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Maria e i sette doni dello Spirito Santo

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Mariae i sette doni dello

Spirito Santo

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Salutando la Vergine Maria, l’angelo dice: «Ave, piena di grazia», per accattivarsi subito la «benevolenza, la docilità e l’attenzione» della Vergine, secondo le tre parole impiegate nel formulare il saluto. Tale saluto, pur nella sua brevità, risulta tuttavia utile perché ci insegna come va salutata la Vergine; pur nella sua stringatezza risulta tuttavia ricco di contenuto. Non a caso l’arcangelo Gabriele, salutandola, chiama la Vergine «piena di grazia»: infatti la Vergine Maria beneficò di una settiforme pienezza di grazia.

(Sermone sull’Annunciazione)

Scrive San Bonaventura di Bagnoregio

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Fu piena di grazia santificante che la purificò dalla bruttura della colpa, dalla quale fu appunto liberata in virtù della grazia, così che di lei si può dire con l’Ecclesiastico: «È grazia su grazia la donna santa e pudica» (Sir 26, 19). Ora, «donna santa» per purezza di spirito e «pudica» per incorruttibilità della carne è per antonomasia la Vergine Maria.

San Bonaventura continua:

Il santo Battesimo è il fondamento di tutta la vita cristiana, il vestibolo d'ingresso alla vita nello Spirito («vitae spiritualis ianua»), e la porta che apre l'accesso agli altri sacramenti. Mediante il Battesimo siamo liberati dal peccato e rigenerati come figli di Dio, diventiamo membra di Cristo; siamo incorporati alla Chiesa e resi partecipi della sua missione (n. 1213)

Il Catechismo della Chiesa Cattolica insegna:

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La purezza indica vicinanza con Dio ed è frutto

dell’azione dello Spirito Santo

Maria, la donna pura per eccellenza, ebbe in se la “pienezza” dei doni dello

Spirito Santo

Nell’originale ebraico sono nominati solo 6 doni, ma quando fu preparata la versione greca della Bibbia, chiamata dei LXX (I sec. a.C.), fu introdotta la pietà perché nella lingua greca il termine “timore di Dio” non rendeva la pienezza di significati del corrispondente ebraico.

I 7 doni vengono donati all’uomo affinché – nello Spirito Santo – possa far fruttificare la Parola di Dio. I frutti dello Spirito sono elencati in Galati 5,22:

Il frutto dello Spirito è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé

I doni dello Spirito sono elencati in Isaia 11, 1-2:

1Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici. 2Su di lui si poserà lo Spirito del Signore, spirito di sapienza e di intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore [e di pietà].

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Fu piena di grazia corroborante (fortezza) che la liberò dall’infermità della pena, perché non potesse essere mai vinta dalla tentazione. Si può dunque riferire tranquillamente a lei quanto si legge nel libro dei Proverbi: «Una donna graziosa ottiene gloria» (Prov 11, 16): la donna corroborata dalla grazia per affrontare la battaglia, ottiene la gloria degli elogi e degli onori per la vittoria che consegue. Ma «chi potrà trovare questa donna forte» (Prov 31, 10), che schiacci la testa del nemico e dell’antico serpente? L’ha trovata l’angelo salutandola: Ave…

dono della fortezza

Con questo dono la persona si lascia guidare e plasmare dallo Spirito nonostante le difficoltà, combatte contro il male e le tentazioni. La fortezza ci aiuta a sopportare le fatiche e le sofferenze. È un dono grande di amore, perché solo un amore grande riesce a superare tutte le difficoltà: è lo spirito dei martiri, degli ammalati da tempo che offrono queste sofferenze, è lo spirito dei fondatori e delle fondatrici.

La fortezza è l'espressione di quella fede che si è maturata superando le difficoltà e le prove. Essa ci aiuta a vincere la debolezza umana. Non è solo un dono dello Spirito ma anche una virtù cardinale:

Prudenza, Giustizia, Fortezza, Temperanza

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Gabriel è composto da El, abbreviazione di Elohim, e la radice verbale Gabr “essere forte”.

