Maggio2015
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News UniTre Osimo – Maggio 2015 1
Sede: Piazza Sant’Agostino, 2 , 60027 Osimo (Ancona), tel. 071 7231936
Sito: www.unitreosimo.it
Email: [email protected]
Anche il XXV anno accademico è archiviato nel migliore dei modi. “La pasciò di don Altero” rappresentata dal Teatro dell’Unitre mirabilmente cresciuto sotto la regia di Gigliola Costantini, ha rallegrato tutti i presenti che hanno riempito il Teatrino Campana. Così ci piacete! A metà maggio, in quasi cinquanta siamo stati in gita a Castel del Monte e Matera. Devo confessare che non ero mai stata nella Città dei Sassi, la mia conoscenza si fermava a qualche reportage e soprattutto al libro “Cristo si è fermato a Eboli”. Non ci sono parole per esprimere l’emozione, quando – di sera – da una balconata della nuova Matera ci si è aperto uno spettacolo unico al mondo: le case scavate nella roccia lungo la parete del monte, illuminate sapientemente da una luce simile al bagliore di mille candele. Altro appuntamento assai gradito quello offertoci da Donatella Pucci, brava alunna di Anna Di Cicco, ma altrettanto brava
cantante. Le canzoni che ci ha proposto non potevano non toccarci il cuore, le abbiamo amate tanto perché ci hanno accompagnato lungo il corso della nostra vita, alcune possono anche aver segnato delle tappe importanti. Canzoni brillanti e scanzonate, altre più impegnate e impegnative ma
nessuna nota è mancata alla bella voce di Donatella. Ha iniziato con La vie en rose per terminare con La vita è bella, insomma un inno alla vita e a viverla con serenità e spensieratezza come quelle bambine che hanno disegnato, ballato e giocato sul palcoscenico. Nell’intervallo tra la prima e la seconda parte dello spettacolo è avvenuta la premiazione di coloro che hanno partecipato alla terza edizione del bando “Alla ricerca dei beni culturali della propria terra”. Dipinti e disegni sono giunti da varie regioni italiane: Rossana Montori, della nostra sede, ha vinto il primo premio per la pittura; Caterina Cataldi dell’Unitre di Genova ha vinto il primo premio per il
News
UNITREOSIMO 25° Anno Accademico
2014 - 2015
Maggio 2015
Anno Secondo, Numero 8
In questo numero Anche il XXV anno se è …. 1
Valutazioni nel passaggio da una scuola privata di tipo
confessionale a una privata di tipo professionale 2
L’Europa “meticcia”? 3
L’Unitre in Tour 4
La Madonna Bruna (che bruna non à) 5
La Pascio’ de Don Altero 5
Le Erbe Bone: Grugno porcino 6
Tutti i reati su Facebook e su Internet 8
Come recedere da un contratto di locazione 10
Per quali motivi è possibile licenziare 11
Il Giudice di Pace boccia il Tutor: “Multa non valida
se nel verbale manca la foto” 12
unitre.osimo
Libero Foglio d’informazione a uso interno distribuito ai soci.
Anche il XXV anno se è ….
Di Maria Antonietta MATTIOLI
News UniTre Osimo – Maggio 2015 2
disegno. Di Caterina posso dire di essere diventata amica. E’ il primo anno che vince ma è sempre venuta per la premiazione e Genova non è proprio dietro l’angolo. Ringrazio l’Assessore, dott. Bernardini, che ha premiato i vincitori e che ha avuto parole davvero confortanti per la nostra Associazione e per il lavoro che svolge per alimentare il cervello e tener sempre sveglia la vitalità di coloro che ci seguono da Ottobre a Maggio.
Ringrazio Lucia Mazzieri che con le sue idee e la sua esperienza di teatro riesce a organizzare alla perfezione tempi e interventi. E ringrazio anche coloro che dietro le quinte svolgono un lavoro di organizzazione e preparazione senza i quali la segreteria sarebbe inondata di carte. Cari amici, vi auguro di trascorrere una bella estate e di rivederci, per le iscrizioni, il prossimo Settembre.
“Capiamoci subito. Qui il laboratorio-scuola
inizia alle ore 8. E si trova proprio al piano
superiore salendo da questa scala. Voi dovete
trovarvi ai piedi della stessa, già in tuta, alle
7,40 di tutte le mattine. Chiaro?”
Signorsì, signor capo-laboratorio. Parole
chiarissime.
Una pacchia per me abituato a trovarmi in
sacrestia alle 6,50, pronto per “servire” alla S.
Messa delle ore 7,00 celebrata ogni mattina e
alle quali si accedeva anche con fervore, perché
dopo di questa, corroborati da una S.
Comunione, si poteva far colazione con il latte in
polvere e il poco pane avanzato dalla cena dei
Superiori la sera prima. E, in pieno inverno di
guerra 1944, questo non era poco.
All’arrivo nella nuova scuola laica non c’era il
solito prete che diligentemente segnalava la
nostra presenza, ma si “timbrava la cartolina”
come dei veri operai!
Quindi cambiamento di scuola, cambiamento
d’orario, niente S. Messa ma niente colazione.
