Marzo2013

8
ANNO VI Marzo Marzo 2013 2013 CHIARA DUZZI

description

Edizione 'marzo' di mdarteRivista 2013

Transcript of Marzo2013

Page 1: Marzo2013

ANNO VI

MarzoMarzo

20132013

CHIARA DUZZI

Page 2: Marzo2013

C H I A R A D U Z Z IC H I A R A D U Z Z I

Chiara Duzzi nasce a Castelbaldo (PD) nel 1955. Qui, in una campagna lussureggiante e ricca di silenti richiami, ver-

so i tredici anni inizia a dipingere.

Trasferitasi a Milano con la famiglia, consegue la maturità artistica (tra i suoi insegnanti gli scultori Vittorio Pelati e An-

gelo Grilli) e il Diploma in pittura alla Accademia di Belle Arti di Brera, con i maestri: Manfredi, Ferrari, Diana, De Gra-

da, Veronesi.

In quel periodo lavora per il pittore Mario Bardi, conosce Enrico Bay e frequenta studi di altri artisti.

Dal 1976 in poi, partecipa a due edizioni del "Natale d'Oro" a Milano e a vari concorsi organizzati dal Centro Artistico

Lombardo. Dal 1978 vive a Fano (PS), dove concorre al premio "Fanum Fortunae 1979".

Nel 1980 si ritrasferisce a Milano, dove approfondisce la sua ricerca d'artista sia nelle tematiche che nello stile dei

suoi lavori, partecipa al concorso promosso dal Circolo C. Erba di Milano con E. Treccani nella giuria.

In questi anni ottanta, per

mantenersi, si dedica alla ri-

strutturazione d'interni, al

restauro di affreschi e tele

antichi, ma soprattutto rea-

lizza continuativamente

nuove opere di forte intensi-

tà emotiva: tecniche miste

ad olio con frammenti di

specchi, acquerelli con fili di cotone, disegni a china, incisioni, che sviluppe-

rà in seguito.

Riprende ad esporre frequentemente dal 1990 in poi, con attività tuttora co-

stante nella cultura del mondo artistico contemporaneo.

Tra i vari amici e conoscenti, artisti, critici d'arte e addetti al settore artistico,

l'incontro con il pittore Giancarlo Cerri ha iniziato Chiara Duzzi all'uso della

spatola ed a produrre numerosi quadri di una qualità e di una coerenza stili-

stica maggiori.

Ha collaborato con alcune riviste del campo, ed oggi è inserita nel comitato

culturale del trimestrale di cultura e arte "Contro Corrente", il cui direttore re-

sponsabile è il critico d'arte Gianni Pre di Milano.

L ’ a r t e d e l l e f o r m e e d e l l a l u c e .

Page 3: Marzo2013

C H I A R A D U Z Z IC H I A R A D U Z Z I

Chiara Duzzi nasce a Castelbaldo (PD) nel 1955. Qui, in una campagna lussureggiante e ricca di silenti richiami, ver-

so i tredici anni inizia a dipingere.

Trasferitasi a Milano con la famiglia, consegue la maturità artistica (tra i suoi insegnanti gli scultori Vittorio Pelati e An-

gelo Grilli) e il Diploma in pittura alla Accademia di Belle Arti di Brera, con i maestri: Manfredi, Ferrari, Diana, De Gra-

da, Veronesi.

In quel periodo lavora per il pittore Mario Bardi, conosce Enrico Bay e frequenta studi di altri artisti.

Dal 1976 in poi, partecipa a due edizioni del "Natale d'Oro" a Milano e a vari concorsi organizzati dal Centro Artistico

Lombardo. Dal 1978 vive a Fano (PS), dove concorre al premio "Fanum Fortunae 1979".

Nel 1980 si ritrasferisce a Milano, dove approfondisce la sua ricerca d'artista sia nelle tematiche che nello stile dei

suoi lavori, partecipa al concorso promosso dal Circolo C. Erba di Milano con E. Treccani nella giuria.

