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AXEL BAYER

MEDITAZIONE

Dalla preghiera pura di Evagrio Ponticoal raja-yoga di Patañjali

Edizioni Appunti di ViaggioRoma

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Proprietà riservata© 2017 Appunti di Viaggio srl00146 Roma - Via Eugenio Barsanti, 24

ISBN 978-88-87164-87-9

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Indice

9 Prefazione, di Antonia Tronti

17 Introduzione

27 I. LA PREGHIERA PURA DI EVAGRIO PONTICO

27 1.1 Le origini della «preghiera pura»34 1.2 Evagrio Pontico: l’uomo40 1.3 Un insegnamento pratico43 1.4 L’uomo in Evagrio47 1.5 Il percorso ascetico di Evagrio51 1.6 La «preghiera pura»

65 II. LA MEDITAZIONE NELLA TRADIZIONE CRISTIANA

65 2.1 Il «silenzio dello Spirito» di Giovanni di Apamea70 2.2 L’«hēsychia» di Giovanni Climaco76 2.3 Il «silenzio della mente» o la «preghiera spirituale» di Isacco di Ninive79 2.4 Tecniche di preghiera esicasta89 2.5 La contemplazione in san Tommaso d’Aquino

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91 2.6 «La nube della non conoscenza»99 2.7 L’«inteligencia oscura y general» di Giovanni della Croce

105 III. UNO SGUARDO OLTRE IL CONFINE

106 3.1 Il «nirodhasamāpatti» in Vasubandhu108 3.2 Il «raja-yoga» di Patañjali

133 IV. L’APPROCCIO SCIENTIFICO ALLO STATO MEDITATIVO

139 V. MEDITAZIONE: UNA LETTURA UNITIVA

161 VI. MEDITAZIONE: IL RITORNO ALL’ESPERIENZA

177 Note

181 Bibliografia

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Prefazionedi Antonia Tronti

Sono molte le persone che, dopo essersi al-lontanate dalla frequentazione di una Chiesa cheaveva proposto loro un cristianesimo esteriore, fattosolo di regole e precetti, e dopo essersi accostatealle pratiche meditative orientali in cerca di una viainteriore al sacro, hanno poi un giorno incontratoun “altro” cristianesimo, di cui prima neanche im-maginavano l’esistenza. Un cristianesimo che a untratto è sembrato loro parlare un linguaggio similea quello incontrato negli insegnamenti orientali erimandare ad esperienze di profonda interiorità einequivocabile intensità. E allora, dopo aver abbe-verato la loro sete alle sorgenti dello yoga, dellozazen, della meditazione vipassana, ecc., hanno ri-preso in mano i Vangeli e i testi della mistica occi-dentale e hanno con sorpresa scoperto che una viameditativa è sempre stata presente anche all’internodel cristianesimo e dell’Occidente.

L’anelito alla dimensione meditativa sembrainfatti essere proprio dell’umano e trasversale allediverse tradizioni e culture. Ciascuna di esse lo hadeclinato in modo proprio, applicandovi il propriolinguaggio e costruendogli intorno una griglia cheè espressione di un preciso contesto. Ciascuna hasviluppato metodologie, indicato percorsi, mappato

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strade, tappe e crocicchi. E spesso questo ha fattopensare che le differenze tra le diverse tradizioni, otra le diverse correnti e scuole all’interno di unastessa tradizione, fossero insanabili e che bisognassegiudicare e stabilire quale fosse corretta e qualesbagliata, e stare ben attenti a scegliere «la viagiusta alla salvezza». Ma a ben guardare, come cidice Axel Bayer in questo prezioso testo, la medi-tazione «si trova negli scritti dei saggi di tutti itempi, di tutte le epoche storiche e di tutte le culturee tradizioni religiose». Perché è nel fondo della na-tura umana la sete di silenzio e di quiete. Copertada paure, attaccamenti, illusioni. Relegata in un an-golino del nostro essere di cui talvolta sembriamonon conoscere l’esistenza o a cui pensiamo di nonsaper accedere. Luogo prezioso della nostra anima.Che alcuni saggi ricercatori, in Egitto, in India, inGrecia, in Australia, in Tibet, nei diversi luoghidella terra, hanno riconosciuto come tale e hannocoraggiosamente esplorato. Esortando poi implici-tamente, con il loro esempio, con la loro esperienzae con il loro insegnamento, chi sarebbe venuto dopodi loro – e dunque anche noi – a trovare e percorrereuna strada per accedervi e trovarvi dimora.

