Mazzini Ojetti MBazzotti IT-EnG 2011

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30/06/13 mazzini1 www.dotguitar.it/zine/approfondimenti/mazzini1.html 1/5 Giuseppe Mazzini chitarrista, visto da Ugo Ojetti Eppure quella “chitarra, così intima” e che era “parte della sua vita stessa” (M. R. Brondi) per il propugnatore della Giovina Italia prima e della Giovine Europa, avrebbe ispirato anche un altro scrittore, un intellettuale di destra diremmo oggi: Ugo Ojetti (Roma 1871 – Firenze 1946), critico d’arte e pioniere della generazione degli elzeviristi. Nel 1922 Ojetti iniziò la collaborazione col «Corriere», di cui poi assunse la direzione tra il 1925 e il 1927, attraverso gli articoli denominati Cose viste. Nei sette volumi che ne costituiscono l’intera raccolta vi sono cose viste nell’arco di quasi vent’anni, dal 1921 al 1939 e oltre: tra i primi vi è quello oggetto del nostro interesse. Ojetti diverrà poi fondatore e direttore di «Pègaso» (1929) e «Pan» (1933), riviste sulle arti che contengono recensioni e articoli di Mario Castelnuovo-Tedesco, su varie tematiche (ad esempio, il neo-classicismo). Oggi la sua biblioteca e i suoi manoscritti sono raccolti nel fondo Ojetti, alla Biblioteca nazionale centrale di Firenze. Ci piace pensarlo nella Firenze del mandolinista compositore È difficile aggiungere qualcosa di nuovo su Mazzini e la chitarra, dopo quanto testimoniato da lui stesso, poi raccolto nella prima edizione degli Scritti editi e inediti dell’edizione nazionale (1906-1943, Imola: ed. P. Galeati), a quanto scritto da Maria Rita Brondi ne Il Liuto e la Chitarra nonché su vari quotidiani e riviste musicali quali il Plettro, La Chitarra, ai più recenti studi di Stefano Ragni, fino alle numerose conferenze concerto organizzate da Marco Battaglia

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Giuseppe Mazzini chitarrista, visto da Ugo Ojetti

Eppure quella “chitarra,così intima” e che era“parte della sua vitastessa” (M. R. Brondi) peril propugnatore dellaGiovina Italia prima e dellaGiovine Europa, avrebbeispirato anche un altroscrittore, un intellettualedi destra diremmo oggi:Ugo Ojetti (Roma 1871 –Firenze 1946), criticod’arte e pioniere dellagenerazione deglielzeviristi. Nel 1922 Ojettiiniziò la collaborazione col«Corriere», di cui poiassunse la direzione tra il1925 e il 1927, attraverso gli articoli denominati Cose viste. Nei sette volumi che necostituiscono l’intera raccolta vi sono cose viste nell’arco di quasi vent’anni, dal 1921 al1939 e oltre: tra i primi vi è quello oggetto del nostro interesse.

Ojetti diverrà poi fondatore e direttore di «Pègaso» (1929) e «Pan» (1933), riviste sulle artiche contengono recensioni e articoli di Mario Castelnuovo-Tedesco, su varie tematiche (adesempio, il neo-classicismo).

Oggi la sua biblioteca e i suoi manoscritti sono raccolti nel fondo Ojetti, alla Bibliotecanazionale centrale di Firenze. Ci piace pensarlo nella Firenze del mandolinista compositore

È difficile aggiungere qualcosa di nuovo su Mazzini e la chitarra, dopo quanto testimoniatoda lui stesso, poi raccolto nella prima edizione degli Scritti editi e inediti dell’edizionenazionale (1906-1943, Imola: ed. P. Galeati), a quanto scritto da Maria Rita Brondi ne IlLiuto e la Chitarra nonché su vari quotidiani e riviste musicali quali il Plettro, La Chitarra, aipiù recenti studi di Stefano Ragni, fino alle numerose conferenze concerto organizzate daMarco Battaglia

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Carlo Munier (1859-1911), del chitarrista e giornalista Sante Bargellini (1867-1932) e del suovecchio maestro Luigi Castagna, e frequentata spesso dall’hallesista Italo Meschi (1887-1957).L’articolo in questione è stato scritto 90 anni fa alla vigilia del cinquantenario della morte diMazzini.

