Mani tese con generosità - Vatican News · 2020-06-13 · Professor Andrea Monda, Direttore de...

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Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00 L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Anno CLX n. 134 (48.458) Città del Vaticano domenica 14 giugno 2020 . y(7HA3J1*QSSKKM( +"!"!]!#![! NOSTRE INFORMAZIONI Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienza l’Eminentissimo Cardinale Marc Ouellet, Prefetto della Congregazione per i Vescovi. Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienza il Dottor Federico Cafiero de Raho, Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo della Repubblica Italiana. Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienza il Professor Andrea Monda, Direttore de «L’Osservatore Romano». Il Santo Padre ha nomina- to Nunzio Apostolico in Sri Lanka Sua Eccellenza Mon- signor Brian Udaigwe, Arci- vescovo titolare di Suelli, fi- nora Nunzio Apostolico in Benin e in Togo. Nel messaggio per la Giornata dei poveri il Papa esorta a rispondere al grido silenzioso dei più bisognosi Mani tese con generosità Domenica la messa del Corpus Domini nella basilica vaticana «Tendi la tua mano al povero»: prende spunto dall’antico libro del Siracide (7, 32) il tema scelto da Pa- pa Francesco per la prossima Gior- nata mondiale dei poveri che sarà celebrata domenica 15 novembre. E l’immagine della “mano tesa” è an- che il filo conduttore del messaggio in preparazione alla Giornata, che è stato scritto dal Pontefice nel giorno della memoria liturgica di sant’Anto- nio di Padova, patrono dei poveri. Il testo del Papa è stato presenta- to nella stessa mattina del 13 giugno in diretta streaming nella Sala stam- pa della Santa Sede dall’arcivescovo Rino Fisischella, presidente del Pon- tificio consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, orga- nizzatore del Giubileo della miseri- cordia, da cui è scaturita questa ini- ziativa giunta alla quarta edizione. Esso parte dal presupposto che «la preghiera a Dio e la solidarietà con i sofferenti sono inseparabili»: per tale motivo «il tempo da dedicare alla preghiera non può mai diventare un alibi per trascurare il prossimo in difficoltà». Mentre «è vero il contra- rio» e cioè che «la preghiera rag- giunge il suo scopo» quando è ac- compagnata «dal servizio ai poveri». In particolare il messaggio di que- st’anno si inserisce nel drammatico contesto della pandemia da covid-19, e in proposito Francesco ricorre pro- prio alla metafora della “mano tesa” per elogiare il lavoro «del medico che si preoccupa di ogni paziente; delle infermiere e degli infermieri che, ben oltre i loro orari di lavoro, rimangono ad accudire i malati; di chi lavora nell’amministrazione e procura i mezzi per salvare vite; del farmacista esposto a tante richieste in un rischioso contatto con la gen- te; del sacerdote che benedice con lo strazio nel cuore; del volontario che soccorre chi vive per strada e quanti, pur avendo un tetto, non hanno da mangiare; di uomini e donne che la- vorano per offrire servizi essenziali e sicurezza». Eppure, nonostante questa lunga «litania di opere di bene» compiuta da “mani tese” che «hanno sfidato il contagio e la paura pur di dare so- stegno e consolazione», testimonian- do umanità e responsabilità da parte di molti, non mancano l’indifferen- za, il cinismo e l’avidità che sono il «cibo quotidiano» di chi facilmente dimentica «coloro la cui umanità è violata nei bisogni fondamentali». E ancora una volta Francesco ri- corre all’immagine delle “mani” per denunciare quanti continuano a te- nerle “in tasca” senza lasciarsi «com- muovere dalla povertà, di cui spesso sono anch’essi complici»: si tratta degli speculatori finanziari che con «la tastiera di un computer» sposta- no «somme di denaro da una parte all’altra del mondo, decretando la ricchezza di ristrette oligarchie e la miseria di moltitudini o il fallimento di intere nazioni»; di chi accumula «denaro con la vendita di armi che altre mani, anche di bambini, use- ranno per seminare morte e pover- tà»; di chi nell’ombra scambia «dosi di morte per arricchirsi e vivere nel lusso e nella sregolatezza effimera» o di chi sottobanco scambia «favori illegali per un guadagno facile e cor- rotto», fino a quelli che «nel perbe- nismo ipocrita stabiliscono leggi che loro stessi non osservano». Da qui l’auspicio conclusivo che «queste mani che seminano morte» possano essere «trasformate in strumenti di giustizia e di pace». Del resto i cristiani sanno che tut- to ciò è possibile: «Gesù accoglie i peccatori e mangia con loro», aveva ricordato Francesco con un tweet su @Pontifex giovedì 11, rilanciando l’hashtag #CorpusDomini. «È quel- lo che accade a noi, in ogni Messa, in ogni chiesa: Gesù è contento di accoglierci alla sua mensa, dove of- fre sé stesso per noi», aveva spiega- to, invitando a unirsi spiritualmente alla celebrazione da lui presieduta nella solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo, domenica 14, al- le 9.45, nella basilica vaticana. All’al- tare della Cattedra il rito si conclude con l’esposizione del Santissimo Sa- cramento e la benedizione eucaristi- ca. A seguire, a mezzogiorno, il tra- dizionale appuntamento di preghiera con i fedeli in piazza San Pietro per la recita dell’Angelus. PAGINA 8 La dichiarazione «Dignitatis humanae» Così il Concilio sancì il diritto alla libertà religiosa di ANDREA TORNIELLI «Q uesto Concilio Vaticano dichiara che la persona umana ha il diritto alla libertà religiosa». Era il 7 dicembre di 55 anni fa, e i vescovi riuniti nel- la basilica di San Pietro approvava- no uno dei documenti conciliari più a lungo discussi, la dichiarazio- ne Dignitatis humanae sulla libertà religiosa. «Il contenuto di una tale libertà — affermava il documento — è che gli esseri umani devono esse- re immuni dalla coercizione da parte dei singoli individui, di grup- pi sociali e di qualsivoglia potere umano, così che in materia religio- sa nessuno sia forzato ad agire con- tro la sua coscienza né sia impedi- to, entro debiti limiti, di agire in conformità ad essa: privatamente o pubblicamente, in forma individua- le o associata. Inoltre dichiara che il diritto alla libertà religiosa si fonda realmente sulla stessa dignità della persona umana quale l’hanno fatta conoscere la parola di Dio ri- velata e la stessa ragione. Questo diritto della persona umana alla li- bertà religiosa deve essere ricono- sciuto e sancito come diritto civile nell’ordinamento giuridico della so- cietà». Il contributo di Papa Montini Dignitatis humanae è un testo che ha subito una trasformazione radicale nel corso di ben cinque di- verse stesure prima di essere appro- vato. Il problema fondamentale, che creava maggiori difficoltà, era il modo di definire questa libertà. Nel secondo degli schemi preparati questa veniva presentata come un diritto positivo, come facoltà di agire e diritto a non essere impedi- to di agire. «Ma già nel terzo sche- ma — ricordava il cardinale dome- nicano Jérôme Hamer, all’epoca uno degli esperti teologi che aveva collaborato alla stesura — l’ambi- guità di una libertà religiosa defini- ta come diritto positivo e negativo Allarme dell’Oms: sono in America Latina quattro delle dieci nazioni con più infezioni giornaliere da covid-19 Brasile secondo Paese al mondo per numero di morti BRASÍLIA, 13. Il Brasile ieri ha supe- rato la Gran Bretagna nella dramma- tica graduatoria dei decessi per cause riconducibili al covid-19. Con 41.828 morti complessive è diventato così il secondo Paese al mondo per numero di vittime, dietro solo agli Stati Uni- ti. Secondo il ministero della Salute brasiliano, che ha riportato 909 de- cessi e 26 mila nuovi contagi nelle ultime 24 ore, il Paese sudamericano ha raggiunto anche 828.810 casi po- sitivi al nuovo coronavirus, confer- mandosi anche in questa classifica il secondo Paese al mondo, sempre do- po gli Usa. Tre mesi e mezzo dopo il primo caso di contaminazione, il 26 feb- braio a San Paolo, la diffusione del virus sta progredendo in modo preoccupante in Brasile. Secondo molti esperti della comunità scientifi- ca le cifre relative alle contaminazio- ni potrebbero essere 10 o addirittura 15 volte più alte nella realtà, in quan- to il numero di test eseguiti sulla po- polazione è molto basso. Dopo un periodo iniziale dove il virus si era diffuso principalmente negli Stati di San Paolo e Rio, e aver colpito con maggiore recrudescenza le grandi città in cui è più complica- to mantenere le misure di distanzia- mento sociale, la pandemia si sta ora inesorabilmente diffondendo all’in- terno di questo immenso paese, met- tendo a rischio i sistemi sanitari nelle città di medie e piccole dimensioni. «La situazione in Brasile è preoc- cupante, tutti gli stati ne sono colpi- ti», ha dichiarato ieri Mike Ryan, di- rettore delle emergenze sanitarie del- l'Organizzazione mondiale della sa- nità (Oms), in una videoconferenza stampa. In Brasile «il sistema sanita- rio non è completamente sopraffatto, ma in alcune regioni c’è molta preoc- cupazione relativamente alla disponi- bilità di posti-letto di terapia intensi- va», ha aggiunto il funzionario dell’O ms. Ryan ha posto, con enfasi, l’atten- zione sulla gravità della situazione della pandemia nell’intera regione la- tinoamericana, dove ha ricordato che ci sono quattro dei dieci Paesi che attualmente fanno segnare il maggior numero di infezioni quotidiane. Nel- le ultime 24 ore l’intera regione ha fatto registrare oltre 49.000 nuovi positivi. Allo stesso tempo ha sottolineato l’importanza della coerenza che i sin- goli governi devono conservare nel coordinare le strategie nella lotta al covid-19, poiché le popolazioni a volte ricevono consigli contraddittori dalle proprie autorità politiche. «I cittadini sono confusi se ascoltano messaggi diversi e devono essere cer- ti di disporre delle migliori informa- zioni possibili per proteggere se stes- si, i propri cari e le comunità» ha af- fermato il funzionario ed epidemio- logo irlandese a capo dell’unità di crisi dell’Oms nella lotta al virus. Intanto ieri il Cile ha fatto regi- strare un nuovo record dei nuovi casi giornalieri. Il ministero della Salute cileno ieri sera ha riferito di aver re- gistrato in 24 ore 6.754 contagi al co- ronavirus nel Paese. Questi ultimi dati portano il totale dei positivi al coronavirus rilevati in Cile a 160.846, mentre le vittime sono 2.870. Il Pae- se si conferma così il terzo in Ameri- ca Latina per numero di contagi, do- po Brasile e Perú. Proteste e saccheggi nel Libano piegato dalla crisi economica BEIRUT, 13. Proteste e saccheggi a Beirut, Tripoli e Sidone, le princi- pali città del Libano. La pesantissi- ma crisi economia e il deprezza- mento subìto ultimamente dalla moneta locale (la lira) rispetto al dollaro statunitense hanno spinto centinaia di manifestanti a scendere in piazza. Secondo la stampa locale, nelle ultime 24 ore si sono registrati nu- merosi episodi di vandalismo a danno di negozi e banche nel cen- tro di Beirut. Le forze dell’ordine sono state costrette a intervenire più volte scontrandosi con gruppi di manifestanti. Inoltre, alcuni di- mostranti avrebbero cercato di in- cendiare la sede della banca centra- le. Numerosi i feriti e gli arresti. Ieri il governo ha tenuto una riu- nione di emergenza. Sono state de- cise alcune misure per limitare il rialzo dell’inflazione e quindi pro- teggere il potere di acquisto dei cit- tadini. Il Libano è da marzo in de- fault finanziario e attraversa la sua peggiore crisi economica degli ulti- mi 30 anni. Da ottobre il paese è anche attraversato da prolungate e massicce proteste contro il carovita e la corruzione nella politica. PUNTI DI RESISTENZA In viaggio nel Salento FLAMINIA MARINARO A PAGINA 4 LABORATORIO DOPO LA PANDEMIA Conversazione con Riccardo Cinquegrani Preoccupano tensioni e proteste ma il nostro futuro sarà migliore MARCO BELLIZI A PAGINA 3 Attilio Bertolucci a vent’anni dalla scomparsa Il coraggio di raccontare il paradiso DANIELE MENCARELLI A PAGINA 5 Il dialogo ecumenico guidato dallo Spirito BRIAN FARRELL A PAGINA 6 ALLINTERNO CONTINUA A PAGINA 7 Lettera per gli ottant’anni di Francesco Guccini Il cardinale, il cantautore e l’amicizia Caro Francesco, l’amicizia non deve pretendere di spie- gare tutti i perché, parafra- sando una tua considerazio- ne amara e importante; è fa- cile da capire se l’hai capita già (peraltro resta sempre difficile capire «se non hai capito già!»). I perché del- l’amicizia sono profondi e, qualche volta, ci superano, ci sono nel sentirci parte di una magnifica avventura. Nel- l’amicizia vera trovo sempre qualcosa di misterioso e grande. Certo, lo so che per qualcuno l’amicizia significa necessariamente complicità, come chi pensa di scoprire la vera ragione che c’è sotto, l’interesse, il guadagno dell’uno o dell’altro, mentre nell’amicizia, ovviamente, ci si guadagna tutti e due! MATTEO MARIA ZUPPI A PAGINA 5 Negli anni scorsi si discuteva sull’interpretazione dei testi, oggi vengono messi in discussione i documenti stessi del Vaticano II. Ricordiamo come si è arrivati alla dichiara- zione conciliare che ha segnato la storia della Chiesa

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L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO

Unicuique suum

POLITICO RELIGIOSO

Non praevalebunt

Anno CLX n. 134 (48.458) Città del Vaticano domenica 14 giugno 2020

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NOSTREINFORMAZIONI

Il Santo Padre ha ricevutoquesta mattina in udienzal’Eminentissimo CardinaleMarc Ouellet, Prefetto dellaCongregazione per i Vescovi.

Il Santo Padre ha ricevutoquesta mattina in udienza ilDottor Federico Cafiero deRaho, Procuratore NazionaleAntimafia e Antiterrorismodella Repubblica Italiana.

Il Santo Padre ha ricevutoquesta mattina in udienza ilProfessor Andrea Monda,Direttore de «L’O sservatoreRomano».

Il Santo Padre ha nomina-to Nunzio Apostolico in SriLanka Sua Eccellenza Mon-signor Brian Udaigwe, Arci-vescovo titolare di Suelli, fi-nora Nunzio Apostolico inBenin e in Togo.

Nel messaggio per la Giornata dei poveri il Papa esorta a rispondere al grido silenzioso dei più bisognosi

Mani tese con generositàDomenica la messa del Corpus Domini nella basilica vaticana

«Tendi la tua mano al povero»:prende spunto dall’antico libro delSiracide (7, 32) il tema scelto da Pa-pa Francesco per la prossima Gior-nata mondiale dei poveri che saràcelebrata domenica 15 novembre. El’immagine della “mano tesa” è an-che il filo conduttore del messaggioin preparazione alla Giornata, che èstato scritto dal Pontefice nel giornodella memoria liturgica di sant’Anto-nio di Padova, patrono dei poveri.

Il testo del Papa è stato presenta-to nella stessa mattina del 13 giugnoin diretta streaming nella Sala stam-pa della Santa Sede dall’a rc i v e s c o v oRino Fisischella, presidente del Pon-tificio consiglio per la promozionedella nuova evangelizzazione, orga-nizzatore del Giubileo della miseri-cordia, da cui è scaturita questa ini-ziativa giunta alla quarta edizione.Esso parte dal presupposto che «lapreghiera a Dio e la solidarietà con isofferenti sono inseparabili»: per talemotivo «il tempo da dedicare allapreghiera non può mai diventare unalibi per trascurare il prossimo indifficoltà». Mentre «è vero il contra-rio» e cioè che «la preghiera rag-giunge il suo scopo» quando è ac-compagnata «dal servizio ai poveri».

In particolare il messaggio di que-st’anno si inserisce nel drammaticocontesto della pandemia da covid-19,e in proposito Francesco ricorre pro-prio alla metafora della “mano tesa”per elogiare il lavoro «del medicoche si preoccupa di ogni paziente;delle infermiere e degli infermieriche, ben oltre i loro orari di lavoro,rimangono ad accudire i malati; dichi lavora nell’amministrazione eprocura i mezzi per salvare vite; delfarmacista esposto a tante richiestein un rischioso contatto con la gen-te; del sacerdote che benedice con lo

strazio nel cuore; del volontario chesoccorre chi vive per strada e quanti,pur avendo un tetto, non hanno damangiare; di uomini e donne che la-vorano per offrire servizi essenziali es i c u re z z a » .

Eppure, nonostante questa lunga«litania di opere di bene» compiutada “mani tese” che «hanno sfidato ilcontagio e la paura pur di dare so-stegno e consolazione», testimonian-

do umanità e responsabilità da partedi molti, non mancano l’i n d i f f e re n -za, il cinismo e l’avidità che sono il«cibo quotidiano» di chi facilmentedimentica «coloro la cui umanità èviolata nei bisogni fondamentali».

E ancora una volta Francesco ri-corre all’immagine delle “mani” p erdenunciare quanti continuano a te-nerle “in tasca” senza lasciarsi «com-muovere dalla povertà, di cui spesso

sono anch’essi complici»: si trattadegli speculatori finanziari che con«la tastiera di un computer» sposta-no «somme di denaro da una parteall’altra del mondo, decretando laricchezza di ristrette oligarchie e lamiseria di moltitudini o il fallimentodi intere nazioni»; di chi accumula«denaro con la vendita di armi chealtre mani, anche di bambini, use-ranno per seminare morte e pover-tà»; di chi nell’ombra scambia «dosidi morte per arricchirsi e vivere nellusso e nella sregolatezza effimera»o di chi sottobanco scambia «favoriillegali per un guadagno facile e cor-rotto», fino a quelli che «nel perbe-nismo ipocrita stabiliscono leggi cheloro stessi non osservano». Da quil’auspicio conclusivo che «questemani che seminano morte» possanoessere «trasformate in strumenti digiustizia e di pace».

Del resto i cristiani sanno che tut-to ciò è possibile: «Gesù accoglie ipeccatori e mangia con loro», avevaricordato Francesco con un tweet su@Pontifex giovedì 11, rilanciandol’hashtag #CorpusDomini. «È quel-lo che accade a noi, in ogni Messa,in ogni chiesa: Gesù è contento diaccoglierci alla sua mensa, dove of-fre sé stesso per noi», aveva spiega-to, invitando a unirsi spiritualmentealla celebrazione da lui presiedutanella solennità del Santissimo Corpoe Sangue di Cristo, domenica 14, al-le 9.45, nella basilica vaticana. All’al-tare della Cattedra il rito si concludecon l’esposizione del Santissimo Sa-cramento e la benedizione eucaristi-ca. A seguire, a mezzogiorno, il tra-dizionale appuntamento di preghieracon i fedeli in piazza San Pietro perla recita dell’Angelus.

PAGINA 8

La dichiarazione «Dignitatis humanae»

Così il Concilio sancìil diritto alla libertà religiosa

di ANDREA TORNIELLI

«Q uesto Concilio Vaticanodichiara che la personaumana ha il diritto alla

libertà religiosa». Era il 7 dicembredi 55 anni fa, e i vescovi riuniti nel-la basilica di San Pietro approvava-no uno dei documenti conciliaripiù a lungo discussi, la dichiarazio-ne Dignitatis humanae sulla libertàreligiosa. «Il contenuto di una talelibertà — affermava il documento —è che gli esseri umani devono esse-re immuni dalla coercizione daparte dei singoli individui, di grup-pi sociali e di qualsivoglia potereumano, così che in materia religio-sa nessuno sia forzato ad agire con-tro la sua coscienza né sia impedi-to, entro debiti limiti, di agire inconformità ad essa: privatamente opubblicamente, in forma individua-le o associata. Inoltre dichiara cheil diritto alla libertà religiosa sifonda realmente sulla stessa dignitàdella persona umana quale l’hannofatta conoscere la parola di Dio ri-velata e la stessa ragione. Questodiritto della persona umana alla li-bertà religiosa deve essere ricono-sciuto e sancito come diritto civilenell’ordinamento giuridico della so-cietà».

