Marinelli, E., la Sindone e l´iconografía di Cristo

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    St. Louis, 9-12 ottobre 2014

    La Sindone e liconografia di Cristo

    Emanuela Marinelli

    Abstract

    La somiglianza tra il volto sindonico e la maggior parte delle raffigurazioni di Cristoconosciute nellarte, sia orientale che occidentale, evidente e non pu essere attribuita a unpuro caso; deve essere il risultato di una dipendenza, mediata o immediata, di unimmaginedallaltra e di tutte da una fonte comune. Si possono individuare sulla Sindone parecchielementi non regolari, difficilmente attribuibili alla fantasia degli artisti, che fanno capirecome le antiche raffigurazioni del volto di Cristo dipendano dalla venerata reliquia. lecitopensare che nei primi tempi della Chiesa la Sindone sia stata tenuta nascosta per diversi

    motivi. In questo periodo per la raffigurazione di Cristo furono usati soltanto simboli o furonoapplicate alla figura di Cristo sembianze derivate da altre religioni. Dopo la vittoria delCristianesimo, sancita da Costantino nel 313 con leditto di Milano, cominci a diffondersiunimmagine nuova del volto di Ges, che viene caratterizzato dalla barba non troppo lunga,dai baffi, dal volto stretto, alto e maestoso, dai capelli lunghi, che cadono sulle spalle etalvolta mostrano una riga centrale che li divide. Numerose testimonianze, sia scritte cheiconografiche, confermano che a Edessa (lodierna anliurfa, nella Turchia sud-orientale)esisteva unimpronta lasciata da Ges su una stoffa con il suo sudore e il suo sangue. Questosacro telo, nascosto per secoli e ritrovato nel VI secolo, divenne il modello ispiratore perliconografia di Cristo. Tutte le leggende, le tradizioni, gli accenni allesistenza di una taleimmagine sono preziosi per ricostruire un itinerario della Sindone nei secoli oscuri che

    precedono la sua comparsa in Europa e comprendere come mai ci siano tanti riferimentiallesistenza di unimmagine di Cristo su un panno.

    Keywords: Edessa, Mandylion, Sindone

    La Sindone una reliquia straordinaria perch, oltre a essere macchiata di sangue1, recaimpressa limmagine del cadavere che vi fu avvolto2. Una lunga tradizione3 la ritiene illenzuolo funebre di Ges, la sindn(lenzuolo) acquistata da Giuseppe dArimatea per la suasepoltura, gli othnia(teli) che Pietro e Giovanni troveranno vuoti4.

    1P.L. BAIMABOLLONE,Indagini identificative su fili della Sindone, in Giornale della Accademia di Medicina diTorino1-12 (1982), pp. 228-239; J.H. HELLER- A.D.ADLER,Blood on the Shroud of Turin, inApplied Optics19,16 (1980), pp. 2742-2744.2P.L. BAIMABOLLONE,Rilievi e considerazioni medico-legali sulla formazione delle immagini sulla Sindone , inLa Sindone e la Scienza, Atti del II Congresso Internazionale di Sindonologia, Torino 7-8 Ottobre 1978, Ed.Paoline, Torino 1979, pp. 109-114; R. BUCKLIN,A pathologist looks at the Shroud of Turin, inLa Sindone e laScienza, Atti del II Congresso Internazionale di Sindonologia, op. cit., pp. 115-125.3L. FOSSATI, La Sacra Sindone. Storia documentata di una secolare venerazione, Ed. Elledici, Leumann (TO)2000.4Mt 27,59; Mc 15,46; Lc 23,53; Gv 19,40; Lc 24,12; Gv 20,5-7.

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    La datazione della stoffa con il metodo del radiocarbonio ha collocato lorigine dellaSindone fra il 1260 e il 1390 d.C.5, ma tale datazione non ritenuta valida per fondati motivi,in quanto il campione esaminato non era rappresentativo dellintero tessuto6.

    La somiglianza tra il volto sindonico e la maggior parte delle raffigurazioni di Cristoconosciute nellarte, sia orientale che occidentale, evidente e non pu essere attribuita a un

    puro caso; deve essere il risultato di una dipendenza, mediata o immediata, di unimmaginedallaltra e di tutte da una fonte comune7. stata ipotizzata la derivazione delle sembianze sindoniche dal modo classico e pi

    diffuso di raffigurare Cristo nellarte.La Sindone rappresenterebbe un punto di arrivo al di ldel quale la tradizione delle acheropite non poteva pi spingersi; questa icona ultimavenuta avrebbe raccolto gli esiti di tutta una tradizione preesistente8. Una tesi nonsostenibile, perch le ricerche e le analisi eseguite sulla reliquia hanno escluso, con certezzaassoluta, ogni ipotesi di una fabbricazione con mezzi artistici9.

    La tesi opposta, formulata per la prima volta agli inizi del XX secolo dal biologo PaulVignon, sostiene che il viso di Cristo, come lo presenta larte, deve dipendere dalla Sindone;esiste cio una somiglianza tra il tipo classico del volto di Cristo con la barba e limmaginesindonica10.

    Si possono individuare sulla Sindone parecchi elementi non regolari, difficilmenteattribuibili alla fantasia degli artisti, che fanno capire come le antiche raffigurazioni del voltodi Cristo dipendano dalla venerata reliquia: i capelli sono lunghi e bipartiti; molti voltimostrano due o tre ciocche di capelli nel mezzo della fronte: pu essere una maniera artisticadi raffigurare il rivolo di sangue a forma di epsilonpresente sulla fronte del volto sindonico;le arcate sopracciliari sono pronunciate; molti volti hanno un sopracciglio pi alto dellaltro,come il volto sindonico; alla radice del naso alcuni volti hanno un segno come di un quadratomancante del lato superiore e sotto di esso c un segno a V.

    Inoltre il naso lungo e diritto; gli occhi sono grandi e profondi, spalancati, con iridienormi e grandi occhiaie; gli zigomi sono molto pronunciati, talvolta con macchie; una zonaabbastanza larga tra le gote del volto sindonico e i suoi capelli senza impronta, cosicch lebande dei capelli appaiono come troppo distaccate dal viso; una guancia molto gonfia acausa di un forte trauma, perci il volto risulta asimmetrico; i baffi, che sono spesso spioventi,

    5P.E. DAMONet al.,Radiocarbon dating of the Shroud of Turin, inNature337, 6208 (1989), pp. 611-615.6 A.D. ADLER, Updating Recent Studies on the Shroud of Turin , in American Chemical Society, SymposiumSeries625, 17 (1996), pp. 223-228; H.E. GOVEet al.,A problematic source of organic contamination of linen, inNuclear Instruments and Methods in Physics Research, B 123 (1997), pp. 504-507; R.N. ROGERS, Studies on theradiocarbon sample from the Shroud of Turin , in Thermochimica Acta425 (2005), pp. 189-194.7 H. PFEIFFER, La Sindone di Torino e il Volto di Cristo nell'arte paleocristiana, bizantina e medievaleoccidentale, Emmaus 2, Roma 1982, p. 13.8G.M. ZACCONE, Dalle acheropite alla Sindone, in Sacre impronte e oggetti non fatti da mano duomo nellereligioni, Atti del Convegno Internazionale, Torino 18-20 Maggio 2010, Ed. dellOrso, Alessandria 2011, pp.

    309-323, a p. 323.9J.H. HELLER- A.D ADLER, A Chemical Investigation of the Shroud of Turin, in Canadian Society of ForensicSciences Journal 14, 3 (1981), pp. 81-103; E.J. JUMPER et al., A Comprehensive Examination of the VariousStains and Images on the Shroud of Turin , inArchaeological Chemistry III, ACS Advances in Chemistry205, 22(1984), pp. 447-476; L.A.SCHWALBE- R.N. ROGERS, Physics and Chemistry of the Shroud of Turin, A Summaryof the 1978 Investigation, inAnalytica Chimica Acta135 (1982), pp. 3-49.10 H. PFEIFFER, La Sindone di Torino e il Volto di Cristo nell'arte paleocristiana, bizantina e medievaleoccidentale, op. cit., pp. 14-16; P. VIGNON,Le Linceul du Christ. tude scientifique, Masson et C. diteurs, Paris1902, pp. 163-192; P. VIGNON, Le Saint Suaire de Turin devant la Science, lArchologie, lHistoire,lIconographie, la Logique, Masson et C. diteurs, Paris 1939, pp. 113-191.

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    sono disposti asimmetricamente e scendono oltre le labbra da ciascun lato con unangolaturadiversa; la bocca piccola, non nascosta dai baffi; c una zona senza barba sotto il labbroinferiore; la barba, non troppo lunga, bipartita e talora tripartita, leggermente spostata da unlato.

    Fig. 1 Confronto fra il volto della Sindone, positivo fotografico (a sinistra) e negativo fotografico (adestra), e il volto di Cristo delle catacombe di Ponziano, Roma, VIII secolo (al centro).

    Lispirazione sindonica evidente, ad esempio, nei segni esistenti fra le sopracciglia, sullafronte e sulla guancia destra del volto di Cristo (VIII secolo) delle catacombe di Ponziano aRoma11 (fig. 1). Allora indispensabile cercare nella storia i documenti, gli accenni, ledescrizioni di questo singolare oggetto, per comprendere in che misura possa aver influenzatole raffigurazioni di Cristo nel corso dei secoli12.

    lecito pensare che nei primi tempi della Chiesa la Sindone sia stata tenuta nascosta perdiversi motivi: anzitutto si trattava di un ricordo molto prezioso, avendo avvolto il corpo del

    Redentore. Inoltre cera il timore che qualche avversario esterno alla comunit, o ancheallinterno di essa, se ne impadronisse e la distruggesse. I Giudei, nel rispetto della leggemosaica, consideravano impura ogni cosa che avesse avuto contatto con un cadavere13 e S.

    11 I. WILSON, Icone ispirate alla Sindone, in Le icone di Cristo e la Sindone, a cura di L. COPPINI e F.CAVAZZUTI, Ed. San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2000, pp. 72-88, a p. 78.12G. DROBOT,Il volto di Cristo, fedelt a un santo modello , inLe icone di Cristo e la Sindone, op. cit., pp. 57-71,a p. 60.13Nm 19,11-22.

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    Paolo ricordava: Noi invece annunciamo Cristo crocifisso: scandalo per i Giudei e stoltezzaper i pagani14. Era naturale che i custodi della Sindone ritenessero imprudente esibire questoimpressionante testimone dellignominiosa crocifissione.

    Il monaco benedettino Maurus Green affermava: Il fatto che i panni funerari di NostroSignore e la loro disposizione abbiano costituito la prima prova materiale della Risurrezione,

    deporrebbe per la loro conservazione nonostante la loro natura impura

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    . Gli apocrifi parlanodei panni funebri di Ges. S. Girolamo (IV secolo) nelDe viris illustribusriporta un passo delVangelo secondo gli Ebrei16(II secolo): Il Signore, avendo dato il telo funebre (sindonem) alservo del sacerdote17, and da Giacomo e gli apparve18. Alcuni scritti del II-IV secolo sononoti sotto nomi diversi19: Vangelo di Nicodemo,Atti di Pilato, Vangelo di Gamaliele,Misteridegli Atti del Salvatore20. Essi riportano che il Signore, dopo la Risurrezione, mostra nellatomba il lenzuolo e il sudario a Giuseppe dArimatea21.

    Nella Inlatio della Missa de sabbato Pasche ante octavas del Liber MozarabicusSacramentorum(VI-VII secolo) si legge che Pietro, con Giovanni, corre al sepolcro e vedenei lini le recenti vestigia del defunto e risorgente22. Non c nulla di inverosimile nelsupporre che la Sindone sia stata raccolta con cura e non sia scomparsa nellindifferenza ;questa lopinione anche di S. Braulione, vescovo di Saragozza (VII secolo), il quale nellalettera XLII afferma di ritenere che i lini sepolcrali del Signore erano stati conservati dagliapostoli per i tempi futuri23. Appena finite le persecuzioni, papa Silvestro I (314-335) alConcilio Provinciale del 325, alle Terme di Traiano in Roma, dispose che la S. Messa fossecelebrata su un lino bianco consacrato dal vescovo, in ricordo di quello in cui fu avvolto ilSignore24.

