MANUALE DI DIZIONE, ORTOEPIA E RUDIMENTI DELLA TECNICA …

61
MANUALE DI DIZIONE, ORTOEPIA E RUDIMENTI DELLA TECNICA VOCALE EDIZIONE 2019 1

Transcript of MANUALE DI DIZIONE, ORTOEPIA E RUDIMENTI DELLA TECNICA …

Page 1: MANUALE DI DIZIONE, ORTOEPIA E RUDIMENTI DELLA TECNICA …

MANUALE DI DIZIONE, ORTOEPIA

E RUDIMENTI DELLA TECNICA VOCALE

EDIZIONE 2019

1

Page 2: MANUALE DI DIZIONE, ORTOEPIA E RUDIMENTI DELLA TECNICA …

PREMESSA

Questo Manuale non è semplicemente il riassunto o la copia di una guida all'ortoepia,

alla dizione. È una vera e propria raccolta riassunta di accorgimenti, regole e consigli

collezionati in anni di laboratori teatrali. Il linguaggio si evolve, noi con lui. Alcuni

manuali di dizione tuttora in circolazione lasciano diverse lacune tra una regola e l'altra

con un approccio forse troppo schematico, talvolta con la paura di ammettere “qui non

esiste una regola precisa” o “questo modo di pronunciare è ormai caduto in disuso” La

nostra decisione è stata quella di raggruppare le regole e gli esercizi con una logica

diversa, per somiglianza semantica e di desinenza della parola e di dedicare un discreto

numero di pagine alla pratica, all'esercizio, alla respirazione, all'espressività e alle

potenzialità della tecnica vocale. Il presente manuale è ceduto gratuitamente, e sempre

così dovrà essere. A chi ha già frequentato i nostri corsi richiediamo una certa elasticità

mentale nell'incorporare le novità di questo manuale rispetto alle vecchie guide e

dispense studiate insieme negli anni passati. Infine l'ultima premessa va a chiunque, per

qualsiasi motivo voglia intraprendere questo viaggio attraverso la riscoperta della

corretta pronuncia, della consapevolezza dell'espressività vocale, del piacere del

respirare sano e profondo, del coltivare la propria tecnica e la propria potenza

espressiva. Si raccomanda pazienza, quella che viene trattata qui è una materia di

studio, la costanza è fondamentale e più di tutto è d'aiuto un maestro che come punto di

riferimento possa chiarire dubbi e guidare all'ascolto e all'autocritica costruttiva. A tutti

gli studenti, desideriamo dedicare una frase di Julia Varley, attrice dell'Odin Teatret:

“Il testo è un tappeto che deve volare lontano”

Che il volo abbia inizio.

2

Page 3: MANUALE DI DIZIONE, ORTOEPIA E RUDIMENTI DELLA TECNICA …

INDICE

Meccanismi di Primo Livello pag. 4

L'Accentazione pag.5

Approfondimento su accentazioni dubbie pag. 9

Nota sull'ambiguità etimologica pag. 14

La é chiusa pag. 15

La è aperta pag. 18

La ó chiusa pag. 24

La ò aperta pag. 26

Gli Omografi pag. 32

I Verbi pag. 37

Altre voci verbali pag. 38

I numeri (e i numeri ordinali e i mesi) pag. 40

I nomi propri pag. 41

S sonora e S sorda pag. 42

Z sonora e Z sorda pag. 45

Timbro, volume e cadenza pag. 47

La respirazione pag. 48

Respirazione diaframmatica, riscaldamento e potenziamenti pag. 49

Risuonatori e appoggio della voce pag. 53

Quaderno degli Esercizi pag. 54

Scioglilingua pag. 58

3

Page 4: MANUALE DI DIZIONE, ORTOEPIA E RUDIMENTI DELLA TECNICA …

Meccanismi di Primo Livello

La Dizione è quella disciplina che si occupa dei meccanismi della fonetica

articolatoria, cioè di produzione del linguaggio orale.

L'Ortoepia è lo studio dei singoli fonemi (suoni) e della loro pronuncia corretta.

Omografi: Parole scritte allo stesso modo, ma dal diverso significato (àncora –

ancóra). Spesso (non sempre) gli omografi non sono omofoni, ossia sono scritti allo

stesso modo, ma hanno una differente pronuncia o perfino una diversa, accentazione.

Vedremo un elenco di esempi più completo tra qualche pagina.

Omofoni: Parole che hanno la stessa pronunci

(Sóle – inteso come astro e inteso come plurale femminile di “sólo”).

Accento. In dizione facciamo riferimento all'Accento Tonico (cioè che determina

l'intonazione di una parola) abbiamo due tipi di accento:

Accento Aperto (o Grave) [à è ò]

Esempi di accenti aperti in parole tronche comunemente conosciute:

Città, verità, cioè, caffè, sarò, avrò etc.

Accento Chiuso (o Acuto) [í ú é ó]

Esempi di accenti chiusi in parole tronche comunemente conosciute: Perché, sé,

né, virtú

Naturalmente non c'è da considerare soltanto l'accento delle parole tronche (con

accento sull'ultima sillaba) perché in realtà tutte le parole hanno l'accento a prescindere

dalla sillaba in cui si trovano, se non l'avessero, sarebbero parole senza tono.

4

Page 5: MANUALE DI DIZIONE, ORTOEPIA E RUDIMENTI DELLA TECNICA …

L'Accentazione

Prima di addentrarci nello studio delle regole della Dizione è bene imparare a porre gli

accenti nella maniera corretta, ossia prima di studiare se una parola è da pronunciarsi

con accento aperto o chiuso, è bene imparare dove questo accento debba cadere.

Posizione e suddivisione nella lingua italiana

Dividiamo le parole in:

Tronche: l'accento cade su l'ultima sillaba (es. caf-fè)

Piane: l'accento cade sulla penultima sillaba (es. ma-tì-ta)

Sdrucciole: l'accento cade sulla terzultima sillaba (es. te-lè-fo-no)

Bisdrucciole: l'accento cade sulla quartultima sillaba (es. cà-pi-ta-no)

Alcune rare voci verbali possono essere anche trisdrucciole o

quadrisdrucciole, con accento rispettivamente sulla quintultima e sestultima

sillaba (es. fàb-bri-ca-me-lo, rè-ci-ta-me-lo e fàb-bri-ca-ce-ne)

IMPORTANTE: Dallo schema sopra riportato possiamo capire che ogni parola è dotata

di un solo accento! L'accento può cadere solo su una vocale, una per ogni parola. Mai di

più.

Suddivisione delle vocali

Le Vocali della lingua italiana sono cinque a livello Ortografico A E I O U

Ma ATTENZIONE, perché sono sette dal punto di vista tonico e quindi dell'Ortoepia.

Se infatti nella scrittura possiamo accontentarci di A E I O U spesso senza preoccuparci

di indicare l'orientamento degli accenti più comuni, nella pronuncia bisogna fare i conti

con sette differenti suoni: a è é i ò ó u.

Questa nozione è ben sintetizzata da uno strumento basilare della dizione: il triangolo

vocale (anche detto vocalico).

5

Page 6: MANUALE DI DIZIONE, ORTOEPIA E RUDIMENTI DELLA TECNICA …

Un'altra distinzione necessaria per pronunciare correttamente le parole italiane è quella

tra accento tonico e accento fonico.

Per accento tonico intendiamo la forza che viene data ad una sillaba in particolare

rispetto alle altre che compongono la stessa parola (Es.: tàvolo, perché, pastièra). Invece,

per accento fonico intendiamo la differenza tra suoni aperti e chiusi per le vocali e ed o.

Per indicare quali vocali vanno pronunciate aperte e quali chiuse si ricorre all'utilizzo di

due tipi di accento fonico, quello grave, come nel seguente esempio: "ò", "è" per indicare

le vocali da pronunciare aperte ( pòdio, sèdia); o quello acuto: "ó" "é" per indicare le

vocali da pronunciare chiuse (Es.: córsa, perché).

La regola principale. Quando su una sillaba contenente una "e" o una "o" non cade

l'accento tonico, la "e" o la "o" si pronunciano sempre chiuse.

Esempio: càvolo, dìsco, lìbro, tàvolo, volànte, pensièro, catenèlla... Dunque, la nostra

attenzione deve essere rivolta a tutte quelle parole che contengono una sillaba con "e" o

con "o" sulla quale cade l'accento tonico, poiché in questo caso dobbiamo sapere se la

vocale in questione va pronunciata aperta o chiusa.

Come leggere il triangolo vocale:

La punta, costituita dalla A, è l'area di maggiore apertura del suono, infatti per

pronunciare la A siamo costretti a spalancare la bocca. La è (aperta) e la ò (aperta) non

a caso occupano la loro posizione vicino alla punta della A. I vertici costituti dalla I e

dalla U sono da considerarsi come i suoni più chiusi, infatti le nostre labbra sono

costrette a farsi sottili e chiuse nel caso della I e strette nel caso della U. Da questi due

vertici chiusi possiamo quindi constatare la posizione della é (chiusa) e della ó (chiusa)

6

Page 7: MANUALE DI DIZIONE, ORTOEPIA E RUDIMENTI DELLA TECNICA …

Come applicare il triangolo vocale:

a) Apro la bocca per dire A, spontaneamente, come nella parola Casa

è) Apro la bocca nella posizione della A, ma pronuncio E (è - aperta)

é) Apro la bocca nella posizione della I, come se volessi sorridere, ma pronuncio E (é –

chiusa).

i) Mantengo la bocca nella posizione di un sorriso, pronunciando I

ò) Apro la bocca nella posizione della A, ma pronuncio O (ò – aperta)

ó) Apro la bocca nella posizione della U, ma pronuncio O ( ó – chiusa)

u) Apro la bocca nella posizione della U, spontaneamente come nella parola Ubuntu.

ATTENZIONE! IN OGNI PAROLA CADE UN SOLO ACCENTO (QUESTO PUO'

ESSERE APERTO O CHIUSO NEL CASO DELLA “E” O NEL CASO DELLA “O”) LE

“E” E LE “O” SU CUI NON CADE L'ACCENTO DELLA PAROLA SONO DA

PRONUNCIARSI SEMPRE CHIUSE.

Inoltre

L'APERTURA O CHIUSURA DEL FONEMA NON CAMBIA PER GENERE E NUMERO

(Per esempio la parola rósso si pronuncia con la ó chiusa, così anche al femminile e al

plurale róssa, róssi etc.) QUESTA REGOLA E' ESTESA A TUTTO LO STUDIO DELLA

DIZIONE.

Esercizio di pronuncia e memorizzazione. Prova a creare alcune frasi con le parole dei

seguenti gruppi, scrivile su un quaderno mantenendo gli accenti tonici e pronunciale i

discorsi creati a voce alta registrando i tuoi progressi.

Alcune parole da pronunciarsi con la é chiusa:

alméno, béstia, ché, crédere, créscere, débito, déntro, élmo, frésco, frétta, mé, méno,

méntre, quéllo, quésto, sé, séra, té (pronome personale) , tré , trénta, vénti.

7

Page 8: MANUALE DI DIZIONE, ORTOEPIA E RUDIMENTI DELLA TECNICA …

Alcune parole da pronunciarsi con la è aperta

accènto, apèrto, bène, brève, cèrto, chièsa, cièlo, dièci, ebbène, ècco, èrba, gènte, lèttera,

sènso, sènza, tèmpo, tèmpio, vènto.

Alcune parole da pronunciarsi con la ó chiusa

ancóra, bisógno, cognóme, cólpa, dólce, dóve, fórse, giórno, intórno, móglie, nói, nóme,

ógni, óltre, óra, rósso, sógno, vói.

Alcune parole da pronunciarsi con la ò aperta

bòsco, cònscio, cònsono, fuòri, giòco, giòia, idiòta, luògo, mòdo, negòzio, nòstro, nòta,

òcchio, òggi, pòco, pòi, nòtte, sòldo, tòsto, vòlta, vòstro.

8

Page 9: MANUALE DI DIZIONE, ORTOEPIA E RUDIMENTI DELLA TECNICA …

La Pagina di Approfondimento

Accentazione

Questa sezione non è immediatamente utile per un apprendimento accademico, si tratta

soltanto di nozioni di approfondimento e chiarimento per chi voglia andare più a fondo

nello studio o togliersi una curiosità in più. In questo caso presentiamo una serie di

parole dalla dubbia accentazione (Quanti di voi si saranno chiesti se è più corretto

dire ìslam o islàm). L'Accademia della Crusca ha chiarito l'ambiguità nel seguente modo:

Abbàcino / abbacìno (voce del verbo abbacinare): pronuncia più sorvegliata abbacìno.

