Massimo Fagioli su LEFT n. 30 - 3 agosto 2013

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54 3 agosto 2013 left Massimo Fagioli, psichiatra trasformazione SENZA Dall’uguaglianza alla diversità: essere umano uguale, uomo-donna diversi L’identità è la fusione tra realtà fisica e mentale identificazione c’è l’identità ra l’ultima settimana di luglio che faceva le se- dute di psicoterapia ed avevo aperto le tre gran- di porte di vetro smerigliato che lasciano intra- vedere soltanto il movimento di ombre scure. Dritto in piedi nel cortile, come una delle tante Kenzie, osservavo il ume di persone che entravano. Venti minuti. Ma dopo che la lancetta dell’orologio ave- va lasciato i primi dieci segni, venne alla coscienza il ri- cordo di una realtà lontana in cui vedevo il rumore degli zoccoli di tori o rinoceronti impazziti. Ora gli ultimi cin- que minuti “rari nantes” soravano i sampietrini e soltan- to una lievissima brezza mi carezzava la pelle del volto. Entrato e seduto sulla poltroncina girevole ascoltai le parole “... quest’ultimo anno...” e dissi, sussurrando co- me fosse il saluto di due amanti che si allontanano l’uno dall’altro: il 2012-13 un anno, il giro della terra intorno al sole, è stato la sintesi del dramma dell’Analisi collettiva. E la mente sembra vuota, non riesce ad immaginare. Dice soltanto: iniziata come gruppo psicotico, ora è un campo orito di immagini e pensieri. E vidi il luglio di un anno fa quando la malattia si pre- sentò come vecchia bronchite cronica ed era iniziata l’in- vasione di tre germi che portavano la morte della bronco- polmonite incurabile. E l’ultima parola scritta genera l’immagine indenita del tempo 1975-76 quando, dal fondo di una selva di vol- ti sconosciuti, nacque una voce di donna che disse: “ho fatto un sogno”. E fu un continuo muoversi di labbra che, dalle bocche aperte della terra, facevano zampillare l’acqua purissima della mente senza ragione che aveva dipinto le pareti del- le grotte dove non entrava il sole. La terza settimana di luglio il movimento del corpo che cammina, l’immobilità delle membra delle persone se- dute, non erano gure ma voci il cui suono sorgeva dal- la massa senza forma di esseri umani che, uno in contatto con l’altro, rinunciavano alla propria realtà per essere in- sieme, senza uccidere e divorare colui che stava accanto. Trentotto anni. Gli zampilli che hanno sempre get- tato nell’aria idee-immagini incomprensibili hanno fatto un ume che fa due grandi ali come se fosse giunto alla foce. Avevano detto che, scomparsa la coscienza, c’era soltanto il Male. Ma il suono della voce umana che emergeva dalla car- ne del corpo mandava onde sonore che, invisibili, cam- minavano verso l’altro. E, giunte alla pelle ed all’orecchio svegliavano le labbra che si muovevano in modo diverso. Non si udiva la voce di Eco. E la parola portava il terrore che invadeva le notti de- gli esseri umani popolate da mostri. Il volto di donna era il ghigno della strega dai capelli radi e gialli e dai denti neri, corrotti dalla carie. Era la pazzia più violenta ed assassi- na. Pensavo ad anni fa e la memoria fece comparire le im- magini del calendario. Invitai a guardare il prolo, nettamente maschile, che era stato disegnato, nel 1999, sul foglio del mese di ago- sto. E comparve, nella mente di tanti, il disegno fatto dalla stessa mano con altre linee, il 16 dicembre 1995. Proposi, mille e tante volte, che non si poteva pensare che avrei potuto condurre trentotto anni di Analisi collettiva sen- za una identità sessuale denita. Senza aver superato il ter- zo miglio che segna la vita, dopo la nascita e lo svezzamento. E guardammo la foto comparsa su left il 6 luglio ed ognuno rivelò la propria forte o leggera passione. Fu, ed è impossibile comprendere come un’identità sessuale de- nita abbia potuto resistere e... svilupparsi di fronte ad in- nite realtà del pensiero senza coscienza denito, da sem- pre, violento ed assassino. Forse è stata la voce che mi ha dettato le parole che indicano una realtà evidente ma incomprensibile. Identi- tà sessuale denita. Ma è vero, senza possibilità di discus- sione, che la voce di donna è diversa da quella dell’uomo. Ed il belato della pecora maschio è uguale a quella del- la pecora femmina. E tutti sanno che l’anatomosiologia della gola e dei polmoni è uguale nell’uomo e nella donna, anche se le corde vocali sono più lunghe nell’uomo. E

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SENZA identificazione c'è l'identità

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54 3 agosto 2013 left

Massimo Fagioli, psichiatratrasformazione

SENZADall’uguaglianza alla diversità:essere umano uguale, uomo-donna diversi

L’identità è la fusione tra realtà fisica e mentale

identificazione c’è l’identità

ra l’ultima settimana di luglio che faceva le se-dute di psicoterapia ed avevo aperto le tre gran-di porte di vetro smerigliato che lasciano intra-

vedere soltanto il movimento di ombre scure. Dritto in piedi nel cortile, come una delle tante Kenzie, osservavo il !ume di persone che entravano.