Il contributo di Papa MontiniDignitatis humanae è un testo

che ha subito una trasformazioneradicale nel corso di ben cinque di-verse stesure prima di essere appro-vato. Il problema fondamentale,

che creava maggiori difficoltà, erail modo di definire questa libertà.Nel secondo degli schemi preparatiquesta veniva presentata come undiritto positivo, come facoltà diagire e diritto a non essere impedi-to di agire. «Ma già nel terzo sche-ma — ricordava il cardinale dome-nicano Jérôme Hamer, all’ep o cauno degli esperti teologi che avevacollaborato alla stesura — l’ambi-guità di una libertà religiosa defini-ta come diritto positivo e negativo

Allarme dell’Oms: sono in America Latina quattro delle dieci nazioni con più infezioni giornaliere da covid-19

Brasile secondo Paese al mondo per numero di mortiBRASÍLIA, 13. Il Brasile ieri ha supe-rato la Gran Bretagna nella dramma-tica graduatoria dei decessi per causericonducibili al covid-19. Con 41.828morti complessive è diventato così ilsecondo Paese al mondo per numerodi vittime, dietro solo agli Stati Uni-

ti. Secondo il ministero della Salutebrasiliano, che ha riportato 909 de-cessi e 26 mila nuovi contagi nelleultime 24 ore, il Paese sudamericanoha raggiunto anche 828.810 casi po-sitivi al nuovo coronavirus, confer-mandosi anche in questa classifica il

secondo Paese al mondo, sempre do-po gli Usa.

Tre mesi e mezzo dopo il primocaso di contaminazione, il 26 feb-braio a San Paolo, la diffusione delvirus sta progredendo in modopreoccupante in Brasile. Secondomolti esperti della comunità scientifi-ca le cifre relative alle contaminazio-ni potrebbero essere 10 o addirittura15 volte più alte nella realtà, in quan-to il numero di test eseguiti sulla po-polazione è molto basso.

Dopo un periodo iniziale dove ilvirus si era diffuso principalmentenegli Stati di San Paolo e Rio, e avercolpito con maggiore recrudescenzale grandi città in cui è più complica-to mantenere le misure di distanzia-mento sociale, la pandemia si sta orainesorabilmente diffondendo all’in-terno di questo immenso paese, met-tendo a rischio i sistemi sanitari nellecittà di medie e piccole dimensioni.

«La situazione in Brasile è preoc-cupante, tutti gli stati ne sono colpi-ti», ha dichiarato ieri Mike Ryan, di-rettore delle emergenze sanitarie del-l'Organizzazione mondiale della sa-nità (Oms), in una videoconferenzastampa. In Brasile «il sistema sanita-rio non è completamente sopraffatto,ma in alcune regioni c’è molta preoc-cupazione relativamente alla disponi-bilità di posti-letto di terapia intensi-va», ha aggiunto il funzionariodell’O ms.

Ryan ha posto, con enfasi, l’atten-zione sulla gravità della situazionedella pandemia nell’intera regione la-tinoamericana, dove ha ricordato checi sono quattro dei dieci Paesi cheattualmente fanno segnare il maggiornumero di infezioni quotidiane. Nel-le ultime 24 ore l’intera regione hafatto registrare oltre 49.000 nuovip ositivi.

Allo stesso tempo ha sottolineatol’importanza della coerenza che i sin-

goli governi devono conservare nelcoordinare le strategie nella lotta alcovid-19, poiché le popolazioni avolte ricevono consigli contraddittoridalle proprie autorità politiche. «Icittadini sono confusi se ascoltanomessaggi diversi e devono essere cer-ti di disporre delle migliori informa-zioni possibili per proteggere se stes-si, i propri cari e le comunità» ha af-fermato il funzionario ed epidemio-logo irlandese a capo dell’unità dicrisi dell’Oms nella lotta al virus.

Intanto ieri il Cile ha fatto regi-strare un nuovo record dei nuovi casigiornalieri. Il ministero della Salutecileno ieri sera ha riferito di aver re-gistrato in 24 ore 6.754 contagi al co-ronavirus nel Paese. Questi ultimidati portano il totale dei positivi alcoronavirus rilevati in Cile a 160.846,mentre le vittime sono 2.870. Il Pae-se si conferma così il terzo in Ameri-ca Latina per numero di contagi, do-po Brasile e Perú.Proteste e saccheggi nel Libano

piegato dalla crisi economica

BE I R U T, 13. Proteste e saccheggi aBeirut, Tripoli e Sidone, le princi-pali città del Libano. La pesantissi-ma crisi economia e il deprezza-mento subìto ultimamente dallamoneta locale (la lira) rispetto aldollaro statunitense hanno spintocentinaia di manifestanti a scenderein piazza.

Secondo la stampa locale, nelleultime 24 ore si sono registrati nu-merosi episodi di vandalismo adanno di negozi e banche nel cen-tro di Beirut. Le forze dell’o rd i n esono state costrette a intervenirepiù volte scontrandosi con gruppi

di manifestanti. Inoltre, alcuni di-mostranti avrebbero cercato di in-cendiare la sede della banca centra-le. Numerosi i feriti e gli arresti.

Ieri il governo ha tenuto una riu-nione di emergenza. Sono state de-cise alcune misure per limitare ilrialzo dell’inflazione e quindi pro-teggere il potere di acquisto dei cit-tadini. Il Libano è da marzo in de-fault finanziario e attraversa la suapeggiore crisi economica degli ulti-mi 30 anni. Da ottobre il paese èanche attraversato da prolungate emassicce proteste contro il carovitae la corruzione nella politica.

PUNTI DI RESISTENZA

In viaggio nel Salento

FLAMINIA MARINARO A PA G I N A 4

LABORATORIODOPO LA PA N D E M I A

C o n v e rs a z i o n econ Riccardo Cinquegrani

Preoccupano tensionie proteste ma il nostrofuturo sarà migliore

MARCO BELLIZI A PA G I N A 3

Attilio Bertoluccia vent’anni dalla scomparsa

Il coraggiodi raccontareil paradiso

DANIELE MENCARELLI A PA G I N A 5

Il dialogo ecumenicoguidato dallo Spirito

BRIAN FARRELL A PA G I N A 6

ALL’INTERNO

CO N T I N UA A PA G I N A 7

Lettera per gli ottant’anni di Francesco Guccini

Il cardinale, il cantautore e l’amicizia

Caro Francesco, l’amicizianon deve pretendere di spie-gare tutti i perché, parafra-sando una tua considerazio-ne amara e importante; è fa-cile da capire se l’hai capitagià (peraltro resta sempredifficile capire «se non haicapito già!»). I perché del-l’amicizia sono profondi e,qualche volta, ci superano, cisono nel sentirci parte di unamagnifica avventura. Nel-l’amicizia vera trovo semprequalcosa di misterioso egrande. Certo, lo so che perqualcuno l’amicizia significanecessariamente complicità,come chi pensa di scoprire lavera ragione che c’è sotto,l’interesse, il guadagnodell’uno o dell’altro, mentrenell’amicizia, ovviamente, cisi guadagna tutti e due!

MAT T E O MARIA ZUPPI A PA G I N A 5

Negli anni scorsi si discuteva sull’interpretazione dei testi,oggi vengono messi in discussione i documenti stessi delVaticano II. Ricordiamo come si è arrivati alla dichiara-zione conciliare che ha segnato la storia della Chiesa

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 2 domenica 14 giugno 2020

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L’India superail Regno Unito

per numerodi contagi

NEW DELHI, 13. È record di nuovicontagi in India, dove nelle ultime24 ore si è registrato il numero piùalto di casi e di vittime dall’i n s o rg e -re della pandemia. Sono quasi11.000 le persone che hanno contrat-to il virus in una giornata. Il totaledei contagiati sfiora così le 300.000unità, mentre i decessi sono 8.498.Lo rivelano i dati del ministero del-la salute. Con questo nuovo aggior-namento, l’India supera il RegnoUnito nella classifica dei Paesi piùcolpiti al mondo. Ora è quarta, do-po Stati Uniti, Brasile e Russia.

Altri 7 nuovi casi di covid-19 sonostati invece segnalati in Cina conti-nentale, di cui 6 provenientidall’estero. L’unico nuovo pazientecontagiato a livello locale è stato se-gnalato a Pechino. Nei giorni scorsila Cina Continentale aveva registra-to un totale di 83.064 casi e confer-mato 1.803 contagi arrivati da altriPaesi. Non si segnalano tuttavia ul-teriori decessi correlati al nuovo co-ronavirus. Pechino, intanto, ha fattoscattare il lockdown in 11 quartieriresidenziali nel sud della capitale,dove nelle ultime ore sono emersialmeno 46 nuovi casi, sebbene tuttiasintomatici. Il focolaio sarebbe col-legato al mercato della carne di Xin-fadi, secondo quanto riferito da fun-zionari locali. Il mercato è statochiuso per essere sanificato, mentreè stata rinviata la riapertura di novetra scuole primarie e asili nelle vici-nanze. A breve 10.000 persone sa-ranno testate.

In particolare in quegli Stati che hanno riaperto prima del dovuto

Salgono nuovamente i casi negli Usa

Dichiarato lo stato d’emergenza in Nigeriaper stupri e violenze contro donne e bambine

di FERNAND O CHICA ARELLANO

Lo scorso mercoledì 10 giugno,al termine dell’udienza gene-rale, Papa Francesco ha rivol-

to un accorato ed energico appelloperché cessi nel mondo lo sfrutta-mento del lavoro minorile, «che pri-va i bambini e le bambine della loroinfanzia e che ne mette a repenta-glio lo sviluppo integrale». Moltospesso, infatti, tale forma di stru-mentalizzazione dei più piccoli, chenel linguaggio onusiano prende ilnome di child labour, si configura at-traverso forme di schiavitù e di se-gregazione, con conseguenti soffe-renze fisiche e psicologiche per i mi-nori.

Si tratta di pratiche che svilisconoil diritto fondamentale di ogni bam-bino a vivere un’infanzia serena, fat-ta di educazione, amore familiare escolarizzazione e che purtroppo nonè nuova: già con l’avvento delle Ri-voluzioni industriali, la piaga dellosfruttamento della manodopera in-fantile iniziò a dilagare.

Rispetto alla situazione di queltempo, molto è stato fatto tanto sulpiano interno quanto su quello in-ternazionale, per mezzo di propostelegislative tese ad arginare questofenomeno. Basti pensare alla primalegislazione in materia di lavoro mi-norile nel Regno Unito, quando,nel 1842, venne emanato il MinesAc t , nel periodo in cui AnthonyAshley Cooper escluse tutte le don-ne e i minori di anni 10 dal lavoroin miniera. Oppure al successivoEnglish Factories Act del 1883 che,sempre nel Regno Unito, vietava il

lavoro in fabbrica per i bambini mi-nori di 9 anni.

Come non richiamare, poi, sulpiano internazionale, il ruolo chiaveesercitato negli anni dall’O rganizza-zione internazionale del lavoro(Ilo), per mezzo della crescente co-dificazione di convenzioni interna-zionali volte a tutelare i minori chia-mati ad imbracciare gli arnesi da la-voro, piuttosto che la penna o unapalla per giocare. Trattati interna-zionali come la Convenzione sul-l’ispezione del lavoro in agricoltura(C129) del 1969, la Convenzionesull’età minima per l’accesso al lavo-ro (C138) del 1973, la Convenzionesulle forme peggiori di lavoro mino-rile (C182) del 1999 e la Convenzio-ne sulla sicurezza e la salutenell’agricoltura (C184) del 2001 so-no esempi di un dialogo che nellacomunità internazionale non si èmai arrestato al fine di debellare de-finitivamente il flagello dello sfrutta-mento degli infanti.

La Convenzione delle NazioniUnite sui diritti del fanciullo del1989 è stata, poi, un altro punto diapprodo fondamentale per ricono-scere al fanciullo, «ai fini dello svi-luppo armonioso e completo dellasua personalità», il diritto di «cre-scere in un ambiente familiare in unclima di felicità, di amore e di com-p re n s i o n e » .

Nonostante la regolamentazione alivello internazionale abbia sicura-mente contribuito a contenere ilproblema, i diritti dei fanciulli sonoattualmente negati in gran parte delmondo, se si pensa che vi sono circa152 milioni di bambini, tra i 5 e i 17anni, costretti al lavoro minorile. Se-condo i dati dell’Ilo precedentiall’ondata pandemica (cfr. GlobalEstimates of Child Labour: Resultsand trends, 2017) la maggior parte diloro, circa 72 milioni, si trovava nelcontinente africano, mentre 62 mi-lioni nelle regioni dell’Asia e del Pa-cifico. La Fao, inoltre, puntualizza-va nel 2017 che più di due terzi diquesti fanciulli, circa 108 milioni,sono impiegati nell’agricoltura (nel2012 erano 98 milioni) ed è interes-sante evidenziare che mentre dal2012 ad oggi il lavoro minorile siacomplessivamente diminuito, le pre-stazioni lavorative di minori nel set-tore agricolo siano aumentate del 12per cento (cfr. Ending Child Labour.The decisive role of agricultural sta-k e h o l d e rs , 2017).

La pandemia del covid-19 in cor-so rischia di esacerbare ulteriormen-te la situazione e di spingere un cre-scente numero di bambini ad ab-bandonare la scuola per cadere nellatrappola del lavoro minorile.D all’insorgere della crisi del corona-virus almeno 320 milioni di bambininon hanno più accesso ai pasti sco-lastici. A causa della chiusura dellescuole e delle difficoltà economicheche le famiglie devono affrontareper la pandemia, i bambini possonoessere costretti a lavorare in condi-zioni dannose e inaccettabili.

Le agenzie Onu registrano che inagricoltura il lavoro minorile è spes-so collegato allo svolgimento dimansioni faticose e pericolose, chepossono portare ad alte percentualidi infortuni mortali e non mortali,nonché di malattie professionali. Ibambini vengono spesso costretti aguidare pesanti macchinari agricoli,ad utilizzare dei pesticidi tossici e a

svolgere attività di pesca con la di-namite esponendosi, nei casi piùestremi, anche al rischio di graviamputazioni.

Si tratta di situazioni che, comemostrato da numerosi studi, posso-no creare altresì gravi conseguenzedi natura psicologica in chi le subi-sce: sono stati evidenziati, tra gli al-tri, problemi di stress, depressione,perdita della speranza, sentimenti difrustrazione e inadeguatezza, vergo-gna, sensi di colpa, immaturità psi-cologica, incapacità comunicativa fi-no al rischio di malattie mentali.

Tali dati, che ci danno dei riferi-menti al fine di cogliere la diffusio-ne del lavoro minorile nel mondo,devono essere affiancati alla consta-tazione che spesso la problematica èsfuggente perché minimizzata o nonadeguatamente compresa dalle stimestatistiche a causa delle dimensionidi portata globale che il fenomenodella produzione assume.

A questa incognita si aggiungeche, mentre con riferimento alla ma-nodopera nel settore agricolo puòrisultare più agevole censirne i nu-meri, detto computo diventa decisa-mente più complesso per quanto ri-guarda la produzione di beni e ser-vizi e, di conseguenza, per definirel’apporto dato dal lavoro minorile,dal lavoro forzato e dalla tratta diesseri umani che, in quanto praticheillecite e illegali, rimangono voluta-mente occultate.

Diviene, pertanto, necessario riba-dire che lo sfruttamento dei fanciullisia tuttora presente e possa essereparticolarmente devastante perché,soprattutto se viola il diritto all’edu-cazione dei bambini, può compro-mettere il loro sviluppo, il futurodelle loro famiglie, delle loro comu-nità e dei loro Paesi.

Con un’educazione inesistente olimitata, diventa complesso acquisireconoscenze tecniche necessarie persvolgere un maggior numero dimansioni in agricoltura o competen-ze più specializzanti che permettanolo svolgimento di altri lavori: il ri-schio è quello di rimanere intrappo-lati nel circolo vizioso della povertàe nell’insicurezza alimentare.

Per tale motivo, la Chiesa cattoli-ca ha a più riprese condannato il fe-nomeno del lavoro minorile, consi-derandolo in primo luogo come unproblema di natura morale (Compen-dio della Dottrina sociale della Chie-sa, 296). Fa riflettere che già PapaLeone XIII, più di un secolo fa, nel-la celeberrima Lettera Enciclica Re-rum novarum avesse denunciato ilproblema, affermando: «Quanto aifanciulli si badi a non ammetterlinelle officine prima che l’età ne ab-bia sufficientemente sviluppate leforze fisiche, intellettuali e morali.Le forze, che nella puerizia sboccia-no simili all’erba in fiore, un movi-mento precoce le sciupa, e allora sirende impossibile la stessa educazio-ne dei fanciulli» (n. 33).

Un monito che rimane costantenel tempo, se si pensa a quantoespresso da San Giovanni Paolo II:«Il lavoro minorile, nelle sue formeintollerabili, costituisce un tipo diviolenza meno appariscente di altri,ma non per questo meno terribile»(Messaggio per la XIX Giornata mon-diale della pace, 1996) e successiva-mente riproposto da Benedetto XVIche, parlando in chiave di dignità,auspicava «un lavoro che consentadi soddisfare le necessità delle fami-glie e di scolarizzare i figli, senzache questi siano costretti essi stessi alavorare» (Caritas in veritate, 63).

I bambini e i giovani ci insegna-no a rispondere all’atteggiamento didominio, imperante nella nostra so-cietà, con l’atteggiamento della cu-ra: «Cura per la terra e per le gene-razioni future», ricordava il SantoPadre Francesco nel Messaggio perla 108ª Assemblea dell’Ilo, aggiun-gendo che: «È una questione essen-ziale di giustizia [e di giustizia in-tergenerazionale], dal momento chela terra che abbiamo ricevuto appar-tiene anche a coloro che verranno».Tuteliamo i nostri giovani, tantibambini oggi sofferenti e sfruttati,consentiamo loro di custodire e col-tivare i loro sogni, di formarsi: solocosì garantiremo un futuro alla no-stra famiglia umana.

BRUXELLES, 13. In Italia hanno pre-so il via stamane a Roma, a VillaPamphili, gli Stati generali dell’Eco-nomia, dal titolo “Progettiamo il ri-lancio”. Si parte dall’E u ro p a .

Previsti gli interventi di Ursulavon der Leyen, presidente dellaCommissione europea, di PaoloGentiloni, commissario Ue all’Eco-nomia, di Charles Michel e DavidSassoli, rispettivamente presidentedel Consiglio europeo e del Parla-mento europeo. Successivamente in-terverranno Ignazio Visco, governa-tore di Bankitalia, Ángel Gurría ,segretario generale dell’Ocse e Kri-stalina Gheorghieva, direttore ope-rativo dell’Fmi. Partecipa anche lanumero uno della Banca centraleeuropea (Bce), Christine Lagarde.

In agenda anche un confrontosulle sfide e le opportunità nella fa-se post-emergenziale del covid-19nel mondo, a cui parteciperannostudiosi del ministero italiano delleInfrastrutture e dei Trasporti edell’università di Harvard. Domeni-ca sarà una giornata di pausa: gliincontri riprenderanno lunedì:

La sfida per il presidente delConsiglio dei ministri, GiuseppeConte, è sui fondi dell’Ue. Nonparteciperà l’opp osizione.