Abbaìno / abbàino (sopraelevazione sul tetto di un fabbricato): abbaìno

Àbrogo / abrògo (voce del verbo abrogare): io àbrogo, tu àbroghi, egli àbroga, loro

àbrogano.

Adùlo / àdulo (voce del verbo adulare): adùlo

Alcalìno / alcàlino ('che ha qualità di alcali, relativo agli alcali'): alcalìno, ma il

sostantivo maschile plurale àlcali, non alcàli

Alchìmia / alchimìa: accettabili entrambe le pronunce, alchimìa più frequente

Alopecìa / alopècia ('caduta di capelli'): accettabili entrambe le pronunce; la prima si rifà

al greco, la seconda al latino

Amàca / àmaca: la pronuncia corretta è amàca

Anamorfòsi / anamòrfosi: entrambe le pronunce sono corrette; la prima è più comune,

quella con l'accento ritratto si rifà al greco.

Anòdino / anodìno ('insignificante'): anòdino

Appendìce / appèndice: la pronuncia corretta è appendìce

Àrista / arìsta: la pronuncia corretta è àrista

Arrògo / àrrogo (voce del verbo arrogare): la pronuncia corretta è io arrògo, tu arròghi,

egli arròga, loro arrògano.

Arteriosclèrosi / arterioscleròsi: accettabili entrambe le pronunce; la prima segue il

greco, la seconda il latino.3

Assólo / àssolo: la pronuncia corretta è assólo (da a solo)

9

Page 10: MANUALE DI DIZIONE, ORTOEPIA E RUDIMENTI DELLA TECNICA …

Autòdromo / autodròmo: la pronuncia corretta è autòdromo

Balaùstra / balàustra ('parapetto che chiude un balcone, una scalinata'): balaùstra.

Bocciòlo / bòcciolo: la pronuncia corretta è bocciòlo

Bolscevìco / bolscèvico: la pronuncia più corretta è bolscevìco

Cadùco / càduco: la pronuncia corretta è cadùco

Callìfugo / callifùgo: la pronuncia corretta è callìfugo

Cànide / canìde ('della famiglia dei Cànidi'): la pronuncia corretta è cànide

Carìsma / càrisma: la pronuncia più corretta è carìsma

Centèllino / centellìno: la pronuncia corretta è centellìno

Claustròfobo / claustrofòbo (come claustrofòbico 'chi ha paura degli spazi chiusi'): la

pronuncia corretta è claustròfobo

Codardìa / codàrdia: la pronuncia corretta è codardìa

Collànt / còllant ('calzamaglia fine'): la pronuncia corretta è collànt

Còlossal / colòssal ('film grandioso e spettacolare'): la pronuncia corretta è colòssal

Io cònstato / io constàto: entrambe le pronunce sono solitamente registrate dai

dizionari, ma la prima a venire indicata e quindi quella più corretta è io constàto.

Còrreo / corrèo ('imputato di un reato insieme con altri'): la pronuncia più corretta e

meno usata è còrreo

Cosmopolìta / cosmopòlita: la pronuncia corretta è cosmopolìta

Cucùlo / cùculo: la pronuncia corretta è cucùlo.

Cùpido / cupìdo: se usato nel senso di aggettivo, 'bramoso', è cùpido, se ci siriferisce al

dio dell'amore, Cupìdo

Dagherròtipo / dagherrotìpo (vecchio tipo di fotografia): la pronuncia corretta è

dagherròtipo.

Dàrsena / darsèna (parte del porto destinata alle riparazioni navali): la pronuncia

corretta è dàrsena.

Depliànt / dèpliant: la pronuncia corretta è depliàn (senza la 't' finale, essendo una

parola francese).

Diàtriba / diatrìba ('discorso polemico'): pronuncia etimologicamente più corretta

diàtriba, più comune diatrìba

10

Page 11: MANUALE DI DIZIONE, ORTOEPIA E RUDIMENTI DELLA TECNICA …

Dissuadére / dissuàdere: la pronuncia corretta è dissuadére

Diurèsi / diùresi: da preferire la pronuncia diurèsi

Ecchìmosi / ecchimòsi: la pronuncia corretta è ecchìmosi

Èdema / edèma: accettabili entrambe le pronunce; la prima viene dal greco, la seconda

dal latino.

Edìle / èdile: la pronuncia corretta è edìle

Elèttrodo / elettròdo: la pronuncia corretta è elèttrodo

Elèvo / èlevo: preferibile la pronuncia all'italiana io elèvo, tu elèvi, egli elèva. La

pronuncia io èlevo, tu èlevi, egli èleva si rifà invece al latino.

Elzevìro / elzèviro ('articolo di fondo della pagina letteraria di un giornale'): la

pronuncia corretta è elzevìro.

Enùresi / enurèsi: la pronuncia corretta è enurèsi

Epòdo / èpodo (nella metrica classica, verso minore che seguiva a uno maggiore

formando con esso un periodo metrico): la pronuncia corretta è epòdo

Errata còrrige / errata corrìge ('lista di errori da correggere, posta in fondo ai libri'): la

pronuncia corretta è errata còrrige.

Esplèto / èspleto (voce del verbo espletare): la pronuncia più corretta è io esplèto, tu

esplèti, egli esplèta.

Èureka / eurèka ('evviva'): la pronuncia corretta è èureka

Farìngeo / faringèo: la pronuncia corretta è faringèo

Flògosi / flogòsi ('infiammazione'): accettabili entrambe le pronunce, la pima derivante

da greco, la seconda dal latino

Fortùito / fortuìto: la pronuncia più corretta e diffusa è fortùito

Gòmena / gomèna: la pronuncia corretta è gòmena

Gratuìto / gratùito: la pronuncia corretta è gratùito

Guaìna / guàina: la pronuncia corretta è guaìna

Ìlare / ilàre: la pronuncia corretta è ìlare

Ìmpari / impàri: la pronuncia corretta è ìmpari

Inàne / ìnane ('inutile, inefficace'): la pronuncia corretta è inàne

Incàvo / ìncavo: la pronuncia corretta è incàvo

11

Page 12: MANUALE DI DIZIONE, ORTOEPIA E RUDIMENTI DELLA TECNICA …

Infìdo / ìnfido: la pronuncia corretta è infìdo

Ìnternet / Internèt: la pronuncia corretta è Ìnternet

Io intèrseco / io intersèco: la pronuncia giusta è io intèrseco, tu intèrsechi, egli

intèrseca... essi intèrsecano.

Io ìntimo / io intìmo (voce del verbo intimare): si può dire sia io intìmo, all'italiana, o io

ìntimo, alla latina

Islàm / Ìslam: la pronuncia corretta è Islàm

Isòtopi / isotòpi: la pronuncia corretta è isòtopi

Leccòrnia / leccornìa: la pronuncia corretta è leccornìa.

Lemnìscata /lemniscàta ('curva piana a forma di otto'): la pronuncia corretta è

lemniscàta.

Libìdo / lìbido: la pronuncia corretta è libìdo

Lùbrico / lubrìco ('disonesto', 'lascivo'): la pronuncia corretta è lùbrico

Medìceo / medicèo: la pronuncia corretta è medìceo

Melòmane / melomàne ('appassionato di musica'): la pronuncia corretta è melòmane

Mìmesi / mimèsi: entrambe le pronunce sono accettate; la prima deriva dal greco, la

seconda dal latino.

Mollìca / mòllica: la pronuncia corretta è mollìca

Monolìto / monòlito: entrambe le pronunce sono corrette. Alcuni vocabolari, come il

Dizionario Italiano Sabatini Coletti (DISC), riportano monòlito come forma da preferire.

I dizionari riportano anche monolìte, forma derivata dal francese, altrettanto corretta.

Mulìebre / mulièbre ('femminile'): la pronuncia corretta è mulìebre

Nècrosi / necròsi: entrambe le pronunce sono accettate; la prima deriva dal greco, la

seconda dal latino.

Nobèl / Nòbel: la pronuncia corretta è Nobèl

Nòcciolo / nocciòlo: nòcciolo quando si parla del 'guscio legnoso che ricopre il seme di

alcuni frutti', nocciòlo se si parla dell'albero che dà le nocciòle.

Omeòpata / omeopàta: la pronuncia corretta è omeòpata

Òmero / omèro: òmero in riferimento all'osso che va dalla spalla al gomito; mentre il

poeta è Omèro.

12

Page 13: MANUALE DI DIZIONE, ORTOEPIA E RUDIMENTI DELLA TECNICA …

Ossimòro / ossìmoro: sono corrette entrambe le pronunce

Osteòpata / osteopàta: la pronuncia corretta è osteòpata

Peróne / pèrone: la pronuncia corretta è peróne

Persuadére / persuàdere: la pronuncia corretta è persuadére

Presàgo / prèsago ('che presagisce gli avvenimento futuri'): la pronuncia corretta è

presàgo.

Prosàpia / prosapìa ('stirpe', 'schiatta'): la pronuncia corretta è prosàpia

Pudìco / pùdico: la pronuncia corretta è pudìco

Regìme / règime: la pronuncia corretta è regìme

Ròbot / robòt / robò: la pronuncia più corretta è ròbot

Rubrìca / rùbrica: la pronuncia corretta è rubrìca

Sàlgari / Salgàri (cognome del famoso scrittore di romanzi d'avvenutura): la pronuncia

corretta è Salgàri.

Salùbre / sàlubre: la pronuncia corretta è salùbre.

Scandinàvo / scandìnavo: più corretto scandinàvo, molto usato ma meno corretto

scandìnavo.

Sìlice / silìce ('diossido di silicio'): la pronuncia corretta è sìlice

Io stràripo / io strarìpo: la pronuncia corretta è io strarìpo

Sutùra / sùtura: la pronuncia corretta è sutùra.

Tarsìa / tàrsia (composizione formata da tipi diversi di uno o più materiali): la

pronuncia corretta è tarsìa

Tèrmite / termìte: la pronuncia corretta è tèrmite

Tralìce / tràlice: la pronuncia corretta è tralìce

L'ùltra / l'ultrà: la pronuncia più diffusa è ultrà

Ùpupa / upùpa (tipo di volatile): la pronuncia corretta è ùpupa

Uràli / Ùrali: la pronuncia corretta è Uràli

Utènsile / Utensìle: se usato come aggettivo, es. la macchina utensile, la parola va

pronunciata utènsile; se la parola viene usata da sola, es. l'utensile del fabbro, va

pronunciata utensìle.

Zàffiro / zaffìro: la pronuncia più diffusa è zaffìro, ma zàffiro non èbsbagliato, perché

13

Page 14: MANUALE DI DIZIONE, ORTOEPIA E RUDIMENTI DELLA TECNICA …

segue la pronuncia greca.

L'ambiguità etimologica

Ad oggi lo studio della Dizione e dell'Ortoepia pongono una norma, ma non una

risposta concreta a tutti i casi e a tutte le parole esistenti. In questo manuale sono

presenti le regole applicabili di norma alla Dizione corrente, ma spesso si farà presente

anche l'ambiguità di derivazione di alcuni termini, un fattore che trova la sua causa

nell'origine della lingua italiana, evoluzione del volgare fiorentino, ma che per molto

tempo ha conservato numerose varianti locali, tanto che tuttora sono accettate

entrambe le forme di alcune parole (entrambe le forme, ossia pronuncia aperta della

vocale O/E e pronuncia chiusa della vocale O/E). Al tempo stesso e per gli stessi motivi

sono spesso presenti numerosi casi di Omografi NON Omofoni.

14

Page 15: MANUALE DI DIZIONE, ORTOEPIA E RUDIMENTI DELLA TECNICA …

LA é CHIUSA

La “é” è da pronunciarsi chiusa nei seguenti casi (e relative eccezioni).

PAROLE TRONCHE IN é chiusa (si può dedurre che esistano anche le parole tronche in

è aperta, le vedremo in seguito).

é (congiunzione), mé, né, té, sé, ré (monarca), vé, pér

ché (e tutti i suoi derivati = perché, finché, affinché, allorché, giacché, anziché, poiché,

fuorché, sicché, macché etc.)

Nei suffissi di sostantivi collettivi in "-éto", -éta" (es. fruttéto, pinéta, roséto, cannéto,

agruméto, ulivéto, vignéto).