    Il corporale di puro lino, che si distende sullaltare, figura della Sindone monda in cui fuavvolto Ges: questa linterpretazione comune degli antichi liturgisti orientali e latini, comead esempio Giovanni, patriarca di Costantinopoli (VI secolo). Germano, vescovo di Parigi,scrive: Il corporale, sul quale si pone la oblatio, per questa ragione di puro lino, perch ilcorpo del Signore fu involto in puri lini nel sepolcro25. Lo ricordano anche S. Beda ilVenerabile (VIII secolo), Rabano Mauro, arcivescovo di Magonza (IX secolo) e S. Remigio

    141 Cor 1,23.15M. GREEN, Enshrouded in silence. In search of the First Millennium of the Holy Shroud, in The AmpleforthJournal3 (1969), pp. 321-345, a p. 327.16P. SAVIO,Ricerche storiche sulla Santa Sindone, SEI, Torino 1957, pp. 60 e 152-160.17 D. FULBRIGHT, Did Jesus give his Shroud to the servant of Peter?, in Proceedings of the InternationalWorkshop on the Scientific approach to the Acheiropoietos Images , Frascati 4-6 May 2010, a cura di P. DILAZZARO, Ed. ENEA, Frascati (Roma) 2010, pp. 129-132.18A.M. DUBARLE,Histoire ancienne du linceul de Turin, O.E.I.L., Paris 1985, p. 120.19Ibid., pp. 125-126.20P. SAVIO,Ricerche storiche sulla Santa Sindone, op. cit., pp. 63 e 166-168.21F. AMIOT (a cura di),Gli Evangeli apocrifi, Massimo, Milano, 1979, p. 123.22A.M. DUBARLE,Histoire ancienne du linceul de Turin, op. cit., pp. 130-132; P. SAVIO,Ricerche storiche sullaSanta Sindone, op. cit., p. 70.23A.M. DUBARLE,Histoire ancienne du linceul de Turin, op. cit., pp. 128-129; P. SAVIO,Ricerche storiche sullaSanta Sindone, op. cit., pp. 68 e 174-178; P. SAVIO, Prospetto sindonologico, in Sindon3 (1960), pp. 16-31, a p.24.24A. CALISI,Limmagine della Sindone e lIconografia Bizantina, in Chi ha visto me ha visto il Padre, Atti del 3Convegno Nazionale degli Iconografi e degli Amici dellIconografia, Roma 24-26 Settembre 2010, pp. 1-10, a p.8.25P. SAVIO, Prospetto sindonologico, op. cit., p. 23.

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    dAuxerre (X secolo)26. Sindone, quam solemus Corporale nominare, affermava S.Amalario27, liturgista e teologo, che nell813 fu legato di Carlo Magno a Costantinopoli.Lintero corpo di Ges, giacente su un lenzuolo, compare sul corporale di lino che si distendesullaltare per celebrare lEucaristia nel rito bizantino. indicativo notare che ancora oggi ilcorporale chiamato Sindone nel rito ambrosiano28.

    Per quanto riguarda laspetto di Ges, necessario tenere presente che la Sacra Scritturanon tramanda alcuna descrizione della persona fisica del Salvatore; le proibizioni dellanticalegge29impedirono certamente ai primi discepoli di fissarne la fisionomia in quadri o statue,bench la leggenda ne attribuisca alcune a S. Luca o a Nicodemo30. Ireneo (II secolo) eOrigene (III secolo) ritengono lecita la rappresentazione di Dio in unimmagine31; nei primitempi del Cristianesimo, comunque, furono usati soltanto simboli, come lagnello, il pane e ilpesce, il cui nome greco ichths formato dalle iniziali delle parole: Ges Cristo Figlio diDio Salvatore. Limmagine del pesce eucaristico si pu osservare, ad esempio, a Roma nellacripta di Lucina delle catacombe di S. Callisto (II secolo).

    Unalternativa era quella di applicare alla figura di Cristo sembianze derivate da altrereligioni non cristiane. Fra le immagini pi antiche ricordiamo il Christus Sol Invictus delMausoleo dei Giulii nella necropoli vaticana (III secolo), in cui Ges rappresentato come ildio Sole, in contrapposizione allHeliospagano32. In questo periodo furono introdotte anche lefigure umane del buon pastore, del taumaturgo e del maestro33. Di questo tipo il Cristo cherisana lemorroissa delle catacombe dei SS. Marcellino e Pietro a Roma (III secolo). Gesviene rappresentato imberbe per sottolineare la sua natura divina34.

    Dopo la vittoria del Cristianesimo, sancita da Costantino nel 313 con leditto di Milano,cominci a diffondersi una diversa immagine del volto di Ges, caratterizzato dalla barba nontroppo lunga, dai baffi, dal volto stretto, alto e maestoso, dai capelli lunghi che cadono sullespalle e talvolta mostrano una riga centrale che li divide35. Una delle prime raffigurazioni delCristo barbato appare a Roma nellIpogeo degli Aurelii (III secolo). Fra le opere che lomostrano con la barba sono da ricordare alcuni sarcofagi di epoca teodosiana (IV secolo)ancora conservati, ad esempio, nellex Museo Lateranense in Vaticano, a S. Sebastiano fuorile Mura a Roma, a S. Ambrogio a Milano e al Museo Lapidario di Arles.

    Ges con la barba si trova a Roma anche nellabside della basilica di S. Pudenziana(IVsecolo); dello stesso tipo sono il Cristo docente del cubicolo di Leone nelle catacombe diCommodilla (IV secolo) e il Cristo in trono tra Pietro e Paolo delle catacombe dei SS.Marcellino e Pietro (IV-V secolo). In tutte le raffigurazioni del Salvatore la somiglianza con il

    26P. SAVIO, Prospetto sindonologico, op. cit., pp. 25-27.27C. DUCANGEet al., Glossarium medi et infim latinitatis, Favre Ed., Niort 1883-1887, t. 2, col. 576c.28A. CALISI,Limmagine della Sindone e lIconografia Bizantina, op. cit., p. 8.29Es 20,4; Dt 5,8.30 E. MARINELLI, Three Acheiropoietos Images in comparison with the Turin Shroud, International

    Interdisciplinary Conference on the Acheiropoietos Images, Toru, Poland, 1113 May 2011, pp. 1-7.31 G. EGGER, Licona del Pantocrator e la Sindone, in La Sindone e la Scienza, Atti del II CongressoInternazionale di Sindonologia, op. cit., pp. 91-94, a p. 91.32C. CECCHELLI,Rapporti fra il Santo Volto della Sindone e lantica iconografia bizantina, inLa Santa Sindonenelle ricerche moderne. Risultati del Convegno Nazionale di Studi sulla Santa Sindone, Torino 2-3 Maggio 1939,LICE, Torino 1941, pp. 195-211, a pp. 199-200.33G. EGGER,Licona del Pantocrator e la Sindone, op. cit., p. 91.34 H. PFEIFFER, La Sindone di Torino e il Volto di Cristo nell'arte paleocristiana, bizantina e medievaleoccidentale, op. cit., pp. 20-21.35Ibid., p. 17.

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    volto sindonico sempre marcata: si osservi, ad esempio, lantica immagine del SS. Salvatorevenerata nelloratorio di S. Lorenzo in Palatio, chiamato Sancta Sanctorum, a Roma, la cuiicona originale risale al V-VI secolo; il mosaico (VII secolo) della cappella di S. Venanziopresso il battistero di S. Giovanni in Laterano; il Cristo della cattedrale di Tarquinia (XIIsecolo); il Salvatore della cattedrale di Sutri (XIII secolo); e il mosaico (XIII secolo)

    dellabside della basilica di S. Giovanni in Laterano

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    .

    Fig. 2 Confronto fra il volto della Sindone, positivo fotografico (a sinistra) e negativo fotografico (adestra), e il Pantocratordella chiesa del monastero di Dafni, dintorni di Atene, XII secolo (al centro).

    A partire dal VI secolo anche in Oriente si diffonde un particolare tipo di ritratto di Gesispirato alla Sindone: il Cristo maestoso, con barba e baffi, chiamato Pantocrator(Onnipotente), di cui esistono splendidi esempi in Cappadocia37. evidente lispirazione allaSindone nel volto di Cristo del vaso dargento del VI secolo trovato a Homs, in Siria, oggiconservato al Louvredi Parigi, e in quello del reliquiario dargento del 550, proveniente daChersonesus in Crimea, che si trova allErmitagedi San Pietroburgo38.

    Il Pantocrator presente anche nellera post-bizantina e rimarr sostanzialmente invariatofino a oggi39. In Oriente questa immagine diventer lunica per tutta larte figurativa e anche

    36G. ZANINOTTO, LAcheropita del SS. Salvatore nel Sancta Sanctorum del Laterano, inLe icone di Cristo e laSindone, op. cit., pp. 164-180, a pp. 178-179.37L. MANTON, The Cappadocian frescoes in relation to the Turin Shroud, inAcheiropoietos, non fait de maindhomme, Actes du III Symposium Scientifique International du CIELT, Nice 12-13 Mai 1997, ditions duCIELT, Paris 1998, pp. 119-12638M. MORONI,Licona di Cristo nelle monete bizantine. Testimonianze numismatiche della Sindone a Edessa , inLe icone di Cristo e la Sindone, op. cit., pp. 122-144, a p. 124.39G. GHARIB,Icone bizantine e ritratto di Cristo, inLe icone di Cristo e la Sindone, op. cit., pp. 35-56, a p. 35.

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    in Occidente prevarr sempre40. Nel Pantocrator (XIII secolo) di S. Sofia (Istanbul) e nelPantocrator (XIV secolo) di S. Salvatore in Chora (Istanbul) troviamo guance concave ezigomi sporgenti e asimmetrici. Riguardo al dettaglio in mezzo alla fronte, che pu essere unaciocca o una doppia ciocca di capelli, o qualche linea o macchia di colore rosso o bianco,talvolta anche una ruga verticale, esso sempre dipinto nella regione mediana e cambia non la

    forma essenziale, ma il suo contenuto nelle varie immagini dei diversi secoli. Ci rivela, purnelle diverse interpretazioni, unorigine unica: il caratteristico rivolo di sangue sulla fronte delvolto sindonico.

    Si pu notare la ciocca di capelli, semplice o doppia, ad esempio nel Pantocrator (IXsecolo) delloratorio di S.Lorenzo in Palatioa Roma, nel Pantocrator(XII secolo) di Cefal(Palermo), nel Pantocrator(XII secolo) di Monreale (Palermo), nel Pantocrator(XII secolo)di SantAngelo in Formis a Capua (Caserta) e nel Pantocrator(XII secolo) della chiesa delmonastero di Dafni, nei dintorni di Atene41 (fig. 2), mentre appare come un vero e propriorivolo di sangue sulla fronte di Cristo nel pannello della crocifissione di una delle vetrate delPortale dei Re nella cattedrale di Chartres (XII secolo)42.

    Losservazione del volto sindonico condiziona anche la rappresentazione di Cristo sullemonete bizantine a partire dal VII secolo43.Non condivisibile lipotesi che il modello delCristo rex regnantium delle monete liconografia del Pantocrator secondo un possibilemodello certo non sindonico, bens pagano: quello dello Zeus pambasileus, rappresentato adesempio dalla famosa statua crisoelefantina di Olimpia, opera di Fidia, di cui resta una copiadel volto in marmo44. Osservando lo Zeuspambasileuscitato, in realt non si notano affattole presunte somiglianze con il volto di Cristo.

    Il primo imperatore a far raffigurare sulle monete il volto di Ges fu Giustiniano II(imperatore bizantino dal 685 al 695 e dal 705 al 711). Sul suo solidus aureo (692-695)compare un Pantocrator che ha lineamenti fortemente simili a quelli sindonici: chiomaondulata cadente dietro le spalle, barba lunga, baffi e caratteristico piccolo ciuffo sulla fronte.

    Purtroppo sono pochissime le immagini di Cristo sopravvissute al terribile periodo dellafuria iconoclasta (730-843), in cui prevalse la negazione delle raffigurazioni sacre. Cessate lelotte iconoclaste, il volto sindonico di Cristo verr riprodotto di nuovo sulle monete. UnPantocrator fortemente sindonico, espressivo, dai grandi occhi, lunga capigliatura e barba,appare sul solidusaureo di Michele III (842-867).

