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Biblio news A Monza rinasce la Villa Reale Dopo tanti anni e tanti restauri la Villa Reale di Monza è nuovamente accessibile ai cittadini. Celebra l’evento una interessante mostra nel Serrone, dedicata a Giorgio de Chirico, mentre nel corpo principale della Villa si possono visitare gli appartamenti reali. A Milano, dopo lo straordinario successo di mostre come quella di Chagall e Van Gogh, si riparte con una rassegna dedicata a Medardo Rosso, allestita al piano terra della Galleria d’Arte Moderna di via Palestro. marzo 2015

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A Monza rinasce la Villa Reale Dopo tanti anni e tanti restauri la Villa Reale di Monza è nuovamente accessibile ai cittadini. Celebra l’evento una interessante mostra nel Serrone, dedicata a Giorgio de Chirico, mentre nel corpo principale della Villa si possono visitare gli appartamenti reali. A Milano, dopo lo straordinario successo di mostre come quella di Chagall e Van Gogh, si riparte con una rassegna dedicata a Medardo Rosso, allestita al piano terra della Galleria d’Arte Moderna di via Palestro.

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Dopo un lungo periodo di abbandono lo scorso anno la Villa Reale di Monza ha iniziato un cammino di rinascita che si ripropone di far rivivere i fasti passati – da Maria Teresa che la volle a Umberto I che non lontano da essa trovò la morte- con il restauro degli ambienti e l’utilizzo degli spazi per mostre d’arte. È su una di queste, aperte al pubblico in questi giorni, che vogliamo soffermarci. Titolo: De Chirico e l’oggetto misterioso. Luogo: il Serrone della Villa Reale, in origine centro delle attività dei giardinieri della tenuta. In mostra sono solo opere di de Chirico, soprattutto del periodo che gli storici dell’arte hanno battezzato Neometafisico. Come spiega Paolo Picozza, presidente della Fondazione Giorgio e Isa de Chirico cui si deve il prestito di tutte le opere esposte “per Neometafisica va intesa una specifica fase della pittura dell’artista che va dal 1968 al 1976, con ripresa e nuova contestualizzazione di molti oggetti della pittura degli anni 1910, 1920 e 1930”. “Nella mente del vecchio de Chirico - precisa lo storico dell’arte Maurizio Calvesi - si affollano i ricordi delle proprie immagini metafisiche [...] viste secondo un’ottica che intanto si è trasformata”. Si tratta di un periodo un po’ trascurato della produzione: tanto per dare un riferimento preciso, delle 70 opere citate nella voce de Chirico di Wikipedia solo 4 risalgono a questo periodo. Eppure, come dimostra l’esposizione monzese, si tratta per l’artista di un periodo sicuramente fecondo, anche se indubbiamente è stata l’arte Metafisica tout court quella che ha dato fama planetaria a de Chirico anche per l’influenza che ha avuto sul Simbolismo e il Surrealismo. I quadri metafisici danno spesso l’impressione di essere rappresentazioni di un palcoscenico su cui sono disposti gli oggetti rappresentati, con tanto di teli di sipario ai due lati. Oppure gli oggetti fanno da primo piano alla rappresentazione di scorci prospettici di città ideali, creando così degli strani