Fu questo il primo impatto passando dalla
“scuola dei preti” alla Scuola d’addestramento
per futuri operai che la Fiat offriva ai vincitori
della selezione effettuata (90 posti per 3700
domande). La selezione era ferrea: voti riportati,
capacità di dialogo, padre o parenti in Azienda,
salute e fisicità, ecc. Meno male che non
individuassero i mancini: io sarei stato
defenestrato.
La Clara Booth Luce, Ambasciatrice americana,
che in piena era maccartista avrebbe preteso
l’ostracismo dei simpatizzanti dell’area social-
comunista dall’Azienda ancora non imperava,
altrimenti dei 90 prescelti, almeno 80 sarebbero
stai esclusi.
Certo che le differenze c’erano, e si notavano.
Gli istruttori avevano una tuta grigia che
arrivava al ginocchio, e non una veste nera,
sovente impillaccherata, che arrivava ai piedi;
questi nuovi fumavano sia in laboratorio che in
classe, alla faccia del pericolo di cancro, allora
misconosciuto. Nessuna preghiera a inizio
lezioni.
Le posate, il bicchiere e il pranzo bisognava
portarseli da casa con il “barachin”. La scuola
offriva solo il riscaldamento del cibo: questo era
un refettorio e non una mensa! In compenso
durante il pranzo si poteva parlare e non essere
obbligati al silenzio per ascoltare un lettore che a
turno leggeva da un pulpito improvvisato “Le
incredibili vicende dei Volo-Cala-Sum”, frutto di
un chierico in crisi mistica.
Era inoltre possibile accedere ai bagni senza
dover prima dichiarare se il “gabinetto” sarebbe
stato lungo o corto.
E soprattutto eravamo pagati con ben 22 £ ora!
(non euro, ma lire). Lo scopo era di consentirci
di acquistare la tuta, il calibro a nonio, quaderni
e matite.
Valutazioni nel passaggio da una
scuola privata di tipo
confessionale a una privata di
tipo professionale
Di Saverio DANNI
News UniTre Osimo – Maggio 2015 3
Con il riferimento alla Scuola passata, - lezioni
rilassate, intervallate da interrogazioni
esplicative, tenute da insegnanti di lunga
esperienza, pomeriggio per svolgere i compiti, -
questa si presentava molto più dura. Otto ore di
lezione, poi otto ore di laboratorio, poi otto ore
di lezione…Cinque giorni alla settimana, col
sabato e la domenica occupati dai compiti,
sicuramente non era uno scherzo e tempo libero
ce n’era certamente poco.
Gli insegnati per le materie teoriche erano capi
ufficio – spesso laureati - prestati a ore dai
singoli stabilimenti Fiat dove questi operavano, e
pertanto arrivavano gravati dai loro problemi
lavorativi. Svolgevano il loro compito il più
velocemente possibile e con un programma
scolastico basato su propri ricordi ed esperienze
usando un lessico specifico per la materia, e
pertanto non c’erano né libri né dispense in
grado aiutarci: tutto con gli appunti che
riuscivamo a farci. Chi era interessato seguiva,
per gli altri, pazienza.
Gli istruttori invece erano vecchi operai a tempo
pieno, molto capaci nelle loro specializzazioni,
ma con dubbia cultura. La maggioranza aveva
fatto le elementari, ma molto tempo
fa…Terminologia tecnica espressa per il 50% in
dialetto, condita da espressioni popolari, qualche
imprecazione innocua e la chiamata in causa
all’occorrenza di santi e madonne.
Questo modo condurre l’insegnamento era per lo
meno allucinante per chi era abituato a linguaggi
corretti, grammaticalmente e sintatticamente,
spesso intervallati da dotte citazioni di classici,
condite da riferimenti latini, anche se spesso
tenuti in cantina per i frequenti bombardamenti.
Erano assolutamente abolite parole offensive,
termini gergali, riferimenti scurrili o indecenti, e
qualunque riferimento a funzioni procreative, e a
donne che non fossero la propria madre o sorella
o Maria Santissima.
Alla nuova scuola interessava soprattutto che
acquisissimo conoscenza in due materie: il
disegno tecnico e la matematica. oltre alle
esperienze pratiche di laboratorio. La altre
(italiano, chimica, inglese, fisica, ecc.) erano
pleonastiche e inserite solo perché obbligate dai
programmi statali per scuole professionali.
Tutti eravamo consci di tali preferenze
scolastiche. Ne erano testimoni i risultati degli
esami trimestrali pubblicati sul tabellone
accuratamente esposto all’ingresso e che
sanzionavano chi, nelle due materie menzionate
e nel laboratorio, non aveva raggiunto la
sufficienza. L’interessato veniva
automaticamente eliminato dalla scuola. Lo
scopriva non trovando più al mattino dopo la
scheda di timbratura e…arrivederci. Altroché
esami di riparazione! In compenso, ai promossi
di fine anno, era offerta una vacanza di quindici
giorni presso la Colonia Fiat di Salice d’Ulzio in
alta Val di Susa. Ovviamente con orari da
caserma, ma di Tav non se ne parlava.
In cotanta realtà spesso ci si imbatteva in gustosi
aneddoti. Uno particolare che si riferisce a me, e
con un risultato di tutto
rispetto.
Nell’immensa sala che
ospitava il laboratorio di
prima cultura, si “tirava”
di lima e di “martello”.
