Maggio2015

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News UniTre Osimo – Maggio 2015 1 Sede: Piazza Sant’Agostino, 2 , 60027 Osimo (Ancona), tel. 071 7231936 Sito: www.unitreosimo.it Email: [email protected] Anche il XXV anno accademico è archiviato nel migliore dei modi. “La pasciò di don Altero” rappresentata dal Teatro dell’Unitre mirabilmente cresciuto sotto la regia di Gigliola Costantini, ha rallegrato tutti i presenti che hanno riempito il Teatrino Campana. Così ci piacete! A metà maggio, in quasi cinquanta siamo stati in gita a Castel del Monte e Matera. Devo confessare che non ero mai stata nella Città dei Sassi, la mia conoscenza si fermava a qualche reportage e soprattutto al libro “Cristo si è fermato a Eboli”. Non ci sono parole per esprimere l’emozione, quando – di sera – da una balconata della nuova Matera ci si è aperto uno spettacolo unico al mondo: le case scavate nella roccia lungo la parete del monte, illuminate sapientemente da una luce simile al bagliore di mille candele. Altro appuntamento assai gradito quello offertoci da Donatella Pucci, brava alunna di Anna Di Cicco, ma altrettanto brava cantante. Le canzoni che ci ha proposto non potevano non toccarci il cuore, le abbiamo amate tanto perché ci hanno accompagnato lungo il corso della nostra vita, alcune possono anche aver segnato delle tappe importanti. Canzoni brillanti e scanzonate, altre più impegnate e impegnative ma nessuna nota è mancata alla bella voce di Donatella. Ha iniziato con La vie en rose per terminare con La vita è bella, insomma un inno alla vita e a viverla con serenità e spensieratezza come quelle bambine che hanno disegnato, ballato e giocato sul palcoscenico. Nell’intervallo tra la prima e la seconda parte dello spettacolo è avvenuta la premiazione di coloro che hanno partecipato alla terza edizione del bando “Alla ricerca dei beni culturali della propria terra”. Dipinti e disegni sono giunti da varie regioni italiane: Rossana Montori, della nostra sede, ha vinto il primo premio per la pittura; Caterina Cataldi dell’Unitre di Genova ha vinto il primo premio per il News UNITREOSIMO 25° Anno Accademico 2014 - 2015 Maggio 2015 Anno Secondo, Numero 8 In questo numero Anche il XXV anno se è …. 1 Valutazioni nel passaggio da una scuola privata di tipo confessionale a una privata di tipo professionale 2 L’Europa “meticcia”? 3 L’Unitre in Tour 4 La Madonna Bruna (che bruna non à) 5 La Pascio’ de Don Altero 5 Le Erbe Bone: Grugno porcino 6 Tutti i reati su Facebook e su Internet 8 Come recedere da un contratto di locazione 10 Per quali motivi è possibile licenziare 11 Il Giudice di Pace boccia il Tutor: “Multa non valida se nel verbale manca la foto” 12 unitre.osimo Libero Foglio d’informazione a uso interno distribuito ai soci. Anche il XXV anno se è …. Di Maria Antonietta MATTIOLI

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News UniTre Osimo – Maggio 2015 1

Sede: Piazza Sant’Agostino, 2 , 60027 Osimo (Ancona), tel. 071 7231936

Sito: www.unitreosimo.it

Email: [email protected]

Anche il XXV anno accademico è archiviato nel migliore dei modi. “La pasciò di don Altero” rappresentata dal Teatro dell’Unitre mirabilmente cresciuto sotto la regia di Gigliola Costantini, ha rallegrato tutti i presenti che hanno riempito il Teatrino Campana. Così ci piacete! A metà maggio, in quasi cinquanta siamo stati in gita a Castel del Monte e Matera. Devo confessare che non ero mai stata nella Città dei Sassi, la mia conoscenza si fermava a qualche reportage e soprattutto al libro “Cristo si è fermato a Eboli”. Non ci sono parole per esprimere l’emozione, quando – di sera – da una balconata della nuova Matera ci si è aperto uno spettacolo unico al mondo: le case scavate nella roccia lungo la parete del monte, illuminate sapientemente da una luce simile al bagliore di mille candele. Altro appuntamento assai gradito quello offertoci da Donatella Pucci, brava alunna di Anna Di Cicco, ma altrettanto brava

cantante. Le canzoni che ci ha proposto non potevano non toccarci il cuore, le abbiamo amate tanto perché ci hanno accompagnato lungo il corso della nostra vita, alcune possono anche aver segnato delle tappe importanti. Canzoni brillanti e scanzonate, altre più impegnate e impegnative ma

nessuna nota è mancata alla bella voce di Donatella. Ha iniziato con La vie en rose per terminare con La vita è bella, insomma un inno alla vita e a viverla con serenità e spensieratezza come quelle bambine che hanno disegnato, ballato e giocato sul palcoscenico. Nell’intervallo tra la prima e la seconda parte dello spettacolo è avvenuta la premiazione di coloro che hanno partecipato alla terza edizione del bando “Alla ricerca dei beni culturali della propria terra”. Dipinti e disegni sono giunti da varie regioni italiane: Rossana Montori, della nostra sede, ha vinto il primo premio per la pittura; Caterina Cataldi dell’Unitre di Genova ha vinto il primo premio per il

News

UNITREOSIMO 25° Anno Accademico

2014 - 2015

Maggio 2015

Anno Secondo, Numero 8

In questo numero Anche il XXV anno se è …. 1

Valutazioni nel passaggio da una scuola privata di tipo

confessionale a una privata di tipo professionale 2

L’Europa “meticcia”? 3

L’Unitre in Tour 4

La Madonna Bruna (che bruna non à) 5

La Pascio’ de Don Altero 5

Le Erbe Bone: Grugno porcino 6

Tutti i reati su Facebook e su Internet 8

Come recedere da un contratto di locazione 10

Per quali motivi è possibile licenziare 11

Il Giudice di Pace boccia il Tutor: “Multa non valida

se nel verbale manca la foto” 12

unitre.osimo

Libero Foglio d’informazione a uso interno distribuito ai soci.