Si può interpretare come: “Dio è forte” o “Fortezza di Dio”, ma alcuni lo traducono in “Dio fu forte”, Dio ha mostrata di essere forte.

Gabriele si presenta sempre come l’angelo portatore di buone notizie; a tale riguardo è incaricato da Dio di trasmettere il più gioioso dei messaggi: l’Incarnazione del suo Figlio.

S. Gregorio Magno, nelle sue omelie sui vangeli, scrive:

alla Vergine Maria non viene inviato un angelo qualsiasi, ma l’arcangelo Gabriele. Era ben giusto, infatti, che per questa missione fosse inviato un angelo tra i maggiori, per recare il più grande degli annunzi. A Maria è mandato Gabriele, che è chiamato fortezza di Dio; egli veniva ad annunciare colui che si degnò di apparire nell’umiltà, per debellare la potenza maligna dell’aria. Doveva dunque essere annunciato da “Fortezza di Dio” colui che veniva quale “Signore degli eserciti e forte guerriero”.

Da ricordareL’arcangelo

Gabriele

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Lei è donna forte perché è “donna di fede” che si fida di Dio, a lui si affida, e così cresce gradualmente nella fede per poter affrontare la “notte della fede” sul calvario (RM, n. 17).

La fortezza è dono che si rafforza con l’adesione della fede. Gesù è colui che è venuto per trasformare:

la croce

la debolezza in fortezzanella gloria

della resurrezione

Maria è donna forte in tutta la sua vita:nei disagi, nei pericoli, nel silenzioso servizio quotidiano nella famiglia, ai piedi della croce,

Maria avanzava nel suo itinerario di fede. Anche lei ha camminato giorno dopo giorno, prova dopo prova, fatica dopo fatica in questo cammino di fede fino al giorno della Risurrezione del Figlio.

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La sapienza è un'emanazione della potenza di Dio, un effluvio genuino della gloria dell'Onnipotente,...è un riflesso della luce perenne, uno specchio senza macchia dell'attività di Dio e un'immagine della sua bontà (Sap 7,25-26).La sapienza è un lume che non può acquistarsi, ne per mezzo di umano magistero, ma che immediatamente viene infusa da Dio (Padre Pio)

Dio la concede a quanti la chiedono nella preghiera e insieme ad essa vengono concessi tutti i beni. Questo dono, però, è concesso solo all'uomo la cui volontà è retta: "La sapienza non entra in un'anima che opera il male né abita in un corpo schiavo del peccato" (Sap 1,4)Il sapiente ha la sua gioia nel servire il Signore, dimenticando se stesso. Egli amerà buoni e cattivi, amici e nemici senza distinzioni umane, vedrà con gli occhi di Dio e amerà col suo Amore.

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MARIA SEDE DELLA SAPIENZA

La sede indica la dimora, e rimanda al senso di famiglia. Maria è la casa dove ha vissuto la sapienza cioè Cristo.Chi è vicino alla Vergine è di “casa alla Sapienza”, è familiare con la Sapienza stessa. Ma sede indica anche deposito, l’atto del sedimentare, il mettere le fondamenta.La sede è il luogo della durata, è il luogo prescelto per riporvi qualcosa di prezioso. Ma è anche memoria e testimonianza degli avvenimenti di Cristo.

Nella sede si mettono radici: nella terra il seme resta, fa la sua sede per poter dare il fiore e il frutto, cioè la gratuita bellezza che ristora l’anima e il nutrimento per la vita.Ora, è proprio dell’uomo il mettere radici, cercare stabilità. L’uomo vive tutta la sua esistenza cercando una stabile dimora per il suo spirito. Per questo, Maria quale sede della Sapienza, è il luogo preferito dal cristiano che desidera costruire la sua casa sulla roccia, che è poi Cristo.

