Magna Charta Maggio 2016

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Magna Charta maggio 2016 www.liceonievo.it n. 2 0,00 € Giornalino ufficiale del Liceo Scientifico Ippolito Nievo L’anno internazionale dei legumi Cibo per tutti Questa sera cena speciale! Anzi no. Spaziale.

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Il secondo numero a.s. 2015/16 del Giornalino del Nievo

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Magna Chartamaggio 2016 www.liceonievo.itn. 2 0,00 €

Giornalino ufficiale del Liceo Scientifico Ippolito Nievo

L’anno internazionale deilegumi

Cibo per tutti Questa sera cena speciale! Anzi no. Spaziale.

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Magna Charta maggio 2016

M a g n a C h a r t a

RedazioneBarosso Elena 4°DBenettin Davide 4°ABragante Pietro 3°ACostacurta Alessandra 4°AGiovagnini Umberto 3°CGnocco Davide 3°GMagro Riccardo 4°AMarchitto Antonio 4°APettenuzzo Silena 3°GScarabello Beatrice 3°DTombolato Beatrice 3°DTritoni Daniele 3°GZambotto Sara 5°G

DocenteFornasier Arianna

Crediti fotograficiDipinti di Jacek Yerka

Vignetta di Alessandra Costacurta

Grafica di Pietro Bragante liberamente ispirata al giornale “Internazionale”

Font di Adobe CC

Contattiwww.liceonievo.it

Il giornalino è disponibile anche sul sito del liceo

3 L’ anno internazionale dei legumiRiccardo Magro

4 Il corsivoAntonio Marchitto

5 Plumpynut:dalla partedei bambiniAriannaFornasier

8 I poveri li avrete sempre con voiAriannaFornasier

9 A mente apertaDavideBenettin

10 VignettaAlessandraCostacurta

11 Il mondo che non vorreiBeatriceScarabello

14-15 Inserto:Onde gravitazionaliElenaBarosso

16 Il peso dell’immagineBeatrice Tombolato

17 Dei tabù alimentariDavide Gnocco

6-7 Cibo per tuttiDanieleTritoni

18-19 ANA: nuova filosofia di vita?Sara Zambotto

22 Oroscopo 2016AlessandraCostacurta

20 La ricettaAlessandraCostacurta12-13 Il libro

AriannaFornasier

23 Perle

21 Questa sera cena speciale! Anzi no. Spaziale.SilenaPettenuzzo

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L’ANNO INTERNAZIONALE DEI LEGUMI

Anno internazionale dei legumi, mi dico-no. “Dei legumi?”, occhi stretti, ombra lunga sulla strada. “Come dei legumi?”“Sì, hai presente? Piselli, fagioli, lenticchie, soia…”“No, no. Certo, ho presente. I legumi” Bocca che indugia, stranita e non sa se sorridere o incurvarsi e mostrare un po’ di denti “i legu-mi…perché?”“Ma come perché?!”

L’ONU ha lanciato l’anno internazionale dei legumi, sembrerà strano, ma se gli uomini del futuro dovessero ripercorrere la loro sto-ria e per sbaglio passassero per il 2016, allo-ra incontrerebbero con loro grande sorpresa dei fagioli, delle fave e dei piselli che li salu-tano dal passato.Magari poi così strano non sembrerà, dato che ad ascoltare chi se ne intende di queste cose, i legumi conquisteranno il mondo e raggiungeranno gli intestini tenui di pratica-mente ogni essere umano. O almeno questa è l’idea. I legumi hanno solo buone qualità e disprez-zarli sarebbe come crocifiggere un sant’uo-mo (ups). Se hai bisogno di proteine, mangia i legu-mi. Se hai bisogno di vitamine del gruppo B, mangia i legumi. Se hai voglia di qualcos’al-tro che non siano legumi, spiegami perché ti sei solo avvicinato a quest’introduzione. In generale mangia legumi per tre motivi:1: Te lo dico io2: Fanno benissimo al tuo corpo3: Se non li mangi vai in controtendenza e allora i risvolti sui tuoi pantaloni perdono di significato e si riempiono di incoerenza. I le-gumi quest’anno vanno di moda.

Ed è con queste validissime tesi, che i redattori mangialegumi di questo giornalino hanno de-ciso di incentrare gli articoli sull’alimentazio-ne (e sulle onde gravitazionali perché, cavolo, sono le onde gravitazionali!). Buona lettura e se vi becco a preferire le bistecche ai fagioli, giu-ro, vi raggiungo e vi riempio la bocca di fave.

di Riccardo Magro

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IL CORSIVOConvivio

Quello che abbiamo da offrirvi è un invitante piatto fumante di spa-ghetti: è qui, vi sta aspettando.Prima, però, guardatelo attentamen-te, ancora per un po’, e ditemi, per voi, che cosa rappresenta questo piatto.Domanda sciocca, o per lo meno potreb-be sembrarlo, ma, al contrario, è arduo trovare un’unica vera risposta, anzi è impossibile, a causa della volubilità ca-ratteristica di noi esseri umani, investiti in continuazione da emozioni contra-stanti, che, quasi di soppiatto, influenza-no il modo in cui ci approcciamo al cibo.Noi, vittime della noia, che non riuscia-mo a trovare uno stimolo, impotenti di fare e di pensare, abbiamo un modo tut-to nostro di essere attratti dal piatto.In questo momento magico in cui siamo se-duti a tavola, impugniamo la forchetta, gi-riamo gli spaghetti attorno ad essa, apria-mo la bocca, facciamo il primo boccone, sì, proprio ora, il piatto rappresenta il mezzo per interrompere la noia, per riempire il vuoto incessante che ci accompagna e che non ci abbandona, e non vogliamo smette-re perché stiamo vivendo una magia e sap-piamo che il vuoto è dietro l’angolo, pron-to a ritornare non appena ci alzeremo.Siamo ansiosi perché il futuro è incer-to, abbiamo paura di fallire poiché non saremo mai all’altezza della situazione e questo piatto, posizionato al centro del tavolo, rappresenta una certezza, qual-cosa che sarà così com’era, che non ri-serva sorprese e che non potrà cambia-re, e noi, che non vogliamo cambiare, rimarremo seduti e non ci vorremo alzare.

Che siamo frustrati, depressi, gelosi, tri-sti, impauriti, per noi è semplice ripor-re nel piatto l’illusione di poter sfogare le nostre incertezze, le nostre paure, le nostre indecisioni, il desiderio di poter cambiare la situazione, a nostro vantag-gio, senza, però, far nulla, affrontando i problemi di pancia, ma non di petto.La fame esiste, ed è una, finalizzata alla soddisfazione dei bisogni fisiologici, il re-sto è tutto nella nostra testa, è un inganno, una scorciatoia, che al contrario, ci potreb-be rendere la strada molto più tortuosa.Nel momento in cui riversiamo le no-stre emozioni nel cibo, provando questa sensazione di benessere che presto sva-nisce, ma non vogliamo che ciò accada e mangiamo, mangiamo ancora, entran-do in un circolo vizioso, stiamo facen-do del male a noi stessi, senza capirlo.Perché il cibo può sembrare un ottimo confidente, qualcuno che non giudica e non oppone resistenza alla rabbia o all’an-sia con cui ci rapportiamo, ma non è cosi.Ritornando alla domanda iniziale, que-sto piatto di spaghetti è semplicemen-te un piatto di spaghetti, acqua, farina, uova, nulla di più. Non è amico, né ne-mico, non rappresenta nessuna certezza, non riempie alcunché, se non la pancia.

di Antonio Marchitto

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ATTUALITÀ

PLUMPYNUT : DALLA PARTE DEI BAMBINI

E’ un composto di farina di arachidi, zuc-chero, grassi vegetali, latte in polvere, con aggiunta di sali minerali e vitamine.

Viene distribuito da UNICEF in bustine dalle quali i bambini possono “succhiare” direttamente il contenuto, non deve perciò essere diluito in acqua ed è ideale per essere utilizzato in tutti i contesti: quando l’acqua è contaminata, sporca o del tutto assente.

