Magica e misteriosa - Luoghi Del Mondo I_PI Volterra ok.pdf · 2009. 11. 18. · ca e misteriosa,...

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Arrivare verso sera, in unagiornata autunnale, in-

canta. Il cielo sembra appog-giarsi delicatamente sul profilodelle colline. Quali segretinasconde questa città d’artetoscana? Sembra che la storia si celidietro ogni angolo per farecapolino qua e là svelandosegni del suo passaggio.D’altronde Volterra, città magi-ca e misteriosa, racchiude bentremila anni di storia. Tracce etestimonianze di ogni periodosi incontrano passo dopopasso. La cinta muraria, l’im-ponente Porta dell’Arco (nellafoto), la necropoli dei Marminie il Museo Guarnacci raccon-tano il periodo etrusco. Il teatrodi Vallebona è testimone del-l’importanza di Volterra in etàromana. Il Medioevo lo si ritro-va nella più interna cinta mura-ria, nel tracciato urbano dallestrette viuzze, nelle case-torri,nelle chiese. Il Rinascimentonei pregevoli palazzi MinucciSolaini, Incontri-Viti, Inghirami,nella Fortezza Medicea, nelcomplesso conventuale di SanGirolamo.

Volterra “è una città di pietra,perché di pietra sono le stra-de, di pietra sono le sue torri ei suoi palazzi e di pietra sonole sue mura austere. Tutto èfatto di una pietra giallo-grigia,il panchino, da cui spessoaffiorano conchiglie di rarabellezza”.Di panchino sono dunque lemura delle abitazioni, dellecase-torri trecentesche, deimonumenti, persino la pavi-mentazione delle strade. E’proprio l’ocra chiaro di questapietra arenaria locale a domi-nare. E’ il colore della città.

Tra passato e presenteIl processo di espansioneurbana iniziato intorno all’an-

no Mille trova la sua conclu-sione ai primi del 1300 con lacostruzione dei sistemi difen-sivi in prossimità delle porteprincipali della città. LaVolterra moderna è ancor oggiracchiusa quasi completa-mente entro la cerchia dellemura duecentesche. La città, ridotta in formacastrense nel periodo tardo-antico (V sec), si sviluppòintorno all’antica chiesa diSanta Maria, l’attuale catte-drale, e al contiguo pratus epi-scopatus (oggi piazza deiPriori), mentre al di fuori delcastrum o castellum, sorsero,dopo l’anno Mille il borgo diSanta Maria (via Ricciarelli),perpendicolare alle mura delcastello, e il borgo dell’Abate(via dei Sarti), parallelo allestesse mura.Nel corso del Duecento sulpratus episcopatus non soloviene costruita la domuscomunis (Palazzo dei Priori) afianco del duomo, ma si deli-mitano anche i “confini” dellapiazza. Palazzo dei Priori fu edificatoda maestro Riccardo nel 1239

“E’ una città di pietra perché di pietra sono le strade,di pietra sono le sue torri e i suoi palazzi e di pietrasono le sue mura…”. Volterra, magica e misteriosa

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Palazzo dei Priori,sala del GranConsiglio

Palazzo dei Priori,SS. Giusto eOttaviano (affresco)

Palazzo Pretorio

Palazzo Pretorio,Torre del Porcellino

Cattedrale,Madonna deiChierici

Cattedrale,Deposizione lignea

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(come recita l’iscrizione vicinoal portale d'ingresso). La fac-ciata è stata rimaneggiata piùvolte nel corso dei secoli. Nel1472 Volterra, sconfitta daFirenze, perse la libertà comu-nale e il Palazzo divenne sededel Capitano di giustizia. Sullafacciata si possono osservarele terrecotte e gli stemmi deiCommissari che si sussegui-rono nel governo della città e,sui pilastri laterali, i leoni, sim-bolo del dominio fiorentino.Incisa nel tufo, tra le finestredel piano terra, la CannaVolterrana, unità di misuradell’antico Comune. All’interno, nella sala delMaggior Consiglio spiccanol’affresco riportato su teladell’Annunciazione fra SantiCosma e Damiano (a sinistra)e San Giusto e Ottaviano (adestra) di Jacopo di Cione eNicolò di Pietro Gerini e, sullaparete a destra, una tela raffi-gurante le Nozze di Cana diDonato Mascagni, detto FrateArsenio (1579-1631).Sulla piazza dei Priori si affac-cia anche Palazzo Pretorioche fu sede dei Podestà e deiCapitani del Popolo. Sullatorre, una delle più antichedella città, in alto, sopra unamensola, si trova la statua diun porcellino da cui il popolarenome dato alla Torre.Lì vicino, si trova il PalazzoVescovile. L’edificio, in origi-ne Casa dei Grani o Vendita inquanto ospitava i magazzinidel grano, fu adibita alla

