MAGAZINEn.151 / 17 MAGAZINE MARZO 017 La falsa riforma del diritto d’autore Il Consiglio dei...

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MAGAZINE n.151 / 17 06 MARZO 2017 La falsa riforma del diritto d’autore Il Consiglio dei Ministri, nella riunione dello scorso venerdì, ha approvato in via definitiva il riordino (si fa per dire) dell’attività di collecting dei diritti d’autore per adeguarsi (anche qui si fa per dire) alle disposizioni della normativa eu- ropea. La ratio evidente della direttiva Barnier, che tutto ha originato, era quella di portare alla liberalizzazione del mercato della raccolta dei diritti d’autore, che in Italia vede SIAE come monopolista di ferro. O d’oro, bisognerebbe forse dire, visto che grazie al privilegio offerto dalla legge, SIAE è messa in condizione di intermediare centinaia di milioni di euro di diritti d’autore ogni anno trattenendone non solo le proprie percentuali di gestione ma anche tutti i proventi finanziari. La nuova normativa introduce la possibilità che ci siano altre società di collecting collettive o a scopo di lucro dalle quali gli artisti possano farsi rappresentare, ma lascia in esclusiva a SIAE, insieme ad altri privilegi, la prerogativa dell’incasso iniziale. Questo vuol dire che i diritti d’autore li incassa comunque solo e soltanto SIAE che poi dovrà ridistribuirli in parte alle altre società di collecting secondo le competenze degli artisti da esse rappresentate. In nessun caso le altre società di collecting riusciranno ad essere competitive con SIAE: impossibile pagare gli aventi diritto più velocemente di quanto non faccia SIAE, a meno di non anticipare il denaro; impossibile essere più remunerativi, in quanto la gran parte dei costi la definisce SIAE con le proprie trattenute sulla raccolta. Bisognerà vederci più chiaro e attendere, come accade sempre in Italia, i regolamenti di det- taglio e le interpretazioni. Pare però che SIAE non potrà più fare propri i proventi finanziari derivanti dall’investimento delle cifre raccolte e non ancora ridistribuite. Sì, perché SIAE, come abbiamo più volte raccontato, di fatto avrebbe chiuso tutti gli ultimi bilanci in grave perdita se non si fosse impropriamente “nutrita” di proventi finanziari di fatto non suoi ma degli aventi diritto. Questo grazie alla strategica lentezza, che SIAE invece definisce normale ciclo economico, nella ridistribuzione: ogni euro di diritto d’autore che entra nelle casse della SIAE vi staziona mediamente per un anno prima di essere ridistribuito. Se effettivamente i proventi finanziari dovessero essere computati insieme ai diritti d’autore da ridistribuire, SIAE non sarebbe in equilibrio economico e la strada per la salvezza sarebbe un aumento rilevante della percentuale di gestione SIAE (che la norma prevede sia definita sulla base dei costi e non su valori di mercato, dato che non c’è un mercato). Infatti la nuova normativa lascia a SIAE il potere di definire un costo del servizio di raccolta sulla base dei propri costi. Così è impossibile fallire, ma è evidente che non si tratti propriamente di un incentivo all’efficienza. La soluzione cristallina ed evidente sarebbe stata quella dello spacchettamento delle funzioni della SIAE in due entità distinte: una, magari da non chiamare neppure più SIAE, che si occupi dell’incasso centralizzato (impensabile che i pagatori debbano versare quote separate a società separate); e una “Nuova SIAE” che non goda di alcun trattamento differenziato rispetto alle altre società. Gli artisti avrebbero potuto finalmente scegliere, a pari condizioni, se affidarsi alla Nuova SIAE o ai suoi even- tuali concorrenti. Il voler confermare a SIAE il doppio ruolo – collettore centrale e società di ridistribuzione agli aventi diritto - è funzionale solo a mantenerla in uno stato di controllo del mercato: i concorrenti, anche i più bravi, i me- glio informatizzati e i più veloci, sono destinati a rimanere a valle delle procedure di SIAE e quindi strutturalmente più lenti a ridistribuire. Se questo non è monopolio, poco ci manca. E l’Europa, che tanto ha voluto la liberalizzazione, dovrebbe occuparsi di questa anomalia. Gianfranco GIARDINA Unieuro acquista Monclick per 10 milioni di euro 02 Xbox Game Pass 10 euro al mese per 100 giochi 27 Modem libero in Italia La legge c’è ma non viene rispettata 03 Il mondo Mitsubishi Electric Viaggio nel paradiso hi-tech Siamo stati in Giappone nei quartieri generali di Mitsubishi Electric. Pronti a scoprire ascensori da record, localizzatori satellitari ultra precisi, robot e tecniche produttive del futuro? Samsung Galaxy S8 Trapelano le prime foto Anche lui passa al 18:9 LG G6 Il primo con display 18:9 Ha un grande schermo Nokia 3310 Protagonista al MWC Le nostre impressioni Huawei P10 Ha un modem 4.5G LTE e fotocamere super Xperia XZ Premium Il nuovo top di gamma Sony è superlativo 13 17 18 10 LE NOVITÀ DAL MOBILE WORLD CONGRESS 23 Doro Lo smartphone per senior che risolve mille problemi IN PROVA IN QUESTO NUMERO Sony OLED KD-A1 Bello e che suono! 40 Amazon Fire TV Stick Prime Video sul TV 42 Temp Sitter, misurare la febbre con un’app 50 52 16