Axel Bayer, monaco benedettino camaldolesee insegnante di yoga, qui si addentra nella tradizionecristiana antica per mostrarci come fin dai primisecoli anche il cristianesimo è stato costantementeattraversato dalla ricerca di una via meditativa. Nonè stata chiamata «meditazione» (termine che è stato

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usato per lo più per indicare altro), bensì preghierapura, esychia, preghiera spirituale, preghiera vera,ecc., ma gli elementi fondamentali che l’hanno ca-ratterizzata sono molto simili a quelli proposti dallamaggior parte dei cammini orientali: innanzituttoun percorso propedeutico «pratico», fondato sul-l’osservazione di sé e delle proprie dinamiche inte-riori e sulla coltivazione di ben determinati atteg-giamenti miranti a «pulire» corpo, psiche e spiritoe a renderli più adatti all’incontro con una dimen-sione di ulteriorità; poi un metodo finalizzato a con-centrare la mente, il cuore, l’anima e le energie e amantenerli concentrati; infine, l’ingresso in una di-mensione di silenzio della mente, terreno e condi-zione per l’incontro col divino Oltre.

Evagrio Pontico, con i suoi testi sulla vita pra-tica e sulla preghiera, è punto nodale di questo per-corso. Axel esplora il prima-di-Evagrio e il dopo-di-Evagrio, illustrandoci vari autori, ma scegliegiustamente di mettere al centro il suo insegna-mento. Per chi si muove tra cristianesimo e yoganon può infatti non saltare subito agli occhi la so-miglianza tra la definizione della preghiera che Eva-grio ci offre nel cap. 70 del suo trattato De Oratione:«Preghiera vuol dire rimozione dei pensieri» e ladefinizione dello yoga secondo il testo fondativodello yoga, gli Yoga-Sūtra di Patañjali: «Lo yoga èla sospensione dei movimenti della mente». Apo-thesis noēmatōn, scrive Evagrio, Yogaś-citta-vrtti-nirodhah, recita Patañjali. Entrambi fermamente

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convinti che se si desidera accedere a quello che ilprimo potrebbe chiamare il «luogo di Dio» e il se-condo il «luogo del Sé» è necessario «deporre»,«mettere giù», «accantonare», «mettere da parte»quanto la mente va di solito instancabilmente pro-ducendo. Di fronte a questo accostamento, chi hasempre sentito dire solo che la preghiera consistenel «parlare» con Dio e nel rivolgere a Lui parole,preghiere, gesti (tutte cose che Evagrio non disco-nosce affatto, ma che integra con la possibilità dellapreghiera silenziosa), vede aprirsi nuovi orizzontidi relazione col Divino e col fondo silenzioso cheabita le profondità dell’essere.

La meditazione e la preghiera pura di cui quiAxel ci indica le linee fondamentali viene infattidescritta come «uno stato di quiete, uno stato che ècaratterizzato dall’assenza di ogni riflessione, pen-siero, immagine, ovvero di ogni movimento dellanostra mente; uno stato mentale libero da ogni con-tenuto». Uno spazio in cui non siamo noi a doverfare, non è la nostra mente a dover produrre pensieri,parole, immagini, ovvero non siamo noi il centro.Il protagonista è l’Oltre-noi, che si ritrova ospitatonello spazio silenzioso e aperto del nostro essere.