E in vista del negoziato sul Reco-very fund, il fondo dell’Unione eu-ropea a sostegno degli Stati più col-piti dalla crisi economica, il frontedei Paesi orientali del Gruppo diVisegrad si ricompatta. Polonia,Ungheria, Repubblica Ceca e Slo-vacchia si presenteranno infatti alvertice europeo del 19 giugno conuna posizione comune, che, di fatto,attacca l’Italia e la Spagna, cioè imaggiori beneficiari dei nuovi aiuti,accusati di sottrarre risorse ai Paesipiù poveri. Quello di Varsavia, Bu-dapest, Praga e Brastislava non ècomunque, al momento, è un veto,ma solo un modo per riaprire il di-battito sulla distribuzione e otteneredi più. Diversa è invece la posizionedei Paesi del Nord — Austria, PaesiBassi e Svezia (la Danimarca hacambiato ieri idea) —, che contesta-no il principio di fondo delle sov-venzioni a fondo perduto.

Le ultime riunione non hanno,come previsto, fatto alcun progres-so. I ministri dell’Economia dellazona euro si sono soltanto fatti por-tavoce delle posizioni dei loro Go-verni, non avendo un mandato a ne-goziare. In questa fase, più politicache tecnica, è tutto, quindi, nellemani delle Cancellerie.

Per questo, la posizione dei Vise-grad è emersa dopo un vertice tra iquattro leader. «I Paesi più poverinon devono pagare per quelli ric-chi», hanno detto al termine dellariunione i premier di RepubblicaCeca e di Ungheria, Andrej Babiš eViktor Orbán.

A differenza dei Paesi europei set-tentrionali, i Visegrad non mettonoin discussione la cifra complessiva,cioè i 750 miliardi di euro, ma vo-gliono che le risorse siano distribui-te «equamente», cioè soprattutto inbase al prodotto interno lordo.

Intanto, i ministri dell’E u ro z o n asi sono messi ufficialmente alla ri-cerca del nuovo presidente dell’Eu-rogruppo, dato che l’attuale numerouno, il portoghese Mário Centeno,il 12 luglio lascia il posto. In poleposition ci sono la spagnola NadiaMaría Calviño, seguita dal lussem-burghese Pierre Gramegna e dall’ir-landese Pascal Donhoe.

WASHINGTON, 13. I contagi stannoricominciando a salire negli Usa; inparticolar modo in quegli Stati cheper primi hanno accelerato i tempidella riapertura e dell’allentamentodelle misure restrittive e di distan-ziamento sociale. È il caso dellaFlorida dove nell’ultimo bilanciogiornaliero sono stati conteggiati1.698 nuovi casi rispetto ai 1.419 delgiorno precedente, con un aumentodel 20 per cento. Lo Stato, guidatodal governatore repubblicano RonDe Santis, ha iniziato dal 4 maggiouna progressiva riapertura che or-mai è praticamente totale. La situa-zione non è rosea anche in altriStati che hanno deciso di riaprireallentando le restrizioni prima diquanto raccomandato dagli esperti.Tra questi l’Arizona e il Texas.L’Arizona ha visto un incrementodel 76 per cento dal 28 maggio.Critica anche la situazione a Hou-ston, dove l’aumento dei casi haportato all’88 per cento l’utilizzodella terapia intensiva. Secondo al-cuni media Usa, la città sta pen-sando ad un ritorno della quaran-tena.

Gli Stati Uniti hanno registratonelle ultime 24 ore, altri 839 deces-si per cause legate al nuovo coro-navirus, portando il dato comples-sivo delle morti nel Paese a 114.613.Il Paese è, secondo i dati fornitidalla Johns Hopkins University, intermini assoluti, di gran lunga ilpaese più colpito dalla pandemia,sia in termini di vittime che di nu-mero di positivi, oltre due milioni.

Intanto ieri Anthony Fauci, a ca-po dell’Istituto nazionale di Aller-gia e Malattie infettive, principaleconsigliere della Casa Bianca all’in-terno della task force per la lotta alcoronavirus, è tornato nuovamentesull’alto rischio di contagio per chipartecipa ad assembramenti legatia manifestazioni o comizi elettorali.Fauci, invitando all’uso della ma-scherina in tali raduni, ha espressopreoccupazione per le proteste dimassa legate alla morte di GeorgeFloyd e per la decisione del presi-dente Donald Trump di riprenderela campagna elettorale già la pros-sima settimana.

ABUJA, 13. I governatori di 36 Stati della Nigeria han-no dichiarato lo stato di emergenza dopo il significa-tivo aumento di episodi di stupro e di violenza aidanni di donne e bambine. Nel corso delle ultimedue settimane, ci sono state proteste in tutto il Paesee sui social media per chiedere giustizia per le vitti-me. In una dichiarazione, i governatori hanno con-dannato fermamente tutte le forme di violenza controdonne e bambine, affermando di essere «impegnati agarantire che i colpevoli siano incriminati e affrontinola legge e la massima pena per i reati perpetrati».

L’aumento notevole dei casi di violenza di genere edi stupro è stato riscontrato durante il periodo di

lo ckdown imposto di recente in alcuni Stati per con-tenere la diffusione del covid-19. Intanto, il presiden-te del forum dei governatori, Kayode Fayemi, ha ri-chiesto alla polizia nigeriana di fornire un rapportodettagliato sulle misure intraprese per rafforzare lacapacità di prevenire e perseguire questo genere direati. I governatori si sono anche impegnati a creareun registro degli autori di reati sessuali in ciascunoStato e ad aumentare i finanziamenti per far fronte alproblema. Tuttavia, il numero di procedimenti giudi-ziari per sospettati di stupro rimane basso e lo stigmaspesso impedisce alle vittime di denunciare le violen-ze subite.

Il presidente del Consiglio Conte al suo arrivo agli Stati generali a Villa Pamphili (Ansa)

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L’OSSERVATORE ROMANOdomenica 14 giugno 2020 pagina 3

Conversazione con Riccardo Cinquegrani, docente di Previsione umana e sociale all’Università Gregoriana

Preoccupano le ondate di tensioni e protestema il nostro futuro sarà migliore

New York, Cuomo lanciauna grande riforma della polizia

di MARCO BELLIZI

Non è uno studioso votatoall’ottimismo a tutti i costi,Riccardo Cinquegrani, do-

cente di Previsione umana e socialealla Gregoriana. Anche se, da “licea-le degli anni Ottanta” l’i m p re s s i o n eè che non abbraccerebbe neanche lacategoria degli apocalittici cara aUmberto Eco. In fondo, dipendesempre tutto da noi, e dalla lezioneche sapremo mettere a frutto in que-sto scenario “p ostb ellico”.

Professore, l'11 settembre del 2001 ab-biamo avuto tutti la percezione imme-diata che niente sarebbe stato più lostesso. E in effetti, almeno sotto alcuniaspetti, così è stato. Il virus ha prodot-to all'inizio lo stesso giudizio, eppure sifa sempre più strada la sensazione chealla fine non cambierà poi molto. An-che a partire dalla sua esperienza distudioso della “scienza della previsione”,come detonatore del cambiamento è piùefficace la paura o la creatività?

Credo che lo scoppio di questapandemia abbia prodotto come rea-zione generalizzata l'aspettativa diun ritorno alla normalità. Tuttiquanti noi abbiamo visto come futu-ro migliore possibile e auspicabile iltornare indietro, alle condizioni antefebbraio-marzo 2020. Questo è unmeccanismo noto e studiato, chiama-to ”re t ro t o p i a ”, sostanzialmente laproiezione di un’utopia rivolta alpassato. Ed è già una grande diffe-renza rispetto a quanto accaduto in-vece dopo l'11 settembre del 2001,quando soprattutto nella nostra per-cezione occidentale c’era il desiderioin primo luogo del superamento diuno stato di paura. Penso che inquesta fase sia la creatività il driverrispetto al quale possiamo sperare ditrarre buone conseguenze. Dueesempi su tutti: il primo è una rivisi-tazione delle regole che dettano l’an-damento democratico delle istituzio-ni. Abbiamo vissuto una fase nellaquale la decisione politica è stata su-bordinata alla scienza, all’esp erienzadi virologi e medici. Anche questonella scienza della politica è un mec-canismo studiato da parecchi anni,almeno dagli anni Ottanta, quandosi sono studiate le comunità episte-miche, cioè i gruppi di esperti cheriescono con il loro agire a dettarel’agenda politica. Quello che è statomeno studiato tuttavia è qual è la re-lazione fra queste comunità e i grup-pi di pressione, i partiti e la societàcivile: in che modo la comunità poli-tica in una fase di emergenza può

derogare a quelle che sono le regoledemocratiche. E questo è un puntoche secondo me, farà generare unacreatività organizzativo-istituzionaleche dovrebbe portare a in un certosenso a reingegnerizzare la nostrademocrazia. Il secondo punto di ri-flessione viene dalla storia. La finedella prima guerra mondiale ha por-tato alla crisi del 1929, ai nazionali-smi che hanno aperto la strada al se-condo conflitto. La fine della secon-da invece ha portato a disegni digrande respiro, le visioni di Spinelli,Schuman, l’Europa, e conseguente-mente anche un periodo di pace,quantomeno per noi, e comunque lafine del colonialismo. Adesso, para-frasando un po’ la “terza guerramondiale a pezzetti”, citata da PapaFrancesco, noi usciamo da una situa-zione postbellica e abbiamo la possi-bilità di scegliere quale delle duestrade prendere. Abbiamo la possibi-lità di rivendicare modelli alternativi,come quelli presentati per esempiodalla dottrina sociale della Chiesa,che puntano molto di più sullo svi-luppo umano integrale, sul dialogo,su una riconsiderazione anche delmodello economico.

Delle cose cambiate sino ad ora, cosa èdestinato a rimanere diverso e cosa in-vece è destinato a una sorta di restau-ra z i o n e ?

Penso che sia destinato a cambiareil ruolo degli stati nazione nelloscacchiere internazionale. Gli statihanno sofferto molto in questa faseperché pressati dal basso dal locali-smo e anche della lecita aspettativadei cittadini di avere dei servizi diprossimità che concretizzassero ilprincipio di sussidiarietà. In Italiaper esempio abbiamo sentito parlaretantissimo di “medicina del territo-rio”. Pensare che queste cose venga-no ora gestite centralmente è piutto-sto complicato. L’idea di Stato cosìcome è uscita dalla Rivoluzionefrancese in poi sarà progressivamen-te rivista, così come le attuali formedi governo e le modalità dei mecca-nismi decisionali. Quello che invecenon credo cambierà ma anzi sarà percerti versi rafforzato è il modello pe-dagogico, il modo in cui noi impa-riamo. La scuola e l’università sonostate messe a durissima prova inquesta fase, ci sono state reazioni amio parere di eccellenza, una capaci-tà di adattamento e di resistenza ve-ramente encomiabili da parte deglistudenti in primis ma anche dei do-centi e delle famiglie. Ma quello cheabbiamo imparato è che la didattica

a distanza non può sostituire com-pletamente quella che è un’esp erien-za formativa e umana che, mi perdo-ni forse la banalità, passa anche dallitigio con il compagno di banco,dal lavoro di gruppo, dallo sviluppodi tutta una serie di competenze re-lazionali fondate sulla presenza.

Lei definisce gli ultimi 25-30 anni co-me l’epoca del “Prima io”. Rimanendoin tema di cose che non cambieranno, ilvirus non rischia semmai di accentuarequesto malinteso senso di conservazio-ne?

Sono d’accordo. Il virus secondome ha messo in evidenza alcuni sin-tomi di quelle che sono le malattiedelle nostre società. La pandemia se-condo me ha lanciato dei messaggianche abbastanza chiari. Primo: ilrestare troppo in superficie, l’abb o c-care alle fake news, ai messaggi gri-dati. La bulimia di informazione ac-compagnata dall’anoressia di appro-fondimento. Il secondo punto ri-guarda l’incapacità di mettere a frut-to l’insegnamento. Ho notato in piùcircostanze, quando si parla di nuoviprogetti, non solo per l’Italia ma an-che per scenari molto più estesi dalpunto di vista geografico, che vienequasi passata sotto silenzio la neces-sità di ripensare la mission delle isti-tuzioni, il fine per il quale si lavora,per il quale di educa, per il quale siè disposti a fare dei sacrifici. Notoche non c’è la volontà di approfon-dire questo tema.

Nello studio degli scenari evolutivi dideterminati fenomeni si distingue frascenari tendenziali, ideali (auspicabili)e di “c o n t ra s t o ”, ovvero negativi. Ri-guardo alla pandemia quest’ultimo finoa marzo scorso era il più accreditato.O ra ?

Devo premettere che i parametriche usiamo in questa situazione dipandemia sono diversi da quelli cheutilizziamo per gli scenari tradizio-nali: ad esempio il “breve periodo”sta a significare da qui a pochi mesi,sino alla fine del 2020, inizio 2021.Osservo che da più parti si tende adavanzare l’ipotesi infausta di una se-conda ondata del virus. Ovviamentenon ho le competenze sanitarie pergiudicare se questo sia possibile oprobabile, però credo che sia verosi-mile che i governi e le istituzioni sisiano preparati a uno scenario diquesto genere. La “p re v i s i o n e ” aiutaproprio in queste situazioni. Non èpossibile dire se una cosa avverrà onon avverrà ma è utile definire comeridurre i margini di incertezza rispet-to al verificarsi di determinati eventi:se noi ora sappiamo che questa pos-sibilità esiste allora dobbiamo con-centrare i nostri sforzi massimamenteper essere pronti e organizzati nelcaso in cui questa situazione si veri-fichi. Ma quello che a me fa piùpaura è la situazione sociale ed eco-nomica, non soltanto dell’Italia. Michiedo se la situazione negli StatiUniti, con queste proteste in cui si-curamente l'elemento relativo al pro-blema razziale è forte e presente,possa anche essere ricondotta ai 40milioni di disoccupati generatisi ne-gli ultimi tre mesi o dal crollo a duecifre del pil, da un orizzonte di ri-presa ancora lontano... Non possonoessere credibili detonatori di un ma-lessere che in realtà evidentementegià serpeggia nella società? Per con-tro, in positivo, c’è stato un risvegliodi attenzione nei confronti della casacomune, questa interconnessione, co-me dice Francesco nella Laudato si’,ci ha fatto capire che l’attenzioneall’ambiente non è una moda bohe-mienne, è una necessità che devedettare la nostra agenda. La forzadel virus è stata nella velocità, cheha cambiato in maniera altrettantorapida e profonda addirittura anchei diritti per quasi la totalità della po-polazione mondiale. Ora però c’è dachiedersi se abbiamo imparato qual-cosa e se sì cosa abbiamo imparato ecome lo mettiamo a frutto. Qui laprevisione ci viene incontro: non èuna scienza esatta ma è una discipli-na volta a suggerire comportamentinel presente per far sì che si possanopiù probabilisticamente realizzaredegli eventi nel futuro. È una strut-tura che disciplina e organizza unarisorsa importante come il tempo inuna maniera innovativa e interdisci-plinare. L’interdisciplinarietà è unbel filo conduttore che collega diver-se encicliche, dalla Populorum pro-g re s s i o di Paolo VI fino alla Evangelii

gaudium di Francesco. Questo filorosso del sapere messo a servizio e areddito del bene comune è qualcosache il virus ci ha insegnato. È comequei giochi della settimana enigmi-stica in cui bisogne unire i punti perfare emergere l'immagine nascosta.Questa è l’occasione giusta per po-terlo fare.

Ha citato la questione ambientale.L’impresa segue i profitti, gli investi-menti girano di conseguenza, e siccomeanche l’ecologismo è un settore che, co-me abbiamo imparato, può essere ingrado sempre più di generare guadagni,cresce anche il rischio di perdere di vi-sta l’obiettivo originario. In quest’otticaquali sono le maggiori insidie?

Torno a quanto dicevo prima.Finché il modello di sviluppo è det-tato essenzialmente da meccanismidi profitto il rischio è altissimo. Tut-tavia, su questo, per il futuro, sonodecisamente ottimista. Non nel bre-vissimo periodo, ma su una scalapiù lunga di tempo. C’è un datomolto semplice: vedo una sensibilitàaltissima nelle nuove generazioni,Siamo di fronte a un bivio: da un la-to l’autodistruzione e dall’altro untentativo di ricostruzione. È ovvioche tutto questo passa per un nuovomodello di sviluppo e anche qui laChiesa ha delle proposte concrete esignificative che prendono il nomedi “sviluppo umano integrale” .

Sempre rimanendo nelle divisioni tem-porali proprie soprattutto della scienzaeconomica, nel medio e nel lungo perio-do secondo lei ci sarà una maggiore ominore delocalizzazione produttiva?

Penso che nell’immediato ci saràancora un bisogno di prossimità.Quindi una maggiore fiducia inquello che viene prodotto vicino acasa mia. Se però dovesse continuarequesto modello di sviluppo, ovvia-mente la ricerca del minor costo diproduzione tornerà a prevalere insie-me con un’ulteriore delocalizzazio-ne. Un effetto del virus è stata la ri-considerazione dei meccanismi diapprovvigionamento che abbiamoseguito a livello famigliare o comu-nitario. Molti di noi hanno dovutofare degli acquisti online anche per igeneri di prima necessità. Ciò ha fat-to sì che ci sia una sempre maggioredematerializzazione dell’acquisto equesta è un’altra rivoluzione in nuceper quanto riguarda il mondo delcommercio. Credo che fintanto chele nostre scelte saranno irrazionali, omeglio, guidate dalla consapevolezzadella paura (sarà così fintanto chel'ombra del virus aleggerà sulle no-stre teste) saremo molto “glo cali”,cercheremo tutto ciò di cui abbiamobisogno o cui siamo abituati, se-guendo meccanismi di vicinanza.Superata questa paura, se non verràinteriorizzata l’eredità che questapandemia ci ha lasciato, si torneràalla logica del profitto e quindi delminor costo di produzione.

Quali possono essere gli effetti dell’eufo-ria “da rimbalzo”, da scampato perico-lo?

Esattamente come ha detto lei, lalogica del rimbalzo. È come un ton-fo della borsa che il giorno dopo sitramuta in una crescita inspiegatadel valore di determinati titoli. Moltihanno vissuto questo periodo dilo ckdown quasi come una privazio-ne. Ho sentito parlare di termini co-me “re c l u s i o n e ”, “prigionia”, quindiè chiaro che quando si aprono leporte c’è soprattutto una reazionepsicologica che può portare a deglieccessi. Torna il tema della superfi-cialità, il non avere utilizzato in ma-niera propositiva questo periodo perriflettere, per leggere, per studiare,per capirsi anche all’interno delleproprie famiglie, delle proprie comu-nità. Sono consapevole che questo èun lusso che si è potuto prendereper esempio chi non aveva l’ango-scia di perdere il posto di lavoro o iltimore di non riuscire ad arrivare afine mese, ma nelle ultime ore leg-giamo della legittima volontà di an-dare in vacanza, di divertirsi, di tor-nare a ballare... Come se il veroobiettivo sia ancora una volta realiz-zarsi nelle proprie fisicità e nelleproprie abitudini. E come ogni statoeuforico, si tratta di uno stato altret-tanto irrazionale di quello dettatodalla paura. E quando si è irraziona-li il rischio di commettere degli erro-ri è più alto rispetto a quando si cer-ca di riprogrammare una ripresa.

Se un giovane imprenditore venisse dalei e le chiedesse di suggerirgli un setto-re nel quale investire, cosa gli risponde-re b b e ?

