Massimo Scaligero - Tecniche Di Concentrazione Interiore

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MASSIMO SCALIGERO Tecniche della concentrazione interiore Q EDIZIONI MEDITERRANEE - ROMA Digitized by VjOOQle

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MASSIMO SCALIGERO

Tecniche dellaconcentrazione interiore

QEDIZIONI MEDITERRANEE - ROMA

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Quarta edizione 1990

© Copyright 1975 by Edizioni Mediterranee, Roma - Via Flaminia,158 Pnnted in Italy S. T. A. R. - Via Luigi Arati, 12 - Roma

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Al nome segreto del Graal

Thls Ono

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Indice

pag-

I.

L'identità sconosciuta 9

II. La concentrazione 13

III. Forze latenti del pensiero 21

IV. L'essenza predialettica 29

V. Io ed ego 35

VI. La Luce di Vita: il concetto 43

VII. La Vita della Luce 51

VIII. La Soglia della Luce 59

IX. Modalità pratiche 71

X.

Oro filosofale 75

XI. Apice della concentrazione 77

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XII. Sesso e Ascesi 83

XIII. Il centro della Forza 91

XIV. L,Io e il centro della Forza 99

XV. Tecniche della Volontà 105

XVI. Eros e Imaginazione 111

XVII. Atarassia magica 117

XVIII. Trasformazione del respiro 121

XIX. Percezione pura 127

XX. L,alimento di Vita 133

XXI. Iniziazione 143

XXII. Determinazione assoluta 151

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I. L'identità sconosciuta

L'

uomo conosce e in qualche modo domina il mon-do, mediante il pensiero. La contraddizione è che eglinon conosce né domina il pensiero. Il pensiero permaneun mistero a se stesso. La filosofia

, la psicologia, traggo-no alimento da esso

, ma, da quando esistono, non mo-strano di aver afferrato il senso del suo movimento, ilcontenuto ultimo del processo logico, del quale si gio-vano per le loro strutture dialettiche. Ritengono che ilpensiero sia la dialettica, coincida con la dialettica: na-sca e finisca come dialettica.

Ai fini del Sapere, l'oggettività esteriore sorge co-me sistema di valori nella coscienza umana, ma questaignora di istituire il fondamento di quella e di deter-minare l>oggettività come concetto, prima della consa-pevolezza dialettica del concetto medesimo.

Logicamente l'uomo sa che cosa è un concetto, ma

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ignora che cosa esso sia come forza e come nasca e qua-le il suo potere di compimento nel reale: che è più cheil suo apparire dialettico e logico: il potere medesimodella Vita.

Anche se non esistesse il Materialismo, come meta-fisica del tempo presente, l>attitudine materialista, comeincapacità del pensiero a conoscere se medesimo, non po-trebbe non essere la misura dell'attuale coscienza: che,

mediante il conoscere, decreta reale il mondo esteriore,e tuttavia lo crede esistente fuori del conoscerlo: men-

tre è il mondo che sorge dalla presenza dell'Io nel per-cepire e dalla simultanea correlazione con il pensiero.

Una delle prime esperienze del Sovrasensibile dà mo-do di scoprire che, se l'Io non si estrinsecasse corporea-mente, sino a « toccare » il fisico, mediante gli organidei sensi, non sorgerebbe percezione, né coscienza del-l>Io: la percezione si presenterebbe come nell

,animale,

secondo reazione senziente impersonale, trascendente, pro-pria a un Io di gruppo, non secondo reazione di unIo individuale, immanente. L'individuale, come presenzadell>Io nel percepire, è il segreto del pensiero, ma pari-menti del superamento della natura umano-animale.

Il mondo fisico sta dinanzi all'osservatore, come unamassiccia realtà: una realtà che invero appare preesisten-te all>osservazione, alla ricerca, a colui stesso che la con-templa. Appare potente come essere, ma di una poten-za che in realtà gli è conferita dall>intima essenza della

coscienza, dove il pensiero è forza di correlazione e, co-

me tale, uno con l'essenza del mondo. « L>essere è »,

è l'assenso del pensiero alienato, che simultaneamente as-sume e lascia dominante quella realtà: simbolo di un do-minio non posseduto, anzi perduto, dell,Io.

Certo, egli non può attraversare un muro o non pog-giare sulla terra per camminare: tuttavia, tale preesisten-za materiale e la sua massiccia alterità

, sono la correla-zione dovuta al fatto che egli è inserito in una corporeitànon dominata dal pensiero originario: corporeità costituì-

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L'identità sconosciuta / Il

ta della stessa sostanza della massiccia alterità, suscitan-te il concetto della correlazione: ma il concetto alienato.La Materia invero nasce come realtà obiettiva, in conse-guenza di una alienazione dello Spirito: segretamente pe-rò dominata dallo Spirito. Tali dominio e alienazione coe-sistono parimenti nel mentale umano. Se nel pensierofosse in atto la forza originaria, il corpo non costituireb-be alterità al pensiero: sarebbe sua manifestazione. L>i d e n-t i t à, che si attua nel momento originario del pensiero, sirealizzerebbe, con il suo illimitato potere, a ogni gradodella coscienza, cioè a ogni grado della « manifestazio-ne ».

Il concetto alienato al proprio contenuto originario,epperò smarrente l'identità superatrice della dualità, nonpuò non avere come opposto a sé il proprio supporto cor-poreo, simbolo dell'alienazione, e tuttavia necessario al-l>iniziale superamento dell,alienazione: non può concepirel'attraversare il muro con tale essere corporeo o il nonpoggiare sulla terra per incedere in essa: può imaginarlo,ma come un irreale. E tuttavia in questo imaginare èl'embrionale inizio del superamento della dualità.

La correlazione con la massiccia realtà del mondo,

muterebbe, se il concetto della correlazione cessasse diessere alienato: l'osservatore non potrebbe attraversarecon il corpo la materia fisica, il muro, o la roccia, ma neintuirebbe la possibilità, in relazione a una restituibile po-tenza originaria del Pensiero. La correlazione attuale, co-me concetto, non gli viene imposta dal mondo, ma sisvolge soltanto in lui: non gli giunge dall'esterno, mo-

vendo a lui dall'essere, ma muove da lui. L'essere che

gli appare, è già la correlazione in atto.Tutto lo sforzo dell>antico Yoga consisteva nell'af-

ferrare come forza sopramentale la correlazione. Il moder-no uomo razionale l>ha immanente ma non cosciente nel-

l'esperienza matematica del mondo fisico. La correlazionesi svolge in lui, secondo un'edificazione interiore del mon-

do, improntata ai limiti delle « leggi di natura », che non

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sono la natura, ma appunto la correlazione del pensieroalienato con il mondo. I limiti appaiono all>

esterno, ma

appartengono al pensiero correlato al percepire: apparten-gono a un rapporto di lui con il pensiero estraniato alproprio momento intuitivo. Momento originario in cui siattua una identità con l>essere, di cui l'indagatore mo-derno, malgrado il suo empirismo, non mostra di perce-pire l'esistenza. È l,identità per la quale non potrebbeesistere alterità.

La conquista cosciente di questa identità è il sensoultimo dell'esperienza terrestre dell,uomo, in quanto, rea-lizzata la coscienza della terrestrità, può cessare la dire-zione della « caduta »

, aver inizio la riascesa. L>antico Yo-

ga ha preparato occultamente questa possibilità: che puòessere realizzata dall'uomo pervenuto allo stadio della com-pleta immedesimazione nel fisico, ossia dall'uomo moder-

no: la cui autocoscienza si desta là dove l'identità del-l,Io con il sensibile è compiuta. In questa identità, dacui sorgono il percepire e il pensiero, si esprime l'Io: da

essa simultaneamente nasce l,ego, la forza riflessa dell>Io

avversa allo Spirito. La medesima identità è simultanea-mente l>atto profondo, organico, dell>Io mediante la cor-

poreità, e la forza dell'ego ignara della propria radice me-tafisica.

L'asceta moderno deve andare alla radice di questaidentità, se vuole ritrovare l'Io: essere l>Io di cui di con-tinuo pronuncia il nome.

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II. La concentrazione

Delle tre facoltà, pensare, sentire, volere, che l'uo-

mo moderno ha unicamente riflesse dal fisico, una sola

può essere da lui ripercorsa a ritroso sino alla radice me-tafisica: il pensare. Il sentire e il volere, ripercorsi, loriportano comunque a una radice fisica, non perché laloro essenza non sia metafisica

, ma perché questa vieneestromessa dal loro risonare nell'anima secondo il vinco-

lamento della coscienza pensante alla corporeità fisica. Ilvincolamento dell'anima alla cerebralità, epperò alla cor-poreità fisica, riguarda il pensiero, non il sentimento néla volontà, che semplicemente subiscono le conseguenze ditale necessità del pensiero: la « caduta » del pensiero nel-la cerebralità, necessaria alla formazione della coscienzaindividuale e al processo inferiore della libertà.

Il pensiero può ripercorrere il proprio processo: conciò attua il proprio autentico movimento, il m o v i m e n-

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t o puro, indipendente dalla cerebralità: restituisce alsentire e al volere le rispettive legittime connessioni me-tafisiche. Nella sfera sopramentale, pensare sentire volerecostituiscono una unità, normalmente smarrita nella sferamentale. Mediante la conversione del pensiero, tale unitàviene restituita.

Il pensiero riacquisisce il potere dell>automovimento,in quanto venga concentrato su un tema semplice, facil-mente dominabile. Non è il tema che importa, bensì ilpensiero impegnato in esso: che è sempre l>identico pen-siero, sia che pensi la sedia, sia che pensi l'Apocalisse.Inizialmente il tema deve essere un oggetto costruitodall'uomo

, o un contenuto matematico, in quanto l,imper-sonale pensiero che ne è alla base, rivissuto, ha il poteredi liberare il principio cosciente dalla psiche soggettiva,legata alla corporeità: dà la garanzia di non deviare nel-l>inconscio, o nel medianico, o nel mistico. Questo pen-siero è il concetto, indipendente dall,oggetto medesimo.Il concetto, ricostituito, diviene, a conclusione dell>

eser-

cizio, oggetto di contemplazione.

1. Concentrazione. Il discepolo si concentra su un og-

getto, del quale considera la forma, la sostanza, il colore,l'uso, ecc., la serie delle rappresentazioni che ne esaurisco-no la struttura fisica, sino a che al suo luogo rimanga ilcontenuto di pensiero. Questa operazione non deve im-pegnare l'attenzione cosciente del discepolo meno di cin-que minuti-, al termine di essa, l'oggetto deve esseredinanzi alla coscienza di lui come un simbolo, o un se-gno, o una sintesi, avente in sé indialetticamente tutto ilcontenuto di pensiero elaborato.

Questo è l>esercizio tipico della concentrazione, il cuiprocesso, esigendo la cooperazione - sia pure momenta-nea - dei principi costitutivi dell'uomo, Io, anima, cor-po sottile, corpo fisico, secondo gerarchia originaria, èfondamentale per lo sperimentatore moderno.

Come eser-

cizio tipico, esso è completo e può da solo, se rigorosa-

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mente praticato, condurre al reale equilibrio interiore ein séguito all>esperienza sopranormale.

L'importanza di questo esercizio consiste nella suasemplicità, che consente la massima intensità del pensie-ro cosciente. Il materiale chiamato alla costruzione di es-

so - rappresentazioni, ricordi, nozioni, forma discorsiva,ecc. - non è la forza-pensiero, ma ciò di cui questa nor-malmente si veste per esprimersi, senza mai lasciar af-ferrare se stessa. L>esercizio tende a far affiorare nella co-

scienza questa inafferrabile forza-pensiero.Ci si porta del tutto entro l'oggetto, considerandolo

in sé, secondo le determinazioni che esso contiene, corre-late all'unità che il pensiero già in sé possiede e perciòpuò ricostruire. Colui che crede di compiere un eserciziopiù aristocratico, pensando un simbolo sacro, o un deva,o un mantram, o un « mistero », non si avvede di nonsfuggire alla propria personale natura, in quanto è già vin-colato con il sentire subconscio al tema evocato: mentre

può rendersi realmente indipendente dalla natura, ove muo-va con pensieri non imposti da questa, ma dalla imperso-nale obiettività del tema.

*

Considerando che non v'è oggetto costruito dall'uo-mo che all>origine non sia pensiero, il discepolo coltival'idea che, nella sfera dell'apparire terrestre, di continuol'invisibile diviene visibile. Questa idea è ilprincipio del superamento della parvenza. Qualunque og-getto costruito dall>uomo rimanda a un momento in cuinon esisteva

, ma era soltanto pensiero: tale pensiero èstato poi tradotto in concretezza sensibile.

L'invisibile èdivenuto visibile.

Non v>è produzione, o creazione, umana, che nonrimandi a un momento di inesistenza

, ossia a un suo vuo-to originario, in cui è ritrovabile l'idea. Nessuno, guar-

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dando una macchina o un edificio, pensa che si siano fatti

da sé. Ma è accaduto che dei primitivi, al primo contat-to con oggetti o aggeggi della civiltà della macchina, cre-dessero a meravigliose produzioni della natura: ma noncome se quegli oggetti si fossero fatti da sé, bensì comese appartenessero al processo creativo dell>Universo. Ver-

rebbe considerato un insufficiente mentale chi, guardandouna bussola, pensasse che si sia fatta da sé. Non diversa-mente, però, il razionalista ingenuo, malgrado la sua logi-ca analitica, oggi si comporta rispetto alla natura creata:non meglio del primitivo dinanzi allo sconosciuto mondodella macchina.

Se non v>è oggetto prodotto dall'uomo che non ri-mandi a un consapevole pensiero capace di concepirlo erealizzarlo, onde si può arguire come l'invisibile divengavisibile: ciò che non è stato prodotto dall'uomo e tutta-

via esprime un potere creatore, rimanda a un Pensieroche l'uomo non è capace di pensare, almeno nel presen-te tempo. L>ascesi del pensiero ha appunto il còmpitodi destare nell'anima la capacità di un simile Pensiero.

A una logica concreta non può sfuggire la posizioneingenua di colui che pensa che un organo perfetto comel,orecchio umano, o l,albero, o il baco da seta, si sianofatti da sé. Occorre scoprire che, come l'orologio riman-da al pensiero che l'ha determinatamente ideato e tecni-camente prodotto, onde tale pensiero è ricostruibile dal-la penetrazione della struttura dell>orologio, allo stesso mo-do il seme di una pianta rimanda a un pensiero che l>uo-mo è capace di imaginare, ma non di possedere comeprocesso strutturale. Egli non possiede tale processo strut-turale, come possiede quello dell>orologio. Manca al suopensiero la possibilità di identificare quella forza che nel-la pianta funziona come processo ordinatore, archetipico,delle sostanze minerali. Mentre riguardo all,orologio eglipuò riprodurre questo processo archetipico del pensiero,non lo può con la pianta. I più valenti scienziati della

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Terra, messi insieme, non saprebbero riprodurre un filod'erba.

L'uomo può operare soltanto su ciò che giunge a per-cepire: la cui percezione può tradurre in termini di pen-siero: mediante il quale può riprodurre il percepito.Dei quattro regni della natura, minerale, vegetale, anima-le, umano, egli in realtà percepisce solo il minerale: deglialtri tre regni gli sfuggono le forze sostanziali. Le qualiusano rispettivamente, secondo elaborazione diversa, l'ele-

mento minerale, per costruire la propria forma sensibile:la forza vitale della pianta, la forza vitale-senziente del-l'animale, la forza vitale-senziente-mentale dell'uomo. Del-

la pianta, dell>animale e dell'uomo, egli percepisce sol-tanto l'apparire minerale, elaborato a gradi diversi.

L'uomo in sostanza imagina il mondo in sé animatoo vivente, ma non lo percepisce. Percepisce solo il mine-rale, l>inanimato: perciò non può costruire altro che mec-canismi inanimati: egli può costruire un missile planeta-rio, ma non può riprodurre il seme di una pianta. Lasua produzione si arresta al limite sensibile inorganico,perché la sua percezione non va oltre tale limite. Di ogniente vivente, egli suppone la vita, ma non la percepisce:della vita egli percepisce le manifestazioni sensibili, al li-vello minerale, ma non l'elemento causante, non sensibile,operante mediante la sostanza minerale. Dei regni dellanatura, invero, l>uomo non vede che l>apparire minerale,non le forze usanti la mineralità per edificare specificamen-te tali regni.

Giovandosi dei mezzi della chimico-fisica, lo scien-ziato attuale può anche riprodurre esattamente il seme diuna pianta, formandolo con tutte le sostanze che compon-gono quello autentico, sino a conseguire una identità ma-teriale e formale. Egli potrà avere dinanzi a sé i due se-mi, quello autentico e quello chimicamente riprodotto,cosi da non riuscire a distinguere l>uno dall>altro. La dif-

ferenza si paleserà, quando egli immergerà nella terra i

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due semi: il seme artificiale si decomporrà, l,autentico da-rà luogo a una nuova vita.

Come l,orologio non si è fatto da sé, così il sémeche genera una nuova vita non si è fatto da sé: anch>

es-

so si presenta come un pensiero realizzato, ma tale cheil suo realizzarsi non si arresta all,apparire sensibile, inquanto non si identifica con la forma con cui appare, co-me l>orologio o qualsiasi altro oggetto costruito dall'uo-

mo, ma si continua nel processo da cui sorge e per cuida esso è possibile la nascita di una nuova vita.

Normalmente, il processo fluente della vita nella pian-ta, viene pensato, o concepito, o imaginato, dall'uomo,

ma non percepito. Egli può percepire gli effetti sensibilidel processo della vita, in sé non sensibile, e in base adessi concepire tale processo. Come dai dati sensibili del-l'orologio può risalire al concetto dell>orologio, cosi dallafenomenologia sensibile del seme può risalire all>idea diVita: ma mentre nel primo caso il suo conoscere si tro-va dinanzi a un'identità di concetto e oggetto, che eglipuò del tutto possedere, così da poter mediante esso ri-produrre l>orologio, nel secondo caso egli si trova dinan-zi a un'idea che muove bensì da lui, ma in sé ha unnòcciolo che si riferisce a un impercepibile trascendente.Si tratta però per lui di scoprire che, in quanto è nel-l'idea, è immanente.

La concentrazione realizza questa immanenza.Al materialista sfugge la trascendenza del nòcciolo imma-nente dell'idea di Vita, in quanto identifica il processodella Vita con il processo della Materia, però fornendoquesto dello stesso fondamento ideale: inconsapevolmentecadendo nel realismo ingenuo di chi, vedendo per la pri-ma volta un orologio, pensa che si sia fatto da sé.L>idealista invece crede a un processo spirituale della Ma-teria, ma ritiene di possederlo solo per il fatto che lopensa: non si accorge che egli pensa riflessamenteil nòcciolo dell>idea. Non intuisce un compito decisivo,dal punto di vista empirico e idealistico, che muterebbe

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il corso della sua vita, facendogli fare il passaggio dal-l,inerte filosofare all>azione interiore, o ascetica: sperimen-tare ciò che, immanendo nell'idea, è il nòcciolo trascen-dente del pensiero: intuibile come forza organizzatrice del-la Vita del vivente, allo stesso modo che il concetto del-l'oggetto fisico è intuibile come suo astratto principio.

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III. Forze latenti del pensiero

L'esercizio della concentrazione dà modo di risalire

dall'oggetto al concetto. Tale esercizio si può dire comple-to, allorquando il concetto stesso può divenire oggetto diconcentrazione. La concentrazione si fa contemplazione pen-sante del concetto, ricostituito in base all'oggetto. Il pen-siero che prima pensava l>oggetto, diviene oggetto essomedesimo: prende il posto dell,oggetto. La concentrazionepensante, o contemplazione, può in tal senso raggiungerel>intensità propria alla percezione sensoria.

La percezione sensoria è in sostanza una sintesi inten-sa di pensiero che risuona dal mondo esteriore nell>anima

attraverso i sensi: la struttura dei quali appartiene più allasfera sensibile che a quella dell>anima. Lo sperimentatoredell'estrasensibile giunge ad avere la percezione del con-cetto. Il concetto, assunto come oggetto, e in tal modopercepito, implica un>attività eccezionalmente autonoma del

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pensiero: l'incarnazione di un'e s s e n z a, che, rispetto alpensiero ordinario, è inconscia e trascendente, cosi come ilnòcciolo dell'idea della Vita rispetto alla percezione del vi-vente.

L'uomo non può operare direttamente sulle cose conil pensiero, perché non percepisce il pensiero: può inveceoperare fisicamente mediante le cose fisiche, in quanto lepercepisce con i sensi fisici. Il pensiero mediante il qualepuò pensare qualsiasi oggetto, egli in efletto non lo per-cepisce: gli è sufficiente che esso si riempia di contenutosensorio

, e solo identificato con tale contenuto egli lo co-nosce. Non sospetta che il pensiero possa riempirsi di pro-prio contenuto e che, in quanto riempito di proprio con-tenuto, sia esso stesso percepibile. La disciplina della con-centrazione conduce a tale possibilità.

Il discepolo comincia a concentrarsi sull>oggetto: dap-prima ha a che fare necessariamente con serie di rappresen-tazioni, ossia con il pensiero ancora riempito dall'imaginesensibile e intellettualistica dell'oggetto. Portando oltre laconcentrazione, egli giunge al concetto, o alla sintesi-pen-siero dell'oggetto. Rafforzandosi con il tempo il suo poteredi concentrazione, egli a un determinato momento può as-sumere come oggetto il concetto medesimo, la sintesi con-seguita: il contenuto oggettivo è scomparso, e al suo luo-go è presente un'essenza, che dapprima non gli è facile con-templare, per scarsa abitudine ai contenuti non sensibili

.

Ma proprio la contemplazione di questa essenza, conduceil discepolo alla percezione del vivente sovrasensibile.

Nel concentrarsi, il discepolo compie un>operazione

non ordinaria, non richiesta dalla natura, anzi istintivamen-

te contrastata da questa: chiama ad agire il pensiero ori-ginario. Allo stesso modo che, mediante il pensiero ordi-nario, può ricostituire il processo essenziale dell'oggetto co-struito dall'uomo, onde dal visibile risale all'invisibile e

vede l'invisibile divenire visibile: così, chiedendo alla con-centrazione trasferita dall>oggetto al concetto, forze essen-ziali di pensiero, normalmente latenti, egli sperimenta un

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elemento vivente, proprio alla natura originaria del pen-siero. Egli percepisce tale elemento vivente, in quanto su-pera il limite dialettico o riflesso del pensiero: può rico-noscere tale elemento vivente, identico al Sovrasensibileche si manifesta nel mondo organico come Vita.

Portando a intensità la concentrazione, il discepolosperimenta il pensiero come Luce pre-individuale e perciòpre-dialettica. Il pensiero gli si rivela come una correnterecante lo stesso elemento originario che edifica la Naturavivente e in lui fluisce come corpo vitale, o eterico, dettoanche « corpo sottile ». La Luce di Vita del pensiero non ècosciente, perché la coscienza normalmente sorge là dovequesta Luce è riflessa, priva di Vita: perciò l'uomo ordi-

nario percepisce solo l'inanimato e di conseguenza può ope-rare obiettivamente solo mediante l'inanimato

. La coscien-

za dialettica in lui si manifesta a un grado inferiore aquello in cui sorge non dialettica, o vivente, nell'anima.

La concentrazione è sempre una concentrazione delpensiero, quale che sia l'oggetto, o il tema: ma è simul-taneamente un

'operazione della Volontà. Non v'è esercizio

di concentrazione che non sia al tempo stesso esercizio del-la Volontà. Appunto nella sfera della Volontà è riconosci-bile l'elemento vivente del concetto: ciò che costituisce ilnòcciolo trascendente-immanente del concetto

, o dell'idea,rivolta al vivente.

II. Meditazione. L'accordo del Pensiero con la Vo-

lontà è la base dell' equilibrio e della forza dell'anima. L'equi-librio e la forza dell'anima aprono il varco al suo poteresovrasensibile. È il potere in cui risorge come Vita il sen-timento, il più vasto e liberatore.

III. Concentrazione contemplativa. Il discepolo con-templa il concetto dell'oggetto, libero di elementi sensibili:lo ha dinanzi obiettivo, come un segno, con forma o senzaforma, sintesi riconoscibile dei pensieri pensati. La sintesideve essere viva, intimamente animata dal flusso univoco

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dei pensieri che l'hanno formata. L'attenzione deve esseresempre più calma, non richiedente sforzo o volontà. La vo-lontà più profonda agisce, in quanto egli disinteressatamen-te contempla la sintesi, come qualcosa di obiettivo, indi-pendente da lui.

La contemplazione deve durare almeno tre minuti esvolgersi senza interferenze di altri pensieri, o stati d'ani-

mo o ricordi: così da essere una concentrazione assoluta.

Questo esercizio conduce il discepolo alla percezionedella Luce predialettica del Pensiero.

Quando egli pensa l>oggetto sensibile secondo l>eser-cizio tipico di concentrazione, in realtà si serve dell'ordi-

nario pensiero riflesso, ossia della Luce del pensiero nor-malmente riflessa dall'organo cerebrale. Questo organo, es-sendo quasi sempre fisiologicamente poco rispondente al-la propria funzione, agisce come uno specchio deformante.La Luce del pensiero è veridica e pura, ma viene sempreriflessa da un sistema cerebrale che la rende poco vera eimpura: è l'origine del punto di vista soggettivo, che dicontinuo oppone individuo a individuo, e oltre il qualedifficilmente si può andare, perché ciò implica la ricon-giunzione della Luce riflessa con la Luce originaria, pre-cerebrale.

L'

esercizio tipico della concentrazione dà modo al pen-siero di realizzare la propria entità indipendente dallo scher-mo cerebrale: è in sostanza un atto della volontà sotto il

segno dell'Io. Mediante tale atto, l'Io restaura tempora-neamente il proprio ordine, regolarmente contraddetto dal-la vita quotidiana: la quale stimola bensì le forze del-l>Io, ma al tempo stesso le asserve e le corrompe, dandoluogo all'interno dissidio, origine di tutti i mali umani.Perciò l>esercizio tipico della concentrazione, nella sua sem-plicità, può da solo condurre all>esperienza sovrasensibile

*

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e all'equilibrio interiore necessario allo svolgersi dell>esi-

stenza secondo il suo Principio spirituale.Nell>esercizio, lo sperimentatore raccoglie la luce ri-

flessa, che è la serie delle rappresentazioni necessarie a ri-costituire l,oggetto: svolge un

'azione interiore sollecitan-

te l'Io e la sua identità con la Luce originaria, non inquanto la compie direttamente - ché non potrebbe - main quanto si serve del supporto dell>oggetto. Se egli, allivello in cui è, si rivolgesse direttamente alla Luce, nonpotrebbe che respingerla: il suo stato attuale di coscien-za essendo intimamente un rifiuto istintivo della Luce. Non

può non prendere le mosse dal livello della Luce rifles-sa, ma può nel contempo operare in accordo con la Luceoriginaria.

La sintesi dell'oggetto è in sostanza la restituzione del-la Luce una, indivisa: apparentemente divisa e analiticanel riflesso, ossia nel pensiero dialettico. Il concetto è ilsegno della Luce una, ma normalmente esso stesso è ri-

flesso. Non v'è concetto che non sia all'origine un'opera-zione secondo la Luce una

, ma non cosciente, ossia com-piuta mediante forze di pensiero latenti, predialettiche, acui l>uomo ordinario è chiuso.

L>Ascesi dell'uomo moderno consiste appunto nellaconquista cosciente delle forze latenti del concetto. Se sitiene conto che in sostanza l'uomo regola se stesso secon-do i concetti che effettivamente ha delle cose

, si può com-prendere come tutta la sua vita sia una conseguenza dellasua formazione concettuale, e l>importanza dell'Ascesi che

lo rende padrone delle forze formatrici del concetto. Nor-malmente egli usa i concetti non secondo la loro sintesidi Luce, ma riflessi, secondo la sua necessità psichica as-servente il pensiero: salvo il caso del pensiero matematico-

fisico.

Nell'esercizio tipico della concentrazione lo sperimen-tatore opera secondo la Luce una, ma lo può non in quan-to la possiede, ma in quanto opera con la volontà nel

.

ri-

flesso: sul quale acquisisce un potere diretto, mediante

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26 / Tecniche della concentrazione interiore

l'esercizio, risalendo dalla molteplicità alla sintesi. Con l'eser-

cizio della contemplazione del concetto, egli usa direttamen-te questo potere. Muove egli stesso nella Luce una, os-

sia nel pensiero puro, ricongiunto con il sentire puro, conil volere puro: una sola corrente di Forza, che è la Luceoriginaria. Che egli muova in tale Forza, però, non signifi-ca che egli già la possegga. Egli può muovere medianteessa, nella misura in cui si impadronisca delle sue leggi.

La conquista delle forze latenti formatrici del concet-to, mediante la retta concentrazione, è l'impresa pre-inizia-tica del discepolo moderno. Passare dal pensiero riflessoalla sua Luce, significa per lui passare dall>antica « via lu-

nare » alla « via solare », ossia trasferire il centro dell,at-

tività interiore dal corpo astrale all'Io, in quanto Io im-manente. È un atto decisivo, perché mediante esso l'asce-

ta supera l>originario guasto dell>anima: il guasto che inantico rendeva necessaria verso il Divino una via trascen-dente o metafisica

, piuttosto che immanente.Tutte le vie spirituali che precedono l'esperienza co-

sciente del concetto, si possono considerare lunari, qua-

le che sia la forma tradizionale da esse assunta in Orien-

te o in Occidente: in quanto operano mediante il corpoastrale, non mediante l>Io, anche quando si riferiscono aun Soggetto interiore. Allorché parlano di un Io, di unPurusha, o di una Atma-purusha, esse in realtà si riferi-scono a un Io trascendente, che esige elevazione estatica:non ad un Io individuale.

Fin dai primordi della sua formazione terrestre, l'uo-mo opera sulla Terra grazie alla guida di Potenze che agi-scono sul suo corpo astrale, conferendo a questo l'autorità

che in realtà appartiene all'Io: Potenze che susciteranno

l'opposizione più profonda all>Io, quando questo comince-rà ad agire come centro della vita autonoma della coscien-za. Tale autonomia esse non sopportano: sin dai primordi

*

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Forze latenti del pensiero / 27

esse danno tutto all'uomo, conoscenza dei Misteri, visio-ne spirituale, riti, yoga, direzione sociale, purché in lui nonsi eriga l,Io libero: che, nei tempi moderni, sorgerà comelo individuale, al livello più basso, con la sua potenza tra-scendente inizialmente rivolta al sensibile: onde da essocomincerà col nascere una scienza della natura fisica. Que-sto Io invero non va considerato l'Io contingente, ma rico-nosciuto come l,Io vero, che attende essere reso consape-vole di sé: del valore della propria coscienza autonoma.

Sin dall>antico guasto, per millenni l'Io si sentirà sem-pre in soggezione nell'anima, perché sottoposto a forze astra-li che gerarchicamente gli sono inferiori e che lo asservonoagli impulsi della natura inferiore: tuttavia l'uomo sapràche potrà sempre neutralizzare questo asservimento, in quan-to egli sia ossequiente a riti, regole, che manterranno nel-la sua interiorità il tenore spirituale. Gli istinti e le pas-sioni lo divoreranno

, se egli non si atterrà alle regole me-diante le quali il corpo astrale in effetto si conforma alpotere delle Entità che lo dominano, piuttosto che all'Io.

Onde l'asceta cercherà sempre lo Spirito, YAtma, l'Io Su-periore, fuori di sé, evadendo dalla individualità terrestre.In realtà invece soltanto mediante questa egli può com-piere l'esperienza terrestre. La rivelazione, l'estasi, il sa-madhi, si verificano mediante l'anima

, non mediante l'Io

individuale, che si affaccia per la prima volta nell'animamediante l'attività sintetica del pensiero, il concetto, e l>im-

presa della conoscenza fisica del mondo. Nel concetto, l'uo

mo comincia a sperimentare l'Universale, che un tempo spe-rimentava fuori di sé come trascendente, con il quale l'iden-

tità implicava estasi: mentre l'identità immanente ha ini-

zio nella percezione sensoria e nella determinazione del con-cetto.

