Margherita Di Giovanni Riccardo Agosti violoncello Andrea ... · Andrea Lumachi, contrabbasso In...
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SettembreMusica
Torino MilanoFestival Internazionaledella Musica
04_21 settembre 2014Ottava edizione
Quartetto di CremonaconMargherita Di Giovanni violaRiccardo Agosti violoncelloAndrea Lumachi contrabbasso
WebernBrahmsStrauss
MilanoConservatorio di MilanoSala Verdi
Domenica 7.IX.14ore 21
6°
Anton Webern (1883-1945)Langsamer Satz per quartetto d’archi (1905) 8 min. ca
Sechs Bagatellen (Sei bagatelle) op. 9 4 min. caper quartetto d’archi Mäßig (Moderato, giugno-luglio 1913) Leicht bewegt (Poco mosso, estate 1911) Ziemlich fließend (Piuttosto fluido, estate 1911) Sehr langsam (Molto lento, estate 1911) Äußerst langsam (Estremamente lento, estate 1911) Fließend (Fluido, giugno-luglio 1913)
Johannes Brahms (1833-1897)Quintetto in sol maggiore op. 111 per due violini, due viole e violoncello (1890) 21 min. ca Allegro non troppo, ma con brio Adagio Un poco allegretto Vivace ma non troppo presto
Richard Strauss (1864-1949)Metamorphosen versione per sette strumenti ad arco (1944-45) 26 min. ca
Quartetto di CremonaCristiano Gualco, Paolo Andreoli, violino Simone Gramaglia, violaGiovanni Scaglione, violoncello
conMargherita Di Giovanni, violaRiccardo Agosti, violoncelloAndrea Lumachi, contrabbasso
In collaborazione conSocietà del Quartetto – Milano
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Musica da camera agli albori del Moderno
Langsamer Satz (Tempo lento) per quartetto d’archi non figura tra le opere numerate di Webern e occupa un posto a parte per genesi, stile e fortuna postuma. Webern nel 1904 era diventato allievo di Schoenberg; nel giugno del 1905 compose questo brano come esercizio scolastico seguendo la sua natura lirica e appassionata, non ancora filtrata da quella ricerca del con-trollo espressivo appena avviata insieme al maestro che porterà entrambi alle aforistiche stringatezze degli anni Dieci. Ad accentuare l’estatico senso di appagamento che si respira in questo tempo di quartetto, il «sentirsi total-mente in armonia con l’universo» annotato sul diario dal suo giovane autore, fu anche l’innamoramento per la cugina e futura moglie Wilhelmine Mörtl. La musicalità straripante e travolgente resta comunque nei margini canonici della classica forma-sonata: due melodie esposte alla tonica e alla dominan-te, entrambe in minore; un terzo tema in maggiore, caldo e rassicurante, si affaccia nella parte centrale; una ricapitolazione in cui il secondo e il terzo tema si intrecciano per inerpicarsi fino a stupefacenti altezze attraverso sono-rità man mano sempre più incorporee e rarefatte («Il nostro amore è salito ad altezze infinite, fino a riempire l’universo. Due anime ne sono state rapite»). La partitura di questa composizione, oggi ormai entrata in repertorio, fu ritro-vata agli inizi degli anni Sessanta ed eseguita per la prima volta dal Quartetto della Washington University il 27 maggio 1962 a Seattle, in occasione di un Festival internazionale di nuova musica interamente dedicato a Webern.All’estremo opposto, le Sei Bagatelle op. 9 composte tra il 1911 e il 1913 rappresentano, insieme ai Cinque pezzi per orchestra op. 10, la punta estre-ma della laconicità weberniana. Qui ogni nota, ogni segno dinamico, ogni attacco del suono, ogni intervallo è un’unità espressiva che vibra, assume significato dal rapporto con le altre, anzi dal silenzio che intercorre tra l’una e l’altra. È musica spinta fino alle soglie del suono fisicamente inaudibile, puramente razionale; musica ‘pensata’. «Considerate quale moderazione è necessaria per esprimersi in maniera così concisa – scrive Schoenberg nella presentazione alla prima edizione (1924) delle Bagatelle – Potete ampliare ogni sguardo a formare un poema, ogni sospiro a creare un romanzo. Ma esprimere un romanzo in un singolo gesto, una gioia in un respiro – una tale concentrazione può esistere solo in proporzione all’assenza di ogni auto-compiacimento». Non multa, sed multum è la massima latina che Webern aggiunse alla sua dedica a Berg.
