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Marina Volonté LA CERAMICA DECORATA A RILIEVO DA AQUILEIA NEL QUADRO DELLE PRODUZIONI DELL'ITALIA SETTENTRIONALE Gli studi sulle produzioni ceramiche italosettentrionali di età pro- toimperiale hanno sviluppato, negli ultimi due decenni, una serie di conoscenze e riflessioni critiche aventi come risultato la definizione di un quadro produttivo e commerciale che le più recenti acquisizioni non nno che precisare nei dettagli, conrmandone le grandi linee. Mi riferisco qui in particolare alle produzioni ceramiche con decorazione a rilievo ottenuta mediante lavorazione a matrice, note con i nomi di Acoware e Sariusschale. In via generale, credo sia importante sottolineare da subito come tra le due classi, spesso trattate separatamente, collegate talora con la ceramica a pareti sottili, talora con la terra sigillata, stiano emergendo sempre maggiori affinità nella genesi e nelle nti d'ispirazione: mi riferisco in particolare alla recente nuova interpretazione ' delle sei coppette di Altino, già catalogate come Sariusschale, che la Lavizzari 2 ha invece definito "il concreto trait-d'union fra la ceramica di bbri- cazione orientale e quella prodotta in Italia Settentrionale tra la tarda repubblica e il primo impero". Queste coppe, intti, per la forma più schiacciata, simile alla Marabini XXV delle pareti sottili, e per alcune incongruenze fonnali, come il piccolo piede che copre in parte la deco- razione della vasca, hanno tutto l'aspetto di un prodotto in evoluzione tra le coppe megaresi, di cui ripetono puntualmente i motivi ornamen- tali, e le cosiddette "coppe ad orlo alto" tipiche della ceramica tipo Sarius. Esemplari simili sono attestati anche in altri siti dell'Italia Settentrionale: uno, sostanzialmente inedito, proviene dai recenti scavi nel vicus di Bedriacum nell'odierna Calvatone, ove sono stati rinvenu- ti anche frammenti, sia pur rari, di ceramica megarese 3 Questa lettu- ra avvicina quindi tra loro le produzioni di Aco e Sarius 4 sia dal punto di vista cronologico (origine nella primissima età augustea e non, come LAVIZZARI PEDRAZZINI 2003. LAVIZZARI PEDRAZZINI 2003, p. 207. PuPPo 1995, p. 149, n. X2; VoLONTE 1997. Sull'argomento si veda da ultimo LAv1zzAR1 PEDRAZZ1N1 2004, pp. 208-211. 563

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Marina Volonté

LA CERAMICA DECORATA A RILIEVO DA AQUILEIA NEL QUADRO DELLE PRODUZIONI DELL'ITALIA SETTENTRIONALE

Gli studi sulle produzioni ceramiche italosettentrionali di età pro­toimperiale hanno sviluppato, negli ultimi due decenni, una serie di conoscenze e riflessioni critiche aventi come risultato la definizione di un quadro produttivo e commerciale che le più recenti acquisizioni non fanno che precisare nei dettagli, confermandone le grandi linee.

Mi riferisco qui in particolare alle produzioni ceramiche con decorazione a rilievo ottenuta mediante lavorazione a matrice, note con i nomi di Acoware e Sariusschale.

In via generale, credo sia importante sottolineare da subito come tra le due classi, spesso trattate separatamente, collegate talora con la ceramica a pareti sottili, talora con la terra sigillata, stiano emergendo sempre maggiori affinità nella genesi e nelle fonti d'ispirazione: mi riferisco in particolare alla recente nuova interpretazione ' delle sei coppette di Altino, già catalogate come Sariusschale, che la Lavizzari 2

ha invece definito "il concreto trait-d'union fra la ceramica di fabbri­cazione orientale e quella prodotta in Italia Settentrionale tra la tarda repubblica e il primo impero". Queste coppe, infatti, per la forma più schiacciata, simile alla Marabini XXV delle pareti sottili, e per alcune incongruenze fonnali, come il piccolo piede che copre in parte la deco­razione della vasca, hanno tutto l'aspetto di un prodotto in evoluzione tra le coppe megaresi, di cui ripetono puntualmente i motivi ornamen­tali, e le cosiddette "coppe ad orlo alto" tipiche della ceramica tipo Sarius. Esemplari simili sono attestati anche in altri siti dell'Italia Settentrionale: uno, sostanzialmente inedito, proviene dai recenti scavi nel vicus di Bedriacum nell'odierna Calvatone, ove sono stati rinvenu­ti anche frammenti, sia pur rari, di ceramica megarese 3

• Questa lettu­ra avvicina quindi tra loro le produzioni di Aco e Sarius 4 sia dal punto di vista cronologico ( origine nella primissima età augustea e non, come

LAVIZZARI PEDRAZZINI 2003. LAVIZZARI PEDRAZZINI 2003, p. 207. PuPPo 1995, p. 149, n. X2; VoLONTE 1997. Sull'argomento si veda da ultimo LAv1zzAR1 PEDRAZZ1N1 2004, pp. 208-211.