Anche il XXV anno se è ….

Di Maria Antonietta MATTIOLI

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News UniTre Osimo – Maggio 2015 2

disegno. Di Caterina posso dire di essere diventata amica. E’ il primo anno che vince ma è sempre venuta per la premiazione e Genova non è proprio dietro l’angolo. Ringrazio l’Assessore, dott. Bernardini, che ha premiato i vincitori e che ha avuto parole davvero confortanti per la nostra Associazione e per il lavoro che svolge per alimentare il cervello e tener sempre sveglia la vitalità di coloro che ci seguono da Ottobre a Maggio.

Ringrazio Lucia Mazzieri che con le sue idee e la sua esperienza di teatro riesce a organizzare alla perfezione tempi e interventi. E ringrazio anche coloro che dietro le quinte svolgono un lavoro di organizzazione e preparazione senza i quali la segreteria sarebbe inondata di carte. Cari amici, vi auguro di trascorrere una bella estate e di rivederci, per le iscrizioni, il prossimo Settembre.

“Capiamoci subito. Qui il laboratorio-scuola

inizia alle ore 8. E si trova proprio al piano

superiore salendo da questa scala. Voi dovete

trovarvi ai piedi della stessa, già in tuta, alle

7,40 di tutte le mattine. Chiaro?”

Signorsì, signor capo-laboratorio. Parole

chiarissime.

Una pacchia per me abituato a trovarmi in

sacrestia alle 6,50, pronto per “servire” alla S.

Messa delle ore 7,00 celebrata ogni mattina e

alle quali si accedeva anche con fervore, perché

dopo di questa, corroborati da una S.

Comunione, si poteva far colazione con il latte in

polvere e il poco pane avanzato dalla cena dei

Superiori la sera prima. E, in pieno inverno di

guerra 1944, questo non era poco.

All’arrivo nella nuova scuola laica non c’era il

solito prete che diligentemente segnalava la

nostra presenza, ma si “timbrava la cartolina”

come dei veri operai!

Quindi cambiamento di scuola, cambiamento

d’orario, niente S. Messa ma niente colazione.

Fu questo il primo impatto passando dalla

“scuola dei preti” alla Scuola d’addestramento

per futuri operai che la Fiat offriva ai vincitori

della selezione effettuata (90 posti per 3700

domande). La selezione era ferrea: voti riportati,

capacità di dialogo, padre o parenti in Azienda,

salute e fisicità, ecc. Meno male che non

individuassero i mancini: io sarei stato

defenestrato.

La Clara Booth Luce, Ambasciatrice americana,

che in piena era maccartista avrebbe preteso

l’ostracismo dei simpatizzanti dell’area social-

comunista dall’Azienda ancora non imperava,

altrimenti dei 90 prescelti, almeno 80 sarebbero

stai esclusi.

Certo che le differenze c’erano, e si notavano.

Gli istruttori avevano una tuta grigia che

arrivava al ginocchio, e non una veste nera,

sovente impillaccherata, che arrivava ai piedi;

questi nuovi fumavano sia in laboratorio che in

classe, alla faccia del pericolo di cancro, allora

misconosciuto. Nessuna preghiera a inizio

lezioni.

Le posate, il bicchiere e il pranzo bisognava

portarseli da casa con il “barachin”. La scuola

offriva solo il riscaldamento del cibo: questo era

un refettorio e non una mensa! In compenso

durante il pranzo si poteva parlare e non essere

obbligati al silenzio per ascoltare un lettore che a

turno leggeva da un pulpito improvvisato “Le

incredibili vicende dei Volo-Cala-Sum”, frutto di

un chierico in crisi mistica.

Era inoltre possibile accedere ai bagni senza

dover prima dichiarare se il “gabinetto” sarebbe

stato lungo o corto.

E soprattutto eravamo pagati con ben 22 £ ora!

(non euro, ma lire). Lo scopo era di consentirci

di acquistare la tuta, il calibro a nonio, quaderni

e matite.

Valutazioni nel passaggio da una

scuola privata di tipo

confessionale a una privata di

tipo professionale

Di Saverio DANNI

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News UniTre Osimo – Maggio 2015 3

Con il riferimento alla Scuola passata, - lezioni

rilassate, intervallate da interrogazioni

esplicative, tenute da insegnanti di lunga

esperienza, pomeriggio per svolgere i compiti, -

questa si presentava molto più dura. Otto ore di

lezione, poi otto ore di laboratorio, poi otto ore

di lezione…Cinque giorni alla settimana, col

sabato e la domenica occupati dai compiti,

sicuramente non era uno scherzo e tempo libero

ce n’era certamente poco.

Gli insegnati per le materie teoriche erano capi

ufficio – spesso laureati - prestati a ore dai

singoli stabilimenti Fiat dove questi operavano, e

pertanto arrivavano gravati dai loro problemi

lavorativi. Svolgevano il loro compito il più

velocemente possibile e con un programma

scolastico basato su propri ricordi ed esperienze

usando un lessico specifico per la materia, e

pertanto non c’erano né libri né dispense in

grado aiutarci: tutto con gli appunti che

riuscivamo a farci. Chi era interessato seguiva,

per gli altri, pazienza.