«Ho lavorato abbastanza; è ora di lasciare il posto ai giovani» pensava soddi-sfatto il cinquantasettenne Johannes Brahms mentre trascorreva una serena estate a Bad Ischl nel 1890 e si accingeva a scrivere il Quintetto che con il numero d’opus 111 avrebbe suggellato per sempre la sua carriera di compo-sitore: «vi avviso che potete dire addio alla mia musica perché è arrivato il momento di smettere» è la nota inviata all’editore insieme alle ultime bozze corrette. In effetti, per il compiuto equilibrio tra coerenza dell’insieme e complessa elaborazione del particolare, si potrebbe assumere il Quintetto come una perfetta sintesi del percorso compositivo brahmsiano: fantasioso senza sbavature, rigoroso senza accademismo, cangiante nell’impasto tim-brico pur nel rispetto del tono uniforme di ciascun movimento: denso e compatto il primo; tenue e delicato il movimento lento; leggero e ondeg-giante il tempo di valzer che sostituisce lo Scherzo e che fa da cornice allo splendido Trio; brillante e cadenzato sui ritmi ungheresi di una popolaresca ciarda il finale. «È opera di un trentenne» fu il commento dell’amica di sempre Elizabeth von Herzogenberg, stupita dall’energia spumeggiante del Quintetto. Fortunatamente simili commenti e il successivo incontro con il clarinettista Richard Mühlfeld ritardarono l’agognato riposo di Brahms ma allungarono di qualche altro capolavoro il catalogo delle sue opere.
Febbraio 1945, Richard Strauss scrive allo storico del teatro Joseph Gregor: «Sono disperato. La mia amata Dresda – Weimar – Monaco tutto distrutto!». Qualche mese dopo, dal suo diario: «Germania 1945. “Anche se il corpo è morto, lo spirito vive. Lutero.” Il 12 marzo anche lo splendido teatro dell’O-pera di Vienna è caduto vittima delle bombe. Ma il 1° maggio si è concluso il periodo più nefasto per l’umanità – dodici anni di bestialità, di ignoranza, di barbarie culturale sotto il governo dei più grandi criminali». Nel mezzo, tra i mesi di marzo e aprile, la composizione di Metamorphosen nella versione per ventitré strumenti richiesta dal direttore d’orchestra Paul Sacher che la presentò per la prima volta al pubblico della Tonhalle di Zurigo il 25 gennaio 1946. La genesi di quest’opera, tra le più enigmatiche e sofferte del musicista tedesco, precede però di alcuni anni i tragici eventi bellici della primavera del 1945; il suo concetto originario (lo straussiano prezisen Vorstellung) ha radici lontane. Strauss aveva accolto con cauta simpatia l’ascesa al potere di Hitler con l’ingenua illusione che il nazismo si sarebbe fatto garante della grande tradizione musicale tedesca di cui egli si sentiva legittimo erede. Deluso, amareggiato e colpito profondamente dal bombardamento di Monaco (otto-bre 1943) aveva avviato un personale percorso di revisione. «Trauer um München», («Lamento funebre per Monaco») è il titolo di un tema che con-fluì tra gli schizzi, rinvenuti in Svizzera solo nel 1990, per una prima stesura di Metamorphosen per sette strumenti ad arco, insieme ad altro materiale annotato per un lavoro corale sulla lirica di Goethe Niemand wird sich selber kennen (Nessuno può conoscere se stesso). In questa versione, ricostruita sul confronto tra gli abbozzi originari e la stesura del 1945, la composizione fu eseguita per la prima volta l’8 giugno 1994 nell’ambito del Festival Strauss di Garmisch-Partenkirchen.Metamorphosen è dunque un lamento funebre e, al tempo stesso, una scon-solata presa di coscienza. Dapprima gli accordi mutano lentamente l’uno nell’altro; poi figure frammentate, forse lacerti di un passato ormai perso per sempre, emergono dalla bruma, si intersecano tra loro e si avviluppano a spirale in una faticosa ascesa che non appena sembra concretizzarsi in una frase compiuta sprofonda di nuovo nella più cupa disperazione. Sul finire del brano, come per effetto del caso, prende forma un ricordo («in memoriam») della Marcia funebre della Sinfonia Eroica di Beethoven, poco prima che il silenzio copra per sempre ogni residuo di suono. «Come potrei sorridere, quando è morta la musica tedesca?» rispondeva Strauss a chi gli chiedeva il motivo di tanta afflizione.