nuova funzione solo dopo il1472, quando il palazzo deiVescovi che si trovava nellazona di Castello fu raso alsuolo dai fiorentini (ved.Fortezza Medicea). Vicino a Palazzo dei Priori sitrova piazza San Giovanni.Qui, secondo un uso urbanisti-co tipicamente toscano, siaffacciano tutti gli edifici perti-nenti all’azione della chiesa: lacattedrale, il Battistero (nellafoto a destra la vasca battesi-male), la casa dell’Opera e l’o-spedale di Santa Maria.Dal più alto ripiano del montevolterrano si impone laFortezza Medicea (oggi adibi-ta a carcere). La Rocca Anticae la Rocca Nuova, due corpi difabbrica, sono uniti da unadoppia cortina, coronata da unballatoio, il cosiddetto Cammi-no di Ronda. La Rocca Nuova,fatta innalzare da Lorenzo deMedici sul luogo dove esistevail Palazzo dei Vescovi, è costi-tuita da un ampio quadrato dipietra panchina, i cui angoli ter-minano in baluardi circolari: alcentro si innalza la Torre delMastio, la parte più monumen-tale della Fortezza.

Il DuomoLa cattedrale fu probabilmentecostruita intorno al 1120 suuna preesistente chiesa dedi-cata a Santa Maria. Ai primi decenni delCinquecento invece si devono idisegni dei sei altari, in pietra diMontecatini. Nel 1580-1584

con l’opera di adeguamentodella fabbrica alle nuove normeliturgiche (Concilio di Trento)fu realizzato il soffitto a casset-toni che rappresenta ilParadiso. Al centro domina lacolomba dello Spirito Santo,circondata dai busti dei Santivolterrani: il Papa Lino, iVescovi Ugo e Giusto,Clemente, le martiri Attinia eGreciniana. Al centro del tran-setto, sopra l’altare, si trova laVergine Assunta in cielo, allaquale è dedicata la Cattedrale,con ai lati S. Vittore e S.Ottaviano. Un’iscrizione ricor-da che il grandioso soffitto furealizzato grazie alla munifi-cenza del Granduca, alla solle-citudine del Vescovo Serguidi,alla concordia dei cittadini. Tra le Cappelle da segnalare laCappella Giorgi, con la tavolaraffigurante l’offerta di Volterraalla Vergine eseguita da Pieterde Witte nel 1587, la Cappelladella Deposizione, capolavo-ro in legno policromo del XIIIsec, e la Cappella dellaMadonna dei Chierici (o delBarbialla) con la statua ligneadella Vergine con il Bambino(XV sec). w

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Volterra possiede diversimusei di notevole inte-

resse storico-artistico. Il piùfamoso è il Museo EtruscoGuarnacci (pag. 9). Poi c’è la Pinacoteca Civica (ospitatadal 1982 nelle sale delPalazzo Minucci-Solaini,esempio notevole di palazzotardo-quattrocentesco) conpregevoli testimonianze discuola senese e fiorentina.Una straordinaria raccolta pit-

torica che, tra le opere piùsignificative, annovera uno deicapolavori del ’500 toscano:La Deposizione dipinta nel1521 da Giovan Battista diJacopo, detto il RossoFiorentino.Da segnalare anche il Museodi Arte Sacra che ha sede neilocali dell’antica canonica,oggi Palazzo Vescovile. pre-senta opere provenienti dallaCattedrale e da chiese della

Diocesi: dipinti, sculture, para-menti e oggetti di culto. Digrande interesse le sette for-melle in marmo del trecentoraffiguranti le vite dei SantiVittore e Ottaviano. Tra i dipin-ti emergono la pala diUlignano di Daniele Ricciarellie la pala di Villamagna delRosso Fiorentino. Infine l’im-portante collezione di reliquia-ri e un ciborio cinquecentescoin alabastro.