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MARINA VOLONTÉ

si credeva, in epoca augusteo-tiberiana) sia da quello dei modelli (medesima discendenza, per la decorazione, dalla ceramica ellenistica orientale 5, senza la mediazione della produzione centroitalica). Questo processo avviene nel territorio della X Regio, dove, ricordo per inciso, è documentata o fortemente indiziata l'ubicazione di alcune delle offi­cine di Aco e dei suoi libe1ti (in territorio veneto), quella di Norbanus (a Cremona), quella di Clemens (ad Aquileia), di cui si dirà più sotto.

È opportuno richiamare, in questa sede, i più significativi esem­plari editi di Acobecher e Sariusschale rinvenuti ad Aquileia. Il nucleo principale, ma purtroppo per lo più privo di contesto, di questo abbon­dante materiale si trova al Museo ed è stato pubblicato da Franca Maselli Scotti 6; a questo si aggiungono alcuni ritrovamenti più fram­mentari.

Cominciando dalla ceramica tipo Aco, da Aquileia provengono più esemplari ascritti alla produzione di Aco Acastus, il più interessan­

Fig. 1. Coppa di Aco Acastus da Aquileia (da Tesori della Postumia 1998, cat. IV.42).

te forse tra i lavoranti delle officine di Aco (ricordiamo per inciso le incertezze sul suo status, indotte dall'alternarsi delle firme Aco Acastus e Acastus Aco), cui si devono tra l'altro i noti bicchieri con iscrizioni, definiti "una sorta di pocula deorum della cera­mica a rilievo nord-italica" 7

Notevolissima è anche la coppetta biansata da Aquileia 8

( fig. 1 ), che, sotto un giro a cordicella, mostra "una gran­de figura di Priapo con cap­puccio e corto mantello, stan­te su un capitello ionico", alternata ad una palmetta

Sull'influsso ellenistico nella ceramica romana norditalica, si veda LAv1zzAR1 PEDRAZZINI 2000.

MAsELLI Sco-r-r1 1972; MAsELLI Scorri I 973. Alcuni di questi esemplari erano già stati resi noti dal Brusin: BRus1N 1929, passim.

7 LAv1zzAR1 PEDRAzz1N1 1987, pp. 53-55; inoltre LAv1zzAR1 PEDRAzz1N1 1997, pp. 240-241.

MASELLJ Scon1 1973, c. 173, fig. 4; MAsELLJ ScoTTI 1984, p. 63; LAv1zzAR1 PrnRAzz1N1 1986, cc. 688-689; LAv1zzAR1 PrnRAZZ1N1 1987, pp. 53 e I 04, n. 13 ( da cui è ripresa la descrizione del motivo figurato); Tesori della Postumia 1998, p. 388, n. IV.42.

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LA CERAMICA DECORATA A RILIEVO

allungata con foglie ripiegate, nascenti da un cespo, con ai lati due steli con rosette. La particolarità di questo vaso risiede non tanto nella fonna della coppetta (corrispondente a Lavizzari 6a), certamente meno diffusa del bicchiere ma comunque ben nota, ma nelle dimensioni della figura umana, che occupa i due terzi della superficie decorata.

Altri due esemplari, frammentari, sono da attribuirsi al medesimo vasaio, anche se mancanti di una parte della firma.

Sul primo 9, si ritrova una figura di dimensioni notevoli, in questo caso una suonatrice di lira; la firma è collocata tra il giro a meandro superiore e la figura femminile.

Sul secondo frammento 10, decorato ad arcate con strane colonne dal grosso capitello corinzio sovrapposto a quello ionico, è evidente il punctum distinguens dopo la O di ACO.