Marina Vaccarini*
*Marina Vaccarini è un’appassionata ricercatrice d’indizi musicologici. Per nulla aller-gica alla polvere plurisecolare dei manoscritti, predilige lo studio negli archivi e negli scantinati delle biblioteche. Alcuni esiti delle sue indagini sono confluiti in saggi e libri pubblicati per la Società Italiana di Musicologia e per la Fondazione Arcadia di Milano. Milanese per nascita, formazione e residenza, è titolare della cattedra di Musicologia sistematica al Conservatorio di Matera: per lei la musica è soprattutto un’estensione geografica.
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Quartetto di Cremona
Il Quartetto di Cremona nasce nel 2000 presso l’Accademia Stauffer di Cremona. Si perfeziona con Piero Farulli del Quartetto Italiano e con Hatto Beyerle dell’Alban Berg Quartett, affermandosi in breve come una delle real-tà cameristiche più interessanti della scena internazionale. Il quartetto vie-ne invitato a esibirsi regolarmente nei principali festival e rassegne di tutto il mondo in Europa, Sudamerica, Australia e Stati Uniti (Beethovenhaus e Beethovenfest di Bonn, Bozar di Bruxelles, Festival di Turku, Kammermusik Gemeinde di Hannover, Konzerthaus di Berlino, Wigmore Hall di Londra, Perth Festival). Dal 2011 è artista in residenza presso la Società del Quartetto di Milano per un progetto di esecuzione integrale dei Quartetti di Beethoven. La stampa specializzata internazionale lo considera l’erede del Quartetto Italiano, sottolineandone le qualità artistiche e interpretative. Emittenti radiotelevisive di tutto il mondo (RAI, WDR, BBC, VRT, SDR, ABC) trasmet-tono regolarmente i loro concerti, il cui repertorio spazia dalle prime opere di Haydn alla musica contemporanea. Rilevante è l’attività didattica svolta dal Quartetto di Cremona in tutta Europa; dall’autunno 2011, i quattro musicisti sono titolari della cattedra di Quartetto presso l’Accademia Walter Stauffer di Cremona. Numerose le recenti pubblicazioni discografiche: tra queste sono, per Decca, nel 2011, l’integrale dei Quartetti di Fabio Vacchi; per Naxos, nel 2012, un nuovo disco dal titolo Italian Journey dedicato ai compositori italia-ni. È in corso la pubblicazione dell’integrale dei Quartetti di Beethoven per la casa discografica tedesca Audite: il primo volume, lanciato sul mercato mon-diale nella primavera 2013, ha ottenuto subito importanti riconoscimenti, come le 5 stelle dal «BBC Music Magazine» e dallo «Strad» e nel giugno 2013 è stato nominato Disco Star del mese dal prestigioso «Fonoforum» tedesco. Grande successo ha ottenuto anche il secondo volume uscito nell’autunno 2013, considerato dalla critica internazionale come la conferma che il quartetto di Cremona sia davvero l’erede del Quartetto Italiano nel mondo. Il Quartetto di Cremona è stato scelto come testimonial per il progetto Friends of Stradivari.