Duecento allievi tutti in
silenzio tentavano di
convertire dannati pezzi
di ferro alle direttive
dell’istruttore. Ad un
tratto il silenzio si fece
ancor più opprimente: al
fondo del Reparto era comparso il Capo-
laboratorio che indagava su tutti noi. Con passo
felpato attraversava il laboratorio, finché esplose
in un sonante ”Ma chi è quel disgraziato che
lavora in quel modo?”. Chissà con chi ce l’avrà,
poveretto. Purtroppo lentamente si avvicinava
dalle parti mie e arrivò sino a me che con tanta
volontà martellavo la lamiera.
“Ma te – mi disse – perché usi il martello con la
mano sinistra? Il martello s’impugna con la
destra. Non te l’hanno detto?” – “Lo so, signor
F., ma io sono mancino e con la destra non sono
capace”. “Non sei capace! Ma non lo sai che qui
si viene per imparare? Devi quindi imparare ad
usare la mano destra come tutti i cristiani.
Capito?” “Sissignore”.
Cambiai subito mano al martello, detti un paio di
colpi. L’ultimo schivò con fare radente lo
scalpello e finì direttamente sul pollice della
mano sinistra.
Ma non fu male, perché acquisii direttamente
quindici giorni di riposo,. Pardon, di mutua, per
infortunio.
News UniTre Osimo – Maggio 2015 4
Questa vera e propria migrazione di popoli che
arrivano morti o vivi sulle nostre spiagge,
pressati dalla fame e dalla guerra, ci angoscia
ogni giorno. Secondo Scalfari sarà inarrestabile e
l’Europa è destinata a diventare “meticcia”.
Non vorrei apparire catastrofica, ma la sua
riflessione mi ha fatto pensare alla caduta
dell’Impero romano, dovuta alla crisi e alla
corruzione di una struttura politica, economica e
culturale che aveva dominato il mondo e alla
pressione dei barbari, affamati delle sue
ricchezze. Nonostante valli, fortificazioni e
strategie varie, essi debordarono all’interno
dell’Impero, portando morte e distruzione. Ebbe
fine un mondo, ma nella stabilizzazione del
dopo, convissero e si scontrarono culture, leggi,
mentalità diverse, fino a che da una sorta di
compromesso ed ancor più di evoluzione,
nacquero nuove società, quelle romano
barbariche, forti e innovative, che molto
recuperarono della cultura romana, in una
sorprendente commistione e convivenza di leggi,
lingua e costumi. Esemplare di questa fusione,
Carlo Magno, re franco e barbaro, difensore
della cristianità, unificatore con i Capitolari di
leggi inizialmente applicate in modo differente
secondo il popolo di appartenenza, erede di quel
sogno di pacificazione e convivenza di più
popoli che era stata la forza dell’impero romano.
La storia passa attraverso corsi e ricorsi, ma il
cammino della civiltà progredisce sempre,
questo il pensiero Vichiano. Però le
trasformazioni richiedono secoli, e noi siamo
qui, hic et nunc, e i momenti di passaggio sono
fatti di lacrime e sangue. Anch’io penso che
nulla fermerà dei disperati, perché non hanno
nulla da perdere. Che fare?
Non sono un politico né un economista e su
questi temi non ho nulla da proporre, ma credo
che chiudersi entro recinti nella speranza di
sfuggire alla realtà sia vano. Questo lo dico per
l’Europa, che crede di potersi salvare perché
ancora lontana dall’emergenza e lascia tutto il
carico di affrontarla all’Italia, ma lo dico anche
per noi, che spaventati e più o meno razzisti, ci
chiudiamo a riccio di fronte ad ogni possibilità di
dialogo, d’incontro, d’accoglienza razionale,
sognando di chiudere le frontiere, lasciando che
carne umana sia cibo per i pesci. Non credo che
alzare barricate senza gli opportuni distinguo
servirà, perché come per l’Impero romano quelle
non reggeranno all’urto. Ciascuno di noi, io
credo, se non è una bestia feroce, oscilla tra pietà
verso il bisogno disperato di esseri umani come
noi e quello che qualcuno chiamerebbe “sano
egoismo” Credo però che quelle barricate non
potranno che inasprire una realtà già così
drammatica. Possiamo solo sperare che l’Europa
si attivi con una politica unitaria, che salvaguardi
i nostri diritti e la nostra identità, beni
assolutamente imprescindibili, ma nello stesso
tempo si apra senza fare d’ogni erba un fascio a
chi infine vuole solo vivere, puntando alle forze
più aperte e meno estremiste delle varie parti in
causa, colpendo duramente i trafficanti di
uomini, che incentivano false speranze e sono
causa non ultima di quest’esodo di massa.
