(Matteo 5,13-16) · Voi siete la luce del mondo; ... Chi vive secondo il vangelo è una manciata di...

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FOGLIO DI INFORMAZIONE INTERPARROCCHIALE PARROCCHIE DI MOGLIANO VENETO www.parrocchiemogliano.it Collaborazione Pastorale di: Cuore Immacolato di Maria, Sacro Cuore, S. Antonio, S.Carlo, S. Elena Imperatrice, S. Marco, S. Maria Assunta, SS. Teonisto e Comp. Martiri Ai tuoi discepoli, Gesù, non chiedi solamente di andare a messa la domenica e di pregare al mattino e alla sera. Di questo, certo, hanno bisogno, ma per vivere una missione impegnativa in mezzo agli uomini e alle donne di questo tempo. Essere sale che dà sapore a quello che accade nella vita quotidiana: alla fatica di costruire un mondo nuovo nella legalità e nella solidarietà, al tentativo di offrire benessere e sicurezza a tanti lavoratori e alle loro famiglie, ai progetti che intendono favorire l’assistenza ai malati e agli anziani e un’educazione che accetta le sfide e le domande delle giovani generazioni. Ma per essere sale bisogna accettare non di marciare in gruppo, compatti, ma di sciogliersi, senza paura, nelle più diverse situazioni, rischiando gesti e parole che hanno il profumo della serietà, della competenza, dell’onestà. Essere luce che rischiara anche quei momenti in cui si è tentati di mollare tutto, di gettare la spugna perché si attraversa una prova difficile, perché le tentazioni sono tante, perché brucia sulla pelle l’isolamento a cui si è condannati quando non si obbedisce alle parole d’ordine. Gesù, grazie allo Spirito anche oggi il sapore del bene non si è perduto e la luce della speranza continua a brillare. Roberto Laurita La Laudato sì del profeta -seconda parte- L’esperienza interiore del profeta è caparra dell’avvento, certo ancora lontano, di un giorno di beatitudine cosmica che includerà il lavoro umano e il nostro rapporto con gli animali: “Beati voi! Seminerete in riva a tutti i fiumi e lascerete in libertà buoi e asini». Isaia, dando voce all’anima biblica più profonda, è cosciente che la subordinazione degli animali ai nostri gioghi è una condizione imperfetta. Essi hanno valore in sé stessi: sono una «cosa buona» arrivata sulla terra prima di noi, a fare compagnia al loro Creatore. Nessuna creatura ha dignità se è solo funzionale all’uomo. E le schiene ricurve e spezzate dal lavoro – tantomeno quelle degli schiavi – non possono essere il destino della terra. È questo il grande messaggio dello Shabbat, che è segno e profezia della nostra vocazione più vera. Isaia lo sa e ci invita a edificare giorni che siano sempre più vicini al suo Sabato. Oggi avremmo tutte le risorse e tutta la tecnologia per raddrizzare la schiena dei lavoratori, per liberare gli schiavi, per lasciare in «libertà buoi e asini», e invece le schiene sono sempre spezzate, gli schiavi aumentano, gli animali ancora sfruttati o, errore non meno grave, idolatrati. La tecnologia invece di liberarci dalle antiche servitù rischia di asservirci a macchine sempre più padrone della nostra anima, del nostro tempo, delle nostre relazioni, divoratrici del nostro silenzio. E, dal cuore dei nostri giorni, la Bibbia continua a ricordarci che «in principio non era così», e che quindi «verrà un giorno» quando non sarà più così. I profeti ne sono certi. Noi possiamo almeno sperarlo, nell’attesa operosa di quel giorno quando lo «spirito scenderà dall’alto». Isaia aveva iniziato il suo libro contrapponendo la ribellione e la disubbidienza del popolo alla docilità e alla mansuetudine del bue e dell’asino. Tutto il suo libro è popolato di animali. Ora, dopo il lamento