Gli istruttori invece erano vecchi operai a tempo

pieno, molto capaci nelle loro specializzazioni,

ma con dubbia cultura. La maggioranza aveva

fatto le elementari, ma molto tempo

fa…Terminologia tecnica espressa per il 50% in

dialetto, condita da espressioni popolari, qualche

imprecazione innocua e la chiamata in causa

all’occorrenza di santi e madonne.

Questo modo condurre l’insegnamento era per lo

meno allucinante per chi era abituato a linguaggi

corretti, grammaticalmente e sintatticamente,

spesso intervallati da dotte citazioni di classici,

condite da riferimenti latini, anche se spesso

tenuti in cantina per i frequenti bombardamenti.

Erano assolutamente abolite parole offensive,

termini gergali, riferimenti scurrili o indecenti, e

qualunque riferimento a funzioni procreative, e a

donne che non fossero la propria madre o sorella

o Maria Santissima.

Alla nuova scuola interessava soprattutto che

acquisissimo conoscenza in due materie: il

disegno tecnico e la matematica. oltre alle

esperienze pratiche di laboratorio. La altre

(italiano, chimica, inglese, fisica, ecc.) erano

pleonastiche e inserite solo perché obbligate dai

programmi statali per scuole professionali.

Tutti eravamo consci di tali preferenze

scolastiche. Ne erano testimoni i risultati degli

esami trimestrali pubblicati sul tabellone

accuratamente esposto all’ingresso e che

sanzionavano chi, nelle due materie menzionate

e nel laboratorio, non aveva raggiunto la

sufficienza. L’interessato veniva

automaticamente eliminato dalla scuola. Lo

scopriva non trovando più al mattino dopo la

scheda di timbratura e…arrivederci. Altroché

esami di riparazione! In compenso, ai promossi

di fine anno, era offerta una vacanza di quindici

giorni presso la Colonia Fiat di Salice d’Ulzio in

alta Val di Susa. Ovviamente con orari da

caserma, ma di Tav non se ne parlava.

In cotanta realtà spesso ci si imbatteva in gustosi

aneddoti. Uno particolare che si riferisce a me, e

con un risultato di tutto

rispetto.

Nell’immensa sala che

ospitava il laboratorio di

prima cultura, si “tirava”

di lima e di “martello”.

Duecento allievi tutti in

silenzio tentavano di

convertire dannati pezzi

di ferro alle direttive

dell’istruttore. Ad un

tratto il silenzio si fece

ancor più opprimente: al

fondo del Reparto era comparso il Capo-

laboratorio che indagava su tutti noi. Con passo

felpato attraversava il laboratorio, finché esplose

in un sonante ”Ma chi è quel disgraziato che

lavora in quel modo?”. Chissà con chi ce l’avrà,

poveretto. Purtroppo lentamente si avvicinava

dalle parti mie e arrivò sino a me che con tanta

volontà martellavo la lamiera.

“Ma te – mi disse – perché usi il martello con la

mano sinistra? Il martello s’impugna con la

destra. Non te l’hanno detto?” – “Lo so, signor

F., ma io sono mancino e con la destra non sono

capace”. “Non sei capace! Ma non lo sai che qui

si viene per imparare? Devi quindi imparare ad

usare la mano destra come tutti i cristiani.

Capito?” “Sissignore”.

Cambiai subito mano al martello, detti un paio di

colpi. L’ultimo schivò con fare radente lo

scalpello e finì direttamente sul pollice della

mano sinistra.

Ma non fu male, perché acquisii direttamente

quindici giorni di riposo,. Pardon, di mutua, per

infortunio.

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Questa vera e propria migrazione di popoli che

arrivano morti o vivi sulle nostre spiagge,

pressati dalla fame e dalla guerra, ci angoscia

ogni giorno. Secondo Scalfari sarà inarrestabile e

l’Europa è destinata a diventare “meticcia”.

Non vorrei apparire catastrofica, ma la sua

riflessione mi ha fatto pensare alla caduta

dell’Impero romano, dovuta alla crisi e alla

corruzione di una struttura politica, economica e

culturale che aveva dominato il mondo e alla

pressione dei barbari, affamati delle sue

ricchezze. Nonostante valli, fortificazioni e

strategie varie, essi debordarono all’interno

dell’Impero, portando morte e distruzione. Ebbe

fine un mondo, ma nella stabilizzazione del

dopo, convissero e si scontrarono culture, leggi,

mentalità diverse, fino a che da una sorta di

compromesso ed ancor più di evoluzione,

nacquero nuove società, quelle romano

barbariche, forti e innovative, che molto

recuperarono della cultura romana, in una

sorprendente commistione e convivenza di leggi,

lingua e costumi. Esemplare di questa fusione,

Carlo Magno, re franco e barbaro, difensore

della cristianità, unificatore con i Capitolari di

leggi inizialmente applicate in modo differente

secondo il popolo di appartenenza, erede di quel

sogno di pacificazione e convivenza di più

popoli che era stata la forza dell’impero romano.

La storia passa attraverso corsi e ricorsi, ma il

cammino della civiltà progredisce sempre,

questo il pensiero Vichiano. Però le

trasformazioni richiedono secoli, e noi siamo

qui, hic et nunc, e i momenti di passaggio sono

fatti di lacrime e sangue. Anch’io penso che

nulla fermerà dei disperati, perché non hanno

nulla da perdere. Che fare?