A partire dal 1500 Volterra si abbellisce di case, chiesee musei. Sono i custodi di tesori e testimonianze che

raccontano i suoi tremila anni di storia

Musei e Palazzi

Palazzo Inghirami, fu fatto costruire dall'Ammiraglio Jacopo Inghirami (nello foto unbusto) nel XVII sec. Palazzo Maffei, costruito per volere di Monsignor Mario Maffei vescovo di Cavallion, fucompiuto nel 1527 come indica l'iscrizione sotto la cornice del primo piano. Il Palazzodivenuto, nel XVIII sec. proprietà del Guarnacci, fu la prima sede del museo e della biblio-teca che da lui prendono il nome. Palazzo Beltrami. Finestre con arco a tutto sesto, incorniciate da conci in bugnato e daeleganti marcapiano caratterizzano la facciata cinquecentesca di questo palazzo, giàappartenuto ai Desideri.Palazzo Lisci (oggi Marchi) antico ospedale di Santa Maria, detto di Via Nuova, presen-ta una facciata la cui costruzione è riconducibile almeno a due differenti epoche (XIII eXVIII sec).Palazzo Incontri-Viti. E’ una delle più belle residenze private d’Italia. Nelle 12 sale aperteal pubblico (nella foto la Camera del Re), splendidamente arredate, sono esposti quadri,porcellane, collezioni d’alabastro e altri oggetti di notevole pregio. Palazzo Minucci-Solaini. Attribuito dalla storiografia locale ad Antonio da San Gallo ilVecchio è tra i più singolari della città per le limpide e rigorose proporzioni del prospet-to, per il mirabile ed elegante equilibrio architettonico del cortile e la varietà espressivadell'impianto distributivo e decorativo dell’interno. È’ sede della civica pinacoteca diVolterra.

I Palazzi Rinascimentali

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Museo Guarnacci

E’ uno dei più antichi museipubblici d’Europa: nasce nel1761 quando l’abate MarioGuarnacci (Volterra 1701-1785), eruditissimo storico,dona il suo ingente patrimonioarcheologico, raccolto in annidi ricerche e acquisti, e unabiblioteca di oltre 50mila volu-mi al “pubblico della città diVolterra”. La prima sede del Museo fuPalazzo Maffei (in via Guidi,oggi Matteotti) acquistato dalGuarnacci per collocarvi lasua collezione che, alla suamorte (nel 1785), fu trasferita,assieme alla biblioteca, nelPalazzo dei Priori. Vi rimasefino al 1877 quando il Museo,accresciuto da donazioni,acquisti e ritrovamenti, fu col-locato dall’allora direttoreNiccolò Maffei nella sede dipalazzo Desideri-Tangassi,dove si trova tuttora.Vi sono custodite oltre 600urne, in alabastro, tufo e terra-cotta esposte in base al sog-getto dei bassorilievi che leadornano: motivi ornamentali(demoni, maschere, rosoni),animali fantastici e feroci,addio del defunto ai parenti,viaggio agli inferi a cavallo,con il carro coperto o con laquadriga. In tempi più recenti, a questaimpostazione, ne è stataaffiancata un’altra, più dida-scalica. Si tratta di una sorta dipercorso cronologico che

accompagna il visitatore attra-verso la lunga vicenda storicadell’etrusca Velathri.Le urne più belle sono quellerealizzate in alabastro, mate-riale che gli Etruschi volterraniimpiegavano esclusivamenteper uso funerario. Va ricordatoche l’urna era la tomba fami-liare che accoglieva anche glioggetti che i parenti collocava-no accanto al monumentofunerario e che consentivanoal defunto di “sopravvivere”nell’aldilà, ma anche oggettid’ornamento e da toletta.Nel Museo trovano spazioanche ad altre produzioni arti-gianali della Volterra ellenisti-ca come la lavorazione delbronzo con specchi, statuettevotive, vasellame, monete eceramiche.

Da segnalare uno dei pezzipiù noti: la stele di Avile Tite.Monumento funerario, appar-tenente al periodo arcaico (VIsec a.C.), raffigura un guerrie-ro armato di lancia e spada. Al primo piano, oltre a urne