Ad Antiochus, la cui officina è stata ubicata a Faenza, è invece attribuito il frammento, anch'esso conservante solo parzialmente la firma, decorato a kommaregen sovrastato da un tralcio di foglie molto stilizzate; a sinistra delle lettere della firma parziale C. ACO, si con­serva un motivo a corna d'ariete su quattro tratti orizzontali 11

• Le ra­gioni dell'attribuzione stanno nella presenza caratteristica del punctum distinguens all'interno della C e nell'analogia stilistica con pezzi fir­mati nella resa delle corna d'ariete e del tralcio.

Un frammento firmato [B]VCCIO [N]ORBANI segnalato ad Aquileia fa parte in realtà della collezione Zandonati del Museo di Storia ed A1ie di Trieste 12

È stato identificato dalla Lavizzari 13 con C. Aco Cl. Aescinus, in una fase precedente la manumissione, il vasaio che firma con la sem­plice marca AESCINVS la coppetta da Aquileia con amazzonomachia (fig. 2). Se ciò corrisponde a realtà, siamo in presenza di una delle tante prove della vicinanza tra le produzioni tipo Aco e tipo Sarius: la forma è, infatti, quella tipica della Sariusschale, con alto orlo e ansette a nastro; riprenderemo tra breve il discorso su questo "scambio" di forme a proposito della produzione di Clemens.

La coppa di Aescinus 14, con rivestimento rosso, sotto un giro a

trattini duplici alterna il motivo dell'amazzonomachia con un busto

tav. 9,3. 10

MASELLI ScoTTI 1973, c.172, fig. 2; LAv1zzAR1 PEDRAZZ1N1 1987, p. 107, n. 25,

MAsELLI ScoTT1 1973, c.172, fig. 3; LAv1zzAR1 PEDRAzz1N1 1987, p. I 06, n. 23, tav. 9,7.

" MASELLI ScoTT1 1973, c.171, fig. I; LAv1zzAR1 PEDRAZZ1N1 1987, p. 112, n. 11,tav. 12,11.

12 MASELLI SCOTTI 1984, p. 63. 13 LAv1zzAR1 PEDRAzz1N1 1987, p. 113, n. 4, tav. 13,l. 14 MASELLI ScoTTI 1972, cc. 5-6, fig. I, con bibliografia precedente.

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Fig. 2. Coppa di Aescinus da Aqui­leia ( da ScoTT1 MASELLI 1972, fig. 1 ).

virile fuoriu­scente da un trofeo vegetale.

A t t e s t a ­zioni più nu­merose trova ad Aquileia la ceramica tipo

Sarius, presente anche tra i materiali dei recenti scavi nel Foro 15, molto

ben documentata in tutto il territorio friulano 16• Anche in questo caso

i pezzi più completi sono quelli del Museo, pubblicati da Franca Maselli Scotti nel 1972. Oltre al vaso di Aescinus appena visto, la studiosa pre­sentò in quella sede diversi esemplari firmati. Si tratta di un grosso frammen­to 17 (fig. 3) firmato da A. Terentius, con decorazione vegetale e, sotto l'ansa, una figurina femminile con la gamba sini­stra flessa reggente un oggetto nella mano destra.

Reca la firma SIPA una coppetta 18,

mutila delle anse, con giro di chiusura superiore a ovuli e sagittae e, sotto, fiori e foglie alternati. Altro vasaio attestato è

15 Scavi ad Aquileia 1991, p. 103, tav. 11.

Fig. 3. Coppa di Terentius da Aquileia (da ScoTT1 MAsELLI 1972, fig. 2).

'" Si vedano ad esempio MASELLI ScoTT1 1974-75; MAsELLI Scorri 1977a; MASELLI SCOTTI 1980; FASANO 1988.

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17 MASELLI SCOTTI 1972, cc. 6-7' fig. 2. 18 MASELLI S OTTI 1972, C. 7, fig. 3.

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LA CERAMICA DECORATA A RILIEVO

Hilarus, di cui si conserva un frammento anch'esso a decorazione fito­morfa 19

La produzione maggiormente attestata è tuttavia quella di Clemens. Ad Aquileia sono stati trovati diversi frammenti conser­vanti parzialmente la firma di questo vasaio 20

, noto come produtto­re di Sariusschale la cui carta di rinvenimento spazia dal Piemonte, al Lorenzberg, al territorio friulano fino alla costa nordadriatica orientale 21

• L'abbondanza delle attestazioni ha permesso di rico­noscerne il repe1iorio decorativo 22

, con alcuni veri e propri "moti­vi firma", come la coroncina di punti o piccoli petali (probabilmen­te una margherita), alcuni tipi di rosetta, in particolare quella "di tipo stellare a sei o sette petali con bottone centrale rilevato" e quella "a cinque petali cuoriformi leggennente arricciati", i motivi definiti dalla Lavizzari "a fiamma" e "a piuma" e quello a "cespo di foglie for­temente piegate verso destra come se fossero agitate dal vento". Il nome Clemens, chiaramente di origine latina, è considerato abbastanza fre­quente in Veneto; non si conoscono nomi di suoi eventuali lavoranti.