Venti minuti. Ma dopo che la lancetta dell’orologio ave-va lasciato i primi dieci segni, venne alla coscienza il ri-cordo di una realtà lontana in cui vedevo il rumore degli zoccoli di tori o rinoceronti impazziti. Ora gli ultimi cin-que minuti “rari nantes” s!oravano i sampietrini e soltan-to una lievissima brezza mi carezzava la pelle del volto.

Entrato e seduto sulla poltroncina girevole ascoltai le parole “... quest’ultimo anno...” e dissi, sussurrando co-me fosse il saluto di due amanti che si allontanano l’uno dall’altro: il 2012-13 un anno, il giro della terra intorno al sole, è stato la sintesi del dramma dell’Analisi collettiva. E la mente sembra vuota, non riesce ad immaginare. Dice soltanto: iniziata come gruppo psicotico, ora è un campo !orito di immagini e pensieri.

E vidi il luglio di un anno fa quando la malattia si pre-sentò come vecchia bronchite cronica ed era iniziata l’in-vasione di tre germi che portavano la morte della bronco-polmonite incurabile.

E l’ultima parola scritta genera l’immagine inde!nita del tempo 1975-76 quando, dal fondo di una selva di vol-ti sconosciuti, nacque una voce di donna che disse: “ho fatto un sogno”.

E fu un continuo muoversi di labbra che, dalle bocche aperte della terra, facevano zampillare l’acqua purissima della mente senza ragione che aveva dipinto le pareti del-le grotte dove non entrava il sole.

La terza settimana di luglio il movimento del corpo che cammina, l’immobilità delle membra delle persone se-dute, non erano !gure ma voci il cui suono sorgeva dal-la massa senza forma di esseri umani che, uno in contatto con l’altro, rinunciavano alla propria realtà per essere in-sieme, senza uccidere e divorare colui che stava accanto.

Trentotto anni. Gli zampilli che hanno sempre get-tato nell’aria idee-immagini incomprensibili hanno fatto un !ume che fa due grandi ali come se fosse giunto alla foce. Avevano detto che, scomparsa la coscienza, c’era soltanto il Male.

Ma il suono della voce umana che emergeva dalla car-ne del corpo mandava onde sonore che, invisibili, cam-minavano verso l’altro. E, giunte alla pelle ed all’orecchio svegliavano le labbra che si muovevano in modo diverso. Non si udiva la voce di Eco.

E la parola portava il terrore che invadeva le notti de-gli esseri umani popolate da mostri. Il volto di donna era il ghigno della strega dai capelli radi e gialli e dai denti neri, corrotti dalla carie. Era la pazzia più violenta ed assassi-na. Pensavo ad anni fa e la memoria fece comparire le im-magini del calendario.

Invitai a guardare il pro!lo, nettamente maschile, che era stato disegnato, nel 1999, sul foglio del mese di ago-sto. E comparve, nella mente di tanti, il disegno fatto dalla stessa mano con altre linee, il 16 dicembre 1995.

Proposi, mille e tante volte, che non si poteva pensare che avrei potuto condurre trentotto anni di Analisi collettiva sen-za una identità sessuale de!nita. Senza aver superato il ter-zo miglio che segna la vita, dopo la nascita e lo svezzamento.

E guardammo la foto comparsa su left il 6 luglio ed ognuno rivelò la propria forte o leggera passione. Fu, ed è impossibile comprendere come un’identità sessuale de!-nita abbia potuto resistere e... svilupparsi di fronte ad in!-nite realtà del pensiero senza coscienza de!nito, da sem-pre, violento ed assassino.

Forse è stata la voce che mi ha dettato le parole che indicano una realtà evidente ma incomprensibile. Identi-tà sessuale de!nita. Ma è vero, senza possibilità di discus-sione, che la voce di donna è diversa da quella dell’uomo.

Ed il belato della pecora maschio è uguale a quella del-la pecora femmina. E tutti sanno che l’anatomo!siologia della gola e dei polmoni è uguale nell’uomo e nella donna, anche se le corde vocali sono più lunghe nell’uomo.