È una domanda molto difficile.Cercherò di rispondere dividendo larisposta in due tranche. La prima,da idealista (ho visto di recente intelevisione la storia di Olivetti): sequesto è un giovane imprenditoreche ha visione, desiderio di mettersial servizio della collettività, se è allaricerca di un legittimo profitto persé ma non è orientato a massimiz-zarlo infischiandosene di tutto ciòche gli sta intorno, gli suggerirei diinvestire nella conoscenza e nellescienze umane. Investi nella cono-scenza, investi nella formazione dituo figlio, dei giovani... Può essereanche un apprendimento del tuttoinformale, non per forza un corso,ma un abituarsi al bello, all’arte, allaletteratura... alla natura.. Questo sefossimo in un mondo ideale. Se in-vece dovessi dargli un suggerimentopensando a un investimento che siaremunerativo nel breve periodo glisuggerirei tecnologia e comunicazio-ne. Questi permettono, come dire,di soddisfare il motto “pochi, male-detti e subito”. Se poi vuole comun-que un ritorno economico ma maga-ri cercare anche di fare qualcosa dibene alla comunità, sicuramente lagreen economy può essere il settore sucui cercare di puntare. Intendo conquesto una vastissima area che passaanche, se non soprattutto, per ricer-ca e innovazione. Non soltanto l’ap-plicazione pratica del pannello sola-re ma tutto ciò che gli può stare die-tro: la lotta alla desertificazione, peresempio, o come portare acqua inparti del mondo che attualmente nesono quasi completamente sprovvi-ste... Questo sarà un settore trainan-te dell’economia perché apparente-mente riesce a mettere insieme treanelli: la dimensione economico fi-nanziaria, la dimensione etica equella valoriale.

Lei ha parlato di un’Europa che nelgiro di un secolo potrebbe passaredall’essere colonizzante a colonizzata.Colonizzata da chi?

C’è un elemento che meriterebbedi essere approfondito: la nascita diquelli che definisco “stati virtuali”.La popolazione di facebook peresempio è una popolazione che su-pera o comunque avvicina quella diCina o India. Può sembrare un fol-lia: ma c’è qualche paese che abbiaun ambasciatore presso Google?Forse estremizzo, ridicolizzo per cer-ti versi. Forse accade già e io non loso, però l’esistenza di questi nuovisoggetti internazionali, i grandigruppi tecnologici, le comunità epi-stemiche di cui abbiamo parlato pri-ma, sono tutti nuovi soggetti che in-teragiscono nel processo decisionaleuscendo da quelle che sono le logi-che di rappresentatività, di democra-zia e quindi per forza diventano de-gli elementi esterni la cui forza è dif-ficilmente misurabile e comprensibi-le. Da qui nasce l’esigenza di ripen-sare non solo l’organizzazione, l’am-ministrazione degli stati nazione maanche la partecipazione, i modelli disviluppo che vogliamo seguire. Tor-no sul concetto: quando noi voglia-mo fare una previsione partiamo daidati storici e dai trend. I dati storicipiù o meno li conosciamo. I trendsono stati spezzati dall'arrivo di que-sta pandemia. Questa rottura può

essere trattata o con una semplice in-gessatura che ci permette semplice-mente di tornare a camminare oppu-re, dopo l'ingessatura, facciamo unabuona riabilitazione, rinforziamotutti i muscoli, ci prendiamo più cu-ra di tutto il corpo e creiamo qual-cosa di più duraturo e stabile. Infondo sono ragionamenti che i padrifondatori dell’Europa hanno fatto 80anni fa.

Parliamo tutti di cambiamento. Eppuresi è ormai accettata l’idea di correre ilrischio di centinaia, o migliaia, di nuo-vi morti in nome di esigenze economichee di mercato, di riaprire tutto e subito.Non è in fondo la stessa logica dellag u e r ra ?

Sì. Decisamente sì. È una logicache pospone il bene supremo dellavita alla realizzazione di un modellodi sviluppo, mi scuso se torno lì, chealla fine deve prevalere a tutti i co-sti. La mia speranza è che si esca daquesto meccanismo per analizzarepiù in profondità quelle che sono lestorture di questo modo di agire.Questa logica di guerra, come hadetto lei, per forza produce poi unareazione postbellica e molto spessoqueste reazioni come abbiamo vistopossono condurre a un nuovo con-flitto. Non abbiamo mai parlato diAfrica, per esempio. Se a Milano, oa Bergamo, a Brescia, con i respira-tori, la capacità di riconvertire i re-parti ospedalieri in quattro e quat-tr’otto per attivare terapie intensive,abbiamo avuto questo numero dimorti, cosa potrebbe accedere nelleparti più povere del mondo? Comeci stiamo attrezzando? Sono convin-to che qualora ci fosse una situazio-ne drammatica in certe parti delcontinente africano nascerebbe unanuova forma di emigrazione; dopo imigranti economici, quelli ambienta-li, avremmo i migranti della salute.Questo cosa genererebbe in Europa?Una nuova chiusura? Paradossal-mente uno degli effetti della pande-mia potrebbe essere un lockdown re-lazionale su scala mondiale: la con-ferma della logica del Muro di Berli-no. Farlo significa creare disparità.Ed è difficile che quando tu hai di-sparità e fame, non scoppi anche latensione, è difficile che il muro nonvenga abbattuto dalla pressione dichi è stato ridotto alla disperazionedalle tue scelte. Vede, questo è ciòche la scienza della previsione puòaiutare a fare. Non è una sfera dicristallo, però può aiutare a coglierequelli che noi tecnicamente chiamia-mo i weak signals, i segnali deboli.Non so se ricorda, un tempo quan-do ascoltavamo la radio usavamo lamanopola per sintonizzare bene latrasmissione. Questa immagine noila utilizziamo per registrare quelliche sono i segnali deboli che arriva-no dal cambiamento sociale, cambia-menti dei quali non è possibile an-cora tratteggiare le caratteristiche mache si cominciano a percepire. Iocredo che questa pandemia sia esat-tamente la manopola: abbiamo inmano la possibilità di sintonizzarci omeno su questi deboli segnali chesono emersi. Papa Francesco ci hadato un’immagine molto bella quan-do ha detto che una buona forma-zione poggia su due piedi: uno deverimanere saldo nella zona di sicurez-za ma l’altro deve cercare di esplora-re l’ignoto, per consentire di fare unpasso in avanti.

NEW YORK, 13. Sfidando la forteopposizione dei sindacati di poli-zia, il governatore di New YorkAndrew Cuomo ha firmato ieriquello che ha definito «il pacchet-to di riforme della polizia più ag-gressivo nel Paese», per fare inmodo che gli agenti rendano contomeglio del loro operato, dopol’ondata di proteste per la morte diGeorge Floyd, l’afroamericano uc-ciso da un poliziotto bianco aMinneap olis.

Il pacchetto prevede che il “cho-kehold”, la stretta al collo — lamossa con la quale è stato uccisoFloyd, già vietata a New York —diventi un reato penale punibile

con una condanna sino a 15 anni diprigione.

Un altro provvedimento impor-tante è l’abolizione della segretezzasui precedenti disciplinari degliesponenti delle forze dell’o rd i n e .Tutti gli agenti di polizia stataledovranno indossare inoltre la bo-dy-cam e riportare entro sei oreepisodi in cui sparando possonoaver colpito qualcuno. «La verità èche queste riforme della poliziaerano dovute da tempo e l’omici-dio di Floyd è solo l’omicidio piùrecente» ha osservato Cuomo, cheha anche condizionato il finanzia-mento statale a governi locali e di-partimenti di polizia a riforme en-tro il prossimo 1 aprile.

LABORATORIOD OPO LA PA N D E M I A

«Per chi è responsabile la domanda ultima non è: come me la cavo eroicamente in quest’a f f a re ,

ma: quale potrà essere la vita della generazione che viene» (D. Bonhoeffer)

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 4 domenica 14 giugno 2020

della Cisgiordania o a Gaza, il loroscopo è scovare e catturare gli uomi-ni di Hamas o della Jijhad. Spessocon la collaborazione dei servizi disicurezza palestinesi. Al netto di al-cune scene d’azione esageratamenteviolente o “b ondiste” (da JamesBond), il plot si presenta abbastanzarealistico. D’altronde uno dei dueautori sceneggiatori, Lior Raz, chene è anche il protagonista principale,è stato membro delle forze specialiisraeliane. Nella prima serie i Mi-sta’arvim sono chiamati a sventareun grande attacco che Hamas vuoleportare a Gerusalemme dai territorioccupati. Nella seconda l’obiettivo èsradicare l’infiltrazione di una primacellula dell’Isis sempre nei territori.Nella terza, più realisticamente vici-na ai giorni nostri, il set si sposta aGaza.

Pur essendo una produzione israe-liana, incredibilmente le stagioni diFa u d a hanno registrato un audiencealtissimo e anche un buon livello digradimento in molti paesi arabi eanche in parte della stessa popola-zione palestinese.

Non per una pretesa neutralità delracconto, che comunque è visto conocchi israeliani. Le ragioni di questoparadossale consenso vanno piutto-sto ricercate in due altri e diversiaspetti della fiction. Innanzitutto lafedeltà dei caratteri psicologici tipicidei personaggi degli opposti schiera-menti. La forte carica identitaria chemotiva i soldati israeliani fino al li-mite dell’interpretazione fredda, chi-rurgica e cinica delle loro azioni.«Ci insegnano a non pensare. Per-

tagonista principale, il soldato Do-ron Kabilio, passa di sconfitta insconfitta, e l’unico successo che puòvantare è di essere ancora vivo. Enon si tratta solo di sconfitte milita-ri, perché lo zoom incede anche sul-le sconfitte personali: umani dispera-ti che non sanno più amare, nonsanno più vivere. Quelli che vorran-no perciò vedere lo sceneggiato conspirito partigiano rimarranno delusi.Ma poiché in tanti invece non ri-mangono delusi da questo show vo-gliamo credere sia il buon segno cheormai tanti cominciano a rifiutare ladisumanizzazione del loro essere ead essere stufi di vivere in un con-flitto permanente e senza fine.

Tu t t ’altra musica per l’altro gran-de successo televisivo israeliano Shti-sel. Quanto Fa u d a presenta le notedi una violenza ottusa e ripetitiva,tanto Shtisel è improntata ai toni del-la delicatezza e della sensibilità. Lastoria di una famiglia di ebrei orto-dossi Haridim di Gerusalemme. Inmolti passaggi poesia pura. Ed èforse la prima volta al mondo cheun format così moderno e commer-ciale come le serie televisive riesce aincontrare la poesia. Così come èforse la prima volta che una serie te-levisiva riesca a tenere incollati alloschermo milioni di spettatori in atte-sa della successiva puntata senza chevi sia un filo narrativo a motivarlo.Non c’è un plot, ma solo la narra-zione profonda ed intima dei perso-naggi che compongono la famigliaShtisel. Dal padre Shulem, goffo epasticcione nel tentativo di mantene-re la direzione della famiglia nel ver-

cate che rimandano alla migliore let-teratura mitteleuropea e orientale.Ma il merito maggiore di Shtisel èsenz’altro di aver alzato un velosull’esistenza degli Haridim. Unmondo ormai grande (più di 800mi-la in Israele, il 13 per cento della po-polazione), in costante crescita (ognidonna fertile partorisce in media dai5 ai 7 figli), controverso (per il cari-co che portano al welfare israeliano,l’esenzione dal servizio militare, e la

zione di come la guerra mortifichi ebestializzi chi la combatte. Unaguerra di cui ormai non si ricordal’inizio e di cui nessuno riesce a im-maginare una fine. In Palestina si èsmesso di immaginare la pace, per-ché nessuna delle parti ha mai vissu-to in pace. Alla fine di ciascuna del-le tre stagioni nessuno può dire diaver vinto la partita. In Fa u d a nessu-no canta mai vittoria, in conclusioneperdono sempre tutti. Lo stesso pro-

occhi un mondo a parte e misterio-so. Gli stessi attori di Shtisel hannoconfessato di aver dovuto studiare alungo gli usi e costumi degli orto-dossi, che a loro erano del tutto sco-nosciuti.

Cosa ci racconta Shtisel di questomondo? Intanto che gli ortodossipregano molto, sempre. Non c’èframmento della giornata, che siabere un bicchiere d’acqua o passareda una stanza all’altra della casa chenon sia segnato dalla preghiera. Poiche la Tradizione, al netto delle os-sessioni ritualistiche e delle discrimi-nazioni che a volte contempla, aiutaa vivere bene e in armonia. In tutti idialoghi della serie non compare maiuna parola di acredine o di ira, e an-che le contese intrafamiliari sonosempre rappresentate con compo-stezza, toni bassi e dignità; e alla fi-

ne si ricompongono sempre. E poile donne. Istituzionalmente relegatea un ruolo marginale e sottomesso.Si rivelano a sorpresa il vero asseportante dell’intera famiglia. Dallaspassosa nonna Malka fino alla gio-vane e volitiva nipote Rachumi. Gliuomini, unicamente immersi nellostudio della Torah portano invecetutti con se un senso di maturità in-compiuta, se non di infantilismo. Inqualche modo l’intera serie ruota es-senzialmente intorno a tre aree tema-tiche il rapporto, appunto, tra i ge-neri, la ricerca della vocazione esi-stenziale e l’angustia dell’anzianità.Temi poi non così distanti dal nostromondo occidentale “mo derno”. For-se è proprio per questo che l’univer-so misterioso degli Haridim si è rive-lato con Shtisel così attraente e sim-patico ai nostri occhi.

Conflitto e poesia in due serie televisive israeliane

Senza paceperdono tutti

Un fotogrammadalla serie «Shtisel»

In viaggio nel Salento

Un mondo che stupì Virgilio

« Fa u d a » e «Shtisel» sono prodotti molto diversi tra loroma uniti dalla ricerca dell’eccellenza stilisticaLa prima serie racconta le impresedi un gruppo di soldati israeliani delle unità antiterrorismoLa seconda descrive il mondodi una famiglia di ebrei ortodossi Haridimin un quartiere di Gerusalemme

di ROBERTO CETERA

Una soggettività cultura-le che pure ha svoltoun ruolo preminentenel corso dei secolitrova oggi nuove decli-

nazioni al passo coi tempi. Ci rife-riamo alla produzione culturale re-cente dalla terra d’Israele che noncessa d’imporsi in tutto il mondo intermini d’eccellenza. Se non bastassel’unicità della sorgente letteraria, checi ha regalato i capolavori per diredi un Amos Oz o di un AbrahamYehousha, o le belle sorprese dalnuovo cinema israeliano che riceveapprezzamenti di critica sempre piùdiffusi, ora è anche nel nuovo for-mat delle serie tv che Israele si im-pone all’attenzione degli spettatoridi mezzo mondo.

Nelle settanta serate di quarantenaa cui siamo stati costretti dal corona-virus in molti si sono sintonizzatisulle due serie forse più apprezzatedi questa stagione: Fa u d a e Shtisel.Due prodotti molto diversi tra loroquanto a contenuti e fattura, mauniti dalla ricerca dell’eccellenza sti-listica e di contenuto.

Fa u d a (che in arabo significa caos,sommossa) racconta le imprese di ungruppo di soldati israeliani delleunità speciali chiamate Mista’arvim,cioè squadre antiterrorismo compo-ste da militari che parlano perfetta-mente l’arabo palestinese, vivono, sivestono, e pregano esattamente co-me i giovani palestinesi. Infiltrati emimetizzati nei territori occupati

ché se pensassimo a quello che fac-ciamo impazziremmo». E dall’a l t roquello strano mix di fanatismo e in-coerenza del fronte arabo. Per cui iservizi di sicurezza palestinesi nonesitano a consegnare agli israelianigli uomini di Hamas, e anche questicollaborano col nemico quando ve-dono minacciata da una celluladell’Isis la loro egemonia nei Territo-ri.

Ma soprattutto il consenso cheFa u d a riscontra da entrambe le partiè dato dalla sua cruda rappresenta-

so della tradizione, al figlio Akiva,aspirante pittore alla perenne ricercadi una fidanzata, che ha ereditatodal padre la goffaggine ma non an-che il carisma, alla problematica eintroversa figlia Giti, e alla non me-no problematica nipote Rachumi in-terpretata dalla bravissima ShiraHass, reduce dal successo come pro-tagonista della miniserie Unhortodox.Il tutto si gioca sulle complesse rela-zioni psicologiche tra i vari compo-nenti di questa famiglia allargata,descritte con quelle sfumature deli-

diffusa ostilità che nutrono nei con-fronti del sionismo), isolato (vivonoinsieme nei medesimi insediamenti,principalmente a Bnei Brak e a Ge-rusalemme nei quartieri di MeaShearim e Geula), senza alcun desi-derio di entrare in contatto con lealtre componenti della società israe-liana. Mi raccontava recentementeun francescano italiano che vive da40 anni a Gerusalemme: «Ne vedopassare ogni giorno centinaia sottole mie finestre mentre si recano alKotel (il muro occidentale del Tem-pio erodiano), ma in 40 anni nonsono mai riuscito a scambiare unasola parola con uno di loro». E nonè un atteggiamento di chiusura riser-vato ai Goyim: la maggior parte de-gli stessi ebrei israeliani non orto-dossi non ha mai rivolto la parolaagli Haridim, che rimangono ai loro

Il castello di Ugento

Una scena dalla serie televisiva «Fauda»

Il sogno a occhi aperti di Federico di Sveviache si innamorò a tal punto di quegli scenariintrisi di profumi speziati e fragranze raffinateda eleggerlo a luogo dell’anima

PUNTI DI RESISTENZA

di FLAMINIA MARINARO

Q uest’anno come nonaccadeva almeno da-gli anni Settanta, lavilleggiatura si svol-gerà a una manciata

di chilometri da casa. Prudenzache non accorcerà soltanto glispazi ma soprattutto i tempi. Sitornerà a viaggiare in macchina,con un bagagliaio stracarico divalige e magari la casa dei nonnicome destinazione. Si dice cheanche dal fango può nascere unfiore, e da questo lungo letargoobbligato ritroveremo quell’Italiarimasta per troppo tempo confi-nata nei nostri ricordi o ancorasconosciuta.

Questo viaggio incomincia dallembo di terra più a sud di tuttala penisola, il Salento. Luogo dicultura e di stupore fin dai tempidi Virgilio, terra che travolge einebria di suggestioni. Il sogno aocchi aperti di Federico di Sveviache si innamorò a tal punto diquegli scenari intrisi di profumispeziati e fragranze raffinate daeleggerlo a luogo dell’anima. Tut-to in questa terra magica sembravoler raccontare qualcosa, anche i

piccoli agglomerati urbani spar-pagliati come satelliti nella distesapiatta e allungata del Tavoliere.

In mezzo alle tracce miseredell’Italia postbellica del boomeconomico fatte di casette tristi,di colpo si vedono svettare un an-tico campanile, una chiesa baroc-ca, un palazzo maestoso e poi ad-dentrandosi nei vicoli di chianchelucide e bianche appare all’im-provviso una piazza così bella datogliere il fiato.

Charles Andriaensen, industria-le belga, produttore discograficoe fondatore di Outhere Music,casa discografica leader in Europanella produzione di registrazionedi musica classica, arriva nel Sa-lento in vacanza con la sua nume-rosa famiglia e resta talmenteconquistato da questo piccolo an-golo di paradiso da decidere direstare e dar vita a qualcosa didavvero unico nel suo genere. Nel2009 debutta il Festival Muse Sa-lentine, totalmente dedicato allamusica classica.

Un appuntamento che si ripetedue volte l’anno, nel cuoredell’estate e a settembre, e chenon cerca soltanto di valorizzareil territorio attraverso l’o rg a n i z z a -

zione di eventi culturali di altoprofilo, ma di rendere l’antico pa-lazzo San Giovanni di Alessanoun vero e proprio atelier per arti-sti.

Una parte di questa dimora in-fatti è dedicata all’ospitalità digiovani talentuosi che arrivano datutte le parti del mondo e cheall’ombra dei grandi alberi esoticihanno l’opportunità di poter la-vorare e confrontarsi in spazicreativi unici. Ogni concerto chesi svolge nella grande sala centra-le o nel grande giardino ha unaplatea che non supera mai i 150

fondata a fine Ottocento. Oggi èun piccolo gioiello di archeologiaindustriale, costruita con volte astella in stile leccese, pilastri mo-numentali, e muretti a secco.