sulle città distrutte, l’apocalisse, i canti della sentinella e della pietra scartata, ecco tornare questi due animali. Due animali docili che la tradizione cristiana ha voluto mettere come compagni della notte più bella della storia. Ma non li ha voluti legare a un giogo, né ha posto una soma sul loro dorso. Ce li ha donati a riposo in una mangiatoia, che respirando donavano il loro soffio (ruah) caldo a un neonato e alla sua mamma. In quella grotta c’era tutta la Bibbia, c’era Isaia con la sua promessa di un altro giorno, di un altro lavoro, di un altro rapporto con la creazione, finalmente fraterno. Laudato si’. Da L. Bruni, In ascolto della vita, Avvenire 8 ottobre 2016. In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null'altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente. Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli». «Voi siete il sale, voi siete la luce della terra». Il Vangelo è sale e luce, è come un istinto di vita che penetra nelle cose, si oppone al loro degrado e le fa durare. È come un istinto di bellezza, che si posa sulla superficie delle cose, come fa la luce, le accarezza, non fa rumore, non fa violenza mai, ne fa invece emergere forme, colori, armonie e legami, il più bello che c'è in loro. Così il discepolo-luce è uno che ogni giorno accarezza la vita e ne rivela il bello, uno dai cui occhi emana il rispetto amoroso per ogni vivente. Voi siete il sale, voi avete il compito di preservare ciò che nel mondo vale e merita di durare, di opporvi ai corruttori, di dare sapore, di far gustare il buono della vita. Voi siete la luce del mondo. Una affermazione che ci sorprende, che Dio sia luce lo crediamo; ma credere che anche l'uomo sia luce, che lo sia anch'io e anche tu, con i nostri limiti e le nostre ombre, questo è sorprendente. E lo siamo già adesso, se respiriamo vangelo. La luce è il dono naturale di chi ha respirato Dio. Quando tu segui come unica regola di vita l'amore, allora sei luce e sale per chi ti incontra. Quando due sulla terra si amano, diventano luce nel buio, lampada ai passi di molti, piacere di vivere e di credere. In ogni casa dove ci si vuol bene, viene sparso il sale che dà sapore buono alla vita. Chi vive secondo il vangelo è una manciata di luce gettata in faccia al mondo (Luigi Verdi). E non facendo il maestro o il giudice, ma con le opere: risplenda la vostra luce nelle vostre opere buone. Sono opere di luce i gesti dei poveri, di chi ha un cuore bambino, degli affamati di giustizia, dei mai arresi cercatori di pace, i gesti delle beatitudini, che si oppongono a ciò che corrompe il cammino del mondo: violenza e denaro. La luce non illumina se stessa, il sale non serve a se stesso. Così ogni credente deve ripetere la prima lezione delle cose: a partire da me, ma non per me. Una religione che serva solo a salvarsi l'anima non è quella del Vangelo. Ma se il sale perde sapore, se la luce è messa sotto a un tavolo, a che cosa servono? A nulla. Così noi, se perdiamo il vangelo, se smussiamo la Parola e la riduciamo a uno zuccherino, se abbiamo occhi senza luce e parole senza bruciore di sale, allora corriamo il rischio mortale dell'insignificanza, di non significare più nulla per nessuno. L'umiltà della luce e del sale: perdersi dentro le cose. Come suggerisce il profeta Isaia: «Illumina altri e ti illuminerai, guarisci altri e guarirai» (Isaia 58,8). Non restare curvo sulle tue storie e sulle tue sconfitte, ma occupati della terra, della città. Chi guarda solo a se stesso non si illumina mai. ( di Ermes Ronchi ) nr. 87 Domenica 5 febbraio 2017 (Matteo 5,13-16) DOMENICA V DEL TEMPO ORDINARIO Anno A