Oltre a quella di Sariusschale, a Clemens si deve la produzione di bicchieri tipologicamente affini agli Acobecher, contraddistinti da uno spesso rivestimento di colore rosso, che spesso arriva quasi ad "affo­gare" la decorazione a rilievo.

Una notevole quantità di questi bicchieri, circa trenta-quaranta, tra cui quattordici firmati, è stata trovata ad Abano, nel deposito di ceramica rinvenuto nel 1951 presso la sorgente calda del Montirone 23

Il deposito, ricordiamo, è composto nella sua totalità da vasellame di uso potorio, con un centinaio di bicchieri, dodici rhytà invetriati e alcu­ni frammenti di ceramica a pareti sottili e comune. Tra i bicchieri, sono presenti, oltre a quelli firmati da Clemens o a lui attribuiti, nove pezzi dalle officine di Aco, tre da quella di Norbanus, uno da quella di Gavius.

Proprio il confronto col ricco repertorio aponense ha indotto la Lavizzari a riconoscere in un bicchiere verniciato di Aquileia 24

, con

1980.

19 MASELLI SCOTTI 1972, cc. 7-8, fig. 4. 20 MASELLI ScoTT1 1972, cc. 8-9, fig. 5; c. 12, fig. 10; cc. 12-14, fig. Il; NovAK

" LAv1zzAR1 PEoRAzz1N1 1989, con bibliografia precedente.22 LAv1zzAR1 PEDRAzz1N1 1995a, pp. 114-118, tav. a p. 140. 23 Il materiale del deposito del Montirone è studiato nel suo complesso in

LAv1zzAR1 PEDRAzz1N1 1995a, ove la bibliografia precedente. 24 MAsELu ScoTT1 1973, c. 176, fig. 7; l'attribuzione del pezzo all'officina di

Clemens e le conseguenti deduzioni sull'ubicazione di quest'ultima sono in LAv1zzAR1 PEDRAZZINI 1989.

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evidenti difetti di lavorazione (fig. 4), un possibile indizio dell'ubicazione nel sito, o nelle sue vicinanze, dell' offi­cina di Clemens. Questa, spe­cializzata nella produzione di terra sigillata decorata, si cimentò, verosimilmente su precisa richiesta della com­mittenza cui necessitava vasellame potorio per uso ter­male, nella realizzazione di bicchieri e, forse, anche di quei rhytà invetriati 25

, confi­gurati a testa di antilope o di cavallo, che mostrano una certa inesperienza nell'adatta- Fig. 4. Bicchiere di Clemens da Aquileia mento alla forma della deco- (da ScoTT1 MAsELu 1973, fig. 7). razione a rilievo. Potrebbe essersi trattato pertanto di un esperimento, che, stando ai ritrovamenti, non dovette aver seguito nella produzione di Clemens.

Oltre che quest'officina, la Lavizzari è propensa a localizzare ad Aquileia o nel suo ager anche altre fabbriche, come quella di Terentius, noto produttore di terra sigillata che firma la coppa sopra considerata da Aquileia e un'altra da Verona; inoltre (cito direttamente le parole della studiosa) se "non si conosce a tutt'oggi l'ubicazione delle botte­ghe venete di Acobecher, mi sembra però non troppo imprudente pen­sare alla zona di Aquileia" 26

• Tale proposta corregge in parte l'imma­gine della città come centro prevalentemente commerciale, di diffusio­ne e smistamento più che di produzione ceramica. La corregge solo in parte, perché comunque ad Aquileia e nel suo territorio è documentata la produzione di anfore e ceramica comune 27

• Resta in ogni caso fuori discussione il ruolo di Aquileia "cerniera nel complesso sistema di scambi pianura padana - province nordorientali imperniato sulle vie fluviali, marittime e lagunari e gli itinerari terrestri verso il Norico e la Pannonia" 28

• La funzione di snodo commerciale di Aquileia, più volte

25 LAv1zzAR1 PEoRAzz1N1 1993; LAv1zzAR1 PEDRAzz1N1 1995a, pp. 118-124; Tesori

della Postumia 1998, pp. 359-360 e schede IV.31-36. 26 LAVIZZARI PEDRAZZINI 1995b, p. 406.