La Neometafisica di de Chirico

Giorgio de Chirico (Volos, 10/07/1888 - Roma, 20/11/1978) Giorgio de Chirico nasce a Volos, in Grecia, dove il padre ingegnere lavora alla costruzione delle prime linee ferroviarie di quel Paese. Riceve i primi insegnamenti di disegno frequentando il Politecnico di Atene. Dopo 4 anni trascorsi a Monaco di Baviera, dove assimila la cultura tedesca (in particolare Schopenhauer, Nietzsche e Böcklin) nel 1909 lo troviamo a Milano. Sta nascendo il Futurismo ma de Chirico lo stronca bollandolo di “dannunzianesimo imbrogliato”. Nel 1910 è a Firenze dove frequenta l’Accademia di Belle Arti e dipinge il primo quadro metafisico: “Enigma di un pomeriggio d’autunno” a cui faranno seguito le numerose Piazze d’Italia. Nemmeno Firenze trattiene de Chirico molto a lungo: infatti nel 1911 lo troviamo a Parigi dove con tre sue opere esposte l’anno successivo al Salon d'Automne fa conoscere al mondo l’arte metafisica. Incontra Picasso, senza lasciarsi coinvolgere nel Cubismo e soprattutto Apollinaire che diventerà un suo caro amico. Stringe stretti rapporti con Breton e i surrealisti che lo considerano tra i loro ispiratori. Scoppia la Grande Guerra, de Chirico si arruola volontario e si ritrova a Ferrara dove conosce Carrà. Dopo l’armistizio ritorna a Parigi dove rimane fino al 1939 tranne che per una breve parentesi a New York. Rientra in Italia: Milano, Firenze e Roma, dove dal 1947 fino alla morte abita e lavora in quella che oggi è la Casa Museo Giorgio de Chirico in piazza di Spagna. Dopo il 1952 lavora per il teatro musicale collaborando in particolare con il Maggio Musicale Fiorentino per scene e costumi del Don Chisciotte di V. Frazzi, con la Scala di Milano (Mefistofele di Boito, 1952), con la Piccola Scala (Apollon Musagète di Igor Stravinskij 1956, ripreso al Teatro Costanzi di Roma). Nel 1964 realizza cinque scenari e i costumi per l'Otello di G. Rossini all'Opera di Roma.

Il mattino della Musa (1973)

L’enigma di un pomeriggio d’autunno (1910)

De Chirico nel suo studio (1974)

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paesaggi, come ha ben sottolineato J. Cocteau, uno dei padri del Surrealismo, che aveva definito de Chirico un pittore “spaesaggista”. Come spiega lo stesso artista, questa corrente è stata battezzata metafisica non perché rappresenti oggetti non riconoscibili dato che, al contrario, nei quadri si ritrovano oggetti di uso corrente come righelli, squadre, cavalletti, manichini, scatole colorate, ma perché “oltre la fisica” sono il modo di rappresentarli, le loro proporzioni, la prospettiva. Così Ardengo Soffici: "La pittura di de Chirico non è pittura, nel senso che si dà oggi a questa parola. Si potrebbe definire una scrittura di sogni”. Il periodo metafisico inizia con una serie di opere dipinte nel 1910 che immediatamente si impongono all’attenzione della critica. Il successo raggiunge il culmine nei primi anni ’20 quando scatta un forte feeling tra de Chirico e i surrealisti come A. Breton, M. Ernst, R. Magritte, Y. Tanguy, R. Crevel, P. Eluard. Ma già a metà degli anni ’20, quando de Chirico abbandona la metafisica per sposare uno stile più classicheggiante e naturalistico, questo feeling viene meno e si trasforma in diretta contrapposizione. Ma il filone metafisico non muore del tutto, tanto che ritorna alla luce alla fine degli anni ’60 con la serie di opere che sono esposte in questa mostra che riprendono in modo talvolta molto preciso temi già trattati sessant’anni prima. Un esempio è Il mattino della musa (1973) che riprende sullo sfondo il castello di Ferrara e in primo piano il manichino e la scatola colorata che erano stati i soggetti de Le Muse inquietanti del 1918. Interessante l’accostamento tra una tela del 1972 e una fusione postuma in bronzo del filone detto de Gli archeologi a cui appartengono numerosi disegni e dipinti realizzati nell’arco di un lungo periodo visto che i primi accenni si trovano nel periodo di Parigi, verso il 1925. Tutte queste opere rappresentano due figure (gli “archeologi” appunto) in puro stile metafisico, simili a manichini, ma con due tipiche caratteristiche: sulle ginocchia tengono come in grembo delle rappresentazioni di architetture del passato (da cui il nome) e hanno le gambe molto corte rispetto al busto. In mostra sono presenti anche opere non riconducibili al filone metafisico ma a quello classicheggiante degli anni ‘40. Un esempio è Vita silente nel paesaggio con tenda rossa del 1948 (si noti il curioso modo che usa de Chirico per indicare le nature morte) che è un bell’esempio della concezione di quadro inteso come palcoscenico per presentare il soggetto a un pubblico che potrebbe essere teatrale, che ha accompagnato de Chirico in tutto il suo cammino artistico. Vale la pena infine di citare due opere del filone Bagni misteriosi, perché si ricollegano alla creazione di una delle opere più emblematiche di de Chirico ossia l’omonima fontana creata da de Chirico nel 1973, in occasione della XV Triennale di Milano che oggi si trova nel giardino del Palazzo dell'Arte. Si tratta di una vasca di forma sinuosa all'interno della quale emergono due nuotatori, un trampolino, una palla, una cabina, un cigno, un pesce e una sorgente. L’idea di un’opera di questo tipo risale a una quarantina d’anni prima. Infatti è del 1934 una cartella di dieci litografie realizzate per illustrare Mythologie, raccolta di poemetti di Jean Cocteau, dove già troviamo un cigno, un pesce, una semisfera, una sorgente e una cabina. Negli anni successivi de Chirico continuerà a proporre i Bagni in svariatissime versioni, due delle quali sono quelle esposte nella mostra, una del 1958 e l’altra del 1973.