    Con la tecnica della sovrapposizione in luce polarizzata45 stato dimostrato che il voltosindonico combacia in pi punti con quello, opportunamente ingrandito, del Pantocratorraffigurato sulle monete: ci sono pi di 140 punti di congruenza, cio punti disovrapponibilit, con il solidus e con il tremissis del primo regno di Giustiniano II. Cisoddisfa ampiamente il criterio forense statunitense, per il quale sono sufficienti da 45 a 60

    40 H. PFEIFFER, La Sindone di Torino e il Volto di Cristo nell'arte paleocristiana, bizantina e medievaleoccidentale, op. cit., p. 20.41G. GHARIB,Le icone di Cristo, storia e culto, Citt Nuova Ed., Roma 1993, p. 153.42R. FALCINELLI, Testimonianze sindoniche a Chartres, in Sindone e Scienza. Bilanci e programmi alle sogliedel terzo millennio, Atti del III Congresso Internazionale di Studi sulla Sindone, Torino 5-7 Giugno 1998, pp.300-311, a p. 303 e 310.43M. MORONI,Licona di Cristo nelle monete bizantine. Testimonianze numismatiche della Sindone a Edessa,op. cit., pp. 122-144.44A. NICOLOTTI,Dal Mandylion di Edessa alla Sindone di Torino. Metamorfosi di una leggenda, Ed. dellOrso,Alessandria 2011, p. 165.45A.D. WHANGER- M. WHANGER, Polarized image overlay technique: a new image comparison method and itsapplications, inApplied Optics24, 6 (1985), pp. 766-772.

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    punti di congruenza per stabilire lidentit o la similarit di due immagini. La stessa tecnica stata applicata a uno degli esempi pi belli di Pantocrator, quello del monastero di S. Caterinaal monte Sinai (VI secolo), che presenta 250 punti di congruenza46. Unaltra comparazione delvolto sindonico stata realizzata con la tecnica dellelaborazione digitale. risultato che itratti e i contorni del volto sindonico sono sovrapponibili a quelli del Cristo del solidus di

    Giustiniano II e dellicona del Sinai

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    .Nelle fonti letterarie bizantine limmagine del Pantocrator viene denominataacheiropoietos non fatta da mani duomo oppure apomasso impronta e secondo latradizione viene fatta risalire a un panno; perci chiamata Mandylion. Questo ritrattocanonico di Cristo considerato fino a oggi lunica raffigurazione valida, non solo dallaChiesa Ortodossa, ma anche dalla Chiesa Cattolica48.

    interessante notare che le porte lignee della basilica di S. Sabina a Roma (V secolo)presentano il Cristo con la barba nelle scene della Passione, mentre senza barba in tutte lealtre scene della sua vita precedente. Questa distinzione caratterizza anche i mosaici di S.Apollinare Nuovo a Ravenna (VI secolo)49. Dunque esisteva un motivo per mettere inrelazione la raffigurazione del Cristo barbato con la sua Passione; questo motivo pu essereunimmagine preesistente, chiaramente legata ai momenti della sofferenza di Ges. Vienespontaneo pensare alla Sindone, alla Veronica e alle altre testimonianze, sia scritte cheiconografiche, di unimpronta lasciata da Ges su una stoffa con il suo sudore e il suo sangue.

    Tutte le leggende, le tradizioni, gli accenni allesistenza di una tale immagine sono preziosiper ricostruire un itinerario della Sindone nei secoli oscuri che precedono la sua comparsa inEuropa e comprendere come mai ci siano tanti riferimenti allesistenza di unimmagine diCristo su un panno.

    Una lettera attribuita a S. Epifanio di Salamina (IV secolo) narra che allingresso di unachiesa di Anablatha, non lontano da Gerusalemme, era appeso un velo con limmagine di unuomo che poteva essere Ges o un santo. Epifanio lo strappa perch ritiene ci in contrastocon le scritture. Ai custodi del luogo, sdegnati per latto iconoclasta, promette linvio di unnuovo velo senza figura umana. Consiglia anche ai custodi di usare il velo strappato per ifunerali di un povero. Il telo era quindi di grandi dimensioni50.

    S. Adamnano (VII secolo), abate dellabbazia di Iona nelle Ebridi, nel De locis sanctisdescrive la Terrasanta basandosi sul racconto di S. Arculfo, un vescovo della Gallia che eraospitato nellabbazia a causa di un naufragio occorsogli al ritorno dal suo viaggio in Palestina.Di questo testo fu realizzato un compendio dal Venerabile Beda (VII secolo). Arculfo rifer diaver visto il sudarium che era stato sul capo di Ges: questo linteum era lungo otto piedi(circa m 2,50). Cera anche un linteamen pi grande, di cui si attribuiva la tessitura alla

    46A.D. WHANGER,Icone e Sindone. Confronto mediante tecnica di polarizzazione di immagine sovrapposta, inLe icone di Cristo e la Sindone, op. cit., pp. 145-151.47 R.M. HARALICK, Analysis of Digital Images of The Shroud of Turin, Spatial Data Analysis Laboratory,Virginia Polytechnic Institute and State University, Blacksburg, VA, Dec. 1, 1983, pp. 1-97; N. BALOSSINOG.TAMBURELLI, Icone e Sindone. Analisi comparativa con metodologie informatiche, in Le icone di Cristo e laSindone, op. cit., pp. 152-157.48G.EGGER,Licona del Pantocrator e la Sindone, op. cit., p. 93.49 H. PFEIFFER, La Sindone di Torino e il Volto di Cristo nell'arte paleocristiana, bizantina e medievaleoccidentale, op. cit., pp. 19-25.50Ibid., pp. 3-8.

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    Madonna, in cui erano intext (intessute) le formul dei dodici apostoli (gli articoli delSimbolo apostolico) e limagodello stesso Signore51.

    La presenza a Gerusalemme di un sudarium di Cristo, nella basilica del S. Sepolcro, testimoniata anche dal Commemoratorium de casis Dei vel monasteriis, redatto verso l808per limperatore Carlo Magno52. Un anonimo pellegrino di Piacenza, invece, nel VI secolo

    aveva visto in una caverna sulle rive del Giordano il sudariume a Memphis, in Egitto, un linocon il quale il Signore si era asciugato il volto e nel quale aveva lasciato la sua immagineallepoca della fuga in Egitto53.

    Particolarmente interessanti sono le testimonianze che riguardano limmagine di Edessa(lodierna anliurfa, nella Turchia sud-orientale), che lo storico Ian Wilson54ha identificatocon la Sindone. Nel Museo di anliurfa conservato un mosaico del volto di Cristo (VIsecolo) che somiglia molto a un dettaglio dellicona dei SS. Sergio e Bacco (VI secolo)proveniente dal monastero di S. Caterina al Monte Sinai, oggi conservata al Museo di ArteOccidentale e Orientale di Kiev, Ucraina. Entrambe queste raffigurazioni presentano trattiispirati alla Sindone55.

    Eusebio di Cesarea56 (IV secolo) narra che Abgar, re di Edessa allepoca di Cristo, eramalato. Saputo dellesistenza di Ges di Nazareth, che operava miracoli, gli mand una letteraper chiedergli di recarsi alla corte di Edessa. Ges non and, ma a Edessa si rec lapostoloTaddeo con la lettera di risposta scritta da Ges. Il re fu testimone di una grande visioneapparsa sul volto di Taddeo e gli si prostern davanti. Lapostolo impose le mani su Abgar elo guar. Il re credette in Ges e ordin a tutti gli abitanti della citt di radunarsi per ascoltarela predicazione di Taddeo.

    Una tradizione parallela raccolta nella Dottrina di Adda (lequivalente siriaco diTaddeo)57. Questo testo risalirebbe al IV-V secolo58, oppure alla met del VI secolo59. unacomposizione siriaca che include varie leggende. Secondo questa versione, Abgar invi il suoarchivista e pittore Hannan con la lettera.

    Ges incaric Hannan di portare una risposta orale al re, ma larchivista decise di fare dipi: Quando Hannan, larchivista, vide che Ges gli parlava cos, poich egli era anchepittore del re, prese dei colori scelti, dipinse limmagine di Ges e la port con s ad Abgar, ilre, suo signore. E quando Abgar, il re, vide limmagine, la ricevette con grande gioia e la posecon grande onore in uno dei suoi palazzi60. Ges promise anche lincolumit di Edessa. Ilritratto e la protezione della citt mancano nella narrazione di Eusebio, mentre la promessa

    51A.M. DUBARLE,Histoire ancienne du linceul de Turin, op. cit., p. 132; H. PFEIFFER,La Sindone di Torino e ilVolto di Cristo nell'arte paleocristiana, bizantina e medievale occidentale, op. cit., pp. 8-11.52A.M. DUBARLE,Histoire ancienne du linceul de Turin, op. cit., p. 133.53Ibid., pp. 126-127.54I. WILSON, The Shroud of Turin. The burial cloth of Jesus Christ?, Doubleday & C., Garden City, New York1978.55I. WILSON, The Shroud. Fresh light on the 2000-year-old Mystery, Transworld Publishers, London 2010, pp.188-189.56EUSEBIODI CESAREA,Storia Ecclesiastica, libro I, 13.57I. WILSON, The Shroud. Fresh light on the 2000-year-old Mystery, op. cit., p. 412.58I. RAMELLI,Possible historical traces in the Doctrina Addai, inHugoye: Journal of Syriac Studies9, 1 (2006),pp. 1-66.59A.M. DUBARLE,Histoire ancienne du linceul de Turin, op. cit., p. 107.60Ibid., pp. 107-108.

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    dellinvio del discepolo e la visione sul suo volto sono presenti in entrambi i testi, checollocano questi avvenimenti nellanno 30 d.C., quando Ges venne crocifisso 61.

    La Storia Universaledi Agapios di Menbidj (X secolo) e la Cronacadi Michele il Siro(XII secolo) sono daccordo sia nel presentare una forma della lettera di Ges priva dellapromessa finale di protezione, sia nel raccontare lesecuzione di un ritratto dipinto da Hannan.

    Queste opere contengono elementi di sicura arcaicit, perch si rifanno a documenti simili, manon identici, a quelli di Eusebio e antecedenti a questi ultimi62.Mos di Corene, storico armeno del V secolo63, il cui testo potrebbe risalire allVIII

    secolo64, nomina limmagine del Salvatore, che ancor oggi si trova nella citt di Edessa65.Egeria, pellegrina a Edessa fra il 384 e il 394 66, riferisce che il vescovo della citt, nel farle

    visitare i luoghi notevoli, la conduce alla Porta dei Bastioni dalla quale era entrato Hannan, ilmessaggero di Abgar, recando la lettera di Ges; per il resoconto di quanto ha visto non facenno a unimmagine del Salvatore presente nel luogo67.

    Wilson elenca alcuni ragionevoli indizi per pensare che i fatti narrati nella Dottrina diAddaabbiano un fondamento storico e si riferiscano ad Abgar V, che regnava allepoca diGes. Quando mor, nel 50 d. C., gli succedette il figlio Manu V.Alla morte di questultimo,nel 57 d. C., il regno pass nelle mani dellaltro figlio di Abgar V, Manu VI, il quale torn alculto pagano e perseguit i cristiani. perci ragionevole pensare che limmagine dovetteessere nascosta e il suo ricordo preciso si affievol fino alla sua riscoperta, avvenuta nel VIsecolo. Ai tempi di Eusebio e di Egeria non era pi possibile mostrare limmagine; si puspiegare cos il loro silenzio in merito68. La leggenda pu aver avuto origine allepoca diAbgar VIII (II secolo)69.

    Nel 525 il Daisan, il corso dacqua che attraversava Edessa, caus uninondazionecatastrofica. Giustiniano, il futuro imperatore, intraprese una monumentale ricostruzione,della quale benefici anche la chiesa principale, S. Sofia. molto plausibile che abbia avutoluogo allora il ritrovamento dellimmagine dimenticata da lungo tempo. Le fu destinata unapiccola cappella situata a destra dellabside; era conservata in un reliquiario e non venivaesposta alla vista dei fedeli70.