In questi anni ottanta, per

mantenersi, si dedica alla ri-

strutturazione d'interni, al

restauro di affreschi e tele

antichi, ma soprattutto rea-

lizza continuativamente

nuove opere di forte intensi-

tà emotiva: tecniche miste

ad olio con frammenti di

specchi, acquerelli con fili di cotone, disegni a china, incisioni, che sviluppe-

rà in seguito.

Riprende ad esporre frequentemente dal 1990 in poi, con attività tuttora co-

stante nella cultura del mondo artistico contemporaneo.

Tra i vari amici e conoscenti, artisti, critici d'arte e addetti al settore artistico,

l'incontro con il pittore Giancarlo Cerri ha iniziato Chiara Duzzi all'uso della

spatola ed a produrre numerosi quadri di una qualità e di una coerenza stili-

stica maggiori.

Ha collaborato con alcune riviste del campo, ed oggi è inserita nel comitato

culturale del trimestrale di cultura e arte "Contro Corrente", il cui direttore re-

sponsabile è il critico d'arte Gianni Pre di Milano.

L ’ a r t e d e l l e f o r m e e d e l l a l u c e .

Page 4: Marzo2013

A ARTESTUDIOA ARTESTUDIO INVERNIZZIINVERNIZZI

Gli a l fabet i de l l inconoscibi le

La galleria A arte Studio Invernizzi inaugura martedì 12 marzo 2013 alle ore 18.30 una mostra personale di Carlo Ciussi. Dopo la mostra antologica tenutasi presso i Musei Civici di Udine, realizzata nel 2011 in occasione dell’apertura dei nuovi spazi espositi-vi della Galleria d’Arte Moderna di Udine ‘Casa Cavazzini’ e l’esposizione svoltasi nello stesso anno alla Fondazione Abbazia di Rosaz-zo, che presentava opere appartenenti all’ultimo decennio di attività dell’artista, a un anno dalla scomparsa, in questa occasione verran-no esposti, al piano superiore della galleria, i lavori che Carlo Ciussi aveva realizzato nel corso del 2011 appositamente per la mostra in programma per settembre 2012 mentre nella seconda sala opere rappresentative degli anni sessanta che, attraverso la ripetizione di moduli geometrici quadrati e rettangolari, ritmano lo spazio della superficie. Nelle sale del piano inferiore saranno invece presentate opere tridimensionali della metà degli anni Novanta, le cui superfici, attraversate da una pluralità di linee che si intrecciano e si sovrappongono, si aprono e interagiscono con lo spazio architettonico della galleria. “La sua opera - come scrive Massimo Donà - ha questo di caratteristico: che ti impone, ogni volta che torni sulle sue specifiche manifestazioni, di ricominciare da ca-po. Di metterti cioè alla pari con la sua straordinaria potenza sorgiva. Ché, questo ha sempre cercato di fare Carlo Ciussi: disegnare il punto zero del mondo. Approssimandosi il più possibile a quell’inizio che non consente più alcun rife-

rimento, alcuna tradizione da cui ripartire, e dunque nessun mo-dello da imitare e neppure da oltrepassare, e tanto meno da can-cellare. (...) si tratta di un alfabeto originario; da impostare, regolare e co-struire per un mondo a venire, di cui nulla può essere ancora no-to. Si tratta di intonare un canto davvero nuovo, che nessuno può aver ancora accordato e neppure eseguito. Si tratta di allestire un sistema di segni non ancora organizzati; di volteggiare senza rete… di tentare, insomma, l’impossibile. E im-parare una lingua sconosciuta… che non potremo mai imparare, peraltro, proprio in quanto sconosciuta. Una lingua che l’artista può cercare al massimo di ritmare, facen-dola appena presagire... sì da renderla se non altro ‘immaginabile’. Trattandosi della lingua di quel che non sappia-mo… e mai sapremo”. In occasione della mostra verrà pubblicato un catalogo bilingue con la riproduzione delle opere esposte, un saggio introduttivo di Massimo Donà, una poesia di Carlo Invernizzi e un aggiornato apparato bio-bibliografico. Ufficio Stampa: Alessandra Valsecchi Cell. 340 3405184 [email protected]