Per concludere degnamente l’Anno Accademico, l’Unitre di Osimo ha organizzato una gita di due giorni: il 12 e il 13 maggio 2015. Ore 6,30 partenza dai vari punti stabiliti, partecipanti 45, ben affiatati e spinti dal desiderio di condividere momenti di spensieratezza, consapevoli anche di arricchire il proprio patrimonio culturale. Una meta prestigiosa: Castel del Monte in Puglia e i Sassi di Matera in Basilicata. Con in testa la presidente Antonietta Mattioli e la valida collaborazione di suo marito Leonardo Grana, è iniziato il viaggio, durante il quale la comitiva ha potuto ammirare la bellezza del paesaggio, passando dalle morbide colline marchigiane, ai monti innevati dell’Abruzzo, alle distese nelle Puglie, dei filari di viti alternati agli olivi secolari, incorniciati dai muretti a secco tipici di quella regione. Ad Andria, Castel del Monte ci ha accolto dalla collina inondata dal sole in tutte le ore del giorno, con l’imponenza delle sue forme ottagonali, emblematica espressione della personalità del suo committente, Federico II di Svevia. Secondo la puntuale relazione della guida, la costruzione del Castello risale al 1240, che pur non avendo una funzione militare per l’assenza di fossato e di ponte levatoio, fungeva da elemento essenziale nel sistema di comunicazione della rete castellare voluta da Federico II. La presenza di bagni e di camini nei diversi piani e il lusso delle rifiniture rendono plausibile l’uso residenziale e di rappresentanza del Castello. Con impressa nella
L’UNITRE IN TOUR Di Rossana GIORGETTI PESARO
L’Europa “meticcia”? Di Rosalba RONCAGLIA
News UniTre Osimo – Maggio 2015 5
mente la visione magica di Castel del Monte, la comitiva si è poi diretta a Matera dove é arrivata alle ore 19,30. Frugale la cena nella Casa di Assistenza Sant’ Anna, linde e confortevoli le camere. Dopo cena, non poteva mancare una sortita per ammirare i Sassi nella magica atmosfera della notte. Da un belvedere l’alternarsi dei tetti e delle finestre illuminate in un baratro, ha fatto ripensare al Presepe e la gioiosa vivacità della gente del “loco” nelle vie e nei caffè ha alleviato la stanchezza dei nottambuli. Il mattino seguente, con la guida, è iniziata la visita dei Sassi che hanno accolto i visitatori, sciorinando il loro suggestivo repertorio di viuzze, scalette, grotte, primitive abitazioni scavate nella roccia e le chiese rupestri, concepite in modo da costituire un esempio alle generazioni future per il modo di utilizzare le qualità dell’ambiente naturale, per l’uso delle risorse del sole, della roccia e dell’ acqua. Non
bisogna dimenticare che Matera è iscritta nella lista dei patrimoni dell’umanità dell’Unesco e che nel 2019 sarà proclamata “Capitale della Cultura“. Dopo un lauto pranzo, si è fatta l’ora del ritorno, non è mancata una visita al Duomo di Altamura e poi di seguito in viaggio confortevole con il cuore colmo di soddisfazione per la bella esperienza vissuta, e un sentimento di gratitudine per l’Unitre che ha saputo svolgere appieno il suo compito culturale e sociale. .
Matera - Un’ora tranquilla, al caldo sole
di mezzogiorno…Alida e io abbiamo deciso di entrare nell’ombra fresca e
silenziosa della bella chiesa per vedere
con i nostri occhi la “Madonna bruna”…
Ma, ecco... ”Non è bruna affatto, ci siamo dette ad alta voce, anzi, rosea e
bianca, e ha i capelli fulvi....”
Una signora che pregava lì accanto è venuta a spiegarci che, in realtà, quel
"bruna" viene da Ebron, una località a
sud di Gerusalemme, che Maria attraversò durante il suo viaggio per
incontrarsi con la cugina Elisabetta...
Gli abitanti di Matera veneravano fin dai tempi antichi questa immagine.
Vennero i
Mori e la rubarono: un po' perché anche loro veneravano Maria, (come madre di
un grande profeta: Gesù) e un po'
perché la statua era adorna di stemmi preziosi, monili, tessuti ricamati in oro
dalle donne della città.
Ma gli abitanti di Matera non si rassegnarono alla perdita, costruirono
un carro su cui trasportare la statua e
andarono a riprendersela, non senza aver "menato" i Mori di santa ragione.
Per molti mesi fino al 2 luglio i giovani
cartapestai di Matera preparano un carro sontuoso per
Maria e vanno in
processione, facendo più
volte il giro intorno alla chiesa…. Poi, rimessa al
suo posto l'immagine,
"attaccano" il carro, lo sfondano, lo riducono in
pezzi, lo
bruciano...Forse a ricordo dell'antico
combattimento. Una
curiosità: anche dalle nostre parti, a Fermo,
c’è una chiesa rurale
dedicata alla Madonna
bruna che assomiglia tutta alla
precedente…
LA MADONNA BRUNA (che bruna non è!) Di Gloria CASTELLANA
News UniTre Osimo – Maggio 2015 6
Ciao ragazzi, mi riconoscete?
Sono Nena, la perpetua di Don Altero, non so se
avete visto lo spettacolo. Ho sentito dire che è
andato molto bene, per fortuna, con tutta la fatica
che abbiamo fatto! Ci siamo divertiti, però, ed
abbiamo fatto divertire il nostro pubblico che ha
riso dall’ inizio alla fine.
Da Compagnia mezzo scalcinata ci siamo rivelati
un gruppetto di personaggi affiatati e ben
amalgamati.
Don Altero, al quale piaceva molto un goccetto
di vino, sembrava che prete era nato. Lidia,
molto brillante e graziosa sempre alla ricerca di
far apprezzare dallo zio prete il suo fidanzato un
po’ imbranato ma attore coi fiocchi! Il dottor
Menelao, con la sua stranezza, ci sapeva proprio
fare. Anche gli sposi Peppe e Lucia con Tilio e
Viola non sono stati da meno, ed io, lasciatemolo
dire, me la sono cavata abbastanza bene.