Nei suffissi di sostantivi e aggettivi diminutivi in "-étto", "-étta" (es. librétto, casétta,

chiesétta, pezzétto, navétta, terzétto, quintétto, palchétto, porchétta, forchétta, carrétta,

collétto, armadiétto, vecchiétto etc.)

Nelle preposizioni articolate: dél, délla, déllo, dégli, délle, déi, nél, néllo, nélla, négli,

nélle, néi, péi

Nei pronomi personali: égli, élla, ésso, éssa, éssi, ésse

Negli aggettivi dimostrativi: quésto, codésto, quéllo

15

Page 16: MANUALE DI DIZIONE, ORTOEPIA E RUDIMENTI DELLA TECNICA …

TABELLA RIASSUNTIVA DELLE TERMINAZIONI IN é CHIUSA

REGOLA(terminazioni in é chiusa)

ECCEZIONI(terminazioni in è aperta)

ATTENZIONE

éccio éccia

(es. fréccia, tréccia, libéccio,

villeréccio, intréccio,

cicaléccio etc.)

fèccia

écco écca écchio

Ècco (es. sécco,

bistécca, zécca, parécchio,

orécchio, stécca,

apparécchio, sécchio, bécco,

catapécchia etc.)

ècco spècchio vècchio

éfice

(es. Artéfice, oréfice,

carnéfice, pontéfice )

éggio éggia

(es. manéggio, pontéggio,

solféggio, puléggia etc.)

pèggio règgia sèggio

églia églio

(es. svéglia, svéglio, véglia,

téglia etc.)

mèglio

égno égna

(es. diségno, Sardégna,

ségno, impégno, légno etc.)

Mantègna

énna énno

(es. cénno, coténna, pénna,

sénno, ténni, vénni)

Da non confondere con laregola in ènne ènnio

éppo éppa

(es. stéppa)

tèppa

16

Page 17: MANUALE DI DIZIONE, ORTOEPIA E RUDIMENTI DELLA TECNICA …

ésco ésca(es. ésca, pésca, pazzésco,

burlésco, tedésco, frésco,

guerrésco, principésco,

farsésco, manésco etc.)

Da ricordare la differenzatra la pésca (lo sport e il

verbo pescare dallapronuncia chiusa) e il frutto(la pèsca e l'albero del pèsco

dalla pronuncia aperta)

ésimo ésima(es. umanésimo, quarésima,

battésimo, cristianésimo,urbanésimo etc.)

crèsima, infinitèsimoennèsimo (da cui tutti inumerali: dodicèsimo,

tredicèsimo,quattordicèsimo etc.)

éso ésa ése(es. arnése, frésa, sospéso,paése, francése, imprésa,péso, illéso, spésa, mése

etc.)

obèso Terèsa CrèsoAgnèse chièsa

éssa(es. méssa, dottoréssa,

leonéssa, ostéssa, badéssa,etc.)

rèssa prèssa La regola riguarda solo leparole in éssa, si tenga

infatti presente che molteparole che finiscono perèsso sono invece aperte

(adèsso, opprèsso,commèsso, permèsso, cèsso,

possèsso, gèsso, succèssoetc.)

évole(es. lodévole, incantévole,ammirévole, caritatévole,

deplorévole, cedévole,arrendévole)

fièvole

ézza ézzo(es. altezza, bellézza,debolézza, chiarézza,

salvézza, dolcézza ecc.)

mèzzo, tramèzzo pèzzoprèzzo, disprèzzo

ménte

(es. dolceménte,

severaménte,

coerenteménte, forteménte,

indubbiaménte etc.)

clemènte veemènte

demènte

17

Page 18: MANUALE DI DIZIONE, ORTOEPIA E RUDIMENTI DELLA TECNICA …

LA è APERTA

La “è” è da pronunciarsi aperta nei seguenti casi (e relative eccezioni)

PAROLE TRONCHE IN é aperta (cioè, caffè, canapè, bignè, gilè, Noè, Giosuè)

Parole straniere che terminano per consonante (hotèl, rècord, rèbus, sèxy, prèmier, sèt)

è del verbo essere

tè (bevanda)

in presenza del dittongo iè (assième, bicchière, bandièra, carrièra, chièsa,

cavalière, dièci, dièta, diètro, fièra, fièro, ièri, insième, lièto, lièvito, mièi,

mièle, niènte, pièdi, pensièro, pièno, vièni, etc.)

NOTA: Il dittongo ie è da pronunciarsi chiuso nelle parole chiérico e chiérica. Si noti

anche che viene accettata la pronuncia sia chiusa che aperta della parola

schiétto/schiètto (più diffusa la pronuncia chiusa).

Nelle esclamazioni: ahimè, ohimè, bèh

terminazioni in èto èta ète. alfabèto, bèta, amulèto, prète, ascèta, profèta, vèto, zèta,

consuèto, diabète, complèto, cèto, poèta, mansuèto, magnète, quièto, quiète, crèta. Ma

fanno eccezione i sostantivi collettivi (come fruttéto, roséto cannéto ecc.).

18

Page 19: MANUALE DI DIZIONE, ORTOEPIA E RUDIMENTI DELLA TECNICA …

TABELLA RIASSUNTIVA DELLE TERMINAZIONI IN è APERTA

REGOLA(terminazioni in è aperta)

ECCEZIONI(terminazioni in é chiusa)

ATTENZIONE

èca

(es. tèca, discotèca, enotèca,

pinacotèca etc.)

èdine

(es. salsèdine, pinguèdine,

raucèdine, torpèdine,

intercapèdine, acrèdine etc. )

èdo èda ède

(es. erède, schèda, prèda

etc.)

féde mercéde Alfrédo védo crédo

Anche se il verbo crédo è

chiuso, il Crèdo (la

preghiera) è invece da

pronunciarsi aperto.

èlico

(es. angèlico, aristotèlico,

vèlico etc.)

èllo, èlla

(es. fringuèllo, bèllo, coltèllo,

cappèllo, bidèllo, livèllo etc.)

stélla quéllo capélli

èlo èla

(es. chèle, Babèle, gèlo, zèlo,

parentèla, clientèla,

Vangèlo, stèle, miscèla,

sequèla, sfacèlo, stèlo,

tutèla, querèla...etc.)

pélo mélo vélo candéla

fedéle télo

èmico

(es. anèmico, polèmico,

endèmico, microcittèmico)

19

Page 20: MANUALE DI DIZIONE, ORTOEPIA E RUDIMENTI DELLA TECNICA …

èmma

(es. gèmma, dilèmma,

stèmma, stratagèmma,

lèmma etc.)

Marémma

èmo èma

(es. problèma, anatèma,

diadèma, crèma, sistèma,

fonèma etc.)

scémo

Rémo (nome di persona)

téma (verbo

temere)

Diffusa anche la pronunciaaperta del verbo temere.

èna ène èno

(es. amarèna, bène, ebbène,

scèna, sirèna, schièna, trèno,

cantilèna, pène [organo

sessuale] rène, madrilèno,

saracèno, cilèno, rumèno,

nazarèno etc.)

altaléna, Maddaléna,

caténa, caréna, baléno,

fréno, séno, avéna, céna,

méno, terréno, baléna,

veléno, véna,

péne [afflizione]

ènico

(arsènico, ellènico etc.)

ènne, ènnio

(es. perènne, millènnio,

decènnio, biènnio etc.)

bipénne

ènso ènsa ènse

(es. circènse, dènso,

dispènsa, melènso, intènso,

propènso, intènso, forènse

etc.)

ènto ènta ènte

(es. cènto, vènto, dènte,

intènto, gènte, avènte,

facènte, richiedènte etc.)

vénti (numero)

trénta

20

Page 21: MANUALE DI DIZIONE, ORTOEPIA E RUDIMENTI DELLA TECNICA …

ènza

(es. sentènza, potènza,

maldicènza, sènza, tendènza

ecc.)

Pur non avendo eccezioni,

si ricordi che la parola

sènza è da pronunciarsi

aperta solo quando ha una

funzione autonoma nella

frase (es. lo farò sènza. Ma

viene pronunciata chiusa

secondo I manuali

tradizionali quando si

appoggia ad altre parole

(es. sénza dubbio).

èo èa

(es. ebrèo, torneò, nèo,

babbèo, cicisbèo, etc.)

Si pronuncia invece chiuso

déi (preposizione

articolata) contrariamente

a Dèi (plurale di Dio)

èrbo èrba

(es. acèrbo, sèrbo, supèrbo,

èrba, sèrba etc.)

èrico èrica

(es. èrica, collèrico, sfèrico,

chiérico chiérica Le parole chiérico e

chiérica

contraddicono anche la

regola del dittongo iè

sempre aperto

èrno èrna

(es. etèrno, quadèrno,

lucèrna, invèrno, matèrno,

tavèrna, govèrno, lantèrna

etc.)

schérno

21

Page 22: MANUALE DI DIZIONE, ORTOEPIA E RUDIMENTI DELLA TECNICA …

èro èra èrio èria

(es. primavèra, sfèra,

atmosfèra, leggèro, austèro,

colèra, cratère, impèro,

galèra, mistèro, ministèro,

passeggèro, zèro, èra èro

[periodo storico e verbo],

clistère, cimitèro, mèro,

sincèro, deletèrio, sèrio,

sèrie, desidèrio, critèrio,

misèria, etc.)

céra, céro véro, davvéro

néro capinéra séra, péro,

péra volére, sedére, intéro

èrro èrra

(es. èrra, fèrro, guèrra,

affèrro, sottèrro, sèrra,

vèrro, sottèrra etc.)

èrso èrsa

(es. pèrso, emèrso, vèrso,

tèrso, sommèrso, dispèrsa,

detèrsa, rivèrsa etc.)

èrvo èrva

(es. sèrvo, cèrvo, risèrva,

nèrvo etc.)

èsto èsta èste

(es. incèsto, manifèsto,

disonèsto, lèsto, molèsto

vèste etc.)

quésto césto crésta désto

pésto (pestare) mésto

(triste)

Io mèsto (verbo mestare)

èstro èstra èstre

(es. terrèstre, palèstra,

destra, finèstra, etc.)

maéstro

22

Page 23: MANUALE DI DIZIONE, ORTOEPIA E RUDIMENTI DELLA TECNICA …

ètrico èttrico

(es. elèttrico, schelètrico,

idroelèttrico etc.)

èvolo

(benèvolo, malèvolo)

Da non confondere con laterminazione chiusa évole

èzio èzia

(es. scrèzio, inèzia, facèzia

etc.)

23

Page 24: MANUALE DI DIZIONE, ORTOEPIA E RUDIMENTI DELLA TECNICA …

LA ó CHIUSA

La “ó” è da pronunciarsi chiusa nei seguenti casi (e relative eccezioni)

Nón, nói, vói, colóro, costóro

Nelle Preposizioni semplici e articolate: cón, cól

TABELLA RIASSUNTIVA DELLE TERMINAZIONI IN ó CHIUSA

REGOLA(terminazioni in ó chiusa)

ECCEZIONI(terminazioni in ò aperta)

ATTENZIONE

óce

(es. vóce, nóce, feróce,

velóce etc.)

precòce Si tenga presente

l'eccezione nel caso del

dittongo uò (quindi aperto)

nuòce, cuòce etc.

ógno ógna

(es. sógno, bisógno,

vergógna, zampógna,

cicógna etc.)

ógnolo

(es. amarógnolo,

azzurógnolo, giallógnolo

etc. )

óio, óia

(es. rasóio, frantóio,

accappatóio, corridóio,

ingóio, vassóio etc.)

Salamòia sòia nòia bòia

giòia

óndo ónda

(es. fóndo, móndo, bióndo,

sónda etc.)

óne

(es. lezióne, situazióne,

pantalóne, canzóne etc.)

24

Page 25: MANUALE DI DIZIONE, ORTOEPIA E RUDIMENTI DELLA TECNICA …

ónto ónta ónte

(es. cónte, bisónte, frónte,

accónto, scónto etc.)

ónzolo

(es. frónzolo, girónzolo etc.)

óre

(es. amóre, signóre, dottóre,

sentóre, candóre,

televisóre,colóre, liquóre,

languóre etc.)

Dittongo uò (cuòre, suòra,

nuòra etc.)

Le parole Liquóre e

Languóre, pur avendo il

dittongo uò, restano chiuse.