Page 5: Marzo2013

Galleria: A arte Studio Invernizzi Via Domenico Scarlatti 12, Milano

orari: da lunedì a venerdì 10.00/13.00 - 15.00/19.00

sabato su appuntamento

Informazioni: tel. 02.29402855

[email protected] www.aarteinvernizzi.it

La galleria A arte Studio Invernizzi inaugura martedì 12 marzo 2013 alle ore 18.30 una mostra personale di Carlo Ciussi. Dopo la mostra antologica tenutasi presso i Musei Civici di Udine, realizzata nel 2011 in occasione dell’apertura dei nuovi spazi espositi-vi della Galleria d’Arte Moderna di Udine ‘Casa Cavazzini’ e l’esposizione svoltasi nello stesso anno alla Fondazione Abbazia di Rosaz-zo, che presentava opere appartenenti all’ultimo decennio di attività dell’artista, a un anno dalla scomparsa, in questa occasione verran-no esposti, al piano superiore della galleria, i lavori che Carlo Ciussi aveva realizzato nel corso del 2011 appositamente per la mostra in programma per settembre 2012 mentre nella seconda sala opere rappresentative degli anni sessanta che, attraverso la ripetizione di moduli geometrici quadrati e rettangolari, ritmano lo spazio della superficie. Nelle sale del piano inferiore saranno invece presentate opere tridimensionali della metà degli anni Novanta, le cui superfici, attraversate da una pluralità di linee che si intrecciano e si sovrappongono, si aprono e interagiscono con lo spazio architettonico della galleria. “La sua opera - come scrive Massimo Donà - ha questo di caratteristico: che ti impone, ogni volta che torni sulle sue specifiche manifestazioni, di ricominciare da ca-po. Di metterti cioè alla pari con la sua straordinaria potenza sorgiva. Ché, questo ha sempre cercato di fare Carlo Ciussi: disegnare il punto zero del mondo. Approssimandosi il più possibile a quell’inizio che non consente più alcun rife-

rimento, alcuna tradizione da cui ripartire, e dunque nessun mo-dello da imitare e neppure da oltrepassare, e tanto meno da can-cellare. (...) si tratta di un alfabeto originario; da impostare, regolare e co-struire per un mondo a venire, di cui nulla può essere ancora no-to. Si tratta di intonare un canto davvero nuovo, che nessuno può aver ancora accordato e neppure eseguito. Si tratta di allestire un sistema di segni non ancora organizzati; di volteggiare senza rete… di tentare, insomma, l’impossibile. E im-parare una lingua sconosciuta… che non potremo mai imparare, peraltro, proprio in quanto sconosciuta. Una lingua che l’artista può cercare al massimo di ritmare, facen-dola appena presagire... sì da renderla se non altro ‘immaginabile’. Trattandosi della lingua di quel che non sappia-mo… e mai sapremo”. In occasione della mostra verrà pubblicato un catalogo bilingue con la riproduzione delle opere esposte, un saggio introduttivo di Massimo Donà, una poesia di Carlo Invernizzi e un aggiornato apparato bio-bibliografico. Ufficio Stampa: Alessandra Valsecchi Cell. 340 3405184 [email protected]

