Marello - Coesione e Coerenza

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Coesione e coerenza

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COESIONE E COERENZA NEI TESTI. ANAFORA E DEISSI

Con il termine COESIONE si intendono in linguistica testuale tutte le funzioni (sintattiche o grammaticali) che si possono utilizzare per collegare fra loro le componenti di un testo.

M-E.Conte scompone la coesione, sulla scia di Petöfi e Sözer (in M.-E. Conte, J.S. Petöfi e E. Sözer (eds.), Text and Discourse Connectedness, Benjamins B.V., Amsterdam, 1989), in due aspetti: connessità, che indica la presenza di relazioni formali di rinvio e connessione, ad es. congiunzioni ed avverbi connettivi; coesione, cioè la presenza di relazioni semantiche e tematiche - ad es. il costante riferimento agli stessi personaggi, a luoghi, a sequenze temporali concatenate.

Con il termine COERENZA si intende in linguistica testuale una globale unità di senso: un testo, quindi, "produce senso", poiché c'è una continuità, una relazione coerente, fra gli enunciati che lo compongono e fra le espressioni testuali e le porzioni di sapere che attivano.

Possiamo considerare la coerenza secondo due accezioni:

- il concetto privativo di consistency = non-contraddittorietà, cioè assenza di contraddizioni; - il concetto positivo di coherence, che indica la coesione semantica e/o pragmatica.

N.B. la coesione non è condizione né necessaria, né sufficiente per fare di un insieme di enunciati un testo, dal momento che la coesione facilita ma non garantisce la coerenza testuale, criterio fondamentale, gerarchicamente sovraordinato agli altri, per la comprensione di un testo: un testo può essere coerente anche in assenza di mezzi espliciti che segnalino tale coerenza; in assenza di coerenza, invece, è la stessa qualifica di testo a cadere.

Laddove la coesione investe il livello “fisico” del testo e va ricercata nel modo in cui esso è formato, nelle relazioni sintattiche e grammaticali che regolano i rapporti tra gli enunciati, la coerenza è piuttosto attribuita al testo da chi lo interpreta sulla base di conoscenze enciclopediche o pragmatiche. È dunque il destinatario del testo a dare un senso a ciò che legge o ascolta, cercando di giungere a un'interpretazione conforme alla propria esperienza della costituzione del mondo.

La coerenza dunque non è una proprietà intrinseca del testo, ma proviene dall’attività interpretativa del ricevente. Nell’individuare il valore comunicativo di un testo, il lavoro interpretativo a parte subiecti ha il primato rispetto al significato, alla lettera del testo. La coerenza di un testo non sarebbe dunque l’intrinseca testualità a parte obiecti, come caratteristica strutturale che costitutivamente inerisce ad ogni testo in quanto tale, ma piuttosto il principio-guida dell’interpretazione. Non proprietà costitutiva di ogni testo, bensì principio regolativo dell’interpretazione - possibile se consideriamo un testo come una sequenza di istruzioni. Il lettore/ascoltatore, più in generale l’interprete, è chiamato a fare inferenze, a costruire anelli mancanti, a reinterpretare (in nome della coerenza) segmenti testuali ai quali aveva già assegnato un’interpretazione. Il processo dinamico dell’interpretazione non procede solo in modo lineare per progressivo accumulo di informazioni, ma anche in modo retroattivo su anteriori interpretazioni e inferenze.