L’obiettivo di trasmettere attra-verso la sua produzione i coloridella terra rossastra del Salento eil profumo del mare è diventatanel tempo il leitmotiv della suavita così come per suo fratelloEdoardo che ha reso il Salentoscenografia dei suoi tanti film neiquali è riuscito a intrecciare im-magini e sensazioni attraverso losguardo vellutato della moglie

spettatori per far sì che si possainstaurare tra performers e pub-blico un legame quasi empatico.

Il programma, in continua evo-luzione, è personalmente studiatoda Charles e da sua moglie Dia-ne, scrittrice ed esperta di botani-ca. Dal 2014 hanno instauratouna collaborazione con la presti-giosa istituzione musicale QueenElisabeth Music Chapel del Bel-gio e l’appuntamento con i loroeventi salentini è un must per gliappassionati di musica e di cultu-ra di tutto il mondo.

Il nostro itinerario prosegue adEst, direzione Lecce, dove incon-triamo, nella minuscola frazionedi Depressa, Francesco Winspea-re. La sua è una delle più antichefamiglie naturalizzate salentine,sia pur di origine anglo-mitteleu-ropea, di quelle che dell’h o r ro rvacui hanno fatto una necessità, eil Salento lo hanno riempito nonsoltanto di fastosi fregi barocchima di molto altro.

Francesco ha cambiato l’assettodella sua azienda rendendo le an-tiche masserie di famiglia delle re-sidenze, potenziando con grandecapacità imprenditoriale la storicacantina Castel di Salve che venne

Celeste, attrice protagonista diogni sua opera cinematograficaed emblema di quella cultura me-ridionale, miscellanea di bellezzasenza filtri ed emotività.

Risalendo lungo la costa ioni-ca, il nostro viaggio raggiunge ilcastello di Ugento, roccaforte del-la millenaria cittadina sulla puntameridionale del Salento a dieciminuti dalle spiagge del mar Io-nio. Qui sembra che il tempo sisia fermato, nonostante Diana E.Bianchi e Massimo Fasanellad’Amore, abbiano messo mano al-la monumentale struttura, adagia-ta sulla riscoperta area sotterraneanormanna, rendendola eco-soste-nibile.

Il castello, feudo dal 1600 dellafamiglia d’Amore, ha fatto del ci-bo il suo punto di forza, ospitan-do il Puglia Culinary Centre, ec-cellenza in campo gastronomicopartner ufficiale del Culinary In-stitute of America che ha svilup-pato un laboratorio di ricerca nel-la specializzazione sulla cucinaitaliana. E forse non è un casoche sia circondato da un giardinosettecentesco di “piante utili” conoltre cento varietà di erbe aroma-tiche medicinali e antichi frutti.

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L’OSSERVATORE ROMANOdomenica 14 giugno 2020 pagina 5

Lettera dell’arcivescovo di Bologna per gli ottant’anni di Francesco Guccini

Il cardinaleil cantautore e l’amicizia

L’«epos familiare» della poesia di Attilio Bertolucci, a vent’anni dalla scomparsa

Il coraggiodi raccontare il paradiso

Cent’anni dalla morte del sociologo Max Weber

L’etica e il leader carismatico

processo di razionalizzazione che comportala pragmatica organizzazione dell’impresa, latendenza al profitto, la stesura di bilancipreventivi e consultivi e, al tempo stesso,l’impiego del lavoro libero e l’esistenza di unlibero mercato. Accanto a questi elementi ilsociologo e filosofo tedesco indicava un fat-tore definibile come lo “spirito del capitali-smo”, cioè una specifica mentalità economi-ca che affonderebbe le radici nel terreno del-la religione.

In una delle sue opere più note, L’eticaprotestante e lo spirito del capitalismo (1904-1905) Weber sostiene che la religione sia una

letti, si spera che i pro-grammi scolastici dellenostre scuole accolgano ilprima possibile le espe-rienze più importanti de-gli ultimi 60, 70 anni dipoesia italiana. Perché lapoesia italiana del nove-cento è semplicemente im-mensa.

Nella ricca produzionebertolucciana sono alme-no due le raccolte che me-ritano una menzione spe-ciale. La prima è Fuochi inn o v e m b re , del 1934, la se-conda La capanna india-na, del 1951. Due raccolteche verranno rieditate piùvolte nel corso degli anni.Ma Attilio Bertolucci nonè stato solo un grandepoeta, un grande tradut-tore, un artista che haorientato con la sua visio-

Un particolare della copertina del disco «Note di viaggio»

Attilio Bertolucci

Weber subì l’influenza di Marxma al contempo ne prese le distanze

Bernardo a cinque anni

Il dolore è nel tuo occhio timidonella mano infantile che saluta senza grazia,il dolore dei giorni che verrannogià pesa sulla tua ossatura fragile.In un giorno d’autunno che dipanaquieto i suoi fili di nebbia nel soleil gioco s’è fermato all’i m p ro v v i s o ,ti ha lasciato solo dove la strada finiscesplendida per tante foglie a terrain una notte, sì che a tutti quiè venuto un pensiero nella mentedella stagione che s’accosta rapida.Tu hai salutato con un cenno debolee un sorriso patito, sei rimastoombra nell’ombra un attimo, ora corria rifugiarti nella nostra ansia.

di GABRIELE NICOLÒ

La politica è scontro, non è morale. Diconseguenza chi si vuole occupare dipolitica deve mettere in preventivo che

essa è competizione e che ad essa è inerenteuna dimensione agonica che stabilisce il di-chiarato obiettivo della sconfitta dell’avversa-rio. Ma questa dinamica presuppone un agi-re sfacciato, senza scrupoli, che bandiscaogni forma di rispetto nei riguardi dell’a l t ro ?A tale fondamentale interrogativo Max We-ber (di cui il 14 giugno ricorre il centenariodella morte) detta una chiara e consapevolerisposta: la vittoria in politica, una vittoriacompleta e autentica, si può ottenere solo at-traverso la salvaguardia di un codice eticoche contempli la piena conformità alle leggi,la quale, sua volta, è garanzia della tuteladei valori essenziali a cui si ispira e di cui sinutre il tessuto sociale e civile. La dimensio-ne etica, dunque, assurge a inamovibile pa-radigma in un contesto, come quello dellapolitica, dove generalmente gli attori dellascena tendono a volgere le spalle alla dispo-nibilità all’ascolto e alla volontà di dialogo.

Considerato uno dei padri fondatori dellasociologia moderna, Weber concentrò granparte della sua ricerca sullo sviluppo del ca-pitalismo. In tal senso subì l’influenza diKarl Marx, di cui al contempo criticò alcuniaspetti del pensiero, come la concezione ma-terialistica della storia. Weber, rispetto a

Marx, attribuiva minore importanza al con-flitto di classe poiché riteneva che le idee e ivalori influiscono sulla società allo stessomodo delle condizioni economiche. Weberriconosceva il carattere del capitalismo mo-derno nel razionalismo economico, concepi-to come parte nevralgica di un più generale

delle ragioni per cui le culture dell’O cciden-te e dell’Oriente si sono sviluppate in ma-niera diversa, e sottolineava l’importanza dialcune caratteristiche del protestantesimoascetico che, secondo il sociologo, contribui-rono alla nascita del capitalismo, della buro-crazia e dello Stat razionale e legale nei Pae-si occidentali.

Nel pensiero di Weber, in uno scenario le-gato alle istituzioni chiamate a favorire ilprogresso della società, occupa un posto im-portante la riflessione sul valore del Parla-mento. In netta opposizione al cancelliereOtto von Bismarck, reo di aver trasformatoil Parlamento in un luogo «esclusivamenteburocratico», il sociologo sosteneva che essodeve essere un laboratorio dove plasmare lademocrazia. È in tale contesto che si forma-no gli uomini migliori. Chi governa fa partedi una minoranza ristrettissima e tale mino-ranza non può che nascere in seno al Parla-mento, il quale, al contempo, è chiamato afavorire, in modo saggio e avveduto, l’emer-gere del leader carismatico, concepito comesintesi di una élite composta, appunto, dagliingegni più brillanti. Ma come Weber evi-denzia nell’opera Parlamento e governo (1917),il leader carismatico potrebbe farsi irretire daderive autoritarie. Qualora ciò accadesse, sa-rà il Parlamento stesso a svolgere una saluta-re attività di controllo opponendo anzitutto,in questo esercizio di vigilanza, il valore del-la legalità costituzionale che nessuno violare.

Al Parlamento dunque Weber affida il com-pito di agire da filtro tra il governo e la mas-sa, e quindi gli conferisce una funzione dialta valenza strategica nella prospettiva diun vivere civile ben regolato e basato su so-lidi equilibri.

Un aspetto conosciuto da pochi e che ep-pure riveste un rilevante significato riguardal’importanza accordata da Weber al giornali-smo. In una conferenza tenuta a Monaconel 1918, il sociologo, con un eloquio fermoe perentorio sottolineava che «non tutti han-no ben chiaro che scrivere un buon articolocomporta un impegno intellettuale pari aquello che viene richiesto a un accademicoche si cimenti nel conseguimento di ungrande obiettivo». Come si dimentica — evi-denziava Weber — che il giornalista si trovaspesso a fare un articolo in fretta e furia, incondizioni non sempre favorevoli, mentre lostudioso e il ricercatore generalmente di-spongono di tempi lunghi e di luoghi conso-ni alle esigenze dell’attività intellettuale. Sitrascura poi il fatto che la responsabilità delgiornalista nei riguardi della società è «mol-to più grande di quella rivestita dallo studio-so». La conferenza ebbe luogo poco dopo lafine della prima guerra mondiale, quandol’imperativo comune era quello di ricostrui-re, su più fronti, e con ben articolate priori-tà, ciò che era stato distrutto. In questo pro-spettiva l’elogio tessuto da Weber nei riguar-di del giornalismo e del giornalista si caricadi un valore ancor più pregnante, avendoben compreso il sociologo il prezioso e fatti-vo contributo che possono dare, per il benee per il progresso della società, anche lapenna e la mano di chi la muove.

In una conferenza a Monacotessè l’elogio del giornalistasottolineando che non tuttihanno ben chiaro quanto siaimportante e difficile il suo lavoro

di MAT T E O MARIA ZUPPI

Caro Francesco, l’ami -cizia non deve pre-tendere di spiegaretutti i perché, para-frasando una tua

considerazione amara e impor-tante; è facile da capire se l’haicapita già (peraltro resta sempredifficile capire «se non hai capi-to già!»). I perché dell’amiciziasono profondi e, qualche volta,ci superano, ci sono nel sentirciparte di una magnifica avventu-ra. Nell’amicizia vera trovo sem-pre qualcosa di misterioso egrande. Certo, lo so che perqualcuno l’amicizia significa ne-cessariamente complicità, comechi pensa di scoprire la vera ra-gione che c’è sotto, l’interesse, ilguadagno dell’uno o dell’a l t ro ,mentre nell’amicizia, ovviamen-te, ci si guadagna tutti e due!Altre persone la credono possi-bile solo tra chi la pensa allostesso modo.

Caro Francesco, considerotanto preziosa l’amicizia con te,nata dalla proposta di due regi-sti intelligenti e coraggiosi checi hanno portato, a 50 anni dal-la tua canzone, a visitare il cam-po di concentramento di Au-schwitz, insieme ai ragazzi diuna scuola media della tua caramontagna. Tanti hanno impara-to a conoscere quell’inferno sul-la terra, proprio ascoltando eimmaginando quel fumo che sa-liva lento e vedendo il volto diquel bambino morto insiemecon altri cento. Forse ancoraoggi resta aperta e più decisivaancora la domanda: «Ma comepuò un uomo uccidere un suofratello?» e quando imparerà avivere senza ammazzare? Pro-prio su questo è nata la nostra

amicizia o meglio direi che si èritrovata, come incontrando unvecchio amico che ha condivisoe regalato tante sue emozionicome solo la poesia e la musicasanno fare. Il segreto è moltosemplice: la passione per l’uma-nità, quella che hai descritto neisuoi sogni, nelle sue tante storieconcrete e in quelle immagina-rie.

Quando arrivai a Bologna michiesero, tra le tue canzoni,quella che preferivo, domandaimbarazzante e quindi rispostanecessariamente parziale. Dissi:— Il pensionato — pensando altesto che tradiva tanta sensibili-tà verso la storia di un uomo al-trimenti insignificante. Mi ave-vano colpito parole come il“piacere assurdo” per “la suaantica cortesia” che nel giovani-lismo imperante, quando avent’anni si è stupidi davvero,non trova certo attenzione e ri-spetto. Stabilivi un parallelo trala nostra solitudine e la sua, co-me con quel frate di cui non sa-pevi «se fosse lui il disperato oil disperato son io». In realtàtutti noi non abbiamo ancoracapito, con la nostra cultura fa-sulla, dove sia la risposta. An-cora oggi, dopo tanti anni, ac-cade ancora che «Ascolto e noncapisco e, tutto attorno, mi stu-pisce la vita, com’è fatta e comeuno la gestisce e i mille modi ei tempi, poi le possibilità, lescelte, i cambiamenti, il fato, lenecessità». È la stessa domandache ci accompagna da sempre.Insomma, camminiamo in que-sta avventura semplice e com-plicata che è la vita, che vale lapena vivere perché, anche se nearriva una sola di anatra, «quelsuo volo certo vuole dire chebisognava volare». Ecco perchéci siamo incontrati Francesco:

perché stiamo insieme alla ricer-ca dell’uomo, dentro di noi efuori di noi, dell’uomo vero cheirragionevolmente e anche mi-steriosamente vuole vivere bene,che cerca la giustizia, che non sirassegna, che chiede di sceglierein tempo e non arrivare percontrarietà. Non vuoi propriorassegnarti ad “essere cattivo”ed è vero che «dev’esserci, losento, in terra o in cielo, un po-

Nel testo de «Il pensionato»riscopriamo la storiadi un uomo apparentementeinsignificante. E sentiamonostra la sua solitudine

sto dove non soffriremo e tuttosarà giusto». Insomma “daticausa e pretesto” hai fatto benea tirare avanti, a raccontare tan-te cose per chi vuole ascoltare.Ecco, in questa bellissima storiache è la vita, l’amicizia pensocontenga tanto di quel misterodi Dio che hai cantato che do-po tre giorni risorge e che con-tinua a morire «ai bordi dellestrade, nei campi di sterminio,coi miti della razza, con gli odidi partito». È una presenza diamore, quello per cui «io sonoquando tu ci sei» e vuoi «chel’oggi resti oggi senza domani oil domani possa tendere all’infi-nito».

Grazie Francesco. Auguri. Econtinua a regalarci quelle emo-zioni che scendono nel profon-do e aiutano a guardare il mi-stero della vita e a cercare la ri-sp osta.

di DANIELE MENCARELLI

Q uasi a voler depurare letante nefandezze che gliesploderanno nelle viscere,il Novecento ha prodottogenerazioni su generazioni

di poeti indimenticabili. In particolarenel nostro Paese tra gli inizi del secoloe gli anni 20 verranno alla luce, unodopo l’altro, i giganti della nostra let-teratura recente. Voci straordinarie di-venute classiche, figlie di una tradizio-ne radicata nella nostra lingua.

Tra queste voci spicca per dolcezzae visione quella di Attilio Bertolucci,oggi ricorre il ventennale dalla morte.

In altri Paesi, dove la poesia nonviene vissuta come un oggetto di mo-dernariato ma, ancora, come linguad’elezione concessa a noi umani, que-sta ricorrenza verrebbe ricordata conla giusta attenzione, e riconoscenza.

Attilio Bertolucci, oggi, viene ricor-dato per la sua poetica in netta con-trotendenza rispetto ai registri nove-centeschi, ma il dato che resta comemarchio imprescindibile è la relazione,viva e riuscitissima, che prosa e poesiavivranno nella sua letteratura. Berto-lucci, molto semplicemente, smontaquesto dualismo vecchio quanto ilmondo, ma in sostanza artificiale, diconcetto. La riprova sta nella sua pro-duzione. Nella magnifica osmosi chequeste due lingue hanno vissuto intutte le sue opere, dove prosa e versosi ritrovavano come amanti in una sto-ria d’amore, dove, più che voglia diprevalere, c’è desiderio di convivere,intrecciarsi, aumentare il potenzialedell’a l t ro .

In questo senso, è divenuto paradig-matico il suo romanzo in versi, La ca-mera da letto. Composto da due volu-mi, usciti rispettivamente nel 1984 e1988, dopo un lavoro lungo oltret re n t ’anni, rimane a tutt’oggi l’emble-ma di tutta la produzione di Bertoluc-ci. L’originalità del romanzo non siesaurisce nella natura del dettato, co-me giusto che sia, l’andamento poe-matico-prosastico è la forma di uncontenuto altrettanto unico e in con-trotendenza rispetto al Novecento.Perché Bertolucci, nella sua Camera daletto, ci offre un’epopea che poco sem-bra avere a che fare con il Secolo bre-ve. Ci offre la storia della sua famiglia.Un racconto dal sapore biblico, fattodi viaggi, quelli dei suoi antenati dallaMaremma all’Appennino parmense, dinascite e fatti di vita che appartengo-no all’universo dell’umano. Un testa-mento di generazioni di Bertolucci, diuomini passati per il lavoro della terrae dell’a m o re .

La Camera da letto, però, genera an-che un pericoloso equivoco. Molti,troppi, sintetizzano in questo meravi-glioso esperimento, riuscitissimo, tuttal’opera di Attilio Bertolucci. Un erroremutuato anche da tanti libri scolasticiche nominano il poeta solo in riferi-mento a questo romanzo così partico-lare. No. Questa semplificazione èsbagliata quanto ingiusta. Perché Atti-

lio Bertolucci è stato in primis unpoeta che ha regalato al mondo poesieuniversali. Accessibili a tutti. Unapoesia, la sua, che cerca il cuore dellettore, che non si interessa alla suaerudizione, che ha il coraggio di direil paradiso che ci accade ogni istantenegli occhi.

E di paradiso è piena la campagnabertolucciana, ogni singolo elementodella natura diventa custode di mera-viglia, ogni pianta, insetto, animale,tutti concorrono alla vita di favola esmarrimento del poeta. Dalla gaggiaal lussureggiante glicine, dalle libellulealle cicale, passeri e lucertole. Una na-tura nominata nome per nome, sem-pre, con una conoscenza innamorata einfinita. Su tutto, scontornato ma sem-pre presente, il lavoro degli uominicon la terra. Il lavoro eterno della ter-ra. Contadini, trebbiatrici al lavoro, lanobile umiltà di una tradizione che ac-cadeva davanti agli occhi del giovaneAttilio in tutta la sua grandezza.

I libri di poesia di Bertolucci vanno

ne il lavoro culturale del Paese, è statoanche un uomo, in un momento digrande crisi rispetto al tema, che hatestimoniato quanto si possa essere ar-tisti mantenendo viva la scommessapiù antica di tutte: dare corso a unafamiglia. Senza enfasi alcuna, senzaretorica inutile. Vissuta semplicemente,riconoscendo in quel nucleo primariodell’umanità un moltiplicatore di espe-rienze e talenti. Un luogo, anche, do-ve trasmettere arte per come è semprestato, da padre a figlio. E in questo lafamiglia Bertolucci ha davvero rappre-sentato una magnifico esempio nel se-colo più difficile di tutti. Una famigliadove arte e amore amoreggiavano sen-za sosta, come poesia e prosa dentrol’opera di Attilio.

Ma ricordare un poeta senza offrirela sostanza dei suoi versi sarebbe im-perdonabile. E di poesie, sulla fami-glia come approdo della vita, sui figlicome dono da lasciare al mondo, Atti-lio Bertolucci ne ha scritte tante, ebellissime. Come questa.