Una terapia a base di Plumpynut può aiutare i bambini a riprendere peso rapidamente.

Tre dati su cui riflettere:

Per maggiori informazioni ww.unicef.it

- Ogni anno la malnutrizione è concausa della morte di 3,5 milioni di persone l’anno, e del 35% delle morti dei bambini sotto i 5 anni.

-Nei paesi in via di sviluppo, ogni anno, nascono 19 milio-ni di bambini sotto peso. Per loro, i primi mille giorni di vita sono l’arco di tempo che fa la differenza tra la vita e la morte.

-E’ dimostrato infatti che l’80% dei bambini con malnutrizio-ne acuta-grave possono essere curati utilizzando alimenti terapeu-tici pronti all’uso, che li aiutano a riprendere rapidamente peso.

di Arianna Fornasier

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ATTUALITÀ

CIBO PER TUTTI

Forse oggi non esiste tema così ricco, pro-fondo e complesso, e rappresentato però in modo così povero, limitato e semplicistico, come il nostro cibo. Agli inizi del secolo scorso un lavoratore di Londra poteva mangiare a colazione pane fatto con grano americano, burro prodotto in Irlanda e marmellata di origine spagnola. Il tè era indiano e la carne della domenica proveniva dall’Argentina o dall’Australia, l’orzo della birra era canadese. Cento anni più tardi non occorre più ave-re un menu così ricco e vario per mangiare ingredienti provenienti da tutto il mondo, occorre semplicemente un solo prodotto alimentare, come per esempio una barretta di cioccolato. «Il cibo è un fatto sempre più globale» so-stiene Paolo De Castro. In televisione sono sempre più frequenti gli spot della Save the Children e dell’Unicef che fanno vedere situazioni dove mancano l’istruzione, le cure mediche e soprattutto il cibo. Sempre di più si pensa che per ri-solvere la denutrizione bisogna aumentare la produzione di alimenti, ma attualmente il sistema alimentare mondiale è in grado di produrre poco meno di 2 870 calorie a persona ogni giorno, a fronte di un effettivo fabbisogno calorico medio pro capite per un individuo adulto di 2 550 calorie. Questo è il fulcro del cosiddetto “para-dosso alimentare”, ovvero l’esistenza di una vasta fetta della popolazione cronicamente denutrita a fronte di una politica agricola sufficiente. Ciò è dovuto molto al perpetrar-si e ampliarsi delle sperequazioni nell’acces-so al cibo e ne è una dimostrazione il fatto

che nel 2015 su una popolazione mondiale di 7,3 miliardi di persone, 795 milioni sono denutrite, ma ben 2,1 miliardi sono obesi o sovrappeso. Il problema non è dunque la produzione di cibo, ma la possibilità di accedervi. L’idea di una crescita della produzione agricola che coinvolga in primo luogo i produttori più poveri, che è messa in evidenza, tra gli altri, dalla fao nel suo report del 2014, può essere efficace nel breve periodo, ma bisogna trova-re una soluzione in un’ottica di lungo perio-do per non rischiare di focalizzarsi esclusi-vamente sulla questione agricola, adottando quindi un punto di vista troppo ristretto.Nell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibi-le adottata di recente dall’onu, appunto, uno degli aspetti centrali è intervenire sulla sicu-rezza alimentare. La definizione più diffusa e condivisa di sicurezza alimentare (food se-curity) è quella che la identifica con la condi-zione in cui ogni individuo, in ogni momen-to, ha accesso in termini fisici ed economici a cibo in quantità sufficiente, sano e nutriente, in grado di soddisfare il suo fabbisogno nu-trizionale e le proprie preferenze alimentari in modo da condurre una vita attiva e sana.

1 Paolo De Castro è un politico, economista e agronomo italiano. È stato Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali e parlamentare europeo. Presidente della Commissione agricoltura e sviluppo rurale, attualmente è professore ordinario di Economia e politica agraria presso la facoltà di Medicina veterinaria dell’Università di Bologna.

2 FAO, The State of Food and Agriculture 2014, 2014 (www.fao.org/3/a-i4040e.pdf).

3 Dichiarazione di Roma sulla sicurezza alimentare mondiale e piano d’azione del vertice mondiale sull’alimentazione, fao 1996.

di Daniele Tritoni

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ATTUALITÀ

Semplicemente osservando i dati si può capire quale sia la gravità del problema della sicurez-za alimentare nel mondo. Oggi sono quasi 800 milioni (cioè una persona su nove) le persone denutrite. Il 62% di esse vive in Asia (490 mi-lioni). Nell’Africa subsahariana la percentuale di persone denutrite sul totale della popolazio-ne è la più alta del mondo (23%). Purtroppo nelle stesse zone in cui c’è tanta denutrizione, si registra un aumento del numero di perso-ne che sono sovrappeso o obese. Una per-centuale che aumenta drasticamente è quella dei bambini e degli adolescenti in sovrappeso. Negli usa la percentuale è del 17%. Secon-do un report pubblicato dalla who nel 2012, i bambini in età scolare obesi o sovrappeso nel mondo sono 170 milioni. Sebbene ciò sia diffuso in molti paesi a reddito medio-alto, gli usa rappresentano un esempio paradig-matico della diffusione di obesità e sovrappe-so tra le fasce della popolazione più giovani. Anche in Europa il problema dell’obesità infantile è sempre più diffuso: gli studi di-mostrano che la prevalenza del sovrappeso tra i bambini è del 16-22%, mentre la preva-lenza dell’obesità è del 4-6%. Questo signi-fica che 11,8-16,3 milioni di bambini sono sovrappeso, di cui 2,9-4,4 milioni obesi. Più nel dettaglio in Italia, secondo le inda-gini di Okkio alla Salute del 2014, i bambi-ni in sovrappeso sono il 20,9% e i bambini obesi sono il 9,8%, compresi i bambini se-

veramente obesi che da soli sono il 2,2%. Le conseguenze sanitarie dell’obesità e del sovrappeso infantile (le malattie croniche: malattie cardiovascolari, diabete, malattie respiratorie croniche e tumori, ndr) sono ben documentate, ma fino ad oggi gli im-patti economici sui sistemi sanitari e sociali sono stati quantificati da un piccolo nume-ro di studi e pubblicazioni. Da un recente studio condotto su giovani americani di età compresa tra i 6 e i 19 anni emerge che i sog-getti considerati obesi hanno generato costi sanitari incrementali di 194 dollari per visi-te ambulatoriali, 114 dollari per prescrizioni di farmaci e di 12 dollari per prestazioni d’e-mergenza rispetto ai bambini con peso nor-male. Estrapolando questi dati per l’intera popolazione si nota che i costi incrementali per il sistema sanitario americano sono di 14,1 miliardi di dollari l’anno per visite am-bulatoriali, farmaci e medicina d’urgenza. Questa è una visuale economica, ma an-che dal punto di vista salutare il sovrappeso e l’obesità causano dei problemi non poco importanti, ma si deve considerare che per evitarli basta adottare un’alimentazione sana e uno stile di vita corretto e tutto si dovreb-be cominciare sin dall’infanzia, poiché so-stiene Jamie Oliver «l’educazione alimentare offrirà alle generazioni future quelle compe-tenze di vita a loro così indispensabili per vivere vite più sane, felici e produttive».

Figura 2: Percentuale di persone denutrite sul totale della popolazione della regione (2014-2016)

BibliografiaBarilla Center for Food & Nutrition, Eating planet – cibo e sostenibilità: costruire il nostro pianeta, Ed. Ambiente, 2016

Sitografiawww.fao.orgwww.faostat3.fao.org

Fonti dei graficiFigura 1 fonte: FAOSTAT, Food security indicators, 2015 (www.faostat3.fao.org/home/E)Figura 2 fonte: FAOSTAT, Food security indicators, 2015

4 World Health Organization, Population-based approaches to childhood obesity prevention, 2012.

5 European Association for the Study of Obesity, 2013

6 Okkio alla Salute, Sintesi dei risultati 2014.

7 Jamie Oliver è un prodigio nel mondo del cibo. Personalità televisiva tra le più amate e famose del pa-norama britannico, Jamie ha convinto spettatori e lettori a passare il tempo cucinando e preparando cibo genuino con ingredienti freschi, magari anche coltivandoli nei propri giardini. Ha fondato la Jamie Oliver Food Foundation che organizza campagne internazionali per diffondere una migliore alimentazione.