Nell'epoca attuale l'uomo ancora non conosce le for-ze dell'Io mediante le quali forma il concetto: usa il con-cetto al livello del corpo astrale, lo usa perciò privo dellasua reale forza. L'epoca dell>Io è venuta: il concetto è oggilo strumento del pensiero ordinario, ma l'uomo è ancora

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28 / Tecniche della concentrazione interiore

giocato dall>antico Avversario, perché usa bensì il concet-to, ma riflesso, derealizzato, dialettico. Costruisce con i con-cetti come con vuote parole.

Tuttavia egli non può avere concetto che non siapresenza dell'Io nel corpo astrale, potere d'identità: ognivolta, nella sfera dell'astrale riflesso, egli elimina la pre-senza dell'Io e il pensiero vivente: con ciò coltiva il maledell'anima, la nevrosi, l>incapacità di accogliere la forzadal centro di se medesimo. Cosi, cercando la dimensionesovrasensibile, crede di dover retrocedere verso sta-ti di coscienza trascorsi, rinunciando al contenuto dell>

at-

tuale coscienza lucida, piuttosto che procedere, ricon-quistando tali stati mediante la coscienza lucida. Si dedicaa metodi psichici, a yoga, o ascetiche, promettenti forza,equilibrio, autodominio, che egli può attingere solo dal cen-tro di sé, in quanto riesca a percepire la forza mediante laquale il concetto diviene contenuto cosciente nell'anima.

L,attuale errore dell'uomo è il suo asservire a morti

impulsi del corpo astrale le nascenti forze dello Spirito in-dipendenti dal corpo astrale. Esse affiorano nel pensierorazionale, che diviene cosciente sul piano dialettico median-te il corpo astrale. Le forze nascenti dell'Io vengono nuova-mente asservite all'astrale che esprime sempre l'autori-

tà dell'antica dipendenza dai dogmi. Oggi è il dogma dellaMateria. Nel pensiero riflesso, o dialettico, l'uomo di con-tinuo taglia fuori di sé le pure forze di Luce del pensiero,che ogni volta affiorano nella formulazione originaria delconcetto. Sollevare la coscienza al livello del proprio prin-cipio di Luce, è il compito della concentrazione e della me-ditazione.

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IV. L'essenza predialettica

La meditazione è una concentrazione simultanea del pen-sare del sentire e del volere su un contenuto spirituale,

che non ha bisogno di essere elaborato, essendo già com-piuto e sufficiente nella forma in cui si presenta. Il temasorge immediatamente come pensiero, ma va lasciato nellasua forma immediata, perché agisca direttamente nell'ani-

ma: non va pensato. È un contenuto diretto della Luceuna, racchiuso in una frase, o in un simbolo, tratti dallaletteratura mistica o esoterica.

La meditazione tende a far vivere nell>anima un pen-siero di Luce, non mediante analisi dialettica, bensì secon-do il potere della sua iniziale risonanza nell'anima, sino auna intensità capace di suscitare la percezione della Luce:che è inizialmente percezione eterica. Il mondo eterico sor-ge dinanzi allo sperimentatore in imagini dinamiche: ima-gini-forza esprimenti presenze sovrasensibili. La possibili-

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30 / Tecniche della concentrazione interiore

tà che il discepolo muova secondo la Forza originaria dellaLuce in tale mondo d'imagini, la cui ricchezza, potenza efulmineità, di continuo trasmutante, tende a sopraffarlo,dipende dal fatto che egli abbia preparato adeguatamentele forze della coscienza mediante l>esercizio tipico della con-centrazione.

L'esercizio del pensiero è fondamentale per l>accensio-

ne dell>atto interiore indipendente dalla psiche, normalmen-te vincolata alla natura corporea e vincolante a sua voltail pensiero. Tale indipendenza è essenziale acciocché la per-cezione del mondo eterico e del corpo eterico sia regolare:si determini cioè sotto il segno dell'Io e non in funzione

della psiche, o del corpo astrale: non obbedisca a poterisottili della natura psicofisiologica. Lo sperimentatore devegiungere a distinguere la sfera sovrasensibile da quella sen-sibile, l,obiettiva realtà superiore dalle parvenze mediani-che. La meditazione diviene per lui elevatrice, quando eglipossegga realmente l>esercizio della concentrazione.

Meditare è, in sostanza, dar vita a un pensiero, o aun

'imagine, o a un'idea, riguardante la vita dello Spirito,in modo che susciti direttamente, nell'immediata forma dia-lettica, l'elevazione dell'anima: tale pensiero, grazie al pro-prio contenuto sovrasensibile, è già in sé una forza di Lu-ce: non necèssita di analisi. Può essere tratto dalla lette-

ratura esoterica, o mistica, o essere formato dalla sintesidi una serie di pensieri riguardanti l'esperienza interiore,secondo un procedimento che verrà praticamente seguitonelle pagine che seguiranno: di volta in volta verrà datacome contenuto di meditazione una sintesi di pensieri ap-positamente elaborati. Tale contenuto non è arbitrario, inquanto appartiene alla Scienza dello Spirito, deriva cioè dal-l'obiettiva esperienza sovrasensibile.

Concentrazione e meditazione dànno modo al discepo-lo di risalire dal pensiero riflesso alla Luce di Vita, nellaquale il pensiero è uno con il puro sentire e con il purovolere. È la Luce originaria, estracosciente, al cui annien-tamento, o deterioramento, si deve il continuo prodursi

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L'essenza predialettica / 31

della ordinaria coscienza di veglia. L>attuale sentiero delloSpirito non consiste nel retrocedere dalla coscienzadi veglia verso stati di coscienza del passato, nell'illusionedi ritrovare in essi la Luce, bensì nel procedere dalpresente grado di coscienza verso la Luce di cui è proie-zione.

Compito dell>asceta è ritrovare la Luce originaria me-diante le forze attuali della coscienza di veglia. Questanormalmente sorge dove la Luce perde il suo potere JiVita in quanto riflessa, ma le sue forze sono la Luce me-desima, alla quale normalmente essa come coscienza dialet-tica si oppone. Tale la contraddizione della coscienza. Il ri-salire dalla coscienza riflessa alla sua Luce di Vita, è uncompito eccezionale, ma cosmicamente previsto: esso è at-teso dall>umanità come processo di reintegrazione, che de-ve avere inizio ad opera di moderni sperimentatori delSovrasensibile, capaci di sdrammatizzare il mito e l'anti-mito della modernità.

TV. Il discepolo si pone dinanzi il seme di una pian-ta, che gli sia familiare. Osserva il seme, la sua forma, ilcolore e senza distogliere lo sguardo da esso, imagina la suaseminagione e il conseguente germogliare dalla terra, indila sua crescita come nuova pianta, il suo ramificare fron-zuto e il suo fiorire, sino alla produzione di nuovi frutti,in cui nuovamente compare come seme. Questo processoimaginativo della nascita, della crescita e della fruttificazio-ne, egli deve possedere come una sintesi e al tempo stes-so trarne un sentimento sottile, che deve portare incontroal seme, mentre continua a contemplarlo. Egli deve potervivere questo contenuto interiore uno con la percezionemedesima, sentendolo appartenente al seme cosi come gliappartengono le caratteristiche fisiche.

Questo esercizio può condurre il discepolo alla per-cezione della forma eterica del seme: ma in attesa che dia

luogo a tale conseguimento, l>esercizio è essenzialmente for-matore del pensiero e del suo intimo accordo con il senti-

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32 / Tecniche della concentrazione interiore

mento e la volontà: educa il pensiero alla logica del viven-te, che è la vera logica, non procedente dalla mediazionecerebrale, bensì secondo il processo estrasensibile del reale.Realizza cioè l'identità che l>Io normalmente attua nella

percezione, incontrando il mondo sensibile mediante le for-ze della Luce e della Vita. Il pensiero liberato viene dettovivente, perché è il pensiero che comincia a percepire,in sé e negli enti, la Vita: la Luce originaria.

La Luce originaria normalmente fluisce sconosciuta,come pensiero predialettico, nel pensiero dialettico: che neè il riflesso, o la parvenza, la maya. La dialettica è bensìindispensabile all,esperienza quotidiana, ma è inservibilealla penetrazione del reale. Anzi è l'ostacolo.

Come tessuto di parole, la dialettica è priva del po-tere di penetrazione, proprio al suo momento predialettico:nel quale, soltanto, l>uomo può afferrarsi come Soggetto.Nella dialettica l'uomo cessa di essere Soggetto dell>espe-rienza: non può vivere secondo il suo essere originario, néperciò può vivere l'identità della Luce originaria con ilreale.

Il discepolo scorge come senso ultimo delle discipli-ne tale Luce originaria, perché riconosce in essa la fontedella forza, ma soprattutto la direzione sovrasensibile delsuo cammino. La riconosce nella immediatezza del pensie-ro precedente la forma dialettica. È l'immediatezza che non

ha bisogno di mediazione, perché, proprio in quanto pen-siero puro, senza oggetto, è la mediazione prima. Solo l,im-

mediato puro può farsi attività mediatrice: lo può in quan-to è il vero immediato, l'originario: che occorre lasciarequale è, se si vuole percepire. Lasciarlo quale è, è giungerea contemplarlo.

L'ascesi del pensiero consiste appunto nello sperimen-tare questo originario, che non esige essere pen-sato: essendo l'unica attività della coscienza che non ri-

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L'essenza predialettìca / 33

chiede integrazione di pensiero. Essa medesima è il pen-siero integrante. Per tale via, si ha il trapasso dal pensieroalla Forza-pensiero. Il darsi del pensiero diviene lo scor-rere di una Forza che con la dialettica non ha nulla a chefare.

V. Meditazione. Qualsiasi oggetto esige essere compre-

so con il pensiero : il pensiero, invece, per sé non lo esi-ge. Esso non necèssita di altro pensiero, per darsi qualeobiettivamente è. Il pensiero, che possa darsi come oggetto,non va compreso, ma percepito-, si sperimenta come Lucepredialettica. Tale Luce reca in sé il potere del Principio.

Il discepolo può praticare questa meditazione, nellamisura in cui possegga l,esercizio della concentrazione. Quan-do egli realizza il darsi del pensiero, in realtà pensa secondol'Io, non secondo l'oggetto: perciò può penetrare l>

oggetto:

che tuttavia, come oggetto sensibile, è l>iniziale suscitatoredella presenza dell'Io nel pensiero. La Forza-pensiero è l>espe-rienza sovrasensibile

, possibile all'Io, che realizzi la c o-scienza dell>esperienza sensibile.

Non v'è oggetto, che non si dia grazie alla presenzadell>Io nel pensiero: questa presenza è normalmente incon-scia. Occorre sperimentare il pensiero svincolato dall'ogget-

to, per avere l'Io nel pensiero: che è dire nel corpo astra-le. Questo il senso della concentrazione e della meditazio-ne. Lo sperimentatore deve acquisire consapevolezza del-l'assoluta priorità del pensiero nella genesi della coscien-za: nulla prima del pensiero, che è dire nulla prima del-l'Io. Ciò non ha nulla a vedere con l,assunto idealistico,

pertinente il piano della mera razionalità. Egli può speri-mentare come continuità la priorità del pensiero, non pen-sando, bensì contemplando il pensiero come concatenazio-ne di pensieri. Dapprima deve porre volitivamente un pen-siero: in un secondo tempo, può contemplare, non pensa-re il pensiero. In tale contemplare fluisce la corrente su-periore del volere, il Potere dell>Io.

In sostanza, l'oggettività sensibile si dà, non per se

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34 / Tecniche della concentrazione interiore

medesima, ma per suscitare l>esperienza dell>Io nel pensie-ro: Io che c'è sempre, ma inconscio. Il conseguimento ri-chiesto con urgenza dall'epoca, è il senso ultimo dell'espe-rienza cosciente del sensibile: l>empiria sovrasensibile: lacoscienza della determinazione, cioè della presenza dell>Io

nel pensiero che sperimenta il sensibile.L>esperienza del momento originario del pensiero, è

l,elemento spirituale nuovo realizzabile dall'asceta moder-

no. Il momento originario non va pensato, bensì percepi-to, essendo esso il pensiero vivo, nella forma che non ne-cèssita di ulteriore forma. La forma è il pensiero predialet-tico: che va riconosciuto mediante la concentrazione e la

contemplazione, in quanto normalmente la determinazioneimpedisce vederlo: veduto, è l'è s s e n z a come pensiero: chenon occorre pensare, perché è al tempo stesso pensato e pen-sante: la forma viva, o la vita della forma.

La tecnica di una tale esperienza, tuttavia, non con-siste nel volgere l'attenzione direttamente al momento ori-

ginario del pensiero, invero in tal modo inafferrabile, ben-sì nel concentrare il pensiero su un tema, o un oggetto,in modo che il collegamento col momento originario dap-prima si attui indirettamente nella forma fluente del pen-siero: questa può essere intensificata, sino a che obiettiva-menre sia percepibile di là dall>oggetto. L,esperienza del-l>essenza pensante esige passare per l>oggetto, per giunge-re al concetto, che inconsciamente o astrattamente ha in sél,essenza.

Il momento originario del pensiero c'è sempre nel-l'anima, per virtù della determinazione, ma ignorato e nor-malmente evitato dall'uomo, che teme avere coscienza delpensiero, teme avere pensieri autonomi, o viventi, pensieri-essenza, pensieri-forza.

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V. Io ed ego

VI. Concentrazione pura. Lo sperimentatore si con-centra su una figura geometrica, per es. il triangolo. Pensaalle diverse forme del triangolo, equilatero, isoscele, rettan-golo, ecc., sino a giungere al concetto puro di triangolo,che ne riassume tutte le forme. Il concetto cosi consegui-to deve stare dinanzi alla coscienza, preciso e tuttavia in-dipendente da qualsiasi residuo formale o sensibile.

Giova al discepolo osservare, meditativamente, comeegli in sostanza, per compiere l'esercizio, muova già dalconcetto puro: in quanto attinge a questo, egli può evo-care le varie forme del triangolo. Tuttavia egli normalmen-te non possiede tale concetto puro: lo attinge nel retro del-la coscienza e lo ricostruisce mediante rappresentazioni, si-no ad averlo obiettivamente dinanzi a sé, alla fine dell>

eser-

cizio. Questo è invero il senso dell>esercizio di concentra-

zione: realizzare le latenti forze formatrici del concetto.

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36 / Tecniche della concentrazione interiore

VII. Il discepolo si concentra sul cerchio, sino al con-cetto puro. Deve poi chiedersi per quale ragione il cerchioabbia il centro all'interno di sé e non fuori. In realtà l'equi-distanza dei punti del cerchio è spaziale, ma in quanto siriferisce a un punto non spaziale, ossia al centro che, cometale, è la negazione dello spazio. Senza l'univoco riferimen-to dello spazio a una tale negazione, l'equidistanza deipunti del cerchio non sarebbe possibile. Essa è possibilerispetto a un punto metafisico, o non spaziale, che ogni

figura, in quanto spaziale, non può avere fuori della pro-pria forma, bensì interno a questa. La forma invero è il« fuori » di quel punto.

Ogni figura spaziale esprime nella forma la tendenzaall'esaurimento dello spazio, per darsi quale realmente è:come idea. Ciò spiega perché l>area di un quadrato, ilcui lato sia la quarta parte esatta del perimetro di uncerchio, sia notevolmente inferiore a quella del cerchiostesso.

In realtà, nel cerchio, l>equidistanza dal punto meta-fisico raggiunge il massimo della sua espressione spaziale.

Simili meditazioni educano il discepolo al pensieropuro. Egli consegue familiarità con un nucleo di Luce delPensiero, che acquisisce sempre maggiore intensità obietti-va: sino a che egli possa evocarlo come un punto di rife-rimento trascendente e al tempo stesso potente, di frontealle situazioni che tendono a sopraffarlo. Il nucleo di Lucedel Pensiero gli diviene come un centro di forza recanteil massimo potere d'impersonalità, o d'inegoismo.

La concentrazione s'invera, quando la dedizione a un

tema polarizza illimitatamente il moto del pensiero e lesue diramazioni estracoscienti: quando cioè può indiretta-mente agire in una zona in cui per solito Potenze dellanatura, estrarazionali, manovrano il pensiero. Scopo dellaconcentrazione è sottrarre a tali Potenze il pensiero: for-

*

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lo ed ego / 37

nire ad esso coscienza di essere, nella sua autonomia e

nella sua originaria connessione con l,Io, una Potenzasu sé fondata.

L>esercizio che in tal senso la Scienza dello Spiritopone fondamentalmente al discepolo è quello tipico dellaconcentrazione, mediante l'oggetto dal minimo significato,che, come si è visto, dà modo al pensiero di sottrarsi al-le inconsce connessioni psichiche, per attingere direttamen-te alla propria sorgente sovrasensibile. È una funzione iden-tica a quella del moderno pensiero matematico-fisico: che,mediante l'obiettività esteriore, realizza la determinazionepura del pensiero come espressione dell>Io, piuttosto checome necessità imposta alla psiche dalla unidimensionalesfera della quantità.

Il pericolo per l'uomo di questo tempo è appunto ser-virsi della determinazione volitiva del pensiero, che è espres-sione dell>Io, e tuttavia tagliarla fuori dalla corrente del-l'Io, che comunque continua a fluire in essa, negata, scen-dendo nella sfera istintiva. Le Potenze della natura da cui

la determinazione cosciente aveva il compito di svincolareil pensiero, riafferrano il pensiero come Potenze antispiri-tuali rafforzate, capaci di suggerirgli anche indirizzi spiri-tuali, etici, sociali. Agli sperimentatori del Sovrasensibilespetta riconoscere il giuoco delle forze dietro le parvenze,perché il deterioramento della corrente superiore dell>Io

non renda ancora più grave il destino umano.La funzione dell'esercizio tipico della concentrazione

è in tal senso intuibile: esso è una forma volitiva della

ricongiunzione del pensiero con la sua sorgente sovrasen-sibile, epperò con l'Io. Suo intento è il pensiero puro:che cessa di essere manovrato dall'ego, o dalla natura, eperciò è veicolo della più elevata Forza dell>

uomo.

La concentrazione deve dar modo al pensiero di estrin-secarsi secondo la propria obiettiva natura, di pensiero pu-ro, indipendente dalla psiche, e, come tale, capace di muo-vere con la massima autonomia nella coscienza. Mediante

tale movimento, lo sperimentatore entra in contatto con

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38 ,

/ Tecniche della concentrazione interiore

la Potenza di un Principio illimitatamente sovrasensibile,alla cui recezione la sua natura interiore è normalmente

chiusa e resiste mediante forme sottili di paura: essendoEssa la forza superatrice di ogni paura.

Grazie allo sviluppo dell>attenzione cosciente nell,eser-cizio della concentrazione, lo sperimentatore riassorbe nelprocesso univoco, o concettuale, del pensiero, le forze chenormalmente sottraendosi al controllo della coscienza, van-no a costituire la vis degli stati d'animo e degli impulsiinferiori. Sono proprio queste forze che ostacolano la con-centrazione e mediante astuzia sottile suggeriscono pretestiper evitarla, o eseguirla meccanicamente, se non addirittu-ra per considerarla nociva. In realtà essa attua la veracenatura del Pensiero: restituisce al pensiero la sua funzionedi veicolo del Principio di reintegrazione. La concentra-zione vera, infatti, porta alla conversione del pensiero.

Quando esegue l>esercizio della concentrazione, in so-stanza lo sperimentatore affronta la reale situazione dellapropria vita interiore, perché si pone dal punto di vistadell>Io, tendendo a restituire un ordine che va dall,Ioall'astrale all>eterico al fisico: un ordine che in realtà non

c>è mai, perché regolarmente invertito. Quanto per l'uomo

si svolge nel mondo fisico, infatti, agisce sull>eterico, im-pressiona l>astrale e afferra il pondero sino all>assenso del-

l'Io, incapace di determinare lui la risposta allo stimoloesteriore, secondo le leggi della sua essenzialità rispetto al.reale. Con ciò il pensiero è normalmente strumento dell>Io

inferiore, o dell,egoismo: cioè del corpo astrale asservitoalla corporeità fisica, dimentico della propria sostanziale in-dipendenza da questa. Parimenti il concetto manca dellesue forze latenti e, come astrazione, diviene alimento discor-sivo della dialettica.

La concentrazione ha il compito di superare l>egoismo,servendosi dell'immediato veicolo dialettico dell,egoismo,che è il pensiero riflesso. Finché il pensiero è dialettico,o riflesso, malgrado le sue virtù logiche, è strumento del-l>entità « animale » dell'uomo, ossia dell,egoismo: non af-

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Io ed ego / 39

ferra la propria realtà, né la realtà del mondo, e perciò ope-ra mediante il Sapere contro l>elemento della Vita, dal qua-le simultaneamente attinge il continuum della propria atti-vità riflessa.

Quanto più il pensiero viene centrato in sé, tanto piùl,uomo interiore si essenzializza

, vivendo nella propria pro-fondità. Esso sente di essere alla Soglia del Sovrasensibile,ossia presso un mondo di possente verità, rispetto alla cuirealtà il mondo sensibile sembra perdere carattere di real-tà. È importante questo sentimento, come segno del livelloconseguito nella concentrazione.

Un altro segno è lo stato interiore di sdrammatizza-zione dei fatti umani: al quale si accompagna un senso dicomprensione vasta per ogni essere, appaia egli sulla sce-na innocente o colpevole. Intuito il suo processo interio-re, lo si giustifica come necessario e pertanto esigente unelemento di liberazione, che può venire unicamente daparte di colui che medita liberandosi dalla maya del pen-siero.

L>ascesi della concentrazione e della meditazione co-

mincia a essere autentica, quando genera un sentimentodi compassione illimitata per gli esseri passionalmente av-vinti al proprio errore come alla propria verità, cioè avvin-ti a un esistere tessuto di lotta e di brama, di cui nonposseggono il senso se non dopo la Morte. A tale senti-mento è inscindibile una volontà di porgere aiuto. Ma siscopre che, oltre ogni forma ovvia o immediata, l>aiuto ve-

ro è l'idea, l,elemento puro sopramentale, il Principio diLuce della liberazione.

L'idea non è una determinata idea, religiosa, o tra-dizionale, o mistica, o politica. È facile riferirsi a un,ideache unisce secondo una determinata scelta: questa non èla vera idea, ma una sua manifestazione, che, ove riescaa operare come l,idea creatrice, in realtà asserve l>uomo,dandogli l'illusione di agire secondo verità e libertà: ag-gruppa secondo un denominatore comune psichico, o ani-male. La vera idea è il puro Principio di Luce del pen-

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40 / Tecniche della concentrazione interiore

siero: il potere che solo può unire gli esseri liberi. Ma

è la conquista di una redenzione del pensiero,

possibile a chi conosca l>arte dello svincolamento del men-

tale dalla cerebralità e l'urgere della Forza cosmica sottola maya del pensiero. Questa Forza è il vero aiuto del-l'uomo, perché è sua e ha il potere di sollevarlo al disopra di qualsiasi debolezza o difficoltà. La decisione chea questo punto s

'

impone, è: occorre essere più forti, peramore degli altri, per l'aiuto di cui necèssita il mondo.

La forza vera viene dalla concentrazione. Non v'è

situazione difficile, esteriore o interiore, fisica, o psichica

- turbamento, stanchezza, malattia ecc. - che possa vie-

tare l>esercizio della concentrazione. Se mai è vero il caso

opposto. Compito della concentrazione è restituire la For-za centrale dell'anima, quali che siano le condizioni in cuisi svolge. È un errore credere che la concentrazione pre-supponga condizioni esteriori o interiori: essa deve poteressere praticata in qualsiasi condizione, in quanto fa ap-pello al Pensiero, ossia all'unica attività in sé libera, chenon ha nulla a vedere con il supporto mediante cui simanifesta. Questa considerazione può far comprendere me-glio il senso della tecnica della concentrazione da noi pro-spettata.

Non sono delle condizioni preordinate che possono darmodo di sperimentare l'Io: ma è l,Io che deve poter spe-rimentare se stesso attraverso ogni tipo di condizione, nel-l'attuale epoca. Si può in tal senso afferrare la diversitàdella via dei nuovi tempi, da quella delle tecniche tradi-zionali e in particolare dello Yoga. La Via dei nuovi tem-pi fa appello a una Forza che è penetrata nella terrestritàe opera attraverso la maya dell'egoità umana, assumendoiniziale veste di pensiero.

Il pensiero in realtà si trova già nel proprio mondodi forze, ma inconsciamente identificato con la maya dia-lettica. Intensificando volitivamente il proprio movimento,il pensiero cessa di coincidere con la forma dialettica, di-viene indipendente da essa: si identifica con la propria pu-

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Io ed ego / 41

ra forza e si congiunge con la sua fonte. Ma per compie-re una simile operazione, il pensiero necessita della suamaya e del movimento dialettico nella sfera delle forze-maya che ne stimolano l'iniziale mobilità. Perciò nella con-

centrazione, come nella meditazione, le difficoltà gli si pre-sentano come forme della maya, epperò come indicazionidella forza che in sé deve liberare: la misura dell'intensità

di concentrazione che in sé deve conseguire.Il ritrovamento dell'idea, o del concetto vivente, è

in tal senso la realizzazione dello stato atmico del pensie-ro. Il pensiero ritrova l'è s s e n z a, realizzando in germe ciòche iniziaticamente sarà lo stato di Atma, o di Uomo-Spirito.

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VI. La Luce di Vita: il concetto

Vili. Meditazione. L'uomo sperimenta in se medesi-mo un

'essenza, ogni volta che riesce a concepire l'essenza

di un ente: l'essenza è vera ed è al centro di quell'ente,ma non giace in esso, fuori del pensiero che la pensa, dilà dal suo intuirla. Quel « di là » è interno al pensiero:è la Vita della Luce, che la concentrazione ha il compito diritrovare.

Colui che pensa l'essenza di una c"osa come fonda-mento di essa, può scoprire che quel fondamento intuiti-vamente sorge in lui, mediante il pensiero, come essenza-pensiero: è in lui il momento dell'identità

, o della sintesi,che sfugge alla coscienza dialettica. Egli la pensa nella co-sa e appartenente ad essa, ma in quanto gli affiora nell'ani-

ma come contenuto obiettivo. Certo, questo contenuto obiet-

tivo non è cosciente: ogni volta diviene astrazione nella

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44 / Tecniche della concentrazione interiore

coscienza dialettica. Compito della concentrazione è resti-tuirgli concretezza.

L>uomo è il portatore del contenuto interiore di cuigli enti sono stati privati. L>ascesi del pensiero dà mododi contemplare l>essenza, come pensiero vivo, che non habisogno di essere pensato, per darsi, essendo già formazionedi pensiero.

Questa ascesi è il senso vero, l>obiettivo ultimo, del-l'esperienza cosciente dell>uomo moderno: è il senso del-

la determinazione del pensiero da cui muove la modernaindagine del sensibile: indagine di cui l,asceta tradiziona-le, o lo scienziato del mondo antico, non poteva sentirela necessità perché, al luogo della determinazione, l'Univer-

sale indeterminato gli si donava come contenuto interioredegli enti. Questo contenuto c'era: non era necessario evo-carlo, come essenza, con le forze coscienti dell'anima. Com-

pito dell'asceta tradizionale sostanzialmente era elevarsi al

livello impersonale della Luce interiore, per conoscervil'identità con l'essenza degli enti. Era un'esperienza del cor-po astrale spirituale, piuttosto che dell'Io. Ciò spiega per-ché le lingue ideografiche tradizionali non contenesserouniversali, o concetti come « albero », « animale », « via »ecc., bensì determinati alberi, o determinati animali ecc...

Il momento della determinazione del pensiero di tipofisico-matematico, realizzando invece la prima forma di in-dipendenza dall'antica psiche, o dal corpo astrale, è il mo-mento individuale dell'anima: scaturisce volitiva-

mente dall>Io, come relazione pura con gli enti, grazie allaesclusiva visione sensibile.

L>asceta antico vedeva l'ente spirituale che s>incarna-

va in tutti i leoni della Terra: non aveva bisogno di for-marsi il concetto di « leone ». Questo è l'atto cosciente

dell'uomo moderno, che cessa di essere soccorso dalla rive-lazione e mette in atto forze individuali

, col ritrovare insé l'Universale, mediante l>universale che in lui s>individuacome pensiero.

Forze originarie di pensiero, un tempo trascendenti,

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La Luce di Vita: il concetto / 45

si sono fatte, grazie alla determinazione pensante, al livel-lo sensibile, individuali, immanenti, presentandosi formatrici del concetto, che, nel momento dialettico della de-terminazione, è il concetto astratto del leone, ma, nel mo-mento originario di essa, è l'identità con l'ente che vive

univoco in tutti i leoni della Terra.

IX. Meditazione. Il fatto che l'uomo moderno abbiail concetto del leone, sostanzialmente significa che egli at-tua in sé il momento d'identità con l'ente estrasensibile

del leone: momento supercosciente, che sfugge alla coscien-za ordinaria, ma che egli può sperimentare mediante la vi-vificazione del concetto.

Il concetto vivificato mediante la concentrazione, do-na l>identità intuitiva con l'ente estrasensibile di una spe-cie o di un genere del regno animale o vegetale, non lapercezione di esso, che è conquista ulteriore dell>ascesi.

Il puro momento intuitivo del concetto, non è co-sciente, in quanto predialettico: è il moto dell'Io indipen-dente dal corpo astrale, provocato dall'atto cosciente sulpiano dialettico. Infatti, al livello del corpo astrale si svol-ge l'ordinario pensiero analitico, con la serie delle sue rap-presentazioni e con la sua tendenza a ridurre al propriolimite i concetti, il livello dei quali invece è quello del-l'Io, indipendente dal corpo astrale. Si tratta dell'indipen-denza del principio cosciente dalla psiche, portatrice mo-derna della nevrosi, o dell'illegittima continuazione del do-minio del corpo astrale sull'Io. Si capirà la reale situa-zione dell>uomo moderno, se si terrà conto che il momen-to intuii, o del concetto è il vero presupposto di ogni

.conoscere in cui si realizzi l'identità, l,iniziale superamentodella dualità. È il presupposto delle scienze matematiche e

fisiche, in quanto siano reali e non retoriche, come vannogradualmente divenendo: è il presupposto operante nel-l>uomo logicamente dialettico, ma a lui ignoto.

Lo sperimentatore deve poter giungere alla percezio-ne di una separazione netta tra il dominio del pensiero

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46 / Tecniche della concentrazione intcriore

vivente in cui opera l'Io, e quello del pensiero dialetticoappartenente al corpo astrale: è come distinguere un corporeale dalla sua ombra

. La differenza tra il momento pre-dialettico e il momento dialettico

, consiste nel fatto cheil primo è pregno di Vita, il secondo è privo di Vita: èmorto. Nel momento predialettico, il pensare, che è moltopiù che il pensiero ordinario, afferra l>elemento viventedegli enti: nella proiezione dialettica, perde tale elemen-to, di cui non gli rimane che il riflesso. Ma con ciò perdela realtà del reale: gli è inevitabile il Materialismo:la sua determinazione concettuale è astratta

, afferra soloil calcolabile

, ossia l'i r r e a 1 e, ciò che della realtà è il

morto apparire.

Il senso ultimo dell'esperienza occidentale del concet-to, perciò, come esperienza dell'Io nel corpo astrale, e in-dipendente da questo, è l'ascesi del pensiero, capace dicondurre alla percezione del momento vivente dell'Io nel

concetto, che è la sua verità e la sua realtà: sfuggentealla coscienza dialettica, che è mera coscienza del corpoastrale. La disciplina della concentrazione dà modo di spe-rimentare questo momento vivo del pensiero, non vinco-lato ad alcuna categoria della natura fisica o psichica, es-sendo la scaturigine stessa di questa. Esso reca in sé ilpotere di superamento dell>alterità: potere di soluzionedei problemi umani, impenetrabili al cadaverico pensierodialettico.