Non sono un politico né un economista e su

questi temi non ho nulla da proporre, ma credo

che chiudersi entro recinti nella speranza di

sfuggire alla realtà sia vano. Questo lo dico per

l’Europa, che crede di potersi salvare perché

ancora lontana dall’emergenza e lascia tutto il

carico di affrontarla all’Italia, ma lo dico anche

per noi, che spaventati e più o meno razzisti, ci

chiudiamo a riccio di fronte ad ogni possibilità di

dialogo, d’incontro, d’accoglienza razionale,

sognando di chiudere le frontiere, lasciando che

carne umana sia cibo per i pesci. Non credo che

alzare barricate senza gli opportuni distinguo

servirà, perché come per l’Impero romano quelle

non reggeranno all’urto. Ciascuno di noi, io

credo, se non è una bestia feroce, oscilla tra pietà

verso il bisogno disperato di esseri umani come

noi e quello che qualcuno chiamerebbe “sano

egoismo” Credo però che quelle barricate non

potranno che inasprire una realtà già così

drammatica. Possiamo solo sperare che l’Europa

si attivi con una politica unitaria, che salvaguardi

i nostri diritti e la nostra identità, beni

assolutamente imprescindibili, ma nello stesso

tempo si apra senza fare d’ogni erba un fascio a

chi infine vuole solo vivere, puntando alle forze

più aperte e meno estremiste delle varie parti in

causa, colpendo duramente i trafficanti di

uomini, che incentivano false speranze e sono

causa non ultima di quest’esodo di massa.

Per concludere degnamente l’Anno Accademico, l’Unitre di Osimo ha organizzato una gita di due giorni: il 12 e il 13 maggio 2015. Ore 6,30 partenza dai vari punti stabiliti, partecipanti 45, ben affiatati e spinti dal desiderio di condividere momenti di spensieratezza, consapevoli anche di arricchire il proprio patrimonio culturale. Una meta prestigiosa: Castel del Monte in Puglia e i Sassi di Matera in Basilicata. Con in testa la presidente Antonietta Mattioli e la valida collaborazione di suo marito Leonardo Grana, è iniziato il viaggio, durante il quale la comitiva ha potuto ammirare la bellezza del paesaggio, passando dalle morbide colline marchigiane, ai monti innevati dell’Abruzzo, alle distese nelle Puglie, dei filari di viti alternati agli olivi secolari, incorniciati dai muretti a secco tipici di quella regione. Ad Andria, Castel del Monte ci ha accolto dalla collina inondata dal sole in tutte le ore del giorno, con l’imponenza delle sue forme ottagonali, emblematica espressione della personalità del suo committente, Federico II di Svevia. Secondo la puntuale relazione della guida, la costruzione del Castello risale al 1240, che pur non avendo una funzione militare per l’assenza di fossato e di ponte levatoio, fungeva da elemento essenziale nel sistema di comunicazione della rete castellare voluta da Federico II. La presenza di bagni e di camini nei diversi piani e il lusso delle rifiniture rendono plausibile l’uso residenziale e di rappresentanza del Castello. Con impressa nella

L’UNITRE IN TOUR Di Rossana GIORGETTI PESARO

L’Europa “meticcia”? Di Rosalba RONCAGLIA

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mente la visione magica di Castel del Monte, la comitiva si è poi diretta a Matera dove é arrivata alle ore 19,30. Frugale la cena nella Casa di Assistenza Sant’ Anna, linde e confortevoli le camere. Dopo cena, non poteva mancare una sortita per ammirare i Sassi nella magica atmosfera della notte. Da un belvedere l’alternarsi dei tetti e delle finestre illuminate in un baratro, ha fatto ripensare al Presepe e la gioiosa vivacità della gente del “loco” nelle vie e nei caffè ha alleviato la stanchezza dei nottambuli. Il mattino seguente, con la guida, è iniziata la visita dei Sassi che hanno accolto i visitatori, sciorinando il loro suggestivo repertorio di viuzze, scalette, grotte, primitive abitazioni scavate nella roccia e le chiese rupestri, concepite in modo da costituire un esempio alle generazioni future per il modo di utilizzare le qualità dell’ambiente naturale, per l’uso delle risorse del sole, della roccia e dell’ acqua. Non

bisogna dimenticare che Matera è iscritta nella lista dei patrimoni dell’umanità dell’Unesco e che nel 2019 sarà proclamata “Capitale della Cultura“. Dopo un lauto pranzo, si è fatta l’ora del ritorno, non è mancata una visita al Duomo di Altamura e poi di seguito in viaggio confortevole con il cuore colmo di soddisfazione per la bella esperienza vissuta, e un sentimento di gratitudine per l’Unitre che ha saputo svolgere appieno il suo compito culturale e sociale. .

Matera - Un’ora tranquilla, al caldo sole

di mezzogiorno…Alida e io abbiamo deciso di entrare nell’ombra fresca e

silenziosa della bella chiesa per vedere

con i nostri occhi la “Madonna bruna”…

Ma, ecco... ”Non è bruna affatto, ci siamo dette ad alta voce, anzi, rosea e

bianca, e ha i capelli fulvi....”

Una signora che pregava lì accanto è venuta a spiegarci che, in realtà, quel

"bruna" viene da Ebron, una località a

sud di Gerusalemme, che Maria attraversò durante il suo viaggio per

incontrarsi con la cugina Elisabetta...

Gli abitanti di Matera veneravano fin dai tempi antichi questa immagine.

Vennero i

Mori e la rubarono: un po' perché anche loro veneravano Maria, (come madre di

un grande profeta: Gesù) e un po'

perché la statua era adorna di stemmi preziosi, monili, tessuti ricamati in oro

dalle donne della città.