órno órna

(es. fórno, ritórno, giórno,

intórno etc.)

còrna còrno pòrno

óso ósa

(es. Aggettivi: volenteróso,

schifóso, gioióso,

curióso, ambizióso etc.)

tutti i sostantivi

(còsa, spòsa, mimòsa, ripòso

ecc.) e nell'aggettivo esòso

25

Page 26: MANUALE DI DIZIONE, ORTOEPIA E RUDIMENTI DELLA TECNICA …

LA ò APERTA

La “ò” è da pronunciarsi aperta nei seguenti casi (e relative eccezioni):

Nel dittongo uò (es. cuòre, suòra, uòmo, uòvo, luògo, tuòi, suòi etc.)

Nelle forme verbali tronche del futuro e del passato remoto: (andrò, farò, acquistò, ritirò,

sognò, riceverò etc.)

E in altre parole tronche: però, pedalò, falò

In alcune parole straniere utilizzate dall'italiano: bòxe, stòp, gòng, yògurt, lòrd, pòster

Derivazioni dal greco:

in òlogo (es. pròlogo)

ògrafo (es. fotògrafo)

ògico (es. lògico)

òmico (es. còmico)

òrico (es. eufòrico)

òlico (es. apostòlico)

In può e ciò

26

Page 27: MANUALE DI DIZIONE, ORTOEPIA E RUDIMENTI DELLA TECNICA …

TABELLA RIASSUNTIVA DELLE TERMINAZIONI IN ò APERTA

REGOLA(terminazioni in ò aperta)

ECCEZIONI(terminazioni in ó chiusa)

ATTENZIONE

òbbo òbba òba òbo

òbrio òbria

(addòbbo, gòbba, gòbbo,

glòbo, ròba, lòbo, pròbo,

sòbrio, obbròbrio... etc)

òccio òccia

(es. ròccia, saccòccia,

bòccia, pronunciarsi chiusa

è bisbòccia, figliòccio etc.)

góccia dóccia La parola doccia, da

pronunciarsi chiusa è

accettata anche aperta

comeindicato da alcuni

dizionari.

òcco òcca òcchio

(es. malòcchio, baròcco,

bròcco, balòcco, albicòcca,

còcco, allòcco, blòcco,

bicòcca, taròcco, finòcchio,

sciòcco, pidòcchio, òcchio,

ginòcchio etc.)

bócca (e derivati es. sbócco,

imbócco)

tócco

òco òca

(es. fiòco, pòco, òca, giòco,

ròca, fòca)

òdo òda òde

(es. mòda, sòdo, chiòdo,

fròde, pagòda etc. )

códa

róde (verbo e tutte le

cogniugazioni derivate:

ródi, eródi etc.)

òfo òfa òffo òffa

(es. stòffa, gòffo, gagliòffo,

carciòfo, scròfa etc)

27

Page 28: MANUALE DI DIZIONE, ORTOEPIA E RUDIMENTI DELLA TECNICA …

ògio ògia òggio òggia

(es. orològio, Ambrògio,

fòggia, allòggio, piòggia,

Da pronunciarsi aperta

anche la parola d'uso

comune:òggi

ògo òga

(es. dròga, sinagòga,

demagògo, pedagògo, tòga,

rògo etc.)

fóga sfógo affógo giógo

vóga

òllo òlla

(es. fòlla, atòllo, Apòllo,

còllo, còlla, contròllo,

decòllo, ammòllo etc.)

póllo

òlo òla

(es. stagnòla, viòla, mentòlo,

tagliòla, bagneròla etc.)

sólo vólo góla assólo

òmo òma òme

(es. sòma, còma, assiòma,

aròma, nostròmo, tòmo,

gnòmo, cròmo, addòme etc.)

Róma, pómo, cóme, nóme,

cognóme,

òno òna ònia

(es. còno, cònio, colònia,

nòno, tròno, tòno, zòna,

ozòno, cerimònia, patròno,

matròna, Polònia...)

Segnamo per pura

somiglianza, alcune parole

con la doppia N. Tónno,

sónno, colónna e la parola

gònna (accettata come

pronuncia anche quella

chiusa di gónna, più diffusa

però nella pronuncia aperta,

forse perché assimilato alle

desinenza aperte come in

dònna, nònna ecc.)

28

Page 29: MANUALE DI DIZIONE, ORTOEPIA E RUDIMENTI DELLA TECNICA …

òpo òpa òppia òppio

(es. scòpo [fine], ciclòpe,

tòpo, còppa, còppia, òppio,

tòppa, scòppio, zòppo,

galòppo...)

scópo (verbo) dópo dóppio

stóppa stóppia

òrco òrchio

(es. rimòrchio, tòrchio, òrco,

pòrco etc.)

fórca si ricordino anche, pur non

facenti parte di questa

regola, le parole aperte:

bòrchia, òrca

òrgia òlgia

(es. òrgia, Bòrgia, fòrgia,

bòlgia etc...)

òrio òria

(es. stòria, memòria, glòria,

dormitòrio, conservatòrio

etc.)

òro òra

(es. auròra, canòro, castòro,

òro, decòro, dimòra, mòro,

mòra, fòro (luogo), clòro,

bòra, tesòro, tòro, ristòro,

sonòro, flòra, còro, allòro

etc.)

lóro lavóro óra ancóra

òrto òrte òrta

(es. abòrto, fòrte, sòrte,

consòrte, pòrta, mòrte,

pòrto, stòrto, stòrta etc.)

córte córto

òrza òrzo òrzia òrzio

(es, òrzo, consòrzio, fòrza,

rinfòrzo, sfòrzo, scòrza etc.)

29

Page 30: MANUALE DI DIZIONE, ORTOEPIA E RUDIMENTI DELLA TECNICA …

òscio òscia

(es. còscia, angòscia,

camòscio, pòscia, scròscio

etc.)

móscio

òsco òsca

(es. bòsco, còsca, tòsca,

chiòsco)

lósco fósco

òsi òsio

(es. nevròsi, ipnòsi,

scoliòsi,glucòsio, lattòsio,

etc.)

òsso òssa

(es. dòsso, addòsso, fòsso,

scòsso, gròsso, commòsso,

scòssa, colòsso, mòsso,

pòsso, òsso etc.)

rósso Da ricordare anche la

parola tósse (chiusa)

òsto òsta

(es. appòsta, tòsto, impòsta

[serranda], pòsta, còsto,

còsta, cròsta, sòsta, arròsto,

batòsta etc.)

pósto (di lavoro e

vocidelverbo pórre)

impósta (tassa e voce

delverbo impórre),

suppósta, mósto, rispósta,

aragósta, espósto, propósto

òstro òstra

(es. nòstro, vòstro,

inchiòstro, ròstro,

giòstraetc.)

móstra móstro

òto òte òta

(es. nòta, dòte, caròta, mòto,

nòto, fòto, patriòta, tòto,

tròta, azòto, lòto, etc.)

nipóte vóto

30

Page 31: MANUALE DI DIZIONE, ORTOEPIA E RUDIMENTI DELLA TECNICA …

òtto òtta

(es. bambolòtto, còtto,

decòtto, ricòtta, salòtto,

mòtto etc.)

ghiótto sótto rótto e in tutti

i verbi derivati dal latino

ducere (tradótto, ridótto,

condótto etc.)

òttolo òttola

(es. naneròttolo, viòttolo,

pallòttola etc.)

òvo òva òve

(es. alcòva, pròva, appròvo,

canòva, giòve, piòve, nòve,

etc.)

altróve róvo tròvo óve dóve

cóvo

òzzo òzza

(es. tinòzza, tavolòzza,

còzza etc.)

mózzo pózzo gózzo

singhiózzo

31

Page 32: MANUALE DI DIZIONE, ORTOEPIA E RUDIMENTI DELLA TECNICA …

GLI OMOGRAFI

Sono detti omografi quei vocaboli che, pur essendo scritti nello stesso modo, devono

essere pronunciati diversamente.

Li abbiamo divisi in due gruppi:

1) quelli in cui l'accento cade sulla stessa sillaba (il primo elenco);

2) e quelli in cui l'accento cade su sillabe diverse (il secondo elenco).

Sebbene il numero di questi termini sia limitato e, come sempre, il contesto dovrebbe

renderne chiaro il significato, la differenza di pronuncia diventa importante per una

corretta dizione, le liste che seguono in qualche modo possono chiarire alcuni dubbi nati

dallo studio dei fonemi e/o aperti e chiusi, altri invece (in cui l'accento cade su i,a,u)

servono per un eventuale approfondimento sulla propria pronuncia della lingua

italiana.

OMOGRAFI [primo gruppo]

Accètta (da accettare) Accétta (arnese)

Accòrsi (accorgersi) Accórsi (da accorrere)

Accusatòri (sistemi processuali) Accusatóri (coloro che accusano)

Affètto (sentimento, ammalato) Affétto (da affettare)

Appòsta (deliberatamente) Appósta (da apporre)

Appòsto (da appostare) Appósto (da apporre)

Arèna (teatro) Aréna (sabbia)

Assòrto (immerso in un pensiero) Assórto (levato al cielo)

Bòtte (percosse) Bótte (contenitore)

Còla (pianta africana) Cóla (da colare)

Collèga (amici di lavoro) Colléga (da collegare)

Cògli (da cogliere) Cógli (con gli)

Còlla (adesivo) Cólla (con la)

Còllo (parte del corpo) Cóllo (con lo)

Còlto (da cogliere) Cólto (istruito)

32

Page 33: MANUALE DI DIZIONE, ORTOEPIA E RUDIMENTI DELLA TECNICA …

Còppa (contenitore di liquidi) Cóppa (salume)

Corrèsse (da correggere) Corrésse (da correre)

Còrso (abitante della Corsica) Córso (da correre)

Crèdo (preghiera) crédo (da credere)

Crèta (isola della Grecia) Créta (terra)

Dèi (divinità) Déi (preposizione articolate)

Dètte (da dare) Détte (da dire)

Dètto (da dettare) Détto (da dire)

È (essere) É (congiunzione)

Èsca (uscire) Ésca (necessario per attirare i pesci)

Èlle (lettera alfabeto) Élle (pronome)

Èsse (lettera alfabeto) Ésse (pronome)

Fòro (luogo pubblico) Fóro (buco)

Fòsse (buche) Fósse (essere)

Impòsta (serranda) Impósta (da imporre, tasse)

Impòrti (da importare) Impórti (da imporre)

Indòtto (privo di culura) Indótto (da indurre)

Lègge (da leggere) Légge (norma)

Mènto (da mentire) Ménto (parte del viso)

Mènte (da mentire) Ménte (intelligenza)

Mèsse (raccolto) Mèsse (da mettere)

Mèzzo (metà, strumento) Mézzo (fradicio)

Mòzzo (perno) Mózzo (marinaio)

Nèi (macchie sulla pelle) Néi (preposizione articolata)

Òra (da orare) Óra (adesso, 60 minuti)

Pène (organo maschile) Péne (punizioni, castighi)

Pèsca (frutto) Pésca (da pescare)

Pèste (malattia) Péste (impronte)

Pòrci (animali) Pórci (da porre)

Pòrsi (da porgere) Pórsi (da porre)

33

Page 34: MANUALE DI DIZIONE, ORTOEPIA E RUDIMENTI DELLA TECNICA …

Pòse (atteggiamenti) Póse (da porre)

Pòsta (corrispondenza, somma in palio) Pósta (da porre)

Rè (nota musicale) Ré (sovrano)

Ròcca (fortezza) Rócca (arnese)

Ròdano (nome) Ródano (da rodere)

Ròsa (fiore e nome) Rósa (rodere)

Scòpo (fine) Scópare (da scopare)

Scòrso (da scorgere) Scórso (da scorrere)

Sòrta (specie) Sórta (sorgere)

Tè (bevanda) Té (pronome)

Tèma (argomento) Téma (da temere e paura)

Tòcco (pezzettino) Tócco (da toccare)

Tòrre (da togliere) Tórre (edificio)

Tòrta (da torcere) Tórta (da dolce)

Vendètte (da vendere) Vendétte (plurale vendetta)

Vènti (correnti d’aria) Vénti (numero)

OMOGRAFI [secondo gruppo]

Abbàino (da abbaiare) Abbaìno (parte di soffitta)

Abbàio (verso del cane) Abbaìo (l’abbaiare continuo)

Àdito (piccolo passaggio) Adìto (da adire)

Àbitino (da abitare) Abitìno (piccolo indumento)