Memoriale Mazzini è ora denominata la casadove Giuseppe Mazzini spirò a Pisa il 10marzo 1872. L’edificio, gravementedanneggiato durante il bombardamentodella città del 31 agosto 1943, fu ricostruitonel dopoguerra, e inaugurato nel 1952dall’allora Presidente della Repubblica LuigiEinaudi.

Al momento in cui andiamo in stampa, siattende ancora che il sitodomusmazziniana.it, ente morale di dirittopubblico patrocinato dalla Presidenza delConsiglio, riapra finalmente i battenti, dopoil restauro per il 150° dell’Unità d’Italia.

Nota: Il testo è stato confrontato con latraduzione inglese As They Seemed To Me,pubblicata per la prima volta nel 1927 conl’approvazione dell’autore (e ristampata nel1968) come “The Guitar of Mazzini”: le noteaggiunte tra parentesi quadrataappartengono a questa seconda edizione.

LA CHITARRA DI MAZZINI.

Pisa, 17 novembre[, 1921].Sono tornato nella casa dov’è mortoMazzini, in via Sant’Antonio, per vedere lecarte e i libri che i figli di Janet RosselliNathan hanno l’altro ieri donati a questopiccolo museo di cimelii mazziniani. S’è

detto che con la guerra Mazzini e le sue speranze erano ridiscese fra noi sulla terra.

Nella geografia politica certo, almeno per noi; ma pel resto, cominciando dalla moralepolitica, immagino che l’anno venturo nel cinquantenario della morte di lui, un esame dicoscienza sia per riuscire poco consolante. «Spesso penso che, quando finalmente vilascerò, tutti lavorerete con più fede, con più ardore, per far sì ch’io non abbia vissutoinvano.» Queste parole stanno incise in una targa di pietra, sulle scale, davanti alla porta diGiuseppe Mazzini.

C’è da arrossire, fratelli miei, rossi, bianchi, neri, tricolori, e magari verdi. […]

Tra i nomi citati da Ojetti vi sono quelli di Janet Rosselli Nathan, la prediletta del Mazzini ilquale fu suo ospite a Pisa, e del suo intimo amico avvocato Filippo Bettini (1803-1869)compagno d’ideali, ma non d’azione. Il brano, tanto lucido e spietato nella sua analisi, ci

pare scritto ieri per l’oggi.

Ma di queste reliquie la più viva, almeno per me, è la chitarra di Mazzini. Una lettera diFilippo Bettini, del 7 novembre 1866, accompagna questo dono a Janet Nathan: «GiuseppeMazzini mio vecchio amico mi scrisse di far pervenire a Vossignoria una chitarra che fu già disua madre e che serbava come memoria.» È intatta, ha solo tre corde spezzate. Anche in

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La chitarra G. Fabricatore appartenuta a Giuseppe Mazzini (Genova, Museo del Risorgimento, prima delrestauro di Pio Montanari e Luigi Gazzolo)

carcere se la portò, e anche sul trono, sul suo effimero trono di triumviro della Repubblicaromana, quando, per l’assedio, viveva di pane e d’uva, e a notte alta, dopo una giornata dilavoro e di febbre, nella sua stanzuccia al Quirinale s’abbandonava, a mezza voce, acantare. Non è qui il segreto dell’anima sua che per le porte della musica s’involavanell’infinito? Non è sepolta qui, dentro questa cassa sonora di legno color d’oro, l’animaprofonda dell’apostolo, cioè del poeta? Vedo il sorriso dei lettori: un uomo di Stato, unfilosofo, un apostolo che suona la chitarra e canta. Sì, non s’usa più. E di Mazzini infattinon ce n’è più.M’affaccio al balconcino di ferro che dà sul giardino tutto potato, adesso, pettinato,inghiaiato che è un amore. Qui, nel suo ultimo inverno, egli usciva a godersi un po’ di sole,avvolto nel grande scialle a righe. Ecco l’arancio piantato da lui. È bello, lucido, vigoroso.Gli è stato, dopo cinquant’anni, più fedele degli uomini.

Ugo Ojetti, Cose Viste, Tomo Primo, Milano: Fratelli Treves, F.lli Treves, 1925, pp. 28-31

ENGLISH VERSION

It is difficult to addsomething new aboutMazzini and the guitar,beyond what he himselfwitnessed, and thencollected in the firstnational edition ofpublished andunpublished writings(1906-1943, Imola, by P.Galeati). Beyond whatwas written by MariaRita Brondi in his bookThe Lute and Guitar aswell as in variousnewspapers and Italianmusic magazines, until

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the fresh studies byStefano Ragni and the

conference- concerts by Marco Battaglia.