Ma gli abitanti di Matera non si rassegnarono alla perdita, costruirono

un carro su cui trasportare la statua e

andarono a riprendersela, non senza aver "menato" i Mori di santa ragione.

Per molti mesi fino al 2 luglio i giovani

cartapestai di Matera preparano un carro sontuoso per

Maria e vanno in

processione, facendo più

volte il giro intorno alla chiesa…. Poi, rimessa al

suo posto l'immagine,

"attaccano" il carro, lo sfondano, lo riducono in

pezzi, lo

bruciano...Forse a ricordo dell'antico

combattimento. Una

curiosità: anche dalle nostre parti, a Fermo,

c’è una chiesa rurale

dedicata alla Madonna

bruna che assomiglia tutta alla

precedente…

LA MADONNA BRUNA (che bruna non è!) Di Gloria CASTELLANA

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Ciao ragazzi, mi riconoscete?

Sono Nena, la perpetua di Don Altero, non so se

avete visto lo spettacolo. Ho sentito dire che è

andato molto bene, per fortuna, con tutta la fatica

che abbiamo fatto! Ci siamo divertiti, però, ed

abbiamo fatto divertire il nostro pubblico che ha

riso dall’ inizio alla fine.

Da Compagnia mezzo scalcinata ci siamo rivelati

un gruppetto di personaggi affiatati e ben

amalgamati.

Don Altero, al quale piaceva molto un goccetto

di vino, sembrava che prete era nato. Lidia,

molto brillante e graziosa sempre alla ricerca di

far apprezzare dallo zio prete il suo fidanzato un

po’ imbranato ma attore coi fiocchi! Il dottor

Menelao, con la sua stranezza, ci sapeva proprio

fare. Anche gli sposi Peppe e Lucia con Tilio e

Viola non sono stati da meno, ed io, lasciatemolo

dire, me la sono cavata abbastanza bene.

Me ne rendo conto quando vado in giro perché

tutti si complimentano con me e questa è una

grande soddisfazione.

Il nostro desiderio è replicare lo sceneggiato al

Teatro ‘’Nuova Fenice’’ se riceviamo l’aiuto

dell’ Unitre e dell’assessore comunale alla

Cultura.

Se il nostro sogno andrà a lieto fine, vi faremo

sapere.

Grazie di cuore a Gigliola Costantini, la nostra

amata regista,

Un ringraziamento speciale va all’ Unitre perché

se non ci fosse stata questa bella Associazione,

dove sarei andata a sfogarmi?

Un saluto da Nena la Perpetua.

LA PASCIO’ DE DON ALTERO

Di Nena la Perpetua

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Asteracee Crepis vesicaria L.

Come riconoscerla

Pianta erbacea con fusti eretti e ramificati, le foglie sono glabre, pennatosette, dopo la raccolta si

ripiegano.

Dove si trova

Nei prati soleggiati, negli incolti, nelle scarpate.

Parti utilizzate

La rosetta basale.

Quando si raccoglie

Dal tardo autunno alla primavera.

Grugno Porcino o grugno a cappelletto

Deve il suo nome alla forma che la rosetta assume una volta

raccolta, incurvandosi verso il basso e arricciando le foglie

come il codino di un maiale. Ha proprietà simili a quelle della

cicoria e del tarassaco, comuni a molte erbe amare:

disintossicante,

depurativa, diuretica ed ipoglicemizzante. Da queste

erbe, specialmente dalla cicoria, è quasi impossibile distinguerla

se non quando comincia a fiorire, formando un

grosso bocciolo che contiene ancora le ramificazioni dello

stelo e i futuri fiori, gialli, non blu come quelli della cicoria.

In cucina

Cotta da sola è un po’ amara ,perciò si preferisce mescolarla

Le Erbe Bone

Grugno porcino

…… dalla CUCINA dell’UniTre

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News UniTre Osimo – Maggio 2015 8

con altre erbe più dolci come la crespigna, il papavero, il caccialepre.

Erbe miste ripassate con salsiccia e pomodoro

Erbe miste lessate, salsiccia e salame o prosciutto,

cipolla, aglio, pomodorini, peperoncino, vino.

In una padella abbiamo fatto appassire nell’olio, abbondante

cipolla, aglio e peperoncino. Abbiamo spruzzato del vino e

aggiunto salsiccia e salame spezzettati, poi i pomodorini

schiacciati, per dare colore; dopo alcuni minuti abbiamo messo

ad insaporire le verdure ben strizzate e tagliate grossolanamente.

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È sempre maggiore l’attenzione dei giudici ai reati di tipo “tradizionale”, ma compiuti attraverso le nuove tecnologie: internet e Facebook sono diventati la nuova piazza per delinquere, avvantaggiati forse da una comune (quanto falsa) convinzione di non punibilità o di difficile perseguibilità dei reati a mezzo web. Così non è; e l’enorme mole di sentenze che i tribunali stanno producendo in questo periodo ne è testimonianza. Vediamo, dunque, singolarmente tutte le principali ipotesi di reati “telematici”. 1 | DIFFAMAZIONE TRAMITE FACEBOOK O SOCIAL NETWORK