Sperimentando il momento dinamico del concetto,l'asceta supera l>alterità, in quanto spersonalizzandosi tra-sferisce nell>Io il centro della coscienza: in realtà trasfe-risce il senso di sé dall'astrale all>Io, che non ha biso-gno di sentire se stesso per essere. Superando l>alterità, èlibero.

Nell>uomo normalmente è « libero » il corpo astrale,non il portatore della libertà, che è l>Io.

La falsa libertà

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La Luce di Vita: il concetto / 47

del corpo astrale è quella a cui l,uomo sottomette rego-larmente l>Io, perché in effetto sente se stesso mediantel,astrale: sente se stesso nell,astrale, nella psiche, non nelsoggetto di tale sentire, ossia non nell>Io indipendente dal-la psiche. Ogni esaltazione umana della libertà, in effettomovendo dal corpo astrale, muove da un impulso avversoalla reale libertà: la quale può scaturire soltanto dallosvincolamento del pensiero dalla psiche, ossia dall>artico-

lazione dell>Io libero dall'astrale nel pensare, nel sentire,nel volere. L>esperienza occidentale del concetto, non èstata che il primo movimento di una restituzione dellacentralità dell'Io rispetto al corpo astrale.

In termini esoterico-mitici, si può dire che il corpoastrale è in sé di natura divina, ma alienato a questa inconseguenza della « seduzione luciferica »: proteso secon-do illusoria autonomia verso un male e un bene, che sonotali solo per esso, per il suo cliché soggettivo, mentre peraltri possono essere il contrario. L'astrale lotta e si esal-

ta, si deprime e si accascia: in quanto non muove secon-do l'Io, ma secondo un contenuto mai vero, perché rifles-so: l'inganno di Lucifero. Dominando l,astrale, Luciferocoinvolge l>Io, che crede di essere il Soggetto, senza inrealtà esserlo mai

, perché s>identifica con l'astrale e in que-sto è bensì libero, ma secondo l'impulso di Lucifero.

Lucifero potè penetrare nel corpo astrale umano inun

'epoca « lunare », ossia in un'epoca in cui l'Io dalla

propria sfera solare non poteva essere toccato da tale pe-netrazione, anzi la dominava: il « peccato », la w caduta »,consisté nel fatto che a un determinato momento l'Io ine-

rì al corpo astrale, si identificò con esso. Ciò rese neces-saria da parte delle Potenze celesti la cacciata dell>

uomo

nella incarnazione terrestre, che, con le sue leggi fisiche,neutralizzasse un>autonomia per la quale l'uomo non era

ancora maturo. Lucifero potè agire sull'Io mediante il cor-

po astrale: l*Io inerì al corpo astrale e acquisì medianteesso coscienza di sé. Ciò ebbe come conseguenza che l*Io

cominciasse a vincolarsi per via della brama alla corporeità

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48 / Tecniche della concentrazione interiore

necessariamente animale. La seduzione luciferica tuttavia

coinvolse nell>astrale una « parte » dell>Io, non tutto l>Io.

La « parte » superiore rimase intatta e da allora per laSaggezza dei Misteri il suo simbolo è l>Albero della Vita.

Secondo tale visione della storia primordiale dell'uo-mo, allorché si verificò la « caduta », il Mondo Spiritualesoccorse dapprima l>uomo, inviando sulla Terra Dèi - An-geli, Arcangeli, Principati - che, sotto veste umana, comemaestri occulti di comunità iniziatiche, operarono a limita-re il dominio di Lucifero. Ma questo aiuto nel tempo sirivelò insufficiente, allorché per effetto ultimo dell>azio-

ne di Lucifero, l'uomo, sempre più terrestrizzandosi, andòverso la reclusione totale nel regno della Materia, ossiaentro la sfera dell'altro Ostacolatore, Ahrimane: sino a ne-cessitare di una Scienza esclusiva del mondo fisico. Da al-

lora, solo l'azione del Logos Solare nella interiorità uma-na può fare dell'impulso individuale della libertà il veico-lo umano della forza originaria. L'Io Superiore medesimo,cioè l'Io connesso con l'Albero della Vita, è chiamato adagire nell'uomo: per sua virtù, l'Io può sciogliersi dal-l'astrale e fare della libertà sviluppatasi come impulso lu-cirerico, il veicolo della liberazione.

Il dominio della dialettica di qualsiasi tipo è l>estre-mo tentativo di Lucifero e Ahrimane di impedire che l'Iodell'uomo ritrovi se stesso di qua dall'astrale da essi do-minato. Tale ritrovamento è possibile grazie alla liberazionedel pensiero. La dialettica può fornire tutte le finzioni del-lo Spirituale, compresa quella della liberazione.

L'antica Scienza del Sacro non possedeva la chiavedella liberazione dell>Io dal mondo astrale nella corporei-tà, ma solo del distacco da esso e dell>estasi. Per l'espe-rienza terrestre

, tale Scienza possedeva solo la chiave del-la Legge che governasse, mediante conformità a determi-nate condizioni rituali, gli impulsi distruttivi del corpoastrale. L'elemento luciferico veniva indotto a funzionare

secondo lo Spirito, non per virtù dell'Io libero, bensì gra-zie a un'autorità superiore a quella dell'Io. Del ripristino

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La Luce di Vita: il concetto / 49

dell'ascesi propria a tale antica Scienza, oggi necèssita Lu-cifero

, per impedire che sia l>uomo come Io libero a redi-mere l>astrale: l'uomo lo può grazie al potere cosciente diLuce, sorgente nel concetto, grazie cioè alla restituzione del-l'Albero della Vita, secondo la Scienza dei Nuovi Misteri.Questa soltanto può giustificare la connessione con l>antica.

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VII. La Vita della Luce

Per il fatto che non conosce il proprio momento d>in-dipendenza dal supporto cerebrale, il pensiero è privo diVita. Per via di tale supporto, subisce la natura, divienedialettica e dottrina degli impulsi umano-animali: l'uomovive secondo la relazione del corpo astrale con il mondo,inconsciamente escludendo l>Io, che in realtà è la scatu-rigine della relazione.

Non possedendo il proprio elemento di Vita, il pen-siero non può afferrare l>elemento di Vita della natura:

questa appare mondo esteriore, che si impone a quellointeriore: la visione che legittimamente appare duale. Lavisione duale, tuttavia, sorge essa medesima grazie alla Vi-ta della Luce: che di continuo si annienta nella forma

nella quale l'uomo, per la propria necessità senziente, l,ar-

resta.

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52 / Tecniche della concentrazione interiore

X. Meditazione. Il pensiero può scoprire che il pro-

prio risonare secondo la Natura, è il suo stesso movimento,e che l'imagine delta Natura altra e reale in sé, è la for-ma riflessa della identica Luce, presso a un contenuto nondiverso dalla forma nella quale immediatamente appare.Deve penetrare nella propria Luce, per ritrovare la Lucesegreta della Natura.

La forma sorge come forma-pensiero, sia pure rifles-sa: non ha altro modo di nascere nella coscienza. Sorgedal percepire, ma è il percepire in cui è presente l>Io,nel veicolo del pensiero predialettico. Questo è l'elemento

vivente della percezione, che rimane inconscio, al livellodialettico-cerebrale, in quanto normalmente trapassa in sen-sazione e rappresentazione: necessarie alla coscienza cere-brale.

L'organo cerebrale cessa di essere l,isolatore della co-

scienza, se mediante l'intensificato esercizio del pensiero,viene portato a quiete e a immobilità. Quanto più esso èimmobile, tanto più lascia libera la forza-pensiero. Taleimmobilità è il conseguimento del silenzio mentale, che asua volta è conseguimento della retta concentrazione. Laconcentrazione è per il cercatore moderno la possibilità direstituire all'Io la relazione normalmente usurpata dal cor-po astrale: la possibilità di percepire la forza di determi-nazione del pensiero, da lui normalmente usata per ognioperazione logica, ma non conosciuta in sé, allo « stato pu-ro »: allo stato puro essendo essa, libera dalla cerebralità,il veicolo dell>Io.

La coscienza dialettica, come coscienza cerebrale, ten-

de ad assumere cognitivamente il dato, secondo le moder-ne forze di determinazione del pensiero. Ma questa assun-zione è viziata dall'ottusità costituzionale della coscienza

dialettica, residuo dell>atavica attitudine di passività rispet-to alla rivelazione, non più giustificata dall'attuale dinami-ca della determinazione. L'ottusità si esprime soprattuttocome incapacità della determinazione di conoscere se me-desima, di distinguere se medesima dal supporto cerebrale

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La Vita della luce / 53

che le consente l'estrinsecazione dialettica. In altre parole,la determinazione, malgrado sia espressione dell>Io, divieneillegittimamente veicolo del corpo astrale: in tal modo rin-novandosi l>antica usurpazione del potere dell>Io da partedel corpo astrale.

Per insufficiente autocoscienza, affètto da residua at-

titudine mistica, il processo interiore del percepire e delpensare, nell'uomo moderno, si arresta al limite sensibi-le: lascia fuori di sé una parte incompiuta, e questa parteassume in una forma

, che è essa stessa forma pensiero,correlata a un contenuto supposto entro la forma, come una

cosa in sé, o un fondamento: che è invece ulteriore pensie-

ro: forma della forma, che l'ottusa coscienza dialettica

scambia per un reale, oltre il percepito e il pensato.È il pensiero, infatti, che ignora parimenti il proces-

so predialettico della percezione e il momento predialetti-co della determinazione pensante: onde trova a sé con-trapposto un mondo metafisico, o un mondo fisico. E seli rappresenta e, cosi rappresentati, li indaga senza pene-trarli, perché all'interno di sé si arresta al limite cerebra-

le dialettico, all>esterno si arresta al limite cerebrale quan-titativo. Così si continua, in forma moderna, l>antico maledell'anima dominata dagli Avversari dell'Io: Avversari chenecèssitano della Luce riflessa

, dell'Io riflesso, del pensieroriflesso, per impedire la nascita dell'Io.

Questo pensiero esprime comunque l>intelligenza del-la Materia, vincolata alla tenebra della Materia. La sua ca-ratteristica è la perfetta articolazione dialettica del Sapere,mediante il quale la realtà fisica, o quella metafisica, è giàinterpretata, con le sue distinzioni, le sue strutture, i suoinomi, la sua univocità, in cui tutto è compreso, tutto èspiegato, o si sta spiegando, tutto viene analiticamente svol-to secondo il tema iniziale: che è sempre una condizioneal pensiero, un presupposto in sé, un presupposto allo Spi-rito che deve semplicemente adeguarsi ad esso, rinuncian-do a essere lo Spirito capace di sperimentare se stesso pri-ma di ogni sistemazione, o tradizione.

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54 ' Tecn'che de''a concentraz'one 'nter'ore

L''nte'''genza de''a Tenebra offre un percorso preco-st'tu'to a' pens'ero, fornendog'' 'a r'sposta a ogn' ques'-to, secondo ,, s,stemat,smo ,nesaur,b,,e de, contenuto pre-supposto. Essa tende con tutt, , mezz, a ev,tare che ,, pen-s,ero conosca ,, propr,o mov,mento ,nd,pendente da, con-tenuto, qua,e che s,a: opera ,n modo che ,, pens,ero nond,st,ngua se stesso da,,'oggetto e s, cons,der, va,,do so,o,n quanto r,emp,to d, oggett,v,tà, pr,vo de,,a qua,e sareb-be un nu,,a. L>,nte,,,genza de,,a Tenebra forn,sce tutto a,pensiero come interpretazione del terrestre, al livello del-l'assoluta ma inconscia alienazione

, o al livello della Luceriflessa, affinché il pensiero non avverta il suo esserelibero, la sua Luce originaria, la sua scaturigine cosmica,la sua indipendenza da qualsiasi sapere: che è il vero Pen-siero. Sul quale l>Intelligenza della Tenebra non potrebbenulla.

L'Intelligenza Cosmica ha un rapporto ben diversocon il mentale umano: Essa lascia libero il pensiero uma-no, non lo manovra: può congiungersi con esso soltantolà dove esso è capace di distinguere se stesso dal propriooggetto e di avere come contenuto il proprio movimentomedesimo: dove esso affronta con forze tratte dalle pro-prie profondità i problemi e gli eventi: dove è capace disolitudine e di coraggio, di spregiudicatezza e di adialet-ticità. Mentre l>Intelligenza della Tenebra ha bisogno diassopire il pensiero umano, mediante il processo logico-dialettico e l'illusione della illimitata conoscenza nella di-

rezione quantitativo-sensibile, l>Intelligenza Cosmica ha bi-sogno del pensiero sveglio, capace di assoluta libertà e diautocoscienza, per trasmettergli il potere di superare illimite sensibile, la riflessità, la prigione dialettica.

A questa duplice polarità risponde l'alternativa attua-le della vita dell'anima, riguardo alla quale è decisiva l,at-titudine istintiva dell'uomo rispetto alla realtà sovrasensi-bile della Terra. Il pensiero riflesso, o dialettico, infatti,non ha il potere di elaborare l'elemento psichico di pro-fondità, dominato essenzialmente dalla paura: perciò

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La Vita della Luce / 55

ricorre ai palliativi delle analisi psichiche. Nell'uomo dia-

letticamente automatizzato, l'intelligenza, priva di movi-mento autonomo, non esprime reale pensiero, bensì conte-nuto psichico, riguardo all'idea di un mondo reale di là

da quello quotidiano e apparente: onde in realtà la pau-ra del mondo sovrasensibile, agendo come inconscia forzadella dialettica, organizza e rende valida nelle forme del-la cultura l'irrealtà del mondo esclusivamente misurabile.

Lo sperimentatore portato a superare lo stato riflessodel pensiero, movendo invece secondo impulso a ritrova-re nella Sopranatura la realtà della Natura, supera in sél>elemento psichico vincolato alla corporeità: supera cioèla paura, ma perciò stesso è portato a superare lo spiritod'avversione inseparabile a tale vincolo. Meglio che ad unasuperficiale fraternità affidata all'astratto meccanicismo del-

la pianificazione sociale, egli è portato ad una fraternitàche anzitutto va dall'anima all,anima, grazie ad automovi-mento cosciente. Ma soltanto di un simile automovimen-

to può giovarsi il processo evolutivo della società umana.

Il sapere ideologico e il sapere fisico scaturenti dalpensiero riflesso, incapace di avvertire il proprio elemen-to di libertà, sono inevitabilmente dogmatici. Dogmatismoè affermare una verità come su sé fondata, fuori del pen-siero che ne dà contezza e ne concepisce come idea il fon-damento: ignorando l,idea avente nel proprio centro ilfondamento. La posizione dogmatica sorge sul limite a cuisi arresta il pensiero, per essere dialettico, facendosi for-ma di un contenuto pensato come impenetrabile, a cui dàil nome di realtà. Una realtà rappresentata dallo Spiritoestranea allo Spirito, condizionante lo Spirito: una realtàinvero irreale, perché presupposta, nella forma che ha, alloSpirito, e a cui lo Spirito si deve conformare, ignorandoil potere di relazione mediante cui gli è possibile concepir-la e il conformarsi medesimo.

*

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56 / Tecniche della concentrazione interiore

In effetto l'alterità del mondo, la realtà della naturafisica per il corpo e della natura metafisica per lo Spi-rito, la dualità, il mondo esteriore all>uomo, fisico o spi-rituale, l'essere che l>uomo di continuo trova fuori di sé

e sembra in sé avere fondamento, possono essere simbo-

leggiati dalla kantiana cosa in sé: l'« essere » cono-sciuto, nel suo radicale sottrarsi alla conoscenza. Se si guar-da, questo essere in sé della realtà, è un>idea, ma un>ideapriva di vita, astrattamente opposta a se medesima, un>anti-

idea.

Questo essere è bensì apparente fuori dell>uomo,ma come essere in sé

, come noumeno, è un'idea oppostafllla vera idea: è l'idea di ogni idolatria al livello dialetti-co, materialistico o mistico, mossa da forze opposte allavera idea, la quale ha in sé un centro autonomo di for-2a, capace di esprimere il proprio movimento, ove coinci-da con il momento intuitivo della coscienza. La sua tra-

scendenza si fa immanente, allorché il centro dell>essere

individuale si realizza al centro di essa, come da un fon-damento.

È il fondamento che l'uomo, incapace di afferrare ilmomento originario del pensiero, pensa fuori di sé comecontenuto impenetrabile al pensiero. Concepisce un inco-noscibile e non s,avvede di porlo fuori del concepire stes-so, ossia fuori dell'attività che sola risponde del conosce-re. Concependo cause metafisiche o fisiche, estranee al suoconoscere, non può non essere dogmatico. Il fatto fi-sico e il fatto metafisico dettano legge conpari autorità. Per quanto rappresentino due polarità oppo-ste, essi hanno in comune l>opposizione mentale all>intima

Luce originaria: che è l>antica opposizione del corpo astra-le all>Io, ossia al Logos.

Due correnti di cultura sono riconoscibili dietro la

lotta al pensiero portatore del Logos: due correnti chesembrano combattersi, alla superficie si combattono, masono unite in profondità dall'impulso a impedire all>uomoil riconoscimento dell'elemento di perennità interno al mo-

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La Vita della Luce / 57

derno pensiero cosciente. Indubbiamente questo pensiero èarido, povero di Spirito, capace di tutti i trasformismi dia-lettici, ma, al suo livello, che è il più basso raggiunto dal-l>anima, è in sé espressione della potenza dello Spirito,che esige essere ritrovata. Si tratta di redimere questo pen-siero, ma per redimerlo occorre possederlo: il suo elemen-to dinamico deve essere liberato dal potere infero che me-diante esso si esprime. Si riprenda il filo delle considera-zioni circa il processo incompiuto del pensiero, che nonpuò non avere di contro a sé un mondo spirituale su cuispeculare, o un mondo esteriore da misurare. È un talepensiero che, se aspira al Divino, ha bisogno del soccorsodella « tradizione », perché è incapace di vedere il proprionascere come Luce del Logos immergentesi nell'umano: co-

me Luce non riflessa. E se vuole realtà fisica, ha bisogno

di avere fede nei fatti e nelle dimostrazioni, come se

in questi fosse la verità e non nel suo intimo assenso alloro tracciato simbolico della verità: in quanto pensieroavente in sé il potere della verità.

Il pensiero dialettico non può afferrare veramente ilmondo fisico o il metafisico, perché non possiede il proces-so mediante cui lo conosce

, assumendolo come reale fuoridi sé: un processo che gli è interiore, come il tantum del-la realtà fisica o metafisica che riesce a penetrare. Ciò chepermane esteriore a tale processo di conoscenza, non è fuo-ri dell>uomo, ma all>interno del pensiero. Dal pensiero, inquanto pensiero riflesso, sorge l,imagine esteriore del mon-do e questa imagine esso si trova contrapposta come realtà, chein effetto non è la realtà, ma il simbolo del suo limite.

L'interno potere dell'i dea, come principio dellaforza essenziale dell>uomo, non ha nulla a che vedere conl>idea dell'Idealismo, il cui senso è la speculazione, ossiala dialettica scambiata per azione interiore. Nell>internopotere dell'idea, l>esoterista di questo tempo riconosce l>es-senziale potere di Vita cui tendevano le antiche Iniziazionie le ascesi misteriosofiche. L'idea egli l>ha in sé di conti-nuo come un immediato: essa può manifestare il suo potè-

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58 / Tecniche della concentrazione interiore

re, ove sia intensamente voluta nel suo nucleo, o dal cen-tro da cui muove.

XI. Meditazione. L'idea è un ente di Volontà: un po-tere germinale del Volere. Colui che la sperimenti, realiz-za questa Volontà come la materia prima dell'operare ma-

gico.L,uomo che non giunga a dominare l'idea, diviene un

posseduto dalle ideologie: vive perciò nella sfera dell'ani-

malità. Tutto il conoscere, lo sperimentare, il percepiredell'uomo, ascende all'idea come all>essenza: il germe ori-ginario che egli ha il compito di restituire alle cose. È l'ope-

razione mediante la quale soltanto, l>uomo può superare insé la materialità delle cose e il vincolo alla natura ani-male.

XII. Meditazione. L'imagine esteriore del reale sorgedal fluire della Luce dell'anima verso il sensibile. In taleimagine, l'incontro dell'anima con il mondo è già in atto,in quanto la inanimata Materia risorge in forme e colori:comincia a divenire interiorità, relazione di pensiero, idea.

Forme e colori sono già relazione eterica della Luce,mediante il percepire: così, da punto a punto del reale,dalla più elementare misurazione fisica al calcolo sublime,all>idea di energia ecc., la relazione è sempre pensiero. Nonè la relazione intuita dal pensiero idealistico, incapace disuperare la condizione riflessa epperò di rendersi indipen-dente dai processi sensibili, bensì l>elemento di Vita nonveduto di tale pensiero: la cui esperienza esige ascesi, azio-ne interiore, ossia esaurimento della speculazione.

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Vili. La Soglia della Luce

Il potere di relazione del pensiero è il tessuto median-te il quale l'imagine del mondo comincia a sorgere comemondo interiore. Questo potere di relazione è usato dal-l'uomo, ma gli è ignoto: di continuo egli in sé con-giunge punto a punto, momento a momento, cosa a cosa.La congiunzione è in realtà relazione da pensiero a pensie-ro, da concetto a concetto: non da oggetto a oggetto. L'

uo-

mo la crede connessione esteriore, a lui necessaria, mentresi svolge bensì nella coscienza di lui, ma in realtà intimaalle cose. Si svolge in lui secondo un processo unitivo in séidentico a quello che è alla base della Natura vivente: re-cando tuttavia in sé il potere di ridestare, ove le sia assi-curato autonomo slancio, l'elemento originarioche la Natura ha perduto.

L>unità originaria medesima, come impercepibile Luce,pervade l'anima dell'uomo, nel momento in cui conosce.

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60 / Tecniche della concentrazione interiore

Ma l'uomo, nel conoscere, può accogliere l'errore e ritener-lo verità. In tal caso, soltanto il moto mediante cui cono-sce, è la verità. L'unità originaria è il potere della conoscen-za, non il suo contenuto, la cui responsabilità riguarda l>uo-mo. Mediante tale potere l>uomo è libero di generare laverità o la menzogna, il bene o il male: ciò appunto de-termina il suo karma epperò di continuo, in rapporto a que-sto, l>istanza della libertà come atto di conoscenza respon-sabile. L'unità originaria non potrebbe produrre essa stes-sa il contenuto della conoscenza

, per propria autorità, au-tomaticamente, senza paralizzare il processo creativo delloSpirito, cioè il processo dell>Autocoscienza, che si svolge làdove l>Io simultaneamente inerisce e si oppone al corpoastrale, per l'autonoma esperienza mentale. L>Autocoscien-

za deve volitivamente, mediante ascesi, potersi identificare

con l'unità originaria, in quanto cominci con l>attuare ilmoto libero del pensiero, presente secondo l'Io nell>ordi-nario conoscere.

A un determinato momento, l,Autocoscienza riconosce

se stessa come Forza dell>Io: la quale è al principio e per-mane Luce del Principio in ogni punto del suo manifestar-si. Il discepolo avverte se stesso alla Soglia della Luce.

L'interiore facoltà di percepire la Luce è dormente inlui, in quanto appartiene al suo stato originario, ossia allasua natura cosmica. Allorché essa si desta in lui, grazie al-la retta ascesi, egli può scoprire che la serie delle perce-zioni del mondo gli si dà perché l'anima emana Luce ver-

so le cose, attraverso gli organi dei sensi. Questa Luce èla continua donazione sovrasensibile del Sole attraversol>anima. Sempre muove dall'uomo Luce astrale-eterica ver-

so le cose.

Questo irradiare della Luce originaria mediante i sen-si, egli non lo vede, ma può presentirlo, guardando il Solecome simbolo della radiazione perenne della Luce: in real-tà il mondo gli appare grazie al riflettersi sensibile di taleLuce, in sé sovrasensibile. Egli non vede la propria Luce:la emana, ed essa gli appare solo in quanto riflessa.

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La Soglia della Luce / 61

Egli può intuire come il mondo sia divenuto visi-bile, in quanto si sono formati gli occhi capaci di vederlo.La Luce, che era prima interiore, attraverso gli occhi è

fluita verso il mondo esteriore, sollecitata dalla Luce del So-le: è divenuta relazione sensibile, permanendo in sé sovra-sensibile. Il Sole ha destato l>occhio alla Luce esteriore:

poiché, mediante l>occhio, irradia comunque la Luce inte-riore. La Luce interiore fluisce dal corpo astrale come po-tere del Sole, ma il suo Principio cosmico opera median-te l'Io, in quanto l'Io nell,essenza muove dal Logos solare.

Quando il discepolo intende come questa Luce possatornare visibile, divenendo esperienza cosciente, egli è in-vero sulla Soglia della Luce. Egli intende allora un compi-to severo e al tempo stesso grandioso: cessare diuccidere la Luce. La Luce che da lui irradia nel

mondo, attraverso il pensiero e i sensi, di continuo si al-tera e muore

, perché egli non è presente ad essa con ilPrincipio solare dell>Io: ad essa, che in lui fluisce median-te l'armonica unità degli èteri, egli di continuo toglie il po-tere di Vita, per sentire proprio il pensiero, proprie le sen-sazioni. Perciò l'amore umano non può ricevere vitalità senon dagli istinti, ossia dalla Luce alterata.

A questo punto, il discepolo comprende il vero sensodel « pensare puro » o del « percepire puro »: liberare dal-l'ego il mondo. Egli tende, mediante l'ascesi, alla perce-zione pura della Luce, nel pensiero, nella impressione sen-soria, nel respiro: che è la presenza pura dell>Io alla vita

dell>anima.

XIII. Il discepolo, dopo l'esercizio di concentrazione,si esercita a contemplare la Luce, vedendola come un Solenascente che illumina l'oscurità interiore. Evoca l'ètere det

Calore e l'ètere della Luce, radianti nel mondo dal Solespirituale. Deve sentire che il potere radiante del Sole èlo stesso potere di vita che anima il bàttito del cuore. .

Dal Sole spirituale fluiscono l'Amore e la Saggezzanel mondo. Ma l'uomo non percepisce se non il Sole fisi-

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co, che è il simbolo o la maya del Sole reale. Tutto ilMondo cosmico-spirituale può irradiare le sue forze versol>

uomo, in quanto le fa prima confluire nel Sole. Il Soleè il grande mediatore tra il « Cielo cristallino » e la Terra.Il segreto dell>asceta dei nuovi tempi è sapere che il Prin-cipio spirituale del Sole è presente sulla Terra e ope-ra come intima Luce dell>Io.

La Luce del principio, come moto solare deil'Io,

scompare nella ordinaria visione duale: è riflessa. L'

uomo

è libero solo nel riflesso: riflesso di una Luce che nel-l'Io è vivente. L,Io ne è portatore. Il dolore umano,quale che sia il suo pretesto, è sempre l'interruzione

del fluire della Luce nella visione riflessa: l>iniziale sinte-

si viene ignorata nella sua proiezione inferiore e, cometale, ossia come alterità, opposta alla propria scaturigine.

Una inversione continua del moto originario dellaLuce si estrinseca come libertà umana. La quale nascebensì dal Principio superiore alla dualità, o dal Principiodella immediata identità con il mondo, ma opponendosiad esso. Non può nascere se non nella sfera dell'alteritàsensibile e dell'opposizione allo Spirituale. Ma la possi-bilità di afferrare se stessa come essenza, è il suo volersilà dove scaturisce il suo essere libero, il suo affermarsidall'Io: il suo muovere dall'Io. È l'Io a cui essa può at-tingere entro la sfera della coscienza. Entro la sfera del-la coscienza, l'uomo può incontrare il Logos, al quale untempo poteva elevarsi solo a condizione di trascenderela coscienza, staccandosi dall'umano. Ora può realizzarlonell'umano.

XIV. Meditazione sulle parole-, « En archè èn o Lo-gos », « In principio era il Verbo »: occorre sentir na-scere tutta la creazione dall'atto originario del Verbo.

Il discepolo deve trattenere il più a lungo possi-

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bile nella coscienza questa imagine, sino a trarne unsentimento vivo: da poter riconoscere ed evocare, neimomenti della vita ordinaria, che tendono a smorzare inlui lo slancio sovrasensibile.

L>àmbito sensibile è l>ambito della dualità, ma è taleillusoriamente, perché può divenire esperienza umana so-lo a condizione di essere dualità superata. Tuttavia è ilsuperamento che l'uomo regolarmente non avverte. Laconoscenza sensibile scaturisce dall'iniziale superamentodella dualità, ma è simultaneamente l>àmbito dell>igno-ranza della dualità superata. L'ignoranza è la non cono-scenza del Logos, ossia dell'originaria sintesi da cui muo-ve la determinazione, come pensiero donantesi al sensibile.Germinalmente la sintesi è compiuta, ma nel moto delladeterminazione limita se stessa, in rapporto alla finitàdella percezione sensibile: supera l>iniziale alterità, ma sù-bito si arresta dialetticamente. La sintesi è bensì inizia-

ta, ma, non riconosciuta, s>interrompe: ha di fronte asé il proprio prodotto, il mondo apparente, il percepito-pensato che appare alterità: l'àmbito della libertà con-

tingente: il cui reale senso non è l'estrinsecarsi nel sen-sibile

, che non le consentirà uscire dal limite, ma portarea compimento la sintesi.

La sintesi iniziale è donata, appartiene al mistero

dell>evoluzione dell>uomo: ma la sua realizzazione è l>attodella libertà individuale

, possibile al moderno uomo co-sciente.

XV. Meditazione sul dono del Principio di Luce.

« La Luce splende nelle tenebre ».La libertà è lo splendore della Luce realizzato nel

volere. Germinalmente la Luce affiora nel percepire e nelpensare, ma attraverso un processo distruttivo, cui è si-multaneo un momento creativo. Percependo e pensando,l'uomo realizza inconsciamente, secondo un processo na-turale, la Morte e la Resurrezione della Luce. Il discepo-lo porta innanzi coscientemente tale processo, in sé co-smico.

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La libertà è la possibilità di realizzare mediante l,Ioindividuale tale processo cosmico. È il compimento co-sciente della sintesi, ossia il superamento del limite dia-lettico che impedisce scorgere nell>intima vita volitiva laLuce, il potere germinale risolutore della dualità. Risolu-tore della dualità, perché contenente in sé tutto il sensi-bile: non può avere una Materia opposta a sé - essen-do la Materia solidificazione della Luce - allo stesso mo-

do che la forza del braccio non può avere la materialitàdel braccio opposta a sé: anzi può estrinsecarsi, perchéquesta sollecita il suo movimento.

L'opposizione della materialità si afferma in ragionedell*indebolimento dello Spirito rispetto alla propria for-ma, sino al processo medesimo in cui la Materia apparepriva di Spirito, opposta alla Luce: come realtà esistentein sé.

XVI. Meditazione. La Materia è Luce caduta e in-

versa. Nel percepire-pensare, la Luce risorge: i colori ele forme della Materia nascono dalla lotta della Luce conla Tenebra.

XVII. La Luce vince la Tenebra nella Volontà che

si attua secondo il Pensiero libero dai sensi. Il discepolodeve imaginare questa Volontà come una corrente di Lu-ce fluente negli arti, indipendentemente dalla vita deltronco.

La corrente del Volere fluente negli arti, è la Luceflammea che consuma la materialità del corpo. Nor-malmente questa materialità tende mediante brama ad af-fermarsi come natura e a costituirsi nel tronco come

corporeità indipendente dallo Spirito. Il Fuoco-Luce delVolere ha il compito di annientare di continuo la mate-rialità tendente a prevalere nel tronco: quando non rie-sce a realizzare interamente tale compito, la materia siaccumula nel tronco: diviene formazione di grasso, do-tata di vita autonoma.