Àbito (indumento) Abitò (da abitare)

Accòmodati Accomodàti

Adùlteri (chi tradisce) Adultèri (tradimenti)

Àgito (da agitare) Agìto (da agire) Agitò (da agitare)

Aguzzìno (torturatore) Agùzzino (da aguzzare)

Àltero (da alterare) Altèro (superbo) Alterò (da alterare)

Àmbito (spazio circoscritto) Ambìto (da ambire)

Àncora (per ancorare) Ancóra (avverbio)

34

Page 35: MANUALE DI DIZIONE, ORTOEPIA E RUDIMENTI DELLA TECNICA …

Àrbitri (giudici) Arbìtri (da arbìtrio)

Bàcino (da baciare) Bacìno (grande catino)

Bàlia (chi accudisce bimbi) Balìa (essere alla mercé di)

Bàlzano (da balzare) Balzàno (bizzarro)

Bécchino (da beccare) Becchìno (chi seppellisce morti)

Benèfici (che danno beneficio) Benefìci (plurale beneficio)

Bràmino (da bramare) Bramìno (sostantivo)

Bùchino (da bucare) Buchìno (piccolo buco)

Calàmita (da calamitare) Calamìta (il magnete) Calamità (disgrazia)

Circùito (pista) Circuìto (da circuire)

Càpito (da capitare) Capìto (da capire) Capitò (da capitare)

Cómpito (incarico) Compìto (da compire)

Condòmini (sostantivo) Condomìni (pl. condominio)

Cùpido (avido di denaro, ecc.) Cupìdo (Dio dell’amore)

Dècade (insieme di dieci) Decàde (da decadere)

Desìderi (da desiderare) Desidèri (plurale desiderio)

Déstino (da destare) Destìno (fato) Destinò (da destinare)

Esàmino (da esaminare) Esamìno (piccolo esame) Esaminò (da esaminare)

Férmati (bloccati!) Fermàti (essere bloccati)

Frùstino (da frustare) Frustìno (piccola frusta)

Gràvita (da gravitare) Gravità (da grave)

Guài (problemi) Guaì (da guaire)

Ìmpari (non uguale) Impàri (da imparare)

Ìndice (dito e indicazione) Indìce (da indire)

Ìndico (da indicare) Indìco (da indire) Indicò (da indicare)

Intùito (sesto senso) Intuìto (da intuire)

Lèggere (da leggere) Leggère (non pesanti)

Leggèro (non pesante) Leggerò (da leggere)

Malèfici (plurale malefico) Malefìci (plurale maleficio)

Màrtiri (plurale di martire) Martìri (plurale di martirio)

35

Page 36: MANUALE DI DIZIONE, ORTOEPIA E RUDIMENTI DELLA TECNICA …

Nòcciolo (ciò che è nel frutto) Nocciòlo (albero)

Òmero (osso umano) Omèro (scrittore)

Onèsta (femminile di onesto) Onestà (il non ingannare)

Òvvio (naturale) Ovvìo (da ovviare)

Pàgano (da pagare) Pagàno (aggettivo)

Pèrdono (da perdere) Perdóno (da perdonare) Perdonò (da perdonare)

Prèdica (sermone) Predìca (da predire)

Prèsidi (chi dirige scuole) Presìdi (plurale di presidio)

Prèsso (vicino) Pressò (da pressare)

Prìncipi (plurale di principe) Princìpi (plurale di principio)

Pròvino (da provare) Provìno (test)

Règia (del re) Regìa (coordinamento)

Rètina (parte dell’occhio) Retìna (piccola rete)

Séguito (parte successiva) Seguìto (pedinato) Seguitò (da seguitare)

Sùbito (adesso) Subìto (da subire)

Tèndine (parte corpo umano) Tendìne (piccole tende)

Tènere (soffici) Tenére (verbo)

Tràttino (da trattare) Trattìno (piccolo segno)

Unìta (attaccata) Unità (indivisibilità)

Vàluta (da valutare) Valùta (bancanota)

Vìola (da violare) Viòla (colore e fiore)

Vìolino (da violare) Violìno (strumento)

Vìolo (da violare) Viòlo (strada) Violò (da violare)

Vólano (da volare) Volàno (sostantivo).

36

Page 37: MANUALE DI DIZIONE, ORTOEPIA E RUDIMENTI DELLA TECNICA …

I VERBI

Tabelle riassuntive delle voci verbali

La maggior parte dei verbi riprende le desinenze (e le relative aperture o chiusure) dei verbi Ausiliari

èssere e avére.

Modo/Tempo Verbo essere Verbo avere

Indicativo/Presente sóno, sèi, è, siète, sóno hò, avéte

Indicativo/Imperfetto èro, èri, èra, èrano avévo, avévi, avéva, avévano

Indicativo/Futuro semplice sarò, sarémo, saréte avrò, avrémo, avréte

Indicativo/Passato remoto fósti, fóste èbbi, avésti, èbbe, avémmo, avéste, èbbero

Condizionale/Presente sarèi, sarésti, sarèbbe, sarémmo, saréste, sarèbbero

avrèi, avrésti, avrèbbe, avrémmo, avréste, avrèbbero

Congiuntivo/Imperfetto fóssi, fósse, fóssimo, fóste, fóssero avéssi, avésse, avéste, avéssero

Participio/Presente essènte avènte

Gerundio/Presente essèndo avèndo

37

Page 38: MANUALE DI DIZIONE, ORTOEPIA E RUDIMENTI DELLA TECNICA …

Principali desinenze dei verbi non ausiliari

Modo/Tempo io tu égli/lèi nói vói éssi/lóro

Indicativo/Presente

-éte

Indicativo/Imperfetto

-évo -évi -éva -évano

Indicativo/Futuro semplice

-ò -émo -éte

Indicativo/Passato remoto

-éci -éce -écero

-éi -ésti -é émmo éste -érono

-élsi -élse -élsero

-énni énne énnero

-érsi -érse -érsero

-ési -ése -ése

-ése -ése -ése

38

Page 39: MANUALE DI DIZIONE, ORTOEPIA E RUDIMENTI DELLA TECNICA …

Altre forme verbali CHIUSE

Verbi con la desinenza “ei” del passato remoto: credéi

E alcune forme poetiche: vedéa, tenéa, soléa...( contrazioni dell’imperfetto vedéva,

tenéva, soléva, quindi chiusi).

Sono chiusi i verbi scéndo e véndo,

Sono chiuse le forme verbali di “vedére” e “crédere”: védo, crédo, véde, créde, véda,

créda etc... e le relative derivazioni: provvédo, miscrédo, ricrédo, intravédo, ravvédo etc.

Nell’imperativo in “éte”: avéte, leggéte, cadéte, prendéte, corréte, dovéte...

Nell’infinito in “ére” e nei suoi composti: bére, sapére, sedére, volére, tenére, cadére,

godére, avérti, tenérlo,volérla etc.

Nelle terminazioni del condizionale in “réste”, “résti”, “rémmo”: farésti, avrésti,

avrémmo, darémmo, vorréste, faréste...

Imperfetto congiuntivo “éssi”, “ésse”...: sapéssi, sapésse, sapéssimo, sapéssero, sapéste...

conoscéste, avésse, scrivéssi etc.

Altre forme verbali APERTE

Nelle desinenze dell’infinito in èndere: accèndere, appèndere, prèndere, offèndere,

attèndere, arrèndere, comprèndere, rèndere etc.

Sono aperti tutti i gerundi in èndo: facèndo, mantenèndo, vedèndo, ridèndo, dicèndo etc.

Sono però chiusi i verbi scéndo e véndo (Non gerundi infatti)

Da pronunciarsi aperte anche le desinenze in ètti èttero: credètti, dovèttero, stèttero,

dovètte, stètte, stètti... etc.

Le voci del verbo “mentire”, mènto, mènti, mènte (al contrario della regole chiusa dei

sostantivi in ménte).

39

Page 40: MANUALE DI DIZIONE, ORTOEPIA E RUDIMENTI DELLA TECNICA …

Numeri

zèro cìnque dièci quìndici vénti

ùno sèi ùndici sèdici trénta

dùe sètte dódici diciasètte cènto

tré òtto trédici diciòtto milióne

quattro nòve quattórdici diciannòve miliàrdo

I numeri ordinali (vedere regola in ésimo ésima)

Prìmo Sèsto Undicèsimo Sedicèsimo

Secóndo Sèttimo Dodicèsimo Diciasettèsimo

Tèrzo Ottàvo Tredicèsimo Diciottèsimo

Quàrto Nòno Quattordicèsimo Dicianovèsimo

Quìnto Dècimo Quindicèsimo Ventèsimo

I Mesi

Gennàio Febbràio Màrzo Aprìle

Màggio Giùgno Lùglio Agósto

Settèmbre Ottóbre Novèmbre Dicèmbre

40

Page 41: MANUALE DI DIZIONE, ORTOEPIA E RUDIMENTI DELLA TECNICA …

I nomi propri

Seguono alcuni nomi propri di persona, è sempre molto difficile determinare

la corretta pronuncia di alcuni nomi a seconda della derivazione del paese di

origine. Ovviamente troverete in questo elenco solo i nomi in cui l'accento cade su una

E o su una O.

Abèle, Adèlchi, Adèle, Adòlfo, Adóne, Albèrto, Agnèse, Alèssio, Alfrédo, Alighièro,

Ambrògio, Amedèo, Amèlia, Amlèto, Anaclèto, Andrèa, Angèlica, Antònio, Antonèllo,

Ansèlmo, Arnòldo, Auròra

Benedétto, Bèrta, Bòris

Carlòtta, Carmèlo, Celèste, Césare, Clèlia, Clemènte, Cornèlio, Còsimo, Cristòforo

Danièle, Demètrio, Desidèrio, Diègo, Doménico, Dòra, Donatèlla

Èbe, Edmóndo, Ègle, Èlena, Eleonòra, Elèttra, Èlio, Elisabètta, Elisèo, Élsa,

Emanuèle, Èmma, Ènnio, Ènzo, Ernèsto, Èster, Èttore, Eugènio, Eusèbio, Èva

Fedéle, Fedòra, Filibèrto, Fiorènzo, Francésco, Fulgènzio

Gabrièle, Gabrièlla, Galilèo, Gaudènzio, Gastóne, Gèmma, Genèsio, Genovèffa,

Gilbèrto, Ginévra, Gigliòla, Giórgio, Giosuè, Giròlamo, Gisèlla, Giusèppe, Goffrédo,

Gregòrio, Gualtièro, Guglièlmo

Innocènzo, Irène, Isabèlla, Isòtta, Ippòlito

Leopòldo, Lambèrto, Lorènzo

Maddalena, Marcèllo, Mattèo, Michèle, Milèna, Mirèlla, Mònica

Nicòla, Nòra, Nòrma

Ofèlia, Olivièro, Òlga, Omèro, Orèste, Ornèlla, Órsola, Òscar, Otèllo

Perpètua, Piètro, Pompèo

Rachèle, Raffaèle, Raimóndo, Rebècca, Rèmo, Robèrto, Romèo, Ròcco, Ròmolo, Ròsa,

Salvatóre, Secóndo, Sèrgio, Sèsto, Sèttimo, Sevèro, Silvèstro, Simóne, Simonétta, Stéfano,

Sònia

Taddèo, Telèmaco, Teodòro, Terènzio, Terèsa, Tesèo

Umbèrto

Valèrio, Verònica, Vincènzo, Vittòrio

41

Page 42: MANUALE DI DIZIONE, ORTOEPIA E RUDIMENTI DELLA TECNICA …

“S” sonora e “S” sorda

L'argomento che segue è di puro approfondimento, è contenuto in tutti I manuali di

dizione e ortoepia della nostra storia, quindi perché mai dovremmo essere da meno?

Naturalmente alcuni accorgimenti (come vedremo) sono ormai obsoleti per via

dell'evoluzione del linguaggio comune.

Si affronti quindi la lettura di questa parte solo per proprio interesse personale.

La “s” sonora o dolce italiana, è quella il cui suono può essere riscontrato

nella parola “ asilo” e che sui dizionari foneteci è segnalata come “s” lunga.

La lettera “s” si pronuncia con suono dolce nei seguenti casi:

1) Quando si trova tra due vocali:

bisogno, caso, chiesa, rosa, uso, frase, misura, musica, viso, difeso, poesia,

paese...

eccezioni: casa, naso, mese, così, desiderio, sorriso, peso, cinese, goloso,

frettoloso...