Il reato più gettonato sui social network è la diffamazione. Per quanto ormai sia pacifico che la diffamazione su una testata giornalistica online o su Facebook non possa essere considerata come aggravata “dal mezzo di stampa”, secondo i giudici, va comunque considerata l’aggravante del mezzo di pubblicità [1]. Facebook viene ritenuto come un “luogo aperto al pubblico”, conformemente al detto comune secondo cui i social network sono le nuove piazze. Risultato: la condotta penale è più grave e la sanzione più costosa (trattasi, infatti, di sanzione pecuniaria). I casi esaminati dai giudici italiani riguardano Facebook, ma i principi valgono anche per Twitter, Linkedin, ecc. Secondo la Cassazione [2] anche i commenti a sfondo sessuale, postati sulla bacheca della vittima, possono rientrare nel reato di molestie. Ma ad una

condizione: devono essere tanto costanti e petulanti da recare disturbo nella parte

offesa o costringere quest’ultima a mutare le proprie abitudini di vita. La vittima ha 90 giorni di tempo

per sporgere querela. Ma, prima di fare ciò, è necessario procurarsi le prove del reato. Una soluzione può essere quella di salvare la pagina web su un supporto durevole (cd o chiavetta usb), che comprende anche i codici Html, per preservarne l’autenticità anche in caso di rimozione. Un’altra via è quella di recarsi da un notaio, stampare la pagina incriminata e far da quest’ultimo attestare che la copia (ossia la stampa) è conforme all’originale (quella a video). Quanto tutto manca, sarà necessario avvalersi di testimoni, in grado di riferire al giudice il contenuto dei post offensivi: circostanza tanto più importante quanto più si pensi che, verosimilmente, il colpevole, all’avvio delle indagini, potrebbe cancellare tutto ciò che ha precedentemente scritto sul web. In questi casi, la vittima può, oltre che agire penalmente nei confronti del colpevole, chiedergli poi, in via civile, il risarcimento del danno (accertato il reato e il diritto all’indennizzo in sede penale, la quantificazione viene rimessa al giudice civile).

Rubrica

Tutti i reati su Facebook e su internet

Molestie, profilo falso, diffamazione, furto di password, fotografie e link.

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News UniTre Osimo – Maggio 2015 10

Attenti ai like sui post offensivi I giudici stringono le maglie anche su chi clicca “mi piace” ai commenti altrui. Quest’anno sono scattati i primi rinvii a giudizio per concorso in diffamazione aggravata che tengono conto del fatto che l’addebito offensivo alla reputazione della vittima aumenta in proporzione alle persone che apprezzano i post denigratori. La differenza tra diffamazione e ingiuria

Se l’insulto avviene in pubblico, cioè alla presenza di più di due persone (per esempio, su un profilo personale, in una pagina, o comunque in una conversazione in chat cui partecipino più persone) scatta il reato più grave di diffamazione. Diversamente, se l’offesa viene proferita in una chat a due: in questo caso, il reato configurabile è quello di ingiuria e anche esso può dar luogo al risarcimento del danno (anche non patrimoniale). Se vi hanno rubato l’account Facebook Non è facile sfuggire alla condanna penale sostenendo di essere stati vittima di un furto di identità. L’eventuale accesso abusivo all’account di posta elettronica o al profilo social deve essere dimostrato con prove tracciabili e documentate. La pubblicazione di una notizia non aggiornata

Anche la pubblicazione di una notizia non aggiornata con l’eventuale sentenza di assoluzione può far scattare la diffamazione e il conseguente risarcimento del danno. Ciò infatti lede la reputazione dell’interessato [3]. 2 | PROFILO FALSO SU FACEBOOK

Creare un profilo falso su un social network integra il (grave) reato di sostituzione di persona. Qui il dolo (specifico) – secondo i giudici – è rappresentato dal soddisfacimento di una propria vanità o dall’altrui danno (arrecato alla persona cui si sottrae l’identità). Commette lo stesso reato chi apre un account email sotto falso nome, inducendo in errore i terzi [4].

3 | LINK A NOTIZIE PENALI O A SCRITTI OFFENSIVI

Secondo il Tribunale di Genova [5] non costituisce diffamazione linkare sul proprio profilo Facebook o sul sito internet un articolo offensivo scritto da altri, in quanto la creazione di un link non può portare a inglobare quel documento diverso nella propria pagina web. Nel nostro ordinamento scatta la responsabilità solo per chi scrive l’articolo e non per chi rinvia a un articolo scritto da terzi. 4 | ATTENTI ALLE FOTO

Vietato pubblicare foto senza l’autorizzazione del/dei soggetto/i ritratto/i. Idem per i tag su un’immagine offensiva (si pensi il tag su una foto a sfondo sessuale, di odio razziale, o con contenuto lesivo dell’altrui reputazione). Non si possono postare neppure le foto del coniuge o di altri familiari senza il loro consenso. Così, per esempio, dopo la separazione dei coniugi, l’uno può obbligare l’altro a rimuovere dal proprio profilo le immagini del viaggio di nozze o gli altri scatti fatti insieme [6]. In caso di violazione, il tribunale potrà ordinare la rimozione coattiva con un ricorso in via d’urgenza [7]. 5 | VIETATE LE FOTO DI MINORI

Innanzitutto si tratta di una regola di prudenza: postare le foto di minori, specie se in età scolastica, è estremamente pericoloso poiché ciò potrebbe richiamare le attenzioni di malintenzionati. Ma c’è anche un altro aspetto di cui non si tiene mai conto: i genitori non sono “padroni” dei loro figli e non possono decidere circa l’immagine di questi ultimi, disponendone a proprio piacimento. Così, se i ragazzi, una volta divenuti maggiorenni, dovessero ritenersi lesi dalla pubblicazione di tali foto “in lungo e in largo” (attesa, soprattutto, la difficoltà a cancellare i

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Come dare disdetta ad un contratto di locazione, ma non so quando posso farlo e come devo fare: ecco una breve e qualche esempio di lettera di recesso.

contenuti dal web “ex post”), potrebbero fare causa ai genitori (anche davanti al Garante della privacy) e, azionando i propri diritti, chiedere risarcimento del danno e le relative sanzioni. 6 | DATI PERSONALI ALTRUI