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Il grasso è il simbolo della corporeità che edifica sestessa, sottraendosi alla corrente centrale della Volontà esviluppando una propria automatica volontà. Allo stessomodo, ogni processo arteriosclerotico è il segno dell'af-

fievolirsi della corrente della volontà che permea l>elemen-to minerale dell'organismo: la volontà perde il naturalepotere sulla funzione dell>elemento minerale, che è fun-zione veicolatrice dello Spirito, secondo l'archetipo cosmicodella corporeità.

L>iniziale mineralizzazione dell'organismo dopo l'etàadulta, diviene un processo positivo nel caso in cui ven-ga controbilanciata, grazie allo sviluppo ascetico, dalla se-parazione delle forze del sentire da quelle del volere,secondo un equilibrio nuovo nell'anima, che lascia mag-gior autonomia al corpo eterico nell'organismo fisico: au-tonomia utilizzabile dallo Spirito piuttosto che dalla psi-che legata al corpo. Vi sono uomini che, grazie a taleequilibrio, conseguono dopo i cinquanta anni il massimodella loro efficienza psicofisica.

XVIII. Meditazione. La Luce, come « Luce del mon-do », opera sconosciuta nell'anima. Dall'anima fluisce inin-terrottamente nel mondo, accendendosi nel momento pre-dialettico della percezione e del pensiero.

La Luce originaria si riaccende come puro intuire,ìntimo coincidere, immediato conoscere, nella percezionesensoria, che è il momento della identità dello Spiritocon il sensibile. Tale identità è in sé sovrasensibile. Nelmomento in cui l'uomo percepisce e pensa, l,Io entra

nel mondo con forze originarie, immanenti ma al tempostesso trascendenti: che egli conoscerà soltanto dopo laMorte, o durante la vita grazie alla Iniziazione.

Il discepolo medita su queste forze, che l'Io può trar-re unicamente dall>esperienza terrestre, col discendere nel-la tenebra della Materia: comincia a comprendere il se-

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greto delle ripetute vite terrene, o della reincarnazione,quale realtà profonda del destino umano.

XIX. Rapportata la contemplazione del Sole spiritua-le alla imagine: « La luce splende nelle tenebre », il di-scepolo medita sulla mediazione della Tenebra e sullasua connessione con la libertà umana.

Il momento originario della identità dell'Io con ilsensibile, è inconsapevole e tuttavia dialetticamente sempreutilizzato. Grazie alla utilizzazione della forza che ignoral'essenza, il pensiero diviene determinazione per il mondodella quantità. Ma appunto da tale determinazione scatu-risce per l'uomo moderno la possibilità di svincolamentoda qualsiasi obbligazione interiore.

L'atto individuale libero è il senso ultimo del proces-so della razionalità: processo la cui funzione evolutiva ap-partiene alla presente epoca. L'Iniziazione dei nuovi tem-

pi non può non avere come fulcro tale atto libero: cheper ora si presenta nella forma più oscura. Esso infattisi esprime esclusivamente nel sensibile, ossia nella sferadella opposizione duale: non ha altro supporto che il ce-rebrale, ignora il proprio originario supporto. Inconsape-vole della fonte da cui nasce, non può non essere avversoad essa, facendosi sin nel pensiero veicolo della brama cen-tripeta: cui sono inscindibili delusione e dolore. Subendoil supporto sensibile, il pensiero non può attuare il pro-prio impulso puro: non può essere realmente libero, inquanto non afferra la sparizione della Materianel darsi di essa come forma, luce, colore, suono, né afferral,elemento originario che da lui muove in tale spiritualiz-zazione della Materia. La falsa libertà in effetto ha il com-

pito di impedire il processo di disincantamento dal sensi-bile, che l'Universo attende dall>Uomo.

L'Iniziazione ai Nuovi Misteri opera mediante l'im-

pulso individuale della libertà. L'

istruttore sagace curasoprattutto nel discepolo il nascere della libertà: stabili-sce con lui una relazione d>impersonalità, nella quale il

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più alto impulso d'amore e di fraternità opera grazie a ta-le forma. Ove l>anima senziente s>impossessi della rela-zione, agisce contro la libertà del discepolo, deteriorandola fraternità. L'impulso della libertà deve essere svincola-to dal supporto senziente, perché la sua connessione supe-rindividuale possa penetrare la profondità senziente. Deveattuarsi nel pensiero libero dai sensi, per congiungersi conil proprio Principio: con il potere d'identità e di sintesi,mediante cui comincia ad afferrare il mondo.

Lo svincolamento dell>elemento interiore dal sensibi-

le e dallo psichico, è l'Ascesi mediante la quale il pensierorealizza il proprio nucleo di Vita, afferrando la determina-zione, nella quale normalmente lo smarrisce per il conte-nuto sensibile. Grazie alla disciplina della concentrazione,il pensiero può vivere nella determinazione il suo potereoriginario, che non conosce dualità.

Il pensiero può sperimentare il proprio momento ori-ginario e trovare in questo la sintesi germinalmente com-piuta: può riconoscere l'identità realizzata, nell'immediatosovrasensibile, dell'umano con il Divino. Elevandosi al Prin-

cipio della sintesi, il pensiero vive come esperienza sovra-sensibile ciò che esso normalmente realizza al livello sen-

sibile come determinazione, riguardo alla dimensione dellaquantità, con il pensiero matematico-fisico. Questo è appe-na l>abbozzo del superamento della dualità, che può con-seguire la sua compiutezza solo al livello sovrasensibile.Non v>è altro operatore che l'uomo, non v'è altro senso dellamissione dell'uomo che il Logos.

La reintegrazione del Logos nell'anima è il senso dellaIniziazione dei nuovi tempi. Mediante l'ascesi dell'ordina-rio pensiero conforme alla logica del sensibile, l>asceta puòsperimentare come istanza ultima la percezione del Logos:che è realizzare l'originario potere d'identità del pensiero,la relazione prima, che regolarmente gli sfugge, essendo ilnormale osservare attratto dal prodotto sensibile della re-lazione, onde gli sorge dinanzi il mondo duale e opposto.Di solito, l'osservare scientifico è simultaneamente attratto

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dal prodotto logico e da quello tecnologico della determina-zione: gli sfugge il senso ultimo di essa, che è appuntol'esperienza del suo sorgere come relazione pura.

L'Iniziazione ai Nuovi Misteri prepara il discepolo me-diante l>ascesi del pensiero medesimo dal quale sorge lascienza della quantità.

Il pensiero che appare più materializzato è quello cheha avuto la forza di discendere più radicalmente nel sensi-bile e di quantizzarsi, come non era stato possibile al pen-siero indiano o estremo-orientale. Ma è proprio questo pen-siero materializzato che, redento secondo l'ascesi ad esso

pertinente - la Via dei nuovi tempi -, reca la forza resur-rettrice dell'Io. Ogni moto di liberazione di questo- pen-siero attua un potere trascendente di Resurrezione. Comesi è mostrato, gli occorre superare rispetto a sé uno stato dimorte.

Il discepolo può afferrare l>esigenza di sperimentarel'originario potere d,identità, se la sana empiria lo portaa osservare nella percezione il darsi del mondo oltrela quantità, in suoni luci forme colori ecc., in cui la Ma-teria come morta alterità comincia a sparire. Questa spa-rizione chiede essere proseguita mediante le discipline: an-zitutto va conosciuta, grazie a un atto non ordinario dellacoscienza.

XX. Meditazione. Il Logos si fa Vita: unifica l'umanocon il Divino nell'anima, là dove la sintesi originaria operacome immediato pensiero, nel percepire. Questo pensieroè già immerso nella sostanza del mondo, essendo il conte-nuto interiore del sensibile.

È l'immediato pensiero predialettico presente nel per-cepire, come nel pensare dialettico, l>immediata mediazio-

ne con cui l'uomo entra nel segreto del mon-d o : normalmente vi entra senza saperlo, anzicrede starne fuori, perché la coscienza dialettica non è ca-pace di avvertire tale penetrazione. Guarda l'essere come

impenetrabile, altro, materiale: mentre già sta penetrando

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in esso proprio col guardarlo: con il percepirlo, con il pen-sarlo. Non vede l>immediato pensiero, il vivo pensiero pre-dialettico, la corrente della pura identità, vita sottile delLogos unificatore, nel percepire e nel pensare: gli è ignotoil processo interiore del percepire e del pensare, medianteil quale l>anima emana Luce nel mondo. Tale Luce, nonveduta, muore nella visione materiale o sensuale del mondo.Da questa Morte comincia a risorgere.

XXI. Contemplazione della Luce. Il discepolo medita:« La Luce è invisibile. La scaturigine della Luce è in me ».

Egli non deve localizzare questa scaturigine, pur co-noscendo il fluire della corrente eterica della Luce dal cen-

tro del cuore. Tale corrente eterica riassume i quattro èterioperanti nel sensibile.XXII. Il discepolo contempla l'Archetipo non rap-presentabile della Luce, come la Forza che divora la Mate-ria e la ricrea secondo l'Ordine originario. Il centro ese-cutivo della Forza cosmica della Luce si manifesta nell'Uni-

verso come Sole.

XXIII. Il Sole è il simbolo della Luce. Contemplazioneinteriore del Sole.

Questa diviene contemplazione del Sole di Mezzanot-te: la quale presuppone la meditazione sulla Luce: la qua-le a sua volta presuppone l>esperienza del Pensiero liberodai sensi: il cui presupposto è l>esercizio della retta con-centrazione.

La contemplazione del Sole di Mezzanotte si compiein due tempi. A sera prima di addormentarsi, il discepoloimagina il nascere del Sole all'aurora e ne segue l>ascesasino al vertice del cielo: deve avere la visione sfolgorantedel Sole meridiano e poter entrare nel sonno con tale ima-gine, concependo: « Io sono Luce ». La mattina, appenasveglio, deve riprendere l'imagine del Sole meridiano e con-

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templarne la discesa verso l>orizzonte sino al tramonto, con-

fi utile che un tale esercizio possa essere compiutocon il rafforzamento imaginativo della salita su un monte,ossia con Immaginare l>ascesa dalle pendici alla vetta nellacontemplazione serale, e la discesa dalla vetta nella con-templazione mattutina: ma ciò che veramente conta perlo sperimentatore è afferrare il contenuto sovrasensibile del-l>esercizio: che è appunto l'accesso alla Soglia di Luce dellacoscienza, di solito verificantesi al momento del sonno aprezzo di una interruzione dei processi ordinari della co-scienza. (È importante in tal senso penetrare la genesi ete-rico-cosmica dell>esercizio, che può essere ampiamente tro-vata nelle opere di R. Steiner, Le Entità spirituali nei corpicelesti e nei regni della natura, ITE, Milano 1939, e I Mi-steri dell'Oriente e il Cristianesimo, Bocca, Milano 1940).

In questa fase dello sviluppo, il discepolo deve cura-re i dettagli della propria esistenza materiale, capaci di in-

fluire sullo svolgimento delle discipline: in particolare èopportuno che conosca talune modalità del suo atteggiarsiesteriore, nei momenti della meditazione e della concentra-zione.

cependo: « La Luce è in me ».

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IX. Modalità pratiche

Il metodo ascetico qui prospettato, deve potersi rea-lizzare in qualsiasi condizione, tempo e luogo, indipendente-mente dalle circostanze esteriori e senza alcun vincolo a po-sture rituali del tipo degli asana indù. Giova tuttavia ri-cordare qualche norma indispensabile.

La posizione eretta, in piedi o seduti, è la più adattaall'esercizio della concentrazione e della meditazione. La sta-

zione eretta non deve costare sforzo, perché lo stato di di-stensione del corpo è un coefficiente essenziale: una perfe-zione della stazione eretta non deve venire da tensione,

bensì dall'esercizio stesso, come conseguenza della discesadelle correnti dell'Io, o dello Spirito, lungo la spina dor-sale.

Si tratta di una penetrazione dinamica di forze estra-spaziali ed estratemporali, che tuttavia nella sfera vitale-fisica acquisiscono valore spaziale. Le correnti del corpo astra-

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le, che l'uomo ha in comune con l'animale, nella loro espressio-

ne fluidico-fisica, hanno direzione orizzontale - la di-rezione della spina dorsale dell'animale - mentre le corren-

ti dell'Io, o dello Spirito, hanno direzione verticale, rispon-dente allo stato di erezione della spina dorsale. Mediantel'ascesi, la parte superiore del corpo astrale dell>uomo, inquanto congiunta con l'Io, si rende indipendente dalla pro-pria natura animale e, come anima, realizza gradualmenteil ricordo e la realtà della propria natura spirituale.

Normalmente, nella interiorità umana non v'è separa-zione tra astrale inferiore e astrale superiore: essi sonomescolati. L'uomo ordinario consegue un relativo equili-brio rispetto alla propria vita istintiva, o natura animale,a prezzo di un condizionamento da parte di questa. Ladisciplina interiore, quando è regolare, giunge a realizzarel>indipendenza dell'astrale superiore da quello inferiore: cheè la via del controllo degli istinti. I quali normalmente con-seguono irresistibilità come impulsi dell>astrale inferiore

, al-lorché possono, secondo il potere « tellurico » da cui muo-vono, far proprie le forze dell>astrale superiore e domina-re il pensiero, sino a condizionare l>Io.

In sostanza è l'Io

che deve separare il proprio veicolo animico puro dallazona dell>anima che risuona secondo il corporeo: grazie atale separazione, l'Io può giungere ad afferrare le forzedell'anima radicate nella corporeità tellurica: le più poten-ti in senso magico.

Il discepolo deve poter eseguire gli esercizi in qualsiasicondizione esteriore, camminando, o stando immobile, inpiedi, seduto, sdraiato, legato, con la testa in giù ecc.: mase vuole trarre dall>esercizio il meglio, deve osservare alcu-ne minime regole, tra cui quella della stazione eretta, manon rigida, del busto. Solo in una fase avanzata dello svi-luppo, egli può ricorrere a una posizione tecnicamente pre-scritta ai fini operativi: supino, con la testa quasi vertical-mente rialzata, almeno con due guanciali. In tal modo egliè al centro delle forze: può accogliere le correnti solaridell'Io e simultaneamente operare con le correnti lunari

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Modalità pratiche / 73

del corpo astrale, cosi da conseguire quella sintesi che è

Una simile posizione è specialmente indicata per gliesercizi riguardanti la Volontà motoria, la dinamizzazionedelle correnti del corpo eterico, la connessione con la For-za che si è chiamata Luce di Vita.

L'accennata separazione tra astrale superiore e astraleinferiore, implica da parte del discepolo una presenza re-sponsabile dell>Io all>esperienza quotidiana, più che l>ordi-

nario, in quanto l>astrale inferiore viene a mancare della

stabilità di cui ordinariamente dispone grazie alla sua me-scolanza con l>astrale superiore e alla possibilità di condi-zionarlo. In realtà, gli istinti cominciano a mancare delloro normale alimento animico: perciò, ove non siano soc-corsi da risoluti impulsi di reintegrazione, cominciano a pre-tendere con energia tale alimento, mostrando di attendereil momento di una diminuita sorveglianza dell'Io, per sca-tenarsi con inusitata violenza. È questa la ragione per cuiun sano sviluppo interiore cura soprattutto il rafforzamentopreventivo dell'Io nella sfera in cui il suo incontro conl,astrale ridesta in forma cosciente le forze originarie di que-sto: la Via del Pensiero.

In effetto, ciò che normalmente gli uomini chiamano« Io », non è il vero Io, ma quello condizionato dall'astra-

le inferiore ed esprimente un'autorità di fondo degli istin-ti, nella quale l>uomo ordinario crede ravvisare la pro-pria libertà. Onde spesso si sente qualificare « egoistica »la via dello sviluppo dell>Io, mentre il vero egoismo consisteproprio nell'assenza di tale sviluppo. Prima della nascita del-l'Io, non esiste nell'anima un forza centrale capace di su-perare i limiti soggettivi e di immergersi deditamente nellarealtà altrui, nella realtà del mondo.

la base dell iopus magico.

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X. Oro filosofale

Secondo il tipo di ascesi qui indicato, l'avviamentoalla percezione della Luce, a un determinato momento, esi-ge dal discepolo particolari esercizi di concentrazione-me-ditazione su sostanze fisiche: di cui egli giunge a sperimen-tare l>influenza interiore e la specifica correlazione cosmica.Ne può intuire, inoltre, la virtù terapeutica.

XXIV. Il discepolo si concentra sull'oro: ne evoca lecaratteristiche sensibili, il colore e la luce, le forme in cuinormalmente si presenta, e insiste sino a sentir nascere insé qualcosa come il senso dell'oro-, continua l'eser-

cizio, meditando sul fatto che l'oro è in realtà i{ residuo mi-nerale del Sole, ossia la traccia terrestre lasciata dal Soledall'epoca in cui era ancora unito alla Terra. Il senso del-l'oro gli comunica allora la forza spirituale del Sole: chetende a congiungersi con il cuore, perché in realtà nasce dalcentro eterico del cuore.

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76 / Tecniche della concentrazione interiore

L'

esercizio, oltre a valere come disciplina della concen-trazione-meditazione

, esercita un,influenza benefica sul-l,organismo eterico-fisico: in particolare è suscitatore di se-renità, coraggio ed equilibrio dell>anima: fuga i fantasmidella brama e della paura. Ha valore terapeutico riguardoal sistema cardiaco.

La concentrazione meditativa sui metalli è potenzial-mente terapeutica: ogni metallo esprime una relazione pla-netaria e la rispondente influenza su un organo corporeo,

cioè parimenti sul potenziale vitale di tale organo. Tali ri-spondenze però debbono venir riscoperte dal disce-polo, o nuovamente apprese, in base all'insegnamento ini-ziatico dei nuovi tempi, non essendo esse reperibili nel pa-trimonio tradizionale, dati i mutamenti dei segni e delle in-fluenze, occultamente verificatisi nell>èra moderna.

Mentre la meditazione sull>oro è eseguibile dal disce-polo senza controindicazioni, riguardo ad altri metalli, in-vece, è opportuna la direttiva di un istruttore. Di questagenericamente egli può fare a meno per un certo tratto delcammino, in particolare se si giova della sana letteraturaspirituale. Riguardo alla meditazione sui metalli - esclu-so l,oro - invece, l>indicazione da parte di un istruttorecomincia a essere opportuna, anche se non strettamente ne-cessaria. Infatti, solo nel caso dell>oro la correlazione con

l'organo che gli corrisponde è diretta, come bene avevanocompreso gli Ermetisti sperimentatori dell>o r o filo-

sofale: mentre per gli altri metalli la correlazione conl,organo corrispondente è mediata dal cuore, proprio invirtù del potere « solare » dell'oro ermetico, o alchemico.

Di particolare potenza interiore sono le forme di con-centrazione-meditazione sui quattro elementi, fuoco, aria,acqua, terra, ciascuno dei quali risponde a un determina-to sistema di forze della struttura umana: terra = corpofisico, acqua = corpo vitale o eterico, aria = corpo astra-le o animico, fuoco = Io.

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XI. Apice della concentrazione

La disciplina del pensiero non ha come obiettivo unpotere di concentrazione, che valga meramente come tale,al livello in cui si produce. A tale livello il potere dellaconcentrazione oggi è possibile a chiunque serva una qualsia-si ideologia e sia capace in tal senso di pensiero ossessivo:non dominato

, ma che lo dòmini. L>Ostacolatore fornisce

di forza la concentrazione di un simile pensiero, che nonesce dalla soggezione alla natura fìsica. L'esercizio della

concentrazione invero è un mezzo per vincere la forza cen-tripeta dell'essere psicofisico che alimenta il potere dell'egomediante la frantumazione dialettica del pensiero, cioè me-diante un processo recante analiticamente l'univoco temadella materialità (quantità, economismo, finalismo della fisi-cità, codificazione della sensualità) sino alla costituzione del-la sistematicità ferrea del frantumato: ferrea prigione delpensiero.

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78 / Tecniche della concentrazione interiore

XXV. Meditazione. In realtà, il pensiero deve speri-mentare la concentrazione, unicamente per superare il po-tere centripeto che lo asserve alla natura corporea.

Scopo della concentrazione è liberare il pensiero dalservaggio al Dèmone della Materia. Una volta liberato, ilpensiero è una forza che reca essa medesima un tipo su-periore di concentrazione. Avendo superato la frantumazio-ne analitico-ahrimanica, è già in sé concentrazione, o sinte-si. In quanto tale, è la Luce del Volere, che come Vitadella Luce attua la potenza d>Amore del Volere. A talelivello, occorre saper ravvisare il momento in cui il tipopreliminare di concentrazione esige un mutamento quali-tativo.

Il massimo della forza della concentrazione è conse-

guito, quando l'intensità del fluire del pensiero, o del suosilenzio, domina l'anima più che lo sforzo stes-s o della concentrazione: onde continua ad aver bisognodella concentrazione solo nei confronti della natura inferio-

re: non ha bisogno di sforzo. La concentrazione egoica ènecessaria sempre a superare il limite individuale: allorchéviene attinta la sfera della impersonalità delle forze, la con-centrazione si trasforma in contemplazione e in azione.

Il potere scaturito dalla concentrazione diviene il mez-zo per seguire con calma e in stato di metafisica immobili-tà l'esperienza sovrasensibile. In sostanza la concentrazionenon viene mai interrotta: essa è necessaria egoisticamentecome energica operazione di conversione del mentale ahri-manico, ma continua come potere impersonale del pensie-ro nell>incontro cosciente dell'Io con le facoltà dell>anima,

attraverso le diverse esperienze interiori.A un determinato momento

, la vita del discepolo di-viene tutta uno stato di offerta al Sovrasensibile

, epperò diconcentrazione profonda. L>Io reca in sostanza la concentra-

zione contemplativa assoluta, che è il suo potere d'identi-tà con il mondo

, affiorante nell>immediato percepire e nel-l'immediato pensare.

La vita del discepolo diviene una continua concentra-

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Apice della concentrazione / 79

zione, che deve però lasciare ampio margine all'abbandonodi sé alla normale necessità esistenziale e alla spontaneità.

La normale necessità esistenziale è la materia immediata

dell>opera interiore e al tempo stesso scuola sperimentale.La sagacia del discepolo, nei periodi dell'azione intensa e

delle difficoltà, lo porterà a fare di questi un veicolo delloSpirituale. Mediante la concentrazione essenziale, egli ope-rerà una personale congiunzione tra il flusso umano deglieventi e la loro ragione cosmica. Egli agirà con la massi-ma dedizione verso il mondo, permanendo congiunto nel-l'intimo con la segreta realtà degli eventi, in quanto lorofonte cosmica: il Logos.

La concentrazione a cui il discepolo fa appello riguar-do a taluni limiti che talora gli si presentano drammatica-mente insuperabili, deve diventare - come si è accenna-to - un potere centrale di continuità, capace di operareoltre il dominio psichico: deve raggiungere un>intensità as-

soluta, senza perciò divenire qualcosa di fisso, bensì ani-mando la totalità della coscienza, che dal suo canto, dando-le testimonianza, le dà vita. Questo dare vita appartieneall'Io superiore, che in effetto può affiorare soltanto nonveduto.

XXVI. Il discepolo contempla in sé un mistico Sole,simbolo di tutta la forza e della sua invincibilità. Egli puòrendersi conto della intensità conseguita, quando sente spa-rire, come riassorbito dalla virtù di questo Sole, ogni motodella psiche. {In effetto non esistono difficoltà esteriori, ben-sì tensioni della psiche rivestenti i drammi umani).

L'adamantino centro di luce, intimamente avvivato,

acquisisce, di là da tutte le tensioni, un potere di magicaobiettività, che è il potere d'impersonalità dell'Io Superio-re, affiorante per virtù contemplativa dal profondo dell>ani-ma. Questo Sole non va visualizzato né localizzato in alcun

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-80 / Tecniche della concentrazione interiore

punto, ma accettato là dove si presenta: che non è un« dove »

, ma uno stato metafisico illocalizzabile, a differen-za dei centri astrali ed eterici ravvisabili nei punti corporeiin cui esso specificamente opera.

Quando la vita metafisica del sentire può consonarecon il nucleo di Luce

, il sentire si trasforma in sottile orga-no di distinzione tra errore e verità e perciò di intuizionemorale, coincidente con il moto puro del pensiero.

È la

fine di quell'inganno di Lucifero, in forza del quale il be-ne o il male sono la posizione soggettiva, e perciò inganne-vole, del reale. Il conoscere umano riconquista l>

e s s e n z a,

di cui era stato privato.Dalla consonanza del sentire con il nucleo di Luce

,

nasce altresì, come certezza, una comunione con il Divi-

no, che è l'affiorare della originaria identità. La certezzae la comunione divengono un unico stato interiore. In ta-li condizioni, in realtà, il discepolo riconquista, mediante leforze dell>autocoscienza

, la fede che « muove le monta-gne ». Una Potenza, a cui nulla è impossibile, fluisce inlui, se nella concentrazione contemplativa egli è capace del-la impersonalità e della dedizione, peculiari dell>autenti-co Io.

Egli può chiedere tutto a una Potenza che può tutto,ma esige l'adesione cosciente alle regole del suo manifestar-si. In sostanza la concentrazione, la meditazione e i conse-guimenti dell>Ascesi operano a che il discepolo faccia suetali regole: in quanto egli abbia a realizzare mediante quel-la Potenza la natura reale dell'Io, di là da quella che ne èla quotidiana parodia. In realtà l,Io quotidiano trae la suainteriore ragione di essere proprio dalla privazionedella propria Luce di Vita.

XXVII. Meditazione sull'Io Superiore. « Esso è in mo-vimento, Esso è senza movimento-. Esso è lontano, Esso èsimultaneamente vicino: Esso è all'interno di tutto ciò cheè

, Esso è fuori di tutto ciò che è » (Isha Upanishad, 5).L>identità con l>Io Superiore, contemplata, può far com-

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Apice della concentra7Ìone / 81

prendere la reale funzione dell>identità dell,Io, quotidiana-mente attuata

, nel percepire e nel pensare, dall>uomo mo-

derno. L>Io Superiore è ai confini dell'Io quotidiano ed èal tempo stesso l'intima virtù della sua identità con il mondo.

La contemplazione dell'identità genera l'idea della me-ditazione profonda come elevazione alla preghiera, graziealla quale l'umano può volgersi genuinamente, liberodi recitazioni, al Divino, e il Divino non può nonrispondere, con la sua illimitata donazione all'umano. In

tale momento l>identità non è soltanto contemplata, ma an-che realizzata come certezza dell>evento sovrasensibile tra-

sformatore del sensibile. Questo evento è continuo, in tut-to: scorgerlo è l'esercizio preparatore della preghiera qualeforza magica.

In realtà la preghiera è possibile all,uomo aogni grado dello sviluppo, da quello appena capace di con-sapevolezza dei limiti soggettivi, al grado della concentrazio-ne profonda. In sostanza, quando la concentrazione pro-fonda si realizza, è uno stato superiore di preghiera, sen-za parole: che non può non essere continuo, come conti-nuo è il moto della creazione. La preghiera a questo livel-lo è l>offerta di sé dell'anima, che può accompagnarsi allarichiesta di una presenza orientatrice, o della guarigione osollievo di esseri sofferenti, o dell'intervento del Mondo

Spirituale in problematiche situazioni umane. Tale preghie-ra si realizza con la certezza della risposta positiva del Mon-do Spirituale. Il discepolo può chiedere tutto alla Forzacui nulla è impossibile: già nel volgersi ad Essa si senteesaudito, in virtù dello spirito d'identità con il Logos, da

.cui muove.

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XII. Sesso e Ascesi

Oltre l>imaginazione contemplativa dell>Io Superiore,ogni progresso è possibile al discepolo soltanto in relazio-ne al disincantamento del dominio dell>

eroi.

Normalmente la forza dell' eros si dà identica alla for-

za della brama. In realtà è permeata di brama: ove si li-berasse di questa, essa si rivelerebbe come l'originaria cor-rente di Vita della Luce. L>arte del discepolo è operare in-direttamente sulla brama: la quale ordinariamente si mani-festa in quanto la psiche ne è già involta.

XXVIII. Meditazione. Nella sfera eterico-fisica, il ses-so è casto; la brama appartiene al corpo astrale. Il corpoastrale è in sé puro, sostanziato di Luce, ma si àltera conl'inerire alla corporeità eterico-fisica-. inconscio della pro-pria Luce di Vita, tende a far sua la Vita della Luce del-l'organismo eterico-fisico. Nella pianta la Vita eterico-fisi-

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84 / Tecniche della concentrazione interiore

ca vive allo stato puro, senza inerenza del suo corpo astra-le: che opera da « fuori » sulla pianta, secondo schemaastrale-divino: nel fiore, nell'intimo suo calice, penetra aprimavera mediante la Luce solare, per una provvisoria azio-ne fecondatrice, assolutamente casta.

Mediante l>imagine del calice del fiore e della sua co-munione di Luce, la castità della corrente dell'ero* non de-

gradata dalla brama, si dà alla coscienza del discepolo co-me percezione.

La corrente dell>ero* non corrotta dalla brama, comeForza originaria, è la più potente che operi nell>umano. Èinfatti il potere cosmico dell>Amore che, mediante le strut-ture fisiologiche diviene sulla Terra forza di riproduzionedella specie umana, come di quella animale, adeguandosi al-la serie dei vincoli della sfera senziente-istintiva. Espri-me nell'uomo il massimo del suo potenziale, ma a condi-zione di sottostare agli impulsi della natura animale e dieliminare ogni volta la coscienza dell'Io.

Quando la stessa forza si esprime come amore dell>ani-ma, non cessa di essere dominata dagli impulsi della natu-ra animale: sul piano animico, continua ad essere manovra-ta da questi, malgrado le idealizzazioni e le sublimazioni.Il corpo astrale non è capace di realizzare la propria origi-naria forza, che è forza d'amore, perché la ignora e la attin-ge dove è già divenuta brama. La difficoltà della Forzadell'ero* a esprimere la propria essenza pura, indipendentedagli impulsi della brama, consiste nel fatto che mediantetali impulsi, operando al livello della natura, essa mani-festa il massimo del suo potere, eliminando la coscienza su-periore: uguale culminazione non riesce a conseguire comepura potenza dell'anima, essendo l>anima condizionata dal

supporto corporeo necessario alla coscienza di sé.Lo sperimentatore sa che, se è vero che la forza del-

l'Amore iniziatico, o Sacro Amore, è la conquista cosciente

del potere dell'ero* normalmente esprimentesi come bramae per le vie della natura animale, sa parimenti che l>Amore

iniziatico non può sorgere mediante operazioni sul sesso,

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Sesso e Ascesi / 85

ma deve destarsi indipendentemente da questo, per poteroperare su esso. Gli inganni ed i conseguenti disastri intal senso dipendono dal credere alle facili vie operativepromesse dalle moderne « spagirie » sessuali, onde l>

uomo

dominato dal sesso presume agire sul sesso.La contemplazione del puro processo della riproduzio-

ne nel calice del fiore, può dar modo al discepolo di com-prendere come l'atto sessuale sia potenzialmente un proces-so dei corpi eterico-fisici, indipendenti dal corpo astrale,la cui vera gioia è in realtà metafisica. Realizzando la gioiacome contenuto metafisico, il corpo astrale realizza la suavera natura e il suo verace movimento, che è l'identità con

il corpo astrale dell'altro: identità non dominata, ma domi-nante il corpo senziente, per virtù del ridestato potere an-droginia) originario, onde l'elemento maschile di ciascuno

dei due corpi astrali si unisce con l'elemento femminile del-l'altro (v. pag. 113).