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ATTUALITÀ

I POVERI LI AVRETE SEMPRE CON VOIDal Report Caritas Padova: problemi di sussistenza alimentare in crescita.

Nella postfazione al report 2014 prodotto dalla Ca-ritas di Padova, Walter Nanni (responsabile Ufficio Studi Caritas Italia) afferma che tale documento offre molti spunti di interesse, degni di essere va-lorizzati e amplificati anche sul piano nazionale. Può apparire singolare in un contesto come quello del Nord-Est d’Italia parlare di povertà e addirit-tura di problemi di sussistenza alimentare, eppu-re i dati e le testimonianze provenienti dal nostro territorio dimostrano esattamente il contrario. La massima evangelica, continua W. Nanni, de «I po-veri li avrete sempre con voi» (DT, 15, 11a) risulta quindi di sorprendente attualità, a oltre duemila anni dal suo pronunciamento.Cerchiamo allora di riflettere su tale questione partendo da alcuni dati che proprio tale report ci fornisce:

1) Nel 2014 si sono rivolte agli sportelli Caritas Padova poco meno di 3800 persone, il doppio ri-spetto al 2012. 1968 sono femmine; il 56,10% sono uomini e donne di età compresa fra i 30 e i 50 anni; il 39,2 è costituito da stranieri. Quanto alla natura delle problematiche che sono all’origine delle richieste presentate, è vistoso il rilievo (ma pure l’incremento) delle questioni di natura eco-nomica e occupazionale, riflesso strettissimo della crisi in atto e del suo perdurare nel tempo: som-mate assieme, queste due voci arrivano a sfiorare il 60%.

2) La tabella fornisce il dettaglio in termini sia as-soluti che percentuali delle singole voci riferite alle risposte date da Caritas.

Per quanto concerne il modo di operare della Caritas, molti sono gli sportelli attivi (sportel-lo disagio finanziario, Poliambulatorio Cari-tas-Cuamm, accoglienza temporanea-donne, accoglienza invernale ecc.). Per venire incontro specificamente al problema alimentare è attivo uno sportello buoni pasto che accoglie uomini e donne per erogare buoni mensili che offro-no l’accesso alle Cucine economiche popolari. La distribuzione dei buoni pasto è regolarmente preceduta da un primo colloquio conoscitivo e successivi colloqui per verificare se sussiste o si è superata la fase di indigenza che non permette l’autonomo soddisfacimento di questo bisogno primario.

La povertà è in crescita e probabilmente i po-veri saranno sempre tra noi, davanti ai nostri occhi e dentro le nostre coscienze. Le iniziative poste in essere da Caritas come anche dalle in-numerevole associazioni di volontariato sparse nel territorio non risolveranno il problema, ma l’indifferenza di certo non ci libererà da esso.

“ Aprite la mano a favore del vostro fratello, del povero e dell’indigente, nella terra dove voi ri-siedete!” (Dt 15,11b).

di Arianna Fornasier

Per saperne di più:-La Caritas diocesana di Padova: www.caritaspadova.it-L’Osservatorio delle Povertà e delle Risorse (OPR)

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SCIENZA

A MENTE APERTA L’agricoltura rappresenta da sempre uno dei prin-cipali settori economici del mondo oltre che un fattore chiave nello sviluppo di paesi all’inizio di una trasformazione strutturale dove, solitamente, costituisce dal 30% al 50% del loro PIL. Di conse-guenza i cambiamenti che lo interessano influen-zano indirettamente aspetti della società quali quelli economico, sociale e culturale. Spesso nel corso della storia questi cambiamenti sono stati dovuti al progresso e alle innovazioni che ne sono derivate. Basti pensare, infatti, all’introduzione di macchinari come l’aratro o di tecniche di colti-vazione come la rotazione biennale, le recinzioni delle terre demaniali e l’introduzione di nuove col-ture dal Nuovo Mondo.Negli ultimi 40 anni un’altra importante innova-zione si è affacciata sul mondo del settore agricolo: le OGM. Cosa rappresenta, dunque, questo acro-nimo? Con OGM si intendono quegli organismi il cui patrimonio genetico è stato modificato me-diante tecniche di manipolazione del DNA svilup-pate nel campo dell’ingegneria genetica.Differentemente da quanto accadde per le scoper-te sopracitate la possibile implicazione delle OGM nel campo agricolo ha dato origine ad un acceso dibattito che ha generato a sua volta molta confu-sione attorno a quali siano i reali vantaggi e svan-taggi di tale tecnologia.Reputo sia, quindi, necessario fare chiarezza su quest’argomento cercando di eliminare falsi miti e credenze fomentati dall’ignoranza.Il dibattito (tralasciando la questione etica) si può condensare in 3 punti principali: la biosicurezza, la sicurezza alimentare e l’impatto economico.Il punto più critico dei tre è proprio la questione della biosicurezza. L’introduzione di una coltura modificata geneticamente presenta, nonostante gli importanti progressi ottenuti attraverso la ri-cerca e la sperimentazione in laboratorio, ancora molti problemi. La coltura potrebbe, infatti, com-portarsi come una specie invasiva che attraverso il naturale processo di riproduzione ridurrebbe drasticamente il pool genetico delle colture non-OGM confinanti. Questa questione è appunto la più sensibile perché l’eventuale degenerazione del-

la stessa provocherebbe seri danni alla biodiversità e, nonostante siano in sperimentazione tecniche per produrre piante maschio GM sterili per ovvia-re al problema, non ha ancora una soluzione.Gli altri due punti del dibattito sono, invece, quelli che più hanno dato adito a luoghi comuni e dicerie senza alcun fondamento considerando in primis il problema della sicurezza alimentare. Infatti è molto comune sentire o leggere di prodotti agri-coli che parrebbero contenere OGM non dichia-rati quando, ad oggi, gli unici prodotti autorizzati e commercializzati sono mais, colza, cotone e soia. Spesso queste voci sono fomentate dalla paura che i prodotti GM possano essere tossici o addirittu-ra cancerogeni per l’uomo. Queste infondatezze sono, però, basate su falsi presupposti. In realtà associazioni come l’American Medical Associa-tion e la Food and Agricolture Organization of the United Nations ( FAO), conducendo ricerche ap-profondite sull’argomento, hanno dimostrato che i rischi non superano quelli che si corrono alimen-tandosi con prodotti non-OGM.Infine l’ultimo punto caldo della questione riguar-da l’impatto economico che l’introduzione di tali colture avrebbe sul mercato mondiale e locale. Oggigiorno sono 4 le multinazionali che hanno il quasi totale controllo del settore economico delle colture GM e fra queste due delle più note sono di certo la Monsanto e la Bayer. L’esistenza di un mer-cato basti a smentire un altro falso mito: l’utopia di poter sconfiggere la fame nel mondo attraverso questa nuova tecnologia. Di fatto l’impiego del-la stessa prevede, anzi, un relativo aumento delle spese dovuto alle costose ricerche in laboratorio che ne rendono proibitivo l’uso persino alle pic-cole aziende e che limitano le possibilità alle sole multinazionali dotate di grandi capitali da investi-re.La tecnologia OGM, dunque, credo che rappre-senti una risorsa dall’enorme potenziale per il set-tore agricolo nonostante presenti ancora alcune problematiche da non sottovalutare, ma soprattut-to da affrontare con la mente libera da preconcetti che ci possono trarre in inganno.