    Il rinvenimento del sacro telo potrebbe anche essere avvenuto durante lassedio persianodel 544 da parte del re Cosroe I Anoshirvan, di cui parla Procopio di Cesarea nella sua operaLa guerra dei Persiani senza menzionare limmagine71; la preziosa effigie sarebbe statariscoperta dentro una nicchia nel muro che sovrastava la porta della citt72. Allimmaginevenne attribuito il potere di aver contribuito a respingere gli assalitori. Testimonianze di ci

    61I. WILSON, The Shroud. Fresh light on the 2000-year-old Mystery, op. cit., p. 163.62A.M. DUBARLE,Histoire ancienne du linceul de Turin, op. cit., pp. 109-119.63I. RAMELLI,DalMandilion di Edessa alla Sindone: alcune note sulle testimonianze antiche , inIlu. Revista deCiencias de las Religiones4 (1999), pp. 173-193, a pp. 173.64M. GUSCIN, The Image of Edessa, Brill, Leiden 2009, pp. 160-161.65I. RAMELLI,DalMandilion di Edessa alla Sindone: alcune note sulle testimonianze antiche , op. cit., pp. 173-174.66I. WILSON, The Shroud. Fresh light on the2000-year-old Mystery, op. cit., p. 171.67A.M. DUBARLE,Histoire ancienne du linceul de Turin, op. cit., p. 108.68I. WILSON, The Shroud. Fresh light on the2000-year-old Mystery, op. cit., pp.159-174.69D. SCAVONE, Edessan sources for the legend of the Holy Grail , in Proceedings of the International Workshopon the Scientific approach to the Acheiropoietos Images, op. cit., pp. 111-116, a p. 112.70A.M. DUBARLE,Histoire ancienne du linceul de Turin, op. cit., pp. 100-101.71Ibid., p. 96.72E. VONDOBSCHTZ,Immagini di Cristo, Ed. Medusa, Milano 2006, p. 130.

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    possono essere trovate nella Storia Ecclesiastica di Evagrio lo Scolastico (594), che parladella liberazione della citt dallassedio del 544 grazie alla sacra raffigurazione theteuctos,opera di Dio73.

    Fig. 3In alto: il Mandyliondella chiesa dellAnnunciazione, monastero di Grada, Serbia, XIV secolo.Al centro: ilMandyliondella chiesa di Cristo Pantocratore, monastero di Deani, Kosovo, XIV secolo. Inbasso: ilMandyliondella chiesa della Panagia Forviotissa di Asinou, Cipro, XIV secolo.

    73A.M. DUBARLE,Histoire ancienne du linceul de Turin, op. cit., pp. 95-96.

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    Fig. 4IlMandylionilluminato dalla luna, Ms. lat. 2688, f. 77r, Biblioteca Nazionale, Parigi, XIII secolo.

    Nel 787, durante il Secondo Concilio di Nicea, che tratt della venerazione delle immagini,si parl di quella di Edessa, non fatta da mani duomo e inviata ad Abgar; essa venne citataquale argomento principale a difesa della legittimit delluso delle sacre raffigurazioni controle tesi avverse degli iconomachi. Il testo di Evagrio fu letto nel corso della quinta sessione esubito dopo Leone, un lettore della Chiesa di Costantinopoli, port una testimonianzapersonale: Sono stato a Edessa e ho visto la santa immagine, non fatta da mano duomo,onorata e venerata dai fedeli74. Non c dubbio che a Edessa nel VI secolo si avesse laconvinzione di possedere unimmagine di Cristo, opera divina e non umana75.

    Nei siriaci Atti di Mar Mari, redatti nel VI secolo ma fondati su materiale precedente econtenenti tracce storiche, i pittori mandati a Gerusalemme da Abgar non poterono ritrarre

    74A.M. DUBARLE,Histoire ancienne du linceul de Turin, op. cit., pp. 83-84.75Ibid., p. 105.

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    limmagine dellumanit adorabile del Signore Nostro. Il Signore allora [] prese un te lo[seddona, in greco sindn], se lo premette sul volto [] e risult come era egli stesso. E furecato questo telo e, come fonte di aiuti, fu posto nella chiesa di Edessa, fino al giornopresente76.

    Fig. 5LImago pietatisdella basilica dei SS. Quattro Coronati, Roma, XIV secolo.

    Un inno siriaco celebra linaugurazione della nuova cattedrale di Edessa, otto anni dopolalluvione del 525 che aveva distrutto ledificio precedente77. In esso viene menzionata comecosa nota limmagine non fatta da mano duomo e le viene paragonato lo splendore delmarmo della cattedrale: Il suo marmo simile allimmagine che-non-da-manie le sue paretine sono armoniosamente rivestite. E per il suo splendore tutto pulito e tutto bianco, essoraccoglie in s la luce78.

    Una fonte interessante la Narratio de Imagine Edessena79, attribuita a Costantino VIIPorfirogenito, imperatore di Costantinopoli dal 912 al 959. Questa composizione pu esserestata realizzata da un ecclesiastico della cerchia dellimperatore per suo ordine80, dalprotosegretario Teodoro Daphnopates81 o da Simeone Metafrasta82, il quale certamente us

    76I. RAMELLI,Il Mandylion di Edessa, cio la Sindone, inIl Timone85 (2009), pp. 28-29, a p. 28.77M. GUSCIN, The Image of Edessa, op. cit., p. 169.78A.M. DUBARLE,Histoire ancienne du linceul de Turin, op. cit., p. 99-100.79M. GUSCIN, The Image of Edessa, op. cit., pp. 7-69.80E. VONDOBSCHTZ,Immagini di Cristo, op. cit., p. 126.81G. ZANINOTTO, La Sindone/Mandylion nel silenzio di Costantinopoli (944-1242), in: Sindone 2000, Atti delCongresso Mondiale, Orvieto 27-29 Agosto 2000, a cura di E. MARINELLIe A. RUSSI, Gerni Ed., San Severo,Foggia 2002, Vol. II pp. 463-482 e Vol. III pp.131-133, a p. 467.

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    questo testo per il suo menologio, una raccolta di scritti sulla vita dei santi e sugli eventicelebrati ogni giorno83. La Narratio de Imagine Edessena fornisce una descrizioneinteressante dellimmagine: Quanto alla causa per cui, grazie a una secrezione liquida senzamateria colorante n arte pittorica, laspetto del viso si formato sul tessuto di lino e in chemodo ci che venuto da una materia cos corruttibile, non abbia subto nel tempo alcuna

    corruzione e tutti gli altri argomenti che ama ricercare accuratamente colui che si applica allerealt come fisico, bisogna lasciarli allinaccessibile saggezza di Dio84.In un apocrifo composto verso il 900, gli Atti di Andrea, limmagine di Edessa viene

    descritta non fabbricata da mano duomo, formata immaterialmente nella materia85. Dellostesso periodo la Lettera di Abgar in cui si legge: Il Signore prese dellacqua nelle suemani, si lav il volto e mettendo la tela sul volto vi si dipinse. Le sembianze di Ges vi sifissarono per la meraviglia di tutti coloro che erano seduti con lui86.

    Il racconto dellaNarratio de Imagine Edessenariporta la tradizione pi diffusa sulloriginedellimmagine: lo scambio di lettere fra Abgar e Ges, il tentativo di un pittore di fissare suuna tela le fattezze del maestro mentre predicava, limprimersi miracoloso di unimmagine sulpanno col quale Cristo si asciuga il viso appena lavato.

    Riguardo al punto principale dellargomento - prosegue il testo - tutti sono daccordo econvengono che la forma stata impressa in maniera meravigliosa nel tessuto dal volto delSignore. Ma riguardo a un particolare della cosa, cio al momento, essi differiscono, cosa chenon nuoce in alcun modo alla verit, che ci sia accaduto prima o pi tardi. Ecco dunquelaltra tradizione. Quando Cristo si avvicinava alla sua Passione volontaria, quando mostrlumana debolezza e lo si vide nellagonia pregare, quando il suo sudore col come gocce disangue, secondo la parola del Vangelo, allora, si dice, egli ebbe da uno dei suoi discepoliquesto pezzo di tessuto che ora vediamo e con esso si asciug leffusione dei suoi sudori. Esubito si impresse questimpronta visibile dei suoi tratti divini87.

    Le due tradizioni affermano che limmagine non composta di colori materiali, ma laseconda aggiunge il particolare del sangue e questo si accorda con quanto si pu constataresulla Sindone88. Nella Narratio de Imagine Edessena si legge anche in cosa consistette lavisione avuta dal re Abgar, mettendola in relazione con limmagine di Ges: Taddeo poselimmagine sulla sua stessa fronte ed entr cos da Abgar. Il re lo vide entrare da lontano e glisembr di vedere una luce che si sprigionava dal suo volto, troppo luminosa per guardarla,emessa dallimmagine che lo copriva89.

    Abgar allora diede ordine di distruggere la statua di una divinit pagana che stava sopra laporta della citt e al suo posto fece porre limmagine in una nicchia semicircolare, fissata auna tavola di legno e adornata doro.Il figlio di Abgar rispett la volont di suo padre, ma suofiglio volle tornare al paganesimo e come suo nonno aveva distrutto lidolo sopra la portadella citt, cos lui voleva riservare lo stesso trattamento allimmagine di Cristo. Per il

    82M. GUSCIN,La Sndone y la Imagen de Edesa. Investigaciones en los monasterios del Monte Athos (Grecia), inLinteum, 34 (2003), pp. 5-16, a p. 13.83M. GUSCIN, The Image of Edessa, op. cit., p. 155.84A.M. DUBARLE,Histoire ancienne du linceul de Turin, op. cit., p. 69.85Ibid., p. 91.86Ibid., p. 91.87Ibid., pp. 69-70.88Ibid., p. 70.89M. GUSCIN, The Image of Edessa, op. cit., p. 27.

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    vescovo della citt la nascose, ricoprendola con una tegola, ponendovi davanti una lampada emurando la nicchia.

    Durante lassedio di Cosroe, una notte il vescovo Eulalio ebbe una visione che gli rivelavadove era nascosta limmagine: sopra una delle porte della citt. Il vescovo and e la trovriprodotta sulla tegola, con la lampada ancora accesa90. I Bizantini chiameranno limmagine

    Mandylion

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    (dallarabo mindl

    92

    ) e la tegola Keramion

    93

    . da notare che la parola mandylion(in latino mantilium, in aramaico mantila) normalmente, anche se non sempre, si riferisce auna stoffa relativamente grande, come il mantello di un monaco o una sorta di tovaglia94.

    Esistono ancora due tavole che rivendicano di essere lautentica immagine edessena: unanelle collezioni pontificie in Vaticano, che fino al 1870 era nella chiesa di S. Silvestro inCapite a Roma, e laltra nella chiesa di S. Bartolomeo degli Armeni a Genova95. Inoltre a S.Pietro si venerava un Volto Santo che si diceva fosse quello della Veronica, la donna chesecondo una tradizione del XII secolo avrebbe asciugato il viso insanguinato di Ges sullaVia Dolorosa96. Il reliquiario si trova nella cappella di S. Veronica nellomon imo pilastrodella cupola di S. Pietro97. Il nome Veronica, secondo Gervasio di Tilbury (XIII secolo),deriva da vera icona98; il nucleo pi antico della leggenda, che risale al IV secolo, tramandail nome della protagonista come Berenice99.

    Secondo il gesuita Heinrich Pfeiffer100, docente di Storia dellArte cristiana nella PontificiaUniversit Gregoriana, il velo della Veronica sarebbe il volto acheiropoietos di Camulia101che giunse a Costantinopoli nel 574. Se ne persero le tracce intorno al 705; in quellepocasarebbe stato trasferito a Roma e chiamato velo della Veronica. Questa sacra effigie sarebbestata mostrata per lultima volta ai pellegrini nel 1601. Limmagine originale sarebbe statatrafugata da Roma nel 1618; in quellanno sarebbe stata trasferita a Manoppello (PE) dovetuttora si venera un Volto Santo, che un velo di tessitura molto fine, perfettamentesovrapponibile al volto sindonico. Questo velo potrebbe essere una pittura del sedicesimosecolo102.