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 6 domenica 14 giugno 2020

Nel 60° anniversario del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani

Il dialogo ecumenicoguidato dallo Spirito

di BRIAN FARRELL*

Sessant’anni fa, un atto ispiratodel santo Papa Giovanni XXIIImise in moto un mutamento

che prese immediatamente forza edeterminò una nuova direzione nellavita concreta della Chiesa cattolicain rapporto alle altre Chiese e Co-munioni cristiane. L’istituzione delSegretariato per l’unità dei cristiani(ora Pontificio Consiglio per la pro-mozione dell’unità dei cristiani) eraparte integrante di quell’aggiorna-mento di cui il cattolicesimo sentivaun grande bisogno ormai da tempo.Il Segretariato, sotto la guida delsuo primo presidente, il cardinaleAugustin Bea, fu incaricato di porta-re all’ordine del giorno del concilio,tra le altre cose, la pressante questio-ne del superamento delle secolari di-visioni e rivalità nel mondo cristia-no, e il ristabilimento di quella unitàvoluta dal Signore stesso: Ut unumsint (Giovanni, 17, 21). Questo pecu-liare compito si presentava come unasfida davvero difficile. Affinché i cat-tolici potessero impegnarsi nel movi-mento ecumenico, che già andavastrutturandosi tra protestanti e orto-dossi, era necessario un cambiamen-to radicale di prospettiva sulla Chie-sa, come pure sulla natura e sul va-lore delle altre comunità cristiane. Cidimentichiamo facilmente che lagrande maggioranza dei vescovi ra-dunatisi nella basilica di San Pietrol’11 ottobre del 1962 per dare inizioal concilio, a causa della loro forma-zione, nutrivano la convinzione chefuori dalla Chiesa cattolica esistesse-ro solo scisma ed eresia.

Il grande miracolo, dono epocaledi Dio alla Chiesa, consisté nel fattoche, nei soli quattro anni del conci-lio, quegli stessi vescovi giunsero auna visione della Chiesa profonda-mente rinnovata, che in quel mo-mento e anche in seguito poteva ap-parire una novità preoccupante, mache di fatto non era altro che lariappropriazione di dinamiche eccle-siali fermamente radicate nella piùpura tradizione della Chiesa di sem-pre. In questa rinnovata visione ec-clesiologica, i padri conciliari giunse-ro a riconoscere che le altre Chiese e

Comunioni cristiane «nel misterodella salvezza non son affatto spo-glie di significato e di valore» (Uni-tatis redintegratio, 3). Anzi, «lo Spiri-to di Cristo non ricusa di servirsi diesse come di strumenti di salvezza»(ibidem). Di conseguenza, il doveredi ristabilire l’unità dei discepoli diCristo si rivelò come un’esigenza ir-rinunciabile.

La storia dell’influenza che il Se-gretariato (Pontificio Consiglio) eb-be su questi sviluppi durante e dopoil concilio è ben documentata ed èciò che ricordiamo e che celebriamoin questo sessantesimo anniversario.Nel corso degli anni, le relazioni fra-terne con gli altri cristiani e i dialo-ghi teologici volti a superare le divi-sioni si sono moltiplicati con abbon-danti risultati, fino a trasformareprofondamente la fisionomia stessadel mondo cristiano. Qui però ci li-mitiamo a una breve riflessione suun aspetto della ricerca dell’unità,che potrebbe sembrare un po’ tecni-co, ma che illustra bene il camminoche lo Spirito Santo va aprendo almovimento ecumenico e che, ci sem-bra, comporta per il futuro una sfidaecumenica capitale: il concetto stessodi dialogo.

La metodologia del dialogoche matura

Già nel 1965, quando l’allora Se-gretariato per la promozionedell’unità dei cristiani si accingeva atradurre nella pratica l’invito espres-so dal concilio Vaticano II di avviarerelazioni ecumeniche con le altreChiese e Comunioni ecclesiali, ilGruppo misto di lavoro (Gml) tra laChiesa cattolica e il Consiglio ecu-menico delle Chiese studiava la que-stione della metodologia da seguirenel dialogo ecumenico. Nel 1967, ilGml pubblicò i risultati di tale rifles-sione in un documento di lavoro(cfr. Service d’informations, 1967/3, pa-gina 27). Tre anni dopo, anche il Se-gretariato per la promozione del-l’unità dei cristiani produsse un testocontenente «riflessioni e suggerimen-ti riguardanti il dialogo ecumenico»(cfr. ibidem, 1970/I V, pagina 5). I duedocumenti, nella loro complementa-

rità, hanno fornito per diversi decen-ni una solida base e un utile riferi-mento alle commissioni di dialogo.Con il passare del tempo, tuttavia,emerse la necessità di chiarire ulte-riormente il concetto di dialogo. En-trambi i documenti sembrano infattioscillare tra due nozioni di dialogo:da un lato, il dialogo inteso come ri-cerca comune di una più profondacomprensione della verità nel tentati-vo di pervenire a un accordo; dall’al-tro, il dialogo visto come sforzo vol-to a rendere manifesta e a esprimerela comunione reale, seppur incom-pleta, che già esiste tra comunità di-vise sulla base della comune graziabattesimale e di altri elementi dellaChiesa fondata dal Signore.

La questione cruciale era quella dicapire se il dialogo è fondamental-mente un discorrere teologico, con lasperanza di scoprire che si è d’accor-do senza averlo saputo prima, oppu-re se è l’acquisizione di un “qualcosadella Chiesa” che forse giacevanell’ombra ma che il dialogo fa veni-re alla luce e che permette ai partnerdi scoprirsi più vicini di quanto cre-devano, perché portatori di uno stes-so dono comune di grazia. Su que-sto fondamento, il dialogo ha pro-dotto molti frutti. Tuttavia, esso ri-maneva prevalentemente al livelloaccademico, come scambio di ideetra i vari interlocutori. Non di radogli accordi raggiunti rispondevano aproblematiche relative a controversiestoriche e si aveva talvolta l’i m p re s -sione che si trattasse di una questio-ne interna tra specialisti. Di conse-guenza, i passi avanti sembravanopoco rilevanti per la vita dei fedeli edifficilmente venivano recepiti. Daqui, la necessità di perfezionare ilconcetto di dialogo affinché i risulta-ti possano essere tradotti in un’esp e-rienza concreta di vita ecclesiale,quale testimonianza comune e servi-zio d’amore solidale.

Venticinque anni fa, nell’enciclicaUt unum sint, Papa Giovanni PaoloII ha arricchito il concetto di dialogoecumenico, conferendogli un’ulterio-re dimensione. L’enciclica iscrive in-fatti il dialogo nel contesto di unaprofonda visione antropologica: ildialogo non è solo uno scambio di

idee, ma è un dono di sé all’a l t ro ,compiuto in maniera reciproca comeatto esistenziale. Prima di parlare deldialogo come un modo di superare idissensi, l’enciclica ne sottolinea ladimensione verticale. Il dialogo nonsi svolge semplicemente a un livelloorizzontale, ma ha in sé una dinami-ca trasformatrice in quanto camminodi rinnovamento e di conversione,incontro non solo dotto ma anchespirituale che permette «uno scam-bio di doni» (nn. 28 e 57). Dunque,il dialogo comporta necessariamenteun esame di coscienza e una purifi-cazione del cuore e della memoria,che conducono a un mutuo ricono-scimento e superamento dei “p eccaticontro l’unità”, sia personali che so-ciali e strutturali. «La dimensioneverticale del dialogo sta nel comunee reciproco riconoscimento della no-stra condizione di uomini e donneche hanno peccato. È proprio essoad aprire nei fratelli che vivono en-tro comunità non in piena comunio-ne fra di loro quello spazio interiorein cui Cristo, fonte dell’unità dellaChiesa, può agire efficacemente, contutta la potenza del suo Spirito Pa-raclito» (n. 35).

Il dialogo presuppone dunqueuna genuina volontà di riforma, pervia di una più radicale fedeltà al

Vangelo e il superamento di ogni va-nità ecclesiale. Se non vogliamo cheil movimento ecumenico si avvii ver-so un irreversibile declino, è necessa-rio che questo processo di rinnova-mento non sia solo un fatto persona-le, ma che venga accettato anchedalle Chiese e Comunioni ecclesialiin dialogo; esso richiede coraggio daparte di tutti, anche da parte di noicattolici.

La metodologia del dialogoche coinvolge

Con la convinzione di chi ha sem-pre coltivato amicizie tra i fratelli ele sorelle delle altre Chiese e comu-nità ecclesiali, ed è stato attivo neldialogo in tutta la sua vita di teolo-go e di pastore, Papa Benedetto XVIha contribuito ulteriormente ad ap-profondire il concetto di dialogo. In-nanzitutto, ha chiarito che lo scam-bio di doni ecumenici non può esse-re la conseguenza di un soppesarevantaggi e svantaggi per arrivare aun compromesso. Questo modo dipensare e di operare sarebbe unfraintendimento politico della fede edell’ecumenismo. Davanti al grandeproblema dell’assenza di Dio nellasocietà, Papa Benedetto XVI ha invi-tato a leggere l’intero compito ecu-menico non in termini di una secola-rizzazione tattica della fede, ma diuna fede ripensata e vissuta in modonuovo, mediante la quale Cristo, econ Lui il Dio vivente, entra in que-sto nostro mondo attuale. In effetti,i doni ecumenici tra i cristiani nonsono solo idee e strutture ecclesiali,ma sono essenzialmente «un semprepiù profondo penetrare nella fedemediante il pensiero e la vita», daproseguire insieme. Secondo Bene-detto, occorre andare oltre l’età con-fessionale in cui si guarda per lo piùciò che separa, per entrare nell’eradella comunione «nelle grandi diret-tive della sacra Scrittura e nelle pro-fessioni di fede del cristianesimo an-tico» e «nell’impegno comune perl’ethos cristiano di fronte al mondo»(cfr. Discorsi a Erfurt, Germania, 23settembre 2011).

Nella linea dei suoi predecessori,Papa Francesco ha parlato spessodel dialogo ecumenico come unoscambio di doni. Lo fa però in unduplice atteggiamento, che è diven-tato lo stile dell’ecumenismo al tem-po di Francesco: la sana impazienzadi quanti pensano che dovremmoimpegnarci di più, e la convinzioneche l’unità dei cristiani esige la vo-lontà di imparare gli uni dagli altri,senza attendere che siano gli altri aimparare prima da noi (cfr. Omeliadel 25 gennaio 2017). Tale atteggia-mento ecumenico comporta una vi-sione alta, teologica e spirituale dellacomunione già esistente tra i cristia-ni: «Anche quando le divergenze ciseparano, riconosciamo di apparte-nere al popolo dei redenti, alla stes-sa famiglia di fratelli e sorelle amatidall’unico Padre» (Omelia del 25gennaio 2018). Un simile ecumeni-smo comporta la rinuncia alla con-vinzione che la nostra via è l’unicapossibile, per cominciare a pensare,a giudicare e a operare nella pro-spettiva dell’intera famiglia cristiana,dove tutti i battezzati hanno una fe-de comune, e ciascuno apporta ipropri doni di grazia a tutti gli altri.

Certamente, in questa prospettiva,affiora subito una domanda: cosa fa-re delle differenze tra le varie Chiesee Comunioni separate? Forse, comesuggeriscono alcuni, dopo decenniin cui ci si è dedicati soprattutto allariscoperta di ciò che ci accomuna, ègiunto il momento di una revisionecomplessiva della metodologia ecu-menica per via di una «nuova erme-

neutica delle differenze» (cfr. Placi-do Sgroi, Verso un ecumenismo narra-tivo, in «Quaderni di studi ecumeni-ci», 37, 2018, pagine 11 e seguenti).Si tratterebbe di discernere fino ache punto le differenze tra le Comu-nioni possano essere consideratecomplementari e non irriducibil-mente contraddittorie. Forse è que-sta la sfida capitale che determineràil progresso oppure lo stallo delmovimento ecumenico negli anni avenire. D’altra parte, nei suoi ses-santa anni di vita, il Pontificio Con-siglio per la promozione dell’unitàdei cristiani è testimone di come loSpirito Santo abbia incessantementeguidato il cammino del ristabili-mento dell’unità dei cristiani con ri-svolti e risultati sorprendenti. Lo fa-rà ancora. «Colui che sedeva sultrono disse: “Ecco, io faccio nuovetutte le cose”» (Ap o c a l i s s e , 21, 5).

*Vescovo segretariodel Pontificio Consiglioper la promozionedell’unità dei cristiani

Esperienze sul creato a un webinar promosso dal World Council of Churches

Giubileo per la Terra

Vetrata sulla Pentecoste, opera di fratel Éric de Saussure nella chiesa della Riconciliazione a Taizé

di RICCARD O BURIGANA

Le tradizioni cristiane devono trovare sem-pre nuove forme di condivisione delle pro-prie riflessioni sul creato per favorire la de-

finizione di nuovi processi economici che abbia-no a cura il presente e il futuro del mondo: que-sto è stato il tema centrale di un webinar che si ètenuto l’8 giugno per rilanciare l’idea di un“Giubileo per la Terra”, pensato nel Tempo delcreato 2020 per riaffermare l’importanza di que-sto tema nella vita dei cristiani di fronte alla pan-demia del covid-19. L’incontro, intitolato Jubileefor the Earth: new rhythms, new hope, è stato pro-mosso dal Consiglio ecumenico delle Chiese incollaborazione con una serie di organismi confes-sionali ed ecumenici (Anglican Communion En-vironmental Network, Christian Aid, EuropeanChristian Environmental Network, Global Ca-tholic Climate Movement, Lausanne CreationCare Network, Lutheran World Federation, Wor-ld Communion of Reformed Churches, World

Evangelical Alliance), impegnati nella formula-zione di teologia in grado di promuovere un’eco-nomia verde.

L’incontro, che ha visto la partecipazione dioltre ottocento persone, si è articolato in cinqueinterventi che hanno condiviso esperienze moltodiverse, mostrando, ancora una volta, la profon-da comunione che esiste tra i cristiani nella testi-monianza ecumenica a favore della salvaguardiadel creato, senza che questa debba essere circo-scritta all’universo cristiano, dal momento che —come è stato più volte sottolineato durante il we-binar — tanto più nel tempo di pandemia sononate collaborazioni interreligiose sulla cura delc re a t o .

Nel primo intervento, Rei Lemuel Crizaldo haparlato di come le Chiese nelle Filippine hannoriscoperto, in queste ultime settimane, l’imp or-tanza di un’agricoltura familiare, con la creazionedi orti parrocchiali, che sono state occasioni diaccoglienza e di condivisione in un tempo dipandemia che ha portato alla solitudine per tan-ti; su questa strada appare significativo il recupe-

ro delle tradizioni delle popolazioni indigeneche, per secoli, hanno coltivato un rapporto par-ticolare con la terra. Sulle scelte da compiere pervivere in armonia con la creazione si è collocatol’intervento di Ruth Padilla DeBorst che ha por-tato l’esperienza della Costa Rica dove, proprionel tempo del covid-19, si sono moltiplicate le ri-flessioni di come resistere al consumismo rilan-ciando l’idea che i cristiani devono capire, insie-me, cosa serve realmente per la vita al netto dellacultura del superfluo e dell’inutile.

Il reverendo Jostrom Kurethadam, a nome delDicastero vaticano per il servizio dello sviluppoumano integrale, si è soffermato sulla dimensio-ne biblica del giubileo, ricordando che la cele-brazione di esso si apre con il riconoscimento deipropri peccati e che, quindi, i cristiani devonoconfessare cosa hanno fatto, per secoli, contro laterra, il mare e l’aria, provocando delle sperequa-zioni economiche che non possono essere piùtollerate.

Martin Kopp ha proposto le tesi, redatte dallaFederazione protestante di Francia, per un radi-cale ripensamento dello stile di vita, quandoquesto è ispirato e guidato da una logica consu-mistica che deve essere abbandonata, mostrandocosì che è possibile vivere un tempo di giubileobiblico per la cura del creato. Infine, nell’ultimointervento, Ruth Valerio ha voluto ricordare cheè necessario riavviare l’economia secondo una vi-sione cristiana per la quale tutte le persone sonouguali, sviluppando delle politiche universali ingrado di tutelare i più deboli.

Con questo incontro si è voluto così indicareuna speranza in un tempo di pandemia che met-te a rischio tanti posti di lavoro, riaffermandol’importanza di vivere il tempo della creazione,dal 1° settembre al 4 ottobre, come “Giubileodella Terra”, così come è stato presentato nel sus-sidio pubblicato qualche settimana fa dal WorldCouncil of Churches. Celebrare il Giubileo dellaTerra vuol dire anche combattere la tentazione diandare oltre la cura del creato in nome dellacreazione di nuove opportunità economiche, an-che se queste non tengono in alcun conto la ri-flessione che, da anni, le Chiese portano avantiper uno sviluppo economico radicato sulla salva-guardia del creato: questa riflessione appare an-cora più necessaria proprio di fronte alle soffe-renze e alle paure scatenate dal covid-19, quandoi cristiani, insieme, devono proporre nuovi ritmi,alla luce della speranza evangelica.

Lutto nell’episcopato

Il vescovo cappuccino Lino Gara-vaglia, emerito di Cesena-Sarsina,è morto venerdì 12 giugno nellacasa di riposo cesenate Don Baro-nio all’età di 93 anni. Il compian-to presule, al secolo Esterino, eranato a Mesero, in arcidiocesi diMilano, il 9 settembre 1927. Ordi-nato sacerdote dei frati minoricappuccini il 5 dicembre 1954 nelduomo ambrosiano, aveva rico-perto vari incarichi nella famigliareligiosa francescana. Eletto ve-scovo coadiutore di Tivoli l’11febbraio 1986, aveva ricevuto l’or-dinazione episcopale l’8 marzodello stesso anno a Roma. Il 25giugno 1987 era succeduto al ser-vo di Dio monsignor GuglielmoGiaquinta sulla cattedra di Tivoli,e il 25 marzo 1991 era stato trasfe-rito alla sede residenziale di Cese-na-Sarsina. Il 3 dicembre 2003aveva rinunciato al governo pa-storale della diocesi, continuandoa prestarsi per le celebrazioni li-turgiche anche in parrocchie dicampagna.

†Il Vescovo Monsignor Douglas Regat-tieri, il Presbiterio e tutta la Comunitàdiocesana di Cesena-Sarsina, confortatidalla fede in Cristo risorto, annuncianoil passaggio alla vita eterna di

Sua Eccellenza MonsignorLINO GA R AVA G L I A

o.f.m. capp.

Vescovo di Cesena-Sarsinadal 1991 al 2004

grati per il servizio pastorale svolto confrancescana semplicità, ricca umanità ededizione alla nostra Chiesa.

La Santa Messa esequiale si terràmartedì 16 giugno 2020 alle ore 10 inPiazza della libertà a Cesena. Al termi-ne, la salma sarà tumulata nella tombadi famiglia del cimitero di Mesero (Mi-lano) suo paese natale.

Cesena, 12 giugno 2020

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L’OSSERVATORE ROMANOdomenica 14 giugno 2020 pagina 7

La dichiarazione «Dignitatis humanae»

Così il Concilio sancìil diritto alla libertà religiosa

era scomparsa. Si parlava ormai diun diritto all’immunità, un diritto anon subire coercizioni da parte diqualsiasi potere umano non solonella formazione della coscienza inmateria religiosa, ma anche nel li-bero esercizio della religione». Uncontributo decisivo per la formula-zione del documento e della defini-zione della libertà religiosa comeimmunità era arrivato da Paolo VI,che nel corso di un’udienza pubbli-ca, il 28 giugno 1965, descrivendola libertà religiosa aveva detto:«Voi vedrete riassunta una granparte di questa dottrina capitale indue proposizioni famose: in mate-ria di fede che nessuno sia impedi-to! Che nessuno sia costretto!» (ne-mo cogatur, nemo impediatur).