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Margherita Di Giovanni, viola
Diploma in violino presso i conservatori di Pesaro e Milano, ha intrapre-so lo studio della viola nel 2010 con Simone Gramaglia. Nel 2012 è stata selezionata per partecipare ai concerti del Rome Chamber Music Festival e nell’occasione ha seguito le lezioni con R. MacDuffie e L. Dutton. Fondatrice del Quartetto Guadagnini, ha avuto la possibilità di seguire i corsi tenuti da Hatto Beyerle, storico violista del Quartetto Alban Berg, presso l’ECMA (European Chamber Music Academy) di cui lo stesso Beyerle è fondatore e direttore artistico.
Riccardo Agosti, violoncello
Diplomatosi a Genova si è perfezionato con Rocco Filippini e alla Musikhochschule Heidelberg-Mennheim con Michael Flaksman. Apprezzato camerista, collabora con importanti musicisti in diverse formazioni qua-li I Solisti Italiani, I solisti GOG ’900, l’Orpheus Ensemble e il Quartetto Paganini. Per la casa discografica Dynamic ha inciso numerose composizioni di Niccolò Paganini e Camillo Sivori.
Andrea Lumachi, contrabbasso
Dopo il diploma a Genova e il perfezionamento alla Musikhochscule di Vienna, con Ludwig Streicher, Andrea Lumachi si è aggiudicato numerosi concorsi internazionali, tra i quali Città di Stresa, Rovere d’oro e Premio Schubert. Ha svolto e svolge tuttora un’intensa attività concertistica, sia come solista sia in formazioni cameristiche. È primo contrabbasso presso il Teatro Carlo Felice di Genova.
Conservatorio Giuseppe Verdi
Il Conservatorio Giuseppe Verdi, situato accanto alla chiesa di Santa Maria della Passione – la seconda della città per grandezza dopo il Duomo – fu fondato nel 1808 dal viceré Eugenio Beauharnais, cognato di Napoleone.L’istituto occupa gli spazi dell’ex-convento, sede dei Canonici Lateranensi a cui era affidata l’adiacente chiesa. Il convento era inizialmente strutturato intorno a un unico cortile cinquecentesco a pianta quadrata, con portico a otto arcate per lato impostate su colonne con capitelli tuscanici e piano superiore scandito da lesene con capitelli ionici. A questo primo chiostro ne venne aggiunto un secondo a partire dal 1608, per volontà dell’abate Celso Dugnani. La facciata barocca è forse opera dello scultore Giuseppe Rusnati. Nel 1782, per volontà di Giuseppe II, l’ordine dei Canonici Lateranensi venne soppresso e la chiesa fu quindi affidata al clero secolare. Nel 1799 il convento divenne ospedale per le truppe austriache, magazzino militare e infine sede del Conservatorio. Fino al 1850 quest’ultimo adottò una struttura mista, in cui agli ospiti del convitto interno si affiancavano gli allievi esterni. Gli ospiti occupavano il primo chiostro, mentre nel secondo erano collocate le aule e la biblioteca. Dopo l’Unità d’Italia gli spazi dell’ex-convento vennero ridefiniti in concomitanza con la messa a punto di nuovi programmi educa-tivi e con il rafforzamento delle attività collettive, quali il coro e l’orchestra. Il Conservatorio intensificò inoltre i rapporti con il Teatro alla Scala e con la città e nelle sue aule studiarono personalità del calibro di Arrigo Boito, Giacomo Puccini e Pietro Mascagni e vi insegnò Amilcare Ponchielli. Nel 1908 fu inaugurata la nuova sala da concerti progettata da Luigi Brogli e Cesare Nava, le cui decorazioni vennero completate due anni dopo. Durante la Seconda Guerra Mondiale l’edificio subì ingenti danni in seguito ai bom-bardamenti alleati, che risparmiarono soltanto il chiostro seicentesco. La Sala Grande – oggi detta Sala Verdi – fu ridisegnata dall’architetto Ferdinando Reggiori. Negli anni Sessanta l’incremento di allievi e di professori condusse a una riforma degli insegnamenti, che ha portato il Conservatorio di Milano a diventare il più grande istituto di formazione musicale in Italia con rilascio di diplomi accademici, equiparati alle lauree universitarie dal 2003-2004. Continua inoltre ad accogliere studenti delle fasce d’età più giovani, offrendo uno specifico liceo musicale sperimentale.Sede di concerti durante tutto l’anno, il Conservatorio possiede anche una ricca Biblioteca, con oltre 80.000 volumi e 400.000 tra manoscritti e opusco-li, nonché un museo di strumenti musicali.