Gli archeologi, fusione postuma

Bagni misteriosi con cigno (1958)

Vita silente nel paesaggio con tenda rossa(1946)

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Informazioni utili

Cosa trovi in biblioteca

Giorgio de Chirico Apollinaire, Guillaume Poesie Breton, André Entretiens (Storia del Surrealismo) De Chirico, Giorgio De Chirico Galateria, Daria Invito alla lettura di André Breton Maltese, Corrado Storia dell’arte in Italia (1785-1943) Mori, Giorgia De Chirico

Medardo Rosso Dr Micheli, Mario La scultura dell’ottocento Mola, Paola Rosso, la forma instabile Rosso, Medardo Medardo Rosso: le origini della scultura moderna Vicario, Vincenzo Gli scultori italiani dal neoclassicismo al liberty Zuffi, Stefano Scultura

La mostra è visitabile fino al 15 marzo al Serrone della Villa Reale, Viale Brianza, 2, 20090 Monza Per informazioni e prenotazioni scuole e gruppi: Tel. 039 2312185 [email protected] Prevendita biglietti www.ticketone.it

Orari Da lunedì a giovedì: 10.00-13.00 / 14.00-19.00 Venerdì: 10.00-13.00 / 14.00-22.30 Sabato e domenica: 10.00-20.00 (la biglietteria chiude un’ora prima) Tariffe ingresso Intero: 10,00 euro Convenzionato: 9,00 euro Ridotto: 8,00 euro Tariffa famiglia: 7,00 euro a persona (1 o più adulti con almeno un bambino sopra i 6 anni) Scuole: 5,00 euro Gratuito: bambini sotto i 6 anni, disabili e accompagnatori, giornalisti Audioguida: 5,00 euro

Biglietto integrato con la visita agli Appartamenti Reali al 1° Piano Nobile della Villa: 15,00 euro La visita agli Appartamenti include l’accompagnamento e l’audioguida e dura circa 45 minuti. Il biglietto può essere acquistato direttamente alla biglietteria della mostra “Giorgio de Chirico e l’oggetto misterioso”. Orari apertura degli Appartamenti Reali Da martedì a venerdì: 10.00-18.00 sabato, domenica e festivi: 10.00-19.00 lunedì chiuso Ogni domenica visite guidate e laboratori gratuiti per bambini organizzate da Creda Onlus