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Il dono della pietà è il sentimento profondo di essere figli, è il gusto intimo di chi chiama Dio "Padre". La pietà è quindi alla base di ogni autentica devozione, di ogni spiritualità, di ogni preghiera cristiana.

La consapevolezza dell'amore di Dio permette all'anima di volgere lo sguardo a Lui. Ci sentiamo figli protetti, custoditi in mani sicure, perché sappiamo che il suo perdono è amore, non giustizia.Consapevole della propria povertà, la creatura si abbandona al suo Creatore per riceverne consolazione.Dio ama e attende da ciascuno una risposta al suo amore.Negli avvenimenti di ogni giorno e nelle prove più difficili, questo dono ci fa essere pronti ad ogni sacrificio, per amore di un Padre così tenero che in tutti gli eventi opera solo per il bene dei suoi figli. E' il dono della pietà che trasforma il nostro cuore e vi infonde gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù.

Figlia del Padre

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Venite, figli, ascoltatemi; vi insegnerò il timore del Signore (Sal 34,12)

Se l'amore ci spinge ad accelerate il passo, il timore ci invita a guardare dove posiamo il passo per non cadere.

I timore si manifesta in due modi:

1. nel timore servile

che induce a fuggire il peccato per evitare le pene eterne: - è un timore buono, che per molti uomini lontani da Dio rappresenta il primo passo verso la conversione e l'inizio dell'amore, - è una grande difesa contro le tentazioni e le attrattive del male.Ma rimane sempre una paura del castigo.

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2. Il vero timore è quello del figlio

preoccupato di non addolorare il padre con la propria disubbidienza. E' proprio questo che Giovanni intende, dicendo:

"Nell'amore non c'è timore" (1Gv 4,18)

Il timore di Dio scaturisce dall'amore, e per questo è un timore filiale, mentre è assente il timore dello schiavo, che non può convivere con l'amore. L'amore purifica il timore. Nell'amore non c'è il timore, ossia il timore umiliante dell'estraneo verso un potente, ma c'è certamente il timore confidente del figlio che, come tale, impone a se stesso dei limiti, nella consapevolezza di essere infinitamente amato dal Padre.

Il dono del timore è per eccellenza il dono della lotta contro il peccato (per amore).

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Il primo concetto di timore di Dio che si incontra nella Scrittura è quello rappresentato dalla fuga di Adamo dopo il peccato originale: Dio lo chiama e lui si nasconde (Gn 3,8-10). Questa forma di timore di Dio è negativa sotto tutti gli aspetti; si tratta di una conseguenza psicologica del senso di colpevolezza. All'uomo in quanto tale, tutto ciò che appartiene al mondo divino della trascendenza fa paura.

Il filosofo greco Epicuro (+271 a.C.)elabora un'etica partendo dal presupposto che gli uomini hanno paura degli dèi, e si propone una filosofia di liberazione.

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quella confidenza rispettosa che non ci fa sentire estranei al mondo di Dio, ma che al tempo stesso ci mantiene nella nostra realtà di creature.

Il difficile equilibrio tra figliolanza e creaturalità è dato dal dono del timore.

L'uomo non ancora illuminato dallo Spirito di Cristo, recepisce le realtà invisibili come estranee, o le nega in nome del materialismo.

Dio può essere percepito come il lontano ordinatore del cosmo o come il capriccioso arbitro dei destini umani.

Il dono del timore risana la disposizione volitiva emozionale comune a tutti gli uomini, infondendo nell'animo

La ferita del peccato originale ha creato una frattura nei rapporto tra l'uomo e Dio, creando nella sensibilità religiosa

degli uomini un senso di timorosa estraneità.

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Abramo nella notte in cui Dio stipula con lui l'Alleanza, viene assalito da un oscuro terrore (Gn 15,12): la percezione della vicinanza di Dio lo terrorizza.