Il FAI presenta i luoghidi MITO SettembreMusica
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TORINO: via Cagliari 15/B - via Lagrange 1/a Aeroporto S. Pertini, CaselleMILANO: Corso Garibaldi 39 www.guidogobino.it
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Comitato di coordinamento
Enzo RestagnoDirettore artistico
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Città di Milano
Giuliano PisapiaSindaco
Presidente del Festival
Filippo Del CornoAssessore alla Cultura
Giulia AmatoDirettore Generale Cultura
Presidente Francesco Micheli
Vicepresidente Maurizio Braccialarghe
Milano
Giulia AmatoDirettore Generale Cultura
Francesca ColomboSegretario generale
Coordinatore artistico
Torino
Aldo GarbariniDirettore Cultura,
Educazione e Gioventù
Angela La RotellaSegretario generale
Claudio MerloResponsabile generaleCoordinatore artistico
Città di Torino
Piero FassinoSindaco
Presidente del Festival
Maurizio BraccialargheAssessore alla Cultura, Turismo e Promozione
Aldo GarbariniDirettore Cultura,
Educazione e Gioventù
Associazione per il Festival Internazionale della Musica di MilanoFondatoriFrancesco Micheli, Roberto CalassoFrancesca Colombo, Piergaetano MarchettiMassimo Vitta-Zelman
Comitato di PatronageLouis Andriessen, Alberto Arbasino, Giovanni Bazoli, George BenjaminIlaria Borletti Buitoni, Pierre Boulez, Gillo Dorfles, Umberto Eco, Bruno ErmolliInge Feltrinelli, Franz Xaver Ohnesorg, Ermanno Olmi, Sandro ParenzoAlexander Pereira, Renzo Piano, Arnaldo Pomodoro, Livia PomodoroDavide Rampello, Gianfranco Ravasi Daria Rocca, Franca Sozzani, Umberto VeronesiAd memoriam Gae Aulenti, Louis Pereira Leal
Consiglio DirettivoFrancesco Micheli, PresidenteMarco Bassetti, Pierluigi Cerri, Lella FantoniRoberta Furcolo, Leo Nahon, Roberto Spada
Collegio dei RevisoriMarco Guerrieri, Eugenio RomitaMarco Giulio Luigi Sabatini
L’organizzazione di MITO SettembreMusicaFrancesca Colombo, Segretario generale e Coordinatore artisticoStefania Brucini, Responsabile promozione e biglietteriaCarlotta Colombo, Responsabile produzioneEmma De Luca, Referente comunicazioneFederica Michelini, Assistente Segretario generale e Responsabile partner e sponsorLuisella Molina, Responsabile organizzazione
Lo Staff del FestivalSegreteria generaleCristina Calliera, Eleonora Porro e Vincenzo Langella
ComunicazioneLivio Aragona, Irene D’Orazio, Christian Gancitano, Valentina Trovatocon Matteo Arena e Federica Brisci, Arianna Lodi, Elena Orazi, Niccolò Paletti
ProduzioneFrancesco Bollani, Stefano Coppelli, Matteo Milani con Nicola Acquaviva,Elena Bertolino, Diego Dioguardi, Elena Marta Grava e Michela Lucia Buscema,Eléonore Létang-Dejoux, Ivana Maiocchi, Eleonora Malliani
OrganizzazioneMassimo Nebuloni, Nora Picetti,Elisabetta Maria Tonin ed Elena Barilli
Promozione e BiglietteriaAlice Boerci, Alberto Raimondo con Annalisa Cataldi,Alice Lecchi, Victoria Malighetti, Jacopo Eros Molè,Caterina Novaria, Anisa Spaho ed Elena Saracino