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La storia della Villa Reale di Monza ha inizio nel 1777 quando il governatore, arciduca Ferdinando d’Asburgo, incaricò del progetto l’architetto imperiale Giuseppe Piermarini, che all’epoca era impegnato nella costruzione del Teatro alla Scala. La Villa fu portata a termine in soli tre anni e fu usata dall’arciduca come propria residenza di campagna fino all’arrivo delle armate napoleoniche nel 1796. Con l’incoronazione di Napoleone nel 1805, la Villa divenne residenza del figliastro Eugenio di Beauharnais. La caduta di Napoleone riconsegnò la Villa Reale nelle mani degli austriaci, i quali la lasciarono per alcuni anni in stato di abbandono. Fu solo nel 1857 che il palazzo tornò a essere sede di una corte sfarzosa durante il breve soggiorno monzese dell’ultimo rappresentante della casa d’Austria, Massimiliano I d’Asburgo, fratello di Francesco Giuseppe. Quando il Lombardo-Veneto venne annesso allo Stato del Piemonte, la storia della Villa finì per incrociarsi inevitabilmente con il destino dei Savoia, diventando residenza privilegiata di Umberto I e ritornando così al suo ruolo originario di residenza di villeggiatura. Il sovrano si affidò alla direzione dell’architetto Majnoni per ornarla, restaurarla e migliorarla secondo il gusto dell’epoca. Fu dunque in quegli anni che la Villa subì una radicale trasformazione di molte delle sue parti. Nel 1900 Umberto fu assassinato proprio a Monza da Gaetano Bresci; a seguito di ciò il nuovo re Vittorio Emanuele III non volle più utilizzare la Villa Reale, facendola chiudere trasferendo al Quirinale gran parte degli arredi. Nel 1934 Vittorio Emanuele III fece dono della Villa ai Comuni di Monza e di Milano. Le vicende dell’immediato dopoguerra della seconda guerra mondiale provocarono occupazioni, ulteriori spoliazioni e decadimento del monumento. Solo nel 2003 iniziarono i lavori di restauro conservativo delle nove sale di rappresentanza del primo piano nobile, che dal 2007 furono utilizzate per eventi specifici. Dal 2014 la Villa è aperta regolarmente al pubblico.

Informazioni utili La Villa Reale è aperta da martedì a domenica dalle 10.00 alle 19.00. Venerdì la chiusura è posticipata alle 22.00. La biglietteria chiude un’ora prima.

Per informazioni e prenotazioni : Appartamenti privati e Belvedere Appartamenti reali o cumulativo Call center: 199 15 11 40 La prenotazione è obbligatoria per i gruppi e consigliata per i singoli. I costi sono i seguenti: a persona: 1,5 euro a studente: 1 euro

Modalità di visita I gruppi senza guida propria e i singoli visitatori possono visitare gli appartamenti reali (primo piano) accompagnati da una guida di Villa Reale e con audio guida. Possono visitare autonomamente gli appartamenti privati (secondo piano) e il Belvedere (terzo piano).

Costo dei biglietti Per tutti gli ambienti (biglietto cumulativo) Intero: 18 euro Ridotto: 15 euro Ridotto speciale: 5 euro

Per gli appartamenti reali, inclusi accompagnamento alla visita e audioguida Intero: 10 euro. Ridotto: 8 euro Speciale: 4 euro

Appartamenti privati (secondo piano nobile) e Belvedere Intero: 12 euro Ridotto: 10 euro Ridotto speciale: 4 euro

La Villa Reale di Monza

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Medardo Rosso (Torino, 21/06/858 – Milano, 31/03/1928) Terminati gli studi nel Convitto di Ciriè, dove aveva mostrato le prime inclinazioni verso il disegno, Medardo Rosso nel 1875 raggiunge la famiglia che si era trasferita a Milano dove frequenta la Scuola di Belle Arti. Risalgono al 1882 le prime opere tra cui un primo capolavoro (il Birichino, esposto in mostra). Nello stesso anno è ammesso alla Scuola di nudo e plastica dell’Accademia di Brera, dalla quale è espulso l’anno dopo per indisciplina. Ma ormai è già un artista riconosciuto e partecipa all’Esposizione Internazionale di Belle Arti di Roma. Nel 1885 sposa Giuditta Pozzi dalla quale ha un figlio ma il rapporto termina dopo solo tre anni con la separazione. L’anno successivo (1889) si trasferisce a Parigi dove si avvicina al movimento impressionista e matura il suo tipico stile che impiega cera, bronzo, terracotta e gesso. Si conquista così la stima di illustri colleghi come Edgar Degas e Auguste Rodin e una più che buona visibilità come dimostrano le partecipazioni al Salon des Artistes Francais (che si svolge tuttora), al Salon des Indépendants, alla Gallerie Thomas e Georges Petit. Espone anche a Vienna, Londra e all'Esposizione universale di Parigi del 1889. Nel 1902 acquisisce la cittadinanza francese ma mantiene comunque rapporti con l’ambiente artistico milanese, mai comunque calorosi. Dal 1909 le cose migliorano grazie al pubblico sostegno di Soffici e Prezzolini e al lusinghiero commento sulla sua arte pubblicato nel Manifesto dei pittori futuristi (1910). Nel 1914 viene invitato a Venezia, alla XI Esposizione Internazionale d’Arte, dove espone 20 opere. Nel 1922 lascia definitivamente Parigi e rientra a Milano. Muore la sera del 31 marzo 1928 e viene sepolto al cimitero Monumentale di Milano. Nello stesso anno il figlio Francesco fa erigere nell'antico oratorio di San Giovanni Battista a Barzio (XVII secolo) il museo a lui dedicato.