con bassorilevi di argomentomitologico greco, è stato collo-cato uno dei monumenti piùsignificativi di tutta la collezio-ne: l’Urna degli Sposi. Sonoraffigurati, in terracotta, dueanziani coniugi, dai volti parti-colarmente espressivi, distesisul letto (I sec a.C.).Un altro monumento-simbolodel Museo, e uno dei capola-vori della scultura etrusca delIII sec a.C., è il bronzo votivodalla singolare forma cheevoca l’ombra proiettata sulterreno dalla figura umana allaluce del tramonto e noto comeOmbra della sera. Al secondo piano, viene offer-ta al visitatore una panoramicadelle produzioni e delle sepol-ture del periodo convenzional-mente definito Ellenistico (fineIV-I sec a.C.). Elemento carat-terizzante l’urna cineraria tipi-ca di Volterra e del suo territo-rio. Vi venivano riposti i restidel defunto dopo il rito dellacremazione. L’aspetto esterio-re è quello di un piccolo sarco-fago distinto in due partiessenziali: la cassa che fungeda vero e proprio contenitoredelle ceneri e il coperchio.Nella fase più antica (IV seca.C.) erano semplici urne acassetta. Successivamenteraffiguravano il defunto semi-sdraiato sul letto in occasionedel banchetto, momento socia-le al quale, in Etruria, parteci-pavano (con grande scandalodi greci e romani) anche ledonne di casa.

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Il progetto espositivo “MauroStaccioli. Volterra – Luoghi

d’esperienza” ha visto la rea-lizzazione di tre esposizioni inspazi museali (nella Pinaco-teca civica in Palazzo Solaini,nelle Logge di Palazzo Pre-torio e nella Villa Palagione) el’installazione di 20 scultureambientate nel paesaggio, inluoghi e piazze storiche.Info: Consorzio TuristicoVolterra, tel. 0588.87257,www.volterratur.it. Il Consorzioorganizza, su prenotazione,dei tour che, attraverso le scul-ture installate da Staccioli, con-durranno il visitatore attraversoi calanchi volterrani, le pievi, leville e i più suggestivi scorci delterritorio, con delle soste inalcuni agriturismi per apprez-zare e assaggiare i prodottilocali. Elenco installazioniambientali (visibili fino a set-tembre 2010): SRT 68Indicatore Spicchiaiola, Villa diPignano, podere San Nicolabivio di Mazzolla, Pieve diMazzolla, Villa di Cozzano,Villa di Roncolla, Poggio di SanMartino, Montebradoni, SanGiacomo in Fognano, Pieve di

Corbano, Piancorboli, Fattoriadi Lischeto, SRT 68 di Saline(La Mestola, La Boldria); cen-tro storico di Volterra (piazzadei Priori, logge di PalazzoPretorio, piazza San Giovanni,chiostro Palazzo Solaini, chie-sa di San Dalmazio).In questa pagina foto (partico-lare) della Piramide 1972-2009, collocata in piazza SanGiovanni a Volterra, che assu-me in relazione con gli antichiedifici religiosi cittadini, ilDuomo, il Battistero e l’ospeda-le, una forte valenza simbolica. Nella pagina a destra, SR 68località Poggio di San Martino(foto 1): Anello 1997-2005(cemento e ferro, diam. 6 m).L’anello dal tipico colore rossoossido caro a Staccioli dà aldolce panorama collinare vol-

terrano una nuova visibilità econduce lo sguardo alle alturemetallifere al di là dei decliviverdeggianti. Chiesa di SantaLucia a Corbano (foto 2):Corbano 2009. I ruderi dellachiesa preromanica di SantaLucia a Corbano hanno spintoa realizzare un segno per que-sto piccolo edificio in balia delleintemperie e destinato a scom-parire. Villa di Roncolla (foto 3):Omaggio all’architetto Cam-pani 2009 (terracotta, cm 280xØ137). Di fronte all’originalis-simo oratorio annesso allavilla di Roncolla, Staccioli col-loca una scultura per richia-mare l’attenzione sull’impres-sionante facciata in terracottadella Villa realizzata, tra il1834 e il 1840, dal proprieta-rio, l’architetto Luigi Campani.Fattoria di Fognano (foto 4):San Giacomo in Fognano1985-2009. L’arco rovesciatoposto sul limitare di un poggiopianeggiante, poco prima deldirupo che ne segna la fine,sottolinea, non solo idealmen-te, il paesaggio volterrano conle sue dolcezze e le sueasprezze.

Volterra rende omaggio a uno dei maggiori scultoricontemporanei, Mauro Staccioli, a cui ha dato i natali.