Alla base di questa ricerca c’è la percezionechiara di un’eccedenza del divino rispetto a qualunquetipo di rappresentazione e, di conseguenza, la neces-sità per noi di incontrarlo al di là di esse e non ingab-biato dentro di esse. «Si tratta in questo processo disuperare tutte le rappresentazioni mentali che lasciano

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un’impronta (typos) nella mente, perché, se Dio èimmateriale e senza forma, come afferma Evagrio,qualsiasi traccia, qualsiasi immagine, qualsiasi rap-presentazione mentale non può essere Dio». Si trattadi liberare la mente per poter incontrare Ciò che digran lunga la supera. Axel Bayer sottolinea che è«importante notare che lo svuotamento mentale nonè fine a se stesso, acquista senso solo nella misura incui il vuoto si apre all’incontro con Dio». Un incontroche può avvenire con maggiore intensità e verità ex-tra-mentis, fuori dalla mente ordinaria, in un altrospazio in noi, più adatto perché meno condizionatodai contenuti ordinari dell’io. «Si tratta di un incontrointimo che oltrepassa il pensiero, la ragione, la parola.È un incontro intuitivo, o meglio, intellettivo, nelsenso che Evagrio attribuisce a questa nozione: l’in-telletto purificato e limpido diventa libero per esserein contatto, in ‘dialogo’ con Dio, per svolgere la suafunzione più appropriata, la preghiera: “La preghiera[...] dispone l’intelletto ad esercitare la sua propriaattività”». La tradizione indiana metterebbe la parolabuddhi al posto della parola «intelletto», ma concor-derebbe in pieno con queste parole.

Certo, lo stato della preghiera pura, per essereattinto e sperimentato, dev’essere preceduto da uncammino. La mente non lascia andare facilmente lesue rappresentazioni e non lascia agevolmente lospazio libero ad altro. Per insicurezza, per paura, maanche semplicemente per abitudine. È esperienza co-mune ineludibile la percezione del chiacchierio della

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mente quando ci si propone di entrare in uno statosilenzioso. Anche questa è esperienza trasversale alleculture e propria dell’umano. Perciò maestri e metodici conducono. E anche su questo punto il testo diAxel Bayer ci è di aiuto. L’Autore ci fa infatti notarecome anche nella formulazione del percorso di av-vicinamento allo stato silenzioso, Evagrio e Patañjalipresentano delle somiglianze. La «via pratica» diEvagrio e gli yama e niyama degli Yoga-Sūtra sonopercorsi non equivalenti, ma certo molto simili. Ènecessario un percorso perché la mente possa arrivarea sospendere i movimenti che è abituata a produrre.«Tutto il lavoro della vita pratica, con la sua analisidei pensieri, mira a rendere più consapevoli i movi-menti della mente e a raggiungere, attraverso questaconsapevolezza e con la grazia di Dio, uno stato didistacco che permette all’orante, nel momento dellapreghiera, di mettere da parte i propri pensieri e diaprirsi a una dimensione che non è più determinatada essi, una dimensione che lascia spazio a qualco-s’altro, ad un Oltre». A questo il nostro Autore ag-giunge anche un accenno all’importanza dei gradinisuccessivi dello yoga di Patañjali, la postura e la re-spirazione, che possono essere facilmente confrontaticon le indicazioni dei padri della Filocalia, a cui ven-gono qui dedicate diverse pagine. Certo, lo yoga suquesto versante è sistema più complesso e raffinato,ma colpisce e sorprende scoprire che anche nelleistruzioni per la preghiera cristiana è stata data tantaattenzione agli atteggiamenti del corpo e del respiro.

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Molto utile per il lettore l’ultimo capitolo, ilVI, in cui Axel Bayer fa emergere più liberamentela propria esperienza sia di orante-meditante che diistruttore-insegnante e traccia, riassumendolo conun linguaggio più vicino a noi, gli elementi essenzialidi un percorso possibile per chiunque voglia incam-minarsi sul sentiero meditativo. Trovano spazio qui,oltre a elementi già citati, anche indicazioni sullapratica, sul rilassamento, sulla concentrazione, sulruolo del maestro, sull’importanza della condivisionee, soprattutto, sulla centralità dell’abbandono. Tuttielementi che troviamo presenti nelle varie vie spiri-tuali e che emergono dall’osservazione dell’animoumano, delle sue illusioni e dei suoi aneliti. Il lin-guaggio del nostro Autore nell’ultimo capitolo si fapiù attento a noi, alle motivazioni e alle difficoltàdella ricerca spirituale della donna e dell’uomo dioggi e ci incoraggia a metterci in cammino.

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