Giacobbe, quando si sveglia dopo il sogno della scala "ebbe timore e disse: Quanto è terribile questo luogo" (Gn 28,17).

Mosè si vela il volto perché aveva paura di guardare verso Dio (Es 3, 6).

Così Elia sul monte Oreb si vela il volto con il mantello al passaggio del Signore (1 Re 19,13).

Isaia vede il Signore nel Tempio e si sente impuro: "Ohimè! Io sono perduto" (Is 6,5).

Ezechiele rimane stordito per una settimana (Ez 3,15) e Daniele cade con la faccia a terra (Dn 8,17-18).

Nell'AT la forma negativa del timore di Dio è comune a tutti i personaggi che sono chiamati a particolari ruoli:

Ecco le reazioni dei santi dell'AT dinanzi alla rivelazione del mistero di Dio. Alle soglie della Nuova Alleanza sembra che questo atteggiamento di timore del divino continui a sussistere.

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Lo stesso angelo porta l'annuncio a Maria, ma non ci sembra che la Vergine abbia provato lo stesso tipo di paura. In Lei non c’è lo stesso genere di paura: è detto infatti che non l'apparizione celeste, ma il contenuto delle parole dell'angelo provoca in Lei un certo turbamento:

"A queste parole Ella rimase turbata…" (Lc 1,29).

Queste parole svelavano infatti un grande e incomprensibile privilegio di cui Maria non sapeva di essere stata destinataria: in lei veniva ad abitare il Figlio di Dio. L’amore stesso si univa a lei.Casa, tempio dell’amore, che scaccia il timore.

Nel Nuovo Testamento quando Zaccaria vede l'angelo,

"si turbò e fu preso da timore" (Lc 1,12).

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Quando Gesù risuscita il figlio della vedova di Nain, il racconto conclude dicendo:

"tutti furono presi da timore e glorificavano Dio" (Lc 7,16).

Il passaggio dal timore servile dell’AT al timore filiale del discepolato si vede nello squarcio del velo del Tempio, che ha luogo insieme con il terremoto che accompagna la morte di Gesù (Mt 27,51). Il velo separava infatti il "santo dei santi", luogo sacro dove nessuno poteva entrare, se non il sommo sacerdote una volta all'anno. Squarciato questo velo, il luogo sacro dove abita Dio non è più inaccessibile: la morte di Cristo inaugura un'epoca nuova e noi siamo accolti presso Dio come figli a cui è promessa l'eredità (Rm 8,16-17).

Il timore di Dio comincia ad assumere le sue giuste proporzioni quando dal timore scaturisce la lode, e ciò avviene solo dove Cristo compie i suoi gesti di liberazione.

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Il dono della scienza insegna a fare ringraziamento e offerta di ogni cosa creata perché ci è stata data per aiutarci nel cammino verso Dio. La scienza suggerisce un ordinato e illuminato distacco dalle creature per entrare in armonia e in profonda comunione con esse e assaporarne tutta la bellezza come riflesso della bellezza di Dio.

Nel Siracide leggiamo:

"...pose lo sguardo nel cuore degli uomini per mostrare loro la grandezza delle sue opere", "I loro occhi contemplarono la grandezza della sua gloria e i loro orecchi sentirono la magnificenza della sua voce".

Il dono della scienza è sorgente di lode, di canto ed è fonte di libertà interiore che porta alla contemplazione di Dio.

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Contemplare la Sua persona è frutto dello stesso dono di Scienza che lo Spirito Santo elargisce nel

battesimo e che attende di crescere nel nostro cammino.

il dono di Scienza coincide con la persona del Verbo fatto carneGesù Cristo

Il dono di Scienza è dono di contemplazione, è dono mistico.

Qui il credente trova la sua più intima natura: contemplare, adorare, lodare.

È l’attività angelica per eccellenza ma che, con l'avvento del Cristo, diventa dono e capacità anche dell'uomo.