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MEZZI DI RIPRESA: ANAFORA, ELLISSI, PROFORME Uno dei principali mezzi della coerenza testuale è la ripresa anaforica che si basa sulla coreferenza di due espressioni linguistiche, ossia su un rapporto di identità referenziale tra un antecedente e un pronome. L'anafora coreferenziale è comunemente definita come la relazione fra due elementi linguistici in cui l'interpretazione di uno (il termine anaforico) richiede in qualche modo l'interpretazione dell'altro (antecedente). Si parla di catafora quando anziché avere un antecedente si ha un susseguente ossia vi è l’anticipazione in un discorso orale o in un testo scritto di un elemento di riferimento che sarà immesso successivamente. Una volta introdotto un referente in un testo è possibile fare riferimento ad esso attraverso una nuova descrizione definita o un elemento linguistico che funziona come segnale di ripresa e rinvio ai segmenti di testo precedenti. Si possono creare delle vere e proprie catene anaforiche, il cui primo elemento è detto capocatena. Il mezzo più diffuso per la ripresa anaforica sono le PRO-FORME (le più tipiche sono i pronomi personali, i relativi e i dimostrativi, ma anche aggettivi, avverbi, verbo fare + lo ), elementi che hanno intrinsecamente funzione di rinvio e che assumono un significato in relazione al termine con il quale co-riferiscono. (1a) sto fermentando una stout ( Export Stout , Mountons ; densità iniziale:103 , densità dopo 4gg di fermentazione : 1010) . Ho alcuni dubbi / quesiti : 1. Quando farlo , dal momento che la fermentazione è partita nei tempi giusti ma non ha prodotto l' abbondante schiuma che ho osservato nelle mie precedenti esperienze ( nonostante abbia fatto lo starter con il lievito deidratato ) L’esempio (1a) contiene non solo un clitico che funge da pro-forma, ma anche il verbo fare, usato comunemente come mezzo di ripresa anaforica per sintagmi verbali. (1b) Te lo ripeto: non devi giocare coi fiammiferi! In (1b) lo è catafora di non devi giocare coi fiammiferi Il legame anaforico si instaura anche attraverso l'ELLISSI, ovvero l'omissione di un costituente già nominato Ad essere omesso può essere un verbo, un argomento, una proposizione in condizioni di costruzioni parallele, come coordinazioni e comparazioni. L’ellissi garantisce la coesione, ma quando ad essere omessi sono verbi o sintagmi non nominali non implica coreferenza. (2) a volte il risultato è eccellente, a volte Ø deludente (3) Gianni era un artista e Anna anche Ø Nell’esempio (3) si nota come l’avverbio focalizzatore anche è necessario per consentire l'ellissi, pur non essendo una pro-forma, perché non sta al posto di era un artista, come invece accade per lo in (3b), che è pro-forma di un artista o per no in (3c) che è pro-predicato al posto di non era un artista (3 a) *Gianni era un artista e Anna. (3b) Gianni era un artista e anche Anna lo era. (3c) Gianni era un artista e Anna no..

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Il concetto di pro-forma è definito funzionalmente: è solo in riferimento alla funzione nel testo che si può decidere se un sintagma sia una proforma. Il legame di coreferenza tra l'elemento anaforico e il suo antecedente è stabilito dalla predicazione. Vedremo tra poco come in effetti è la predicazione a dare al destinatario l'istruzione di istituire un rapporto tra antecedente e successore. I soli riferimenti grammaticali non sono sufficienti per individuare l'antecedente: è spesso necessaria la conoscenza degli oggetti coinvolti da una particolare tipologia di testo. ES.: (4a)*Eliminate il teloi dal cotechino, tagliateloi a fette, tenete in caldo in poco brodo bollente. In (4a ) è asteriscata come pragmaticamente inaccettabile la coreferenza tra telo e lo (4b)Eliminate il telo dal cotechinoi, tagliateloi a fette, tenete in caldo in poco brodo bollente. La coreferenza giusta è fra cotechino e lo. Questa informazione NON è ricavabile dalla sintassi. (Vedi sotto le RIPRESE ANAFORICHE PRAGMATICHE)

PRONOMI PIGRI

Quando il pronome rispetto all'antecedente non è coreferente ma cosignificante (non c'è rapporto di coreferenza perché le entità alle quali si fa riferimento sono tokens, cioè esemplari diversi dello stesso type) la ripresa è resa possibile dall’uso dei cosìddetti lazy pronouns. Ecco degli esempi: ES.: (5) The man who gave his paycheck i to his wife was wiser than the man who gave it i to his mistress. (6) L'impiegato i che ha dato la bustapaga w alla moglie y si è comportato meglio di quello i

che non gliela (gli y la w) ha data.

