Marcignago

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Omar El Izmerli, Annamaria BonizioValentina Tuveri, Federica De Marco

Igor Miljkovic Anna ViolaGaetano Giuliano, Carolina Muner Martina Crucitti, Thomas Gaboardi

Ana Miljkovic, Giada Di Rosa

Samuele Veneroni, Jacopo CassinariFederica Calò

Matteo Rizzo, Raffaele AttianeseAlessio Morandi, Mattia Uccheddu

Alex Callipo, Mattia BianchiIlaria Migliavacca, Francesca Ravera

Marta Vecchio, Celeste MarconeChiara Pescina, Rebecca Longhitano

Insegnante coordinatrice: Segagni Anna Maria

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Dimmi e io dimenticheròMostrami ed io ricorderòCoinvolgimi ed io capirò

Confucio, 551-479 a.C.

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Chi ben comincia...

Tutto ebbe inizio il 14 settembre 2009: il primo giornodi scuola, nella nuova scuola.Il primo giorno è stato molto caotico perché, oltre aesserci tutto il materiale per l’anno nuovo da consegnare,eravamo anche un po’ spaesati: non conoscevamo il nuovoambiente.Fortunatamente il nostro vigile-maestra Anna dirigeva il traffico di alunni e genitori, indicava dove posare borse, borsoni, giacche... ed era pronta ad accompagnarci nell’aula in cui il Sindaco e il Dirigente scolastico ci avrebbero “consegnato la scuola”, dopo un breve discorso.Il nuovo ambiente ci affascinava: la scuola era bella, spaziosa, luminosa, completamente diversa da quella che avevamo lasciato. Abbiamo trovato due nuovi compagni, ma purtroppo altri due ci avevano lasciato: Erika ed Alessia si erano trasferite nella scuola di un altro paese, e Ana e Igor non erano ancora tornati dalla Serbia, dove erano andati per trascorrere un po’ di tempo con i loro parenti...

Martina, ThomasAna, Giada

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EsciEsci

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C’è brutto tempo, piove a dirotto, dalle finestre si vede un lago, tanto che Chiara esordisce con un bel: “Guardate, mancano le paperelle!”Mattia B. non vuol essere da meno e fa presente che sembra di essere in Norve-gia, vicino alla palude dove viveva Mr. Munro, un personaggio di una storia che ci ha accompagnato in classe seconda.Sembra di essere in inverno “Brrr!”Eravamo molto emozionati all’idea di rivedere i nostri compagni e le insegnanti e non stavamo più nella pelle per la voglia di ritrovarci e di iniziare insieme nuove esperienze. Ci aspettavamo di incominciare a lavorare a pancia a terra come ci era stato detto a giugno. Invece, dopo la sistemazione in aula e... due chiacchiere, la maestra Anna sparisce e, quando ritorna, tiene un libro stretto tra le braccia, ma il titolo non si vede. Poco alla volta scopriamo il titolo del libro... Voglio una mamma robot”, allora colleghiamo il libro a Rubby, il piccolo robot che abbiamo trovato sulla porta ad accoglierci e che si è pre- sentato in inglese. La maestra apre lentamente il libro e...

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frrr spicca il volo una farfalla giocattolo con le ali di carta ed il corpo formato da un pez-zo di fil di ferro e un elastico.Tutti rimaniamo sbalorditi e cerchiamo di impossessarci dello strano aggeggio, mentre la maestra cerca di togliercelo dalle sgrin-fie, per la paura che noi lo si disintegri e lei desidera che lo usino anche i compagni as-senti, per provare la magica emozione.

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EsciEsci

Mattia U. ha l’aria perplessa, sembra non essere tanto dispiaciuto di esser arri-vato a Marcignago e anche Raffaele, che già ci conosceva, ha l’aria tranquilla.

Un robot come amico I n u n l i b r o l ' i n i z i o

I l li b ro sti m o la b e lle i d e e . . .

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Leggi il fumetto

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GiochiGiochi

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Taglia circa a metà la bottiglia

Taglia un pezzo di spago.

Lega lo spago al collo della bottiglia

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Lega la pallina a un capo del filo

Accartoccia il giornale

Appallottola un foglio di carta

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Ferma meglio lo spago sulla pallina con del nastro adesivo

e divertiti a giocare da solo o in compagnia

Ora decora a piacere il Bilboquet...