Medardo Rosso: La luce e la materia Anarchico tanto da chiamare suo figlio Francesco Evviva Ribelle, insofferente delle accademie, genialmente creativo. Questo era Medardo Rosso a cui la Galleria d'Arte Moderna dedica una mostra, in quella Milano che è stata la vera patria d’elezione dell’artista, torinese di nascita e parigino d’adozione, e nella quale ha realizzato tante opere importanti tra cui alcuni monumenti funebri al Cimitero Monumentale. La collocazione presso la GAM è abbastanza naturale visto che qui sono conservate 15 opere che costituiscono una delle più importanti collezioni dell’artista. Dopo la mostra di Giacometti, questo è il secondo appuntamento dedicato alla scultura organizzato in questa sede che, come sottolinea l’assessore alla Cultura del Comune di Milano Filippo Del Corno, vuole diventare il polo museale milanese della scultura proprio grazie all’allestimento di una serie di mostre temporanee. La mostra è stata realizzata grazie a prestiti molto significativi. In primo luogo quello del Museo Rosso di Barzio, che ha anche partecipato alla curatela della mostra, poi quelli pure molto importanti della Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, di Torino e di Palazzo Pitti a Firenze, della Galleria Internazionale d’Arte di Venezia, del Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto (MART). Particolarmente significativi i prestiti internazionali da Parigi (Musée d’ Orsay e Musée Rodin), Dresda (Staatliche Kunstsammlungen) e Winthertur (Kunstverein), Budapest (Szépművészeti). L’arte di Medardo Rosso fu riconosciuta da scultori come Rodin, che ebbe modo di frequentare durante il suo più che trentennale soggiorno parigino, o come Degas. Eppure questo grande artista ebbe scarso favore in patria, tranne la testimonianza di artisti come Boccioni e i futuristi o come Carrà. Ciò almeno fino al 1950 quando la Biennale di Venezia gli dedicò una retrospettiva. Anche oggi è un artista che nonostante sia stato molto studiato negli ultimi anni non si può dire che sia stato ancora sviscerato appieno, sottolinea il direttore scientifico della GAM Paola Zatti che ha curato la mostra che intende essere l’occasione di confronto tra i temi fondamentali che hanno caratterizzato il cammino

Bambino malato (1903-04)

Henri Rouart (1913)

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creativo di Medardo Rosso. In particolare si potrà approfondire il suo modo di sperimentare i materiali – gesso, bronzo, cera- e la sua tecnica di realizzazione delle opere per successive sottrazioni. Infatti sono esposte, affiancate, più versioni dello stesso soggetto a dimostrazione della cura quasi maniacale di Medardo Rosso di affinare sempre più la “resa istantanea” del soggetto nell’arco talvolta addirittura di decenni - e con l’impiego di materiali differenti, realizzando opere che solo un’attenta osservazione può riconoscere come diverse. Un esempio per tutti: i tre ritratti di Henri Rouart, capostipite di una famiglia di collezionisti e mecenati, che fu molto vicino a Medardo Rosso. Le opere, provenienti da musei diversi, sono qui esposte fianco a fianco e perciò si possono confrontare molto facilmente. Si parte da un gesso del 1889 conservato nel Museo di Barzio, si passa al bronzo del 1890 del Museo di Winterthur, per arrivare alla versione in cera nera conservata nella GAM che risale al 1913: un percorso creativo durato 24 anni. Per sottolineare la sua peculiarità di occasione di studio la mostra sarà implementata da una serie di conferenze per presentare gli studi critici più recenti e visite guidate come ad esempio quella alla fonderia Battaglia dove molte delle opere milanesi di Medardo Rosso sono state realizzate. Componente non minore della mostra sono le numerose fotografie che testimoniano il rapporto controverso di Medardo Rosso con lo strumento fotografico che allora muoveva i primi passi. Se ne subiva il fascino e ne intuiva l’enorme potenziale, al tempo stesso diffidava dei fotografi, soprattutto perché con le loro opere imponevano un punto di osservazione non necessariamente coincidente con quello immaginato dallo scultore realizzando la sua opera. Ed è noto quanto preciso fosse Medardo Rosso nel prescrivere un punto di osservazione ben preciso, addirittura stigmatizzando l’abitudine dell’osservatore di girare attorno alla statua. Così le foto alle sue opere se le faceva da solo e alla sua morte nei suoi archivi furono rinvenuti moltissimi negativi nel museo di Barzio da cui proviene la maggior parte delle foto esposte, oltre a 17 opere appartenenti al fondo della casa editrice Neri Pozza di Vicenza mai esposte al pubblico.