L’impiegato, la busta paga e la moglie ripresi dai rispettivi pronomi non sono gli stessi di quelli presentati nella prima parte delle frasi. ANAFORE CON RIFERIMENTO AL SIGNIFICANTE

La ripresa anaforica può anche essere resa possibile dalla form identity; nella frase (7) Giorgione i era chiamato così ?i per la sua i mole Mentre sua si riferisce a Giorgione, persona in carne ed ossa, così rimanda invece all'espressione Giorgione in quanto nome proprio con alterato accrescitivo. M-E.Conte parla in questo caso di "anafora con salto di suppositio", poiché l'anafora non rimanda all'antecedente in suppositio formali (contenuto referenziale), ma in suppositio materiali (cioè con riferimento al significante). RIPRESE ANAFORICHE SEMANTICHE

Nelle riprese anaforiche semantiche: l'antecedente è ripreso mediante un sinonimo o un iperonimo. (ripresa mediata dalle relazioni semantico-lessicali) (8) Il pittore Cimabue i nacque a Firenze nel 1240 ca. Il noto artista i venne preso giovanissimo a bottega da Giotto.

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Artista è iperonimo di pittore (Non tutti gli artisti sono pittori ma tutti i pittori sono artisti) (9)Ho annaffiato i gerani i. Mia mamma tiene molto ai nostri fiorii. Fiori è iperonimo di gerani ( Il geranio è un fiore non tutti i fiori sono gerani ) RIPRESE ANAFORICHE PRAGMATICHE:

Nelle riprese anaforiche pragmatiche: l'antecedente è ripreso mediante un termine che indica un valore o una valutazione inferita dal parlante o una qualità intrinseca dell'antecedente valida solo nel caso specifico (ripresa mediata dalle relazioni enciclopediche). (10)Albert Einstein i trascorse parte dell’infanzia a Pavia. L'inventore della teoria della relatività i fece una marcia fino a Genova.

ANAFORA EMPATICA. La considerazione del referente esterno cambia a seconda del punto di vista del parlante. La scelta di un pronome anaforico può essere determinata dal punto di vista, dall’atteggiamento del parlante verso un soggetto o verso un oggetto. Nel seguente esempio, tratto da La metamorfosi di Franz Kafka, possiamo notare come lo slittamento pronominale (da pronome riferito a persona - er - a pronome riferito a cosa - es -) segnali il cambiamento dell’atteggiamento della famiglia verso il protagonista, Gregor. Si tratta della cosiddetta anafora empatica.

(11) Weg muss er! [...] Es ist krepiert.

A sostenere la coesione concorrono infine anche elementi come tempo e aspetto. Categorie che differiscono molto a seconda delle lingue ma che di norma mantengono dei mezzi per distinguere:

• tempo presente, passato e futuro; • tempo antecedente rispetto a susseguente; • tempo finito (concluso) rispetto a non finito.

Alcune di queste categorie servono a identificare il momento della comunicazione, altre a organizzare le situazioni o i fatti dei mondi testuali.

Ecco alcune domande attraverso cui chiarire ulteriormente il tema.

A- Che cos’è la deissi?

DEISSI è il riferimento che il parlante o chi scrive fa a persone, luoghi, tempi o ad altri punti del discorso o del testo stesso che ancorano l'enunciato al momento dell' enunciazione, cioè al momento e al luogo in cui chi parla o scrive sta parlando o scrivendo. I mezzi linguistici per esprimere la deissi sono i dimostrativi, i pronomi personali io, tu, gli aggettivi o pronomi possessivi mio, tuo ecc., gli avverbi qui, là, le espressioni temporali ieri, oggi, domani, fra x tempo, x tempo fa.

B Quali sono i mezzi in cui in italiano si esprime la deissi?