    Quattro elementi sono comuni fra la tradizione del Mandylione quella della Veronica: laraffigurazione del volto di Cristo ben presto su stoffa invece che su una tavola; limmagine prodotta attraverso il contatto diretto con il viso di Cristo; limpronta si produce per mezzodellacqua, del sudore o del sudore di sangue; eccezionalmente differenti versioni di tutte edue le tradizioni parlano di unimmagine su un lino che comprende tutto il corpo di Ges. Queste narrazioni cercano di spiegare il carattere misterioso di una sembianza su un pezzo di

    90M. GUSCIN, The Image of Edessa, op. cit., pp. 31-37.91I. WILSON, The Shroud. Fresh light on the2000-year-old Mystery, op. cit., pp.233-234.92H. BOUBAKEUR, Versione islamica del Santo Sudario, in Collegamento pro Sindone, Maggio-Giugno 1992, pp.35-41, a p. 36.93I. WILSON, The Shroud. Fresh light on the2000-year-old Mystery, op. cit., p. 181.94M. GUSCIN, The Image of Edessa, op. cit., p. 205.95 H. PFEIFFER, La Sindone di Torino e il Volto di Cristo nell'arte paleocristiana, bizantina e medievale

    occidentale, op. cit., p. 26.96Ibid., p. 37.97Ibid., p. 28.98E. VONDOBSCHTZ,Immagini di Cristo, op. cit., p. 164.99Ibid., p. 152.100H. PFEIFFER,Il Volto Santo di Manoppello, Carsa Ed., Pescara 2000.101E. MORINI,Icone e Sindone. Alterit, identit, trascendimento, in:Le icone di Cristo e la Sindone, op. cit., pp.17-34, a p. 25.102 R. FALCINELLI, The Veil of Manoppello: work of art or authentic relic? The 3nd International DallasConference on the Shroud of Turin, Dallas, USA, 8-11 Settembre 2005, pp. 1-11.

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    stoffa, evidentemente non dipinta, che appare come limpronta diretta di un volto. Nelle loroversioni successive vogliono rendere conto maggiormente del carattere straordinariodellimmagine di cui raccontano la storia. Tali riformulazioni si avvicinano sempre pi allarealt sindonica e in alcune fonti si comincia a parlare dellintero corpo di Ges103.

    Negli anni passati si acceso un vivace dibattito fra gli studiosi che non accettano

    lidentificazione dellimmagine di Edessa con la Sindone, come il patrologo Pier AngeloGramaglia104, lo storico Antonio Lombatti105e lo storico Victor Saxer106, e chi invece sostienetale identificazione, come lo storico Karlheinz Dietz107, lo storico Daniel Scavone108 e lostorico Gino Zaninotto109.

    Ancora oggi aperta la discussione fra chi, come lo storico Andrea Nicolotti, pensa chelimmagine di Edessa sia un piccolo panno di stoffa, della grandezza di un asciugamano110e chi, come Mark Guscin, specialista di manoscritti bizantini, ritiene che dalle fonti si possanotrarre conclusioni diverse: Deve essere sottolineato che non esistono raffigurazioni artistichedellimmagine di Edessa come unimmagine dellintero corpo o con macchie di sangue e lamaggior parte dei testi non fa riferimento alluna o allaltra caratteristica; ma allo stessotempo innegabile che a un certo punto nella storia dellimmagine di Edessa alcuni scrittorierano convinti, quale che sia la ragione, che essa fosse in effetti limmagine di un intero corposu una grande stoffa che era stata ripiegata (probabilmente in modo tale che solo il volto fossevisibile) e che essa contenesse macchie di sangue111.

    Nel VI secolo c un rifacimento della Dottrina di Adda, intitolato Atti di Taddeo112;questo testo potrebbe essere pi tardivo e risalire al VII-VIII secolo 113. Vi si narra cheLebbaios, nativo di Edessa, fu battezzato da Giovanni Battista, prendendo il nome di Taddeo edivenendo uno dei dodici discepoli di Ges. Nel racconto il messaggero di Abgar, oltre atrasmettere linvito del re, per suo incarico doveva osservare attentamente Cristo, il suoaspetto, la sua statura, i suoi capelli, in una parola, tutto. Anania part. Dopo aver dato la

    103 H. PFEIFFER, La Sindone di Torino e il Volto di Cristo nell'arte paleocristiana, bizantina e medievaleoccidentale, op. cit., pp. 38-39.104P.A. GRAMAGLIA, La Sindone di Torino: alcuni problemi storici, inRivista di Storia e Letteratura Religiosa XXIV (1988), pp. 524-568; P.A. GRAMAGLIA, Ancora la Sindone di Torino, in Rivista di Storia e LetteraturaReligiosaXXVII (1991), pp. 85-114; P.A. GRAMAGLIA, Giovanni Skylitzes, il Panno di Edessa e le sindoni, inApprofondimento Sindone I 2 (1997), pp. 1-16; P.A. GRAMAGLIA, I cimeli cristiani di Edessa, inApprofondimento SindoneIII 1 (1999), pp. 1-51.105A. LOMBATTI, Impossibile identificare la Sindone con il mandylion: ulteriori conferme da tre codici latini.Con unedizione critica del Codex Vossianus latinus Q69, ff. 6v-6r, inApprofondimento SindoneII, 2 (1998), pp.1-30; A. LOMBATTI,Novantacinque fonti storiche e letterarie che non possono essere scartate. Una risposta a D.Scavone, inApprofondimento SindoneIII 2 (1999), pp. 67-96.106V. SAXER,La Sindone di Torino e la storia, inRivista di Storia della Chiesa in Italia XLIII 1 (1989), pp. 50-79; V. SAXER,Le Suaire de Turin aux prises avec lhistoire, inRevue dHistoirede lglise de France76 (1990),pp. 1-55.107K. DIETZ, Some hypotheses concerning the early history of the Turin Shroud, inSindonN.S. 16 (2001), pp. 5-

    54.108D. SCAVONE, Comments on the article of A. Lombatti, Impossibile identificare la Sindone, in A.S., II. 2(1998), inApprofondimento SindoneIII 1 (1999), pp. 53-66.109G. ZANINOTTO, La Sindone di Torino e limmagine di Edessa. Nuov i contributi, inSindonN.S. 9-10 (1996),pp. 117-130; G. ZANINOTTO, Ragionamenti di Lombatti alla I Crociata contro la Sindone, in Collegamento proSindone, Settembre-Ottobre 2000, pp. 22-34.110A. NICOLOTTI,Dal Mandylion di Edessa alla Sindone di Torino. Metamorfosi di una leggenda, op. cit., p. 7.111M. GUSCIN, The Image of Edessa, op. cit., p. 215.112E. VONDOBSCHTZ,Immagini di Cristo, op. cit., p. 102.113M. GUSCIN, The Image of Edessa, op. cit., p. 145.

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    lettera, guardava attentamente Cristo e non riusciva a coglierlo. Ma lui, che conosce i cuori, sene accorse e chiese (il necessario) per lavarsi. Gli fu dato un telo tetrdiplon (raddoppiatoquattro volte114). Dopo essersi lavato, si asciug il volto. Poich la sua immagine si eraimpressa sul telo (sindn), lo diede ad Anania incaricandolo di portare un messaggio orale alsuo padrone. Questi, ricevendo il proprio inviato, si prostern e vener limmagine; egli fu

    guarito allora della sua malattia

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    .Uninteressante variante si trova nel manoscritto Vindobonensis hist. gr. 45 che risale alIX-X secolo. Vi si legge che il messaggero di Abgar doveva riportare un dipinto di tutto ilsuo corpo116. Era dunque richiesta la descrizione dellintero corpo di Ges.

    Importanti indicazioni sullimmagine di Edessa si trovano nel Synaxrion, un libroliturgico con la vita dei santi della Chiesa Ortodossa, e nelMenaion, che contiene in aggiuntainni e poemi. I testi base di entrambi hanno avuto origine con Simeone Metafrasta (Xsecolo)117.

    In alcuni manoscritti delMenaionesistenti presso i monasteri del Monte Athos, che vannodal XII al XVIII secolo118, c scritto: guardando lintero aspetto umano della tuaimmagine119. In alcuni manoscritti del Synaxrionche vanno dal XIII al XVIII secolo120,sempre presso i monasteri del Monte Athos, Abgar chiede ad Anania di fare un disegno diGes, mostrando in tutti i dettagli la sua et, i suoi capell i, il suo volto e laspetto dellinterocorpo, dato che Anania conosceva molto bene larte della pittura. Vi si legge anche: Davivo modellasti il tuo aspetto in una sindone, da morto sei stato deposto nella sindonedefinitiva121.

    In alcune raffigurazioni, come quella della chiesa dellAnnunciazione del monastero diGrada in Serbia (XIV secolo), il Mandylion un grande rettangolo, assai pi largo che alto,in mezzo al quale si vede soltanto la testa di Cristo (fig. 3 in alto). Il resto della superficiemostra una griglia di losanghe, ognuna con un fiore al centro. Ai bordi si scorgono le frangedel tessuto. Si poteva supporre che la tela fosse in pi spessori, donde limpiego delneologismo tetrdiplon122; piegando la Sindone in otto si ha appunto il largo rettangolo con latesta al centro che si vede sulle copie del Mandylion. Questa interessante deduzione diWilson123sarebbe invece una farraginosa ricostruzione secondo Nicolotti124.

    114K. DIETZ, Some hypotheses concerning the early history of the Turin Shroud, op. cit., pp. 5-54, a pp. 10-25; I.WILSON, The Shroud. Fresh light on the2000-year-old Mystery, op. cit., pp. 190-192.115A.M. DUBARLE,Histoire ancienne du linceul de Turin, op. cit., p. 105.116M. GUSCIN, The Image of Edessa, op. cit., p. 146.117M. GUSCIN,La Sndone y la Imagen de Edesa. Investigaciones en los monasterios del Monte Athos (Grecia),op. cit., p. 13.118M. GUSCIN, The Image of Edessa, op. cit., p. 124.119Ibid., p. 129.120Ibid., p. 88.121Ibid., p. 91.122A.M. DUBARLE,Histoire ancienne du linceul de Turin, op. cit., pp. 105-106.123I. WILSON, The Shroud. Fresh light on the2000-year-old Mystery, op. cit., pp.190-192.124 A. NICOLOTTI, Forme e vicende del Mandilio di Edessa secondo alcune moderne interpretazioni , in Sacreimpronte e oggetti non fatti da mano duomo nelle religioni, op. cit., pp. 279-307 e tavole 23-31, a p. 286.

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    Fig. 6IlMandylioncon lImagoPietatis, Museo Kolomenskoe, Mosca, XVI secolo.

    La decorazione a losanghe che si vede sulla superficie della stoffa125 potrebbe essere ilricordo dellornamento doro posto da Abgar126. Anche se sul Mandylion sempre visibile

    125I. WILSON, The Shroud. Fresh light on the2000-year-old Mystery, op. cit., p. 229.126I. WILSON, The Shroud of Turin. The burial cloth of Jesus Christ?, op. cit., pp. 100-101.

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    solo il volto di Ges, talvolta le notevoli dimensioni del panno fanno capire che non si trattavadi un piccolo telo. Ne sono un evidente esempio il Mandylion(fig. 3 al centro) della chiesa diCristo Pantocratore del monastero di Deani in Kosovo (XIV secolo) e il Mandylion(fig. 3 inbasso) della chiesa della Panagia Forviotissa di Asinou, Cipro (XIV secolo). Di particolareinteresse il Ms. lat. 2688della Biblioteca Nazionale di Parigi, che risale al XIII secolo 127.

    Nel folio 77r si vede una miniatura in cui il Mandylion(fig. 4) un lungo telo che scende inbasso fuori della sua cornice.Un eccezionale rispetto viene accordato allimmagine di Edessa, portata anche come prova

    autorevole per legittimare lesistenza delle immagini sacre durante il periododelliconoclastia. In una lettera del 715-731, attribuita a Papa Gregorio II, si parladellimmagine di Cristo non fatta da mano duomo128.