Page 6: Marzo2013

Un’amica mi chiede di avventurarmi, alla luce di quanto capita nei processi creativi, nella distinzio-ne tra perseveranza e ostinazione. Lo faccio volentieri perché la questione è non banale e ricca di implicazioni. Ma, ai due vocaboli, ne aggiungo un terzo, utile a delimitare una parte importante del perimetro di quelli che potremmo chiamare i “comportamenti del lungo termine”: si tratta della resi-lienza. Perseveranza (ma anche tenacia, persistenza). È uno dei tratti tipici della personalità creativa, in-

sieme alla curiosità, all’apertura, all’individualismo, all’anticonformismo, all’attitudine ad assumere rischi. Diversi studi segnalano che, a parità di altre condizioni e capacità, la tenacia è il tratto che può far la differenza tra insuccesso e successo. Il lavoro creativo è per definizione frustrante (l’1% di ispi-razione e il 99% di sudore secondo Edison: per questo un genio è spesso semplicemente una

persona di talento che ha fatto tutti i suoi compiti a casa). Le persone creative possono essere indisciplinate nella vita ma di norma sono disciplinate (ed esigenti fino al perfezionismo) nel loro lavoro, e tendono ad essere workaholic: il problema, insom-ma non è farle lavorare, ma farle smettere di lavorare. Se pensiamo alle quattro fasi del processo creativo secondo Wallas, possiamo dire che la tenacia è necessaria soprattutto nei momenti in cui si esprime il pensiero razionale (preparazione e verifi-

che). Ostinazione. Un altro tratto tipico della personalità creativa è la controdi-pendenza, cioè l’insofferenza per l’autorità, unita a un profondo senso del proprio valore (e a una simmetrica, costante insoddisfazione per se stes-si). Questo, fra l’altro, è uno dei motivi per cui non è per niente facile ge-stire un gruppo creativo, o mettere d’accordo in modo permanente perso-ne creative. Restare fedeli alle proprie idee e crederci fino in fondo è per molti versi necessario a portare a termine un lavoro nonostante i mille ostacoli che si possono incontrare, ma l’ostinazione può trasformarsi in un’enorme trap-pola quando arriva a negare l’evidenza di un errore. La capacità di abbandonare una strada che si dimostra infruttuosa e di fa-re reset è propria delle persone più esperte. Invece i pivelli, che sono an-che più insicuri e meno capaci di districarsi nel processo, possono conti-nuare a sbattere il cranio contro il muro fino a farsi davvero male. Giusto per chiarire meglio la differenza tra tenacia e ostinazione: l’ostina-zione può essere cieca, la tenacia non lo è. Riconosce i propri errori e ri-comincia (tenacemente) da capo. Resilienza. Un concetto straordinario. La capacità psicologica di ripren-dersi dopo un trauma o un errore, di reagire in modo positivo e di ricomin-ciare da capo. Possiamo anche chiamarla forza d’animo (la psicologa An-na Oliverio Ferraris ci ha scritto sopra un bel libro. Mario Calabresi ha rac-colto, in un altro bel libro, storie meravigliose di resilienza. La creatività stessa è un elemento di resilienza: una cura per le ferite, una via d’uscita, un modo per ritrovare senso e prospettiva. Che cosa ci ren-de resilienti? Autostima, ottimismo, fiducia in noi stessi, capacità di ricono-scere le emozioni (anche quelle negative) e di gestire lo stress, attitudine al problem solving, abilità nel fare qualcosa di cui essere orgogliosi. Una resiliency wheel, disponibile online in molte versioni, ricorda i fattori ambientali che aiutano i ragazzini a diventare resilienti. Tra questi: avere forti legami sociali, avere obiettivi alti ma raggiungibili attraverso l’impe-gno, riconoscere e sviluppare le proprie competenze. Una scuola femmi-nile inglese d’élite ha deciso di rendere più resilienti le studentesse inven-

tando una settimana del fallimento. Devo dire che l’idea, anche se può apparire paradossale, mi sembra mica male.

L a c r e a t i v i t à t r a p e r s e v e r a n z a , o s t i n a z i o n e e r e s i l i e n z a .