DEISSI PERSONALI: sono pronomi personali e aggettivi possessivi di 1°e 2°pers.(mio,tu,noi,...), talvolta di terza persona.

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Mario non è deittico, io e tu sì, noi e voi sì, perché per stabilire chi dice io bisogna essere presenti al momento dell'enunciazione. Il pronome di terza può essere deittico oppure no. Se io dico o scrivo: E’ lui che mi ha rubato i soldi lui è deittico perché chi non è presente, e non vede chi sto indicando, non saprà dal testo chi è il ladro. Se io invece dico o scrivo: Mario mi ha abbracciato. Solo lui ha potuto sfilarmi il portafoglio

in questo caso lui è anaforico perché si riferisce a Mario, già introdotto nel testo e quindi a disposizione per chiarire a chi si riferisce lui. DEISSI LOCALI: sono gli avverbi di luogo qui, là, lì, lassù, laggiù e i sintagmi avverbiali con possessivi deittici o dimostrativi (alla tua destra, a casa nostra, in questa casa) A Torino non è deittico, in Spagna non è deittico, perché si può sapere dove sono questi luoghi indipendentemente dal momento dell'enunciazione. DEISSI TEMPORALI: sono avverbi e compl. di tempo legati al momento dell'enunciazione, come Ora,adesso, oggi, ieri, domani, fra x tempo, x tempo fa Quindi NON è deittico nel 1930 perché, chiunque lo dica indipendentemente da quando lo dice, resta il 1930. Sono DEITTICI un anno fa, fra un anno, quest'anno, l'anno scorso perché solo se si conosce il momento dell'enunciazione, si sa quale anno indicano. Inoltre sono TEMPI VERBALI DEITTICI il presente, il passato prossimo, l'imperfetto, il passato remoto e il futuro del modo indicativo, in quanto ancorano l'azione o lo stato rispetto al momento dell'enunciazione ANCHE IN ASSENZA DI ALTRI MOMENTI DI RIFERIMENTO ESPRESSI e indipendentemente dalla persona espressa dal verbo: Mangiavano, hanno mangiato, mangiarono = prima del momento dell'enunciazione mangeranno = dopo il momento dell'enunciazione. Tempi come il trapassato prossimo o il trapassato remoto o il futuro anteriore sono TEMPI ANAFORICI perché hanno bisogno di tempi deittici per stabilire come situare rispetto al momento dell’enunciazione l’’azione che indicano ????Erano andati via. Quando??? ????Il teatro greco era sempre stata la mia forma teatrale preferita. DEISSI TESTUALI: espressioni del tipo nel paragrafo precedente o nel prossimo paragrafo, nel summenzionato capitolo, e nei testi al computer tutti i qui dei vari clicca qui. Sono deissi testuali perché indicano parti del testo rispetto a quello in cui chi legge è arrivato. Il testo scritto è visto come uno spazio e quindi le deissi testuali dello scritto sono piuttosto locali; nel parlato si usano deissi testuali che ricorrono al tempo e allo spazio: come detto prima/ sopra. Nel paragrafo 3.1 del modulo di Tipologia non è deittico: chiunque trova il paragrafo senza sapere quando è stato enunciata questa indicazione.

C- Quali sono i mezzi linguistici con cui si esprime la deissi temporale nelle lingue straniere

che studi? Quali sono i tempi verbali deittici in tali lingue?

Es. Two years ago, in two years, yesterday, etc.

C- Quali sono i mezzi linguistici con cui si esprime la deissi locale nelle lingue straniere che

studi?

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Es. There, here, nearby, in front of you, at your left, next door, etc.

D- Perché la deissi è importante nello studio delle lingue materne e straniere?

Tramite la deissi i parlanti/scriventi ancorano i loro enunciati al momento dell’enunciazione.

Bisogna tenerne conto quando si racconta quello che altri hanno detto o scritto.

Nel discorso riportato la deissi è quella di chi racconta ciò che altri hanno già riferito o fatto.