In realtà, il potere puro dell 'eros, come viene ricorda-

to dall'imagine tantrica della Kundalini, è la corrente stes-sa della Vita della Luce. Nell,accensione « platonica » del-l,eros, essa viene dinamizzata dal sentimento d,amore

, on-

de affiora non cosciente nell'anima l>elemento dell'accordo

originario, o edenico, della coppia, la rispondenza delle po-larità androginiche del corpo astrale e la virtù della con-giunzione pura dei corpi eterici. In tale congiunzione l>ordi-

ne degli eteri dei quattro elementi, rivive secondo un pote-re di riedificazione della Beatitudine originaria perduta. Que-sta è sempre la animatrice sconosciuta del corpo etericodel componente la coppia, che conosca la spontanea, e inun certo senso « fatale », esperienza dell'« innamoramen-

to ». Ma a tale possibilità manca l>elemento di potenza chela natura invece realizza pienamente sul piano della coinci-denza animale, per il fatto che il calore astrale della Volon-tà esplode totalmente nell'umano attraverso la brama vo-

luttuosa.

In realtà il potere della congiunzione folgorante appar-tiene al corpo astrale, che però, privo della consapevolez-

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86 / Tecniche della concentrazione interiore

za della propria Luce, la cerca bramosamente nella sferafisica, alterando la purità del rapporto dei corpi eterico-

fisici e dipendendo da tale alterazione, allorché tende a rea-lizzare la propria congiunzione di Luce. L'esperienza animi-ca dell'amore può invece far sua la congiunzione folgorante,grazie all'assoluta indipendenza dalla congiunzione dei cor-pi fisici, la quale si deve svolgere secondo un'autonomia

sollecitante la segreta natura angelica del corpo eterico, insé privo di desiderio e di passione. Il desiderio e la passione,infatti, appartengono al corpo astrale, non al corpo eterico-

fisico.

L'accesso al segreto della moderna « spagiria », o delSacro Amore, è preparato dall'oppi ascetico volto all,ani-mazione del puro Calore o del puro Fuoco del Volere: cheè la presenza più alta, e perciò organicamente più profon-da, di quella Vita della Luce, alla quale il discepolo volgemediante la Via del Pensiero. Le operazioni di Luce, laconcentrazione e la contemplazione meditativa, preparanol>espressione eterica dell'Io Superiore, cioè del Principioche in sé reca il senso ultimo dell'esperienza terrestre del-l,uomo.

Nel « fuoco » animico dell>« innamoramento » il ger-me di tutta l'Opera è presente, operando allo stato di em-brionalità e di spontaneità. Tale « fuoco » in realtà è dona-to: perciò va conquistato. Esso può essere scorto e portatoa crescita, sino alla manifestazione della sua forza origina-ria, grazie a una virtù non condizionata dalle Potenze do-minanti la sua espressione animale, ma attinta all'Amore

stesso da cui muove. A questo va chiesto ciò che già stadonando: non all'impulso con cui esso si identifica in quan-to afferrato da quelle Potenze. L>errore umano è non scor-gere la fonte dell'Amore

, non unire a questa la corrente del-la Volontà.

Lo sperimentatore, mediante la pratica spagirica, puòincontrare la corrente del San Graal

, se riesce a comprende-re che tutta l>Ascesi lo porta a muovere cosciente secondol,impulso d'Amore da cui già muove, ma che non scorge:

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Sesso e Ascesi / 87

è abituato a vedere solo i prodotti o le sensazioni dell'Amo-re, dove questo è già afferrato dagli Ostacolatori. Non v,è

gioia dell'ero* che non sia l>espressione dominata dagliOstacolatori, onde il ritorno alla fonte è sempre un percor-so di dolore. Il dolore tende a ricondurre alla connessione

pura, ma non viene compreso, vi si accompagna l>avversio-

ne, il dissenso, l,illusoria divergenza, onde ogni volta si du-bita dell'Amore di cui poco prima si giurava l'eternità.

La coppia umana può realizzare il moto della Sopra-natura nell>Amore che non viene afferrato dalla Natura, maperciò dominerà la Natura, facendo nuovamente del sessoil veicolo della Sopranatura, secondo il sentiero del Graalo dell>e stasi cosciente. Per impeto di Amore, puòvolgere alla forza da cui scaturisce incontaminato l'Amo-

re: ma ciò esige un trascendimento di sé di ambedue, un'of-

ferta radicale reciproca, capace di far vivere in esso il po-tere che solo la Natura per ora è capace di portare a mani-festazione con il massimo della intensità.

V'è un segreto ascetico, intuibile per amore: esso puòessere presentito nella meditazione rivolta al processo ge-nerativo nel calice del fiore: il Sacro Amore è il tessuto

puro del corpo astrale, che non ha bisogno del sesso per ri-trovarsi nel corpo astrale dell>altro. La sua struttura andro-ginica lo rende identificabile direttamente con l>entità an-droginia dell'altro: ha il potere di ritrovarvisi, per virtùdiretta della sua Sopranatura, che è la natura cosmica del-l'Amore: la cui accensione consente che i corpi eterico-

fisici si uniscano virgineamente, secondo la loro autonomacorrelazione, che è correlazione eterica originaria, o ange-

lica: senza intervento del corpo astrale.La Sopranatura già vive nell'Amore della coppia uma-

na, anche quando non sia consapevole della sua missionecosmica. Non v'è coppia in cui una tale missione non affio-ri, sia pure per breve momento, come possibilità, venen-do tuttavia normalmente ignorata. La coppia iniziatica acqui-sisce coscienza di tale possibilità e tende a realizzarla.

Ogni coppia umana è potenzialmente la coppia inizia-

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88 / Tecniche della concentrazione interiore

tica: ha il suo dono di trascendenza nel momento in cui

sente la beatitudine della donazione di sé all>altro ed è

capace di sentire nell'istante l,eternità. Un tale momento

è normale a ogni coppia, consapevole o no del proprioassunto trascendente. Allorché la possibilità della Soprana-tura, inconosciuta, affiora, tale momento s>inserisce neltempo. Ordinariamente, esso sparisce sempre nell>incon-scio della dimenticanza, sino a sembrare un contenuto il-lusorio

, o irreale: ma la sua veracità e realtà permane nel-l>anima come germe creativo. È solo dimenticato, o nasco-

sto: per amore può essere ritrovato.Lo sperimentatore, come discepolo del Graal, sa che

questo istante, ritrovato, conduce all'eternità. La Volontà

può incontrare la Sopranatura nella evocazione del profon-do, essenziale, moto con cui, come volere individuale, ognivolta muove.

XXIX. Meditazione. In realtà ciò che muove dall'es-senza la Volontà è l'Amore. Ogni atto di Volontà dell'uo-mo è un moto individuale dell'Amore Divino.

Il discepolo può fare di una tale intuizione la massi-ma forza della sua ascesi, perché il Volere è la corrente diVita che egli di continuo, quotidianamente, usa ignorando-ne la natura magica. Nella corrente del Volere, fluisce sco-nosciuta la corrente cosmica dell'Amore. Egli comincerà acomprendere l>ascesi come arte di accordare la corrente del

la Volontà con il suo oggetto, mediante il Pensiero. Nonv

,è cosa che non debba essere voluta per il Volere, che insé è Amore. La forza del Volere con cui un essere impugnaun

>arma per ferire un altro essere, è la medesima con laquale può porgergli aiuto: è la forza dell>Amore usabile

contro il proprio reale oggetto. In tale contraddizione èil segreto della libertà dell>uomo. La responsabilità del Vo-lere è un conseguimento della conoscenza: perciò il compitoiniziale delle discipline è liberare il Pensiero.

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Sesso e Ascesi / 89

XXX. Meditazione. Il discepolo anima in sé la seguen-te imagine: « Attraverso le sue ère e le sue trasformazio-ni, la Terra si avvia a divenire il Cosmo dell'Amore ».

Tutta la storia !della Terra e dell'uomo tende verso questamèta.

XXXI. Il carbonio della Terra diviene diamante. Il dia-mante ritorna Luce adamantina.

È evidente come la via della liberazione dell>ero* sia

un processo della Volontà, voluto là dove il Pensiero, co-me veicolo dell>Io, non si altera, ma è esso medesimo Lu-ce di Vita. L'ostacolo vero alla circolazione della Luce

è Yeros che la asserve al calore della brama: al calore dellaVolontà priva del suo essere volitivo.

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XIII. Il centro della Forza

Il percepire e il pensare recano nella loro immediatez-za il potere d>identità dell>Io con il mondo. Questo pote-re, di continuo usato e tuttavia sconosciuto

, può esseri.conosciuto dal discepolo come elemento primordiale di Vi-ta - che è Vita della Luce - nel pensiero puro, nellapercezione pura.

Con ciò s'indica un>esperienza conscia di reintegrazio-ne, possibile al cercatore realmente moderno: una voliti-va operazione di riconnessione con l'è s s e n z a delle

cose, ossia con ciò di cui Deità originarie si appropriaro-no, privandone il pensiero dell'uomo, ma concedendoglielacome conquista estraindividuale, a condizione che egli siconformasse alle loro regole e non facesse appello a un Ioindividuale. Nel momento predialettico del percepire e delpensare, come si è mostrato, lo sperimentatore modernopuò ritrovare l,essenza, in quanto egli si sottragga all>

an-

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92 / Tecniche della concentrazione interiore

tica soggezione interiore alle Deità che dominano il pen-siero separato dall>essenza. Egli può compiere in sé un

>

ope-razione di liberazione dell'essenza, mediante un atto au-tonomo del volere, al quale risponde la forza stessa del-l'Io Superiore, gradualmente orientando il discepolo dal-l>umano al Superumano, verso la soglia dei Nuovi Misteri.

Nel punto in cui l>Io incontra il corpo astrale, per ilpercepire e il pensare, si verifica ogni volta, come processosovrasensibile della Luce, o dell>essenza, la riaccensione delprimordiale Calore cosmico. Questa riaccensione viene nor-malmente ignorata dall'uomo dotato di mera coscienza dia-

lettica: egli in realtà, mentre la utilizza, le si oppone, per-ché tende tenacemente a ricevere il calore dagli istinti, cheè lo stesso calore, asservito alla vita animale. Del puroCalore di Luce egli in realtà fruisce inconsciamente comedel potere d,identità dell>Io con le cose o con i moti del-l'anima.

Il discepolo volge all>esperienza del Calore di Luce nelcentro eterico del cuore. Egli sa che tale Calore di Luce nonpuò essere destato dall'emozionalismo mistico, inevitabil-mente legato alla corporeità.

La percezione della Luce è la prima forma di reintegra-zione del Pensiero come Luce. Il discepolo ormai deve con-durre l'esperienza mediante un supporto estracorporeo e tut-tavia interno alla corporeità, che è il corpo eterico, o « cor-po sottile », Unga sharira, il primo tessuto della Luce,che gli sia dato percepire obiettivamente.

Egli realizza il primo centro delle correnti eteriche nel-la testa, in un punto interno localizzabile tra l>epifisi e l>ipo-

fisi. Queste due ghiandole sono rispettivamente veicoli diconfluenza di due essenziali correnti eteriche, normalmentecontrastanti tra loro e armonizzanti solo nell'atto predialet-tico del percepire e nei momenti della conoscenza, o dellapercezione impersonale delle verità.

Mediante l,ascesi, il discepolo deve poter prepararel'armonizzazione delle due correnti. Di passaggio, si può ac-cennare che ogni forma di nevrosi o di psicosi si può far

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Il centro della Forza / 93

risalire all'acutizzazione del contrasto fra le due correnti:

la mentale-egoica e la cardiaco-cosmica.

Qualsiasi tentativo di risveglio di tale centro prima del-l'armonizzazione delle due correnti eteriche

, può produrreseri guasti psichici e compromettere il lavoro interiore del-l'avvenire. L>armonizzazione delle due correnti è il risul-tato di una elevata moralità

, di un'abnegazione illimitata edi uno stato di pazienza e comprensione, epperò di amore-vole armonia, verso tutti gli esseri, compresi soprattuttocoloro che appaiono produttori del Male umano. Gra-zie a tale armonizzazione, il corpo fisico tende a riceverecalore di vita dall'astrale divino, piuttosto che dall'astrale

animale, o dagli istinti fluenti nel sangue.L'animazione del centro eterico della testa deve pro-

cedere secondo il tema della Luce. La Luce è ora il Pen-siero che cessa di essere luce riflessa. Il centro delle cor-

renti eteriche, per il discepolo moderno, deve muoveredalla testa: deve in primis destarsi nella sede in cui eglirealizza la coscienza di veglia, che gli consente l'iniziale

processo di liberazione del Pensiero mediante la concen-trazione.

Il senso ultimo della concentrazione è, per lo speri-mentatore, ritrovare la corrente sovrasensibile della Vita dacui sorge il Pensiero. Se egli avesse la possibilità di muo-vere il corpo eterico, o corpo sottile, o vitale, senza il pos-sesso dell,elemento originario del pensiero, di continuo ope-rante mediante i centri superiori della coscienza, ossia sen-za indipendenza dagli impulsi della psiche, egli distrugge-rebbe il corpo sottile. Per ora distrugge la parte di essomediante cui pensa. Mediante il pensiero dialettico, l,uo-

mo deteriora di continuo il corpo eterico che gli consentedi pensare.

Le esperienze interiori irregolari, psichiche o di tipomedianico, non possono evitare la trasmissione al corpo ete-rico degli impulsi che il corpo astrale reca a causa dellasua soggezione alla natura psicofisiologica. L,asceta non puòarrivare a una reale esperienza del corpo di Vita, finché pa-

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94 / Tecniche della concentrazione interiore

tisce tale soggezione, che del resto è la normale condizioneumana: condizione dell'errore, del male e del dolore, di cuil'uomo faticosamente tenta liberarsi: illusoriamente

, fin-ché egli non possegga il Pensiero quale chiave della Vita:che è Vita eterica

, per la privazione della quale non solosoffre le tensioni della brama

, ma non scopre nella sogge-zione la sorgente della brama e in questa la brama stessadella soggezione.

Quando grazie alla concentrazione contemplativa, ilpensiero cessa di essere dialettico e possiede il fluire dellapropria Luce, questo fluire può essere fatto convergere ver-so l>accennato centro situato tra l>ipofisi e l>epifisi.

L>operazione esige l>assoluto silenzio, non soltanto in-teriore, ma anche esteriore. Mentre il normale eserciziodella concentrazione può essere eseguito anche in un ambien-te rumoroso e malgrado condizioni non propizie - anzipuò attraverso queste fare appello a più intense forze in-teriori - la concentrazione nel punto eterico tra la ghian-dola pineale e la pituitaria, esige l'assoluta indipendenzadall'ambiente esteriore: un rumore, un'interruzione, po-trebbero essere fatali. Il discepolo, prima di iniziare l>

ope-

razione, deve assicurarsi che l>ambiente risponda rigorosa-mente alle esigenze rituali richieste.

Il tema iniziale della operazione di Luce, è quello fina-le della imaginazione del Sole: « La Luce in me », che rias-sume le precedenti imaginazioni di Luce, da « La Lucesplende nelle tenebre » alla contemplazione del « Sole dimezzanotte ».

Mediante il centro eterico della testa, il discepolo en-

tra in una zona di sicurezza interiore, perché si trova nel

punto in cui alla massima autonomia rispetto a se medesi-mo risponde la massima apertura al Mondo Spirituale.

La

massima autorità rispetto a ciò che è inferiore natura, s>iden-

tifica con la massima dipendenza dal Logos, o dalla Shakti

*

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Il centro della Forza / 95

divina. Tale dipendenza è una conquista della Volontà real-mente libera.

In questo centro, l>operazione di Luce, detta OperatioSolis, realizza l,iniziale presenza dell'Io quale Principio dellaLuce. Questa presenza, come potenziamento dello stato diveglia, è la garanzia della regolarità dell'esperienza: l'op-

posto assoluto di una condizione medianica.Il Principio cosmico dell>Io è la Forza che in realtà

armonizza le due correnti eteriche fondamentali dell>

orga-

nismo animico-fisico, normalmente contrastanti per via del-la coscienza dialettica, o riflessa, che attinge e al tempostesso si oppone alla propria Luce. L'armonizzazione tra-

sforma la conoscenza mentale in conoscenza sopramentale,o imaginativa, rendendo l>imaginare strumento della Magiasuperiore, o divina. Questa viene accordata dal Mondo Spi-rituale, nella misura in cui il discepolo consegua la capaci-tà di un uso assolutamente impersonale della Forza.

Nel centro eterico della testa il discepolo realizza ilfluire della corrente di Kundalini: costituzionalmente giàascesa dal profondo. La sua arte è discendere nella profon-dità, secondo un moto inverso a quello delle tecniche tan-triche, il cui scopo è un'operazione di profondità tesa asvegliare dal centro più basso la corrente del Calore di Lu-ce. La realtà è che nella umanità occidentale si è incarnato

un determinato tipo di asceta - che certo non costituisceuna maggioranza - dotato dell,attività dei centri superio-ri della coscienza di veglia, proprio per aver conseguitoin una esistenza precedente il risveglio della Kundalini. Ta-le risveglio si è sostanzialmente reincarnato come potere del-l'Autocoscienza, ossia come potere cosciente dei portatoridell>Io, in quanto pensatori o scienziati.

La caduta nel Ma-

terialismo non è che una deviazione provvisoria di similepossibilità sovrasensibile. Tuttavia il superamento della de-viazione materialistica non può essere un fatto gratuitoo fatale. Esso è la prova estrema della coscienza della li-bertà umana: cioè l>esigenza di una soluzione iniziatica del-l>attuale crisi della civiltà.

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96 / Tecniche della concentrazione interiore

L'asceta dei nuovi tempi riafferra la corrente di Kun-dalini nel centro delle correnti eteriche della testa

, per ri-portarlo nella profondità. Nel tipo umano originario (atlan-tico), la corrente muove dal cuore: nel tipo umano posta-tlantico, si accentra alla base della spina dorsale e compitodell>asceta protoario è ridestarlo da tale profondità, per-ché ascenda alla testa. Nel tipo umano moderno, il centroè nella testa, ma impercepibile alla coscienza che si formamediante la cerebralità: compito dell'asceta è realizzarlo

oltre lo schermo cerebrale, per ricondurlo nella sede delcuore: dove già è metafisicamente, non avendo mai cessatodi essere. Nel centro del cuore, permane, allo stato latente,

fin dal tempo della « caduta », il germe superumano dellecorrenti eteriche che congiungono l>uomo con il Cosmo

reale, o Cosmo eterico. Conseguito il risveglio del centroeterico del cuore, il dominio delle correnti eteriche è as-sicurato per la futura riascesa alla sede superiore, cheun

'antica tradizione taoista giustamente chiama « cuore ce-leste »: secondo un procedimento di reintegrazione, di cuisi darà cenno tra due paragrafi.

Il Cosmo fisico misurabile sta al Cosmo eterico im-

misurabile, come gli indumenti stanno a colui che li ri-veste. Nessuna misura fisica, nessuna indagine spaziale,possono cogliere le realtà del Cosmo. L'Iniziato realizza in

anticipo ciò che per l'umanità sarà un naturale processospirituale dell'avvenire: l>opera dell'Iniziato è metafisica-

mente necessaria, perché sia dischiuso il varco alla reden-zione dell>umano. Ove tale varco non venisse dischiuso, ovemancasse l>atto libero e sacrificale dell'Iniziato, l>umanitàcome collettività, per non rischiare di perdere lo « statoumano », cioè la possibilità di riconquista dello stato ori-ginario precedente la Caduta, dovrebbe attraversare cata-strofi e crisi collettive, il cui esito tuttavia potrebbe esse-re negativo, dipendendo comunque dal contenuto effetti-vo dell>azione dei mediatori umani dello Spirituale.

La possibilità di restituzione dello stato precedentela Caduta

, è collegata al fatto che l>Iniziato non devii, ma

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Il centro della Forza / 97

attui il risveglio del centro delle correnti eteriche nellatesta, mediante le forze della coscienza di veglia sviluppategrazie alla Caduta e al conseguente vincolamento dell'ani-ma alle strutture cerebrali. Perciò l>opera iniziatica del di-scepolo è un>opera di fraternità, che si fa strada, superan-do sacrificalmente, ma perciò invincibilmente, i dissensiumani.

Quando sia padroneggiato nella testa, con il sentimentorispondente alla imagine « La Luce è in me », il centroeterico viene temporaneamente trasferito nella laringe me-diante l'imagine « La Luce diviene Vita in me » e dallalaringe al cuore, mediante l'imagine « La Vita della Lucediviene Amore in me ». La luce del centro eterico della te-

sta diviene potere di Vita nel centro della laringe: la Vitadella Luce diviene Calore d'Amore nel centro del cuore.

Da questo momento il discepolo cessa di ricevere ca-lore dagli istinti. Rispetto al moto degli istinti, il suo san-gue diviene « freddo »: può ricevere calore unicamentedall'attività sovrasensibile. Di questa fase, nella Tradizio-ne, i simboli sono il serpente e il pesce, animali a sanguefreddo. Un grado della Iniziazione caldea è detto « il Ser-pente ». Cosi, giustamente da taluni esoteristi moderni ilconseguimento della indipendenza dal sesso viene chiama-to « la fredda virtù magica », che non esclude il sesso,anzi ne esige il processo, nella misura in cui divenga vei-colo di profondità delle forze sovrasensibili che esso nor-malmente asserve a sé: il senso finale del risveglio di Kun-dalitti.

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XIV. L>Io e il centro della Forza

Sin da quando comincia a identificare nella testa ilcentro preliminare delle forze eteriche, il discepolo puòagire mediante il centro eterico della Volontà che si tro-va nel plesso solare. Egli ricorre ad esso inizial-mente servendosi del respiro, nella misura in cui abbiaconseguito la sicurezza di muovere nel respiro mediante il« pensiero libero dai sensi ». Questo centro non esige con-centrazione o tensione o sforzo, ma solo evocazione dellaquiete trascendente delle Gerarchie e della Potenza cheirradia possente nel Cosmo mediante tale quiete. La Po-tenza con cui le Gerarchie muovono i mondi, diviene Vo-lere umano sulla Terra. Tale Volere può essere percepitodall'asceta mediante il centro del plesso solare, in cui siraccoglie tutta la forza. Indubbiamente in tale operazione.viene chiamato ad agire etericamente il respiro: ma appun-

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100 / Tecniche della concentrazione interiore

to occorre che sia il respiro autonomo, mosso non dal cor-po fisico, bensì dal corpo sottile.

Nel centro del plesso solare, il discepolo realizzaun

,

operazione fondamentale dal punto di vista dell'Asce-si magica: la separazione della Volontà dal Sentimento.

Egli evoca in tale centro la corrente cosmica del Volereemanata dai Troni: si congiunge con la Volontà pura,

indipendente dal sentire luciferico, con ciò liberando dallapressione degli istinti la vita emotiva. La contraddizionee il disordine che caratterizzano la vita emotiva dipendonodal suo essere sempre inseparabile dal processo degli istin-ti. Mediante l'organo della Volontà, o centro eterico delplesso solare, il discepolo anima la corrente pura del Vo-lere, a cui assicura, inizialmente nel veicolo del respiro, unapositiva autonomia: quella medesima pertinente ai proces-si metabolici, per il loro svolgersi indipendente dalla co-scienza di veglia. Se minimamente il respiro s'identifica

con il proprio fluire fisico, l'operazione non solo è inuti-le, ma dannosa.

Il discepolo entra nella zona della Volontà magica, ilcui Potere è accordato dal Mondo Spirituale in relazionealla indipendenza che egli abbia conseguita dalla proprianatura inferiore, sino alle radicali strutture eteriche. È lastessa zona in cui il Potere può essere invece dato dallePotenze infere a colui che abbia conseguito uno sviluppoasservendo alla natura inferiore le forze spirituali: feno-meno già in atto, che nel prossimo avvenire assumeràproporzioni allarmanti: appariranno maestri che sembreran-no giustificare una loro missione spirituale, in quanto ef-fettivamente dotati di poteri sopranormali. La loro irre-golarità si potrà cogliere soprattutto nel fatto che essinon potranno fare a meno di esibirsi e di tenere a essereidentificati come autori di prodigi.

L'

organo eterico della Volontà viene preparato median-te i già accennati esercizi di concentrazione.

Non v'è esercizio di concentrazione che non sia eser-

cizio della Volontà. Ai fini della formazione dell'orga-

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L'Io e il centro della Forza / 101

no del plesso solare, occorre tuttavia sviluppare una Vo-lontà essenziale, capace di dominare l>elemento infero cheinterviene con crescente sottigliezza nello sviluppo magi-co, epperò di costituire una sicura custodia contro i variassalti della natura inferiore: brama, paura, angoscia, av-versione, psichismo ossessivo, inclinazione medianica ecc...

XXXII. Il discepolo medita sulla Volontà. La vedepietrificata nel regno minerale-, realizza tale regno comeun mondo di Volontà solidificato. Rispetto a tale solidi-

ficazione, la Potenza della Volontà è allo stato puro, o diassoluta incorporeità: il discepolo deve afferrare il negati-vo della mineralità come stato trascendente della Volontà.

Questa Volontà rinuncia alla sua trascendenza, manifestan-dosi nel vivente. Muove dall'intimo la pianta, annientandolo stato minerale e asservendolo alla propria architettura-.trae in alto la forma di essa, vincendo la forza digravità. Diviene potere motorio nell'animale. Ogni espres-sione della vita animale, come processo istintivo, è sostan-zialmente movimento-, la Volontà vi si estrinseca

adeguandosi alla natura animale, in tali condizioni tutta-via dominando la corporeità. Nell'uomo è parimenti vin-colata alla natura animale, ma esprime la presenza del pro-prio Principio medesimo, l'Io. Grazie a tale presenza, laVolontà si esprime come Pensiero. Nell'uomo, la cor-rente della Volontà può attingere alla propria scaturigine,per virtù del Pensiero.

La Potenza cosmica, che muove i mondi, diviene po-

tere individuale di Volontà mediante l'uomo, sulla Terra.

*

L>Io ha it centro della coscienza nella testa, perchéconsegue il potere individuale dell'autonomia e della cen-

tralità, congiungendosi con l>elemento minerale della Ter-ra

, in un punto particolare della testa, difficilmente rico-noscibile in base al suo aspetto fisiologico.

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102 / Tecniche della concentrazione interiore

Il centro di gravità dell>Io, nell'uomo di questo tem-po, si trova ordinariamente nella testa: ma tale sede al di-scepolo, risulta provvisoria. Nella testa l'Io, come princi-pio della libertà e della egoità, si determina e diviene impul-so individuale, per via del supporto delle concrezioni cal-caree della ghiandola pineale. L>Io cosmico, per farsi Ioindividuale, necèssita dell>elemento calcareo pineale: pri-vo di tale supporto minerale, l>individuo normalmente è un

anormale psichico.Ma il centro della coscienza che nell'uomo moderno

dapprima si forma necessariamente nella testa, non coinci-de con il centro di gravità dell>uomo interiore, in cui con-fluiscono le forze cosmiche operanti strutturalmente nellacorporeità e impercepibili alla sua ordinaria coscienza. Ta-le centro è il cuore, il più profondo, il più difficilmenteraggiungibile. Esiste infatti un cuore fisico, con all'inter-

no un cuore eterico, un cuore astrale, un cuore spirituale.

Il cuore spirituale è il Divino nell>uomo.L'Io acquisisce forze di autocoscienza nell'umano, me-

diante le particelle minerali del corpo pineale: per via ditali particelle, attua la sua individuazione terrestre e la con-quista della libertà nella sfera sensibile. Il suo dominio hainizio nella testa mediante il centro eterico situato tra

la ghiandola pineale e la pituitaria: scende nella profon-dità della organizzazione animico-fisica, mediante un altrocentro essenziale che è nel cuore e un altro che nell>addo-

me presiede ai dinamismi basali della volontà.

Ma il vero centro della forza non è nel sistema del-

la testa, né nel sistema dell'addome: l'asceta consegueil radicale dominio di questi due sistemi e il loro equilibrio,

nella misura in cui penetra nel dominio spirituale del cuo-re. Ogni azione dinamica che l>Io giunga a suscitare me-diante il centro vitale dell'addome, implica la presenza del-l'Io nel centro del cuore, in quanto è il centro in cui lecorrenti vitali sono dominate dal loro Principio superu-mano. Nel cuore, umano e Superumano si congiungonosecondo una dynamis impercepibile alla coscienza ordinaria.

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L'Io e il centro della Forza / 103

L>accesso al dominio spirituale del cuore, si conqui-sta mediante l'ascesi della Luce di Vita. Ogni potere vi-tale è mediato dal centro di forza dell>addome, ma ciòche domina questo centro muove essenzialmente dal cuore.Quando l>asceta consegue un armonico accordo tra il si-stema della testa e il sistema dell'addome, in sostanza staaprendo a sé la via verso il cuore: ma in quanto, in realtà,metafisicamente muove già dall'essenza del cuore.

Indubbiamente la debolezza dell'uomo attuale è il suoessere centrato nel sistema della testa, ma è un punto dipartenza inevitabile alla coscienza dell'Io, che inizialmen-te deve essere coscienza mentale. Superare il sistema del-la testa, è collegarsi con le forze dell'Io che comincianoa manifestarsi in tale sistema: sono esse che hanno il po-tere di scendere in profondità, perché muovono da unPrincipio che possiede la profondità. Importante non è tan-to lo scendere nella profondità vitale per conquistarla, quan-to il congiungersi con l'Io superatore dell'astrale coscien-za riflessa, epperò portatore del potere di profondità che,

mediante l'organo della volontà del plesso solare, realiz-za l>equilibrio delle forze dell'uomo.

L'uomo della testa oggi è il più debole, ma il più co-sciente. Questa coscienza lucida è un bene prezioso al qua-le il discepolo non deve rinunciare: tutte le trasformazio-ni dell'uomo, compresa la sua discesa nel Materialismo,

hanno avuto come obiettivo la conquista di questa coscien-za lucida. Il cammino spirituale consiste non nel tornareindietro, ma nel procedere, comprendendo il realesenso della conquista della coscienza autonoma: che cosaulteriormente esige di sé essa. Il compito è appunto pe-netrare, grazie a questa coscienza lucida, nella sfera del-le forze organizzatrici della corporeità: che sono le più ele-vate. In questa sfera un tempo l>

uomo penetrava retro-

cedendo verso gli stati originari della coscienza, prein-dividuali ed esigenti la condizione di sogno o di estasi:oggi deve penetrare mediante le forze dell>Autocoscienza,

destatesi grazie alla discesa nella unidimensionale esperien-

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104 / Tecniche della concentrazione interiore

za sensibile. Il male di una simile esperienza è essere pri-va del suo vero senso, il venir rifiutata in nome del pas-sato, mentre è essa che reca le forze dell'avvenire.

L'Autocoscienza deve collegarsi con le forze di pro-fondità dell'addome e ristabilire l'equilibrio che apra ilvarco al massimo centro della profondità, che è nel cuo-re. Ma il senso ultimo di tale conquista di profondità,nel futuro

, sarà la restituzione del dominio della testa,per virtù della riaccensione della Luce dell>« occhio fronta-

le », o « occhio di Siva ». La perdita di questo « occhio » co-stò a Lucifero la necessità di sedurre l'uomo mediante una

conoscenza priva della Luce originaria. L'uomo, median-te le forze dell'Autocoscienza, ha il compito di riconqui-stare la Luce originaria, cioè l>essenza. L'asceta di questotempo deve comprendere quali forze debbono fiorire dal-l'esperienza del livello più basso della conoscenza.

XXXIII. Nel punto interno alla fronte, tra le soprac-ciglia, il discepolo evoca l'« Io sono » come Autocoscienza

trascendente, fulcro da cui muove tutta l'Opera. L'imma-

nenza di tale autoaffermazione consegue il masssimo dellasua trascendenza, ove sostanzialmente esprima il « Non Io,ma il Cristo in me ». Il discepolo si percepisce al centro disé, strumento della Luce del Logos, cioè della incarna-zione del Superumano nell'umano.

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XV. Tecniche della Volontà

Per fronteggiare le difficoltà dell'epoca, l'intensificar-si dell'oscurità, il caos psichico, l'attacco degli Ostacolatori,ai quali il mentale umano inconsciamente ha aperto deltutto il varco; per raccogliere le forze e costituire di esseun flusso inalterabile

, atto a sostenere i vacillanti, a su-perare i momenti della tensione e a ritrovare lo slanciooltre la prova affrontata: è fondamentale costituire nel-l'anima una zona autonoma della Volontà. Occorre pre-parare questa zona, con sagacia.