    Negli stessi anni Germano I, patriarca di Costantinopoli (riportato dal cronista Giorgio ilMonaco, IX secolo), affermava: C nella citt di Edessa limmagine di Cristo non fatta damano duomo, che opera stupefacenti meraviglie. Il Signore stesso, dopo aver impresso in unsoudrion laspetto della sua stessa forma, mand (limmagine) che conserva la fisionomiadella sua forma umana per lintermediario Taddeo apostolo ad Abgar, toparca della citt degliEdesseni, e guar la sua malattia129.

    Lo stesso Giorgio il Monaco diceva degli iconoclasti: Essi combattono manifestamenteCristo, che prese uno splendido telo e asciug la sua divina figura sovranamente fulgida ebella; egli la mand al capo degli Edesseni, Abgar, che lo pregava con fede. Da quel tempo efino a oggi, grazie alla tradizione e allesortazione apostolica, in vista d i riconoscere e diricordarci ci che Cristo ha fatto e sofferto per noi, come raccontato nelle pagine sante delVangelo, noi facciamo delle immagini e le veneriamo con rispetto, a dispetto degli avversaridi Cristo130. Parole ancora tremendamente attuali, dopo dodici secoli.

    Verso il 726 Andrea di Creta, nella sua opera Sulla venerazione delle immagini, riferendosialla venerabile immagine di Nostro Signore Ges Cristo sopra un tessuto, afferma: Eraunimpronta della sua fisionomia corporale e non ha avuto bisogno della pittura a colori131.Nello stesso periodo S. Giovanni Damasceno elenca, fra le cose alle quali i fedeli prestanoculto, i lini sepolcrali di Cristo132. Contro liconoclastia, egli difese la legittimit delleimmagini riferendosi a quella di Edessa. Nel trattato Sulla fede ortodossasi legge: Lo stessoSignore applic un panno sul proprio viso divino e vivificante e vi impresse il suo aspetto.NelDiscorso sulle immaginiscrive che Ges prese il tessuto e lo pos sul proprio viso; vi siimpresse la sua stessa fisionomia133. interessante notare che mentre nel secondo testo iltermine che indica il telo rkos, quello comunemente usato per la stoffa in cui si impressalimmagine, nel primo testo imtion, che normalmente indica un mantello134.

    127 I. RAGUSA, The iconography of the Abgar cycle in Paris MS. Latin 2688 and its relationship to Byzantinecycles, in Miniatura 2 (1989), pp. 35-51; A. TOMEI, Il manoscritto lat. 2688 della Bibliothque Nationale de

    France: la Veronica a Roma, in Medioevo: immagine e racconto, Atti del Convegno internazionale di studi,Parma, 27-30 Settembre 2000, a cura di A.C. QUINTAVALLE, Electa, Milano 2003, pp. 398-406.128A.M. DUBARLE,Histoire ancienne du linceul de Turin, op. cit., pp. 80-81.129Ibid., p. 81.130Ibid., p. 90.131Ibid., p. 80.132P. SAVIO, Ricerche storiche sulla Santa Sindone, op. cit., pp. 72-73; A.M. DUBARLE, Histoire ancienne dulinceul de Turin, op. cit., pp. 133-134.133A.M. DUBARLE,Histoire ancienne du linceul de Turin, op. cit., p. 82.134M. GUSCIN, The Image of Edessa, op. cit., pp. 151-152.

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    Fig. 7Confronto fra limmagine frontale della Sindone, con il capo flesso unendo le due pieghe presentiallaltezza del collo (a sinistra), e lImagoPietatisdel santuario della SS. Piet di Cannobio (VB), XVsecolo (a destra).

    Giovanni di Gerusalemme, segretario di Teodoro, Patriarca di Antiochia, verso il 764compose un discorso in favore delle immagini sacre, per confutare il concilio iconoclasta

    tenuto a Hieria nel 754 su convocazione dellimperatore Costantino V Copronimo. Egliscriveva: Effettivamente Cristo stesso ha fatto unimmagine, quella che si dice non fatta damano duomo, e fino a oggi essa sussiste ed venerata e nessuno dice che essa sia un idolo frala gente sana di spirito. Perch se Dio avesse saputo che essa sarebbe stata unoccasione diidolatria, non lavrebbe lasciata sulla terra135.

    Il patriarca Niceforo I di Costantinopoli fra l814 e l820 nellAntirrheticusaffermava: SeCristo, sollecitato da un credente, ha impresso la sua fisionomia divina sopra un telo e lha

    135A.M. DUBARLE,Histoire ancienne du linceul de Turin, op. cit., pp. 82-83.

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    mandata, perch coloro che la rappresentano vengono biasimati?. E nel testo Contro gliIconomachiinsiste dicendo che bisogna interrogare Cristo stesso, che realizzando l per l laraffigurazione di se stesso in aspetto divino, la mand a chi laveva richiesta136. Nello stessoperiodo Teofane il Cronografo ricordava: Cristo non ha mandato lui stesso ad Abgar la suastessa immagine non fatta da mano duomo?137.

    Giorgio Sincello, che era stato segretario di Tarasio, patriarca di Costantinopoli (784-806),dopo la morte di questultimo scrisse nel suoRiassunto di cronografiache larrivo di Taddeoa Edessa e la guarigione del re Abgar avvennero nellanno 36 dellIncarnazione. Lapostoloillumin tutti gli abitanti con le sue parole e i suoi atti. Lintera citt lo venera fino a oggi;essi venerano anche la fisionomia del Signore non fatta da mano duomo138.

    In una lettera sinodale dell836, indirizzata allimperatore Teofilo dai Patriarchi dOrienteCristoforo di Alessandria, Giacobbe di Antiochia e Basilio di Gerusalemme, si legge: Lostesso Salvatore impresse limpronta della sua santa forma in un soudrion, la mand a uncerto Abgar, toparca della grande citt degli Edesseni, per mezzo di Taddeo, lapostolo dallinguaggio divino; egli asciug il divino sudore del suo volto e vi lasci tutti i suoi tratticaratteristici139.

    Per argomentare contro gli iconoclasti, S. Teodoro Studita (IX secolo) parla della Sindonenella quale il Cristo venne involto e adagiato nel sepolcro140e dellimmagine non fatta damano duomo che fu mandata ad Abgar: Perch la sua divina fisionomia ci fossechiaramente affidata, il nostro Salvatore che laveva rivestita, impresse la forma del suo stessoviso e lo raffigur toccando il tessuto con la sua stessa pelle141.

    La Leggenda di SantAlessio, composta a Costantinopoli nellVIII secolo, racconta che aEdessa si trovava limmagine non fatta da mano duomo della fisionomia del nostro maestro,il Signore Ges Cristo142; in questo testo, il panno su cui impressa limmagine vienechiamato sindn143. Anche nei Nouthesia Gerontos Ges imprime il suo volto in unasindn144.

    Alle peregrinazioni di S. Alessio a Roma si pu accostare il discorso di Papa Stefano III, ilquale nel 769 al Sinodo Lateranense interviene a favore della legittimit delluso delleimmagini sacre riferendosi a quella di Edessa, di cui aveva saputo grazie al racconto di fedeliprovenienti dalle regioni dellOriente145. Nel sermone si parla anche dellimmagine gloriosadel viso e di tutto lintero corpo di Ges su un telo146. Questa parte del testo, che pu essereuninterpolazione, certamente antecedente al 1130, spiega come avvenuta limpressione delcorpo di Ges: Distese tutto il suo corpo su una stoffa, bianca come la neve, sulla quale lagloriosa immagine del volto del Signore e la lunghezza di tutto il suo corpo furono cosdivinamente trasfigurati che era sufficiente, per coloro che non avevano potuto vedere il

    136A.M. DUBARLE,Histoire ancienne du linceul de Turin, op. cit., pp. 87-88.137Ibid., p. 86.138Ibid., p. 86.139Ibid., pp. 89-90.140P. SAVIO,Ricerche storiche sulla Santa Sindone, op. cit., p. 74.141A.M. DUBARLE,Histoire ancienne du linceul de Turin, op. cit., p. 89.142Ibid., p. 84.143I. WILSON,Discovering more of the Shrouds early history , 1st International Congress on the Holy Shroud inSpain, Valencia, April 28-30, 2012,pp. 1-32,a p. 7.144M. GUSCIN, The Image of Edessa, op. cit., p. 154.145A.M. DUBARLE,Histoire ancienne du linceul de Turin, op. cit., p. 85.146I. RAMELLI,DalMandilion di Edessa alla Sindone: alcune note sulle testimonianze antiche, op. cit., p. 179.

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    Signore di persona in carne e ossa, guardare la trasfigurazione prodotta sul panno147. Verso il1212 Gervasio di Tilbury riprender questo testo nella sua opera Otia imperialia148.

    Fig. 8 In alto: lepitafio di Stefan Uros II Milutin, re di Serbia fra il 1282 e il 1321, Museo della ChiesaOrtodossa Serba di Belgrado. Al centro: lo schizzo di G. Millet che riproduce laffresco, andato perduto, nellachiesa della Madre di Dio Sorgente di Vita, Messenia, Peloponneso, XII secolo. In basso: lepitafio delmonastero di Stavronikita al Monte Athos, XIV-XV secolo.

    Il Codice Vossianus Latinus Q 69 ff. 6r-6v, conservato nella Rijksuniversiteit di Leida(Paesi Bassi), un manoscritto del X secolo che si riferisce a un originale siriaco anterioreallVIII secolo, periodo in cui fu tradotto in latino dallarchiatra Smira. Vi si legge che nelrispondere alla lettera di Abgar, Ges scrive: Se desideri mirare il mio aspetto come

    147I. WILSON, The Shroud ofTurin. The burial cloth of Jesus Christ?, op. cit., p. 135.148A.M. DUBARLE,Histoire ancienne du linceul de Turin, op. cit., pp. 58-59.

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    Fig. 10 Lunzione del cadavere di Ges e la visita delle mirofore al sepolcro, Codice Pray, f. 28r,Biblioteca Nazionale, Budapest, 1192-1195 (a sinistra) e confronto fra limmagine frontale della Sindone(al centro) e il Cristo del Codice Pray (a destra).

    Un accenno allimmagine dellintero corpo stato fatto, verso il 1140, anche da OrdericoVitale. Nella sua Historia ecclesiasticanomina Abgar al quale il Signore Ges mand unalettera sacra e un lino prezioso col quale si asciug il sudore del volto e nel quale brilla

    limmagine dello stesso Salvatore, dipinta in modo meraviglioso, che offre agli sguardilaspetto e la statura del corpo del Signore150. Un autore musulmano, Massd, nel 944scrisse che a Edessa cera un telo che era servito per asciugare Ges di Nazareth, quandousc dalle acque del battesimo151.

    Limmagine di Edessa apparteneva alla Chiesa Ortodossa/Melchita. I Nestoriani ne fecerouna copia nel VI secolo e i Monofisiti/Giacobiti unaltra nellVIII secolo152. Secondo lostorico arabo giacobita Yahia ibn Giair, limmagine di Edessa era conservata piegata e postatra due tegole sotto laltare della Chiesa Grande di Edessa officiata dai Melchiti. Quandolimperatore bizantino Romano I Lecapeno volle entrare in possesso dellimmagine, fallite lerichieste per via diplomatica, invi lesercito sotto il comando del generale armeno GiovanniCurcuas. Al vescovo di Samosata, Abramio, che ricevette limmagine per incarico

    dellimperatore, furono mostrate anche le due copie dei Nestoriani e dei Monofisiti perverificare quale fosse lautentica153. Ma in realt tutte e tre le confessioni credevano dipossedere lunica autentica icona e pensavano che quelle delle altre due comunit fossero

    150A.M. DUBARLE,Histoire ancienne du linceul de Turin, op. cit., p. 57.151Ibid., p. 149.152G. ZANINOTTO,La Sindone/Mandylion nel silenzio di Costantinopoli(944-1242), op. cit., pp. 463-464.153E. VONDOBSCHTZ,Immagini di Cristo, op. cit., p. 123.

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    copie154. Una di queste immagini del volto di Cristo verr portata a Costantinopoli fra il 1163e il 1176155.