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Mulino a vento

Gru

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Gi o c h i d i pr e c i s i o n eP e r m eg li o ca p i re ch e co s’è u n sen so re e q u a n ta co sta n za h a n n oi ro b o t, a n ch e n o i a b b i a m o p ro va to a co m p i e re u n p e rco rsoco sti tu i to d a u n p e z z o d i fi l d i fe rro co n ta n te cu rve . I l p e rco rso e ra fi ssa to a lla ca tte d ra co n d e l p o n g o e a tu rn o d o ve va m o a cco m pa g n a re d a u n a e strem i tà a ll’a ltra u n a b a cch e tta , co n i n ci m a u n a n e llo , se n za to cca re i l fi lo d a lla fo rm a co n to rta . B a cch e tta e p e rco rso e ra n o co lle g a ti a d u n “ci ca li n o a cu sti co ” ch e , o g n i vo lta ch e si to cca va n o le p a rti m e ta lli ch e , se g n a la va l’e rro re co n u n “CRRRR” i n si sten te .N e ssu n o d i n o i è ri u sci to a fa re i l p e rco rso e sa tta m en te a l p ri m o ten ta ti vo e co m u n q u e , d o p o va ri ten ta ti vi , la n o stra m a n o p e rd e va la p re ci si o n e e n o i la p a z i e n za .Q u e sto a i ro b o t n o n ca p i ta .

Ecco i l m a te ri a le o cco rre n te :fil di ferronastro isolantefili elettricipongoun segnalatore acusticouna pila rettangolare

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Co m e p ro ce d e re n e lla co stru z i o n e d e l p e rco rso1. Prendere un pezzo di fil di ferro, formare tante curve e fissare le due estremità ad un piano con del pongo (deve formare un arco ondulato).2. Con un altro pezzo di fil di ferro formare una bacchetta con un anello ad una estremità.3. Collegare unʼestremità del filo elettrico alla bacchetta e lʼaltro al segnalatore acustico.4. Unire un capo di un altro filo elettrico al percorso e lʼaltro al segnalatore acustico.5. Proteggere con del nastro isolante, del colore che vi piace, i punti in cui sono collegati i fili elettrici a quelli di ferro.6. Fissare ai poli della batteria i fili elettrici che vanno alla bacchetta e al percorso.7. Far passare lʼanello della bacchetta allʼinterno del percorso ondulato.

Su g g e ri m en ti sp e ci a liSe rimpicciolite lʼanello della bacchetta o le curve del percorso, oaddirittura tutte e due, avrete percorsi di vari livelli (e la gara diventerà più appassionante!).

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(...l'intervista impossibile)

(poesia)

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Ma a llo ra , i ro b o t so n o m a cch i n e o g i o ca tto li ?O so n o . . . a n d i a m o a lla ri ce rca d i ti p i d i ro b o t, e ch i ssà ch e i d e a ci fa rem o . P ri m a d i tu tto ce rch i a m o i l si g n i fi ca to d e lle p a ro le ro b o t e ro b o ti ca .La parola ró bot proviene dal ceco (cioè la lingua che si parla nella repubblica Ceca) ed è una macchina che è capace di compiere particolari operazioni. È un automa meccanico che imita i movimenti dell uomo.ʼLa robotica ha il significato di "lavoro faticoso" o "lavoro forzato", è una parte della cibernetica che studia la produzione e l applicazione dei robot ʼIl termine inglese derivato “robotics” compare per la prima volta nel racconto di fantascienza dello scrittore Isaac Asimov, intitolato “Bugiardo!” (Liar, 1941).

A r r i v a n o i r o b o t

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Le tre leggi della robotica

Isaac Asimov (Petroviči, 2 gennaio 1920 – New York, 6 aprile 1992) è stato un biochimico, scrittore, grandissimo autore di fantascienza. Nella serie di racconti “Io robot”, Isaac Asimov enun-ciò le Tre leggi della Robotica.

Ecco il codice d'onore dei robot:Legge I - Un robot non può danneggiare l'Umanità, né può permettere che, a causa del suo mancato intervento, un essere umano riceva danno.Legge II - Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché tali ordini non contravvengano alla Legge Uno.Legge III - Un robot deve proteggere la propria esistenza, purché questa autodifesa non contrasti con la Legge Uno.Queste leggi sono state scritte da Isaac Asimov, il padre della robotica.

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A quando risale il primo robot?L'idea del robot è molto antica. Già nel 1700 alcuni orologiai si ci-mentarono nella produzione di manichini semoventi con sembianze umane.Veri e propri robot, però, non furono realizzati fino all'invenzione dei computer, nel 1940 circa.

A r r i v a n o i r o b o t

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Quel che è certo, quel che è sicuroè che questo signore appartiene al futuro,

perciò, a pensarci, in verità,non dovrebbe nemmeno essere qua.

Cosa sarà?Mi trovo davvero in grande imbarazzo,avrei preferito essere un razzo,volare, sfrecciare tra i mille pianeti,disintegrare i cattivi e salvare i discreti.

Invece sono un robot di metallo,il cuore di ottone, di rame il cervello.Faccio solo ciò che mi si dice:ho la personalità di una lavatrice.

Sono felice, son triste, non so:faccio quel che mi dite, sono un robot.Piango, mi dispero, sono contento:non dipende da me, dipende dal vento.

Il vento improvvisamente si è alzato,dovrò scappare via a perdifiato.Se è quel che temo, devo fuggire,perché con la pioggia, potrei arrugginire.

(da Gek Tessaro, Il circo delle nuvole, ed. Fanucci)

Ci s i a m o . . . q u a s i . . . ( po e s i a )