di Davide Benettin

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SCIENZE

VIGNETTA

Il mercato dei latticini è estremamente vasto e, come ormai qualsiasi cosa che genera ricchezza, presenta i suoi lati oscuri. Nonostante l’immagine che ci viene costantemente proposta dell’allegra mucca che pascola in un prato e viene delicatamente munta dal fattore, portando gaudio a quadru-pede e consumatore, l’allevamento di vacche da latte non è tutto rose e fiori. Le mucche (più correttamente vacche) da latte, sono selezionate attraverso attenti studi genetici e, per incrementare la produzione, vengono inseminate ogni nove mesi perché, come è facile immagi-nare, una mucca gravida produce più latte. Le vacche da latte sono poi alimentate con una dieta strettamente proteica, così da sostenere, ed incrementare, il processo biologico di sintesi del latte.Queste condizioni di vita sono estremamente stressanti per gli animali, che spesso si trovano a sof-frire di disturbi quali mastite (infiammazione delle mammelle) e acidosi, e vedono la loro aspettati-va di vita accorciarsi a soli cinque o sei anni, contro i venti trenta che permette loro la vita in natura.Non voglio certo spaventare, né tantomeno convincere nessuno ad evitare il consumo di prodotti derivati da animali con queste parole; penso solo che un po’ di consapevolezza su quale sia il prezzo per poter mangiare quello che ci piace sia d’obbligo.Fonti: sito del ministero della salute; www.infolatte.com

di Alessandra Costacurta

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SCIENZE

IL MONDO CHE NON VORREI...

Fermiamoci per un momento ed immagi-niamo un mondo senza caffè:disperazion-e,trauma studentesco e depressione perma-nente sarebbero i sintomi di una malattia che potrebbe colpire chiunque tra pochi anni. Proprio perchè il nostro amatissimo nettare degli Dei che ci sveglia alla mattina,ci salva dalle due ore consecuive di latino o ci fa ri-sorgere dopo uno studio (d)istruttivo di fi-losofia, secondo ricerche condotte dal Royal Botanic Gardens di Kew (Gran Bretagna) in collaborazione con alcuni ricercatori etiopi, sarebbe a forte rischio estinzione. La pianta Coffea arabica infatti, non sarebbe in grado di sopportare il mutamento climatico che sta avvenendo e potrebbe estinguersi in meno di 80 anni.Secondo lo studio, la pianta non ha quella flessibilità che le permetterebbe di adattarsi al nuovo clima o a nuove eventuali minacce ,quindi prepariamoci all’idea di noi ultranovantenni o dei nostri figli senza la classica tazzina dopo pranzo e alla scompar-sa delle macchie di caffè dai libri scolastici.

Ma con i cambiamenti estremi che stanno avvenendo negli anni a livello climatico e l’aumento eccessivo dei gas nocivi nell’at-mosfera, non c’è solo il caffè in via d’estin-zione ,ma la stessa sorte toccherà al cioc-colato. L’innalzamento delle temperatura e la penuria di pioggia, stanno avendo ef-fetti negativi sulle piantagioni africane, da cui proviene la maggior parte dei raccolti di fave di cacao e nel giro di pochi decen-ni potremmo trovarci a Pasqua senza l’uovo

di cioccolato, senza ovetto kinder e tanto altro.

Una sorte diversa toccherebbe invece alle ba-nane il cui albero viene colpito da un fungo esistente ,sin dalla fine dell’Ottocento che lo fa morire e attacca ogni giorno sempre più alberi.Non si è ancora trovata una soluzione per arrestare l’avanzata del fungo e si pen-sa ad una monocultura di una specie di ba-nana non soggetta alla malattia,perciò non è ancora arrivato il momento di fare scorta.

Infine,il grano, gli arachidi, il salmone e il miele sentono gli effetti di un mutamen-to climatico causato ,seppur involontaria-mente ,dall’uomo e con il passare del tem-po tenderanno a dimezzarsi i prodotti a base di questi alimenti sulle nostre tavole.E’ veramente questo il mondo che vogliamo?

di Beatrice Scarabello

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CULTURA

IL LIBRO:

Questo libro dimostra con grande concretezza come la questione dei bre-vetti nel mondo attuale si stia trasformando in uno strumento di saccheg-gio delle risorse naturali del pianeta da parte delle grandi corporation. A far-ne le spese sono sempre di più le popolazioni rurali del Terzo Mondo.Fino ai primi anni ’80 a occuparsi di brevetti erano sostanzialmente gli inventori. Poi, due eventi hanno completamente modificato lo scenario: in primis la decisione del-la Corte suprema degli Stati Uniti di considerare il vivente alla stregua di un’inven-zione, attribuendo all’Ufficio brevetti americano (US Patent Office) la prerogativa di concedere tali brevetti; in secondo luogo l’introduzione della questione dei brevetti e dei diritti di proprietà intellettuale (IPR) nell’agenda dell’Uruguay Round del Gatt.Ecco solo alcune delle invenzioni brevettate dal 1988 al 1995:

- La Du Pont ha ottenuto il brevetto del cosiddetto topo di Harvard o oncotopo, un topo cui erano stati impiantati geni umani e di polli infetti in modo da causare il cancro. In realtà la copertura del brevetto è più ampia, riguarda anche gatti e scimpanzé. - La Ppl (Pharmaceutical Proteins Ltd) ha brevettato Tracy, una pecora geneticamente modificata per produrre una proteina usata dall’industria farmaceutica.

- La Ppl ha brevettato Dolly, il primo esemplare di pecora clonata, creata dal Roslin Institute.

- La Myriad Pharmaceuticals ha il monopolio assoluto del gene contro il cancro al seno.

- La Amgen ha acquistato dalla Rockefeller University per 90 milioni di dollari il gene dell’obesità (interessante in una società come quella americana in cui ogni anno si spen-dono circa 30 milioni di dollari l’anno in pillole dimagranti e diete!).

La fine del Ventesimo secolo, più in generale, ha visto concedere brevetti su verietà ve-getali, conoscenze indigene, microrganismi, geni, animali e persino su geni e proteine umani. V. Shiva non ha dubbi: si tratta di fenomeni di biopirateria che oltretutto metto-no a rischio non solo la capacità dell’uomo di provvedere ai propri bisogni alimentari e sanitari ma anche la democrazia e la sovranità.

VANDANA SHIVA IL MONDO DEL CIBO

SOTTO BREVETTO Controllare le sementi per governare i popoli

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CULTURA

Le lobby occidentali vorrebbero farci credere che i brevetti siano necessari nel libero mercato alla crescita, che i diritti di proprietà stimolino gli investimenti, il trasferimento di tecnologia dal Nord al Sud del mondo, la ricerca e l’innovazione.Tanto ottimismo però confligge con la realtà: i brevetti innanzitutto forniscono a chi li detiene un diritto esclusivo sull’invenzione che si estende alla produzione, allo sviluppo, all’utilizzo, alla vendita e alla distribuzione dell’articolo brevettato. Producono l’aumento dei prezzi delle merci, rendono sementi e farmaci inaccessibili ai poveri, minacciano il potere sovrano del Terzo Mondo sulle proprie risorse. I brevetti in altri termini condi-zionano la vita quotidiana di tutti, del contadino, del consumatore e anche del ricercato-re. Perché le cose cambino - sostiene l’autrice- bisogna cambiare le regole sui brevetti e spera che il suo libro contribuisca a demistificare le leggi attualmente vigenti in materia.

I capitoli che compongono il suo saggio ci permettono di comprendere e approfondire concetti chiave quali “biopirateria”, “diritto di proprietà delle sementi”, “proprietà intel-lettuale” ecc., con particolare attenzione all’India, il paese natale di Vandana Shiva, dove “la cultura della conservazione e dello scambio delle sementi, che è stata alla base dell’a-gricoltura , è oggi in pericolo.”