    La teca che conteneva la preziosa effigie consegnata ad Abramio giunse a Costantinopoli il15 agosto 944 circondata da unaccoglienza trionfale. Venne riposta per una primavenerazione nella chiesa di S. Maria delle Blacherne e il giorno successivo una solenne

    processione accompagn il trasporto della teca per le vie di Costantinopoli fino a S. Sofia. Diqui venne portata nelBukoleon(il palazzo imperiale) e collocata nella cappella di S. Maria delFaro insieme con le altre reliquie della Passione156. Levento fu ricordato con una festaliturgica nell'anniversario, il 16 agosto157. Alcuni inni composti per tale festa accennanoallimmagine, particolarmente venerata, alla quale si attribuisce unpotere taumaturgico158.

    C unaltra acquisizione in favore dellidentificazione dellimmagine di Edessa con laSindone: il Codice Vat. Gr. 511 ff. 143-150v., che risale al X secolo. In esso riportatalOrazione di Gregorio, arcidiacono e referendario della Grande Chiesa di Costantinopoli (S.Sofia). Dopo una scrupolosa elencazione dei colori impiegati per disegnare i volti delle icone,loratore afferma che limmagine non stata prodotta con coloriartificiali, in quanto solosplendore. Ed ecco come Gregorio spiega limpronta: Lo splendore - e ciascuno siaispirato da questa narrazione - stato impresso dalle sole gocce di sudore dellagonia sgorgatedal volto che origine di vita, stillate gi come gocce di sangue, come pure dal dito di Dio.Queste sono veramente le bellezze che hanno prodotto la colorazione dellimpronta di Cristo,la quale stata ulteriormente abbellita dalle gocce di sangue sgorgate dal suo stesso fianco.Ambedue sono piene di insegnamenti: sangue e acqua l, sudore e immagine qui. Qualesomiglianza dei fatti! Queste cose provengono dallUno e dal Medesimo. Sullimmagineedessena, quindi, non si vedeva solo il volto, ma anche il petto almeno sino allaltezza delcostato159.

    Questa interpretazione non condivisa da Guscin160; ma inaccettabile pensare, comefanno lo psichiatra Gaetano Ciccone e sua moglie Carmela Sturmann, che loratore si riferiscaa sangue proveniente dalla ferita del fianco di Ges spruzzato sulla raffigurazione delvolto161.

    A Costantinopoli deve essere stato aperto il reliquiario del Mandylione cos si capito cheesso non comprendeva solo il volto, ma tutto il corpo di Cristo con i segni della Passione. Iltelo tetrdiplon deve essere stato parzialmente aperto: solo cos si spiega la creazioneartistica, durante il XII secolo, dellaImago pietatis, che raffigura il Cristo morto in posizione

    154E. VONDOBSCHTZ,Immagini di Cristo, op. cit., p. 114.155A. DESREUMAUX,Histoire du roi Abgar et de Jsus, Brepols, Turnhout 1993, p. 168.156E. VONDOBSCHTZ,Immagini di Cristo, op. cit., p. 124.157G. GHARIB,La festa del Santo Mandylion nella Chiesa Bizantina, inLa Sindone e la Scienza, op. cit., pp. 31-

    50.158A.M. DUBARLE,Histoire ancienne du linceul de Turin, op. cit., pp. 73-74.159A.M. DUBARLE,LImage dEdesse dans lhomlie de Grgoire le Rfrendaire, inLidentification scientifiquede l'Homme du Linceul: Jsus de Nazareth, op. cit., pp. 51-56 ; G. ZANINOTTO, Orazione di Gregorio ilReferendario in occasione della traslazione a Costantinopoli dellimmagine Edessena nellanno 944, in LaSindone, indagini scientifiche, Atti del IV Congresso Nazionale di Studi sulla Sindone, Siracusa, 17-18 Ottobre1987, Ed. Paoline, Cinisello Balsamo (MI) 1988, pp. 344-352.160M. GUSCIN, The Image of Edessa, op. cit., pp. 208.161G. CICCONEC. STURMANNCICCONE, La Sindone svelata e i quaranta sudari , Casa Ed. Donnino, Livorno2006, p. 185.

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    eretta nella tomba162. Ne uno splendido esempio lImago pietatisdella basilica di S. Crocein Gerusalemme a Roma, che risale al XIV secolo163. Dello stesso periodo lImago pietatisdella basilica dei SS. Quattro Coronati a Roma164 (fig. 5). Interessante anche licona delMandylion insieme allImago pietatis (XVI secolo) conservata nel Museo Kolomenskoe aMosca (fig. 6). Oltre alle braccia incrociate davanti, in queste immagini Ges ha sempre il

    capo reclinato dal lato destro; Pfeiffer ha fatto notare che unendo le due pieghe, presentiallaltezza del collo, si ottiene una flessione della testa proprio da quella parte165(fig. 7).Nel XII secolo iniziano anche le raffigurazioni dellintero corpo di Ges su un lenzuolo. Il

    velo liturgico ardel rito bizantino viene ricamato con la figura del Cristo giacente 166. diquel periodo laffresco nella chiesa della Madre di Dio Sorgente di Vita a Messenia, nelPeloponneso, che il pi antico esempio di melisms(la fractio panis)167. Ai lati del telo sinotano le frange, che richiamano quelle presenti sulle antiche raffigurazioni del Mandylion.Dellaffresco, andato perduto, resta uno schizzo di G. Millet (fig. 8 al centro). Un altroesempio, sempre del XII secolo, sul reliquiario a smalto dellantica Collezione Stroganoff,oggi allErmitagedi San Pietroburgo. Questo tipo di raffigurazione sar poi presente sul veloliturgico bizantino chiamato EpitfiosThrnos (lamentazione funebre)168 e sulla Plaanica(Sudario), nellarte sacra russa169. Il riferimento alla Sindone evidente anche in un avoriobizantino (XII secolo) conservato al Victoria & AlbertMuseumdi Londra170.

    Un prezioso epitafio il velo di Stefan Uros II Milutin, re di Serbia fra il 1282 e il 1321,oggi nel Museo della Chiesa Ortodossa Serba di Belgrado171 (fig. 8 in alto). da notare losfondo stellato, che presente nella maggior parte degli epitafi. Molto significativi sono anchelepitafio di Tessalonica (XIV secolo) conservato nel Museo della Civilt Bizantina diSalonicco172e lepitafio (fig. 8 in basso) del monastero di Stavronikita al Monte Athos (XIV-XV secolo)173, entrambi con il tessuto della Sindone a spina di pesce che richiama il linosindonico originale.

    162H. PFEIFFER,La immagine della Sindone e quella della Veronica, in La Sindone, la Storia, la Scienza, Ed.Centrostampa, Lein (TO) 1986, pp. 41-51 e tavv. I-XII, a p. 48.163 D. SCAVONE, Greek Epitaphioi and other evidence for the Shroud in Constantinople up to 1204, inProceedings of the 1999 Shroud of Turin International Research Conference, Richmond, Virginia, June 1820,1999, Magisterium Press, Glen Allen, Virginia, USA 2000, pp. 196-211, a p. 199-200.164H. PFEIFFER,Le piaghe di Cristo nellarte e la Sindone , inLe icone di Cristo e la Sindone , op. cit., pp. 89-104,a p. 94.165 H. PFEIFFER,Le piaghe di Cristo nellarte e la Sindone, op. cit., a p. 92; H. PFEIFFER,La immagine dellaSindone e quella della Veronica, op. cit., tav. IX.166E. MORINI,Le sindoni ricamate. Simbologia e iconologia dei veli liturgici nel rito bizantino, in: Guardarela Sindone. Cinquecento anni di liturgia sindonica , a cura di G.M. ZACCONE e G. GHIBERTI, Effat Editrice,Cantalupa (TO) 2007, pp. 229-257, a p. 233.167Ibid., pp. 233-234.168M. THEOCHARIS, Epitafi della liturgia bizantina e la Sindone, inLe icone di Cristo e la Sindone, op. cit.,pp. 105-121, a pp. 106-108.169 P. CAZZOLA, Il Volto Santo e il Sudario di Cristo (Plaanica) nellarte sacra russa, in La Sindone e laScienza, op. cit., pp. 51-57; P. CAZZOLA, I Volti Santi e le Piet, inLe icone di Cristo e la Sindone, op. cit., pp.158-163.170I. WILSON,The Blood and the Shroud, The Free Press, New York 1998, p. 147.171I. WILSON,Icone ispirate alla Sindone, op. cit., p. 84.172M. THEOCHARIS, Epitafi della liturgia bizantina e la Sindone, op. cit., p. 117.173M. GUSCIN,La Sndone y la Imagen de Edesa. Investigaciones en los monasterios del Monte Athos (Grecia),op. cit., pp. 11-12.

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    Fig. 11Bibbia di Holkham, f. 32r, f. 32v e f. 33r, Biblioteca Britannica, Londra, XIV secolo.A sinistra: la crocifissione. Al centro: la copertura dei fianchi e il costato trafitto. A destra: la deposizione,

    Di grande interesse laffresco della chiesa di S. Pantaleimon a Nerezi, in Macedonia, cherisale al 1164: Ges raffigurato giacente su un largo lenzuolo che presenta disegnigeometrici simili a quelli che spesso accompagnano le riproduzioni dellimmagine diEdessa174 (fig. 9). Un altro motivo presente nelliconografia dellimmagine di Edessa unadecorazione floreale stilizzata; si pu osservare, ad esempio, nel Santo Volto (XIII secolo)conservato nella cattedrale di Laon, Francia. Un motivo simile si ritrova nel lenzuolo delladeposizione di Cristo del Salterio di Melisenda f. 9r (1131-1143), conservato nella BibliotecaBritannica di Londra.

    chiara lispirazione sindonica in una miniatura del Codice Pray della BibliotecaNazionale di Budapest (fig. 10) che risale al 1192-1195175. Nella scena superiore del folio 28r raffigurata lunzione di Cristo, deposto dalla croce su un lenzuolo: il corpo interamentenudo e le mani si incrociano a coprire il basso ventre. Non si vedono i pollici. Sulla fronte cun segno che ricorda lanalogo rivolo di sangue che si osserva sulla Sindone.

    Sono inconsistenti le obiezioni di Nicolotti: Il lenzuolo viene srotolato nel senso dellalarghezza; Luomo della Sindone incrocia le mani, non gli avambracci; Basta poi voltarepagina per vedere il Cristo risorto con tutte le dita; Sulla fronte di Ges, sopra locchiodestro, c un piccolo segno scuro che corrisponderebbe al rivolo di sangue che si vede sulvolto sindonico. Ma il segno appare come una macchia indistinta; E neppure fa specie, per isindonologi, che il corpo di Ges e il lenzuolo manchino delle ferite dei chiodi, dei flagelli edella lancia, che sulla Sindone sono resi cos evidenti dalle colature di sangue 176.Chiaramente lartista ha riportato, in modo stilizzato, i particolari che lo hanno colpito; n si

    pu pretendere che, nel raffigurare Cristo risorto, dovesse continuare a fargli tenere i polliciflessi.

    Nella scena inferiore si vede larrivo al sepolcro delle pie donne, le mirofore, alle qualilangelo mostra il lenzuolo vuoto. Secondo Nicolotti, invece, langelo indica con la mano un

    174I. WILSON,Holy Faces, Secret Places, Doubleday, London 1991, p. 152.175A.M. DUBARLE,Licona del Manoscritto Pray, inLe icone di Cristo e la Sindone, op. cit., pp. 181-188., ap. 181.176A. NICOLOTTI,I Templari e la Sindone, storia di un falso, Salerno Ed., Roma 2011, pp. 87-88.

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    sarcofago il cui coperchio stato rimosso e sovrapposto in diagonale, con sopra un pannosepolcrale177. Se cos fosse, sotto si dovrebbe scorgere la cavit del sepolcro vuoto; maNicolotti pensa che questo sarcofago abbia due pietre178.