L>Ascesi del Pensiero, di cui si è detto, è il presup

posto. Ogni esercizio di Pensiero è in sostanza eserciziodella Volontà. La Volontà si rafforza nella misura in cui

si accorda con il Pensiero. Ogni atto o gesto o azione,che incarni un pensiero cosciente, rafforza la Volontà. Po-tenzia invero la Volontà

, chi predeterminatamente si pon-ga dei compiti e con rigorosa conseguenzialità li esegua.

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106 / Tecniche della concentrazione interiore

Il discepolo cura lo sviluppo di una corrente autono-ma della Volontà

, alla quale potersi affidare nei momentiin cui gli urge l'indipendenza dalla psiche sopraffacente.Ciò egli consegue con l>insistenza in determinate operazio-ni della Volontà autonoma: un'insistenza calma, imperso-nale, tenace, che riprenda di continuo il movimento inte-riore, non tenendo conto degli insuccessi, o delle interfe-renze, o delle interruzioni.

Un esercizio fondamentale per lo sviluppo della forzaobiettiva della Volontà

, è la imaginazione della correntevolitiva fluente negli arti, cui si è accennato a pag. 64.Occorre dinamizzare tale esercizio, sino a contemplarela forza fluente della Volontà nelle gambe per il cammina-re o il correre

, come una corrente riconoscibile dal suonon aver nulla a vedere con gli altri sistemi dell'orga-

nismo, in particolare con il tronco: come una correnteche viene direttamente dal Cosmo. In realtà essa vienedal Cosmo

, senza passare per il sistema nervoso, se nona posteriori. Il sistema nervoso la coglie in conseguenzadel movimento

, la cui percezione è talmente simultaneaad esso

, da indurre i fisiologi a credere che esso sia prodot-to dai cosiddetti nervi motori. Questi in realtà sono nervisensori e hanno il compito di fornire la sensazione del mo-vimento: non esistono nervi motori.

La corrente della Volontà viene direttamente dal Co-smo: l'uomo ordinario percepisce soltanto le sue mani-festazioni post-corporee, mediante il sistema nervoso: noncoglie che un processo secondario. Colui che realizzi ilmomento precorporeo della Volontà - l>ascesi imagi-nativa è il presupposto a tale realizzazione - percepi-sce una forza impersonale, che ignora il male della psi-che. Questo è il senso della imaginazione della Volontàmotoria: il discepolo ha in essa l'iniziale percezione dellaVolontà magica.

L>indipendenza della corrente della Volontà fluentenelle gambe, deve essere sentita soprattutto come indipen-denza dal tronco, in particolare dalla spina dorsale. Tale

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Tecniche della Volontà / 107

indipendenza deve imaginativamente divenire qualcosa dipreciso, come una percezione obiettiva.

XXXIV. Il discepolo che abbia familiare l'imagina-zione della Volontà motoria, può tentare il seguente eser-cizio. Normalmente seduto, egli contempla mentalmentele gambe immobili-, quando, dopo qualche minuto, ha laconsapevolezza di una percezione sottile degli arti, eglili imagina in movimento, evocando la corrente motoria del-la Volontà indipendente dal tronco. È come se egli mo-vesse le gambe interiori rispetto a quelle fisiche perfetta-mente immobili.

Questo esercizio conferisce una dinamica autonomiadella corrente volitiva dell>Io rispetto alla psiche. La cor-rente volitiva è in sostanza la corrente dinamica dello Spi-rito (Logos) che penetra l'umano. Tenendo conto delle

regole riguardanti le posture del corpo ai fini della me-ditazione, il discepolo che già padroneggi l'esercizio dellaconcentrazione, può giovarsi, per la contemplazione dellaVolontà, della posizione del corpo consigliata per le tec-niche operative (v. pag. 72).

*

Dinanzi a qualsiasi situazione soverchiante, fìsica opsichica, ove lo riconosca necessario, il discepolo può rea-lizzare l>assoluta inafferrabilità

, come possibilità della Vo-lontà di manifestare direttamente l>Io. In sostanza

, il rea-le soggetto interiore, articolandosi nella Volontà, che è ilsuo immediato veicolo

, non può essere coinvolto nel males-sere, perché ne è essenzialmente fuori. Nell'uomo ordinario

il soggetto interiore non può avere coscienza del proprioelemento volitivo, perché questo non è sensibile, si sot-trae al sistema nervoso, che ne percepisce solo le mani-festazioni. L'elemento volitivo non è psichico né dialetti-co: perciò il soggetto non può articolarlo di contro al ma-lessere: si identifica con questo, così da subirlo, sino alla

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108 / Tecniche della concentrazione interiore

crisi che sollecita ai fini guaritivi le forze organiche dibase, ma a prezzo della loro usura. Il corpo fisico finiscesempre con l

'essere il « capro espiatorio » degli errori del-la psiche.

La tecnica dell'inafferrabilità è la seguente. Normal-mente il malessere acquisisce forza dalla inconscia e inten-sa opposizione del soggetto ad esso: in tale opposizionel>essere volitivo è necessitato esso medesimo dal malesse-

re. Occorre togliere l,opposizione, non contrapporre nulla.

XXXV. Lasciar essere il malessere quale è: come qual-cosa di estraneo, a cui di colpo si toglie la tensione : an-che la più sottile. Di rimbalzo la forza inattaccabile dalmalessere risponde dal profondo dell'anima come potenzadell'impersonalità, richiamata nell'ambito vuoto creatosi.

Con il positivo cessare di opporsi al malessere, vie-ne realizzato uno svincolamento, pssia un atto autonomo,che ha il compito di proseguire se stesso, come veicolodell>Io, ossia come veicolo della inafferrabilità dell'essereinteriore, che è l'essere della Volontà. La inafferrabilitànon è un'attitudine egoistica, né fuori dell'ordinario, per-ché esprime la reale natura dell'essere interiore: della

quale il discepolo ha il compito di giovarsi non diversamen-te dal fisico riguardo agli strumenti dell'indagare sensibile.

L>inafferrabilità è in sostanza il modo di essere del-l>Io, che s'immerge nella profonda natura delle cose, per-manendo tuttavia identico a sé. Il massimo della sua forza

è l'impersonalità. Un esercizio volto a rendere direttamen-te operante l'elemento volitivo dell>Io è il seguente.

XXXVI. Il discepolo imagina il corpo fisico co-me una guaina nella quale egli, in quanto essere animico,si inserisce, sino a sentirsi compiutamente-, sino a senti-re il corpo fisico come una veste perfettamente calzante,nella quale egli muove con agio e autonomia, percependo-si concretamente incarnato: non imprigionato nella guaina,

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Tecniche della Volontà / 109

ma armonicamente mobile in essa e soprattutto capace diillimitato riposo.

Questa imagine, in caso di malesseri fisici o di impe-dimenti psichici, può essere ripetuta più volte, sino alsuo tradursi in una sensazione di autonomia rispetto alladifficoltà in questione. Come esercizio, è utile soprattuttoal mattino, subito dopo il risveglio. Oltre che come eser-cizio della Volontà, esso è importante come azione tera-peutica riguardo a qualsiasi tipo di malanno, psichico o fi-sico.

La Volontà si può considerare realmente rafforzata, si-no al livello istintivo, quando può fornire indipendenzarispetto alla serie degli impulsi personali, e praticamentetradursi in un sentimento di comprensione riguardo allevarie forme dell>errore umano, dalla travisazione della ve-rità alla finzione della giustizia. Deve poter suscitare nellosperimentatore uno stato di distacco e di indulgenza ver-so le montature psichiche dell>errore o le recitazioni dram-

matiche dell>ego: rispondenti al livello dal quale egli ope-ra a sollevare l>

umano.

*

Particolarmente rafforzante per la Volontà, è l>imagi-nazione della configurazione della propria pelle: sostanzial-mente collegabile con l'esercizio precedente.

XXXVII. Il discepolo si esercita a sentire la formadella propria pelle, i confini del proprio corpo fisico: sifa un'imagine completa della superficie cutanea, sino a per-cepirla come un'entità unica. Quando questa imagine glidiviene viva, egli può sentire nella forma della pelle la pre-senza della Volontà cosmica.

In realtà, dove finisce la fisicità corporea, « comin-cia » la vita del corpo spirituale vero. Questo nel corpo fi-sico è riflesso: è Io riflesso

, psiche riflessa. Inoltre, è ben-sì inserito nel corpo fisico, muove nell'organismo fisico,

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110 / Tecniche della concentrazione interiore

anzi ne è il fondamento, ma, divenendo moto architettoni-co corporeo, si adegua alle leggi della natura animale e sialiena: perciò non domina integralmente tale natura. Sela dominasse, il corpo fisico non subirebbe malattia né mor-te. Il discepolo giunge a sollecitare, ai confini del corpo fi-sico, il corpo spirituale libero dalla fisicità e urgente inessa.

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XVI. Eros e Imaginazione

L'imaginazione della forma della propria pelle solle-cita anch>essa le forze della Volontà magica e ha valore te-rapeutico. Essa comincia a far parte dell'ascesi pre-inizia-tica, nella misura in cui evoca, alla periferia sovrasensibi-le del corpo, la corrente dell'Io capace di rettificare la il-lusoria imagine psichica della corporeità, e la sua inconsciacontroimagine sessuale.

Subendo inconsciamente il potere di questa controima-gine, l>uomo normalmente vive, per via dell'apparire corpo-reo, il dramma soggettivo del sesso e lo proietta come og-gettivo nel mondo. Coloro che conoscono la simbologiadei due Ostacolatori, Lucifero e Ahrimane, possono com-prendere come, rispetto alla configurazione sessuale, l'ima-

gine eterica è luciferica e la sua controimagine ahrimanica,o viceversa, a seconda del sesso a cui si appartiene. L'im-

Dortanza dell>esercizio consiste nel suo superare, secondo la

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112 / Tecniche della concentrazione interiore

sintesi della corrente sovrasensibile della Volontà, ai confi-

ni del corpo fisico, il determinismo luciferico e l'ahrimani-co: con ciò iniziando una trasformazione della subconscia

attività di rappresentazione, legata alla propria forma ses-suale e alla correlativa controimagine: che è la forma del-l'altro sesso di continuo istintivamente evocata secondo la

duplice influenza accennata.Normalmente lo sviluppo interiore è in profondità

impedito dalla subconscia imaginazione erotica, obiettiva-mente dominata dalle due Potenze ostacolatrici: le qualigovernando nell>uomo la forma animale della riproduzio-ne e la serie dei processi psicofisiologici che l'accompagna-

no, posseggono la zona eterico-astrale da cui trae forzal'imaginazione creatrice. Il più prezioso potere inva-ginati vo dell'uomo viene afferrato dalla proiezione eroticadell>imagine eterica della corporeità e della sua controima-gine astrale: tale proiezione prende il luogo della realeimagine della figura interiore dell'altro non vincolata al-Yeros, e perciò capace di pura correlazione animica median-te la forza che normalmente, al livello del sesso, si espri-me come voluttà.

Una via metafisica dell>ero.

? è realizzabile soltanto a

condizione di conoscere il retroscena del processo eroticodella imaginazione e l>influenza in tal senso esercitata dallecorrenti luciferica e ahrimanica. L>azione di queste è obiet-tivamente necessaria alla manifestazione animale del sesso

,

ma normalmente va oltre ciò che essa deve compiere nel-la sfera animale

, in quanto si serve del mentale umano ene mobilita le forze più elevate secondo una brama chenon risponde alla funzione del sesso, né al vero essere del-l>altro, ma solo alla morbosa imaginazione erotica.

Quando il processo della imaginazione erotica tutta-via si sublima e assurge a evento animico, in cui interven-gono forze indipendenti dell>anima, tale indipendenza vie-ne ugualmente giocata, per via del possesso radicale delprocesso da parte degli Ostacolatoti. In realtà le forzedell' anima tendono alla ri congiunzione spirituale con l'es-

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Eros e Imaginazione / 113

sere dell'altro, ma ogni volta vengono ingannate dalla sub-conscia correlazione erotica con la imagine eterica e lacontroimagine astrale dominate dagli Ostacolatoti, la cuiazione sull>uomo attuale va oltre il limite terrestremente

predestinato, afferrando tutta la sua esistenza.La Scienza dello Spirito, cui facciamo riferimento, in-

segna che il corpo eterico nell'uomo è « femminile » e nel-

la donna è « maschile », mentre in ambedue il corpo astra-le è di natura androginica. Tale natura androginica origi-naria del corpo astrale, però, è latente e viene comun-que sopraffatta dall>influenza ahrimanica del corpo fisicoche secondo una determinata natura, maschile o femminile,impone il proprio cliché e la sua controimagine eterica, pa-ralizzando il potere trascendente dell'androginicità del cor-po astrale e riducendo il rapporto spirituale a quello dellivello umano-animale. È il male di cui soffre da millennil>amore della coppia umana: male che è il simbolo delservaggio dell'uomo a una necessità psicofisiologica di cuigli sfuggono le leggi. Tali leggi lo sperimentatore dei nuo-vi tempi deve conoscere, mediante una via coscien-t e che attui, oltre la dimensione della quantità, l'empiriaappresa nella sfera della quantità: perciò portandosi an-che oltre l'antico yoga e le varie forme spiritualisti-che o medianiche, mediante le quali esso riaffiora. Talevia è quella delle discipline della concentrazione indicatenelle precedenti pagine.

In realtà, ciascuna anima tende alla liberazione o al-la redenzione, come alla riconquista di una originaria di-mensione perduta. Questa è sempre potenzialmente attivadall'anima dell'altro, come un corrispettivo spontaneo,quando si verifica l>incontro della coppia umana: ciascunoporta incontro all'altro la dimensione che quegli sostanzial-mente cerca, ma lo ignora e simultaneamente oppone aquesto moto metafisico la imagine eterica e la controima-ginazione astrale dominate dall'ero* inferiore: onde l'uo-

mo cerca la donna spirituale e la donna l'uomo spiritua-le, anelando profondamente al vero essere interiore dell'ai-

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114 / Tecniche della concentrazione interiore

tro, ma al tempo stesso respingendolo in forza dell'occul-

ta dipendenza dalla imaginazione luciferico-ahrimanica del-la forma corporea. Perciò la via della realizzazione dell>amo-re umano è una via di reintegrazione dell>anima, di ricon-quista di sue forze radicali incorporeamente libere, corpo-reamente imprigionate nella imaginazione senziente.

La contemplazione della forma della propria pelle,vissuta con intensità, opera a trasformare l'imaginazionedella corporeità dell,altro, grazie a un ritrovato rapportocon le forze fluidiche ai confini della corporeità, e a su-perare la barriera verso l>essere complementare dell'anima:

che è bensì nell>altro, ma parimenti intimo all>

anima, po-tenzialmente costituendo la zona « angelica » dell>anima.

La creatura che si ama ne suscita il ritrovamento: gra-zie al quale si libera la corrente dell>imaginazione crea-trice.

Ai confini della corporeità, cioè nell'intimo dell,ani-ma, viene realizzata la sintesi dei due principi, maschile efemminile, rispondente alla unità originaria perduta: l>asce-si può dar modo di ritrovarla, se si congiunge operativa-mente con il mistero dell>Unigenito del Padre: che è ilreale segreto dell'Androgine. È il segreto della forza sot-tile, che, come sintesi realizzabile in alto, nella sfera delleoperazioni coscienti di Luce, può operare in profonditàsino alla base della spina dorsale, liberando le più altepotenze dell>umano, cataletticamente impegnate nel pro-cesso sessuale e alimentanti dal loro stato di sonno pro-fondo la morbosa imaginazione erotica.

Tale alimento si verifica inconsciamente anche negli es-seri più puri osservanti discipline di castità. È la zonanella quale si decide il destino futuro dell'uomo, perché,mediante l>imaginazione erotica, viene di continuo distrut-to il fiore delle forze creative dell>uomo: viene dicontinuo respinta la possibilità del rifiorire dell>Albero del-la Vita, e provocata la generazione di entità vampiri-c h e, clienti della psiche umana. Essendo a tale zonavincolate le più alte potenze dell>umano, la vita dell>

uo-

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Eros e Imaginazione / 115

mo interiore per ora si svolge nella completa non coscien-za di essa. Tutto ciò che da essa ascende come impulsodi brama o di paura

, non è che l'eco smorta della inversio-ne delle Potenze.

XXXVIII. Esercizio. Il discepolo contempla la for-ma della propria pelle. Successivamente evoca l'imagine del-la struttura puramente eterico-fisica del proprio corpo, in-dipendente dall'astrale portatore della brama. Imagina rea-listicamente la dinamica pura di questo corpo eterico-fi-sico e la inesauribilità della sua forza, non impedita da ine-renze della psiche: perciò casta, anche attraverso il proces-so del sesso.

La percezione della dinamica pura del corpo eterico-fisico e della sua obiettiva autonomia, conduce il discepoloalla possibilità della imaginazione specificamente trasforma-trice dell'istinto del sesso. Deve potersi tradurre in unarecuperata Folgore-della-Luce-di-Vita.

XXXIX. Meditazione. L'accoppiamento sessuale riguar-da esclusivamente i corpi eterico-fisici, in sé incapaci dibrama. La brama muove unicamente dal corpo astrale che,in quanto corpo-di-brama, kama rupa, è estraneo alle ra-gioni cosmiche di tale accoppiamento. In realtà il corpoastrale essenziale, o astrale superiore, vajra rupa, immunedi brama, partecipa all'accoppiamento come puro poteremetafisico. In tal senso esso è la pura forza dell'Amore del-

la coppia, estranea al sesso.Questa meditazione contiene in sé il germe della li-

berazione della psiche dal vincolo alla corrente che dalprofondo àltera e distrugge la Vita.

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XVII. Atarassia magica

La facoltà della inafferrabilità può affinarsi e intensi-ficarsi, sino a divenire atarassia magica: è la possibi-lità di attraversare in condizione di imperturbabilità il ma-le umano

, assumendolo come un dato obiettivo e trasfor-mandolo in bene. Assumere il male come un dato obietti-vo è l'operazione del pensiero nell'e s s e n z a.

Brevemente si può dire che l'atarassia magica è lostato di connessione dell'anima con l'Io Superiore, o con

il Logos, tale da fornire la percezione dell'assoluto conte-nuto sovrammateriale delle cose

, onde non c'è evento che

non possa essere riconosciuto come veicolo di una congiun-zione con il Mondo Spirituale: non c>è nulla che non vada

sopportato o affrontato con la certezza di aver a che faresostanzialmente con un veicolo di elevazione. Non v'è sa-

crificio che non abbia il suo contenuto di Luce.

Da simile stato interiore può scaturire la distensio-

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118 / Tecniche della concentrazione interiore

ne profonda. Meditativamente esso conduce alla cessazio-ne delle abituali reazioni del sistema nervoso e alla indi-

pendenza dalla consueta percezione di sé: alla certezza del-la impossibilità di essere coinvolti, o urtati o feriti da qual-cosa, male fisico o psichico, senza simultanea azione riso-lutrice dell'Io. È un morire all>essere abituale, un annien-tarsi, un assoluto non essere, animato dall'essere che, nonveduto, risorge alla sua dimensione essenziale, libero. Im-mergersi nell'essere che si è, sino a espellerlo: abbandona-re tutto, non volere più nulla, vergere verso un ripo-so abissale, scendere nella massima profondità, senza perun attimo cessare di scendere: abbandonarsi illimitata-

mente, estinguere tutto, convergendo verso un puro nul-la. Si tratta di giungere a essere come si è all'origine. È,in realtà, la via dell'essenza: che è essenza del Pensiero.

Lungo il procedimento, ritrovando ciò che permane,portare a estinzione anche questo, senza paura di perdersi.L>estinzione va portata insistentemente verso la zona in-conscia della tensione e della sofferenza

, che via via siva rivelando, sino a darsi come il vincolo radicale dell'ego.

Tale vincolo si sente come qualcosa che si teme di perde-re e che perciò si oppone alla operazione della essenza.Anche questo timore va annientato.

A un determinato momento, lo sperimentatore sen-

te che il suo penetrare con il pensiero la realtà del mon-do è un lasciarsi cadere di continuo in un abisso

, voliti-vamente abbandonandosi

, superando ogni volta lo spaven-to di inabissarsi: ritrovando ogni volta l'identità che l'Ioha radicalmente con tutto. È l'identità da cui sorgono dicontinuo la percezione e il pensiero, e alla quale l'uomo

ordinario è regolarmente estraniato. L'

estraniamento, in pro-fondità, diviene paura. La discesa nel profondo di sé è insostanza la vittoria sulla paura, avendo il pensiero redentose stesso e ritrovato l'essenza.

È la vittoria sulla paura, perché è l'incontro con ilPrincipio di Resurrezione, alla radice di ogni cosa e diogni ente: ma è alla radice di ogni ente, perché è alla ra

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Atarassia malica / 119

dice del pensiero, dell'anima, del corpo eterico, del corpofisico, del sistema osseo, come Potere puro del Fuoco checontiene tutta la Luce e la dinamica della Vita. È il Prin-

cipio di Resurrezione, prossimo alla coscienza dell'Io, in-combente, limotrofo, immanente, e tuttavia separato dal-la barriera della tensione bramosa e della paura.

La connessione con tale Principio un tempo era laFede, o la comunione « donata » all'anima come positivaMagia della spontaneità. Tale comunione viene ritrova-ta mediante le forze dell>Autocoscienza e meditativamente

vissuta con lo slancio di profondità e di donazione, possi-bili alla determinazione volitiva che, come originaria dedi-zione di sé del pensiero, reca nell'intimo il potere dell>an-tica Fede. La forza magica che può tutto: attingibile achi intenda il senso reale dell>Ascesi di questo tempo, chenon è un evento d'eccezione personale, ma una forzaoperante nell>intimo karma dell>umanità: anzitutto nel kar-

ma di coloro che costituiscono il « prossimo » e dall'asce-

ta attendono essenziale orientamento.

Il suo cammino non consiste nel liberarsi dei pro-pri malanni, che, espulsi ma non risolti, andranno a scari-carsi sui più deboli a lui connessi, secondo il meccanismodi un>inferiore magia, ma nel risolvere i propri malanni,così da essere capace di assumere quelli altrui: che è lavia del coraggio del pensiero, della inafferrabilità, dellaconquista della essenziale identità.

XL. Evocare l'imagine del colore rosso e immergersiin esso. Di colpo passare all'imagine dell'azzurro e immer-gersi parimenti in esso. Poi tornare al rosso, indi all'azzur-

ro, e cosi via, sino alla percezione di una intima sintesi,che si dà come forza di indipendenza dell'Io dalla psiche,nella psiche.

Con questo esercizio, quanto nell'anima è maturatonel senso di un amore disinteressato per gli esseri e peril mondo, fiorisce come positiva forza di inafferrabilità.

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XVIII. Trasformazione del respiro

Le discipline della concentrazione qui prospettate nonfanno appello a tecniche respiratorie, ma possono giovarsidi una di esse, eccezionale e trasmissibile solo oralmente,

a un determinato momento dell'ascesi, in relazione allapossibilità del discepolo di farne un uso non contraddicen-te l'assunto spirituale. Che può esserci, ma non ancora

coerente con se medesimo secondo determinazione assoluta.

Prima dello svincolamento del pensiero dall'organocerebrale e di una cosciente capacità di percezione del cor-po sottile, o eterico, ogni esercizio respiratorio è soltan-to una meccanica fisica, illusoriamente spirituale. Di pas-saggio tuttavia si può accennare che una disciplina respira-toria semplicemente fisica, senza ragioni ascetiche, è gio-vevole ai fanciulli sino alla soglia dell'adolescenza, ossiaal di sotto del quattordicesimo anno, ai fini di una rit-mizzazione della zona toracica e di un'armonizzazione del

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sistema nervoso con il sanguigno. In effetto, il processorespiratorio del fanciullo reca naturalmente l'elemento spi-rituale attivo, che verrà meno più tardi, col subentraredella coscienza razionale.

Gli esercizi respiratori non conducono il discepoloal Sovrasensibile, in base al semplice fatto che egli con-trolli e interiorizzi il respiro: ve lo conducono soltantose è già presente in lui un'attività fluidico-eterica di cui

essi possano farsi veicolo. Il discepolo deve anzitutto pos-sedere la concentrazione, cosi da conseguire lo svincola-mento del pensiero dal respiro, cui è normalmente con-giunto, e da pervenire a quella esperienza decisiva che èla percezione obiettiva del pensiero: base del reale svi-luppo interiore. La facoltà di percepire il pensiero divie-ne possibilità di percezione del corpo sottile, o eterico,e di conseguenza del flusso sottile del respiro. Tale pos-sibilità è sufficiente al discepolo ad operare sul respironon grossolanamente mediante la sua meccanica materia-le, bensì ab interiore: è la base di una nuova scienzametafisica del respiro, connessa alla realizzazione simbo-licamente indicata come Pietra Filosofale: la cui

tecnica può essere comunicata dai Maestri invisibili al di-scepolo, solo quando egli sia giudicato capace di un usonon egoistico di essa.

Il discepolo può essere considerato meritevole di co-noscere tale tecnica respiratoria, solo quando riesca a per-cepire l>elemento sottile del respiro, o la Luce del re-spiro: questo è il presupposto. Nel respiro deve perce-pire l>elemento interiore dell'aria: questo è l'equivalentedel complemento concettuale, o dell'essenza, dell'oggettonel conoscere sensibile. Il reale sorge dalla sintesi concet-to-oggetto. Uno dei fondamentali conseguimenti del di-scepolo è l'esperienza cosciente di tale sintesi: egli spe-rimenta

, per via dell'ètere del pensiero, l'essenza. Allostesso modo egli percepisce nel respiro l'elemento inte-

riore dell>aria: che è l>esperienza detta dell'A rcangelod e 11'a r i a. Egli stesso, in base a tale percezione sotti-

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Trasformazione del respiro / 123

le dell'aria, può intuire il ritmo che deve imprimere alrespiro e per quanti minuti: normalmente si tratta di po-chi minuti e praticamente di un certo rallentamento delrespiro. Va ripetuto che la tecnica come processo fisiconon è il presupposto: la sua particolare modalità interio-re viene eccezionalmente comunicata come segreto dellaPietra Filosofale al discepolo che giunga alla percezioneeterica del respiro, rispondente a un grado superindividua-le di moralità.

Contrariamente a quanto viene promesso dai trattatidi Yoga, il discepolo si rende conto che non può giungereallo Spirito movendo dal respiro, ma che può giungereal respiro, solo se è già capace di muovere dallo Spirito.La trasformazione interiore è anzitutto un processo mora-le: il corpo sottile può destarsi in quanto si libera dellaserie dei vincoli senzienti e cerebrali

, che normalmente losottomettono alla corporeità fìsica.

Per l'occultista, cono-

scenza e moralità coincidono, in quanto la conoscenza, più

che un sapere, è azione diretta nel reale. Egli constatache tale azione

, di per sé, senza necessità di esercizi re-spiratori, modifica dall'intimo il respiro, invertendone lapolarità fisico-eterico-animica: cioè liberando il respiro daldominio luciferico-ahrimanico del corpo sottile.

Grazie all'ascesi, il respiro cessa di muovere dal fisico

verso l'eterico-animico, bensì muove dal puro animico ver-

so l'eterico-fisico: cessa di essere respiro ani-male, necessitante di espellere acido carbonico e di rifor-nirsi di ossigeno: si rende indipendente da un processovitale sostanzialmente dominato dalla brama

. Normalmente

l'uomo, inspirando ossigeno ed espirando acido carboni-co, attua nel proprio eterico-fisico un processo inverso aquello della pianta, che edifica il proprio corpo con ilcarbonio: la pianta trattiene in sé il carbonio, asservendo-lo al processo della vita ed emettendo l'ossigeno necessarioalla vita dell'uomo.

Se l'uomo ordinario non espellesse il carbonio, ucci-derebbe in sé la vita: espirandolo, invece, in sostanza

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124 / Tecniche della concentrazione interiore

espelle un gas mortifero, espelle cioè quello stesso ele-mento mortifero che la pianta riesce a dominare per edi-

ficare la propria forma vivente e donare l'ossigeno all'uo-mo. Si può comprendere da ciò come la contemplazionedella pianta agisca sul corpo sottile, o eterico, del con-templatore, ridestando nell'anima la memoria di un potereeterico perduto. Si può dire che l>uomo « edenico » era

dotato di un simile potere.Le discipline interiori agiscono sul corpo sottile del-

l'asceta, alimentandolo dall'interno di pura vita eterica nonnecessitante di ossigeno: in tal modo si verifica nel suocorpo vitale, o eterico, lo stesso processo - non animale,non egoistico - che la pianta realizza in quanto edifica-ta da forze sovrasensibili, trascendenti la sua forma fisica.L>asceta cessa di avere bisogno di ossigeno per i proces-si vitali del corpo, perché nel respiro trattiene il carbo-nio ed emana l'ossigeno, realizzando mediante volontà co-sciente il processo al cui compimento nella pianta operanoforze astrali non coinvolte nella sfera fisica.

Il carbonio viene trattenuto nell'asceta bensì median-

te il corpo eterico, o vitale, ma in quanto questo vienepurificato, grazie all>ascesi del pensiero, da forze trascenden-ti che nell'anima svincolano l'umano dall>umano-anima-

le. La necessità di espellere il carbonio e di rifornirsi in-cessantemente di ossigeno è l'indice dell'uomo caduto, in-capace di dominare con lo Spirito la Vita: ossia incapa-ce di far servire l'elemento sostanziale della Materia alla

edificazione della Vita. Perciò la Materia è per l'uomo il

simbolo della Morte: il nulla di continuo reificato.

Assorbendo l'ossigeno con il respiro, l'uomo com-pie un

'operazione che è il segno della sua debolezza, cioèdella sua soggezione alla brama e alla necessità dellaMorte. Emettere acido carbonico ed inspirare ossigeno,è il processo fisiologico proprio all>organismo animale:per l'uomo è il processo della brama di Vita fondata sul-la visione materiale del mondo: che è l'opposto della Ve-rità. La Materia non muove la Vita, ma è mossa dalla

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Trasformazione del respiro / 125

Vita, dallo stato minerale al calorico. Il rapporto dellapianta con il carbonio esprime il dominio della Vita sul-la Materia: perciò la pianta può emettere ossigeno. Nel-l'uomo il rapporto è alterato dalla brama di Vita, ondela Materia sopraffa la Vita, e l>uomo per sussistere in ta-li condizioni deve di continuo assorbire ossigeno ed espi-rare acido carbonico.

Il discepolo che segua la retta ascesi, restaura il rap-porto originario della Vita, cioè delle correnti eteriche,con la corporeità fisica, realizzando in questa un processoinverso a quello della natura animale: trattiene il carbo-nio ed espira l>ossigeno. Se si tiene conto che il carbonioallo stato puro è diamante, si può comprendere l'espres-

sione gnostica « corpo adamantino », o « corpo di gloria »,indicante il corpo sottile restituito allo stato originario.Si può altresì comprendere la chiave del Vajrayana, iltermine Vajra significando parimenti diamante e folgore.Ciò non vuol dire che il Vajrayana sia una via attuale.La via del diamante-folgore oggi è bensì ripercorribile,ma solo dallo sperimentatore che conosca l'ascesi dei nuo-

vi tempi, il segreto del pensiero vivente, onde padroneggiale forze astrali-eteriche impegnate normalmente nella for-mazione del concetto. Queste forze sono ignote all>

uomo

moderno, malgrado il suo normale uso di esse. Il concettonacque in Grecia come prima determinazione del pensie-ro, ancora tuttavia avente di contro a sé come un oppostoil mondo da conoscere, mentre nel pensiero moderno perla prima volta sorge la possibilità che, per via volitiva co-sciente, esso si realizzi come contenuto del mondo: cer-to, in quanto conosca il proprio momento predialettico,

la presenza dell'Io.La conversione del pensiero diviene conversione del

respiro. La concentrazione sul respiro è in sostanza eser-cizio della percezione pura.