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27 MAsELLI ScoTTI 1987, pp. 434, 437-444. " SENA CHIESA 1985, p. 21.

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LA CERAMICA DECORATA A RILIEVO

sottolineata da Franca Maselli Scotti 29, appare evidente dalla distribu­

zione di manufatti di produzione norditalica, e la ceramica tipo Aco e Sarius ne costituisce un esempio illuminante, sia lungo le coste adria­tiche che nelle province transalpine. Si ricordino almeno le numerosis­sime attestazioni della produzione di Norbanus nel sito del Magdalensberg 30 e la capillare distribuzione della Sariusschale in Istria e Dalmazia. Particolarmente interessante è proprio il quadro distributivo di queste ceramiche sulle coste orientali dell'Alto Adriatico 31

• Se la ceramica tipo Aco è documentata in più siti, tra cui Emana, Jezerine, Sebenico, Stramare, la Sariusschale trova invece attestazioni sempre a Stramare (Surus), Pola (L. Vegetus), Capodistria (Sarius); la firma di L. Sarius Surus, oltre a quella di Serius, compare anche sulla costa occidentale, a Iulia Concordia. Ma è nell'ambito di due necropoli nei pressi di Sebenico che è stato rinvenuto il numero maggiore di esemplari: sono state identificate infatti circa 130 coppe tipo Sarius, la maggior parte delle quali, sostiene il Brusié che le pub­blica 32

, firmate da Clemens. Anche l'epigrafia ci aiuta a definire i contorni di questi flussi

commerciali. Al VII incontro franco-italiano sull'epigrafia del mondo romano,

Franca Maselli Scotti 33 rendeva nota l'iscrizione incisa su una stele in calcare, trovata alla Colombara nel 1991, che conservava nella parte superiore parte di un busto maschile entro nicchia. Il sepolcro fu fatto costruire dal liberto C. Licinius Andero al patrono C. Licinius C. l. Pilo­musus, mercator transalpinus. La datazione proposta, per ragioni tipo­logiche, paleografiche e linguistiche, è il terzo quarto del I secolo a.C.

Molto più tardi, nel pieno II secolo d.C., si data l'iscrizione fu­neraria del Museo di Antichità di Torino 34

, relativa al mercante L. Tettienus Vitalis, "natus Aquileie", "edocatus Iulia Emana", cheebbe la sua dimora eterna ad Augusta Taurinorum e fece fortuna, comemostra l'accostamento recentemente proposto di un nuovo frammen­to 35

, nel territorio tra il Po e la Sava.Dobbiamo pensare ad un flusso di merci e di uomini nelle due

direzioni, da ovest verso est e da est verso ovest. Per questo secondo

29 A proposito della ceramica, si veda il quadro complessivo tratteggiato m MAsELLJ ScoTT1 1984; inoltre, le considerazioni in MASELLJ ScoTTI 1987, p. 444.

30 ScH1NDLER-KAuoELKA 1980; Sc1-11NDLER-KAuDELKA 2000. 31 MASELLJ ScoTT1 1977b; MAsELLJ Scon1 1980; PLESNICAR-GEc 1992. 32 BRus1é 1977 _ 33 MASELLI SCOTTI 1994. 34 BARGNEs1 1999, con bibliografia precedente. 35 GABUCCI, MENNELLA, PEJRANI BARICCO 2000; GABUCCI, MENNELLA 2003.

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itinerario appare significativa l'attestazione di Clemens propno a Torino.

Allo stesso Clemens è da attribuirsi il frammento di coppa rinve­nuto nello scavo del vicus di Bedriacum, della cui decorazione resta una figura di cinghiale rivolta verso sinistra, sotto al motivo caratteri­stico della coroncina di punti; ancora sotto, l'iniziale del nome del vasaio. Gli studi sul materiale rinvenuto in questo abitato, posto all'in­crocio della via Postumia coll'antico corso del fiume Oglio, mostrano del resto in maniera inequivocabile, per tutte le classi considerate, un rapporto privilegiato con l'area nordadriatica. Il frammento in oggetto mostra stringenti analogie con un esemplare di Adria, da necropoli, dove il cinghiale compare tra due coroncine di punti, mentre manca la rosetta all'altezza del dorso.