via Dogana, 220123 Milanotelefono +39 02 88464725fax +39 02 [email protected]
Si ringraziano i tanti, facenti parte delle Istituzioni, dei partner, degli sponsor e delle organizzazioni musicali e culturali che assieme agli operatori e addetti a teatri, palazzi e chiese hanno contribuito con passione alla realizzazione del Festival
Coordinamento Ufficio Stampa [email protected]
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MITO SettembreMusica Ottava edizione
MITO a Milano è un evento sostenibile grazie a
Con il sostegno di Edison il Festival è il primo evento musicale in Italia progettato e gestito in maniera sostenibile, che si sta certificando ISO 20121. MITO è anche a emissioni zero grazie alla compensazione delle emissioni di CO2 attraverso titoli di Garanzia d’Origine Edison che attestano la produzione di energia da fonti rinnovabili. In collaborazione con EventiSostenibili.it
I Partner del Festival
Sponsor tecnici
Sponsor Media partner
Un progetto di Realizzato da Con il sostegno di
Partner Istituzionale
Partner Istituzionale
Si ringrazia per l’accoglienza degli artistiCioccolateria Artigiana Guido GobinoRiso Scotti SnackAcqua Eva
Si ringrazia per le divise dello staffAspesi
I sentieri sonori di MITO
Aimez-vous Brahms?
160° Janácek La Grande Guerra
Focus Furrer/Vacchi
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www.mitosettembremusica.it
Musica, poesia e lettere dal fronte:per scoprire con la musica le voci della nostra storia
6.IX ore 17 Teatro Ringhiera Ta-pum, suoni e parole della Grande Guerra
7.IX ore 17 Auditorium San Fedele Lorna Windsor e il duo Ballista-Canino
14.IX ore 16 Chiesa Sant’Alessandro I Canti della Grande Guerra Coro della S.A.T.
Alla scoperta del gusto della MittelEuropa con due appassionati quartetti d’archi, il visionario Diario di uno scomparso, tre capolavori per pianoforte e la magistrale Sinfonietta con la celebre Orchestra Filarmonica Ceca: per conoscere uno dei maggiori compositori del ’900
10.IX ore 17 Chiesa di Sant’Antonio Abate Quartetto Energie Nove
16.IX ore 17 Piccolo Teatro Grassi il Coro di Praga con Ivo Kahánek Diario di uno scomparso
17.IX ore 21 Teatro degli Arcimboldi Orchestra Filarmonica Ceca musiche di Janácek, Smetana e Dvorák
18.IX ore 17 Teatro Out Off Ivo Kahánek musiche per pianoforte solo
Per conoscere a fondo due tra i maggiori compositori viventi, l’italiano Fabio Vacchi e l’austriaco Beat Furrer
13.IX ore 17 Piccolo Teatro Studio Melato mdi ensemble
16.IX ore 21 Teatro Dal Verme Filarmonica ’900
18.IX ore 21Conservatorio di Milano, Sala Verdi Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai
Oltre alle sinfonie, l’integrale pianistica con i giovani talenti vincitoridi importanti concorsi internazionali
dal 8.IX al 18.IX ore 18 Conservatorio di Milano, Sala Puccini Ciclo pianistico
9.IX ore 17 Teatro Menotti Trio Talweg