuovo significato alle arti. Suoi amici erano Manet, Degas e Renoir che, con una nuova tecnica e con l’osservazione di nuovi soggetti, cercavano di sostituirsi al naturalismo imperante e abbandonavano forme e rapporti geome-trici per fermare sulla tela impressioni fuggevoli colte dall’occhio nella vibrazione del momento. E così essi, per cercare di catturare nel dipinto il gioco della luce, la vita del soggetto ed il suo movimento, dissolvevano i colori reali in vaghe sfumature alla ricerca dell’impres-sione che potevano trasmettere. Ma erano suoi amici anche Verlaine, Baudelaire e Mal-larmè che, nella poesia, si opponevano con tutte le loro

forze all’idea che l’arte dovesse essere la riproduzione del reale. Di Mallarmè l’idea per il Prèlude à l’après-midi d’un faune, composizione che diede finalmente a Debus-sy il successo, nella quale egli riesce a fare con la musica e per la musica quello che essi perseguivano nella pittu-ra e nella letteratura. Questo fu appunto il suo grande dono, da tutti ormai a lui riconosciuto, ma che a quei tempi tardava ad essere inteso, quello di tradurre in musica le impressioni visive che gli si presentavano, di aprire la musica ai sentimen-ti in anni nei quali alla musica i sentimenti erano stati chiusi; mi riferisco non alle passioni umane, alle gioie, alle sofferenze che così bene erano state affermate dal-

la musica romantica, ma ad una musica di pace, senza lacrime, senza svenimenti, libera da ogni elemento umano, quell’elemento che può rendere i sentimenti fal-si, esagerati, retorici, eccessivi. Provate ad ascoltare i Trois noc-turnes (Nuages, Fètes, Sirènes) dove le nuvole o la danza o il mare sono i soli protagonisti o la composizione La Mer dove ci appare il mare e solo il mare, fatto di onde e di infiniti riflessi che ci rapiscono in un vortice fa-scinoso che può arricchirsi delle nostre sensazioni vissute e che dire dei Préludes per pianoforte magari suonati da Benedetti Mi-chelangeli. Con Debussy siamo davvero di fronte ad una nuova era, ed in questo Debussy è un grande, in quanto se la musica prima di lui è stata una meravigliosa effusio-

ne di emozioni, con lui può apparire forse rarefatta, ma infinitamente raffinata e descrittiva come se il narrato fosse sopraffatto dall’emozione stessa. Se non ho trova-to parole appropriate per farmi capire chiedo scusa, ma il contenuto da chiarire non è facile. La sua contrarietà alla musica del passato, che in anni lontani lo aveva per altro portato a Bayreuth in omaggio a Wagner e a Vien-na a visitare Brahms che ebbe per lui parole lusinghiere, gli fece sperimentare nuovi spazi e sul finire della sua vita si sgancerà definitivamente dalla tradizione del ro-manticismo tedesco. Indico come esempio i Children’s corner, Suite per piano-forte del 1908 dedicata alla figlia Emma-Claude chiama-ta affettuosamente Chou-Chou (in giapponese...farfalli-na), e richiamo l’ultimo brano, quel Golliwog’s cake-walk, 15 minuti di musica assolutamente da ascoltare, quasi un sorprendente brano Jazz, un pezzo ricco di sfuma-ture sia timbriche che ritmiche e melodiche inspirato alla vivace danza afroamericana del cake-walk ballata appunto da Golliwogg, piccola bimba di colore e perso-naggio delle pagine di libri per bambini.

Claude Debussy (1862/1918), un anniversario

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Informazioni utiliSS. MESSE

DUOMO

• Prefestiva: ore 18.30 • Festive: ore 9.30 11.00 - 18.30• Feriale: ore 18.30

S. BENEDETTO - Muro

• Festive: ore 7.30

S. BERNARDINO

• Festive: ore 9.00 - 17.00 • Feriale: ore 9.00

S. GIUSEPPE

• Festive: ore 10.00• Feriale: ore 17.30(esclusi: giovedì e sabato)

Chiesa di S.GIOVANNI• Solo feriale: ore 7.15 (escluso sabato)