Me ne rendo conto quando vado in giro perché
tutti si complimentano con me e questa è una
grande soddisfazione.
Il nostro desiderio è replicare lo sceneggiato al
Teatro ‘’Nuova Fenice’’ se riceviamo l’aiuto
dell’ Unitre e dell’assessore comunale alla
Cultura.
Se il nostro sogno andrà a lieto fine, vi faremo
sapere.
Grazie di cuore a Gigliola Costantini, la nostra
amata regista,
Un ringraziamento speciale va all’ Unitre perché
se non ci fosse stata questa bella Associazione,
dove sarei andata a sfogarmi?
Un saluto da Nena la Perpetua.
LA PASCIO’ DE DON ALTERO
Di Nena la Perpetua
News UniTre Osimo – Maggio 2015 7
Asteracee Crepis vesicaria L.
Come riconoscerla
Pianta erbacea con fusti eretti e ramificati, le foglie sono glabre, pennatosette, dopo la raccolta si
ripiegano.
Dove si trova
Nei prati soleggiati, negli incolti, nelle scarpate.
Parti utilizzate
La rosetta basale.
Quando si raccoglie
Dal tardo autunno alla primavera.
Grugno Porcino o grugno a cappelletto
Deve il suo nome alla forma che la rosetta assume una volta
raccolta, incurvandosi verso il basso e arricciando le foglie
come il codino di un maiale. Ha proprietà simili a quelle della
cicoria e del tarassaco, comuni a molte erbe amare:
disintossicante,
depurativa, diuretica ed ipoglicemizzante. Da queste
erbe, specialmente dalla cicoria, è quasi impossibile distinguerla
se non quando comincia a fiorire, formando un
grosso bocciolo che contiene ancora le ramificazioni dello
stelo e i futuri fiori, gialli, non blu come quelli della cicoria.
In cucina
Cotta da sola è un po’ amara ,perciò si preferisce mescolarla
Le Erbe Bone
Grugno porcino
…… dalla CUCINA dell’UniTre
News UniTre Osimo – Maggio 2015 8
con altre erbe più dolci come la crespigna, il papavero, il caccialepre.
Erbe miste ripassate con salsiccia e pomodoro
Erbe miste lessate, salsiccia e salame o prosciutto,
cipolla, aglio, pomodorini, peperoncino, vino.
In una padella abbiamo fatto appassire nell’olio, abbondante
cipolla, aglio e peperoncino. Abbiamo spruzzato del vino e
aggiunto salsiccia e salame spezzettati, poi i pomodorini
schiacciati, per dare colore; dopo alcuni minuti abbiamo messo
ad insaporire le verdure ben strizzate e tagliate grossolanamente.
News UniTre Osimo – Maggio 2015 9
È sempre maggiore l’attenzione dei giudici ai reati di tipo “tradizionale”, ma compiuti attraverso le nuove tecnologie: internet e Facebook sono diventati la nuova piazza per delinquere, avvantaggiati forse da una comune (quanto falsa) convinzione di non punibilità o di difficile perseguibilità dei reati a mezzo web. Così non è; e l’enorme mole di sentenze che i tribunali stanno producendo in questo periodo ne è testimonianza. Vediamo, dunque, singolarmente tutte le principali ipotesi di reati “telematici”. 1 | DIFFAMAZIONE TRAMITE FACEBOOK O SOCIAL NETWORK
Il reato più gettonato sui social network è la diffamazione. Per quanto ormai sia pacifico che la diffamazione su una testata giornalistica online o su Facebook non possa essere considerata come aggravata “dal mezzo di stampa”, secondo i giudici, va comunque considerata l’aggravante del mezzo di pubblicità [1]. Facebook viene ritenuto come un “luogo aperto al pubblico”, conformemente al detto comune secondo cui i social network sono le nuove piazze. Risultato: la condotta penale è più grave e la sanzione più costosa (trattasi, infatti, di sanzione pecuniaria). I casi esaminati dai giudici italiani riguardano Facebook, ma i principi valgono anche per Twitter, Linkedin, ecc. Secondo la Cassazione [2] anche i commenti a sfondo sessuale, postati sulla bacheca della vittima, possono rientrare nel reato di molestie. Ma ad una
condizione: devono essere tanto costanti e petulanti da recare disturbo nella parte
offesa o costringere quest’ultima a mutare le proprie abitudini di vita. La vittima ha 90 giorni di tempo
per sporgere querela. Ma, prima di fare ciò, è necessario procurarsi le prove del reato. Una soluzione può essere quella di salvare la pagina web su un supporto durevole (cd o chiavetta usb), che comprende anche i codici Html, per preservarne l’autenticità anche in caso di rimozione. Un’altra via è quella di recarsi da un notaio, stampare la pagina incriminata e far da quest’ultimo attestare che la copia (ossia la stampa) è conforme all’originale (quella a video). Quanto tutto manca, sarà necessario avvalersi di testimoni, in grado di riferire al giudice il contenuto dei post offensivi: circostanza tanto più importante quanto più si pensi che, verosimilmente, il colpevole, all’avvio delle indagini, potrebbe cancellare tutto ciò che ha precedentemente scritto sul web. In questi casi, la vittima può, oltre che agire penalmente nei confronti del colpevole, chiedergli poi, in via civile, il risarcimento del danno (accertato il reato e il diritto all’indennizzo in sede penale, la quantificazione viene rimessa al giudice civile).