Le 1discipline della concentrazione conducono alla per-cezione del corpo sottile, quando si accompagnino agliesercizi della percezione pura. Questi presuppongono la

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126 / Tecniche della concentrazione interiore

capacità di arrestare il flusso del pensiero e di attuare ilsilenzio mentale: presuppongono cioè il controllo del pen-siero e del sentimento.

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XIX. Percezione pura

L'esercizio della percezione pura può essere pratica-to mediante qualsiasi oggetto sensibile, ma inizialmenteesige essere praticato mediante determinate percezioni delmondo vegetale e minerale.

XLI. Lo sperimentatore deve muovere dal silenziomentale. In stato di silenzio, egli si esercita a contemplareun particolare del regno vegetale - un ramo fiorito, unprato, una siepe in controluce, un albero in lontananza,viluppi vegetali sfumanti nella luce solare - o l'azzurro

del cielo o del mare, o l'acqua fluente di un ruscello, o im-mobile di un lago. Egli deve allenarsi a percepire l'og-

getto senza pensar e : tuttavia avendo di esso la stessa lu-cida coscienza che ha dell'oggetto della concentrazione, altermine di questa. Deve guardare in modo che agisca soloil vedere, allato all'assoluto silenzio mentale. Non altro.

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128 / Tecniche della concentrazione interiore

Ciò che si desta interiormente per via di tale con-templare, non deve venire dal pensiero né dal sentimento.L>arte del discepolo è opporre all'oggetto la propria meta-

fisica immobilità: che è dire l'Io. Ciò che per via dellapercezione pura si desta interiormente, si deve svolgerenella pura profondità astrale-eterico-fisica, come conseguen-za dell'identità essenziale attuata dall'Io con la cosa. Gra-

zie a tale identità ordinariamente sorge la normale perce-zione.

L'esercizio della percezione pura non si accompagnaad alcuna meditazione: esso è già meditazione, azione in-teriore diretta, assolutamente adialettica. In ciò la suaforza.

Il colore verde del mondo vegetale esprime il pote-re eterico della Vita che di continuo è sul punto di vin-cere la Morte della Materia: nel succo della pianta l>ele-

mento morto della mineralità viene permeato di Vita. Lacontemplazione del verde ha virtù terapeutica, perché sol-lecita nel contemplatore l'elemento di Vita che vince l'im-pulso di Morte della mineralità corporea. L>arte dell>

asceta

è fornire tale contemplazione del massimo vuoto della co-scienza.

L>elemento di Vita che si desta grazie alla percezionepura, è ciò che gli Ermetisti chiamano « Alimento stella-re », o « Cibo di Resurrezione », e i discepoli rosicrucianiriconoscono come « Nuova Eucaristia ». Viene in sostanza

ridestato un moto del corpo sottile, o eterico, esprimenteil dominio originario dell'Io sul mondo attraverso il corpomentale. Tale moto opera sino al fisico, secondo un ordine cheè restituzione germinale dello Stato Primordiale.

Mentre l>esercizio della percezione pura riguardo almondo vegetale esige un>assoluta assenza di attività in-

teriore, o una cosciente immobilità, la percezione di un mi-nerale esige invece un pensiero di fondo: l'idea della pre-senza della forza « fuori » della forma fisica

, come un op-

posto ad essa, o un negativo. Tale rapporto si coglie ti-picamente nella contemplazione di un cristallo. Il pensiero

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Percezione pura / 129

di fondo è che la potenza di quella forma è là dove cessala sua parvenza materiale: nella quale ha lasciato la pro-pria impronta immateriale percepibile come simbolo delloSpirito annientatore della Materia.

Simile pensiero di fondo deve accompagnare adialet-ticamente la percezione del cristallo, il cui esercizio, aseconda dello sviluppo morale del discepolo, è suscitatoredi essenziali forze sovrasensibili. Lo Spirito, che medianteun processo di « incarnazione » si esprime nell'uomo co-

me pensiero, nell'animale essendo meno incarnato, comeforza formatrice, nel cristallo è presente allo stato puro,« disincarnato ». La percezione del cristallo suscita forzedi fondamento dell'anima, nella misura in cui l'eserciziovenga eseguito con reale dedizione al suo contenuto e conil tempo a ciò necessario.

XLI1. Meditazione. La forma del cristallo è il simbo-lo della negazione della Materia. Contemplando il cristal-lo, si evoca il suo principio sovrasensibile nella sfera delpuro Immanifestato, rispondente al grado del Nirvana: sipensa imaginativamente che una tale sfera è « presente »alla forma del cristallo: non localizzabile in alcun punto,ma sorgente nella connessione contemplativa-, alla quale ilcristallo si dà come simbolo dell'incontro di forze estraspa-ziali nello spazio. Mentre l'Archetipo dell'uomo è incarna-to in lui e affiora come Io, l'Archetipo dell'animale vivedisincarnato nella sfera astrale inferiore, quello della pian-ta nell'astrale superiore, quello del minerale nel puro Spi-rituale. Perciò ha il potere di penetrazione nello spazio.

XLIII. Meditazione. Lo Spirito nell'uomo annienta ericrea secondo il Logos la Natura: dissolve l'elemento mi-

nerale nella sfera fisica, facendone supporto della coscien-za dell'Io: afferra l'elemento vegetale nella sfera eterico-

fisica, facendo del suo fluire vitale un potere di ritmo:si afferma sull'organismo animale nella sfera astrale-eterico-

fisica, trasformando in Luce cosciente del Volere la cor-rente degli istinti.

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130 / Tecniche della concentrazione interiore

Ogni incarnazione dello Spirito nella Natura, non do-minata dal Logos, è una caduta dello Spirito nell,anima-

lità, che nell>uomo diviene corruzione della natura anima-le. Soltanto nell>uomo lo Spirito diviene libertà: la cor-ruzione può essere superata nell'atto della libertà, in quan-to ricongiunzione dell'anima con lo Spirito della incorrut-tibilità.

XLIV. Meditazione. La Natura tende a continuare a

conformare l'uomo secondo impulsi cosmici che nel pas-sato legittimamente ebbero il compito di congiungere lasua vita interiore con la corporeità, sino all' esperienza del-la coscienza libera. Questa coscienza può realizzare la pro-pria natura sovrasensibile, soltanto ove spiritualizzi l'ele-

mento individuale vincolato al sensibile: a tal fine non puònon opporsi agli impulsi cosmici che insistono nella suaformazione psicofisica secondo la direzione passata: la qua-le, continuando nel modo antico a sospingere l'anima versola fisicità corporea, ora non può non operare alla animaliz-zazione dell'uomo. È ciò che già sta avvenendo.

L'uomo moderno rischia di non conoscere più il rea-le retroscena della sua esistenza, se crede trovare la via alSovrasensibile in dottrine o metodi, ai quali non era pos-sibile la conoscenza del processo « sottile » del pensieroe del potere di determinazione richiesto dalla sua espres-sione logico-scientifica, né della identità dell>Io con il rea-

le nella percezione sensoria. In tale potere e in tale iden-tità, come si è mostrato, si esprime sconosciuta la forzarisorgente dell'Io. Le tecniche della concentrazione hanno

il compito di portare il discepolo alla esperienza delladeterminazione pura nel percepire e nel pensare.

La presenza dell'Io può essere sperimentata nella de-terminazione pura del percepire, come del pensare. L'espe-rienza della determinazione pura deve avere la stessa con-

.k

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Percezione pura / 131

cretezza della percezione: essa medesima deve divenirepercezione. L'esercizio tipico di concentrazione, in sostan-

za portando alla coscienza della determinazione pura, pre-

para il discepolo a quella preliminare esperienza inizia-tica, che è la presenza dell'Io al fluire della Luce dell'ani-ma nelle cose.

Il fluire della Luce dell>anima negli esseri e nellecose attraverso il percepire e il pensare, come un attod,amore inconsapevole di continuo, per virtù costituzio-nale, rivolto al mondo, può essere riconosciuto dal di-scepolo. Egli intuisce una funzione inesauribile che esi-ge non essere contraddetta, anzi divenire cosciente, perampliarsi secondo la più elevata Luce delle idee. L>Io di-

viene presenza al fluire della Luce. Tale presenza è immo-bilità metafìsica dinanzi alla mobilità dell'anima nelle cosee nello scenario del mondo. Senza una tale immobilità,

l,Io nelle sue espressioni contingenti di continuo distrug-ge o deteriora la Luce.

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XX. L>alimento di Vita

Normalmente nel percepire si ha la sensazione di en-trare in un rapporto diretto con le cose. Questo stessorapporto, lo sperimentatore deve poter realizzare, median-te le discipline, con il potere d>identità, che è il poteremediante cui l'Io entra nel cuore delle cose, nel momentopredialettico del percepire e del pensare. Ogni volta, que-sto momento magico viene smarrito dall'uomo, ai fini del-la sensazione egoica e della conoscenza dialettica.

L'identità non va pensata, anche se inizialmente deveessere pensata: va percepita. A questo tendono le discipli-ne rettamente preparatrici. Ove l>identità sia percepita,diviene consapevolezza dell'identificarsi dell'Io con l'essen-za del mondo: realtà e conoscenza coincidono.

Il reale contenuto delle cose risulta immateriale, osovrasensibile. È il contenuto che l'Io ha già in sé nelproprio dominio sovrasensibile, ma deve incontrare me-

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134 / Tecniche della concentrazione interiore

diante i sensi sulla Terra, come contenuto esteriore. In

questo incontro, il suo potere d>identità con le cose di-

viene potere di redenzione della loro materialità: a ciòperò essendogli necessario l>atto libero che estrinsechi la

sua originaria indipendenza dalle cose. Il potered'identità è ciò che nel mondo segretamente opera co-me reale connessione tra gli esseri o gli enti, secondo illoro Principio.

Al livello umano, la connessione procedente dal po-

tere d'identità dell'Io si manifesta come amore: ascenden-

do dal grado più basso, o sensuale, a quello che esprimecon pienezza l>essenza, cioè il Principio stesso dell'Io.

L>amore ordinario si estrinseca esclusivamente mediante

il corpo astrale, vincolandosi al sesso: esso è inevitabil-mente mutevole e caduco

, in quanto ignora la connessionedinamica con il Principio, in sé indipendente dalla natu-ra bramosa del corpo astrale. L1Io è il Principio che solopuò ridestare nel corpo astrale l'originaria natura celeste,

in quanto rispetto ad esso realizzi, presso all'identità,

il proprio stato di assoluta indipendenza, o di « immo-bilità ».

L>Io non può dominare ciò in cui muove immedesi-mato, o identificato, ma soltanto ciò rispetto al cui movi-mento realizza, presso l,identità, la propria metafisica im-mobilità. Per via del livello dialettico della coscienza,l'Io muove nel riflesso, non ha indipendenza dal riflesso:l'indipendenza guizza solo nel fugace momento del determi-narsi riflesso. Normalmente non essendo cosciente questomomento, l'Io si identifica con la riflessità, nella quale ilsuo essere virtualmente libero può muovere solo medianteil supporto sensibile: gli sfugge l>indipendenza dal sup-porto, grazie alla quale di continuo inconsciamente la suaesperienza dei contenuti del mondo è diretta, o sovrasen-sibile.

In realtà, in tale situazione è riconoscibile la con-traddizione tra l'originaria illegittima prevalenza luciferi-ca del corpo astrale sull>Io, e l,iniziale affiorare di prò-

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L'alimento di Vita / 135

cessi di autonomia dell'Io mediante il moderno pensie-ro razionale. Contro tale nascente autonomia, che è ilreale valere dell'uomo interiore, è mobilitata di continuo,soprattutto nella forma intellettuale, la natura istintiva,sistematicamente alimentata dalla serie delle dottrine del-

la materia e dalle ideologie e dalle psicologie correlative.L'indagine interiore dà modo di accertare che il con-

tenuto reale della percezione sensoria non è sensibile:sensibile è il suo percorso, o il supporto. La sua effetti-va entità è sempre un processo estrasensibile, come uncontenuto puro di pensiero, prerazionale, non dialettico,dotato di moto imaginativo. Sorge invero dall>incontrodiretto dell'Io con il mondo fisico. Questo incontro peròla coscienza ordinaria non lo avverte: risuona in essa

mediante il veicolo eterico-astrale e si dà appunto comepercezione: la quale sorge sempre come un contenutoastrale-eterico, un imaginare originario, immediatamentesmorzato dalla coscienza dialettica.

Giova sottolineare che nella percezione non si dàtrapasso di materia fisica dal percepito alla coscienza per-cipiente: né le condutture nervose sono la percezione,come Je tubature dell>acqua non sono l>acqua: né le vi-brazioni elettromagnetiche lungo il percorso della per-cezione sono la percezione, così come le orme degli zoc-coli di un cavallo non sono il cavallo. Quando lo scien-ziato moderno avrà superato in tal senso le sue posizio-ni realistico-ingenue, potrà rivolgere positivamente la pro-pria indagine alle correnti astrali-eteriche strutturanti lapercezione come forze dell,originario imaginare.

Il tessuto di questo imaginare è lo stesso del pensie-ro predialettico: puramente intuitivo: è il tessuto dina-mico dell'identità, che si attua come identità dell'Io con

. ,

l>essere: dell'Io che in sé non può conoscere dualità, omondo opposto, perché è l'essenza del mondo. Imagine,questa, la cui enunciazione può suonare filosofica, ma ri-sponde alla realtà dell'identità dell'Io con il mondo, gra-zie alla quale l>uomo quotidianamente percepisce e pen-

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136 / Tecniche della concentrazione interiore

sa, ignorando tuttavia il momento magico-dinamico a cuiogni volta a tal fine attinge.

L'identità è l'incontro reale dell>Io con il mondo,

nel percepire e nel pensare. Normalmente questo incontroè ignoto. Mediante l'ascesi, l'Io comincia a riconoscerela propria penetrazione del mondo, che normalmente gliappare esteriore. Comincia a ritrovarla, dapprima sepa-rando l,iniziale contenuto interiore, dal mondo che appa-re esteriore: gli appare tale, finché rispetto ad esso non ri-costituisce in sé totalmente ciò che ne è il sopramondo: lasua stessa essenza di Io. L>asceta deve poter sentirsi Io diogni ente: deve poter giungere a dire Io di ogni essereo cosa creata: questo è il suo risorgere dall'ambito della

prevaricazione del corpo astrale.L>Io si libera afferrando, anzitutto cognitivamente, la

contraddizione da cui sorgono simultanei la dualità e lospirito di avversione. Nel mondo l'Io affiora come auto-

coscienza, che dapprima non ha se non l,identità estra-cosciente con l>essere: l'identità non le è consapevole,

perché la consapevolezza nasce riflessa. Al tempo stessol'autocoscienza

, in quanto riflessa, sa di se medesimasoltanto grazie al suo trovarsi opposto l,essere che, a sua

volta riflesso, illusoriamente risulta fuori del suo potered>identità. Questo iniziale moto dell'autocoscienza è ciò

che normalmente viene chiamato Io, ma non è che l'Io

riflesso, l>opposto dell>Io: dell'Io, che mediante l,iden-tità è destinato a portare il potere dell'Amore nel mondo.L'Io riflesso inverte sempre inevitabilmente tale direzio-ne, in quanto ha di contro a sé il mondo come realtà este-riore: tutto il mondo, gli altri, i propri simili.

Non può esservi superamento dell>errore di pensieroumano, connesso all,apparire duale, né delle ideologie mec-caniciste che ne scaturiscono, né dell'odio che un simile

livello comporta contro ogni valore creativo e ogni gerar-chia qualitativa, senza ritrovamento del contenuto unita-riamente reale del mondo, almeno dapprima ad opera dipochi. Il tessuto imaginativo-intuitivo del pensiero pre-

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L'alimento di Vita / 137

dialettico, cui si estrania il pensiero dialettico, è l>internocontenuto del mondo: privo del quale, il mondo appareesteriore e duale. Nel pensiero dialettico l'Io non esiste

se non riflesso: gli è sconosciuto il contenuto interioredella realtà, nella quale pertanto metafisicamente penetracome nel proprio contenuto, grazie all'identità di conti-

nuo attuata nell>intimo percepire, nell'immediato pensare.È importante tuttavia non dimenticare che proprio

mediante il pensiero dialettico, che è il pensiero privo divita imaginativo-intuitiva, epperò affètto di dualità, l'Iosperimenta la dimensione della libertà: ma la sperimentaa beneficio della natura psicofisiologica, che fornisce ilsupporto a tale pensiero. Questa libertà con supporto sen-sibile, nel veicolo della corporeità, è invero contingentee come tale conclamata dai rètori moderni della libertà:

essa è comunque la scaturigine dei disastri umani, finchénon realizzi la sua dimensione estracorporea, che è la suapossibilità di essere vera, ossia di esprimersi come vo-lontà non subordinata a processi della natura animale. Lalibertà, attuata nella sua essenziale Luce, è il presuppostodell>Amore di cui l>Io, oltre la riflessità, è portatore nelmondo.

L>Io è libero ma prigioniero della propria inferiorelibertà, in quanto questa non ha estrinsecazione se nonriflessa. Tutto è riflesso: l,apparire sensibile è in sostan-za un riflesso: perciò si presenta « materiale ». Se nonfosse riflesso

, sarebbe intimamente penetrabile. Ancora nonv>è nulla in cui l'uomo veramente penetri né fuori né den-tro di sé: nulla in cui possa immergersi. Persino la volut-tà dei sensi, in ogni punto in cui la prova gli sfugge. Glisfugge in senso temporale, per il miraggio di un contenu-to beatifico afferrabile nel momento di continuo successi-

vo: essendo in realtà il contenuto interiore, il vero, imper-cepibile alla coscienza riflessa. Così i colori, le forme, leluci, i pensieri, i sentimenti: tutto gli si dà fuggevolenella indefinita riflessità, o superficialità, che è la formaimpenetrabile della Vita.

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138 / Tecniche della concentrazione interiore

È l,antica privazione della virtù dell>Albero della Vi-ta, che secondo il mito segui alla seduzione luciferica ealla perdita dell>Eden: virtù che il Logos restituirà a chisaprà riconoscerla in sé come intima forza dell'Io. È la

forza che nel corpo astrale può vincere il Serpe lunaresenza necessità di combatterlo. Questa forza fiorirà in Oc-cidente come determinazione volitiva del pensiero del-l'uomo capace di conseguirne esperienza cosciente.

L'impenetrabilità della Vita viene accolta dall,uomo

attuale come un dato di fatto necessario, incontrovertibi-le nella veste della misurabilità fisica: alla quale egli siabbandona come a un illimitabile valore, mentre essa èl'assenza di quell>elemento vivente che costituisce il reale

valore. È il valore che affiora nel momento predialetticodel percepire e del pensare: dal quale si separa per ladeterminazione del pensiero dialettico. Al livello di que-sto pensiero privo di Vita, limitantesi alla connessionequantitativa, epperò illimitatamente arbitro di argomen-tare e calcolare, l'uomo è libero: ma di una libertà sen-

za speranza di realizzazione. Di una libertà senza respi-ro, perché senza conoscenza del mondo, che, oltre la pel-licola della quantità, fa da supporto all'essere libero: sen-za conoscenza del proprio movimento, della propria dire-zione, del proprio senso, rispetto al supporto della li-bertà.

È intuibile, dal precedente quadro, il compito dell,asce-ta che tenda alla sperimentazione cosciente della Vita, os-sia del potere d'identità dell'Io con gli esseri e le cose delmondo. La sperimentazione di tale potere è la via dell'au-

tentica libertà, di cui la libertà istintiva è la direzione in-versa, precedente sul filo inconscio dell'avversione nei con-

fronti degli esseri e del mondo. La corrente istintiva èsempre egocentrica, perché non esce dal limite astrale, men-tre la corrente del potere d'identità, in quanto muove dal-

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L'alimento di Vita / 139

l>Io, è l'opposto. Perciò l'Ascesi della Libertà è sostanzial-

mente l'Ascesi dell'Amore.

Si è veduto come la disciplina del puro percepire edel puro pensare, sia il metodo mediante cui lo sperimen-tatore di questo tempo realizza il potere d'identità dell>Io,

cioè del portatore terrestre della potenza cosmica dell>Amo-

re. Si è in tal senso prospettata la serie degli esercizi diconcentrazione, meditazione, contemplazione, propri allamoderna Scienza dello Spirito. Giova tuttavia non dimen-ticare che l>ascesi del percepire puro, fondamentale per losperimentatore dei nuovi tempi, è quella a lui meno fami-liare, perché per la prima volta essa viene esposta pratica-mente: l'Io volge al proprio potere d'identità con il sensi-bile, mediante la percezione stessa, secondo un procedimen-to ignoto alle trascorse discipline del Sovrasensibile.

Il silenzio mentale portato incontro alla percezione diun cristallo o di una pianta, è un'esperienza diretta chel'Io fa del proprio potere d'identità mediante il percepire.L'asceta in tale momento realizza il processo grazie al qua-le l,Io incontra l>astrale, per giungere al fisico. Ha inizioper lui la liberazione dell'astrale dall'elemento « lunare »

senziente, che normalmente ostacola la coscienza solare del-l'Io. Nell'anima, l'ente del cristallo o della pianta si rive-la: sorge nell'intimo una forza, che è sostanzialmente iden-tità del potere dell'Io con essa, e nell>oggetto si proiettain visione eterica. Tale visione è un simbolo, necessarioall>operazione, ma non è l'elemento più importante di essa.

Nella contemplazione del cristallo o della pianta, losperimentatore coglie coscientemente l>elemento di Vita del

percepire: può avere la prima esperienza del suo essere in-serito in una corrente di Vita. Nella quale egli in realtà èsempre, ma consciamente non è mai: normalmente egli vi-ve nella sensazione e nella rappresentazione della Vita, nonnella Vita. La Vita come tale puntualmente gli sfugge, es-sendone egli estraniato dalla coscienza riflessa: ma deve atale estraniamento la lucida coscienza di veglia, che lo por-ta a contemplare con determinatezza il mondo finito, mi-

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140 / Tecniche della concentrazione interiore

surabile, privo di contenuto interiore. Mancandogli l'ele-

mento di Vita, gli manca il veicolo fluidico della Luce: cheè il veicolo dell'Io nell'anima, il Logos. La Luce, infatti,per la soggezione dell'Io all'astrale « lunare », égli la per-cepisce riflessa: mentre nella percezione di continuo essaincontra la Vita, fuori della coscienza riflessa.

La brama che eccita, affatica e distrugge l'uomo, è insostanza la nostalgia e insieme l>ossessiva ricerca dell'ele-

mento di Vita perduto, che la percezione lascia presentire,ma non dona, bensì cela all'astrale riflesso. Illusoriamente

egli nella sensazione del percepito, ossia nel possesso sem-pre sfuggente del percepito, cerca tale elemento di Vita:questo, nel momento dinamico predialettico del percepire,puntualmente si sottrae alla coscienza riflessa. Tuttavia, sen-za esso, non si darebbe percezione.

L>uomo in realtà non vive: esiste. Ossia sta fuori del-

la Vita, ai margini dell>elemento vivente. Ed è giusto perora che sia così. Se possedesse l,elemento di Vita, senzaessere libero dalla brama, egli produrrebbe forme demo-niache dotate di potere magico. È la ragione per cui, nelmito biblico, il Signore dispone che Adamo venga allonta-nato dall>Albero della Vita: ad evitare che egli rechi an-che a questo il guasto provocato in lui dalla seduzione diLucifero.

Se possedesse, senza guastarlo, l>elemento di Vita me-diante cui esiste, l'uomo non morrebbe. Egli utilizza la cor-rente della Vita, è inserito in essa, ma non la percepisce:il suo percepire, pur essendo mediato dalla corrente dellaVita, è limitato al sensibile, si arresta alla morta minera-lità: anche qui al riflesso dell>oggetto, all> a p p a r i r e, nonall'essere. L'essere muove da lui, attraverso lui, sconosciu-to. Egli lo conosce solo dopo la Morte, lo incontra incon-scio durante il sonno: ma lo ha di continuo interno al pen-siero, nel momento predialettico. L,arte iniziatica è ritrova-

re il Logos alla sorgente del pensiero, oltre la maya delpensiero. Ritrovato nel pensiero, lo si riconosce come l>ele-

mento di Luce di Vita di ogni percezione.

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L'alimento di Vita / 141

Minimamente, la corrente di Vita affiora nell'imagina-re poetico, ossia nell'attività estetica, quando è autentica enon cerebrale, e nel pensiero intuitivo, che è esperienzasempre più rara nell'uomo. Affiora, comunque, incosciente.Occorre l'energica e verace disciplina del pensiero, per apri-re la coscienza alla sua basale corrente di Vita. Ma deve

essere la disciplina data dalle reali Guide dell>umanità: la

disciplina che non eluda il potere d,identità dell'Io, espri-mentesi come determinazione del pensiero per l'esperienzasensibile, e come processo interiore della percezione. Vasperimentato modernamente il pensiero puro, il percepirepuro.

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XXI. Iniziazione

La serie degli esercizi di concentrazione, compresi quel-li del percepire puro, deve poter condurre il discepolo auna indipendenza dell'anima dal corpo astrale, o corpo sen-ziente, che apra il varco alla pura Forza dell'Io e alla ini-

ziale percezione del corpo sottile. Grazie a tale percezione,

egli giunge a penetrare i moti istintivi e a riconoscerli co-me contenuti senzienti dominati da spirito d'avver-

sione. È lo spirito d>avversione radicato nell'uomo, per-ché è la forza concreta dell>Io asservita al sensibile: le oc-

corre svincolarsi dal sensibile per essere realmente la for-za dell>Io. L>Io deve giungere a operare radicalmente nelreale, senza subire il vincolo al sensibile, proprio al corpoastrale.

Tutto ciò che lo sperimentatore normalmente sente oconcepisce per via dello spirito d'avversione in lui, è in-gannevole, ma egli è impotente rispetto ad esso, finché la

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144 / Tecniche della concentrazione interiore

soggezione ad esso gli è inconscia. Dallo spirito di avversio-ne egli si deve riconoscere normalmente mosso

, come daciò che egli ritiene Io ed è l'opposto dell'Io. Appena ri-conosce ciò

, già l'Io vero si esprime in lui e comincia aliberarsi dalla necessità dell'avversione

.

Il discepolo separa dal moto senziente l,impulso d>av-versione, conseguendo la trasformazione del contenuto istin-tivo. Nel momento in cui la tensione d'avversione scom-

pare, al suo luogo si manifesta penetrante la forza svinco-lata dell,Io. Allorché all'origine di un moto animico, il di-scepolo scopre lo spirito d'avversione, può identificare ilpunto in cui scaturisce la vera libertà: che, come indipenden-za dell'Io dal corpo astrale, è libertà dal karma.

Un importante passo innanzi viene compiuto dal di-scepolo, allorché egli, dietro il riconoscimento dell>inver-

sione della Luce nella coscienza riflessa, riesce a percepireal centro di ogni contenuto istintivo, la forza dell'Io in-

vertita, ma autoritaria come fosse l'Io, recante imperiosala presunzione dell>Io: l,ego. L'autoaffermazione dell>egoè sostanzialmente il contrario del moto d>amore. Il disce-

polo deve scoprire che ciò che normalmente chiama Ionon è l'Io, ma lo spirito d>avversione, ossia l'inverso delloSpirito. Tutta l>esperienza terrestre non ha altro senso chela Resurrezione dell'Io, come evento individuale.

La sofferenza che si accompagna a ogni impulso di odio,preoccupazione, critica, accusa, paura, irritazione, ecc., è ilcontrasto della corrente pura dell,Io con la propria forzainversa: funzionante, nel senso dell,avversione, come Io.Essa ordinariamente s>inverte nella riflessità e tuttavia, an-che inversa, continua a essere emanazione della forza ori-ginaria: la quale fluisce, di continuo venendo corrotta, odeviata, o invertita. È la contraddizione dell'umano, da cuiscaturiscono simultaneamente i mali dell'anima e del corpo,e l,impulso della reintegrazione. Questa consiste nella con-versione e nell'accordo della corrente alterata della Luce

dell'Io con la sua originaria forma cosmica.

XLV. Meditazione. Il discepolo contempla la Luce

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Iniziazione / 145

dell'Io scendente dalla sfera sopramentale lungo l'asse spi-nale ed anima in sé l'imagine: « La Luce che è in basso ècome la Luce che è in alto ». Percepisce la Luce discenden-te come potere di Sacrificio e di Liberazione della Vita del-la Luce, che ad ogni grado, lungo la spina dorsale scendendoredime gli impulsi dello spirito d'avversione.

I moti dello spirito d'avversione, in quanto di natura« lunare », hanno una direzione per cosi dire parallela allaTerra, ossia orizzontale: acquisiscono potere di ascesa ver-ticale lungo la spina dorsale, per via della inversione dellaLuce, asservita allo spirito d>avversione: la scaturigine delMale umano. La corrente verticale dell'Io scendente dal-l,alto incontra la corrente orizzontale dell'avversione al li-

vello delle scapole e forma mediante esse la Croce, che ap-pare come Croce nera, o come Croce di Luce trasmutante,non fissabile in una determinata colorazione. Il discepolocontempla nella Croce il Potere Solare restaurato. La corren-te orizzontale, che prima si esprimeva come vis distruttiva.diviene forza catalizzatrice dell>Io superatore della duali-tà, secondo lo schema arcano del Logos: Pater Ejus Sol,Mater Ejus Luna...

Il discepolo a questo punto acquisisce la conoscenzadella via che deve seguire per l>animazione dei centri astra-li (chakra), o del corpo astrale originario, che è, sostanzial-mente, l'anima, il veicolo dell'Io. Qualsiasi descrizione deichakra. sia pure tratta dai testi tradizionali, è semplicementeindicativa, se non approssimativa. Tali descrizioni, quandosiano autentiche

, rispondono a una fisiologia trascendente,rispetto alla quale l>uomo interiore attuale ha subito pro-fondi mutamenti. Sarebbe quindi erronea la concentrazio-ne presumente svegliare la virtù di un determinato centro,secondo quel tipo di fisiologia occulta. Si tratta di organidi cui sono presenti nel corpo animico gli embrioni origi-nari, a un livello rispondente alla coscienza di sonno sen-za sogni. Qualsiasi connessione della coscienza ordinariacon essi è illusoria, oltre che nociva: soltanto lo sviluppomorale del discepolo può operare, indirettamente, alla lororiattivazione. Una riattivazione diretta esige le tecniche asce-

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tiche regolari, ossia pertinenti la struttura interiore dell'uo-

mo di questo tempo, per il quale azione sovrasensibile esviluppo morale coincidono. Occorre sostanzialmente chela coscienza di veglia, mediante la corrente del pensiero li-berato, si elevi al livello rispondente allo stato di sonnosenza sogni: che è appunto il livello della Vita della Luce.

L>Iniziazione viene conferita al discepolo dai Maestriinvisibili, che in relazione a tale compito possono rendersivisibili, naturalmente ove ciò risponda a una coincidenzadel karma con il principio della libertà del discepolo, inquanto si siano verificate ad opera di lui talune condizio-ni eauivalenti al suoeramento individuale del limite urna-

4 *

no-animale, proprio a tutta la specie umana. Fino a talemomento, il disceoolo deve essere il maestro di se stesso:viene lasciato assolutamente libero, acciocché compia un'

espe-

rienza di pura solitudine. In questo tratto delsentiero, più o meno lungo, egli può essere aiutato o as-sistito dall>istruttore, il cui compito vicario è anzitutto dicollegamento con l'Ordine Iniziatico

, a mezzo della fedel-tà e della coerenza di lui: inoltre chiarirgli o fornirgli letecniche della concentrazione e dell>ascesi volte all'asso-

luta indipendenza dell'anima dall,elemento umano-animale,

cosi che egli attraversi vittorioso la zona in cui la soli-tudine sarà assoluta. È la solitudine grazie alla quale il di-scepolo si ritrova nell'Io, ossia nel centro trascendente im-manente, la cui realizzazione comporta la comunione uni-voca con gli altri esseri e con il mondo. Questa comunionedi volta in volta deliberatamente va da lui sempre di nuo-vo riconquistata.