A questo proposito mi sembra importante segnalare che materia­le di grande rilevanza per lo studio della distribuzione della ceramica tipo Sarius, e anche proprio per la produzione di Clemens, nella parte orientale della Venetia, è stato rinvenuto nello scavo dell'Università di Verona a Villadose (RO), loc. Ca' Motte 36

Chiari contatti con Aquileia mostra anche un esemplare milanese, ancora di Sariusschale. Si tratta di una coppetta, parzialmente rico­struibile, rinvenuta nello scavo di piazza Erculea nel 1992, presentata al convegno "Milano tra l'età repubblicana e l'età augustea" nel 1999 37

• La coppa (fig. 5), della forma consueta, presenta una decora­zione figurata con uccello palustre tra due spighe, che trova riscontro su una coppa da Aquileia e su un frammento da Pavia di Udine.

Sul pezzo aquileiese 38 (fig. 6) l'uccello palustre è posizionato in cima ad una foglia frastagliata che si diparte da un cespo d'acanto, mentre, ai lati, lunghi steli con foglie terminano con un fiore trilobato.

Il frammentino di Pavia di Udine 39 conserva soltanto la paite supe­riore del volatile, che appare alternato a festoni con foglie di palma.

Il motivo della spiga si ritrova invece su un altro minuto fram­mento, dalla località Ponte dei Romani nei pressi di Azzano Decimo; ai lati della spiga sono leggibili rispettivamente le lettere A ed R, inte­grabili come [S]AR[IVS] o forse [HIL]AR[VS] 40

In conclusione, non vorrei tornare su questioni riguardanti le direttrici di smistamento della ceramica, come di altri beni documen-

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36 PISANO 2003. 37

SENA CHIESA 2000, p. 43, fig. 20; P1SANO 2000, figg. 11-12. 38 MAsELLI ScoTT1 1972, cc. 10-11, fig. 8. 39

FAsANO 1988, c. 86, tav. 1, fig. IO. ,o

MASELLI SCOTTI 1974-75, C. 494, fig. 7.

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LA CERAMICA DECORATA A RILIEVO

Fig. 5. Coppa con uccello palustre da Milano, piazza Erculea (da SENA CH1EsA 2000, fig. 20).

tati archeologicamente: la posizione di Aquileia al centro di un com­plesso sistema di vie terrestri, marittime ed endolagunari è argomento ben noto e più volte autorevolmente richiamato anche a proposito del materiale qui ripresentato.

Potrebbe invece essere interessante soffermarsi sui problemi della produzione ceramica, in particolare quella fine, nell'Italia settentriona­le romana, in particolare tra l'età repubblicana e il primo impero.

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Fig. 6. Coppa con uccel­lo palustre da Aquileia (da ScoTT1 MASELLI

1972, fig. 8).

Emerge con eviden­za un'impronta "re­gionale" che attinge a contatti ben assi­milati con la produ­zione ellenistica orientale, indipen­dentemente dall'ap­porto centroitalico.

Per quanto riguarda la terra sigillata, è stata già messa a fuoco l'irrile­vanza percentuale, nell'area padana, di ceramica aretina decorata 41

,

che non può quindi essere considerata un "modello". Mi sembra non superfluo sottolineare ancora una volta come questa vivacità produtti­va si collochi entro aree di romanizzazione precoce, in cui le colonie più antiche giocano un ruolo fondamentale. Ciò sembra valere, con tutta la prudenza del caso, per Aquileia, come vale per Rimini, Piacenza e Cremona. A proposito di quest'ultima, non mi sembra moti­vato il dubbio, pure espresso 42

, sull'ubicazione in città dell'officina diNorbanus, tanto più se si considera che la produzione fittile è ben documentata da una serie di ritrovamenti locali, a cui si aggiungono ora quelli, ancora in studio, dell'area a destinazione residenziale e arti­gianale di Piazza Marconi.

Rispetto all 'Acoware, la distribuzione delle officine di ceramica tipo Sarius appare meno definita ed anche più frammentata (sempre in area centropadana, ricordo la segnalazione di una significativa con­centrazione di ritrovamenti nel Basso Mantovano 43). In entrambi i casi,tuttavia, appare evidente come il centro propulsore della produzione sia da collocarsi nella Venetia orientale e nelle aree ad essa limitrofe.

41 LAVIZZARI PEDRAZZINI 2000. 42 OLcEsE 1998, p. 16; si vedano in proposito le osservazioni di MAssEROu,

VoLONTE 2000. 43 V 0L0NTÉ 2001.

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LA CERAMICA DECORATA A RILIEVO

BIBLIOGRAFIA

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