Una grande mostra in spazi pubblici e aperti

Luoghi d’esperienza

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Trasparenza e leggerezza.Sono le prime parole che

vengono in mente nel vedere,nel toccare oggetti in alaba-stro.A Volterra si lavora l’alabastrogessoso, in particolare quelloestratto dal sottosuolo diCastellina Marittima. Una can-dida pietra, particolarmentemorbida che ben si presta adessere lavorata. Gli alabstrai,così sono chiamati i Maestriche la lavorano, riescono aritrarre nei particolari il voltoumano e a riprodurre motiviornamentali ricchi di dettagli,anche minuziosi.Già la conoscevano gliEtruschi che usavano, già dalIV a.C., solo l’alabastro piùpregiato, poco venato, di tona-lità calda, tendente all’avorio.Per dare maggiore risalto ailoro lavori si servivano talvoltadi leggere decorazioni per lequali usavano colori minerali apittura superficiale, mentre perla doratura applicavano sottilifoglie d’oro. Se ne servivano per costruiresarcofaghi e urne cinerarie(una grande raccolta di queste

urne è custodita nel MuseoGuarnacci) con ricche decora-zioni raffiguranti l’immaginedel defunto insieme a scene divita quotidiana, ad immaginariviaggi nell’oltretomba e ad epi-sodi famosi della mitologiagreca. I pochi rari reperti in alabastrodi epoca medievale e rinasci-mentale testimoniano, invece,la totale decadenza in quelperiodo. L’artigianato torna afiorire nel 1600 quando, oltread opere esclusivamente arti-stiche, si iniziano a produrreanche oggetti di arredamento.Solo agli inizi del 1700 ci fuperò, per quantità e qualità,una vera espansione. Secondo una relazione del

Granducato di Toscana nel1780 operano Volterra 8 o 9botteghe artigiane. Ma nel1830 il numero dei laboratorisale a oltre 60 ed ha inizio ilfenomeno dei “viaggiatori”,produttori volterrani che porta-rono alabastro le varie contra-de del mondo, fino agli angolipiù remoti.

Ecomuseo dell’alabastroIl centro di documentazioneallestito nella medievale casa-torre Minucci può essere defi-nito un “museo di archeologiacommerciale”. Dal reperimen-to della pietra alla sua qualità,dagli stili ai modelli utilizzatidagli scultori, dai mercati ai“viaggiatori” che, soprattuttonell’Ottocento, diffusero laconoscenza dell’alabastro nelmondo.Nella casa-torre Minucci èstato allestito un percorso chesegue l’evoluzione nel tempo,dagli etruschi a oggi. Percorsoarricchito dalla visita di unavecchia bottega acquisita direcente dall’AmministrazioneComunale.

E’ uno dei tesori volterriani. Da questa pietra gli alabastrai, artisti-artigiani, fanno emergere conmaestria insospettabili leggerezze e trasparenze

Alabastro

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Ma cos’è l’alabastro? Suwww.alabastroinvolterra.it silegge: “L’origine della parolaalabastro è dibattuta: nella lin-gua greca, come in quella lati-na, alabastro è sinonimo divaso e resta da stabilire se è ilmateriale che ha dato denomi-nazione all’oggetto o vicever-sa. Egizia ne è certamente la

provenienza, come all’Egittorisalgono i vasi più antichi deiquali si abbia conoscenza.Pare, anzi, che vi esistesseuna città chiamata Alabastron,celebre per la fabbricazione divasetti ed anfore destinate aconservare i profumi: se que-sto è certo, non è da esclude-re che sia il nome della cittàche ha originato la denomina-zione del recipiente e delmateriale. Con il nome di ala-bastro vengono generalmenteindicate due varietà apparte-nenti a due distinte classimineralogiche: una è costituitacarbonato di calcio, poliformeche, secondo le sue fasi cri-stalline, può presentarsi sottoforma di calcite e di aragonite,l’altra da da solfato di calcioidrato. La prima classe costi-tuisce l’Alabastro calcareo(conosciuto anche sotto ilnome di alabastro orientale),l’altra l’Alabastro del volterra-no o Alabastro gessoso.L’alabastro di Volterra è consi-derato il più pregiato d’Europaper le sue caratteristiche di

compattezza, trasparenza,venatura, durezza e velluta-zione. Chimicamente l’alabastro vol-terrano è un sale (bisolfatoidrato di calcio). Dal punto divista mineralogico è unavarietà di gesso microcristalli-no e questa sua caratteristi-ca… conferisce all’alabastrole sue peculiarità di materialefacilmente lavorabile per pro-duzioni artistiche e artigianali,cosa questa impossibile con icomuni gessi… Le varietà meno ricche di inclu-sioni sono bianche, più o menotrasparenti come l’alabastroTraslucido. Nei tipi di vario colo-re al solfato di calcio si unisco-no materie eterogenee, princi-palmente argilla ed ossidimetallici. Il colore dominante è ilgrigio, dovuto ad inclusioni diargilla; seguono il giallo, il ros-sastro ed altri dovuti ad ossidi eidrossidi metallici, in specialmodo ferro. Diverse classifica-zioni sono state fatte degli ala-bastri gessosi, arrivando perfi-no a citarne 52 diverse varietà”.

