Medicine per il corpo e medicine per la mente

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Medicine per il Corpo e medicine per la Mente Più volte, in passato, mi sono ritrovata di fronte al mio Mac bianco in cerca di ispirazione, sguardo miope e occhiali pesanti, determinata nell'intento di produrre qualcosa di bello da leggere o che fosse perlomeno fruibile da una nicchia di lettori non meglio definita. Tra blocchi creativi e improrogabili impegni del momento, ho sempre abbandonato il mio progetto dopo poche pagine, spesso condizionata da un forte spirito autocritico e perfezionista. Colpa mia quindi, o forse colpa della mancanza di un tema importante da condividere, di un ideale da tenere alto o di una causa da sostenere e per cui lottare strenuamente. Leggi anche: "Federica chiede aiuto al web" Bene. Credo che sia finalmente arrivato il momento di scrivere qualcosa, e non tanto per il gusto di farlo ma principalmente perché sulle mie spalle grava il peso di una storia talmente difficile e articolata che sarebbe davvero stupido non raccontarla. E se questa storia potrà servire come esempio o guida allora avrò raggiunto quello che, per me, è lo scopo primario della scrittura, ossia la condivisione di esperienze forti e importanti, che possano servire da incoraggiamento per gli altri contribuendo così al progressivo miglioramento della società in cui viviamo. Credo nel potere terapeutico delle esperienze: ogni vicenda, anche se negativa , può senz'altro essere trasformata in un'occasione di crescita personale, in un'opportunità di cambiamento e miglioramento interiore, e questo succede soprattutto quando la nostra vita viene messa in pericolo, quando per paura di perderla iniziamo, finalmente, ad attribuirle il giusto valore. Non è un caso che nella lingua cinese, notoriamente più figurativa e profonda della nostra, la parola "Crisi" sia rappresentata tramite l'utilizzo di due ideogrammi distinti: e , dove il primo significa "Pericolo" mentre il secondo "Opportunità". Ciò significa che un momento problematico o un grande ostacolo potrà trasformarsi potenzialmente in un'occasione per migliorare la propria esistenza e per comprendere l'importanza dei valori, degli affetti e della vita in generale, oppure evolversi inseguendo strade che prima difficilmente avremmo potuto anche solo immaginare. La mia esperienza di malattia rappresenta un'occasione irripetibile, utile a comprendere il senso primario e originario della vita: un modo, per quanto doloroso, di comprendere l'esistenza e la sua essenza vulnerabile e provvisoria. Nel mio tortuoso percorso verso la guarigione , accanto a quelle che io chiamo "Medicine per il Corpo", sperimento tutti i giorni le cosiddette "Medicine per la Mente", che riguardano semplicemente la capacità di mantenere uno stato vitale alto utilizzando metodi differenti: sono convinta che il nostro corpo possieda un innato potere di autoguarigione, siamo noi a decidere di guarire e quando lo facciamo ogni singola cellula del nostro corpo si muove prepotentemente in questa direzione. Lo dice la medicina orientale, proiettata sulla cura dell'individuo nel suo complesso, considerato sia da un punto di vista fisico che spirituale, contro la scienza occidentale che invece considera il solo organo malato e ci fa credere che possa bastare un "taglia e cuci" per uscire dall'impasse. Tutti noi, questo è certo, siamo in grado di interpretare i segnali che il nostro organismo ci invia e tutti noi possiamo capire quali strade percorrere per aiutare il nostro corpo a contrastare un male che purtroppo, oggi, diventa sempre più comune e aggressivo. Abbiamo il dovere di andare avanti a testa alta, combattendo la malattia prima di tutto con la mente, e non dobbiamo fermarci per nessun motivo. Incontreremo numerosi ostacoli, ma se ci fermiamo o ci lasciamo scoraggiare e annientare da questi non potremo mai assaporare il gusto della vittoria. Mi piace ricordare una frase di Nichiren Daishonin che una cara amica ama citare nei momenti "così così": "Il viaggio da Kamakura a Kyoto dura dodici giorni: se viaggi per undici giorni e ti fermi quando ne manca uno solo, come puoi ammirare la luce sopra la capitale?". Una frase che non ha bisogno di commenti, talmente bella e significativa che parla da sola in modo meraviglioso. Un anno e mezzo fa, qualche giorno dopo il primo intervento, il chirurgo mi disse: "C'era una possibilità su un milione che questo intervento fosse attuabile. Tu ti sei aggrappata a quella possibilità ed eccoci qua. Vedi di continuare così". A dicembre del 2011, dopo il secondo intervento effettuato d'urgenza, lo stesso chirurgo disse a mia madre che non sapeva se ce l'avrei fatta. Dopo più di dieci mesi sono ancora qui e sto abbastanza bene. La mia vita è piuttosto "articolata" e ci sono alti e bassi, ma sto combattendo con tutte le mie forze perché amo la vita e le piccole gioie che questa ci regala. Giorno per giorno, dopo numerosi tentativi e altrettanti fallimenti, ho capito che l'unico modo per combattere e contrastare la malattia deve essere ricercato nell'utilizzo integrato di più metodi, Medicine per il corpo da una parte e Medicine per la mente