Il momento di enunciazione non è più quello originario. Solo aprendo le virgolette e facendo il

discorso diretto si può riprodurre la deissi originaria.

Non si può insegnare il discorso indiretto senza aver prima fatto capire bene come funziona la

deissi personale e temporale.

Dopodomani la lezione finirà alle tre, perché dovrò andare al Consiglio di Facoltà. (Enunciato detto dalla Prof. X alle 14 di lunedì 12 marzo 2007) L’allieva Bianchi telefona all’allieva Rossi il 13 marzo 2007 e le dice :” Ti telefono perché domani la lezione della Prof. X finisce alle 15, perché deve andare al Consiglio di facoltà”

Si noti che non è più la Prof. X a dire io ma l’allieva Bianchi. Si noti che essendo passato un giorno il 14 marzo non è più dopodomani ma domani. L’allieva Rossi tempo dopo racconta all’allieva Neri quanto è stata gentile l’allieva Bianchi ad avvertirla: “Bianchi mi ha telefonato il giorno prima per avvertirmi che il 14 marzo la lezione della Prof. X sarebbe finita alle tre”. Si noti che una deissi, quella personale cambia, perché nel primo discorso diretto Rossi è il tu a cui telefona Bianchi, e in questo discorso diretto è Rossi a dire io. La deissi temporale della telefonata di Bianchi è saltata e le indicazioni per situare nel tempo la telefonata di Bianchi sono affidate all’indicazione calendariale il 14 marzo e a quelle ad essa rapportate come il giorno prima. Ed ecco come un terzo enunciatore, magari NERI, racconta il tutto con corretto spostamento e annullamento di deissi temporali. Bianchi e Rossi hanno molto legato durante l’anno accademico 2006-2007. Una volta Bianchi ha

avvertito Rossi per telefono che la lezione della Prof. X il giorno dopo sarebbe finita in anticipo.

D1- IL futuro nel passato è espresso in italiano con il condizionale passato.

Quale tempo ci vorrebbe in inglese per tradurre il sarebbe finita della frase?

Una volta Bianchi ha avvertito Rossi per telefono che la lezione della Prof. X il giorno dopo

sarebbe finita in anticipo.

Quale tempo ci vorrebbe in francese? Quale tempo ci vorrebbe in tedesco/spagnolo/portoghese? D2- Come si può graficamente mostrare agli allievi il rapporto tra tempi verbali deittici e

tempi anaforici?

Con una linea orientata verso destra, cioè verso il futuro, e tacche corrispondenti alle azioni/stati espressi dalle frasi. Le frasi si numerano nell’ordine in cui compaiono nel testo.

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Bianchi ha avvertito Rossi per telefono che la lezione della Prof. X il giorno dopo sarebbe finita in

anticipo.

ME= momento enunciazione quello in cui Neri scrive il fatto MA1= Bianchi ha avvertito Rossi

MA2= che la lezione della Prof. X il giorno dopo sarebbe finita in anticipo. -----------MA1---MA2------------------------ME------------⟩⟩⟩⟩ MA1 è avvenuto prima di MA2 ed entrambi prima del Momento in cui Neri scrive o racconta. Tale momento non è espresso da nessun verbo al presente, ma il passato prossimo ha avvertito è la deissi temporale che ci permette di situare nel passato MA1 e il condizionale passato sarebbe finita, tempo anaforico, situa MA2 in un futuro rispetto a MA1, ma comunque un futuro nel passato rispetto a ME. Maria ha detto che verrà/verrebbe volentieri con noi al cinema. ME= momento enunciazione quello in cui Z scrive il fatto MA1= Maria ha detto MA2= che verrà/verrebbe volentieri con noi al cinema -----------MA1---- ME----- MA2----⟩⟩⟩⟩

MA1 è avvenuto prima del ME e MA2 avverrà in un futuro imprecisato rispetto a ME. MA2 con l’indicativo è avvenimento sicuro; con il condizionale c’è sfumatura di gentilezza (fa capire che dipende da noi, se noi vogliamo che venga) oppure incertezza. D3 – Quali sono gli esercizi migliori per allenare alla corretta espressione della deissi in

lingua straniera?