Rubrica
Tutti i reati su Facebook e su internet
Molestie, profilo falso, diffamazione, furto di password, fotografie e link.
News UniTre Osimo – Maggio 2015 10
Attenti ai like sui post offensivi I giudici stringono le maglie anche su chi clicca “mi piace” ai commenti altrui. Quest’anno sono scattati i primi rinvii a giudizio per concorso in diffamazione aggravata che tengono conto del fatto che l’addebito offensivo alla reputazione della vittima aumenta in proporzione alle persone che apprezzano i post denigratori. La differenza tra diffamazione e ingiuria
Se l’insulto avviene in pubblico, cioè alla presenza di più di due persone (per esempio, su un profilo personale, in una pagina, o comunque in una conversazione in chat cui partecipino più persone) scatta il reato più grave di diffamazione. Diversamente, se l’offesa viene proferita in una chat a due: in questo caso, il reato configurabile è quello di ingiuria e anche esso può dar luogo al risarcimento del danno (anche non patrimoniale). Se vi hanno rubato l’account Facebook Non è facile sfuggire alla condanna penale sostenendo di essere stati vittima di un furto di identità. L’eventuale accesso abusivo all’account di posta elettronica o al profilo social deve essere dimostrato con prove tracciabili e documentate. La pubblicazione di una notizia non aggiornata
Anche la pubblicazione di una notizia non aggiornata con l’eventuale sentenza di assoluzione può far scattare la diffamazione e il conseguente risarcimento del danno. Ciò infatti lede la reputazione dell’interessato [3]. 2 | PROFILO FALSO SU FACEBOOK
Creare un profilo falso su un social network integra il (grave) reato di sostituzione di persona. Qui il dolo (specifico) – secondo i giudici – è rappresentato dal soddisfacimento di una propria vanità o dall’altrui danno (arrecato alla persona cui si sottrae l’identità). Commette lo stesso reato chi apre un account email sotto falso nome, inducendo in errore i terzi [4].
3 | LINK A NOTIZIE PENALI O A SCRITTI OFFENSIVI
Secondo il Tribunale di Genova [5] non costituisce diffamazione linkare sul proprio profilo Facebook o sul sito internet un articolo offensivo scritto da altri, in quanto la creazione di un link non può portare a inglobare quel documento diverso nella propria pagina web. Nel nostro ordinamento scatta la responsabilità solo per chi scrive l’articolo e non per chi rinvia a un articolo scritto da terzi. 4 | ATTENTI ALLE FOTO
Vietato pubblicare foto senza l’autorizzazione del/dei soggetto/i ritratto/i. Idem per i tag su un’immagine offensiva (si pensi il tag su una foto a sfondo sessuale, di odio razziale, o con contenuto lesivo dell’altrui reputazione). Non si possono postare neppure le foto del coniuge o di altri familiari senza il loro consenso. Così, per esempio, dopo la separazione dei coniugi, l’uno può obbligare l’altro a rimuovere dal proprio profilo le immagini del viaggio di nozze o gli altri scatti fatti insieme [6]. In caso di violazione, il tribunale potrà ordinare la rimozione coattiva con un ricorso in via d’urgenza [7]. 5 | VIETATE LE FOTO DI MINORI
Innanzitutto si tratta di una regola di prudenza: postare le foto di minori, specie se in età scolastica, è estremamente pericoloso poiché ciò potrebbe richiamare le attenzioni di malintenzionati. Ma c’è anche un altro aspetto di cui non si tiene mai conto: i genitori non sono “padroni” dei loro figli e non possono decidere circa l’immagine di questi ultimi, disponendone a proprio piacimento. Così, se i ragazzi, una volta divenuti maggiorenni, dovessero ritenersi lesi dalla pubblicazione di tali foto “in lungo e in largo” (attesa, soprattutto, la difficoltà a cancellare i
News UniTre Osimo – Maggio 2015 11
Come dare disdetta ad un contratto di locazione, ma non so quando posso farlo e come devo fare: ecco una breve e qualche esempio di lettera di recesso.
contenuti dal web “ex post”), potrebbero fare causa ai genitori (anche davanti al Garante della privacy) e, azionando i propri diritti, chiedere risarcimento del danno e le relative sanzioni. 6 | DATI PERSONALI ALTRUI
Secondo la Cassazione [8], divulgare in una conversazione via chat o in una mail il numero di cellulare di altri può portare a una condanna per il reato di trattamento illecito dei dati personali [9]. 7 | STALKING
I giudici sanzionano inoltre le molestie e lo stalking commesso tramite Facebook, perché il social network rappresenta un luogo aperto al pubblico. Se i messaggi (sia in bacheca che privati) sono costanti e in grado di turbare la vita della vittima non si sfugge a una condanna che, nei casi più gravi, può arrivare fino a quattro anni. [1] Art. 595 co. 3 cod. pen. [2] Cass. sent. n. 37596 del 12.09.2014. [3] Cass. sent. n. 18174 del 25.08.2014. [4] Cass. sent. n. 25774 del 16.06.2014. [5] Trib. Genova, sent. del 12.03.2014. [6] A essere violati in questo caso sono la legge sul diritto d’autore (articoli 96 e 97 della legge 633/41) e il Testo unico sulla privacy (articolo 23). [7] Art. 700 cod. proc. civ. [8] Cass. sent. 21839 del 1.06.2011. [9] Art. 167 T.U. privacy.