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...vidi e dissi: il tuo volto diverso è la mia immagine interiore...

Ed ho sempre pensato, con la certezza di un linguaggio articolato che ha la musica di parole nuove, che la nascita è uguale in tutti gli esseri umani. Neri, gialli, rossi, bianchi, la fantasia di sparizione e la memoria-fantasia dell’espe-rienza avuta è sempre la stessa. E dissi, paradossalmente, che non esiste, alla nascita, maschietto e femminuccia ma soltanto un nuovo essere umano. Sapevo che la percezio-ne cosciente della realtà del corpo non è la verità umana.

Primo anno di vita uguale nel rapporto al seno, poi il nuovo nato riconosce se stesso allo specchio. Evidente-mente realizza la propria identità diversa da quella degli altri. Dall’identità di essere umano uguale a tutti passa a una realtà personale diversa. Ed ancora non c’è ragione non c’è linguaggio articolato ma c’è in quelle settimane la comparsa, nel bambino che cammina, delle due lettere che fanno il suo nome “Io”, ed è uguale per tutti.

È !nito quell’unico e solitario rapporto !sico con un al-tro essere umano che fondeva esistenza ad essere, l’allat-tamento al seno in cui amore e sviluppo del corpo si muo-vevano insieme. Si ricreerà dopo la pubertà con l’essere umano uguale e diverso se...

Il terzo miglio basato sulla separazione dalla cecità pre-cedente che pensava tutti uguali, è superata dalla visio-ne dell’essere umano diverso che costringe a realizzare la propria identità sessuale. Il rapporto donna-uomo sarà dialettica di identità uguali e diverse.

1974. Avevo scritto tre libri. E, poi, nelle sedute di psicoterapia della terza settimana di luglio, dissero che avevano compreso la malattia detta: “percezione deliran-te”. Ed io interpretai credevate che fossi pazzo. Chi inter-preta i sogni è un pazzo. La pizia, la folle dell’antica Grecia.

Ed alcuni scrissero sui giornali: mediocre seduttore, delirante, guru. Ma nessuno pensò che il folle parlava con la voce di Apollo o del diavolo o di dio. Fu annullata total-mente la realtà dell’esistenza dei tre libri che parlavano di movimento nella nascita umana e dicevano che il primo anno di vita senza coscienza, ragione e linguaggio artico-lato non era più inconoscibile.

Ed ancora più folle era lo psichiatra che aveva risposto al racconto dei sogni, interpretandoli senza “libere asso-ciazioni”, pubblicamente, in mezzo ad una massa di perso-ne sconosciute. E la ragione aveva sempre detto che l’irra-zionale era pazzia. Era pazzia, nella “psicoanalisi”, elimi-nare il contratto sociale e l’onorario.

A maggio raccontai il rapporto con il padre. Persona ma-gni!ca non faceva pensare ad una identità diversa dalla sua. Ma il ragazzino, sfregiato nel volto, realizzò la propria identità nel rapporto con una ragazzina e comprese che non era mai stato uguale al padre amato ed ammirato.

C’era un bambino, non aveva un anno, che vidi vol-gere il capo a destra ed a sinistra, e rideva. Non ricordo ma, certamente, non ho sognato, perché la coscienza, intrisa di fantasia, ha fatto un pensiero che sapeva pur non avendo ricordi.

E cerco le parole per dire ciò che non ho visto né udito. “Forse, un giorno lontano, lasciai scivolare il ca-pezzolo della mammella di mia madre e chiusi la boc-ca”. Forse non stavo ridendo.

Lo seppi, non avevo quattro anni, quando andai a giocare nel cortile davanti alla casa. A destra c’era la pieve, ma non vidi mai il pievano.

Due anni dopo lasciammo il paese che mi vide nasce-re, ed io trovai la libertà nei prati, nei campi, nel branco di pecore pascenti. Vissi, lontano da mia madre il rapporto diretto con la natura. E là, forse, decisi di essere Abele.

Poi andammo in città, era scoppiata la guerra e, nel ’43, ci fu l’invasione tedesca ed iniziò la guerra parti-giana. E poi la ferita al volto cambiò la mente e la vita.

Ero passato attraverso il bosco tra rettili e bestie fe-roci, ma poi la realtà senza coscienza di una splendida donna si spogliò e mi fece vedere la morte della mente.

Ma non credetti e non accettai la seduzione del corpo bello e mente malata della normalità. E fu l’identità adulta.

Diversa alla nascita,diversa allo svezzamento,la parola separazioneè uguale.Il terzo movimentodella vita,l’identità sessuale,si realizzacon la fantasia di sparizionecontro la negazionedell’identità umana diversa