MANZI - Reinventare l'apprendimento 20 marzo 2015

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fare... disfare... pensare?

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fare...disfare...pensare?

Che cosa è stato fatto nella scuola sino ad oggi?

“Stanno facendo tutto il possibile per distruggere il nuovo”

Molti insegnanti si portano dietro i quaderni del corso prece-dente o addirittura di 30 anni prima, e ripetono sempre lo stes-so dettato, lo stesso esercizio, come se niente cambiasse.

Si ignorano la televisione, la radio, i giornali, tutto quello che confluisce nella formazione dello studente...

e la scuola va a rotoli.

Educare a pensare significa ragionare su ogni problema; significa prendere l’abitudine (questo è educazione) a ra-gionare sulle cose, discutere, riflettere, amalizzare: solo dopo questo lavoro arriva anche la nozione.

E tu impari a ragionare, SEMPRE

osservare_argomentare_precisare

conoscere_esplorare_ipotizzare

“La scuola dovrebbe sollecitare la formazione di un pensiero alto, ossia tra-sformarsi in scuola di pensiero [...] che sia formazione totale dell’individuo. [...] per costruire la conoscenza e non insegnare le cose da conoscere (le cose si dimenticano, i “modi” diventano abitudini e consentono di essere preparati all’imprevisto)”.

“Noi pensiamo tutte le volte che non abbiamo soluzioni pronte”: compito quin-di dell’insegnante è quello di costruire situazioni (o imparare a coglierle) capa-ci di suscitare una “tensione cognitiva” negli studenti. La curiosità e la voglia di capire sono le leve su cui progettare la didattica.

I bambini e le bambine hanno una conoscenza del mondo, le esperienze che i bambini accumulano generano delle teorie e un bravo insegnante è colui che sa partire da quello che i bambini sanno per portarli ad un livello di compren-sione ancora più preciso.

E’ una scuola del fare, disfare, pensare.

I ragazzi hanno bisogno di libertà per costruire, scoprire, unire; hanno bisogno di rischio (e mi sembra superfluo il commento); hanno bisogno di vedere le piccole cose (e l’insetto e il fiore e il filo d’erba e...); hanno bisogno di sensazioni nuove, e di riscoprire l’uso dei sensi, l’odore della pioggia, la musica del vento; hanno bisogno di sensazioni forti, “traumatizzanti” (il bosco di notte, la monta-gna, la luna, la scoperta del silenzio, il gusto della pioggia sul viso... il burrone da attraversare... l’alba... giocare di notte... cantare al buio, accanto al fuoco) hanno bisogno di parlare...

E’ il vivere l’esistenza di un problema nuovo, diverso, che ci crea una tensione che ci spinge a saperne di più e quindi ci invita alla ricerca di nuove conoscen-ze, a godere delle scoperte, a vedere con occhio più vigile e con un grado più alto di curiosità intellettuale le diverse esperienze che andiamo vivendo.

a proposito di creatività

Creatività non significa vivere nel mondo dei sogni, della fantasia sfrenata sen-za limiti, ma significa saper riconoscere un problema e saper analizzare le solu-zioni.Solo la creatività ci permette di affrontare con successo ogni imprevisto.Creatività è la capacità produttiva della ragione.essa è strettamente legata alla fantasia che offre quella inventività necessaria ad affrontare con spirito nuovo e senza limitazioni derivanti da pregiudizi, ogni problema.

Dobbiamo imparare a tollerare le incertezze, a riflettere cons enso critico, a sfruttare ogni possibilità, imparare a scomporre e comporre, a scoprire interdi-pendenze e nessi logici.

Acquisire l’abitudine alla creatività