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Medicine per il Corpo e medicine per la Mente

Più volte, in passato, mi sono ritrovata di fronte al mio Mac bianco in cerca di ispirazione, sguardo miope e occhiali pesanti,

determinata nell'intento di produrre qualcosa di bello da leggere o che fosse perlomeno fruibile da una nicchia di lettori non

meglio definita.

Tra blocchi creativi e improrogabili impegni del momento, ho sempre abbandonato il mio progetto dopo poche pagine, spesso

condizionata da un forte spirito autocritico e perfezionista. Colpa mia quindi, o forse colpa della mancanza di un tema

importante da condividere, di un ideale da tenere alto o di una causa da sostenere e per cui lottare strenuamente.

Leggi anche: "Federica chiede aiuto al web"

Bene. Credo che sia finalmente arrivato il momento di scrivere qualcosa, e non tanto per il gusto di farlo ma principalmente

perché sulle mie spalle grava il peso di una storia talmente difficile e articolata che sarebbe davvero stupido non raccontarla. E se

questa storia potrà servire come esempio o guida allora avrò raggiunto quello che, per me, è lo scopo primario della scrittura,

ossia la condivisione di esperienze forti e importanti, che possano servire da incoraggiamento per gli altri contribuendo così al

progressivo miglioramento della società in cui viviamo.

Credo nel potere terapeutico delle esperienze: ogni vicenda, anche se negativa, può senz'altro essere trasformata in un'occasione

di crescita personale, in un'opportunità di cambiamento e miglioramento interiore, e questo succede soprattutto quando la

nostra vita viene messa in pericolo, quando per paura di perderla iniziamo, finalmente, ad attribuirle il giusto valore. Non è un

caso che nella lingua cinese, notoriamente più figurativa e profonda della nostra, la parola "Crisi" sia rappresentata tramite

l'utilizzo di due ideogrammi distinti: 危 e 机, dove il primo significa "Pericolo" mentre il secondo "Opportunità".

Ciò significa che un momento problematico o un grande ostacolo potrà trasformarsi potenzialmente in un'occasione per

migliorare la propria esistenza e per comprendere l'importanza dei valori, degli affetti e della vita in generale, oppure evolversi

inseguendo strade che prima difficilmente avremmo potuto anche solo immaginare. La mia esperienza di malattia rappresenta

un'occasione irripetibile, utile a comprendere il senso primario e originario della vita: un modo, per quanto doloroso, di

comprendere l'esistenza e la sua essenza vulnerabile e provvisoria.