L’inquilino (o conduttore) o il “padrone di casa” (o locatore), che vogliono porre fine al contratto di locazione, possono procedere come segue, a seconda del momento in cui decidono di recedere dal rapporto.
CONDUTTORE: Per recedere dal contratto prima che esso si rinnovi automaticamente, l’inquilino dovrà comunicare la propria disdetta nei termini stabiliti nel contratto stesso, o in mancanza di specifica previsione, almeno 6 mesi prima della scadenza del contratto. Il recesso dovrà essere comunicato con lettera raccomandata a.r. e non sarà necessario, in questo caso, indicare le ragioni del recesso. Ad esempio, il conduttore potrà scrivere: “con la presente, il sig. ….. comunica la propria volontà di recedere dal contratto di locazione in essere, relativo all’immobile sito in ….., via….., nei termini di legge, impegnandosi a lasciare libero l’appartamento da persone e cose entro il giorno …”.
Se l’inquilino intende invece recedere dal contratto di locazione in un qualsiasi altro momento del rapporto, dovrà inviare raccomandata di disdetta almeno 6 mesi prima della data in cui intende lasciare l’immobile, indicando esattamente i motivi della sua decisione. Tali ragioni dovranno essere gravi, sopravvenute (quindi non esistenti al momento della conclusione del contratto di locazione) e indipendenti dalla sua volontà. Si pensi ad esempio all’inquilino che, dopo alcuni mesi dalla
conclusione del contratto, venga improvvisamente trasferito in altra città per ragioni di lavoro. In questo caso il testo
della lettera di disdetta potrà essere il seguente: “con la presente, il sig. ….. comunica la propria volontà di recedere dal contratto di locazione in essere, relativo all’immobile sito in ….., via….., nei termini di legge, a causa dell’improvviso trasferimento definitivo della propria sede di lavoro in ….. (oppure: in ragione del trasferimento presso struttura di cura e assistenza per anziani, stante l’impossibilità di provvedere autonomamente alle propri quotidiane esigenze). Il sig. …. Si impegna a
Come recedere da un contratto di locazione
News UniTre Osimo – Maggio 2015 12
Licenziamenti economici, disciplinari (per giusta causa o giustificato motivo soggettivo) e discriminatori: la disciplina.
lasciare libero l’appartamento da persone e cose entro il giorno …”. LOCATORE: Se invece è il locatore a non voler rinnovare il contratto alla prima scadenza (ossia dopo i primi 4 anni se si tratta di contratto 4+4, o dopo i primi 3, se si tratta di contratto 3+2), dovrà inviare all’inquilino, almeno 6 mesi prima della scadenza del contratto, una raccomandata a.r. indicando le precisamente le ragioni della sua decisione. Questo perchè il proprietario può disdire il contratto alla prima scadenza solo per i motivi previsti dalla legge [1]. In tal caso, il locatore potrà scrivere all’inquilino: “con la presente, il sig. ….. comunica la propria volontà di recedere dal contratto di locazione in essere, relativo all’immobile sito in ….., via….., nei termini di legge, volendo destinare l’immobile ad uso proprio”. Per la disdetta invece successiva alla prima scadenza del contratto, il locatore non è
tenuto ad indicare alcun motivo, essendo sufficiente comunicare al conduttore la propria volontà di recedere, almeno 6 mesi prima della scadenza. Ad esempio si potrà scrivere: “con la presente, il sig. ….. comunica la propria volontà di recedere dal contratto di locazione in essere, relativo all’immobile sito in ….., via….., nei termini di legge, invitado pertanto il conduttore a lasciarlo libero da persone e cose entro il giorno…”. [1] Quando il locatore intenda destinare l’immobile ad uso proprio; quando l’immobile si trovi in un edificio gravemente danneggiato che debba essere ricostruito o ristrutturato e la permanenza del conduttore sia di ostacolo al compimento di indispensabili lavori; quando l’immobile si trovi in uno stabile del quale è prevista l’integrale ristrutturazione, la demolizione o la radicale trasformazione per realizzare nuove costruzioni; oppure, trattandosi di immobile sito all’ultimo piano, il proprietario intenda eseguire sopraelevazioni a norma di legge e per eseguirle sia indispensabile lo sgombero dell’immobile stesso; quando il conduttore dispone di un altro alloggio libero ed idoneo nello stesso comune; quando il conduttore non occupi continuativamente l’immobile senza giustificato motivo; quando il locatore intenda vendere l’immobile e non abbia la proprietà di altri immobili ad uso abitativo oltre a quello in cui abita.