Galleria d’Arte Moderna via Palestro, 16 - Milano

18 febbraio - 31 maggio 2015 Orari di apertura lunedì 14.30 – 19.30 martedì, mercoledì, venerdì, sabato e domenica 9.30 – 19.30 giovedì 9.30 – 22.30 Il servizio di biglietteria termina un’ora prima della chiusura Infoline e prenotazioni Tel. 02 54916 Tariffe e biglietti

Ulteriori informazioni

Come raggiungere la Galleria con i mezzi pubblici MM1 stazione Palestro MM3 stazione Turati TRAM linea 1 e 2, fermata piazza Cavour BUS 94 e 61, fermata via Senato

Ecce puer (1906)

Madame X ((1896)

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Biblioteca Comunale - Sede centrale Centro Civico Verdi - Via XXV Aprile

20090 Segrate Tel. 02 26902374 / 02 26902366 [email protected]

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Biblioteca Comunale

La Biblioteca Comunale di Segrate, presente sul territorio dal 1970, garantisce a tutti i cittadini la possibilità di informarsi attraverso la consultazione e il prestito di libri, quotidiani, periodici, dvd, cd musicali, cd-rom e risorse digitali. In Biblioteca è possibile navigare in internet da postazioni multimediali fisse oppure attraverso la rete wireless gratuita e accedere alla biblioteca digitale per consultare online quotidiani italiani e stranieri, banche dati professionali, risorse audio e video, e-book. La biblioteca organizza iniziative per promuovere la lettura coinvolgendo lettori di tutte le età, dai bambini agli adulti, e favorisce lo scambio tra culture diverse e l’accesso alle risorse informative e culturali da parte di tutti i cittadini, senza distinzione di età, razza, sesso, religione, nazionalità, lingua o condizione sociale.

Con il 3 marzo 2015 il Sistema Bibliotecario Milano Est si unisce al Sistema del Vimercatese andando a costituire il CUBI, Culture Biblioteche, rete di 70 biblioteche che potrà offrire un servizio migliore di quello passato grazie a un catalogo di oltre un milione di documenti tra libri, riviste, film e musica e un più esteso servizio di prestito interbibliotecario. www.cubinrete.it

Sistema Bibliotecario Milano Est

Prossimi incontri

Venerdì 20 marzo 2015, ore 18.30 Paola Pancaldi Pugolotti e Fiorenza Pistocchi LE STANZE DELLA VITA: DUE DONNE TRA POESIA E NARRATIVA

Venerdì 10 aprile 2015, ore 18.30 Massimo Beltrame STORIA DELLE ESPOSIZIONI UNIVERSALI

Auditorium “Luigi Favalli”-Centro Civico Cascina Ovi Via Olgia 9, Segrate (MI) - Ingresso libero

INFORMAZIONI

Biblioteca Comunale di Segrate Centro Civico “Giuseppe Verdi” Via XXV Aprile - Segrate (MI) Tel. 02 26902374 / 366 [email protected] www.comune.segrate.mi.it D COME DONNA Associazione di Promozione Sociale Centro d’ascolto, informazione, consulenza, solidarietà Centro Civico “Giuseppe Verdi” Via XXV Aprile - Segrate Tel. /Fax 02 2133039 [email protected] www.dcomedonna.it www.dcomedonna.it

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