Yet Mazzini’s guitar was “so intimate”, being“part of his life” (Brondi MR) for the firstfounder of Young Italy first and Young Europe after. Its guitar have also inspired anotherwriter, an intellectual of the right party we would say today: Ugo Ojetti (Rome 1871 -Florence 1946), art critic and pioneer of the generation of newspaper entry literaryarticles. In 1922 Ojetti began his cooperation with the Evening Courier, of Milan, which hetook over between 1925 and 1927. In these years he wrote the series of brief articles calledSeen Things. In the seven volumes that make up the entire collection there are things seenover nearly twenty years, from 1921 to 1939 and beyond: the top is the object of ourinterest.

Ojetti later to become founder and director of "Pegasus" (1929) and 'Pan' (1933), artsmagazines that contain articles and reviews of Mario Castelnuovo-German, on various topics(for example, the neo-classicism).

Today, his library and hismanuscripts are collected in thebottom Ojetti, the National CentralLibrary of Florence. We like tothink in mandolinist Florence ofcomposer Carlo Munier (1859-1911), the guitarist and journalistSante Bargellini (1867-1932) and hisold master Luigi Castagna, andoften attended by Italo Meschi(1887-1957), a follower of hallesim.

The current article was written 90years ago on the eve of the fiftiethanniversary of the death ofMazzini. Among the names

mentioned by Ojetti are those of Janet Nathan Rosselli, the darling of Mazzini who was hisguest at Pisa, his close friend and attorney Philip Bettini (1803-1869) companion of ideals,but not of action. The song, so lucid and ruthless in his analysis, there seems to havewritten yesterday for today.

Memorial Mazzini is nowadays called the house where Giuseppe Mazzini died in Pisa March10, 1872. The building was severely damaged during the bombing of the city on August 31,1943, was rebuilt after the war, in 1952 and inaugurated by the then President of theRepublic Luigi Einaudi. At the time we went to press, is still waiting for the sitedomusmazziniana.it, a legal entity under public law sponsored by the Presidency of theCouncil finally reopened its doors after the restoration of 150th of Italian Unification.M.Bazzotti

THE GUITAR OF MAZZINIPisa, November 17, 1921I went back to the house where Mazzini died, in the via Sant’Antonio, to see the papers andthe books that the children of Janet Rosselli Nathan gave the day before yesterday to thislime museum of Mazzinian relics.

It has been said that with the war Mazzini and his hopes once more came down to earthamongst us. In political geography indeed, for us at least; but for the beginning withpolitical morals, I think that next year, the fiftieth anniversary of his death, an examinationof conscience will not be very consoling for any of us. I often think that, when at last I shall

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leave you, you will all work with greater faith, with greater ardour, so that I may not havelived in vain.’

[…]

But of these relics the most distant isMazzini’s guitar. A letter from Filippo Bettini,dated November 7, 1866, accompanies this giftto Janet Nathan: ‘Giuseppe Mazzini, my oldfriend, wrote to me asking me to send you aguitar which once belonged to his mother andwhich he kept as a memory.’

It is intact, only three strings are snapped. Hetook it even to prison with him, and on thethrone, on his ephemeral throne as triumvir ofthe Roman Republic, when, because of thesiege, he lived on bread and grapes, and inthe depths of the night, after a day of workand fever, he abandoned himself, in his littleroom at the Quirinal, to singing under hisbreath. Is not this the secret of his soul,which, through the gates of music, flew awayinto the infinite? Is there not buried here, inthis sounding box of golden yellow wood, theprofound soul of the apostle, that is of thepoet?

I can see the smile of my readers: a statesman, a philosopher, an apostle, playing the guitarand singing. Indeed, it is no longer the fashion. And in truth there are no Mazzinis.

I lean out over the little iron balcony which looks on to the garden, clipped now, raked andgravelled, a perfect little garden. Here, during his last winter, he used to come out toenjoy a little sunshine, wrapped in his great plaid. There is the orange-tree he planted. It isfine, polished, vigorous. After fifty years, it has been truer to him than men have been.

Ugo Ojetti, As They Seemed To Me, London, Methuen & Co. 1927, p. 27-29

These words arc carved on a stone tablet, on the stain before Giuseppe Mazzini’s doorway.That may well make us blush, my brothers, all of us: red, white and black, tri-coloured and,

if you will, green.