Un lavoratore può essere licenziato per giusta causa o giustificato motivo soggettivo se compie mancanze che fanno venir meno la fiducia del datore di lavoro (licenziamento disciplinare). A riguardo si distingue tra “giusta causa” per le violazioni più gravi che non danno diritto neanche a preavviso, e “giustificato motivo soggettivo” per tutte le altre, con il diritto al preavviso (o, in mancanza, al pagamento dell’indennità di mancato preavviso). Se invece il datore, pur non avendo addebiti specifici a carico del dipendente, ha una situazione di crisi oppure deve riorganizzare l’azienda, si può licenziare per giustificato motivo oggettivo (licenziamento economico, individuale o collettivo) [1]. A riguardo, si parla anche di licenziamento per “giustificato motivo oggettivo” che, anche in questo caso, dà diritto al preavviso (o alla relativa indennità). Cosa prevede la legge per i licenziamenti economici?
Per i licenziamenti economici illegittimi (ossia in mancanza del motivo economico lamentato dal datore) il lavoratore ha diritto al risarcimento e, in casi eccezionali e residuali, alla reintegrazione sul posto di lavoro. Quali sono i licenziamenti fondati su ragioni discriminatorie?
Per quali motivi è possibile licenziare?
News UniTre Osimo – Maggio 2015 13
Sono quelli dettati dalla volontà di punire il lavoratore per alcune sue caratteristiche personali come sesso, razza, età, convinzioni ideali, religiose e politiche, che non hanno alcuna attinenza
con l’attività lavorativa. In caso di licenziamento qualificato come discriminatorio e annullato dal giudice, il lavoratore ha diritto di essere reintegrato sul posto di lavoro; in aggiunta alla reintegra, il lavoratore ottiene un risarcimento del danno pari alle retribuzioni maturate dalla data di uscita dall’azienda sino a quella di effettivo rientro. Qual è la differenza tra licenziamento per giusta
causa e licenziamento per giustificato motivo soggettivo?
Un licenziamento si definisce disciplinare quando viene intimato all’esito di una procedura – disciplinare, appunto – nel corso della quale il datore di lavoro contesta al dipendente delle mancanze. Se le mancanze contestate non consentono la prosecuzione, neanche provvisoria, del rapporto di lavoro, il datore, dopo aver mandato la contestazione e ascoltato le giustificazioni del dipendente, licenzia per giusta causa (il rapporto si interrompe subito, senza preavviso). Se invece le mancanze si concretizzano in una violazione dei doveri contrattuali, gravi ma non così tanto da impedire la prosecuzione provvisoria del rapporto, il datore licenzia per giustificato motivo soggettivo e il licenziamento ha efficacia dalla fine del periodo di preavviso (o subito, se il datore decide di pagare l’indennità sostitutiva del preavviso). Cosa prevede oggi la legge in caso di licenziamento disciplinare ritenuto illegittimo?
Oggi il giudice, dopo aver accertato l’illegittimità del licenziamento disciplinare, deve verificare se il fatto materiale addebitato era inesistente e se tale fatto è sanzionato dal contratto collettivo con una misura meno grave del licenziamento. Se la risposta a una delle due domande è positiva, il giudice deve disporre la reintegra e in aggiunta un risarcimento in misura non superiore a 12 mensilità. Se invece la risposta è negativa a entrambe le domande, il giudice non ripristina il rapporto di lavoro ma condanna il datore a pagare un’indennità economica tra le 12 le 24 mensilità. Cosa prevede la legge per un licenziamento per motivi economici ritenuto illegittimo?
Oggi, se il datore intende licenziare per motivi economici deve attivare una procedura amministrativa presso la Dtl, durante la quale si tenta la conciliazione tra le parti. Se la conciliazione fallisce, il datore può licenziare. Se il giudice considera infondato il licenziamento, perché non esistono i motivi economici addotti, non ripristina il rapporto di lavoro ma condanna il datore al pagamento di un’indennità economica tra le 12 le 24 mensilità. Se il giudice ritiene che il motivo del recesso sia manifestamente infondato (concetto difficile da interpretare, in quanto non è chiara la differenza rispetto al recesso “semplicemente” infondato), il giudice deve disporre la reintegra e in aggiunta dare un risarcimento non superiore a 12 mensilità. [1] I licenziamenti sono disciplinati dalla legge 604/1966, che regola i licenziamenti individuali, dalla legge 300/1970 (Statuto dei lavoratori) che fissa le sanzioni per i licenziamenti illegittimi, e dalla legge 223/1991, che disciplina i licenziamenti collettivi.
News UniTre Osimo – Maggio 2015 14
Non è valida una multa per eccesso di
velocità contestata tramite il sistema dei
"Tutor", le telecamere collocate in sequenza
sull'autostrada che permettono di calcolare
la velocità media di ogni auto, se nella
notifica della polizia stradale non viene
inviato il fotogramma della vettura in
questione. E' quanto ha stabilito il giudice di
pace del tribunale di Alessandria che nei
giorni scorsi ha dato ragione al legale
rappresentante di un'azienda genovese la
cui auto di servizio era stata "pizzicata" a
procedere oltre il limite di velocità
consentito sull'A26 Genova Voltri-Gravellona
Toce. Il giudice ha accolto le richieste degli
avvocati difensori della ditta Giuseppe Maria
Gallo e Francesca Meus che avevano
sottolineato come in mancanza dell'invio dei
rilievi fotografici mancava la prova della
violazione. Il giudice di pace ha accolto
questa motivazione annullando la sanzione.
ll giudice di pace boccia il Tutor: "Multa non valida se nel verbale manca la foto"
News UniTre Osimo – Maggio 2015 15