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FOGLIO DI INFORMAZIONE INTERPARROCCHIALE PARROCCHIE DI MOGLIANO VENETO www.parrocchiemogliano.it

Collaborazione Pastorale di: Cuore Immacolato di Maria, Sacro Cuore, S. Antonio, S.Carlo, S. Elena Imperatrice, S. Marco, S. Maria Assunta, SS. Teonisto e Comp. Martiri

Ai tuoi discepoli, Gesù, non chiedi solamente di andare a messa la domenica e di pregare al mattino e alla sera. Di questo, certo, hanno bisogno, ma per vivere una missione impegnativa in mezzo agli uomini e alle donne di questo tempo. Essere sale che dà sapore a quello che accade nella vita quotidiana: alla fatica di costruire un mondo nuovo nella legalità e nella solidarietà, al tentativo di offrire benessere e sicurezza a tanti lavoratori e alle loro famiglie, ai progetti che intendono favorire l’assistenza ai malati e agli anziani e un’educazione che accetta le sfide e le domande delle giovani generazioni. Ma per essere sale bisogna accettare non di marciare in gruppo, compatti, ma di sciogliersi, senza paura, nelle più diverse situazioni, rischiando gesti e parole che hanno il profumo della serietà, della competenza, dell’onestà. Essere luce che rischiara anche quei momenti in cui si è tentati di mollare tutto, di gettare la spugna perché si attraversa una prova difficile, perché le tentazioni sono tante, perché brucia sulla pelle l’isolamento a cui si è condannati quando non si obbedisce alle parole d’ordine. Gesù, grazie allo Spirito anche oggi il sapore del bene non si è perduto e la luce della speranza continua a brillare. Roberto Laurita

La Laudato sì del profeta -seconda parte- L’esperienza interiore del profeta è caparra dell’avvento, certo ancora lontano, di un giorno di beatitudine cosmica che includerà il lavoro umano e il nostro rapporto con gli animali: “Beati voi! Seminerete in riva a tutti i fiumi e lascerete in libertà buoi e asini». Isaia, dando voce all’anima biblica più profonda, è cosciente che la subordinazione degli animali ai nostri gioghi è una condizione imperfetta. Essi hanno valore in sé stessi: sono una «cosa buona» arrivata sulla terra prima di noi, a fare compagnia al loro Creatore. Nessuna creatura ha dignità se è solo funzionale all’uomo. E le schiene ricurve e spezzate dal lavoro – tantomeno quelle degli schiavi – non possono essere il destino della terra. È questo il grande messaggio dello Shabbat, che è segno e profezia della nostra vocazione più vera. Isaia lo sa e ci invita a edificare giorni che siano sempre più vicini al suo Sabato. Oggi avremmo tutte le risorse e tutta la tecnologia per raddrizzare la schiena dei lavoratori, per liberare gli schiavi, per lasciare in «libertà buoi e asini», e invece le schiene sono sempre spezzate, gli schiavi aumentano, gli animali ancora sfruttati o, errore non meno grave, idolatrati. La tecnologia invece di liberarci dalle antiche servitù rischia di asservirci a macchine sempre più padrone della nostra anima, del nostro tempo, delle nostre relazioni, divoratrici del nostro silenzio. E, dal cuore dei nostri giorni, la Bibbia continua a ricordarci che «in principio non era così», e che quindi «verrà un giorno» quando non sarà più così. I profeti ne sono certi. Noi possiamo almeno sperarlo, nell’attesa operosa di quel giorno quando lo «spirito scenderà dall’alto». Isaia aveva iniziato il suo libro contrapponendo la ribellione e la disubbidienza del popolo alla docilità e alla mansuetudine del bue e dell’asino. Tutto il suo libro è popolato di animali. Ora, dopo il lamento sulle città distrutte, l’apocalisse, i canti della sentinella e della pietra scartata, ecco tornare questi due animali. Due animali docili che la tradizione cristiana ha voluto mettere come compagni della notte più bella della storia. Ma non li ha voluti legare a un giogo, né ha posto una soma sul loro dorso. Ce li ha donati a riposo in una mangiatoia, che respirando donavano il loro soffio (ruah) caldo a un neonato e alla sua mamma. In quella grotta c’era tutta la Bibbia, c’era Isaia con la sua promessa di un altro giorno, di un altro lavoro, di un altro rapporto con la creazione, finalmente fraterno. Laudato si’. Da L. Bruni, In ascolto della vita, Avvenire 8 ottobre 2016.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null'altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente. Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli».