Gioco di ruolo. Disposizione degli invitati a una festa: un allievo dice “io sono il festeggiato ( la sposa)” e tu ti siedi alla mia destra alla destra di X, etc. Mettere di fronte a uno specchio un allievo, fargli un segno in faccia, fare in modo che abbia qualcosa di diverso sulla manica destra o sinistra etc. e chiedere all’allievo di descrivere che cosa vede nello specchio. Gli altri allievi, che lo non vedono, avranno un foglio su cui disegnare quello che lui descrive. Giochi di ruolo in cui sia necessario raccontare a qualcuno qualcosa che non ha visto

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Map Task. Un allievo o due o tre stanno da un lato di un paravento/lenzuolo con una mappa con montagne, fiumi, castelli, ponti su cui è disegnato un percorso che porta a un tesoro. Dall’altra parte del lenzuolo due o tre allievi hanno una mappa con gli stessi punti di riferimento montagne, fiumi, castelli, ponti, ma devono trovare il percorso guidati dagli altri, facendo loro le opportune domande. Solo dopo esercitazioni di questo tipo si possono dare esercizi che richiedano la trasposizione in discorso riportato di un dialogo o il racconto da “narratore onnisciente” di una storia raccontata invece in prima persona.

E- Che cosa è un’anafora? Che cosa è una catafora?

Anafora è la ripresa in un discorso orale o in un testo scritto di un elemento di riferimento già immesso nel testo. Catafora è l’anticipazione in un discorso orale o in un testo scritto di un elemento di riferimento che sarà immesso successivamente. I mezzi linguistici con cui si operano riprese di persone, oggetti e processi o stati espressi con un sostantivo sono in ordine di frequenza: pronomi e In inglese il substitute one ellissi ripetizione attraverso lo stesso SN con art determinato o aggettivo dimostrativo ripresa con SN det+N sinonimo, iperonimo, axionimo ripresa con SN det+meronimo (nome di parte di un tutto) o parte di una situazione tipica Si suole mettere un indice sottoscritto per indicare la ripresa anaforica

Un uomoi è caduto in mare. Nessuno loi conosceva Un uomoi è caduto in mare. Ø i Era un membro dell’equipaggio (ellissi) Un uomoi è caduto in mare. L’individuoi era un membro dell’equipaggio (sinonimo) Un uomoi è caduto in mare. Il disgraziatoi era un membro dell’equipaggio (axionimo) Non loi hai visto mentre Øi si buttava? Un uomoi è caduto in mare (lo catafora di un uomo, ellissi obbligatoria in italiano del pronome di terza soggetto di si buttava) Babbo Natale mi ha portato dei dolci, la bicicletta e un gioco da tavolai. Questi regalii non erano quelli che avevo chiesto. (SN ripresa con agg dimostrativo e iperonimo regali) Al bordo della strada c’era un’autoi ferma. Il guidatorei stava cambiando una ruota (situazione tipica: un’auto ha un guidatore) Ho comprato una villettai. Il tetto i è mansardato (tetto meronimo di villetta)

I mezzi linguistici con cui si operano riprese di processi o stati espressi con un SV sono in italiano: a-pronomi che fungono da PROFORME, cioè stanno al posto non di un nome, ma di un SV o di una proposizione intera. Così è una proforma per contenuto preposizionale o per parti di SV b-Il verbo fare + lo c- Ellissi totale o con mantenimento del modale In inglese i substitute do, did e l’ellissi con mantenimento dell’ausiliare e/o del modale Mario si vuole sposare. Finora non me ne aveva mai parlato (ne ripresa di = si vuole sposare)

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Mario si vuole sposare. Finora non si era mai deciso a farlo (farlo ripresa di =volersi sposare) Mario si vuole sposare. Non ci credo (ci ripresa di =che Mario si voglia sposare) X- Mario si vuole sposare? Y- Non credo (ellissi di che Mario si voglia sposare) X -Mario si vuole sposare? Y- No, non vuole (ellissi di sposarsi) X- Mario si vuole sposare? Y- No (No proforma per Mario non si vuole sposare) X- Mario si vuole sposare? Y- No, non è così (così proforma per che Mario si voglia sposare) F- Un SN definito è sempre una ripresa anaforica che si riferisce all’oggetto a cui si

riferisce la prima menzione dell’oggetto?