    La parte di sopra del lenzuolo vuoto ha un disegno che imita il tessuto a spina di pescedella Sindone, mentre piccole croci rosse coprono la parte inferiore. Sotto il piede dellangelo

    si notano due tracce rosse serpeggianti che possono raffigurare due rivoli di sangue. Inentrambe le parti della stoffa si notano alcuni cerchietti, disposti nella stessa sequenza di ungruppo di quattro fori di bruciatura che sulla Sindone ripetuto quattro volte179. Questo dannodella reliquia certamente antecedente allincendio del 1532: infatti quei segni sono riportatisu una copia pittorica del 1516 conservata nella collegiata di S. Gommaire a Lierre inBelgio180.

    impressionante il richiamo alla Sindone in quattro miniature della Bibbia diHolkham181conservata nella Biblioteca Britannica di Londra, un manoscritto anglo-normanno realizzato aLondra nel XIV secolo. Nel folio 29v c la scena della flagellazione e i segni dei colpi sonoevidenti su tutto il corpo nudo. Nella scena del folio 32r c la crocifissione e i piedi sonoinchiodati in una posizione contorta. Ges in croce ancora nudo e nella scena del folio 32vla Madonna si toglie il velo per coprirgli i fianchi. Il sangue dal costato trafitto scendeabbondantemente lungo la lancia di Longino e nel folio 33r rappresentata la deposizione(Fig. 11). La raffigurazione di Ges nudo durante la flagellazione, con il corpo pieno di ferite,si trova anche su due salteri del IX secolo, il Salterio di Utrecht e il Salterio di Stoccarda182.

    Un altro dettaglio sindonico ha influenzato gli artisti per la rappresentazione dellacrocifissione. Sulla reliquia sembra di vedere una gamba pi corta dellaltra: la sinistra,rimasta pi flessa sulla croce per la sovrapposizione del piede sinistro sul destro e cos fissatadalla rigidit cadaverica. A partire dallVIII secolo, Ges non pi raffigurato rigido ederetto, ma con il capo flesso a destra e il corpo spostato da un lato, tanto da descrivere unmovimento, definito dagli studiosi come curva bizantina. Gli artisti, convinti per influssodella Sindone che Ges avesse una gamba pi corta, dovettero dare alle anche una curva perottenere che i piedi fossero inchiodati alla stessa altezza. Un esempio il crocifisso diCimabue (XIII secolo) conservato nella chiesa di S. Domenico ad Arezzo (Fig. 12).

    La tradizione del Cristo zoppo condiziona anche la raffigurazione di Ges Bambino,perch il Redentore viene ritenuto storpio fin dalla nascita. Molte icone della Madonna laraffigurano con il figlio fra le braccia e spesso i piedini sono rappresentati in modo diverso:normale luno, contorto e pi breve laltro183.

    La presenza della Sindone a Costantinopoli documentata da altre testimonianze scritte,risalenti per lo pi allXI-XII secolo. Verso il 1095 una lettera attribuita allimperatore Alessio I Comneno elenca, fra le reliquie custodite nella citt, i teli che furono trovati nel

    177A. NICOLOTTI,I Templari e la Sindone, storia di un falso, op. cit., p. 87.178Ibid., p. 88.179A.M. DUBARLE,Licona del Manoscritto Pray, op. cit., pp. 186-187.180L. FOSSATI, The Documentary Value of the Lier Shroud, inAcheiropoietos, non fait de main dhomme, op.cit., pp. 195-196.181 J.R. DEPOLD, How they will suffer pain: death and damnation in the Holkham Bible , Thesis, CaliforniaState University, Sacramento, USA 2009.182H. PFEIFFER,Le piaghe di Cristo nellarte e la Sindone, op. cit., a p.103.183P. CAZZOLAM.D. FUSINA, Tracce sindoniche nellarte bizantino-russa, inLa Sindone, Scienza e Fede, Attidel II Convegno Nazionale di Sindonologia, Bologna 27-29 Novembre 1981, CLUEB, Bologna 1983, pp. 129-135.

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    sepolcro dopo la Risurrezione184. Guglielmo di Tironarra che Manuele I Comneno nel 1171mostr ad Amalrico I, re di Gerusalemme, le reliquie della Passione, tra le quali cera laSindone. I lini sepolcrali di Ges a Costantinopoli sono nominati anche nel 1151-1154 daNicola Soemundarson, abate del monastero di Thyngeyr in Islanda185 e nel 1207 da NicoladOtranto186, abate del monastero di Casole, il quale probabilmente li vide poi ad Atene187.

    Fig. 12Il crocifisso di Cimabue della chiesa di S. Domenico, Arezzo, XIII secolo.

    Nicola Mesarite, custode delle reliquie conservate nella cappella di S. Maria del Faro, nel1201 dovette difenderle da un tentativo di saccheggio e lo fece ricordando ai sediziosi la

    santit del luogo, dove erano custoditi, fra laltro, il soudrion con i teli sepolcrali. Essi -sottolinea Mesarite - sanno ancora del profumo, sfidano la corruzione, perch hanno avvoltolineffabile morto, nudo e imbalsamato dopo la Passione. logico dedurre che nel

    184A.M. DUBARLE,Histoire ancienne du linceul de Turin, op. cit., p. 54.185Ibid., pp. 53-54.186P. SAVIO,Ricerche storiche sulla Santa Sindone, op. cit., pp. 119-120.187D. SCAVONE, The Shroud of Turin in Constantinople, the documentary evidence, in SindonN.S. 1 (1989), pp.113-128, a pp. 120-121.

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    menzionare il corpo nudo, Mesarite faccia riferimento allimmagine dellintero corpo delSalvatore su un lenzuolo188. Parlando ai rivoltosi, dopo aver enumerato dieci delle pipreziose reliquie, Mesarite prosegue: Ma io adesso metto davanti ai tuoi occhi il Legislatorefedelmente raffigurato su un asciugatoio e scolpito in una fragile argilla con tale arte deldisegno che si vede che questo non viene da mani umane189.

    Fig. 13Confronto fra il volto della Sindone (a sinistra), il volto di Templecombe, Inghilterra, XIII-XVsecolo (al centro), e il Santo Rostrodella cattedrale di Jan, Spagna, XIV secolo (a destra).

    Nel 1207 Mesarite fa un altro riferimento allimmagine di Ges su una stoffa nellelogio funebre di suo fratello Giovanni, dove afferma: Lindescrivibile, apparso simile agliuomini190, come noi descrivibile, essendo stato impresso in un prototipo sullasciugamani.Commenta il teologo A. M. Dubarle: Quel che notevole, che per lui limmaginemiracolosa il prototipo, il modello delle immagini fatte da mano duomo e la lorogiustificazione191.

    Nella sua opera La conqute de Constantinople, Robert de Clari, cronista della IV

    Crociata, scrisse delle meraviglie che si potevano vedere prima della caduta della citt (12aprile 1204) nelle mani dei Crociati Latini: tra queste cera una chiesa chiamata S. Mariadelle Blacherne, dove cera la Sindone (Sydoines) in cui Nostro Signore fu avvolto, che ognivenerd si elevava tutta diritta, cosicch fosse possibile vedere bene la figura di Nostro

    188A.M. DUBARLE,Histoire ancienne du linceul de Turin, op. cit., p. 39.189Ibid., p. 40.190Fil 2,7.191A.M. DUBARLE,Histoire ancienne du linceul de Turin, op. cit., pp. 41-42.

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    Signore. Nessuno, n Greco n Francese, seppe cosa avvenne di questa Sindone quando lacitt fu conquistata192.

    Secondo Nicolotti, il racconto di Robert de Clari poco credibile193. Egli non avrebbevisto la Sindone ma un velo di seta, davanti a unicona della Vergine, che si sarebbe sollevatomiracolosamente ogni venerd. Invece il crociato diventa credibile quando fra le reliquie di S.

    Maria del Faro nomina una tegola e una tela: Lautore sta chiaramente parlando del Mandilioe della santa tegola, commenta Nicolotti194. E non accetta lipotesi che quel Mandylion possaessere una copia, mentre loriginale possa essere stato aperto, riconosciuto come Sindone evenerato a S. Maria delle Blacherne195.

    Tre sono le principali obiezioni formulateper negare lidentificazione della Sindone con ilMandylion di Edessa: 1) Robert de Clari nel 1204 vide il Mandylion nella Cappella del Faro euna Sydoinesnella chiesa delle Blachernae, che si trovava dalla parte opposta della citt196. 2)Durante il saccheggio del 1204 scompare la Sindone, ma non il Mandylion; questo verrspedito solo successivamente a San Luigi, re di Francia, insieme ad altre reliquie e rester aParigi fino a quando verr distrutto durante la Rivoluzione Francese197. 3) Se il Mandylionfosse la Sindone piegata in modo da mostrare solo il volto, la parte esposta sarebbe piscura198.

    In realt, per, le obiezioni non sono risolutive, perch il Mandylion a Edessa non eraesposto alla luce ma tenuto chiuso in un reliquiario e quello che Robert de Clari vede al Faro il solo reliquiario, che in quel momento poteva essere vuoto, in quanto la Sindone era espostaalle Blacherne. Questo reliquiario verr spedito a Parigi con altre reliquie199. E fra questepoteva esserci uno degli altri due Mandylion di Edessa.

    Il filologo Carlo Maria Mazzucchi ritiene che la scoperta della vera natura del Mandylioneil trasferimento a S. Maria delle Blacherne possa essere avvenuto tre il 1201 e il 1203, anni frai pi convulsi della storia di Bisanzio. da ricordare che quando arriv a Costantinopoli,come gi detto, limmagine di Edessa fu portata prima a S. Maria delle Blacherne e poicollocata nella cappella di S. Maria del Faro; quindi uno spostamento fra le due chiese non inverosimile. Inoltre verso il 1100 lo storico bizantino Giorgio Cedreno scriveva chenellinverno 1036-1037 il Mandylionfu portato in processione a piedi dal palazzo imperialefino a S. Maria delle Blacherne per impetrare la fine di una lunga siccit200.

    192P. SAVIO, Ricerche storiche sulla Santa Sindone, op. cit., pp. 190-191; P. SAVIO,Le impronte di Ges nellaSanta Sindone, in Sindon9 (1965), pp. 12-23.193A. NICOLOTTI,I Templari e la Sindone, storia di un falso, op. cit., p. 17.194A. NICOLOTTI, Dal Mandylion di Edessa alla Sindone di Torino. Metamorfosi di una leggenda, op. cit., pp.119-120.195D. SCAVONE,Documenting the Shrouds missing years, in Proceedings of the International Workshop on the

    Scientific approach to the Acheiropoietos Images, op. cit., pp. 87-94, a p. 88.196A. NICOLOTTI, Una reliquia costantinopolitana dei panni sepolcrali di Ges secondo la Cronacadel crociatoRobert de Clari, inMedioevo greco 11 (2011), pp. 151-196,a p. 162.197A. NICOLOTTI, Forme e vicende del Mandilio di Edessa secondo alcune moderne interpretazioni, op. cit., pp.302-307.198Ibid., p. 290.199C. BARTA, What the Shroud is and it is not, 1stInternational Congress on the Holy Shroud in Spain, Valencia,April 28-30, 2012,pp. 1-20,a pp. 7-9.200C.M. MAZZUCCHI, La testimonianza pi antica dellesistenza di una sindone a Costantinopoli, inAevum57(1983), pp. 227-231, a p. 230.

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    Fig. 14 Confronto fra il volto della Sindone, positivo fotografico (a sinistra) e negativo fotografico (adestra), e licona del Santo Mandylion, Galleria Tretyakov, Mosca, XIV secolo (al centro).

    La Sindone vista da Robert de Clari, comunque, nel 1204 scompare da Costantinopoli.Probabilmente fu Othon de La Roche, Duca Latino di Atene, che era stato uno deiprotagonisti della IV crociata, a portare in Francia il venerato lenzuolo. Verso la met del1300 la Sindone apparve a Lirey, in Francia, in possesso di Geoffroy de Charny, la cui

    moglie, Jeanne de Vergy, era discendente di Othon de la Roche201

    . Inoltre Geoffroy deCharny era omonimo, e probabilmente parente, di un Templare che fin sul rogo nel 1314 202.Secondo Wilson, la reliquia potrebbe essere stata custodita e venerata per un periodo daiCavalieri Templari203. La teoria stata ripresa dalla storica Barbara Frale204e contestata daNicolotti205.

    Durante la Seconda Guerra Mondiale, uninteressante raffigurazione stata ritrovata su unpannello di legno di quercia a Templecombe, in Inghilterra. La localit deve il suo nome alfatto che dal 1185 fino allinizio del XIV secolo fu il sito di una Precettoria Templare206. Sulpannello appare un volto barbuto, dai contorni sfumati. Non ci sono dubbi che raffiguri Ges:basta confron