Nel mio tortuoso percorso verso la guarigione, accanto a quelle che io chiamo "Medicine per il Corpo", sperimento tutti i giorni

le cosiddette "Medicine per la Mente", che riguardano semplicemente la capacità di mantenere uno stato vitale alto utilizzando

metodi differenti: sono convinta che il nostro corpo possieda un innato potere di autoguarigione, siamo noi a decidere di guarire

e quando lo facciamo ogni singola cellula del nostro corpo si muove prepotentemente in questa direzione. Lo dice la medicina

orientale, proiettata sulla cura dell'individuo nel suo complesso, considerato sia da un punto di vista fisico che spirituale, contro

la scienza occidentale che invece considera il solo organo malato e ci fa credere che possa bastare un "taglia e cuci" per uscire

dall'impasse.

Tutti noi, questo è certo, siamo in grado di interpretare i segnali che il nostro organismo ci invia e tutti noi possiamo capire quali

strade percorrere per aiutare il nostro corpo a contrastare un male che purtroppo, oggi, diventa sempre più comune e aggressivo.

Abbiamo il dovere di andare avanti a testa alta, combattendo la malattia prima di tutto con la mente, e non dobbiamo fermarci

per nessun motivo. Incontreremo numerosi ostacoli, ma se ci fermiamo o ci lasciamo scoraggiare e annientare da questi non

potremo mai assaporare il gusto della vittoria.

Mi piace ricordare una frase di Nichiren Daishonin che una cara amica ama citare nei momenti "così così": "Il viaggio da

Kamakura a Kyoto dura dodici giorni: se viaggi per undici giorni e ti fermi quando ne manca uno solo, come puoi ammirare la

luce sopra la capitale?". Una frase che non ha bisogno di commenti, talmente bella e significativa che parla da sola in modo

meraviglioso.

Un anno e mezzo fa, qualche giorno dopo il primo intervento, il chirurgo mi disse: "C'era una possibilità su un milione che

questo intervento fosse attuabile. Tu ti sei aggrappata a quella possibilità ed eccoci qua. Vedi di continuare così". A dicembre del

2011, dopo il secondo intervento effettuato d'urgenza, lo stesso chirurgo disse a mia madre che non sapeva se ce l'avrei fatta.

Dopo più di dieci mesi sono ancora qui e sto abbastanza bene. La mia vita è piuttosto "articolata" e ci sono alti e bassi, ma sto

combattendo con tutte le mie forze perché amo la vita e le piccole gioie che questa ci regala.

Giorno per giorno, dopo numerosi tentativi e altrettanti fallimenti, ho capito che l'unico modo per combattere e contrastare la

malattia deve essere ricercato nell'utilizzo integrato di più metodi, Medicine per il corpo da una parte e Medicine per la mente

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dall'altra, con l'intento di attaccare il nemico da più fronti, senza mai abbassare la guardia. E in questo percorso ho incontrato

anche la scrittura, la scrittura come sfogo, come passione, ma soprattutto come terapia: scrivere per fissare gli avvenimenti, per

immortalare le diverse fasi di una storia, per mettere ordine a una situazione contorta, trovare soluzioni, rivivere, analizzandola

in modo distaccato, una vicenda. Un po' come nel romanzo di Italo Svevo "La Coscienza di Zeno", dove la scrittura riesce a

risolvere il conflitto dell'ultima sigaretta che offusca la mente del protagonista.

Da questa riflessione e dalla mia esperienza di malattia è nato il sito TantoVincoIo, un luogo di condivisione dedicato al concetto

di cura, al momento volto anche alla raccolta di fondi, uno spazio all'interno del quale confluiscono informazioni, scambi di

opinioni e ricerca attiva sulle tematiche della salute. Non mi dilungo sulla descrizione del sito, che sarà riprogettato e reso più

"usabile" nelle prossime settimane, ma vi rimando direttamente al link, sperando che possiate apprezzare lo spirito che lo anima

e che anima questo blog.