No, bisogna anche osservare il predicato del SN che sembra una ripresa anaforica co-referente. Giuliana si era fatta regalare uno smeraldoi. Lo smeraldo è una pietra molto delicata. Lo smeraldoi di Giuliana si è scheggiato cadendo. Lo smeraldo soggetto di è una pietra molto delicata NON è coreferente con la prima menzione uno smeraldo. Infatti il tempo è un presente ATEMPORALE e la frase è un inciso. G- Ci sono pronomi specializzati come proforme?

Di solito no, ma in italiano ciò è quasi esclusivamente usato come proforma al posto del contenuto preposizionale, del significato di un’intera frase. La banca non restituirà l’addebito. Ciò è fuori discussione (ciò = il fatto che la banca non restituirà l’addebito). H- Che cos’è un incapsulatore? Si possono insegnare gli incapsulatori?

E’ una ripresa valida solo per quel testo. L’autore decide che riprende un referente testuale (cioè persone, oggetti e processi o stati introdotti nel testo) con un SN di solito preceduto da aggettivo dimostrativo non previsto dai rapporti di senso usuali del sistema linguistico. Ci sono incapsulatori che i giornali hanno fatto diventare comuni: lieto evento per nascita, increscioso imprevisto, etc.

Gli incapsulatori comuni si possono insegnare a livelli avanzati, gli altri si possono solo far riconoscere in modo ricettivo quando l’allievo li trova nei testi Il libro parla di norma linguistica e dizionari. Questo binomio è inscindibile nella storia della lingua italiana, ma non è così per altre lingue. Questo binomio è un SN incapsulatore di norma linguistica e dizionari., ma lo è solo in questo testo non in genere. Così è una proforma per questo binomio è inscindibile I- Perché studiare le catene anaforiche è importante nell’apprendimento insegnamento

delle lingue ?

Le lingue si imparano attraverso testi (orali o scritti), non attraverso frasi singole. Gli elementi che fanno di più frasi un testo sono appunto i legami anaforici. Poiché i mezzi linguistici per farli sono pronomi e legami di senso richiedono uno studio attento. Gli studenti nelle fasi iniziali di apprendimento applicano strategie di evitamento, cioè ad esempio evitano forme di anafora che non siano la ripetizione di nomi propri o comuni con articolo definito.

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Testi scritti complessi hanno più catene anaforiche al loro interno. La reading comprehension implica il riconoscimento del capocatena ( la prima menzione del referente testuale) e degli anelli cioè delle varie riprese anaforiche. Nelle lingue che hanno un ordine SVO spesso le riprese pronominali comportano un ordine diverso. Spesso l’ordine normale dei sintagmi in una frase è modificato all’interno di un testo per esigenze di progressione dato-nuovo e organizzazione dell’informazione. Le riprese anaforiche in particolare implicano degli spostamenti anche per ragioni pragamatiche di messa in rilievo di un referente rispetto a un altro. Le domande di listening e reading comprehension, gli esercizi di completamento spesso richiedono il riconoscimento di anelli o del capocatena. Il riassunto consiste nel consapevole salto di qualche anello non indispensabile. Per riempire correttamente un cloze bisogna individuare i mezzi di coesione testuale e riuscire ad attribuire una coerenza al testo, benché questo manchi di alcuni elementi. Per riordinare un testo disordinato bisogna saper riconoscere i segnali testuali fra cui anafore e catafore.