«Voi siete il sale, voi siete la luce della terra». Il Vangelo è sale e luce, è come un istinto di vita che penetra nelle cose, si oppone al loro degrado e le fa durare. È come un istinto di bellezza, che si posa sulla superficie delle cose, come fa la luce, le accarezza, non fa rumore, non fa violenza mai, ne fa invece emergere forme, colori, armonie e legami, il più bello che c'è in loro. Così il discepolo-luce è uno che ogni giorno accarezza la vita e ne rivela il bello, uno dai cui occhi emana il rispetto amoroso per ogni vivente. Voi siete il sale, voi avete il compito di preservare ciò che nel mondo vale e merita di durare, di opporvi ai corruttori, di dare sapore, di far gustare il buono della vita. Voi siete la luce del mondo. Una affermazione che ci sorprende, che Dio sia luce lo crediamo; ma credere che anche l'uomo sia luce, che lo sia anch'io e anche tu, con i nostri limiti e le nostre ombre, questo è sorprendente. E lo siamo già adesso, se respiriamo vangelo. La luce è il dono naturale di chi ha respirato Dio. Quando tu segui come unica regola di vita l'amore, allora sei luce e sale per chi ti incontra. Quando due sulla terra si amano, diventano luce nel buio, lampada ai passi di molti, piacere di vivere e di credere. In ogni casa dove ci si vuol bene, viene sparso il sale che dà sapore buono alla vita. Chi vive secondo il vangelo è una manciata di luce gettata in

faccia al mondo (Luigi Verdi). E non facendo il maestro o il giudice, ma con le opere: risplenda la vostra luce nelle vostre opere buone. Sono opere di luce i gesti dei poveri, di chi ha un cuore bambino, degli affamati di giustizia, dei mai arresi cercatori di pace, i gesti delle beatitudini, che si oppongono a ciò che corrompe il cammino del mondo: violenza e denaro. La luce non illumina se stessa, il sale non serve a se stesso. Così ogni credente deve ripetere la prima lezione delle cose: a partire da me, ma non per me. Una religione che serva solo a salvarsi l'anima non è quella del Vangelo. Ma se il sale perde sapore, se la luce è messa sotto a un tavolo, a che cosa servono? A nulla. Così noi, se perdiamo il vangelo, se smussiamo la Parola e la riduciamo a uno zuccherino, se abbiamo occhi senza luce e parole senza bruciore di sale, allora corriamo il rischio mortale dell'insignificanza, di non significare più nulla per nessuno. L'umiltà della luce e del sale: perdersi dentro le cose. Come suggerisce il profeta Isaia: «Illumina altri e ti illuminerai, guarisci altri e guarirai» (Isaia 58,8). Non restare curvo sulle tue storie e sulle tue sconfitte, ma occupati della terra, della città. Chi guarda solo a se stesso non si illumina mai.

( di Ermes Ronchi )

nr. 87 Domenica 5 febbraio 2017

(Matteo 5,13-16)

DOMENICA V DEL TEMPO ORDINARIO

Anno A

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SACRO CUoRE SANT'ANTONIO

SABATO 4

18.30: + Donà Cesare ed Esolina; + Gatti Rino e Fusaro Giuseppe

e Maddalena; + Schiavan Oli-viero, Zanatta Elda; + Anto-nia Giacomin.

18.00: Novena a S. Bakhita. 18.30: + Giordano Tognon.

DOMENICA 5 V domenica del t. ord.

8.30: + Carraro Antonio, Nicola, An-gela e Luigi; + Mario e Brigi-da Michielan.