L’alabastro, sensibile e fragile, ha bisogno del tocco dell’uomo per prenderevita. Il regno dove accade questa magia sono laboratori dove la polvere digesso ricopre ogni cosa, si insinua ovunque. Eppure lì, tra cumuli di attrez-zi, di oggetti e opere d’arte, alcuni appena accennati, altri che già rivelano laloro magia, gli ultimi alabastrai lavorano con creatività e passione. Passionesoprattutto per un mestiere, ma forse è meglio dire arte, che parrebbe,ahimé, in via di estinzione. Lapis è uno di questi Maestri. Il suo tocco preciso cattura l’essenza della pie-tra gessosa, fa emergere giochi di luce e trasperenze. Da piccoli o grandiblocchi grezzi di materia gessosa crea autentici capolavori in alabastro, unicie preziosi. Arte, bravura, esperienza, destrezza. Un insieme che incanta.

Lapis, autentico alabastraio

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CittàdavedereCURIOSITA’ & TEMPO LIBERO

Park Hotel LE FONTIL'albergo si trova sul versante piùseducente di Volterra, quello cheguarda da una parte, a sud, la Valdi Cecina, le colline metallifere congli sbuffi dei soffioni di Larderello,dall’altra, a nord, il colle di Monte-catini Val di Cecina, dominato dal-l’alte torre che si staglia contro loscuro colle famoso per le minieredi rame.

Ottima la cucina del ristorante gra-zie al suo “capitano”, la giovane ebrava Betty Simoncini. L’hotel è ilpunto di partenza ideale per lascoperta del territorio volterrano.Le aziende che collaborano con ilPark Hotel le Fonti, sono le metescelte dai viaggiatori che voglionoscoprire Volterra e le sue risorse.Il gusto è soddisfatto dalle nume-rose aziende produttrici di formag-gio, olio, vino e dai prodotti spon-tanei della natura, funghi e tartufi.Info: tel. 0588.85219www.parkhotellefonti.com (nella foto il titolare Ghebo VeroBessi con il figlio Pedro)

OLIO TOSCANOLa Cooperativa “Oleificio Coop. traColtivatori Diretti” produce e con-feziona olio extra vergine di olivacon certificazione Igp (IndicazioneGeografica Protetta) di ottima qua-lità. L'olio prodotto (verde conriflessi dorati, di media corposità,odore e sapore fruttato) derivaesclusivamente dal frutto raccoltodagli oltre 450 soci nelle proprieaziende agricole su piante di olivodi varietà diverse (Leccino,Frantoio, Moraiolo).www.oleificio-volterra.it

VOLTERRAGUSTOVolterragusto, dopo l’appuntamen-to autunnale, replica a primavera2010 (20/21 marzo MostraMercato del tartufo Marzuolo;27/28 marzo “Olio in festa”).Una manifestazione che mette invetrina i prodotti tipici di qualità, isapori e i profumi di Volterra edella Valdicecina www.volterragusto.com

IL TARTUFOL’area di Volterra rientra nella zonadelle Colline Sanminiatesi Sud (unadelle zone geografiche di prove-nienza del tartufo bianco toscano,zone che si riferiscono esclusiva-mente al Tartufo Bianco Pregiato eal Tartufo Marzuolo; fonte Arsia -Regione Toscana).Il Park Hotel Le Fonti, nei periodi diraccolta del tartufo, organizza per isuoi ospiti la “Caccia al tartufo”con esperti cercatori e i loro caniper una dimostrazione di comeavviene la raccolta.

Fattoria LISCHETOBalze, calanchi, fosse terrigne,fenomini di erosione naturale diantichissima origine, lasciano stu-pefatti mentre ci si avvicina allaFattoria Lischeto (a 5 km daVolterra). Qui pascolano allo statosemibrado circa mille pecore diorigine sarda. E’ qui che GiovanniCannas trasforma il latte delle suepecore in straordinari prodotticaseari.Info: tel. 0588.30414www.agrilischeto.com

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