Vandana Shiva: fisica ed economista indiana, dirige il Centro per la scienza, tecnologia e politica delle risorse naturali di Dehra Dun in India. Ha vinto il Livelihood Award nel 1993 e il City of Sydney Peace Prize nel 2010.

di Arianna Fornasier

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L’INSERTO

EINSTEIN: DOPO CENT’ANNI ANCORA SULLA CRESTA DELL’ONDA

L’11 Febbraio 2016 è stata resa ufficiale la notizia della scoperta delle onde gravita-zionali, concetto già formulato da Einstein esattamente 100 anni fa. Ma cosa sono le onde gravitazionali, e perché sono così im-portanti?Prima di iniziare bisogna fare un po’ di sto-ria. Il protagonista? Naturalmente l’immen-so Albert Einstein. Nel 1905 egli formulò la teoria della relatività ristretta, in base alla quale stabilì che spazio e tempo sono con-nessi e non sono assoluti; nel 1908 enunciò il principio di equivalenza forte, che sostan-zialmente dice che un campo gravitazionale è localmente equivalente ad un sistema ac-celerato. Pochi anni dopo pubblicò la teoria della relatività generale, per cui da quel mo-mento la gravità viene descritta come cur-vatura dello spazio-tempo. John Wheeler af-fermava: “La materia dice allo spazio-tempo come incurvarsi, e lo spazio curvo dice alla materia come muoversi”. Arriviamo così al 1916, anno in cui Einstein formulò il con-cetto di onde gravitazionali, concepite come increspature dello spazio-tempo alla veloci-tà della luce prodotte da masse in moto ac-celerato. Nello stesso anno avvenne anche la prima verifica della relatività generale, data dalla spiegazione dell’avanzamento del pe-rielio di Mercurio. Per eseguire una ricerca diretta delle onde gravitazionali, venne impiegato l’uso delle antenne, che fino agli anni 60’ si pensava fossero un artefatto della relatività genera-le. Agli inizi degli anni ’60 Weber progettò e costruì il primo rivelatore a barra, una sorta di grande diapason che vibra a una frequen-za precisa. Egli pensava di aver visto le onde gravitazionali, ma, per fortuna, si sbagliava; tutte le stelle avrebbero dovuto trasformarsi in buchi neri. Negli anni ’90 vennero poi co-

struiti altri rivelatori a barra, tra i quali AU-RIGA.Sempre per la ricerca indiretta vengono tutt’ora utilizzati gli interferometri: il primo prototipo, di 2 m, venne costruito nel 1971. In un arco di tempo tra il 1989 e il 2000, LIGO e VIRGO vengono resi operativi, ma nel 2010 vengono spenti e perfezionati. Arriviamo quindi al 2015, anno in cui LIGO Advanced fa la scoperta delle onde gravita-zionali. Cosa sono le onde gravitazionali? Sono onde a due componenti di polariz-zazione (h+ e hx) che oscillano ortogonal-mente alla direzione di propagazione. Al passaggio di un’onda gravitazionale lo spa-zio-tempo ne è deformato. Esse vengono rivelate appunto dagli interferometri, stru-menti molto precisi, composti da due brac-cia lunghe fino a 4 km ciascuna, capaci di allungarsi o accorciarsi, e che sfruttano la luce per misurare la differenza di lunghezza; lo spostamento delle braccia è proporziona-le all’ampiezza dell’onda (h). Fino al 2010 si arrivava a individuare onde con ampiezza dell’ordine di 10 , una distanza 1000 volte più piccola del nucleo di un atomo. Per ca-pirci, una grandezza pari allo spostamento del diametro di un capello sulla distanza tra il Sole e α Centauri. Lo studio delle onde gravitazionali è quindi una sfida sia scien-tifica che tecnologica; l’obiettivo è quello di aumentare la sensibilità degli strumenti. Per eseguire la ricerca delle onde gravitazio-nali, è necessario isolare il sistema dall’ester-no; il percorso del fascio di luce tra gli specchi deve trovarsi ad una pressione di 10 atm. In questo modo VIRGO possiede il più grande volume, 6800 m , di ultra-vuoto. Per isola-re il rumore sismico esterno è stato inoltre ideato un super-attenuatore alto 10 m, che

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riduce notevolmente le vibrazioni sismiche.Una volta ricevuto il segnale, generalmen-te transiente, ovvero di brevissima durata (circa 10 sec), la sua qualità viene sorve-gliata con il controllo delle sorgenti ester-ne del rumore: magnetometri, microfoni, misuratori di campi elettrici, … per un to-tale di circa 200000 canali di controllo. Il segnale che li supera tutti viene analizzato.Cosa stiamo cercando? Un collasso di una supernova (SN); siste-mi binari, che possono essere costituiti da buchi neri e stelle a neutroni; stelle a neu-troni (pulsars), ovvero oggetti compat-ti velocemente rotanti con distribuzione asimmetrica della massa, di cui la relati-vità generale fornisce il modello; oppure fondo cosmico, un residuo del Big Bang e fondo incoerente di onde gravitazionali. Come cerchiamo?Quando si riceve un dato, si procede con la sua registrazione, la sua analisi che ve-rifica se sia presente un’eventuale contro-parte elettromagnetica del segnale gravi-tazionale, e infine l’invio ai telescopi, che vengono orientati nella direzione di pro-venienza del segnale; tutto questo avviene nel giro di minuti/ore. L’ultimo passaggio è quello di verificare la significanza del dato.Come si distingue il segnale dal rumore?Il segnale viene trasformato in tempo/fre-quenza a diverse risoluzioni; per ogni dire-zione del cielo i segnali vengono sincroniz-zati in accordo al ritardo di propagazione sui due rivelatori; viene calcolata così la co-erenza delle componenti sopra la soglia dei due segnali. In base alle componenti coeren-ti usate per ricostruire il segnale si stabilisce l’importanza dell’evento e si decide se man-dare un segnale d’allarme agli astronomi. Il 14 Settembre 2015, 11:50:45 (ora ita-liana)arriva il segnale GW150914; 1,3 miliardi di anni fa due buchi neri si fon-dono. Gli specchi si spostano di 10 m, il segnale, prodotto dall’avvicinamento e

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dalla collisione di due buchi neri, dura 0,2 secondi; l’allarme scatta alle ore 11:53. Quanto accaduto è costituito da tre fasi: spi-raleggiamento, una lunga fase di anni in cui i due buchi neri spiraleggiano l’uno attorno all’altro ad una reciproca distanza di circa 400 km e a una velocità di 150000 km/s; fusione, momento in cui si fondono; smorzamen-to, ultima fase in cui il sistema si stabilizza. Quando una stella conclude il suo ciclo evo-lutivo può terminare in una nana bianca, in una stella a neutroni, oppure in un buco nero. Quest’ultimo è un oggetto collassato all’interno di una regione dello spazio-tem-po, e non comunica con l’esterno. Il suo confine è chiamato orizzonte degli even-ti, e da questo nemmeno la luce può uscire.I buchi neri sono gli unici oggetti compat-ti noti che possono spiraleggiare a questa reciproca distanza con una tale velocità. I due buchi neri iniziali pesavano rispettiva-mente 36 e 29 masse solari, mentre dopo lo smorzamento il nuovo buco nero, con raggio pari a circa 183 km, pesa 62 masse solari; avan-zano quindi 3 masse solari, tutte emesse sotto forma di onde gravitazionali, 30 volte la po-tenza di tutte le stelle dell’universo osservabile. Perché è importante questa scoperta?È la prima volta che viene rilevata un’onda gra-vitazionale; è la prima evidenza dell’esistenza dei buchi neri stellari massicci e dei sistemi binari di buchi neri; infine, è il primo test della relatività generale in regime di forte curvatura. In futuro nuove ricerche permetteranno lo studio delle onde gravitazionali. Il più impor-tante è il progetto ELISA (2034), che consiste nel mandare nello spazio un interferometro costituito da tre satelliti alla distanza reciproca di 1 milione di km. Esso permetterà di vedere le emissioni ci centinaia di migliaia di stelle binarie con grande massa a basse frequenze.