E molti altri casi simili caduti comunque ormai in disuso, meglio quindi

continuare a pronunciare le parole con la s per come la conoscete in questo

caso.

Tuttavia non è assolutamente sbagliato ritenere valida se pronunciata in modo

poco marcato e in altre situazioni la regola appena citata, in quanto la pronuncia dolce,

risulta essere più musicale e naturalmente più orecchiabile; infatti, attori, doppiatori,

speaker, ecc. utilizzano questo accorgimento riferendosi ad alcune parole come preside,

disegno (e altri vocaboli composti)

2) Quando la “s” è seguita da una consonante sonora:

“b”: sbaglio, sbadiglio, sbattere, sbarco...

“d”: sdentato, sdebitarsi, sdegno, sdoppiamento...

“g”: sgabello, sgargiante, sguaiato, sguainare, sgarbo, sgridare, sgomitare, disguido...

42

Page 43: MANUALE DI DIZIONE, ORTOEPIA E RUDIMENTI DELLA TECNICA …

“l”: sleale, dislivello, slancio, dislocare, slabbrare, slegare, slitta...

“m”: smuovere, asma, cosmetico, cosmo, prisma, smania...

“n”: sniffare, snidare, snaturare, masnadiero...

“r”: srotolare, sragionare, sradicare, sregolato...

“v”: svelto, svolazzare, sventare, svogliatamente...

3) Quando la parola appartiene al radicale del vocabolo contenente “s”:

paese: paesaggio – paesino – paesaggistico

musica: musicale – musicante – musichiere

improvviso: improvvisazione – improvvisato – improvvisare

chiesa: chiesetta – chiesina

4) Quando è seguita da vocale e si trova in posizione finale nei prefissi seguenti:

“bis”: bisavolo, bisunto, bisonte...

“cis”: cisalpino

“dis”: disabile, disadattato, disordinato...

“tras”: trasandato

“tris”: trisavolo

“es”: esonero, esimere, esodo...

43

Page 44: MANUALE DI DIZIONE, ORTOEPIA E RUDIMENTI DELLA TECNICA …

La “s” aspra o sorda o dura

La “s” aspra o sorda italiana, è quella il cui suono può essere riscontrato nella

parola “ sasso” e che sui dizionari fonetici è segnalata come “s”.

Di seguito i casi in cui la lettera “s” si pronuncia con suono aspro:

1) Quando si trova ad inizio di parola ed è seguita da una vocale:

sole, senza, sale, salve, signore, salute, sera, saltare, sabato, sentire, saggio, seggio...

2) Quando è doppia all’interno di un vocabolo:

assassino, asso, sasso, sesso, tosse, assunto, rosso, rissa, fossa, scossa, osso...

3) Quando è seguita da una consonante sorda:

“c”: scala, scacco, scopa, sconfitta, scalo, scuola...

“f”: sfera, sfottere, sfatare, asfissia, asfalto...

“p”: aspetto, spada, spiedo, spola, specchio...

“q”: squalo, squadro, squadra, Pasqua...

“t”: storia, stare, stanare, stanco, stecca...

4) Quando è preceduta da un’altra consonante:

ansia, orso, intenso, arso, consegna, console, psicosi, abside, elsa, immenso...

5) Quando fa parte dei prefissi “tras” e “dis” e non è seguita da vocale:

disdetta, discarica, disfare, trasporto, trasferta...

6) Quando si trova in finale di parola:

bis, tris, plus, lapis, status, gratis, lapsus...

7) Nelle parole composte :

risorgere, risaputo, dicesi, girasole...

44

Page 45: MANUALE DI DIZIONE, ORTOEPIA E RUDIMENTI DELLA TECNICA …

“Z” sonora e “Z” sorda

Come per la S, la maggior parte delle informazioni che seguono sono un puro

approfondimento, in certi casi poco importante per via dell'evoluzione della

lingua, in altri utile a un certo tipo di recitazione in cui occorre conoscere la

pronuncia di parole datate.

La “z” sonora o dolce è quella il cui suono può essere riscontrato nella parola “zanzara”

e che sui dizionari fonetici è segnalata come “z” lunga.

Casi in cui la lettera “z” si pronuncia con suono dolce:

1) Quando è seguita da due vocali, la prima delle quali non è una “i”:

zoo, zuavo, zaino, Zeus, Zaira...

2) Quando si trova all’inizio di una parola e la seconda sillaba ha come prima lettera una

consonante sonora:

“b”: zabaione, zibibbo, zibaldone, zebra...

“d”: zodiaco

“g”: zigrino, zigomo, zigote eccezione: zigano

“l”: zelo, zulù, zelante...

“m”: zimarra, zumare o zummare

“n“: zona, Zeno

“r”: zero, Zara

“v”: zavorra

“z”: zan-zara, zen-zero, zan-zibar, zuz-zurellone

3) Quando si trova in mezzo a due vocali:

nazareno, ozono, azalea, azoto, Azeglio...

eccezione: nazismo (poco conosciuta)

4) Nei finali dei verbi in “izzare”:

organizzare, armonizzare, penalizzare, concretizzare, sintetizzare...

eccezioni: rizzare

45

Page 46: MANUALE DI DIZIONE, ORTOEPIA E RUDIMENTI DELLA TECNICA …

La “z” sorda o aspra o dura

La “z” sorda o aspra o dura italiana, è quella il cui suono può essere riscontrato nella

parola “terzo” e che sui dizionari fonetici è segnalata come “z”.

Casi in cui la lettera “z” si pronuncia con suono aspro:

1) Quando è seguita da “i” che forma dittongo:

zio, pazzia, dizione, razzia, agenzia, polizia, polizia, vizio, tizio, razionale, anziano,

divorzio, grazia, grazie, dazio, strazio, malizia, Lucrezia, ozio, astuzia...

2) Quando si trova ad inizio parola e la seconda sillaba ha come prima lettera una

consonante sorda:

“c”: zucchero, zucca, zucchina, zuccotto, zinco, zoccolo, zecca

“f”: zuffa, zaffata, zufolo, zolfo eccezioni: zafferano, zefiro, zaffiro

“p”: zampa, zappa, zuppa, zampogna, zampina, zoppo, zeppo...

“t”: zitto, zittire, zattera eccezioni: zeta, zotico

3) Quando viene immediatamente dopo la lettera “l”:

alzare, calza, scalzo, calzolaio, milza, infilzare, mascalzone, filza, sfilza...

eccezioni: elzeviro, belzebù

4) Nelle terminazioni in “zione”:

terminazione, direzione, colazione, addizione, frazione, posizione...

5) Quando è doppia: pizza, pazzo, pozzo, strozzare, strozzino, struzzo, carrozza, spruzzo,

bellezza, carezza, prezzemolo, durezza, purezza, prezzo, pezzo, nozze, piccozza...

eccezioni: azzardo, azzurro, brezza

6) Nei finali dei verbi in “azzare”: ammazzare, scorrazzare, stramazzare, strapazzare,

starnazzare...

7) Nelle terminazioni in “anza”, “enza”:

assenza, senza, risonanza, costanza, mancanza, stanza, coerenza, apparenza,

divergenza, violenza, partenza...

8) Nelle terminazioni in “orzo”, “orza”, “erzo”:

forza, sforzo, scorza, sfarzo, sterzo..

9) Nelle terminazioni in “onzolo”: frónzolo, pretónzolo, medicónzolo,

eccezioni (quindi da pronunciarsi con z sonora): girónzolo, frónzolo

46

Page 47: MANUALE DI DIZIONE, ORTOEPIA E RUDIMENTI DELLA TECNICA …

Qualche definizione in più

Timbro

Il timbro è il risultato del modo con cui la voce viene elaborata nelle cavità addominali e

facciali. Per meglio comprendere la complessità del timbro immaginiamo i due suoi

estremi riportati su una retta. Da una parte avremo un'espressività monotona e piatta,

vuota. Dall'altra invece una varietà immensa di alti e bassi, di risonanze e di

modulazioni. In mezzo ogni possibile combinazione tra questi ed altri fattori. Chi

affronti degli esercizi riguardanti la timbrica vocale deve essere in grado di combinare al

massimo più elementi grazie a diverse sollecitazioni interiori. Non solo attori, ma anche

politici, intrattenitori, cantanti e chiunque altro debba fare del carisma il proprio

mestiere non potrà esimersi dall'esplorare differenti timbri e sfumature.

Volume

A seconda della quantità di aria che emettiamo dai polmoni il volume può essere alto,

basso, o medio. Tendenzialmente siamo avari e infatti propendiamo a risparmiare il fiato

come se costasse moltissimo e quindi, risparmiandolo, spendessimo meno. In realtà per

esprimerci bene abbiamo bisogno di tutta l’aria che immettiamo nei polmoni, e che non

deve essere incamerata a seguito di inspirazioni rumorose o faticose. L’emissione deve

essere adattata ad ogni esigenza espressiva al fine di renderla il più comunicativa

possibile. Un linguaggio parlato con un volume troppo alto può essere fastidioso per chi

ascolta allo stesso modo di uno parlato con volume basso, per questo vi invitiamo a non

rimanere imprigionati nella gabbia di un volume costante. A proposito di pigrizia, la

maggior parte di noi sicuramente si risparmia anche sul movimento delle labbra,

limitando questo sforzo al minimo e tenendo la bocca quasi ferma. Anche questa è una

brutta abitudine da perdere assolutamente. Perciò abituatevi a muovere di più le labbra

e a “masticare” maggiormente le parole assaporando I suoni e la sonorità delle parole

stesse. Non è altro che una questione di allenamento.

47

Page 48: MANUALE DI DIZIONE, ORTOEPIA E RUDIMENTI DELLA TECNICA …

Cadenza

La nostra abilità nell’emettere aria dai polmoni influisce anche sulla cadenza, che è il

risultato dinostre sollecitazioni delle corde vocali. La cadenza non dipende soltanto dalla

frequenza dei movimenti di articolazione dei fonemi, ma anche dalle pause che

prendiamo tra una parola e l’altra, tra frase e frase, e tutti gli effetti con i quali

riusciamo ad arricchire un discorso indistinto. Ognuno di noi parla ad una velocità

personale che tende a rimanere sempre la stessa e che è influenzabile dal ritmo

respiratorio che a sua volta dipende dalla propria volontà e da fattori emotivi.

Particolari statiemotivi possono accelerare o rallentare il nostro parlare. Un

comunicatore particolarmente abile è in grado di modulare la voce in maniera tale da

variare anche la sua naturale cadenza.

La Respirazione

Questa parte del programma, pur trovandosi alla fine, dopo le regole e le definizioni

riguardanti lo studio della dizione e dell'ortoepia, è in realtà la prima in ordine di

importanza, imprescindibile da tutto il lavoro sulle tecniche della vocalità. Dovrebbe

quindi essere affrontata per prima in un percorso di apprendimento. Si consiglia di

praticare gli esercizi elencati per non più di una ventina di minuti al giorno, per non

incorrere in spiacevoli problemi di pressione o scorretta respirazione, è anche vero che

gli esercizi riportati andrebbero introdotti da un maestro competente prima di essere

affrontati in solitaria.

È importante avere consapevolezza del proprio respiro.

È importante avere controllo del proprio respiro.

È importante avere potenza: potenziare la propria capacità respiratoria.