Cristo è il dono di Scienza

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È un dono mistico di chiarezza interiore che dona successivamente chiarezza e luce

sia sullo scrutare il piano di Dio (Intelletto), sia nell'assaporarlo (Sapienza)

sia nel procedere con discernimento su scelte secondo il cuore di Dio.

È il dono di vedere prima ancora di sapere. Anzi prima ancora del vedere vi è il dono stesso del mistero di Dio, nascosto nei secoli in Cristo, rivelato agli occhi "del cuore" alla creatura.

Il dono di Scienza

è legato

Timor di Dio Pietà

consente di "vedere" nella luce di Dio, il mistero e il piano salvifico

e di adozione filiale della Trinità nei nostri confronti

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Cristo è non solo Sapienza di Dio ma è la Scienza. Ne è Lui l'oggetto, l'Alfa e l'Omega, per cui tutto è stato fatto, tutto

sussiste e tutto viene creato continuamente. Ogni scienza umana ha senso in Cristo e per Cristo da lui proviene e a

lui ritorna.Chi vede Cristo, vede la Scienza: il piano di Dio nascosto nei secoli in

Cristo. Chi ha e coltiva il dono di Scienza vede, dunque, realmente, se stesso.

Il dono di Dio è essenzialmente Cristo.Il dono di Scienza è un dono essenzialmente Cristologico e

Cristocentrico.

Solamente nel Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell’uomo(Gaudium et Spes, 22)

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Nell'annunciazione Maria emerge come la prima Scienziata del Nuovo Testamento.

Lei diventa depositaria e collaboratrice del dono di Scienza che è Gesù.

Ma la capacità "scientifica" di Maria non sarebbe stata possibile se lei non avesse coltivato il dono della contemplazione, dell'adorazione e della lode con una assidua collaborazione alla Grazia.

Maria non è solo la Scienziata ma è colei che ha desiderato esserlo fissando lo sguardo su Dio Padre.

È così che ha collaborato e permesso il dono di Dio tra gli uomini.

La sua umiltà si esprime nel fissare lo sguardo su Dio e non su sé stessa.

E con umiltà si rivolge all’angelo per avere il dono della luce, per poter capire, per avere il dono di Scienza. L‘angelo rivela il senso profondo della sua missione sia di annunciatore che di "stimolatore" del dono di Scienza: "nulla è impossibile a Dio!" (Lc 1,37)

Ecco allora che Maria, illuminata dal dono di Scienza, vede in modo chiaro il disegno di Dio è sceglie dicendo "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto" (Lc. 1,38).

Ma potremmo anche tradurre "avvenga di me quello che abbiamo visto!".

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Maria è colei che coltiva la Scienza e che dona la Scienza

Capacità divina + assidua e disciplinata volontà umana

Questa capacità scientifica era necessaria per Maria

fu l’angelo che l’aiutò ad essere scienziata, l’aiutò a contemplare Dio e le cose di Dio in Cristo.

importante

rivelazione dono di scienza

intelligenza umana

L’angelo stimola in Maria il dono di Scienza perché possa vedere tutta la realtà con gli occhi di Cristo, Scienza di Dio.

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Maria, esultando nel Signore in una esperienza mistica, vede che "grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente e Santo è il Suo nome!"

(Lc 1, 46).

Maria con il si! alla Scienza dell'annunciazione, comincia a vede sempre di più e meglio ciò che la Parola cerca di narrare e il suo cuore si riempie sempre più della vera gioia.

Il Magnificat è la gioia che diventa lode di ciò che il "Cuore" vede.

La capacità scientifica di Maria si esprime ancora meravigliosamente

con l'esultanza del Magnificat

La mistica è per natura propria “concreta”, legata ai fatti, alla storia e alle scelte.

Il dono di Scienza è un dono che è anche storico, profetico, attuale. Il cristiano, se vuole essere “scienziato”, non può non essere mistico incarnato

nella storia e nella società. Il dono di Scienza è quella capacità che ci consente di operare scelte adeguate

gradite a Dio e feconde per l'uomo. Come ha fatto Maria che ha scelto di accogliere il progetto di Dio.