11.30: + Agnolin Leo; + Pietro (ann.), Ancilla (ann.).

10.30: + Maria e Giuseppe. 18.00: Novena a S. Bakhita.

LUNEDÌ 6 S. Paolo Miki e c.

Non c’è la S. Messa. 18.00: Novena a S. Bakhita. 18.30: + Gianna e Giuseppe.

MARTEDÌ 7 S. Giuseppina Bakhita

18.00: Novena a S. Bakhita.

Nel Duomo di S. Maria Assunta, ore 19.00: S. Messa concelebrata.

MERCOLEDÌ 8 8.30: S. Messa. 18.00: Novena a S. Bakhita.

Non c’è la S. Messa.

GIOVEDÌ 9 Non c’è la S. Messa. 18.30: + Giovanni Menegazzi

(22° ann.) e Luciano. Chiusura Novena a S. Bakhita

VENERDÌ 10 S. Scolastica

8.30: S. Messa. Non c’è la S. Messa.

SABATO 11 B. V. Maria di Lourdes

18.30: + Ines, Daniele, Danilo. 17.30: S. Rosario e Primi Vespri. 18.30: + Zemi, Domenico, Gigi-

no, Giuliana, Peppe.

DOMENICA 12 VI domenica del t. ord.

8.30: S. Messa per la Comunità.

11.30: + Betteto Sergio; + Daniela (ann.), Ricco (ann.).

10.30: S. Messa per la Comunità.

Parrocchie S.Cuore S.Antonio Mogliano

Parr. Sacro Cuore: Tel. : 346. 1 2251 32 - [email protected] Parr. Sant’Antonio: Tel. : 346. 1 2251 32 - [email protected]

Mercoledì 8 febbraio, Centro Pastorale S. M. Assunta, ore 20.30: IV in-

contro del II corso di Scuola di formazione teologica: Filosofia Contempora-

nea. “Verità e libertà. Il bisogno di fare esperienza.” Relatore: prof. Samue-

le Busetto.

Venerdì 10, S. Maria Assunta, ore 21.00: Preghiera, silenzio e musica.

È attivo finalmente il sito delle nostre parrocchie: visitatelo per trovare in-

formazioni e avvisi e scaricare gli Emmaus domenicali. L’indirizzo è

www.parrocchiemogliano.it.

Dal 10 al 17 maggio: Leggere il Vangelo nella terra di Gesù, le parrocchie

di Mogliano in Terra Santa. Info e iscrizioni in Segreteria delle parrocchie,

centro pastorale.

Dall’1 al 10 settembre il Gruppo Biblico del Collegio Astori organizza: viag-

gio in Terra Santa sulle orme di Giosuè. Info e prenotazioni: 041-

5987327.

Martedì 7 ore 20,30 Treviso, Casa Toniolo, incontro separati e divorziati.

Venerdì 10, Treviso - Auditorium S. Pio X, ore 20.45: Convegno dal tito-

lo: NON SI TRATTA. Traffico di esseri umani e nuove schiavitù nel nord-

est. Info: [email protected]. 0422576837.

Sabato 11 Festa diocesana del malato. Ore 15.30, Treviso - S. Maria Mag-

giore: Celebrazione eucaristica presieduta dal Vescovo.

Lunedì 6, Sacro Cuore, ore 21.00: Consiglio Pastorale delle due par-

rocchie.

Mercoledì 8, Sacro Cuore, ore 21.00: Primo incontro del gruppo li-

turgico.

Continuano ad essere disponibili in fondo alla chiesa due libri scritti da don

Vanio:

Quando il Cielo bacio la terra. Percorso biblico spirituale per un possibile

cammino di fede personale. (€ 10,00)

Ubicumque. I giorni del rischio. Ultima raccolta di poesie con introduzio-

ne di p. Marko I. Rupnik, artista di fama mondiale. (€ 10,00)

Per S. Antonio, i soldi verranno raccolti in Sacrestia.