L’ordine di votare la bozzaIl dibattito in aula era stato ac-

ceso, con 62 interventi orali e uncentinaio di contributi scritti. Per-mangono delle difficoltà e gli orga-nismi direttivi del Concilio decido-no di non far votare il testo, comeinvece chiedeva il Segretariato perl’unità dei Cristiani. I timoriespressi erano sempre gli stessi:uguali diritti conferiti “a chi è nellaverità e a chi è nell’e r ro re ”, la pro-posizione di un modello “di Statoneutro condannato dalla Chiesa”,una dottrina “in opposizione aquella tradizionale della Chiesa inmateria”. È Papa Montini a inter-venire il 21 settembre, impartendol’ordine di far votare i padri, echiedendo loro se il testo predispo-sto potesse rappresentare la base dilavoro per la futura dichiarazione.La votazione registra, su 2.222 pre-senti, la risposta affermativa di1.997, quella negativa di 224 e unvoto nullo. Il cardinale Pietro Pa-van definirà “storico” l’interventopapale che aveva stabilito di far vo-tare la bozza.

La dignità della personaIl testo definitivo del documen-

to, al paragrafo primo, recita: «Epoiché la libertà religiosa… riguar-da l’immunità dalla coercizionenella società civile, essa lascia intat-ta la dottrina tradizionale cattolicasul dovere morale dei singoli e del-la società verso la vera religione el’unica Chiesa di Cristo». L’affer-mazione del diritto alla libertà reli-giosa non equivale dunque né amettere verità e falsità sullo stessopiano, né ad affermare indifferenzao arbitrio in ambito religioso.«Poiché rimane il dovere di for-marsi una coscienza vera — ha os-servato padre Gianpaolo Salvini —non c’è alcuna opposizione con laconsapevolezza della Chiesa di es-sere l’unica vera religione… Il fon-damento della libertà religiosa èespresso in modo assertivo e vieneindicato nella dottrina cattolicadella dignità della persona umana.Inoltre è visto in modo nuovo ilrapporto con i dati biblici e con larivelazione che, benché non parliespressamente di questo diritto(che è una determinazione civile egiuridica), tuttavia rivela la dignitàdella persona umana in tutta la suaampiezza in modo congruo con lalibertà dell’atto di fede cristiano».

Contro l’ateismo di Statonei Paesi dell’Est

«Il contributo personale di Pao-lo VI su quel documento conciliareè stato determinante», attesta ilcardinale Pietro Pavan. Il Papa eraintervenuto per far votare comun-que lo schema in lavorazione e ave-va contribuito alla definizione di li-bertà religiosa come un dirittoall’immunità. Il contributo diMontini va letto anche alla lucedell’importante viaggio all’O nudell’ottobre 1965, e degli inizialicontatti con i regimi d’O ltreo corti-na finalizzati a migliorare in qual-che modo le condizioni di vita deicristiani e più in generale delle po-polazioni sottoposte alla dittaturacomunista. La dichiarazione Digni-tatis humanae sulla libertà religiosasarà infatti un utile strumento perrivendicare il rispetto di questo ele-mentare diritto nei Paesi dove siprofessava l’ateismo di Stato.

Giovanni Paolo II:tra i testi più rivoluzionari

In un messaggio del 7 dicembre1995, in occasione del trentennaledell’approvazione della dichiarazio-

ne, Giovanni Paolo II — che da pa-dre conciliare aveva potuto seguireda vicino il cammino del documen-to contribuendo alla sua stesura —affermava: «Il Concilio Vaticano IIrappresentò una grazia straordina-ria per la Chiesa e una tappa deci-siva della sua storia recente. Digni-tatis Humanae è senza dubbio unodei testi conciliari più rivoluziona-ri. Suo è il particolare e importantemerito di aver appianato la stradaper quel notevole e proficuo dialo-go tra la Chiesa e il mondo tantoardentemente sollecitato e incorag-giato da un altro notevole docu-mento conciliare, la CostituzionePastorale Gaudium et Spes, emessain quello stesso giorno. Guardandoretrospettivamente agli ultimit re n t ’anni, bisogna ammettere chel’impegno della Chiesa per la liber-tà religiosa quale diritto inviolabiledella persona umana ha sortito ef-fetti superiori a ogni previsione deiPadri Conciliari». Quattro anniprima, nel messaggio per la Gior-nata della pace del 1991, PapaWo j t y ła aveva ribadito che «nessu-na autorità umana ha il diritto diintervenire nella coscienza di alcunuomo». La coscienza è infatti “in-violabile”, in quanto costituisce la«condizione necessaria per la ricer-ca della verità degna dell’uomo eper l’adesione ad essa, quando estata adeguatamente riconosciuta».Ne deriva che «tutti devono rispet-tare la coscienza di ognuno e noncercare di imporre ad alcuno lapropria “verità”... La verità non siimpone che in virtù di se stessa».

Benedetto XVIe l’esempio dei martiri

Da ricordare sono anche le paro-le che Benedetto XVI aveva dedica-to a questo tema nel suo primo di-scorso alla Curia romana, il 22 di-cembre 2005, quando invitava a«considerare la libertà di religionecome una necessità derivante dallaconvivenza umana, anzi come unaconseguenza intrinseca della veritàche non può essere impostadall’esterno, ma deve essere fattapropria dall’uomo solo mediante ilprocesso del convincimento. IlConcilio Vaticano II, riconoscendoe facendo suo un principio essen-ziale dello Stato moderno, ha ri-preso nuovamente il patrimoniopiù profondo della Chiesa. Essapuò essere consapevole di trovarsicon ciò in piena sintonia con l’inse-gnamento di Gesù stesso, come an-che con la Chiesa dei martiri, con imartiri di tutti i tempi. La Chiesaantica, con naturalezza, ha pregatoper gli imperatori e per i responsa-bili politici considerando questo unsuo dovere; ma, mentre pregavaper gli imperatori, ha invece rifiu-tato di adorarli, e con ciò ha re-spinto chiaramente la religione diStato». «I martiri della Chiesa pri-mitiva — affermava ancora PapaRatzinger — sono morti per la lorofede in quel Dio che si era rivelatoin Gesù Cristo, e proprio così sonomorti anche per la libertà di co-scienza e per la libertà di professio-ne della propria fede — una profes-sione che da nessuno Stato può es-sere imposta, ma invece può esserefatta propria solo con la grazia diDio, nella libertà della coscienza.Una Chiesa missionaria, che si satenuta ad annunciare il suo mes-saggio a tutti i popoli, deve impe-gnarsi per la libertà della fede».

Sfida al mondo globalizzatoIn un intervento rivolto ai parte-

cipanti al convegno internazionale“La libertà religiosa secondo il di-ritto internazionale e il conflittoglobale dei valori”, Papa Francescoha affermato: «La ragione ricono-sce nella libertà religiosa un dirittofondamentale dell’uomo che riflettela sua più alta dignità, quella dipoter cercare la verità e di aderirvi,e riconosce in essa una condizioneindispensabile per poter dispiegaretutta la propria potenzialità. La li-bertà religiosa non è solo quella diun pensiero o di un culto privato.È libertà di vivere secondo i princi-pi etici conseguenti alla verità tro-vata, sia privatamente che pubbli-camente. Questa è una grande sfi-da nel mondo globalizzato, dove ilpensiero debole — che è come unamalattia — abbassa anche il livelloetico generale, e in nome di un fal-so concetto di tolleranza si finisceper perseguitare coloro che difen-dono la verità sull’uomo e le sueconseguenze etiche».

CO N T I N UA Z I O N E DALLA PA G I N A 1

Migliaia di adesioni all’iniziativa dell’arcidiocesi di Parigi

Notre-D amedisegnata dai bambini

Alcuni dei disegniche sono stati inviati da bambinidi tutto il mondo

PARIGI, 13. Seimila disegni di bam-bini e ragazzi provenienti da tutta laFrancia e da diverse parti del mon-do: è stata un successo l’op erazione«Disegnami Notre-Dame, la chiesache conosci o che immagini»,un’iniziativa promossa il 15 ottobredello scorso anno dalla diocesi diParigi e dall’ente pubblico incaricatodella conservazione dell’edificio seimesi dopo l’incendio che aveva gra-vemente danneggiato uno dei piùimportanti simboli della Francia edella cristianità in Europa. A partiredal 16 giugno — festa della dedica-zione della cattedrale — una cin-quantina di queste opere realizzateda bambini e ragazzi di età compre-sa tra i 4 e i 16 anni, francesi, britan-nici, tedeschi, polacchi o statuniten-si, verranno esposte sul sagrato diNotre-Dame, appese sulla palizzatache protegge il cantiere di restauro.«Poiché non è stato facile seleziona-re soltanto alcuni disegni dallastraordinaria produzione di tuttiquesti giovani artisti», riporta un co-municato, un altro centinaio sarà

presentato nella grande navata goti-ca del Collegio dei Bernardins, cheverrà riaperto al pubblico lo stessogiorno. «Opere, queste, che espri-mono la viva emozione dopo l’in-cendio e il grande affetto che ci legaalla cattedrale», sottolinea il rinoma-to istituto parigino di dialogo traChiesa e società.

«Oggi il nostro pensiero si dirigeverso di voi perché, domani, sarete igiovani e gli adulti che verranno avisitare una cattedrale restaurata, le

cui porte vi saranno spalancate»,aveva dichiarato monsignor MichelAupetit, arcivescovo di Parigi, in oc-casione del lancio dell’iniziativa.

L’incendio della cattedrale di No-tre-Dame era partito nel pomeriggiodel 15 aprile 2019 da un’impalcatura,avvolgendo in poche ore il tetto e laguglia, fino a farli crollare, intornoalle otto di sera. I lavori di restauroe di ricostruzione — temp oranea-mente interrotti a causa del covid-19— dovrebbero essere completati in

quattro anni. L’8 giugno è comincia-ta una tappa importante per il can-tiere, quella che permetterà di smon-tare l’impalcatura incendiata e rima-sta gravemente compromessa dallefiamme. La struttura in alcune sueparti aveva addirittura fuso per il ca-lore. Per gli ingegneri del cantieresmontarla è l’impresa più difficile,visto il rischio di un crollo con ulte-riori danneggiamenti alla cattedrale.L’operazione durerà tutta l’estate.«Quando avremo finito di smontare— ha commentato il rettore di No-tre-Dame, don Patrick Chauvet —potremo dire che la cattedrale è sal-va al cento per cento».

Il sagrato di Notre-Dame è statoriaperto al pubblico il 31 maggio perla festività di Pentecoste con unabreve cerimonia svoltasi alla presen-za di monsignor Aupetit, del sinda-co di Parigi, Anne Hidalgo, e delgenerale Jean-Louis Georgelin, so-vraintendente ai lavori. L’accesso al-la piazza che ospita anche il “puntoz e ro ” delle strade di Francia è statoreso possibile dopo lunghe opera-zioni di pulizia destinate a rimuove-re la polvere di piombo tossico chesi era sprigionata a causa del rogo eche aveva inquinato l’intera zonacircostante la cattedrale. Quanto allostesso edificio, è stato riaperto, sol-tanto per poche ore, lo scorso Ve-nerdì Santo, con tutte le restrizionidovute per l’emergenza coronavirus,per una celebrazione presiedutadall’arcivescovo di Parigi con la ve-nerazione della Corona di spine, lareliquia più preziosa conservata aNotre-Dame che si è come miracolo-samente salvata dalle fiamme.

Il tema della “libertas Ecclesiae” al centro della plenaria dell’episcopato francese

Nessun privilegioma rispetto della fede

La Chiesa di Madrid istituisce cinque gruppi di lavoro

Per affrontare al meglio il post pandemia

PARIGI, 13. La questione della liber-tà della Chiesa in Francia e deirapporti con lo Stato, nuovamentedi attualità con l’emergenza corona-virus, l’impatto del confinamentosulla vita di fede dei credenti, lacrisi degli abusi sessuali e la situa-zione economica delle diocesi: que-sti i principali temi al centrodell’intervento con il quale monsi-gnor Éric de Moulins-Beaufort,presidente della Conferenza episco-pale francese (Cef), ha concluso ilavori dell’assemblea plenaria diprimavera, svoltasi in video-confe-re n z a .

«La lotta contro l’epidemia dacoronavirus e in modo ancor piùmarcato il processo di uscita dallemisure di confinamento hanno fat-to riaffiorare un tema teologico an-tico, un poco dimenticato ma es-senziale per la comprensione dellaChiesa e della sua missione, quellodella libertas Ecclesiae, la “lib ertàdella Chiesa”», ha dichiarato l’a rc i -vescovo di Reims. «La Chiesa nonrivendica di sottrarsi alle leggi delleentità politiche, non intende recla-mare per se stessa dei privilegi —ha proseguito — ma esprime anzi-tutto una richiesta della libertà divivere l’amore di Dio e l’amore delp ro s s i m o » .

«La libertà della Chiesa, princi-pio teologico, assume, nell’o rd i n egiuridico e politico, la forma dellalibertà di culto», ha poi ricordatomonsignor de Moulins-Beaufort.«Nel corso della preparazionedell’uscita dalle misure di confina-mento — ha sottolineato — questalibertà è forse apparsa minacciata acausa del prolungamento del divie-to di riunione nei luoghi di cultomentre gli assembramenti di menodi dieci persone erano stati autoriz-zati in luoghi pubblici». Nel frat-tempo, «si è espressa rapidamentel’impazienza di riprendere la cele-brazione delle messe con il popoloe la celebrazione dei sacramenti».

Un altro tema evocato dai vesco-vi francesi è stato quello degli abusisessuali commessi da membri delclero. «I mesi di isolamento ci han-no dato modo di comprendere cheera necessario approfondire questotema anche accentuando il nostrolavoro sulla prevenzione e la sorve-glianza dei preti colpevoli. Ci sia-mo resi conto che il percorso danoi intrapreso non è chiaramentecompreso dai preti, dai fedeli, dallasocietà civile, e che dobbiamo pre-cisarne i contorni», ha commentatomonsignor de Moulins-Beaufort.

Durante la plenaria i partecipan-ti hanno dedicato ampio spazio al-la riflessione sulla situazione eco-nomica delle diocesi, prevista datempo ma resa ancor più necessariadalla crisi sanitaria e da quella eco-nomica che l’accompagna. «È no-stra responsabilità far sì che ognidiocesi possa svolgere la sua mis-sione nel corso degli anni per ilservizio dei fedeli e per il benedell’umanità. La solidarietà inter-

diocesana è chiamata ad intensifi-carsi», ha indicato il presidentedella Cef. Infine l’episcopato haannunciato l’apertura delle causein vista di una eventuale beatifica-zione della serva di Dio Anne-Ga-brielle Caron, della venerabile suorAnne-Marie Antigo e di Estelle Fa-guette. La plenaria è stata ancheoccasione di procedere all’elezionedi don Hugues de Woillemont asegretario generale della Cef.

MADRID, 13. «Fornire elementi utilidi analisi della realtà che permetta-no il discernimento e la traduzionein priorità pastorali e proposteoperative in tutte le aree»: con que-sto obiettivo, raccogliendo l’invitodi Papa Francesco di mettersiall’opera in questo tempo di emer-genza sanitaria caratterizzata dallapandemia da covid-19, l’a rc i v e s c o v odi Madrid, cardinale Carlos OsoroSierra, ha deciso di istituire cinquegruppi di lavoro settoriale al fine dianalizzare la realtà che s’incontranella capitale iberica e offrire, diconseguenza, alcuni orientamentialla Chiesa diocesana per affrontareal meglio le conseguenze del coro-navirus. L’idea di base del porpora-to — si legge sul sito dell’arcidio cesi— è che i gruppi, che si riunirannoper una serie di incontri durantetutto il mese di giugno, possano of-frire all’arcivescovo di Madrid e alConsiglio episcopale tutte le infor-

mazioni necessarie in questo parti-colare momento. La Spagna, infatti,è il secondo Paese europeo e ilquinto al mondo più colpito dallapandemia. Secondo i dati recentiforniti dalla John Hopkins Univer-sity, il numero degli infetti in Spa-gna ha superato i 243.200 casi,mentre i decessi sono 27.136. Nellasola Madrid sono state 8.691 le per-sone vittime del coronavirus. In vir-tù di questa situazione, la Chiesa inSpagna ha risposto prontamente atutte le necessità e ai bisogni dellepersone più in difficoltà. A Madrid,per esempio, ad aprile il numerodelle famiglie che hanno ricevutoaiuti finanziari dalla Caritas dioce-sana è triplicato rispetto rispetto al-lo stesso periodo del 2019. A frontedi tutto ciò e all’invito del SantoPadre, l’arcidiocesi ha deciso di isti-tuire la task-force composta da cin-que gruppi. Il primo, che ha già te-nuto vari incontri attraverso le piat-

taforme on line, è dedicato all’at-tenzione delle urgenze e delle nuo-ve necessità emergenti. Nella consa-pevolezza della centralità della per-sona il gruppo sta analizzando i bi-sogni reali (spirituali, economici, re-lazionali, emozionali) e, con creati-vità, cerca «risposte efficaci ed ade-guate in modo che nessuno resti in-dietro». Del gruppo, guidato dallaCaritas diocesana di Madrid, fannoparte rappresentanti di diverse orga-nizzazioni ecclesiali, che tenterannodi unire gli sforzi con altre realtàall’interno della Chiesa, ma anchedi enti esterni, come le amministra-zioni pubbliche, secondo i principidi solidarietà e sussidiarietà. Gli al-tri gruppi riguardano «lo studio e leprospettive» e sono composti daprofessori universitari ed esperti cheanalizzeranno le conseguenzeeconomiche, culturali, religiose e so-ciali post covid-19; il gruppo deimezzi di comunicazione sociali, congiornalisti e professionisti della co-municazione e dei social media chestudieranno quale ruolo svolgerannoi media nella società del futuro e lapresenza della Chiesa in essi. Un al-tro gruppo è formato da cristiani epolitici che avranno il compito dianalizzare ed approfondire qualesarà il ruolo della politica e dellaChiesa cattolica nella società spa-gnola dopo la pandemia; infine c’èil “senato delle personalità”, chepotrà contare su esperti del mondodella scienza, della cultura, del dirit-to o dell’educazione impegnati adaffrontare le linee principali diquesto cambiamento di epoca e diquale ruolo dovrebbe svolgere laChiesa.

Page 8: Mani tese con generosità - Vatican News · 2020-06-13 · Professor Andrea Monda, Direttore de «L’O sservatore Romano». Il Santo Padre ha nomina- ... «litania di opere di bene»

L’OSSERVATORE ROMANOpagina 8 domenica 14 giugno 2020

«Il tempo da dedicare alla preghieranon può mai diventare un alibi pertrascurare il prossimo in difficoltà.È vero il contrario... la preghieraraggiunge il suo scopo» quando èaccompagnata dal servizio ai piùbisognosi. È quanto scrive PapaFrancesco nel messaggio perla IV edizione della Giornata mondialedei poveri — da lui istituita nel 2016con la lettera apostolica « M i s e r i c o rd i aet misera» a conclusione del Giubileodella misericordia — che sarà celebratail prossimo 15 novembre, XXXIII

domenica del tempo ordinario.

«Tendi la tua mano al povero»(cfr. Sir 7, 32)

«Tendi la tua mano al povero» (cfr.Sir 7, 32). La sapienza antica ha po-sto queste parole come un codice sa-cro da seguire nella vita. Esse risuo-nano oggi con tutta la loro carica disignificato per aiutare anche noi aconcentrare lo sguardo sull’essenzia-le e superare le barriere dell’indiffe-renza. La povertà assume semprevolti diversi, che richiedono atten-zione ad ogni condizione particola-re: in ognuna di queste possiamo in-contrare il Signore Gesù, che ha ri-velato di essere presente nei suoi fra-telli più deboli (cfr. Mt 25, 40).