Il discepolo accoglie l>insegnamento che non può ve-nirgli più dai libri. L>insegnamento è ora nella sua animail linguaggio della intuizione diretta. Tuttavia tale intui-zione non gli sarebbe possibile, se non fosse già realizzatadai Maestri invisibili, in quanto tracciatori del sentiero:ai quali egli dà modo di guidarlo, mediante la fedeltà e laliberazione del pensiero. Questo è il vero senso di una ri-connessione con la perennità della Tradizione.

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Iniziazione / 147

Qualsiasi tecnica di procedimento oltre il limite del-la natura, riguardo al respiro o all>animazione dei centridel corpo sottile, o dei centri del corpo astrale, a questogrado dello sviluppo, scaturisce dalla intuizione del disce-polo, in quanto egli cominci ad avere la percezione delcorpo sottile.

Le tecniche della concentrazione sin qui prospettateconvergono verso la seguente possibilità: che il discepolo,identificando nel fluire del pensiero predialettico la cor-rente centrale del corpo eterico, cominci a operare median-te questo. Ne scaturisce per lui l>indicazione dell,ulterio-

re cammino e la consapevolezza che egli deve tale indica-zione alla sua connessione con i Maestri invisibili.

Con l,iniziale realizzazione del centro delle forze ete-

riche nel cuore, il discepolo va incontro all'esperienza det-ta dal Maestro dei nuovi tempi eterizzazione delsangue: conosce un processo di redenzione della Ma-teria che avviene normalmente in lui, ma che egli puòscorgere e realizzare coscientemente come moto di Vitanuova dell'anima. Tale evento, segna la connessione ini-ziatica di lui con l'Ordine dei Rosacroce. Percepisce ilprocesso .mediante il quale incessantemente nel cuore si ve-rifica un fenomeno trascendente, collegato con il contenutoindicibile del Graal: una parte del sangue si trasforma inLuce, ritornando pura forza eterica atta a veicolare l'IoSuperiore: grazie a tale eterizzazione, la corrente di Vitadella Luce ascende dal centro del cuore al centro eteri-

co della testa. Nell,uomo ordinario, essa è normalmentecontraddetta dalla corrente della testa, che di continuo,per il processo dialettico, inverte la Luce di Vita. È l'in-

versione da cui sorge la coscienza dialettica, l,impulso diopposizione dell'ego allo Spirito: lo spirito d>avversione.

Non v,è individuo nel quale il processo di eterizza-zione del «angue non sia in atto, come presenza pre-indi-viduale della Luce del Logos, che egli è libero di contrad-

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dire o di lasciar agire con il massimo del suo potere tra-scendente nell'anima, sino alla corporeità. La possibilitàdi contraddire la restituzione eterica della Luce ascenden-

te dal cuore e perciò di opporsi alla corrente dello Spiri-to, è il germe della libertà umana. Proprio colui che èlibero di opporsi alla corrente eterica della Vita, è simul-taneamente libero di andare con la volontà incontro ad

essa e di lasciarla agire secondo la sua legge: onde eglipuò in essenza attuare il suo essere libero e infine agirenon illusoriamente nel mondo, ogni azione ordinaria espri-mendo l>inconsapevole assoggettamento alle Potenze del-l'Ostacolo, la falsa libertà. Il senso ultimo della libertàumana è invero il poter accettare volitivamente l>Ordine

dello Spirito, che non costringe, essendo Realtà originaria.Il senso ultimo dell>Io terrestre è giungere a realizzarel'ascesi del proprio annientamento: il massimo della suaforza è estinguere se medesimo. Estinto se medesimo

, laforza estinguente rimane come potenza superiore dell'Io,

che è al principio e che sola ha la forza di penetrare la ma-terialità della Terra: di proseguire il cammino dell>uomo.

Il cammino ascetico sinora tracciato conduce il disce-

polo alla Soglia del Mondo Spirituale, là dove egli puòincontrare il proprio Maestro, l>Iniziatore, colui che, aven-dolo incognitamente seguito, dà il senso o l>impulso al-l>ulteriore esperienza di lui. Ma il superamento della So-glia è un atto che deve essere compiuto da lui, graziealla sua iniziativa, alla decisione maturata

, alla degnitàconseguita, alla valentia, e soprattutto al coraggio. Gli vie-ne indicato il cammino, ma egli deve percorrerlo da solo.Gli viene data la Forza, ma egli deve osare il primo mo-vimento secondo Essa. A questo punto il discepolo cono-sce che cosa significa aver seguito una « via cosciente »e moderna, rispondente alla conoscenza dell>attuale condi-

zione interiore dell>uomo. Il cammino tracciato in questepagine, vale come una retta preparazione per l'esperien-za della Soglia: verso di essa sono state indicate culmina-

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Iniziazione / 149

zioni dell'opttj ascetico, atte a superare il limite individua-le, secondo il canone iniziatico dei nuovi tempi.

Tale limite è il limite umano, che in realtà l'uomoteme superare, perché gli è appoggio, ragione ultima -se pur illusoria - della vita, forma abituale, cliché, mec-canicismo inconscio, dotato della sua codificazione, spiri-tualistica, filosofica, psicanalitica ecc... In realtà l'umano-animale tiene l'uomo e l>uomo segretamente paventa dicessare di essere dominato da esso

, perché alla soggezionea tale dominio ha conformato tutti i modi dell,esistere,

dal conoscere, al sentire, al dormire, al respirare ecc...Il mutamento gli si presenta con il carattere della tragi-cità. Perciò normalmente egli si rivolge a metodi o a di-scipline che non disturbino l'animico 'subordinato all'uma-

no-animale, non implichino reale mutamento.La Scienza dello Spirito cui facciamo riferimento, va

incontro a tale problema. V>è per l'uomo moderno la pos-sibilità di una disciplina che, senza contrastare frontalmentel'elemento umano-animale

, porta gradualmente questo a tra-sformazione dall>interno delle sue stesse determinazioni,nella sfera senziente

, operando secondo il suo Principiospirituale. Questa è la Via del Pensiero: essa realizza lasperimentazione diretta della Luce eterica della natura, me-diante la corrente del pensiero resa indipendente dalla na-tura. In relazione a quanto si è mostrato, l>arte del discepo-lo consiste nell'impossessarsi di una forza che nel pensieroogni volta si manifesta, ma non è il pensiero:si tratta di far manifestare questa forza, mediante un qual-siasi tema, pensandone intensamente il contenuto, ma cu-

rando di coglierla di là da questo. La Forza del Pensieroè la corrente medesima della Vita in cui fluisce la Luce.

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XXII. Determinazione assoluta

Non diversamente dall'assunto del Tantrismo, il me-todo da noi indicato conduce lo sperimentatore dalla sen-sazione semicosciente della Vita alla percezione della cor-rente eterica della Vita, mediante il passaggio dall,ordina-

rio pensiero disanimato al suo elemento vivente, ossiadalla Luce riflessa del pensiero alla sua Luce di Vita. TaleLuce di Vita viene sperimentata nel momento predialetti-co del pensare, come del percepire.

È evidente, pertanto, che, in relazione al proprio as-sunto, il Tantrismo non può fornire il metodo richiestodalla costituzione interiore dell'uomo moderno, il quale,ai fini di un>esperienza della corrente eterica della Vita,deve liberare dal sensibile le potenze sottili del pensiero,non potendo non muovere dalla condizione propria allasua attuale coscienza pensante: la condizione riflessa. L'

uo-

mo di questo tempo necèssita fondamentalmente di una

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152 / Tecniche della concentrazione interiore

tecnica della liberazione della coscienza riflessa, perché allivello di questa subisce il prepotere della vita istintiva.Egli necèssita perciò di una tecnica della liberazione dellaLuce mediante il pensiero riflesso, da cui muove, cioè diun

'ascesi del pensiero che ritrovi la Vita prediakttica, gra-zie alla risoluzione della condizione riflessa: risalendo cioèdal riflesso alla Luce.

La corrente della Vita normalmente non è (possedutadall'uomo: essa fluisce come forza formatrice del suo cor-

po fisico, ma egli non ha relazione cosciente con essa: co-me si è veduto, essa affiora, non cosciente, nel momentooriginario del pensiero e della percezione. Questa correntedi Vita, come corpo eterico formatore, edifica la corporeità

fisica, ma nella parte superiore, sorgendo indipendente dal-

la funzione organizzatrice corporea, diviene veicolo delloSpirito, costituendo l,elemento originario del percepire edel pensare.

Nel pensare che si estrania al fluire della Vita, l'uo-mo è libero: diviene cosciente nel riflesso mentale-spiri-tuale, privo di moto vitale, ossia nel riflesso della Luce,che pertanto, grazie all>elemento volitivo comunque insitoin esso

, trascende il corpo vitale medesimo. Nel pensieroriflesso

, l>uomo perde la corrente vitale e perciò la Luceoriginaria, ma proprio da ciò è immesso nell'àmbito dellalibertà

, che gli consente - ove acquisisca coscienza di es-so - di ripercorrere volitivamente il riflesso, sinoa ritrovare l>elemento di Vita, in cui splende nuovamentela Luce. Questo ritrovamento è possibile al pensiero, a

condizione di superare il limite della riflessità, che, malgra-do la sua libertà, lo assoggetta alla natura psicofisiologi-ca. L'astratta libertà finisce sempre con l'essere la libertà

degli istinti in lui: l>opposto del suo reale essere libero,che, come si è visto, è l>Impulso predialettico della coscien-za: Impulso del Calore originario della Luce.

Simile stato contraddittorio postula la ricongiunzio-ne del pensiero con la propria scaturigine di Vita: riman-da perciò alla tecnica della concentrazione. Il pensiero de-

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Determinazione assoluta / 153

ve raccogliersi in sé per rienucleare la .propria forza: chegli è interna, non riflessa, non cosciente. Può realizzareciò mediante la propria focalizzazione in un>idea.

L'idea ha sempre in sé la propria forza centrale, ma

potenziale, in quanto normalmente si dà astratta: median-te la concentrazione, essa può essere voluta dal suo cen-tro e saturata della Vita dalla quale in realtà sorge e del-la quale normalmente viene privata. Se si è consapevo-li del reale processo della dualità, si può intendere il sen-so di tale operazione, che è ricongiunzione delle forzesottili dell'anima con l'Io: ricongiunzione che significa su-peramento della dualità. Tale superamento invero non sidà gratuitamente. Il suo non darsi è la fonte del male uma-no e del correlativo dolore.

La ricongiunzione è restituzione dell>e s s e n z a chefin dalle origini era stata tolta al pensiero, onde il pensie-ro necessariamente pensava l'essenza come entità metafisi-

ca, o superumana: non poteva realizzarla come Vita im-manente. È il moto volitivo dell>essere libero o dell'essere

non animale dell>anima, che si scioglie dallo stato rifles-so con il quale normalmente è identificato. L>atto libero

suscita una mediazione superiore, non cosciente, che con-giunge il suo prodotto trascendente con la corrente delcorpo di Vita: cioè con la corrente sovrasensibile median-te la quale il Principio dell'Io opera sconosciuto nell'ani-ma, come una Luce di Fuoco vincitrice dei processi dellamaterialità. La forza che dà all'Io il potere di congiungersicon il corpo di Vita, è il Logos, che gli è intimo, comesuo stesso Principio: tale forza, restitutrice dell>

essenza,

agisce nel momento della libertà, quando il pensiero sisveglia dall'allucinazione della riflessità. Questo momentodella libertà è in effetto il momento della Volontà: la

Luce di Fuoco del Logos si accende, non veduta. Arte ini-ziatica è vederla.

Il pensiero dialettico può essere portato dalla pos-sibilità alla realtà della libertà, 'grazie alla determinazionevolitiva che gli rende cosciente l,automovimento. Un qual-

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siasi pensiero dialettico, o riflesso, può essere pensato in-tensamente, sino a che si apra alla propria carica di volon-tà: in tale Volontà è l'elemento di Vita che lo fa risorge-re dallo stato riflesso.

Nell>atto della concentrazione, libertà e Volontà coin-cidono: l'idea, ritrovando l>essenza, diviene idea-forza, ca-pace di superare qualsiasi pensiero estraneo alla realtà del-l,anima, epperò di operare indipendente dalla psiche: co-me germe nuovo di destino. Al livello della degradazionepropria allo stato riflesso, il pensiero è inevitabilmente ma-novrato dalle Potenze ostacolatrici: alle quali l>

uomo non

può isottrarsi, ove non liberi il pensiero dalla riflessità.L>elemento riflesso della libertà, che riesca ad assurgereal proprio momento non riflesso, in realtà attua la pro-pria resurrezione da uno stato di morte. Il pen-siero può volere il proprio riflesso, sino a percepirlo co-me movimento e seguendo il movimento attingere la sor-gente della sintesi intuitiva, superatrice della dualità: làdove l>umano non è separato dal Superumano: dove il Ver-bo s,incarna. Per virtù di tale atto volitivo

, l>idea risorgecome idea-forza: riconquista l>essenza, della quale Deità ori-ginarie l>

avevano privata, trattenendola per sé, per dominarel'uomo. In effetto

, l'asceta che attui l,individualità libera,ritrova l'essenza.

Chi non sapesse inulla del Logos fattosi Uomo, e tut-tavia, rinnovando nell>intimo dell'anima la perennità dellaTradizione, intuisse la via dei Nuovi Misteri, epperò iden-tificasse il Volere fluente dall'essenza

, che è la percezio-ne della relazione pura, o dell,idea-forza, e in tal sensoasceticamente operasse, inevitabilmente giungerebbe a scor-gere in sé l'aurea Luce del Principio, fluente nella deter-minazione del pensiero, per realizzarsi nella fisicità. Potreb-be dargli anche un altro nome: persino a un grado incui il riconoscimento del Logos fatto uomo gli fosse ine-vitabile, ma egli, per la propria specifica funzione, doves-se provvisoriamente ricorrere alla espressione di una par-ticolare tradizione.

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Quel principio reca la forza della ricongiunzione, per-ché restituisce l

'

essenza al pensiero. Ma solo in quanto siliberi, il pensiero può accoglierla: l>Io può articolarsi nel-la corrente viva del pensiero. L>Io realizza tanto più quel-la forza, quanto più è se stesso nell'anima, indipendentedall"anima: manifesta allora il suo potere di reintegrazio-ne degli istinti e delle passioni, quali pure Potenze del-l,anima.

L>uomo può penetrare il Mistero del proprio corpo diVita, in quanto questo è espressione della forza cosmicaformatrice, mediante il cui fluire il Logos è presente sul-la Terra. L>azione dell>Io sul corpo di Vita è possibileal discepolo indirettamente, allorché attua nel pensiero l,es-

senza, il Logos, che lo libera dal dialettismo. L'

Io può in-fine operare nell'anima come centro dell>azione del Logossulla Terra: diviene vincitore e 'trasmutatore idei maleumano.

*

Il senso ultimo delle tecniche della concentrazione, è

l'apertuna dell'anima alla Potenza del proprio Principio:evento realizzabile attraverso l'animazione della corrente

centrale del « corpo sottile », o eterico, sul quale, comesi è visto, la coscienza di veglia ha presa diretta medianteil pensiero. Il pensiero, dominato e interiorizzato, realiz-za il proprio imoto eterico, epperò la connessione con lacorrente eterica centrale che accoglie in sé il Potere diVita del Logos.

In ogni pensiero che pensa, affiora la possibilità delLogos. Questa possibilità viene però contraddetta dal pen-siero che cade nella riflessità, epperò vede il mondo pri-vo di Logos, come natura obiettiva, con la quale la rela-zione è la misurabilità, la brama, la discorsività. La na-tura imprigionata nella forma materiale non viene liberatadall'uomo che si rimette misticamente all>apparire mate-riale di essa, escludendo il Logos, per edificare la propriatransitoria Scienza, la propria contingente Cultura.

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L>uomo fondato sulla coscienza riflessa, in sostanzatraendo il senso di sé dal corpo astrale, piuttosto che dal-l'Io, non vive in un reale stato di veglia: suo compitoè realizzare come Io il proprio stato di veglia, ossia illivello che egli effettivamente consegue grazie alla percezio-ne sensoria. Si è potuto vedere come il primo grado dellaelevazione della vita interiore, mediante le discipline, siala conquista della coscienza del processo percettivo, nor-malmente non cosciente.

La non coscienza della condizione riflessa è in sostan-

za uno stato di sonno della coscienza. L'uomo reca in sé

la forza liberatrice, ma la destituisce nell,attitudine rifles-sa della libertà che, priva di circuito interiore, tenta assur-damente esplicarsi sul piano fisico, dove non ha sensol'essere liberi: l>essere liberi essendo la funzione del Prin-

cipio interiore che domina il piano fisico e lo ordina, per-ché lo trascende

"

.

La libertà assurda dell'ego sul piano sensibile gene-ra la sua etica, le sue leggi, le sue lotte, la sua infrazionedelle leggi, le tensioni della brama scatenata e il suo illi-mitato inappagamento. Il Logos non viene soltanto svisa-to, mia anche avversato. V'è ama parte dell'umanità chein tal senso rischia di perdere l>embrionale possibilità dirigenerazione secondo il Logos: rischia di perdere il li-vello umano, che è già un livello di caduta. L'

umano gene-

ra il subumano, se il senso dell'umano non viene ri-

generato dal Logos. Il karma che oggi pesa sull>individuo

e sulla collettività, dipende dall>uso inferiore, se non cor-rotto, del pensiero, mediante il «quale l'uomo è libero di

sottoporre alla brama forze in sé divino-spirituali.Il contenuto reale dell>umano non è la natura, ma la

Sopranatura, il Logos. La possibilità di un tale riconosci-mento è presente etericamente in ogni pensiero che pensa.Questo pensiero dovrebbe rivolgersi alla natura, solo per re-carle il contenuto di cui essa manca e per la cui mancanzaappare natura meramente fisica. È il contenuto che le è in-

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timo e originario, essendo simultaneamente intimo e origi-nario al pensiero: come Sopranatura, come Logos.

Ma il Logos nell'uomo non muove per autorità, bensìper libertà: non obbliga il pensiero. Il pensiero viene ob-bligato, o asservito dialetticamente, mediante le forme del-l,intelligenza sistematica, scientifica, sociale, etica, politica,ecc., dall'Avversario del Logos: Avversario che paventa ilpensiero libero: mentre il Logos non può aver altro veicolonell,umano che il pensiero libero, capace di sentire lo statodi morte, l>insufficienza, la transitorietà, dell>intelligenza ter-restre vincolata ai processi numerabili del reale.

È importante afferrare la polarità opposta dei due im-pulsi: quello del moderno sapere precostituito, che ha bi-sogno del pensiero passivo, non libero, analiticamente siste-mabile, epperò traccia ad esso il percorso positivo, non con-templando ricerca della scaturigine del pensiero, che non siaquella fisiologica o psico-fisiologica, onde gli oggetti dellescienze sono i loro presupposti pensati come tali, al luogodel presupposto autentico, il pensiero, che consente loro lapresunzione positiva medesima: e l'Impulso essenziale, chenon manovra, non dirige, non asserve il pensiero, perché èla sua scaturigine stessa, e perciò può fluire in esso col mas-simo della verità, in quanto esso sia libero, capace decide-re secondo l'incondizionatezza dell'intimo moto.

L>imminente avvenire dell,umanità sarà deciso dalla scel-

ta che le Comunità spirituali potranno indicare alle correntidella Cultura, tra la via del Logos, ossia del pensiero libe-rato secondo Ascesi della Libertà

, e la via di Ahrimane, cheè il pensiero della illusoria libertà dialettica, il pensiero del-l>analisi precostituita del Sapere e della sublimazione spiri-tuale-sociale del Regno della Quantità.

Ahrimane ha bisogno che l>uomo si identifichi con ilpensiero, lo ritenga sua proprietà e lo usi come strumentodella inferiore egoità, così da non conoscerne l'obiettiva po-tenza: mentre il Logos non influenza l'uomo, lo lascia libe-ro, così che egli possa liberare da sé il pensiero e, come Io,realizzi l'indipendenza da esso, sino a sperimentare di esso

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l>obiettiva natura cosmica. È questa esperienza essenziale delPensiero, che può ricongiungere l>uomo con ciò la cui per-dita comporta, da immemorabile tempo, la crisi del suo esi-stere terrestre. In questo esistere egli ha il compito di river-sare il risorto contenuto cosmico del pensiero: l'essenza.

Alcuni asceti del presente tempo affermano che questaè l'epoca in cui l>uomo, per riconquistare l'Eden, deve nuo-vamente cibarsi del frutto dell'Albero della Conoscenza. Non

si può non essere d>accordo: ma è la lucida coscienza di ve-

glia conquistata attraverso l>esperienza del sensibile, che puòconseguire tale cibo: sarebbe grave errore regredireverso stati di coscienza che precedono quello attuale. La pos-sibilità della nuova Conoscenza è priva di senso, se non sisa che, ora, l'operazione è l'impresa dell'Io, non, ancora unavolta, del corpo astrale sostituente l'Io. Onde la vera arte

iniziatica è conoscere come sorge l>Io nell'anima e di qualeLuce di Vita è portatore.

Il compito di riconquistare gli antichi stati di coscienzanon consiste nel retrocedere verso essi, che è un perderli de-

finitivamente, ma nel procedere, mediante il possessodello stato lucido di veglia destato dall>esperienza modernadell,Autocoscienza.

*

Nello sperimentatore realmente moderno, il processo in-teriore dell>Autocoscienza

, sorta mediante la determinazionedel pensiero nella sfera matematico-fisica, può assurgere, pervia di trapassi dinamici mediati dalla logica dell'elemento li-bero del pensiero, a processo trascendente. Al quale rispon-de l'Archetipo cosmico: il Logos, che già ha operato l>unio-ne dell'umano con il Superumano.

L'uomo volitivo, libero edificatore della propria coscien-za, può dimostrare a se stesso, non dialetticamente, ma spe-

rimentalmente, la realtà del Logos: la sua trascendenza, nel-

la immanenza: il potere assoluto del Fondamento, che nonpuò non essere intimo all,Io. L'Io ha in sé tutta la Forza:

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deve soltanto essere se medesimo, per attuare secondo Essala comunione con il mondo.

Certo, si tratta di uno sperimentare capace di aprirsiall>ignoto, all>illimitato, all'inaspettato: ma è il vero speri-mentare, il vero rinnovare, o rivoluzionare. Rivoluzione chenon sia processo di Conoscenza, non può non essere retori-ca esagitazione, scatenamento dell'uomo non libero. Lo sco-

prire, l'inventare, l>intuire, è sempre il superamento del li-mite di ciò che è noto. Il nuovo, l>ignoto che ha il poteredella rinnovazicne, oltre il mentale ordinario, oltre il limi-te umano, cioè oltre il limite umano-animale, o dialettico,è il Logos. E si è potuto vedere come tutto il processo del-la coscienza, del sapere e dell'operare umano, sorga da unFondamento che all>uomo moderno, che si presume ardimen-toso nel conoscere, permane sconosciuto. Il Fondamento cheè giunto il momento di riconoscere, visto che la rivelazionemediante la quale un tempo si donava all'uomo, ha esauritoil suo compito.

Ma la via del Logos è la via della libertà: non eser-cita autorità sull,uomo, non suggestiona, non impone, ma faappello alla decisione pura di lui. Esige un'Ascesi della Li-bertà, perché questa è l'unica che dia all'Io la possibilità disperimentare l'identità con sé, l'identità essenziale con il mon-do, di continuo esprimentesi nel momento predialettico delpercepire e del pensare. Una simile Ascesi è al centro dellediscipline esposte nel presente volume.

Il discepolo in realtà pratica l'Ascesi, senza ancora co-noscere il senso ultimo di essa: e deve essere così, perchél>intelletto umano è chiuso al proprio Archetipo cosmico. Larestituzione della Memoria delle cose divine è connessa allo

sviluppo della Volontà cosciente dello sperimentatore: il qua-le deve scoprire che la Volontà, allo stato puro, è la Forzadella consacrazione. Questa Forza lo congiunge con il Logos.Egli può suscitarla mediante il Pensiero, ma simultaneamen-te è essa stessa che muove il Pensiero.

Pensiero e Volontà uniti attuano l>intento pro-fondo da cui l,uomo in realtà muove. La via della cono-

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scenza può dar modo allo sperimentatore di avvertire quantoquesto intento, malgrado la presunta vocazione spirituale, siadebole. L'assolutezza dell>intento è una conquista che passaper l>autoconoscenza. Senza risveglio della Memoria delloSpirito, non v'è disciplina che possa congiungere l'umano conil Superumano, disincantare la dualità, condurre il discepoloalla Soglia dei Nuovi Misteri.

Il discepolo che coltivi l'intento profondo, può conosce-re il momento magico, di una lucidezza assoluta, rivelatoredi tutta la Forza a venire. Per attimi egli può realizzare co-me forza della decisione pura la Memoria delle cose divine.È un moto dell'Io che ancora non realizza il senso finale

dell'Ascesi, ma ne intuisce il contenuto ultimo di trasmuta-zione: un atto che attraversa tutta la vita

, giungendosino al fisico

, con la potenza di un istinto irresistibile: mo-vendo dal puro Io.

Questo impulso dell>Io, scocca istantaneo, dallo Spiri-tuale alla corporeità, anche senza che le discipline gli abbia-no ancora aperto il varco. È un momento di ricordo dell,Io,

che si apre il varco da sé, ma solo istantaneamente, essen-

dogli ancora impossibile la continuità. Mediante la concen-trazione, la continuità può essere iniziata dall'anima, che af-ferri il senso dell>Ascesi indicata da quel momento trascen-dente: momento in realtà donato dal Mondo Spirituale.

È il momento di una decisione dell'Io, di cui occorre

percepire la forza unificante dal metafisico al fisico, per ri-cordarlo e fare di esso l>intento profondo. Quello scoccaredell'Io, infatti, svanirà: sia pure per ripresentarsi in altrimomenti decisivi, come autoritaria Luce originaria, indicatri-ce dell'intento dimenticato.

Riguardo a tale possibilità, quello che umanamente di-fetta è il potere del ricordo, della coerenza, della fedeltà.Questo momento dell'Io, che può lasciarsi percepire dopouna estrema tensione della volontà, o del dolore, esige di-ventare determinazione assoluta: esso tende

a scomparire dopo aver irradiato la sua istantanea Luce: nonpuò perdurare, perché l'attuale costituzione dell'uomo non è

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preparata a sostenerne la Potenza. Esso indica un compito,ma non può sussistere come impulso: la sua istantaneità puòdivenire continuità soltanto nell'assunto ascetico. Il contenu-

to qualitativo dell>ascesi, la retta concentrazione, la retta me-ditazione, debbono essere presenza di quella direzione: l'asce-si che le corrisponde, non un'ascesi condizionata dalla natu-

ra. L'intento profondo deve quotidianamente costruire se stes-so come intuito rinnovato della balenata direzione dell>Io.

Questo intento, ove perduri, è la misura del ritrovamentodella Memoria delle cose divine, e dell,Ascesi che veramentele corrisponde, nell'attuale tempo.

Il mondo sensibile è il simbolo della richiesta

di questa operazione interiore. In esso lo spirituale e il rea-le coincidono. La sua presenza cela il più altro Misterodello Spirito, il senso dell'impresa più alta dell>Universo. Lapercezione sensoria è il varco che si offre di continuo al-l'uomo verso simile impresa. Tutto ciò per cui soffre e gioi-sce, si ammala e muore l>uomo, è il suo mancare del conte-nuto interiore della percezione, la quale penetra in lui sen-za che ad essa vada incontro l'Io, o l>anima cosciente. Adessa normalmente va incontro l'anima senziente-affettiva, av-versa alla conoscenza e fingente la conoscenza mediante ladialettica, in realtà essendo mossa soltanto da brama: ondeil reale contenuto rimane sconosciuto, rafforzandosi la di-pendenza dell'anima dalla serie dei processi sensuali, piut-tosto che sensibili.

Quello che si è chiamato il mondo privo di Logos, èla serie delle percezioni quotidiane, mancanti del contenutointeriore, per il quale in realtà si formano. Questo contenu-to, come pensiero predialettico, c

'

è sempre nel percepire, maignorato. Occorre risalire la corrente del pensiero dialettico,

per ritrovarlo e poterlo riconoscere come contenuto puro. Èl>elemento vivente dell'anima, che la coscienza dialettica nor-malmente elimina per conseguire consapevolezza riflessa, on-

de la percezione e il concetto, privi della loro obiettiva es-senza

, alimentano la dualità. La Materia diviene illusoria-lliente un'alterità reale in sé: così l'uomo dialettico, nell>espv

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rienza cognitiva, crede di muovere da cosa a cosa, da ogget-to a oggetto, mentre in realtà muove da pensiero a pensiero,o meglio, da concetto a concetto: ignora il moto spiritualeche ogni volta degrada.

Priva dell>elemento vivente che urge alle soglie dellacoscienza, ogni volta che si percepisce e si pensa, la stessaesperienza del cercatore fisico diviene superstiziosa: fede mi-stica nel fatto sensibile, realismo fondato sulla realtà dellaMateria. Soltanto l>esperienza del contenuto sovrasensibiledella percezione e dell>atto pensante, può dar modo di com-prendere quanto un ottuso dogmatismo abbia pregiudi-cato alla Scienza l'esperienza reale del mondo fisico.

L'esperienza del contenuto sovrasensibile della percezio-ne e del concetto, non è un evento iniziatico richiesto allaScienza, ma una conquista che appartiene alla logica dellaCultura umana: una conquista la cui mancanza rende la Cul-tura anti-umana, fomentando i mali necessari a tutte le gam-me della polemica politica. Non è un evento iniziatico, maun processo universale di Verità, che però non può verificar-si, se dietro di esso non operano le forze iniziatiche: le for-ze della reale Comunità iniziatica, non delle sue imitazionid,Oriente e d'Occidente, manovrate dagli Avversari del Lo-gos.

In tal senso, la responsabilità interiore del cer-catore oggi è la scelta della Via. Nell>epoca della libertà edella coscienza dialettica, anche i migliori possono essere trat-ti in inganno dal nominalismo esoterico e scegliere la viadell>errore, nella quale si arrestano per anni, per tutta lavita: prigionieri, malgrado il sensazionalismo medianico-me-tafisico, dell>incantesimo della Materia, dominati nel profon-do da una visione che impedisce loro la liberazione, perchésegretamente suscitata e alimentata dall>intelligenza del Dè-mone della Materia.

Oggi esistono Comunità spirituali che, malgrado i loropresupposti metafisici e il loro livello indubbiamente mora-le, a un occhio esperto sono riconoscibili « occultamente »manovrate dal Dèmone della Materia, che propizia ad esse

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tutte le conoscenze necessarie al loro assunto spirituale, pur-

ché esse, pur appellandosi al Logos, disconoscano l'attualepresenza del Logos nel divenire umano e l'Ascesi della Li-

bertà che Esso indica all>uomo, affinché egli possa ritrovarese stesso dall'essenza.

In realtà, l,Ascesi della Libertà, di cui le discipline del-la concentrazione qui esposte sono strumento, conduce l'uo-

mo a ritrovare se stesso dall>e s s e n z a e non da un'ima-

gine metafisica di sé, prodotta dal pensiero non liberato, se-condo un tragico inganno che ha lo scopo di impedire al-l'uomo la ripresa dell'interrotto cammino dello Spirito. Per-ché questo cammino invece sia ripreso, il Logos è presentesulla Terra: l>arte del cercatore è riconoscerne le vie, le for-me, l'Ascesi, capaci di ridestare nel pensiero libero da vin-coli sensibili e sovrasensibili, l'impulso superumano, la sca-turigine cosmica.