Respirare bene significa controllare le proprie emozioni e le

proprie paure, significa mantenere la mente lucida e pronta, e significa

essere padrone di tutto il corpo e riuscire a muoversi senza tensioni e con

armonia. Ogni gesto, se coadiuvato da una profonda respirazione, risulterà quanto mai

naturale e fluido, riducendo al minimo lo sforzo per compierlo. Tutto questo spiega

perché oggi molte discipline dedicano un’attenzione quasi maniacale alla respirazione. Il

48

Page 49: MANUALE DI DIZIONE, ORTOEPIA E RUDIMENTI DELLA TECNICA …

fine ultimo è trovare una migliore sintonia con il proprio corpo e sfruttare al massimo le

proprie capacità. Per respirare bene, si deve coinvolgere tutto il polmone. Lasciare

inutilizzata parte di esso, in pratica quella più bassa, riduce la ventilazione e gli effetti

benefici della respirazione. Ritmi di vita frenetica, situazioni frustranti e stressanti sono

la causa principale di una respirazione scorretta, troppo consapevole ed innaturale.

respirazione addominale

La respirazione naturale è quella addominale. I bambini fino ai sei o sette anni,

respirano spontaneamente in modo preciso. Questo tipo di respirazione provoca

un’intensa attività del diaframma e ci mette in contatto con il baricentro del corpo, il

perno intorno al quale si sviluppa la vita: il ventre. Si inizia con una respirazione lenta

concentrandosi poi sul processo di inspirazione e di espirazione. Il controllo non è mai

forzato: è l’intenzione che avvia il movimento e che deve spingere l’aria fin nel basso

ventre. Così facendo la respirazione si fa naturale. Dovrete divenire consapevoli della

vostra respirazione, trattenere per qualche secondo l’aria nel basso ventre e poi liberarla

soffiandola dalla bocca. Per verificare la qualità della respirazione è sufficiente stendervi

(si consiglia un pavimento pulito, non impolverato più che su un letto, meglio non

rischiare di addormentarsi) e inspirare ed espirare come fate sempre, e mettendo una

mano sull’addome, proprio sotto la gabbia toracica, dovreste sentire il ventre gonfiarsi e

rilassarsi spinto dal diaframma. Se così non fosse, dovrete impegnarvi maggiormente.

respirazione diaframmatica specifica

Il Diaframma è un muscolo molto potente: si ancora alla seconda, terza e quarta

vertebra lombare, alle ultime sei costole e alla parte più bassa dello sterno attraverso il

processo xifoideo, ma anteriormente si intreccia colmuscolo trasverso dell'addome. In

fase inspiratoria il diaframma si contrae e tira verso il basso la cupola diaframmatica

che, appiattendosi, trascina con sé le basi polmonari, che si espandono. Respirando è

quindi bene:

Mantenere una postura eretta;

Durante l'inspirazione, mantenere un certo grado di contrazione addominale; Così

49

Page 50: MANUALE DI DIZIONE, ORTOEPIA E RUDIMENTI DELLA TECNICA …

facendo consentiamo al diaframma di contrarsi in modo ottimale, essendo

saldi non solo i suoi punti di ancoraggio ossei, ma anche i punti di intreccio con il

muscolo trasverso dell’addome. Un trucco utile (oltre all'esercizio precedente col libro) è

quello di bloccare le spalle, infatti generalmente le spalle s'alzano e s'abbassano

ritmicamente in coordinazione alla nostra respirazione polmonare, bloccandole

costringiamo i polmoni a riempirsi verso il basso andando così a sollecitare l'addome e il

diaframma in una respirazione più profonda. È sempre molto importante visualizzare i

nostri organi interni e cercare di muoverli e contrarli consapevolmente, può aiutare, nel

caso del diaframma, l'immagine di un palloncino che si gonfia progressivamente

durante l'inspirazione e si sgonfia gradualmente durante l'espirazione.

respirazione profonda

Gli esercizi vanno fatti con un meccanismo preciso, è importante inspirare col naso ed

espirare con la bocca.

Inspirare con la bocca è un'azione da compiersi raramente e sconsigliata nella

maggior parte delle situazioni, poiché l'aria in entrata va a seccare e irritare le gola e le

corde vocali producendo a lungo andare seri problemi all'apparato fonatorio. Dalla

postura eretta, fissare un punto indefinito dritto davanti a voi e un po' distante (un muro

va benissimo) cerchiamo di immaginare il nostro respiro come un soffio in colonna

d'aria e indirizziamolo verso il punto che abbiamo deciso di fissare al muro. Di respiro

in respiro cerchiamo di allungare il più possibile i tempi dell'espirazione fino ad ottenere

via via un'espirazione sempre più lunga e controllata. Teniamo presente che laddove

adesso utilizziamo semplicemente l'aria, tra non molto quest'aria sorreggerà la nostra

voce e dove abbiamo costruito un respiro potente, duttile e privo di sforzi potremo

costruire una voce altrettanto forte e ben posata.

Esercizi di potenziamento della respirazione

Da condurre in postura eretta o da seduti con la schiena ben dritta, le spalle bloccate,

vestiti comodamente senza nulla che stringa da nessuna parte.

1) Ripercorriamo le tappe della respirazione diaframmatica, ma tappando con l'aiuto

50

Page 51: MANUALE DI DIZIONE, ORTOEPIA E RUDIMENTI DELLA TECNICA …

della mano una narice alla volta per ogni ciclo di respirazione. Esempio, pongo l'indice

al lato della narice destra e spingo fino a tapparla, inspiro profondamente con la narice

sinistra rimasta libera, espiro lentamente dalla bocca andando a sgonfiare il diaframma

e i polmoni, trattengo il respiro, cambio narice, quindi la sinistra tappata e la destra

libera e ripeto da capo e così via per cinque minuti.

2) Contiamo mentalmente i tempi della nostra respirazione e pratichiamola con il

seguente canone (in secondi): 4.0.4.0 = che significa 4 secondi di inspirazione, nessuna

pausa, 4 secondi di espirazione, nessuna pausa. E poi si riprende dall'inizio e così via.

Facciamolo per 4 cicli e poi cambiamo così:

4.4.4.4 = che significa 4 secondi di inspirazione, 4 secondi di pausa in cui la

tratteniamo, 4 secondi di espirazione, 4 secondi di pausa in cui restiamo vuoti. E poi

riprendiamo da capo. Facciamolo per 16 cicli e poi cambiamo così:

4.4.8.4 = che significa 4 secondi di inspirazione, 4 secondi di pausa in cui la tratteniamo,

8 secondi di espirazione, 4 secondi di pausa in cui restiamo vuoti.

E poi riprendiamo da capo.

L'esercizio può fermarsi qui per le prime volte, successivamente quando si vorrà

potenziare maggiormente l'esercizio si potrà (gradualmente) seguire i seguenti moduli.

4.4.12.4

6.4.16.4

6.6.18.6

8.6.20.6

Se si avverte fastidio, giramento di testa o altri tipi di disturbi durantenl'esercizio,

rallentare e interrompere subito.

Riscaldamento postura e volto come cassa di risonanza

Sarebbe saggio un riscaldamento fisico leggero attraverso lo stretching, soprattutto

all'altezza del collo e della testa. Poi, per favorire l'articolazione, si può fingere di

masticare una caramella esagerando il movimento e cercando di praticare uno

stretching facciale completo toccando tutti i punti e si possono utilizzare i 7 suoni

vocalici italiani (a, é, è, i, ò, o, u), emettendoli prima muti, poi solo espirando l'aria ed

51

Page 52: MANUALE DI DIZIONE, ORTOEPIA E RUDIMENTI DELLA TECNICA …

infine con I suoni veri e propri. Per migliorare l'articolazione, le vocali vanno dette con

la bocca molto aperta ed esagerando i movimenti, poi in un secondo momento, si può

fare la stessa cosa partendo in modo lento e poi sempre più veloce. Una volta fatti questi

esercizi preliminari si può passare ai suoni: partiamo con una "a" molto lunga però a

basse tonalità, cercando di utilizzare il diaframma, il suono di pancia e non la gola.

Questo si può ripetere un paio di volte, con una durata in base a quanto fiato avete. E'

però molto importante che il suono sia costante e sempre della stessa tonalità, senza

oscillazioni o variazioni.

Naturalezza

Il respiro, sia nella sua modulazione che nell'atto vocale, non dovrebbe mai risultare

rumoroso o forzato, nella sua potenza dovrebbe sempre preservarsi leggero e scivolare

con naturalezza. Per questo ci esercitiamo a “baciare l'aria” moduliamo l'aria

(incamerata e gestita tramite la respirazione diaframmatica) sulla punta delle labbra,

prima in un soffio, che successivamente sonorizziamo facendolo vibrare sulla punta

delle labbra, apriamo lentamente il suono, simulando con le labbra il movimento

delicato che va da un bacio alla massima apertura delle labbra. Ripetiamo più volte

cercando di evitare gli errori comuni come la discontinuità delle labiale o la mancanza

di coordinazione tra respiro, voce e movimento. Nota bene, che il principio base delle

tecniche della vocalità è conseguire il massimo risultato col minimo sforzo. Se

abbattiamo i principali ostacoli della voce, ossia lingua (tenendola bassa) e denti

(aprendo la bocca) e se conseguiamo una respirazione corretta e precedentemente ben

allenata, la nostra voce non troverà ostacoli e potrà accedere con agilità alla sua piena

potenza.

Esplorazione

In postura eretta, dopo una decina di cicli di respirazione profonda diaframmatica,

contrarre gli organi interni e modulare il suono più grave di cui pensiamo d'essere

capaci, da quel suono saliamo (all'interno dello stesso fiato) fino a quello che pensiamo

essere il nostro suono più acuto, in questa fase non dobbiamo preoccuparci della pulizia

52

Page 53: MANUALE DI DIZIONE, ORTOEPIA E RUDIMENTI DELLA TECNICA …

del suono o della mancanza di controllo, è un'esplorazione. Rifacciamo al contrario

partendo quindi dal suono più acuto per arrivare a quello più grave. In un secondo

momento vaglieremo (previa la guida di un maestro) l'esplorazione di diverse risonanze,

come per esempio quella nasale (suono nasale, voce nasale) o quella della testa (un

suono alto e vibrante che possiamo percepire andando ad applicare una leggera

pressione dietro la nuca sull'osso occipitale) e così via.

Risuonatori

Compito dei risuonatori fisiologici è quello di amplificare la portata sonora del suono

emesso. Essi hanno la funzione di comprimere la colonna d’aria in quella parte del

corpo scelta come amplificatore sonoro. Si avrà allora l’impressione di parlare con la

parte del corpo in questione. Ecco un breve cenno di quelli principali:

1. risuonatore superiore o cranico: tecnicamente si spinge il flusso d’aria nella parte

anteriore del capo. E’ speso usato quando parliamo con registri alti (si immagina che la

bocca sia nella parte superiore del capo)

2. risuonatore pettorale: usato per produrre suoni con registri bassi (i termine di tono

non di volume). Se si porta una mano sul petto questo vibra e bisogna immaginare che

la bocca si trovi sul petto.

3. risuonatore nasale: si attiva con la pronuncia della consonante N (provare anche con

M e GN)

4. risuonatore laringale: il suono emesso ricorda il ruggito delle belve

5. risuonatore palatale: immaginando di avere un uovo in bocca si inizia l’aria verso il

palato. usato per ottenere una voce pulita con appoggio arrotondato del suono.

Appoggio della Voce

L’attore deve imparare a trovare coscientemente in se stesso una base per la colonna

d’aria, dopo aver inspirato profondamente riempendo prima l’addome e poi il petto si

deve contrarre l’addominale senza chiudere la laringe. Le costole inferiori vengono

spinte verso l’esterno ottenendo così una base per la colonna d’aria.

53

Page 54: MANUALE DI DIZIONE, ORTOEPIA E RUDIMENTI DELLA TECNICA …

Quaderno degli esercizi

Pronuncia

Esercizio 1: mantenendo la bocca aperta e la punta della lingua premuta contro i denti

inferiori, dobbiamo pronunciare, una dopo l'altra, le seguenti vocali: - e (stretta) - è

(larga) - a - o (aperta) - o (stretta) - u. È importante che questo esercizio venga ripetuto

senza fare delle pause tra una vocale e l'altra.

Esercizio 2: consiste nel pronunciare le bilabiali b, m, p. Bi, bè, bé, ba, bò, bu. Ib, éb, ab,

òb, ub. Mi, me, ma, mò, mu. Im, èm, ém, am, om, um. Pi, pe, pa, po, pu. Ip, ep, èp, ap, op,

up. In questo esercizio bisognerà muovere molto le labbra mentre articoliamo le

bilabiali.

Esercizio 3: a voce alta, ma senza mai urlare, concentriamoci e recitiamo i versi degli

animali (miao, bau, cip, squit). Proseguiamo nell'esercizio, andando a riprodurre

vocalmente i rumori della vita quotidiana (drin, toc-toc, grrr). Durante questo esercizio

sarà fondamentale porre una forte accentazione sulle consonanti.

Esercizio 4: prendiamo una frase qualsiasi, anche tratta da una rivista, che comprenda

almeno sei parole. Ora, a voce alta, cerchiamo di sillabarla lentamente. In questo

esercizio dobbiamo esasperare la pronuncia delle parole e, per farlo, bisognerà sfruttare

sia i muscoli facciali che tutti gli altri del nostro corpo.