1. Prendiamo tra le mani il S i ra c i -de, uno dei libri dell’Antico Testa-mento. Qui troviamo le parole di unmaestro di saggezza vissuto circaduecento anni prima di Cristo. Egliandava in cerca della sapienza cherende gli uomini migliori e capaci discrutare a fondo le vicende della vi-ta. Lo faceva in un momento di du-ra prova per il popolo d’Israele, untempo di dolore, lutto e miseria acausa del dominio di potenze stra-niere. Essendo un uomo di grandefede, radicato nelle tradizioni dei pa-dri, il suo primo pensiero fu di rivol-gersi a Dio per chiedere a Lui il do-no della sapienza. E il Signore nongli fece mancare il suo aiuto.

Fin dalle prime pagine del libro, ilS i ra c i d e espone i suoi consigli sumolte concrete situazioni di vita, e lapovertà è una di queste. Egli insistesul fatto che nel disagio bisognaavere fiducia in Dio: «Non ti smarri-re nel tempo della prova. Stai unitoa lui senza separartene, perché tu siaesaltato nei tuoi ultimi giorni. Accet-ta quanto ti capita e sii paziente nel-le vicende dolorose, perché l’oro siprova con il fuoco e gli uomini benaccetti nel crogiuolo del dolore. Nel-le malattie e nella povertà confida inlui. Affidati a lui ed egli ti aiuterà,raddrizza le tue vie e spera in lui.Voi che temete il Signore, aspettate

la sua misericordia e non deviate,per non cadere» (2, 2-7).

2. Pagina dopo pagina, scopriamoun prezioso compendio di suggeri-menti sul modo di agire alla luce diun’intima relazione con Dio, creato-re e amante del creato, giusto eprovvidente verso tutti i suoi figli. Ilcostante riferimento a Dio, tuttavia,non distoglie dal guardare all’uomoconcreto, al contrario, le due cosesono strettamente connesse.

Lo dimostra chiaramente il branoda cui è tratto il titolo di questoMessaggio (cfr. 7, 29-36). La pre-ghiera a Dio e la solidarietà con ipoveri e i sofferenti sono inseparabi-li. Per celebrare un culto che sia gra-dito al Signore, è necessario ricono-scere che ogni persona, anche quellapiù indigente e disprezzata, portaimpressa in sé l’immagine di Dio.Da tale attenzione deriva il donodella benedizione divina, attiratadalla generosità praticata nei con-fronti del povero. Pertanto, il tempoda dedicare alla preghiera non puòmai diventare un alibi per trascurareil prossimo in difficoltà. È vero ilcontrario: la benedizione del Signorescende su di noi e la preghiera rag-giunge il suo scopo quando sono ac-compagnate dal servizio ai poveri.

3. Quanto è attuale questo anticoinsegnamento anche per noi! Infattila Parola di Dio oltrepassa lo spazio,il tempo, le religioni e le culture. Lagenerosità che sostiene il debole,consola l’afflitto, lenisce le sofferen-ze, restituisce dignità a chi ne è pri-vato, è condizione di una vita piena-mente umana. La scelta di dedicareattenzione ai poveri, ai loro tanti ediversi bisogni, non può essere con-dizionata dal tempo a disposizione oda interessi privati, né da progettipastorali o sociali disincarnati. Nonsi può soffocare la forza della graziadi Dio per la tendenza narcisistica di

per essere di sostegno ai poveri èfondamentale vivere la povertà evan-gelica in prima persona. Non possia-mo sentirci “a posto” quando unmembro della famiglia umana è rele-gato nelle retrovie e diventa un’om-bra. Il grido silenzioso dei tanti po-veri deve trovare il popolo di Dio inprima linea, sempre e dovunque, perdare loro voce, per difenderli e soli-darizzare con essi davanti a tantaipocrisia e tante promesse disattese,e per invitarli a partecipare alla vitadella comunità.

È vero, la Chiesa non ha soluzionicomplessive da proporre, ma offre,con la grazia di Cristo, la sua testi-monianza e gesti di condivisione.Essa, inoltre, si sente in dovere dipresentare le istanze di quanti nonhanno il necessario per vivere. Ri-cordare a tutti il grande valore delbene comune è per il popolo cristia-no un impegno di vita, che si attuanel tentativo di non dimenticare nes-suno di coloro la cui umanità è vio-lata nei bisogni fondamentali.

5. Tendere la mano fa scoprire,prima di tutto a chi lo fa, che dentrodi noi esiste la capacità di compieregesti che danno senso alla vita.Quante mani tese si vedono ognigiorno! Purtroppo, accade semprepiù spesso che la fretta trascina inun vortice di indifferenza, al puntoche non si sa più riconoscere il tantobene che quotidianamente vienecompiuto nel silenzio e con grandegenerosità. Accade così che, soloquando succedono fatti che sconvol-gono il corso della nostra vita, gliocchi diventano capaci di scorgere labontà dei santi “della porta accan-to”, «di quelli che vivono vicino anoi e sono un riflesso della presenzadi Dio» (Esort. ap. Gaudete et exsul-tate, 7), ma di cui nessuno parla. Lecattive notizie abbondano sulle pagi-ne dei giornali, nei siti internet e su-gli schermi televisivi, tanto da far

pensare che il male regni sovrano.Non è così. Certo, non mancano lacattiveria e la violenza, il sopruso ela corruzione, ma la vita è intessutadi atti di rispetto e di generosità chenon solo compensano il male, maspingono ad andare oltre e ad esserepieni di speranza.

6. Tendere la mano è un segno:un segno che richiama immediata-mente alla prossimità, alla solidarie-tà, all’amore. In questi mesi, neiquali il mondo intero è stato comesopraffatto da un virus che ha porta-to dolore e morte, sconforto e smar-rimento, quante mani tese abbiamopotuto vedere! La mano tesa del me-dico che si preoccupa di ogni pa-ziente cercando di trovare il rimediogiusto. La mano tesa dell’infermierae dell’infermiere che, ben oltre i loroorari di lavoro, rimangono ad accu-dire i malati. La mano tesa di chi la-vora nell’amministrazione e procurai mezzi per salvare quante più vitepossibile. La mano tesa del farmaci-sta esposto a tante richieste in un ri-schioso contatto con la gente. Lamano tesa del sacerdote che benedi-ce con lo strazio nel cuore. La manotesa del volontario che soccorre chivive per strada e quanti, pur avendoun tetto, non hanno da mangiare.La mano tesa di uomini e donne chelavorano per offrire servizi essenzialie sicurezza. E altre mani tese po-tremmo ancora descrivere fino acomporre una litania di opere di be-ne. Tutte queste mani hanno sfidatoil contagio e la paura pur di dare so-stegno e consolazione.

7. Questa pandemia è giuntaall’improvviso e ci ha colto imprepa-rati, lasciando un grande senso didisorientamento e impotenza. Lamano tesa verso il povero, tuttavia,non è giunta improvvisa. Essa, piut-tosto, offre la testimonianza di comeci si prepara a riconoscere il poveroper sostenerlo nel tempo della neces-

no, infatti, mani tese per sfiorare ve-locemente la tastiera di un computere spostare somme di denaro da unaparte all’altra del mondo, decretandola ricchezza di ristrette oligarchie ela miseria di moltitudini o il falli-mento di intere nazioni. Ci sono ma-ni tese ad accumulare denaro con lavendita di armi che altre mani, an-che di bambini, useranno per semi-nare morte e povertà. Ci sono manitese che nell’ombra scambiano dosidi morte per arricchirsi e vivere nellusso e nella sregolatezza effimera.Ci sono mani tese che sottobancoscambiano favori illegali per un gua-dagno facile e corrotto. E ci sonoanche mani tese che nel perbenismoipocrita stabiliscono leggi che lorostessi non osservano.

In questo panorama, «gli esclusicontinuano ad aspettare. Per potersostenere uno stile di vita che esclu-de gli altri, o per potersi entusiasma-re con questo ideale egoistico, si èsviluppata una globalizzazione del-l’indifferenza. Quasi senza accorger-cene, diventiamo incapaci di provarecompassione dinanzi al grido di do-lore degli altri, non piangiamo piùdavanti al dramma degli altri né ciinteressa curarci di loro, come se tut-to fosse una responsabilità a noiestranea che non ci compete»(Esort. ap. Evangelii gaudium, 54).Non potremo essere contenti fino aquando queste mani che seminanomorte non saranno trasformate instrumenti di giustizia e di pace per ilmondo intero.

10. «In tutte le tue azioni, ricorda-ti della tua fine» (Sir 7, 36). Èl’espressione con cui il S i ra c i d e con-clude questa sua riflessione. Il testosi presta a una duplice interpretazio-ne. La prima fa emergere che abbia-mo bisogno di tenere sempre presen-te la fine della nostra esistenza. Ri-cordarsi il destino comune può esse-re di aiuto per condurre una vitaall’insegna dell’attenzione a chi èpiù povero e non ha avuto le stessenostre possibilità. Esiste anche unaseconda interpretazione, che eviden-zia piuttosto il fine, lo scopo versocui ognuno tende. È il fine della no-stra vita che richiede un progetto darealizzare e un cammino da compie-re senza stancarsi. Ebbene, il fine diogni nostra azione non può esserealtro che l’amore. È questo lo scopoverso cui siamo incamminati e nullaci deve distogliere da esso. Questoamore è condivisione, dedizione eservizio, ma comincia dalla scopertadi essere noi per primi amati e risve-gliati all’amore. Questo fine apparenel momento in cui il bambino si in-contra con il sorriso della mamma esi sente amato per il fatto stesso diesistere. Anche un sorriso che condi-vidiamo con il povero è sorgente diamore e permette di vivere nellagioia. La mano tesa, allora, possasempre arricchirsi del sorriso di chinon fa pesare la propria presenza el’aiuto che offre, ma gioisce solo divivere lo stile dei discepoli di Cristo.

In questo cammino di incontroquotidiano con i poveri ci accompa-gna la Madre di Dio, che più diogni altra è la Madre dei poveri. LaVergine Maria conosce da vicino ledifficoltà e le sofferenze di quantisono emarginati, perché lei stessa siè trovata a dare alla luce il Figlio diDio in una stalla. Per la minaccia diErode, con Giuseppe suo sposo e ilpiccolo Gesù è fuggita in un altropaese, e la condizione di profughiha segnato per alcuni anni la santaFamiglia. Possa la preghiera allaMadre dei poveri accomunare questisuoi figli prediletti e quanti li servo-no nel nome di Cristo. E la preghie-ra trasformi la mano tesa in un ab-braccio di condivisione e di fraterni-tà ritrovata.

Roma, San Giovanni in Laterano,13 giugno 2020, Memoria liturgica

di Sant’Antonio di Padova.

Nel messaggio per la Giornata dei poveri nuovo elogio del Papa a chi durante la pandemia sfida il contagio e la paura per aiutare il prossimo

Mani tese con generosità per rispondereal grido silenzioso dei più bisognosi

re nuovamente che abbiamo bisognogli uni degli altri, che abbiamo unaresponsabilità verso gli altri e versoil mondo [...]. Già troppo a lungosiamo stati nel degrado morale,prendendoci gioco dell’etica, dellabontà, della fede, dell’onestà [...].Tale distruzione di ogni fondamentodella vita sociale finisce col mettercil’uno contro l’altro per difendere ipropri interessi, provoca il sorgere dinuove forme di violenza e crudeltà eimpedisce lo sviluppo di una veracultura della cura dell’ambiente»(Lett. enc. Laudato si’, 229). Insom-ma, le gravi crisi economiche, finan-ziarie e politiche non cesseranno fi-no a quando permetteremo che ri-manga in letargo la responsabilitàche ognuno deve sentire verso ilprossimo ed ogni persona.

8. «Tendi la mano al povero»,dunque, è un invito alla responsabi-lità come impegno diretto di chiun-que si sente partecipe della stessasorte. È un incitamento a farsi caricodei pesi dei più deboli, come ricordaSan Paolo: «Mediante l’amore siatea servizio gli uni degli altri. Tutta laLegge infatti trova la sua pienezza inun solo precetto: Amerai il tuo prossi-mo come te stesso. [...] Portate i pesigli uni degli altri» (Gal 5, 13-14; 6,2). L’Apostolo insegna che la libertàche ci è stata donata con la morte erisurrezione di Gesù Cristo è perciascuno di noi una responsabilitàper mettersi al servizio degli altri,soprattutto dei più deboli. Non sitratta di un’esortazione facoltativa,ma di una condizione dell’autentici-tà della fede che professiamo.

Il libro del S i ra c i d e ritorna in no-stro aiuto: suggerisce azioni concreteper sostenere i più deboli e usa an-che alcune immagini suggestive.Dapprima prende in considerazionela debolezza di quanti sono tristi:«Non evitare coloro che piangono»(7, 34). Il periodo della pandemia ciha costretti a un forzato isolamento,impedendoci perfino di poter conso-lare e stare vicino ad amici e cono-scenti afflitti per la perdita dei lorocari. E ancora afferma l’autore sacro:«Non esitare a visitare un malato»(7, 35). Abbiamo sperimentato l’im-possibilità di stare accanto a chi sof-fre, e al tempo stesso abbiamo presocoscienza della fragilità della nostraesistenza. Insomma, la Parola di Dionon ci lascia mai tranquilli e conti-nua a stimolarci al bene.

9. «Tendi la mano al povero» farisaltare, per contrasto, l’atteggia-mento di quanti tengono le mani intasca e non si lasciano commuoveredalla povertà, di cui spesso sono an-ch’essi complici. L’indifferenza e ilcinismo sono il loro cibo quotidiano.Che differenza rispetto alle mani ge-nerose che abbiamo descritto! Ci so-

Un invito a scrollarsi di dosso l’i n d i f f e re n z a

mettere sempre sé stessi alprimo posto.

Tenere lo sguardo rivoltoal povero è difficile, maquanto mai necessario perimprimere alla nostra vitapersonale e sociale la giustadirezione. Non si tratta dispendere tante parole, mapiuttosto di impegnare con-cretamente la vita, mossi dal-la carità divina. Ogni anno,con la Giornata Mondialedei Poveri, ritorno su questarealtà fondamentale per la vi-ta della Chiesa, perché i po-veri sono e saranno semprecon noi (cfr. Gv 12, 8) peraiutarci ad accogliere la com-pagnia di Cristo nell’esisten-za quotidiana.

4. Sempre l’incontro conuna persona in condizione dipovertà ci provoca e ci inter-roga. Come possiamo contri-buire ad eliminare o almenoalleviare la sua emarginazio-ne e la sua sofferenza? Comepossiamo aiutarla nella suapovertà spirituale? La comu-nità cristiana è chiamata acoinvolgersi in questa espe-rienza di condivisione, nellaconsapevolezza che non le èlecito delegarla ad altri. E

sità. Non ci si improvvisastrumenti di misericordia. Ènecessario un allenamentoquotidiano, che parte dallaconsapevolezza di quantonoi per primi abbiamo biso-gno di una mano tesa versodi noi.

Questo momento che stia-mo vivendo ha messo in crisitante certezze. Ci sentiamopiù poveri e più deboli per-ché abbiamo sperimentato ilsenso del limite e la restrizio-ne della libertà. La perditadel lavoro, degli affetti piùcari, come la mancanza delleconsuete relazioni interperso-nali hanno di colpo spalan-cato orizzonti che non erava-mo più abituati a osservare.Le nostre ricchezze spiritualie materiali sono state messein discussione e abbiamoscoperto di avere paura.Chiusi nel silenzio delle no-stre case, abbiamo riscopertoquanto sia importante lasemplicità e il tenere gli oc-chi fissi sull’essenziale. Ab-biamo maturato l’esigenza diuna nuova fraternità, capacedi aiuto reciproco e di stimavicendevole. Questo è untempo favorevole per «senti-Il logo della Giornata

Nei prossimi mesi, quando si avver-tiranno maggiormente le conseguen-ze economiche e sociali della pan-demia, aumenteranno di pari passole richieste di aiuto di uomini edonne colpiti nelle loro sicurezze enella loro dignità. Allora sarà com-pito della Chiesa «non far mancareai sempre più numerosi poveri cheincontriamo» la “mano tesa” dell’at-tenzione, del sostegno e della soli-darietà. Nel presentare sabato 13giugno, nella Sala stampa dellaSanta Sede, il messaggio del Papaper la quarta Giornata mondiale deipoveri, l’arcivescovo Rino Fisichellaha sottolineato come questo si inne-sti direttamente «nel drammaticomomento che il mondo intero havissuto a causa del covid-19, e chemolti Paesi stanno ancora combat-tendo nella fatica di portare soccor-so a quanti sono vittime innocenti».

Per questo, ha detto il presidentedel Pontificio consiglio per la pro-mozione della nuova evangelizza-zione, occorre alimentare «i segniquotidiani che accompagnano la no-stra azione pastorale, e quelli straor-dinari che la Giornata mondiale deipoveri prevede e da diversi anni or-mai realizza».

L’immagine del «tendere la ma-no», richiamata da Francesco siconcretizza — ha spiegato il presuleripercorrendo i temi fondamentalidel documento — in quella delletante mani tese che in questi mesi sisono viste operare tra le sofferenzeportate dal coronavirus: quelle deimedici, degli infermieri, dei farmaci-sti, dei sacerdoti, dei volontari. Una«litania di opere di bene» che è an-che un invito a ogni cristiano «adassumersi la responsabilità di dare ilproprio contributo, che si evidenziain gesti di vita quotidiana per alle-

viare la sorte di quanti vivono neldisagio e mancano della dignità difigli di Dio».

Un’immagine, ha detto ancoral’arcivescovo, che si contrappone aquella di altre mani, quelle avide dicoloro che agiscono solo per accu-mulare denaro e potere e, senza unbriciolo di responsabilità sociale, fi-niscono con il far accrescere a di-smisura nel mondo «estreme sacchedi povertà».

Anche le domande dei giornalisti,intervenuti in diretta streaming viaSkype, hanno insistito sul tema del-la crisi innescata dal coronavirus. Atale riguardo il presidente del Ponti-ficio consiglio per la promozionedella nuova evangelizzazione ha ri-badito come il messaggio del Papacoinvolga in maniera particolarequanti stanno soffrendo di questasituazione in cui nel mondo interoc’è un continuo aumentare di «nuo-

vi poveri». Basta uscire per le stra-de, ha osservato monsignor Fisichel-la, per vedere saracinesche abbassa-te e negozi chiusi. Per questo l’im-pegno della Chiesa, attraverso lesue istituzioni, le parrocchie, le as-sociazioni, in questi mesi è stato econtinua a essere costante. Ed èun’attenzione che non viene maimeno, come è avvenuto ad esempionei giorni scorsi — ha ricordato ilpresule — con l’istituzione da partedi Papa Francesco del Fondo GesùDivino lavoratore in favore di quan-ti, nella diocesi di Roma, vedonominata, insieme alla sicurezzadell’occupazione, anche la propriadignità. In tale contesto, ha aggiun-to, occorre avere un’idea di corre-sponsabilità, di condivisione e digiustizia. Un «principio etico cheguardi al bene comune» e che deveessere assunto anche dalla scienzanel fronteggiare la crisi. Così, ad

esempio, nella ricerca di un vaccinoche contrasti il coronavirus, non sipossono favorire interessi personali,né dovranno esserci zone geografi-che privilegiate perché più ricche.L’impegno, ha auspicato, dev’e s s e requello di tutelare l’immagine di Dioche è «impressa in ogni uomo indi-pendentemente dal colore della pel-le e dal suo conto in banca».

La massiccia presenza di tantivolti di poveri, ha concluso il presi-dente del Pontificio consiglio, ri-chiede che «i cristiani siano semprein prima linea, e sentano l’esigenzadi sapere che manca loro qualcosadi essenziale nel momento in cui unpovero si presenta dinanzi», e ilmessaggio del Papa «è un invito ascrollarsi di dosso l’indifferenza, espesso il senso di fastidio verso ipoveri, per recuperare la solidarietàe l’amore che vivono di generositàdando senso alla vita».