Articolo realizzato in occasione del seminario sulle onde gravita-zionali tenuto dal dott. Gabriele Vedovato, fisico ricercatore INFN, in data 31 Marzo 2016 presso l’aula magna del Nostro Liceo.-8

di Elena Barosso

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IL PESO DELL’IMMAGINEOgnuno di noi nel corso della giornata è con-dizionato dall’alimentazione.Si pensi banalmente ai pasti, alla fame, ma anche ai messaggi pubblicitari o a tutti i loca-li di ristorazione che offrono le opportunità di scelta più varie.L’influenza del cibo è semplice ma allo stes-so tempo sostanziale. Per ogni essere vivente mangiare è prima di tutto un bisogno con-creto, primario. In più nella nostra società, regolata da tempi frenetici, il momento del pasto è una pausa che, seppur breve, permet-te di recuperare le energie da spendere nella corsa al prossimo impegno. Sin dall’antichi-tà poi abbiamo sperimentato come il gusto di un piatto dipenda non sola da che cosa si mangia, ma in gran parte dalla compagnia con cui si consuma.Da sempre quindi la necessità, i momenti di tregua e di condivisione, che sono fattori in-terrelati all’alimentazione, ci hanno avvici-nati al cibo.Ma negli ultimi decenni gran parte delle per-sone, in modo particolare i giovani, sembra indirizzata dalla parte opposta. Stiamo assi-stendo al fenomeno dilagante del sovraffolla-mento delle palestre, della ricerca estenuante di prodotti integrali o dietetici, della priva-zione di qualche pasto fino alla dieta del di-giuno.A cosa dobbiamo questo cambiamento?All’origine di questo processo ci sono i “fa-volosi anni ‘60”. E’ il decennio della Swin-ging London, del lancio della minigonna (portata sulle passerelle da Mary Quant nel 1963), della svolta che arriva nelle cit-tà sulle note dei Beatles e di Elvis Presley. Le nuove possibilità che si sono aperte con il secondo dopo guerra diventano finalmen-te tangibili e portano al rivoluzionamento di molti elementi della società. Una delle tra-sformazioni più radicali è quella della conce-zione del proprio corpo.

Dagli anni ’60 in poi infatti non viene proposta solamente la cura meticolosa del corpo, ideale che troviamo peraltro già nell’antica Grecia o du-rante il Rinascimento. “Cura” è diventata infatti sinonimo di un corpo magro, spinto alla taglia 38 e tonico, che mostra la cosiddetta tartaruga. Tali caratteristiche con il passare del tempo hanno trovato il consenso tanto nelle persone che imi-tano questo canone, tanto in coloro che amano vederlo nelle riprese televisive e cinematografiche come nelle strade.Ormai da 50 anni quindi quella che è proposta come bellezza ideale porta il corpo al centro di ogni attenzione; per molti, uomini e donne, tutto sembra ruotare intorno alla propria fisicità anche quando si tratta di mangiare.Cercando di raggiungere l’immagine perfetta cui si aspira, spesso si rinuncia a molte varietà di cibo che si era soliti mangiare. Qualche sacrificio può avere esiti positivi se compiuto per sentirsi me-glio col proprio corpo. Al contrario se la rinuncia diventa privazione, al punto di avvicinarsi all’affli-zione, non si può che andare ad intaccare il pro-prio organismo in modo anche rischioso.L’attività fisica è un altro mezzo che viene utiliz-zato per il raggiungimento del concetto di “bel-la immagine” che ci si è prefissati. Sotto al peso schiacciante di questa aspirazione purtroppo ce-dono altre motivazioni come la passione, il diver-timento e la salute.Sembra davvero che ciascuno legga la realtà sola-mente in funzione delle immagini che si presen-tano. Il nostro ormai sembra un mondo limitato al cul-to delle apparenze e al giudizio basato su di esse. Il nostro è un mondo che vive dei riflessi degli specchi.

di Beatrice Tombolato

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CULTURA E SOCIETÀ

DEI TABÙ ALIMENTARI E ALTRE SIMILI FACCENDE

“Errando così per tutta la giornata, Passe-partout si accorse infine di avere lo stomaco vuoto. Egli aveva ben notato che montoni, capre e porci mancavano dalle vetrine delle macellerie indigene, e dato che sapeva essere un sacrilegio uccidere i buoi, riservati uni-camente ai bisogni dell’agricoltura, ne aveva concluso che la carne doveva scarseggiare molto in Giappone.” (da J. Verne, Il giro del mondo in 80 giorni).Nel corso della sua evoluzione, l’uomo è giunto ad essere un mammifero onnivoro, oggi come oggi, il corpo umano si è evolu-to spinto dal bisogno di nutrirsi in ogni am-biente, tanto che il suo intestino può digerire quasi ogni alimento. Eppure la maggior parte della popolazione mondiale consuma soltan-to poche varietà di cibi. Un grande ruolo è giocato dal limite biologico comune a tutti, ad esempio l’essere umano non può nutrirsi di eccessive quantità di cellulosa, la maggior parte delle foglie, cortecce, legni, di cui essa ne è il principale componente, non fanno parte della nostra dieta. Ma il punto di vista biologico non è più così rilevante davanti alle infinite tradizioni alimentari. Molti alimenti ritenuti degni di un re in una qualche regio-ne, garantiscono una settimana di voglia di digiuno in qualche altra parte del mondo: è il caso dei ratti, ritenuti sporchi, addirittura una piaga, dalla maggior parte della popolazione mondiale, sono inseriti da ben quarantadue paesi nella propria dieta alimentare; anche gli insetti, ripugnanti per gli occidentali, co-stituiscono una vera prelibatezza per i paesi asiatici; e chi mai di noi oserebbe mangiare un uovo invecchiato di centinaia d’anni, ce-triolo di mare in salsa di pomodoro, spiedini di stella marina, zuppa di zoccoli di cammel-lo, o magari pezzi di polpo ancora moventi, o ancora bere uno scottino di calamari fer-mentati o vino di serpente? Perché questi piatti non sono nei menù di tutti?

A questo rispondono gli antropologi con due argomentazioni diverse: in primis alla base delle abitudini alimentari vi sono motivazioni di tipo pratico, esempio migliore è il ‘’tabù’ del maiale per ebrei e musulmani, esso è conside-rato impuro, ma in realtà l’origine di questo divieto ha proprio radici fondate sulla pratici-tà; quelle medio-orientali erano infatti popo-lazioni nomadi, il maiale è invece un animale necessariamente sedentario e inadatto ad un posto arido come il deserto, proprio per que-sto tali popoli abbandonarono i maiali elimi-nandoli anche dalle loro diete, reinserirli oggi costituirebbe un affronto alle tradizioni degli antenati. Un ruolo importante gioca anchel’e-ducazione alimentare: fino a 4 anni un bambi-no non distingue ciò che è buono da ciò che è cattivo, aiutarlo in questo spetta al genitore, se secondo quest’ultimo nutrirsi di insetti è sbagliato, il figlio crescerà con l’idea imposta dal genitore e questa abitudine sarà trasmes-sa di generazione in generazione. In decine di paesi quel che più influenza la dieta è an-cora la religione: così è per la già menzionata carne di maiale nell’Islam a cui si aggiunge il divieto di bere sangue, simbolo di vita; così è per l’Ebraismo che, insieme al maiale, vieta di consumare contemporaneamente carne e latte (quest’ultimo è fonte di cibo per l’animale da cui ricaviamo la carne e consumarlo con essa creerebbe disequilibrio); così è anche per l’In-duismo e il Buddismo: il primo in particolare vieta il consumo di carne di mucca e spesso, per rispetto della vita di ogni essere vivente, gli Induisti sono vegetariani; allo stesso modo i buddisti sono vegetariani poiché, seguendo parole della loro guida spirituale, nessun ani-male deve essere ucciso, tanto meno per fina-lità alimentari.‘Paese che vai, tabù che trovi’ potremmo dire, e non si pensi che ne esista uno comune a tutti perché anche il canniba-lismo resta ancora accettato in alcune culture benché regolato da alcuni vincoli.