RENZANO

• Solo sabato: ore 18.00

CAPPUCCINI BARBARANO

• Festive: ore 10.00 -17.00• Feriale: ore 17.00

MONASTERO

• Festive e feriali: ore 8.00

Dir. Responsabile - Antonio Fappani con decreto del Tribunale - Autorizzazione del Tribunale di Brescia n. 6/74 dell’8 - 3 - 1974- Pubblicità: Segreteria Parrocchiale - tel. (0365) 521700 Fax. (0365) 523294- Fotocomposizione del 6/11/2012 nella Canonica di Salò - Stampa: Tipolitografia Editrice LUMINI - Travagliato (BS)- Si può trovare il bollettino anche sul sito internet: www.parrocchiadisalo.it

IL DUOMO - n. 9 Novembre 2012

Anno LXI - abb. annuo Euro 11,00 - una copia Euro 1,05 - abb. sped. postale Euro 30,00

Novembre

Giovedì 1 ore 15,00 S. messa al Cimitero (indulgenza plenaria per i defunti)Venerdì 2 ore 7,15 e 15,00 SS. Messe al Cimitero Primo venerdì del mese S. Comunione agli ammalatiDomenica 4 ore 14,30 in Oratorio incontro gruppi S. Paolo per il cammino verso Emmaus (1)Martedì 6 Congregazione sacerdoti a MadernoMercoledì 7 ore 20,45 in Oratorio Catechesi degli adultiVenerdì 9 ore 20,45 in Oratorio Magistero per i catechistiDomenica 11 ore 14,30 in Oratorio incontro gruppi S. Caterina per il cammino Cafarnao (1) GIORNATA NAZIONALE DEL RINGRAZIAMENTOMartedì 13 ore 20,45 a Fasano Adorazione Eucaristica per la vita (2)Mercoledì 14 Ritiro presbiteri a Montecastello ore 20,45 in Oratorio catechesi degli adultiGiovedì 15 ore 20,30 a Roè Volciano incontri di Spiritualità per i giovani Domenica 18 ore 15,00 in Oratorio incontro zonale gruppi genitori dell’ICFR Betlemme (2) ore 18,30 incontro zonale giovani e adolescentiMartedì 20 ore 20,30 a Fasano Consiglio Pastorale Zonale (1)Mercoledì 21 ore 20,45 in Oratorio Catechesi degli adultiGiovedì 22 a Gavardo mattino: Lectio del Vescovo con i sacerdoti della Macrozona ore 20,45 in Canonica C.P.A.E. (1)Venerdì 23 ore 20,45 in Oratorio Magistero per i catechistiDomenica 25 GIORNATA DEL SEMINARIO Ritiro giovani a Montecastello ore 14,30 Oratorio incon. gruppi S. Francesco per il cammino Gerusalemme (1)Martedì 27 ore 20,30 in Canonica redazione de “Il Duomo”Mercoledì 28 ore 20,45 in Oratorio incontro Animatori Centri di AscoltoVenerdì 30 ore 20,30 in Canonica – primo incontro per i Battezzandi del 13 gennaio 2013

DicembreSabato 1 a Brescia: 1^ assemblea del SINODODomenica 2 ore 14,30 in Oratorio incontro gruppi genitori dell’ICFR verso Betlemme (3) ore 16,00 in Duomo: inizio Canto del VesproLunedì 3 Incontri di catechesi nei vari Centri di Ascolto (3)Martedì 4 Incontro di preghiera zonalein occasione della settimana vocazionaleMercoledì 5 ore 20,30 in Canonica incontro Gruppi Liturgia (2)Giovedì 6 ore 16,30 in S. Giovanni Esposizione e Adorazione ore 18,30 S. MessaVenerdì 7 Primo venerdì del mese SS. Comunioni agli ammalati ore 20,45 in Oratorio Magistero per i catechistiSabato 8 a Brescia: 2^ assemblea del SINODO ore 9,00 a S. Bernardino S. Messa solenne con corale ore 16,30 a S. Bernardino vespro e … S. Messa ore 17,00 a S. Bernardino rito di ammissione dei Battezzandi del 13/1/2013