La contemplazione nella Scienza porta alla Lode, all‘esultanza, alla danza di tutto l'essere, al canto, al giubilo

La Scienza porta a vedere Dio che agisce

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L'intelletto è una luce soprannaturale, che illumina

l'occhio dell'anima fortificandola e donandole una più estesa vista

sulle cose divine.

Dal latino “intus legere”, leggere dentro.

Il dono dell’intelletto è quella capacità, regalata dallo Spirito, di leggere dentro e può avere diverse applicazioni. Può essere introspezione, cioè capacità di conoscere la propria persona, la propria coscienza, la propria storia, magari di conoscere anche l’altro.

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Bisogna essere piccoli, lasciarsi purificare, spogliarsi di tutto, anche delle certezze più assolute. Il dono dell'intelletto dona all'anima una conoscenza profonda della propria vita, le fa capire i disegni di Dio facendola raggiungere lo scopo della sua esistenza.

La condizione indispensabile per il dono dell'intelletto è la purezza di cuore: un cuore puro è un cuore sincero, limpido, leale, trasparente, libero da ogni male.

Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti ed agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli (Mt 5,8)

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La fede non è adesione intellettuale a delle verità astratte, ma è adesione di tutta la persona alle persone divine, è adesione personale. Non è accettazione di formule teologiche, in cui si crede o non si crede,ma è l’atteggiamento di chi vede oltre, non un fatto cerebrale ma un fatto totale della persona, come capacità di vedere Dio, cioè di riconoscerlo, di incontrarlo e di affidarsi totalmente a lui come ha fatto Maria.

L’intelletto è

la capacità di leggere la Bibbia, di leggere dentro, di leggere tra le righe, di leggere il Vangelo e di gustarlo, di saperne ricavare un nutrimento di vita.

è la luminosità, è la limpidezza, è la qualità di chi vede, di chi ha gli occhi limpidi e può vedere dentro, può veder lontano, può vedere a fondo.Il puro di cuore è la persona limpida che ha la capacità

di vedere, di vedere Dio, ha il dono dell’intelletto e la virtù teologale della fede.

La fede non come semplice fiducia umanacome affidamento a Dio, atteggiamento di risposta alla grazia

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Maria è la donna intelligente

Il progetto di Dio, quello di far incarnare la sua Sapienza, il Verbo, è reso possibile dalla collaborazione di una donna intelligente.Maria è la vergine di Nazaret che vuol capire e dice all'angelo:

Spiegami il come, cioè quello che avverrà in me,

così da una donna responsabile

mi potrò assumere il compito, servendo il mio Dio in tutto quel che mi chiede: si faccia di me quel che hai detto,

e da una donna generosa la sua risposta intelligente è:

Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto.

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“Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto”(Rm 12,2)

Il dono del consiglio ci aiuta a mettere in pratica il proposito di vivere secondo il Vangelo nelle situazioni concrete: - ispira scelte conforme alla volontà di Dio, - aiuta a risolvere i problemi della condotta personale.

E' un’intuizione soprannaturale che aiuta a giudicare ciò che conviene fare e decidere, senza esitazioni e dubbi, anche nei casi difficili.

Lo Spirito ci mette in piena sintonia con Dio e ci fa realizzare il proposito di vivere secondo la sua volontà, e viene in aiuto della nostra debolezza perché nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare.Occorre essere docili, sottomessi alla mozione dello Spirito, cioè non ostacolarne l'azione: il dono del consiglio richiede alcune disposizioni fondamentali tra cui un profondo sentimento della nostra impotenza ed incapacità, che solo può attirare lo Spirito di Dio ad agire in noi. E' necessaria anche la semplicità e la retta intenzione che ci libera da riguardi e considerazioni umane e ci indirizza con purezza di cuore a Dio.