Page 7: Marzo2013

Un’amica mi chiede di avventurarmi, alla luce di quanto capita nei processi creativi, nella distinzio-ne tra perseveranza e ostinazione. Lo faccio volentieri perché la questione è non banale e ricca di implicazioni. Ma, ai due vocaboli, ne aggiungo un terzo, utile a delimitare una parte importante del perimetro di quelli che potremmo chiamare i “comportamenti del lungo termine”: si tratta della resi-lienza. Perseveranza (ma anche tenacia, persistenza). È uno dei tratti tipici della personalità creativa, in-

sieme alla curiosità, all’apertura, all’individualismo, all’anticonformismo, all’attitudine ad assumere rischi. Diversi studi segnalano che, a parità di altre condizioni e capacità, la tenacia è il tratto che può far la differenza tra insuccesso e successo. Il lavoro creativo è per definizione frustrante (l’1% di ispi-razione e il 99% di sudore secondo Edison: per questo un genio è spesso semplicemente una

persona di talento che ha fatto tutti i suoi compiti a casa). Le persone creative possono essere indisciplinate nella vita ma di norma sono disciplinate (ed esigenti fino al perfezionismo) nel loro lavoro, e tendono ad essere workaholic: il problema, insom-ma non è farle lavorare, ma farle smettere di lavorare. Se pensiamo alle quattro fasi del processo creativo secondo Wallas, possiamo dire che la tenacia è necessaria soprattutto nei momenti in cui si esprime il pensiero razionale (preparazione e verifi-

che). Ostinazione. Un altro tratto tipico della personalità creativa è la controdi-pendenza, cioè l’insofferenza per l’autorità, unita a un profondo senso del proprio valore (e a una simmetrica, costante insoddisfazione per se stes-si). Questo, fra l’altro, è uno dei motivi per cui non è per niente facile ge-stire un gruppo creativo, o mettere d’accordo in modo permanente perso-ne creative. Restare fedeli alle proprie idee e crederci fino in fondo è per molti versi necessario a portare a termine un lavoro nonostante i mille ostacoli che si possono incontrare, ma l’ostinazione può trasformarsi in un’enorme trap-pola quando arriva a negare l’evidenza di un errore. La capacità di abbandonare una strada che si dimostra infruttuosa e di fa-re reset è propria delle persone più esperte. Invece i pivelli, che sono an-che più insicuri e meno capaci di districarsi nel processo, possono conti-nuare a sbattere il cranio contro il muro fino a farsi davvero male. Giusto per chiarire meglio la differenza tra tenacia e ostinazione: l’ostina-zione può essere cieca, la tenacia non lo è. Riconosce i propri errori e ri-comincia (tenacemente) da capo. Resilienza. Un concetto straordinario. La capacità psicologica di ripren-dersi dopo un trauma o un errore, di reagire in modo positivo e di ricomin-ciare da capo. Possiamo anche chiamarla forza d’animo (la psicologa An-na Oliverio Ferraris ci ha scritto sopra un bel libro. Mario Calabresi ha rac-colto, in un altro bel libro, storie meravigliose di resilienza. La creatività stessa è un elemento di resilienza: una cura per le ferite, una via d’uscita, un modo per ritrovare senso e prospettiva. Che cosa ci ren-de resilienti? Autostima, ottimismo, fiducia in noi stessi, capacità di ricono-scere le emozioni (anche quelle negative) e di gestire lo stress, attitudine al problem solving, abilità nel fare qualcosa di cui essere orgogliosi. Una resiliency wheel, disponibile online in molte versioni, ricorda i fattori ambientali che aiutano i ragazzini a diventare resilienti. Tra questi: avere forti legami sociali, avere obiettivi alti ma raggiungibili attraverso l’impe-gno, riconoscere e sviluppare le proprie competenze. Una scuola femmi-nile inglese d’élite ha deciso di rendere più resilienti le studentesse inven-

tando una settimana del fallimento. Devo dire che l’idea, anche se può apparire paradossale, mi sembra mica male.

L a c r e a t i v i t à t r a p e r s e v e r a n z a , o s t i n a z i o n e e r e s i l i e n z a .

Test i e immagin i t ra t t i da ‘Nuovo e u t i le ’ Fonte: www.nuovoeut i le . i t Concess ione ‘Nuovo e Ut i le ’ - redaz ione@nuovoeut i le . i t .

Page 8: Marzo2013