Secondo la Cassazione [8], divulgare in una conversazione via chat o in una mail il numero di cellulare di altri può portare a una condanna per il reato di trattamento illecito dei dati personali [9]. 7 | STALKING

I giudici sanzionano inoltre le molestie e lo stalking commesso tramite Facebook, perché il social network rappresenta un luogo aperto al pubblico. Se i messaggi (sia in bacheca che privati) sono costanti e in grado di turbare la vita della vittima non si sfugge a una condanna che, nei casi più gravi, può arrivare fino a quattro anni. [1] Art. 595 co. 3 cod. pen. [2] Cass. sent. n. 37596 del 12.09.2014. [3] Cass. sent. n. 18174 del 25.08.2014. [4] Cass. sent. n. 25774 del 16.06.2014. [5] Trib. Genova, sent. del 12.03.2014. [6] A essere violati in questo caso sono la legge sul diritto d’autore (articoli 96 e 97 della legge 633/41) e il Testo unico sulla privacy (articolo 23). [7] Art. 700 cod. proc. civ. [8] Cass. sent. 21839 del 1.06.2011. [9] Art. 167 T.U. privacy.

L’inquilino (o conduttore) o il “padrone di casa” (o locatore), che vogliono porre fine al contratto di locazione, possono procedere come segue, a seconda del momento in cui decidono di recedere dal rapporto.

CONDUTTORE: Per recedere dal contratto prima che esso si rinnovi automaticamente, l’inquilino dovrà comunicare la propria disdetta nei termini stabiliti nel contratto stesso, o in mancanza di specifica previsione, almeno 6 mesi prima della scadenza del contratto. Il recesso dovrà essere comunicato con lettera raccomandata a.r. e non sarà necessario, in questo caso, indicare le ragioni del recesso. Ad esempio, il conduttore potrà scrivere: “con la presente, il sig. ….. comunica la propria volontà di recedere dal contratto di locazione in essere, relativo all’immobile sito in ….., via….., nei termini di legge, impegnandosi a lasciare libero l’appartamento da persone e cose entro il giorno …”.

Se l’inquilino intende invece recedere dal contratto di locazione in un qualsiasi altro momento del rapporto, dovrà inviare raccomandata di disdetta almeno 6 mesi prima della data in cui intende lasciare l’immobile, indicando esattamente i motivi della sua decisione. Tali ragioni dovranno essere gravi, sopravvenute (quindi non esistenti al momento della conclusione del contratto di locazione) e indipendenti dalla sua volontà. Si pensi ad esempio all’inquilino che, dopo alcuni mesi dalla

conclusione del contratto, venga improvvisamente trasferito in altra città per ragioni di lavoro. In questo caso il testo

della lettera di disdetta potrà essere il seguente: “con la presente, il sig. ….. comunica la propria volontà di recedere dal contratto di locazione in essere, relativo all’immobile sito in ….., via….., nei termini di legge, a causa dell’improvviso trasferimento definitivo della propria sede di lavoro in ….. (oppure: in ragione del trasferimento presso struttura di cura e assistenza per anziani, stante l’impossibilità di provvedere autonomamente alle propri quotidiane esigenze). Il sig. …. Si impegna a

Come recedere da un contratto di locazione

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Licenziamenti economici, disciplinari (per giusta causa o giustificato motivo soggettivo) e discriminatori: la disciplina.

lasciare libero l’appartamento da persone e cose entro il giorno …”. LOCATORE: Se invece è il locatore a non voler rinnovare il contratto alla prima scadenza (ossia dopo i primi 4 anni se si tratta di contratto 4+4, o dopo i primi 3, se si tratta di contratto 3+2), dovrà inviare all’inquilino, almeno 6 mesi prima della scadenza del contratto, una raccomandata a.r. indicando le precisamente le ragioni della sua decisione. Questo perchè il proprietario può disdire il contratto alla prima scadenza solo per i motivi previsti dalla legge [1]. In tal caso, il locatore potrà scrivere all’inquilino: “con la presente, il sig. ….. comunica la propria volontà di recedere dal contratto di locazione in essere, relativo all’immobile sito in ….., via….., nei termini di legge, volendo destinare l’immobile ad uso proprio”. Per la disdetta invece successiva alla prima scadenza del contratto, il locatore non è

tenuto ad indicare alcun motivo, essendo sufficiente comunicare al conduttore la propria volontà di recedere, almeno 6 mesi prima della scadenza. Ad esempio si potrà scrivere: “con la presente, il sig. ….. comunica la propria volontà di recedere dal contratto di locazione in essere, relativo all’immobile sito in ….., via….., nei termini di legge, invitado pertanto il conduttore a lasciarlo libero da persone e cose entro il giorno…”. [1] Quando il locatore intenda destinare l’immobile ad uso proprio; quando l’immobile si trovi in un edificio gravemente danneggiato che debba essere ricostruito o ristrutturato e la permanenza del conduttore sia di ostacolo al compimento di indispensabili lavori; quando l’immobile si trovi in uno stabile del quale è prevista l’integrale ristrutturazione, la demolizione o la radicale trasformazione per realizzare nuove costruzioni; oppure, trattandosi di immobile sito all’ultimo piano, il proprietario intenda eseguire sopraelevazioni a norma di legge e per eseguirle sia indispensabile lo sgombero dell’immobile stesso; quando il conduttore dispone di un altro alloggio libero ed idoneo nello stesso comune; quando il conduttore non occupi continuativamente l’immobile senza giustificato motivo; quando il locatore intenda vendere l’immobile e non abbia la proprietà di altri immobili ad uso abitativo oltre a quello in cui abita.