di Davide Gnocco

Tradizioni e divieti alimentari in tutto il mondo

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ANA: UNA NUOVA FILOSOFIA DI VITA? “Permettimi di presentarmi. Il mio nome è Anoressia Nervosa, ma tu puoi chiamar-mi ANA. […] In passato hai chiesto ai tuoi amici: “ti sembro…grassa?”, ti hanno ri-sposto: “oh no, certo che no!” e sapevi be-nissimo che ti stavano mentendo! Solo io dico la verità. Riempio la tua mente con pensieri sul cibo, sul peso, sulle calorie e cose che a pensarle danno sicurezza. Per-ché ora, sono già dentro di te. […] Sei mia e solo mia. Senza di me, non sei nulla. […]”È nata una nuova filosofia. Non spiega la re-altà, non consola l’uomo. Nasce da un’idea malsana e porta al suo interno elementi in-trinsecamente distruttivi. ANA, diminutivo di Anoressia Nervosa, è il nome di una Dea: l’ispiratrice della bellezza assoluta. Le “adep-te di ana” indossano tutte uno specifico se-gno di riconoscimento: un braccialetto rosso con una farfallina, da portare rigorosamente sul braccio sinistro e da esibire nel caso in cui si incontri una ragazza avente lo stesso bracciale. Fanno parte di una comunità nata e sviluppata nei siti pro-anoressia: blog e fo-rum aventi come scopo quello di dispensare consigli e suggerimenti su come diventare “anoressiche doc”. La filosofia ANA ha un suo credo in cui si possono leggere punti come il quarto dei suoi 10 comandamenti: Non devi mangiare senza sentirti in colpa o il secondo che dice: essere magri è molto più importante che essere sani.Le spiegazioni più plausibili della popolarità dei siti pro-ana, secondo recenti studi, sono essenzialmente 3: la grande quantità di in-formazioni e consigli ottenibili da questi siti, il senso di comunità che si crea tra le parteci-panti e il senso di identità che sviluppa ogni ragazza all’interno del gruppo. Sul secondo punto discutono diverse ricerche: i siti co-stituiscono degli spazi protetti all’interno

dei quali le iscritte possono esprimere libera-mente i loro pensieri e discutere circa le loro preoccupazioni sulla questione anoressia. Essi promuovono un senso di amicizia tra un gruppo di persone che condividono la stessa esperienza quotidiana. Tale coesione tra le partecipanti è aumentata anche dalla neces-sità di difendersi dalla minaccia di chiusura del sito da parte delle autorità che puntano a prevenire la diffusione di questo fenomeno.Le cause della malattia sono studiate da di-versi anni e spesso si riconducono a situa-zioni familiari di disagio, bassa autostima e profonda insicurezza personale. Molto in-fluente è, tuttavia, la cultura occidentale che promuove il mito della magrezza femminile. Ma, nella maggior parte dei casi, la funzione di tale disturbo è quella del mezzo attraver-so cui le adolescenti esprimono il proprio disagio. Esso deriva soprattutto dalla diffi-coltà ad accettare i cambiamenti del proprio corpo tipici dell’età adolescenziale. L’idea è quella che la malattia possa fermare o far ri-tornare bambine, ragazze che non si trovano nei cambiamenti così veloci del loro fisico. Fattore sicuramente legato all’aumento dei casi di anoressia è l’utilizzo dei mass-me-dia, e non solo, come si può facilmente pensare, per la diffusione di immagini di corpi sempre più magri e sempre più per-fetti, ma anche per la creazione di queste “comunità on-line” dove sempre più ragaz-ze trovano la loro identità e il loro sollie-vo a discapito della loro salute fisica e psi-cologica. Le ragazze nei blog sono libere di sfogarsi, confidarsi, ricevere consigli e, molto spesso, incitamenti da coloro che con-dividono la medesima situazione patologica.C’è da fare, però, un’importante osservazio-ne: la filosofia ANA è considerata dalle sue sostenitrici uno stile di vita che non ha nul-

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la a che vedere con la patologia psichiatri-ca. Un vero e proprio culto, con regole da rispettare e leggi a cui obbedire. Il rigurgi-to del cibo è visto come la punizione per aver ingerito quel cibo, crudelissimo nemi-co. Le ragazze sono portate a fidarsi di tut-to e solo ciò che viene scritto nel sito a cui sono iscritte, chiudendosi nella loro realtà virtuale e obbedendo a regole di vita dele-terie per una ragazza nell’età dello sviluppo.Iniziative anti-ANA sono state prese in pa-esi come la Francia o la Spagna in cui esi-stono leggi contro la pubblicazione di siti pro-anoressia. In Italia esiste una proposta di legge che mira ad oscurare i circa 300mila siti che promuovono questa filosofia e stan-no nascendo sempre nuovi progetti con lo scopo di contrastare questo fenomeno tra-mite la diffusione di forum e sportelli tenuti da specialisti che mirano a restituire la re-sponsabilità e l’autostima di scelta agli ado-lescenti. Un esempio è “Timshel”, progetto che lancia il messaggio “tu puoi!” (Tradu-zione dall’ebraico del nome del progetto) e vuole che gli adolescenti appartenenti a questi gruppi escano dalla loro condizio-ne, riacquistando autostima e fiducia in se stessi, così da poter evitare l’influenza del giudizio degli altri e vivere serenamente.

di Sara Zambotto

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LA RICETTA

LA RICETTA: QUINOA CON VERDURE

Poiché questo numero è a tema alimentazione, vi proponiamo una ricetta a base di un in-grediente molto buono ma ancora poco conosciuto: la Quinoa!

Ingredienti:Quinoa 200g; Funghi champignon 100g; Peperoni rossi 70g; Peperoni gialli 70g; Sale q.b.; Olio extravergine di oliva q.b.; Cipolle rosse 100g; Zucchine 150g; Menta fresca q.b.; Pepe q.b.; Acqua 400g.

Preparazione:Per preparare la quinoa con verdure cominciate pulendo le cipolle rosse, tagliandole a metà e quindi a fettine sottili . Tagliate a metà anche il peperone rosso e raschiate via i semini interni. Tagliatelo quindi a piccoli dadini, e ripetete lo stesso taglio anche per il peperone giallo. Tagliate a dadini anche le zucchineed infine pulite i funghi e tagliateli a fettine.Scal-date un filo d’olio in un tegame e aggiungete per prime le cipolle. Lasciatele stufare lenta-mente, sfumando con un po’ di acqua quando cominciano a dorare, e proseguite la cottura ancora qualche minuto, fino a renderle molto tenere. A quel punto aggiungete i peperoni, amalgamate e cuocete un paio di minuti, prima di aggiungere zucchine e funghi. Cuocete il tutto ancora 5 minuti, regolando di sale e di pepe: le vostre verdure sono pronte e belle croccanti! Occupatevi adesso della quinoa: sciacquatela accuratamente, per eliminare lo strato di sa-ponina che costituisce la patina esterna, quindi scaldate un filo d’olio sul fondo di un te-game e versateci la quinoa per tostarla. Mescolate con un cucchiaio di legno per non farla attaccare, regolate di sale e continuando a a cuocere coprite con la restante acqua: il suo volume dovrà essere il doppio di quello della quinoa.Appena i semini si apriranno a fiore e l’acqua sarà stata assorbita, la quinoa è pronta: uni-tela alle verdure. Amalgamate e saltate un minutino per legare i sapori, quindi concludete con una manciata di foglioline di menta per dare profumo al piatto: la quinoa con verdure è pronta per essere gustata!

Conservazione:Potete conservare la quinoa con verdure in frigo, coperta, per 2-3 giorni.

Consiglio:Se preferite dare un tocco più etnico alla vostra quinoa con verdure, potete aggiungere un pizzico di curcuma e curry: il risultato sarà ancora più vivace e colorato!