Esercizio 5: consiste nel porre una grande attenzione a tutto quello che diciamo durante

la giornata e, soprattutto, a come lo diciamo! Concentriamoci e cerchiamo di parlare in

un italiano perfetto, proprio come se fossimo dei presentatori.

54

Page 55: MANUALE DI DIZIONE, ORTOEPIA E RUDIMENTI DELLA TECNICA …

Consapevolezza vocale

“La belle voix est souvent un don funeste, si l'artiste ne s'en sert que pour donner du

son”

-Sarah Bernhardt

L'organo sul quale bisogna spingere per ottenere una buona sonorità è l'addome. Fare

esercizi tendendo il plesso come un tamburo cercando di ottenere suoni nella più bassa

tonalità possibile. Le corde vocali, che sono due appaiate, per realizzare suoni gravi

producono vibrazioni lente e brevi. Si evita così la frustata delle corde col relativo

sfregamento dell'una contro l'altra che crea seri guai come lo sgranamento della voce,

afonie, formazione di polipi sulle corde stesse. La voce con tono basso, contrariamente

a quello che si può credere, ha una resa maggiore anche sul piano dell'ascolto che non il

falsetto o l'acuto, raggiungendo con la pressione sull'addome spazi più distanti.

...E non si creda che per esprimere grande potenza vocale sia necessario produrre una

fuoriuscita esorbitante di fiato. Questo è un altro errore: la sonorità, ripeto, è

determinata soprattutto dalla pressione che si esercita sull'addome e su tutti i muscoli

dell'apparato vocale, cioè quelli dell'esofago, della glottide e dell'epiglottide, per non

parlare di quelli della zona retropalatale.

Le donne per natura non possiedono la voce d'addome, anzi sfuggono per istinto

dall'impararla proprio perché la natura si preoccupa in anticipo di proteggere

l'eventuale figlio che si collocherà nel ventre e che per questo ha spostato l'apparato

vocale più in alto. Per la donna, quindi, gli esercizi per riattivare il plesso e ripristinare

l'impiego dovranno svolgersi senza forzare, per gradi, e logicamente sarà difficile

apprenderne la tecnica.

Per educare e sviluppare la potenza e l'incisività vocale, oltre che la chiarezza

dei suoni ("masticando" le parole in modo che risultino il più intelligibili possibile) non

ci si può affidare a metodi stabiliti e applicabili schematicamente a tutti i soggetti.

Ognuno deve preoccuparsi di arrivare a conoscere come è strutturato il proprio

55

Page 56: MANUALE DI DIZIONE, ORTOEPIA E RUDIMENTI DELLA TECNICA …

apparato vocale e cercare caso per caso la pratica più corretta e gli esercizi più efficaci

per ben Articolare e sviluppare Sonorità e Potenza

Pause

Soprattutto nella lettura e nella recitazione si possono distinguere due tipi di pausa:

pausa Logica e Psicologica

Senza la pausa logica si parlerebbe scorrettamente, senza la pausa psicologica

si parlerebbe senza vita.

La prima è formale, al servizio dell'intelligenza.

La seconda è sempre attiva e ricca di contenuto interiore.

Esercizio 1. Leggere un testo mantenendo l'articolazione, ma senza la punteggiatura.

Esercizio 2. Utilizzare i segni \ ...\ per segnare le cesure nel testo, in uno stesso testo

cambiare spesso le cesure per isolare concetti tra loro diversi e fare pratica nel disporre

le pause conferendo così giochi di ritmo diversi a uno stesso testo.

Lettura

1) Leggere molto lentamente scandendo il più possibile soprattutto in finale di parola.

2) Nei primi tempi lettura completamente inespressiva per concentrarsi meglio sulla

dizione, sulla articolazione e sulla pronuncia.

3) Abbassare ritmicamente la mandibola, tenendo la testa ferma, allargare e tendere le

labbra al limite del riso e restringerle fino alla u ; smorfie, gonfiamento delle guance:

tutto ciò ecciterà il dominio dei muscoli facciali.

4) Non chinarsi troppo sul libro che si legge; una posizione eretta lascerà libera la

respira- zione diaframmatica tanto utile per i fiati rubati.

5) Portare lentamente la lettura in clima più espressivo: colorire, variare inflessione di

voce,, crescere e diminuire le tonalità, affrettare, rallentare frasi facili e difficili; lettura

di testi dialogati e di versi.

56

Page 57: MANUALE DI DIZIONE, ORTOEPIA E RUDIMENTI DELLA TECNICA …

Autoascolto

La prima cosa da fare è prendere atto della situazione di partènza. Quindi farai un test

che ti permette di capire quelli sono i tuoi difetti. Il test consiste nel leggere un brano a

tua scelta. Leggilo nel modo in cui sai farlo, e, contemporaneamente, registralo per

riascoltarlo in seguito con molta attenzione. Riascoltandoti criticamente potrai

prendere atto di quello che sei dal punto di vista dell’uso della lingua quando parli in

pubblico. Potrai verificare come utilizzi la voce, come scandisci le varie parole, se mangi

alcune sillabe, se ti manca il fiato, se usi normalmente intonazioni o cantilene e quali

sono i tuoi difetti o gli errori abituali. Tieni da parte la registrazione, perché

rappresenterà anche un valido termine di confronto che ti permetterà di poter

quantificare i progressi. Confrontandolo con registrazioni successive. Probabilmente

avrai constatato che, molto spesso, tendi a spezzettare la frase in varie parti, come se

arbitrariamente avessi sostituito le virgole con dei punti. Questo succede sicuramente

perché non hai ancora dimestichezza con la gestione del testo, per mancanza di fiato e

anche per un po’ di tensione. Allora... immagina che, quando ti trovi a leggere o parlare

in pubblico, dalla tua bocca esca un filo che potrai tagliare soltanto alla fine della frase,

quando troverai il punto. Per fare questo dovrai apprendere l’uso della pausa di

sospensione. Quando farai questa pausa la tua voce non dovrà morire ma rimanere

sospesa, creando attesa per quello che viene dopo. Per ottenere questo risultato

immagina che la vocale, dopo la quale farai la pausa, sia seguita dalla lettera -t- che

naturalmente non dovrai pronunciare. Avrai anche riscontrato che ci sono parole

difficili da pronunciare. Forse sono lunghe oppure contengono accostamenti di

consonanti particolarmente intricati o semplicemente non ti piacciono. Di solito, in

questi casi, la tendenza è di affrontarle di petto, leggendole velocemente, con il rischio

di impaperarci. Affrontale invece con forza controllata, rallentando il ritmo di lettura e

percorrendole sillaba per sillaba come se ci stessi rotolando sopra. Constaterai che,

gestendole in questo modo, anche le parole più complicate diverranno magicamente

docili.

57

Page 58: MANUALE DI DIZIONE, ORTOEPIA E RUDIMENTI DELLA TECNICA …

SCIOGLILINGUA

Scoglilingua ed esercizi di Articolazione

Gli scoglilingua sono gli allenamenti dell'attore dalla parlata precisa e flessibile.

Nella memorizzazione e pronuncia continua di uno scioglilingua entrano in gioco

diversi fattori: ritmo, memoria, velocità, precisione, masticazione e scansione delle

sillabe, concentrazione. Un buon allenamento negli scioglilingua favorisce la corretta

articolazione ed evita spiacevoli lapsus ed errori durante la recitazione.

Sciogligrovigli

Se l'arcivescovo di costantinopoli si disarcivescoviscostantinopolizzasse vi

disarcivescoviscostantinopolizzereste voi come si è disarcisvescoviscostantinopolizzato

l'arcivescovo di costantinopoli?

Sopra la panca la capra campa sotto la panca capra crepa.

Chi troppo in alto sale cade sovente precipitevolissimevolmente.

In un piatto poco cupo poco pepe cape.

Il Papa pesa e pesta il pepe a Pisa. Pisa pesa e pesta il pepe al Papa.

Filastrocca sciogligrovigli con la lingua ti ci impigli ma poi te la sgrovigli basta che non

te la pigli.

Un limone, due limoni, tre limoni una limonata

Li vuoi quei kiwi

Stando sedendo cotone cogliendo stando bocconi cogliendo cotone.

C – FR – GL - SC

Lucio e Decio lisciano dodici gatti felici.

Francesco dal frascame frasche toglie per mescolarle con le fresche foglie.

Guglielmo coglie ghiaia dagli scogli scagliandola tra mille gorgogli.

Sul tagliere gli agli taglia non tagliare la tovaglia, la tovaglia non è aglio se la tagli è un

grande sbaglio, sul tagliere taglia l'aglio.

Fra Poglion cogliea i coton, i coton cogliea fra Poglion.

58

Page 59: MANUALE DI DIZIONE, ORTOEPIA E RUDIMENTI DELLA TECNICA …

P - PZ

Dietro quel palazzo c'è un povero cane pazzo date un pezzo di pane a quel povero pazzo

cane.

Al pozzo dei pazzi una pazza lavava le pezze. Andò un pazzo e buttò la pazza con tutte

le pezze nel pozzo dei pazzi.

Porta aperta per chi porta per chi non porta parta pur che non importa aprir la porta.

Apelle figlio d'Apollo fece una palla di pelle di pollo tutti i pesci vennero a galla per

vedere la palla di pelle di pollo fatta d'Apelle figlio d'Apollo.

Le prescritte perizie presto iniziano se il previsto perito inizia a periziare.

Q

C'è il questore in questura a quest'ora? No il questore in questura a quest'ora non c'è se

ci fosse il questore in questura a quest'ora le avrebbe già fatto la questura.

R – T - STR

Una rara rana nera sulla rena errò una sera una rara rana bianca sulla rena errò un po'

stanca.

Tre tozzi di pan secco in tre strette tasche stanno in tre strette tasche stanno tre tozzi di

pan secco.

Trentatrè trentini entrarono a trento tutti e trentatrè trotterellando.

Tre tigri contro tre tigri mentre tigre intriga tigre.

S - SC

Oggi seren non è, domani seren sarà, se non sarà seren, si rasserenerà.

Chi seme di senape secca semina sempre seme di senape secca raccoglie.

Sette scettici sceicchi sciocchi con la sciatica a Shanghai.

59

Page 60: MANUALE DI DIZIONE, ORTOEPIA E RUDIMENTI DELLA TECNICA …

Scioglilingua stranieri

Francese

Je suis ce que je suis, et si je ne suis pas ce que je suis, qu'est-ce que je suis?

(Sono quel che sono, e se non sono quel che sono, cosa sono?)

Je suis un original qui ne se désoriginalisera jamais.

Io sono un originale che non si dis-originalerà mai.

Inglese

Peter Piper picked a peck of pickled peppers. If Peter Piper picked a peck of

pickled peppers, how many pickled peppers did Peter Piper pick?

(Peter Piper prese un sacco di peperoni sott'aceto. Se Peter Piper prese un sacco di

peperoni sottaceto, quanti peperoni sottaceto ha preso Peter Piper?)

Can you can a can as a canner can can a can?

(Sai inscatolare un barattolo come un fabbricante di barattoli sa inscatolare un

barattolo?)

Spagnolo

Cuando cuentes cuentos, cuenta cuántos cuentos cuentas, porque cuando cuentas

cuentos, nunca sabes cuántos cuentos cuentas. (quando racconti storie, conta

quantquante storie racconti, perché quando racconti storie non sai mai quante storie

raccontie storie racconti, perché quando racconti storie non sai mai quante storie

racconti)

Pablito clavò un clavito,che clavito clavò Pablito?

(Paolino ha inchiodato un chiodino,quale chiodino inchiodò Paolino?)

Tedesco

Blaukraut bleibt Blaukraut und Brautkleid bleibt Brautkleid.

(I cavoli rossi rimangono cavoli rossi, mentre il vestito della sposa rimane sempre il

vestito della sposa)

Fischers Fritz fischt frische Fische.

("Fischers Fritz" è "il figlio Fritz del pesacatore”)

60

Page 61: MANUALE DI DIZIONE, ORTOEPIA E RUDIMENTI DELLA TECNICA …

Bibliografia

Jerzy Grottowsky, Per un teatro povero, Bulzoni editrice, 1994.

André Van Lysebeth, Pranayama la dinamica del respiro, Astrolabio Ubaldini Edizioni,

1973.

Dop In Linea, http://www.dizionario.rai.it

Accademia della Crusca http://www.accademiadellacrusca.it

Ma la fonte principale rimane infine l'esperienza sul campo, con i maestri, con gli

allievi e con la disciplina stessa.

Ferai Teatro

61