Un lavoratore può essere licenziato per giusta causa o giustificato motivo soggettivo se compie mancanze che fanno venir meno la fiducia del datore di lavoro (licenziamento disciplinare). A riguardo si distingue tra “giusta causa” per le violazioni più gravi che non danno diritto neanche a preavviso, e “giustificato motivo soggettivo” per tutte le altre, con il diritto al preavviso (o, in mancanza, al pagamento dell’indennità di mancato preavviso). Se invece il datore, pur non avendo addebiti specifici a carico del dipendente, ha una situazione di crisi oppure deve riorganizzare l’azienda, si può licenziare per giustificato motivo oggettivo (licenziamento economico, individuale o collettivo) [1]. A riguardo, si parla anche di licenziamento per “giustificato motivo oggettivo” che, anche in questo caso, dà diritto al preavviso (o alla relativa indennità). Cosa prevede la legge per i licenziamenti economici?

Per i licenziamenti economici illegittimi (ossia in mancanza del motivo economico lamentato dal datore) il lavoratore ha diritto al risarcimento e, in casi eccezionali e residuali, alla reintegrazione sul posto di lavoro. Quali sono i licenziamenti fondati su ragioni discriminatorie?

Per quali motivi è possibile licenziare?

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Sono quelli dettati dalla volontà di punire il lavoratore per alcune sue caratteristiche personali come sesso, razza, età, convinzioni ideali, religiose e politiche, che non hanno alcuna attinenza

con l’attività lavorativa. In caso di licenziamento qualificato come discriminatorio e annullato dal giudice, il lavoratore ha diritto di essere reintegrato sul posto di lavoro; in aggiunta alla reintegra, il lavoratore ottiene un risarcimento del danno pari alle retribuzioni maturate dalla data di uscita dall’azienda sino a quella di effettivo rientro. Qual è la differenza tra licenziamento per giusta

causa e licenziamento per giustificato motivo soggettivo?

Un licenziamento si definisce disciplinare quando viene intimato all’esito di una procedura – disciplinare, appunto – nel corso della quale il datore di lavoro contesta al dipendente delle mancanze. Se le mancanze contestate non consentono la prosecuzione, neanche provvisoria, del rapporto di lavoro, il datore, dopo aver mandato la contestazione e ascoltato le giustificazioni del dipendente, licenzia per giusta causa (il rapporto si interrompe subito, senza preavviso). Se invece le mancanze si concretizzano in una violazione dei doveri contrattuali, gravi ma non così tanto da impedire la prosecuzione provvisoria del rapporto, il datore licenzia per giustificato motivo soggettivo e il licenziamento ha efficacia dalla fine del periodo di preavviso (o subito, se il datore decide di pagare l’indennità sostitutiva del preavviso). Cosa prevede oggi la legge in caso di licenziamento disciplinare ritenuto illegittimo?

Oggi il giudice, dopo aver accertato l’illegittimità del licenziamento disciplinare, deve verificare se il fatto materiale addebitato era inesistente e se tale fatto è sanzionato dal contratto collettivo con una misura meno grave del licenziamento. Se la risposta a una delle due domande è positiva, il giudice deve disporre la reintegra e in aggiunta un risarcimento in misura non superiore a 12 mensilità. Se invece la risposta è negativa a entrambe le domande, il giudice non ripristina il rapporto di lavoro ma condanna il datore a pagare un’indennità economica tra le 12 le 24 mensilità. Cosa prevede la legge per un licenziamento per motivi economici ritenuto illegittimo?

Oggi, se il datore intende licenziare per motivi economici deve attivare una procedura amministrativa presso la Dtl, durante la quale si tenta la conciliazione tra le parti. Se la conciliazione fallisce, il datore può licenziare. Se il giudice considera infondato il licenziamento, perché non esistono i motivi economici addotti, non ripristina il rapporto di lavoro ma condanna il datore al pagamento di un’indennità economica tra le 12 le 24 mensilità. Se il giudice ritiene che il motivo del recesso sia manifestamente infondato (concetto difficile da interpretare, in quanto non è chiara la differenza rispetto al recesso “semplicemente” infondato), il giudice deve disporre la reintegra e in aggiunta dare un risarcimento non superiore a 12 mensilità. [1] I licenziamenti sono disciplinati dalla legge 604/1966, che regola i licenziamenti individuali, dalla legge 300/1970 (Statuto dei lavoratori) che fissa le sanzioni per i licenziamenti illegittimi, e dalla legge 223/1991, che disciplina i licenziamenti collettivi.

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Non è valida una multa per eccesso di

velocità contestata tramite il sistema dei

"Tutor", le telecamere collocate in sequenza

sull'autostrada che permettono di calcolare

la velocità media di ogni auto, se nella

notifica della polizia stradale non viene

inviato il fotogramma della vettura in

questione. E' quanto ha stabilito il giudice di

pace del tribunale di Alessandria che nei

giorni scorsi ha dato ragione al legale

rappresentante di un'azienda genovese la

cui auto di servizio era stata "pizzicata" a

procedere oltre il limite di velocità

consentito sull'A26 Genova Voltri-Gravellona

Toce. Il giudice ha accolto le richieste degli

avvocati difensori della ditta Giuseppe Maria

Gallo e Francesca Meus che avevano

sottolineato come in mancanza dell'invio dei

rilievi fotografici mancava la prova della

violazione. Il giudice di pace ha accolto

questa motivazione annullando la sanzione.

ll giudice di pace boccia il Tutor: "Multa non valida se nel verbale manca la foto"

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