Curiosità:La quinoa è una pianta erbacea originaria del Sudamerica; appartiene alla stessa famiglia delle barbabietole e degli spinaci, ma spesso in cucina viene impiegata come un cereale.

di Alessandra Costacurta

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CURIOSITÀ

Domenica 23 Novembre 2015 l’astronauta italiana Samantha Cristoforetti è partita dal-la base di lancio a Baikour, in Kazakistan, per raggiungere la Stazione Spaziale Inter-nazionale, insieme al russo Anton Skaplerov e l’americano Terry Virts. La nostra astro-nauta ha però subito puntualizzato la volon-tà di mangiar bene anche nello spazio, ha così chiesto aiuto allo chef Stefano Polato, che ha creato piatti, ben lontani dalle paste fredde in tubetti di alluminio e dei cibi a cu-betti che veniva consumati durante i primi anni dei viaggi nell’Universo.Oggi, una navicella automatizzata raggiun-ge la stazione carica di pasti pronti, verdure surgelate, dessert, cibi refrigerati, frutta fre-sca, latticini e acqua. Il menù della Stazione Spaziale Internazionale prevede la scelta tra oltre 100 piatti, senza contare gli snack che sono sempre disponibili. I condimenti si trovano solo in forma liqui-da ( sale e pepe compresi), mentre il cibo si presenta in scatola o avvolto in fogli di alluminio; può inoltre essere liofilizzato, a basso contenuto di umidità, precotto o disi-dratato. Se il cibo è disidratato, gli astronauti possono consumarlo solo previa aggiunta di acqua calda. A bordo sono disponibili forni per riscaldare i cibi alla giusta temperatura. Anche molte bevande (per esempio thè, caf-fè, succo d’arancia, cocktail, frutta e limona-ta) sono in forma disidratata. C’è infatti la disponibilità di una certa quantità d’acqua riciclata, ma le missioni di rifornimento de-vono portarne altra a bordo. Importante per gli astronauti è anche assu-mere sufficienti quantità di calorie, vitami-ne e minerali, il loro fabbisogno calorico giornaliero è di almeno 2000 calorie. Inol-tre durante la missione, i membri dell’equi-paggio devono compilare un questionario al

QUESTA SERA CENA SPECIALE!ANZI NO. SPAZIALE.

Cristoforetti:” Nello spazio, ok: ma che si mangi bene!”al computer indicando i cibi che consuma-no, in modo tale che gli esperti a terra possa-no consigliarli su come eventualmente mi-gliorare la dieta.Queste informazioni sono alla portata di tutti sul sito www.esa.int: l’ European Space Agency o ESA è l’agenzia internazionale che si occupa della coordinazione dei progetti spaziali dei 22 paesi europei.La stessa ESA propone anche un menu per un possible sbarco su Marte. Infatti , con l’a-iuto dei maggiori chef francesi, è riuscita a inventare piatti “marziani” appetitosi, com-posti da pochi ingredienti e che possono essere coltivati in serre, lontano dalla Terra. Le ricette in totale sono undici, e sono par-ticolari ed incredibili, per esempio il ‘Pane marziano e confettura di pomodori verdi’, gli ‘Gnocchi di spirulina’ oppure la ‘Millefo-glie di patate e pomodori’.Armand Arnal, lo chef che ha creato le ri-cette, ha affermato”Abbiamo lavorato sodo, ma alla fine siamo riusciti a creare dei piat-ti genuini, appetitosi e con ingredienti fre-schi. Abbiamo vinto una difficile sfida”. I suoi nove ingredienti di base sono stati: riso, cipolla, pomodoro, soia, patate, lattuga, spi-naci, grano e spirulina. Tutti ingredienti che si conoscono bene, ad eccezione dell’ultimo, un’alga blu-verde che contiene molte protei-ne, calcio, carboidrati, vitamine e che aiuta la concentrazione; insomma un cibo ideale per gli astronauti che lavorano in ambienti estremi!Anche se l’argomento dello sbarco su Mar-te può sembrare pure fantascienza, ormai il momento in cui l’ Homo Sapiens supererà anche questo limite non è troppo lontano da noi.

di Silena Pettenuzzo

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IL NUOVO OROSCOPO...PER PREPARARSI ALL’ULTIMO

MESE DI SCUOLA E AFFONTARE AL MEGLIO L’ESTATE

ARIETE: Fate attenzione ai piccioni camminando per stra-da, indossate indumenti verdi.Amore: 6/4Scuola: 3/5

TORO: Il vostro allevamento di lemming sta fiorendo, tene-te comunque le distanze dalle scogliere.Amore: 4/5Scuola: 0/5

GEMELLI: Continuate im-perterriti la vostra collezione di barchette di carta, presto il momento arriverà.Amore: 3/5Scuola: Adesso è l’ ora di togliere il cellophan dai libri

CANCRO: Munitevi di salo-pette, vi servirà per la vostra gita annuale con il gruppo de-gli speleologi italiani.Amore: Nulla da fareScuola: Salva capra e cavoli

LEONE: Applicate balsamo sulla vostra criniera o, in alter-nativa, olio di cocco.Amore: Quattro bananeScuola: 0/5

VERGINE: Chiudete gli oc-chi per tre volte, vi uscirà san-gue dal naso.Amore: 0/5Scuola: Tutto OK

BILANCIA: Cominciate a cor-rere, l’estate è vicina e voi siete grassi.Amore: Quasi quasi daiScuola 4/5

SCORPIONE: Cogliete l’oc-casione della tosa delle vostre pecore per rinnovare la vostra chioma. Amore: ZuccherosoScuola: 2/5

SAGITTARIO: L’arancione quest’anno vi dona, non fidatevi dei nani da giardinoAmore: 3/5Scuola: Giunge il momento di lasciar perdere

CAPRICORNO: Date prova della vostra anima artistica in una gara di scultura con i bagigi.Amore: 3/5Scuola 1/5

ACQUARIO: Plutone vorrebbe influenzare la vostra vita ma non può perché non è un pianeta.Amore: Siete bruttiScuola: 5/5

PESCI: Controllate che le vo-stre squadre non siano spuntate, evitate di immischiarvi in affari con uomini dai capelli rossi.Amore: 1/5Scuola: 4/5

di Alessandra Costacurta

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PERLE DI SAGGEZZA

“I tedeschi se hanno una regola la rispettano seve-ramente. In Italia esiste la parolina magica ‘Dai!’”.-Sorio

Alunno: “In poche parole Luigi XIV ha fatto que-sto”Sorio: “Sono un po’ troppo poche le parole”

“Ogni volta che sento ‘Mi voglio offrire’ mi sembra di vedere la cattedra come un altare sacrificale”.-Pignatelli

“Il numero di rette parallele ad un’altra retta pas-santi per un punto dipende dalla grandezza di quel punto”.-Pignatelli

“Gli esercizi di matematica sono come le viti dell’IKEA: una volta che hai finito te ne avanzano 40”.-Pignatelli

“Abbiamo violato l’undicesimo comandamento: ‘Non dividerai per qualcosa che contiene la x’. Infatti, Dante non lo dice, sotto Lucifero ci sono quelli che l’hanno fatto”.-Pignatelli

Alunno: “Divido finché non trovo uno dei divi-sori”Pignatelli: “Se me lo dici in rumeno capisco me-glio”

“Non chiudete la vostra mente in compartimenti stagni”. -Sorio

“Non confermate le mie pessimistiche opinioni sul genere umano”.-Sorio

“Potrei calvinisticamente ritenermi strumento della giustizia divina”.-Sorio

“L’ essere stupidi è il problema che hanno tutti quelli che hanno dei problemi”.-Sorio

Pignatelli: “Cos’è il momento d’inerzia?”Alunno: “Eh, troppi ricordi…”Pignatelli: “No! Troppo pochi ricordi”

“C’è una festa tra funzioni. Tutte sono in compa-gnia: Inx balla stretto a senx, cosx chiacchera con tgx e così via. Nell’ angolo, sola soletta, c’è e . Allora una funzione le si avvicina e le dice “dai, integrati un po’!”. Ed e , sconsolata, “tanto non cambiereb-be niente!””-Stoppini

“Il vostro sarcasmo scivola come pattini sul ghiac-cio della mia indifferenza”.-Sorio

“La vita è dura, ma tanto poi si muore”.-Pignatelli

“Chi è disattento quest’ora si offre volontario la prossima. Ecco come suscitare l’interesse per la fi-losofia”.-Sorio

“Il campo di esistenza non è il campo di inesisten-za!”.-Pignatelli

Campana: “Ma si dice ‘con stampo petrarchesco?’”Alunno: “Si, con staccato stampo”

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