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MAGAZINEn.151 / 1706 MARZO 2017

La falsa riforma del diritto d’autoreIl Consiglio dei Ministri, nella riunione dello scorso venerdì, ha approvato in via definitiva il riordino (si fa per dire) dell’attività di collecting dei diritti d’autore per adeguarsi (anche qui si fa per dire) alle disposizioni della normativa eu-ropea. La ratio evidente della direttiva Barnier, che tutto ha originato, era quella di portare alla liberalizzazione del mercato della raccolta dei diritti d’autore, che in Italia vede SIAE come monopolista di ferro. O d’oro, bisognerebbe forse dire, visto che grazie al privilegio offerto dalla legge, SIAE è messa in condizione di intermediare centinaia di milioni di euro di diritti d’autore ogni anno trattenendone non solo le proprie percentuali di gestione ma anche tutti i proventi finanziari. La nuova normativa introduce la possibilità che ci siano altre società di collecting collettive o a scopo di lucro dalle quali gli artisti possano farsi rappresentare, ma lascia in esclusiva a SIAE, insieme ad altri privilegi, la prerogativa dell’incasso iniziale. Questo vuol dire che i diritti d’autore li incassa comunque solo e soltanto SIAE che poi dovrà ridistribuirli in parte alle altre società di collecting secondo le competenze degli artisti da esse rappresentate. In nessun caso le altre società di collecting riusciranno ad essere competitive con SIAE: impossibile pagare gli aventi diritto più velocemente di quanto non faccia SIAE, a meno di non anticipare il denaro; impossibile essere più remunerativi, in quanto la gran parte dei costi la definisce SIAE con le proprie trattenute sulla raccolta.

Bisognerà vederci più chiaro e attendere, come accade sempre in Italia, i regolamenti di det-taglio e le interpretazioni. Pare però che SIAE non potrà più fare propri i proventi finanziari derivanti dall’investimento delle cifre raccolte e non ancora ridistribuite. Sì, perché SIAE, come abbiamo più volte raccontato, di fatto avrebbe chiuso tutti gli ultimi bilanci in grave perdita se non si fosse impropriamente “nutrita” di proventi finanziari di fatto non suoi ma degli aventi diritto. Questo grazie alla strategica lentezza, che SIAE invece definisce normale ciclo economico, nella ridistribuzione: ogni euro di diritto d’autore che entra nelle casse della SIAE vi staziona mediamente per un anno prima di essere ridistribuito. Se effettivamente i proventi finanziari dovessero essere computati insieme ai diritti d’autore da ridistribuire, SIAE non sarebbe in equilibrio economico e la strada per la salvezza sarebbe un aumento rilevante della percentuale di gestione SIAE (che la norma prevede sia definita sulla base dei costi e non su valori di mercato, dato che non c’è un mercato). Infatti la nuova normativa lascia a SIAE il potere di definire un costo del servizio di raccolta sulla base dei propri costi. Così è impossibile fallire, ma è evidente che non si tratti propriamente di un incentivo all’efficienza.

La soluzione cristallina ed evidente sarebbe stata quella dello spacchettamento delle funzioni della SIAE in due entità distinte: una, magari da non chiamare neppure più SIAE, che si occupi dell’incasso centralizzato (impensabile che i pagatori debbano versare quote separate a società separate); e una “Nuova SIAE” che non goda di alcun trattamento differenziato rispetto alle altre società. Gli artisti avrebbero potuto finalmente scegliere, a pari condizioni, se affidarsi alla Nuova SIAE o ai suoi even-tuali concorrenti. Il voler confermare a SIAE il doppio ruolo – collettore centrale e società di ridistribuzione agli aventi diritto - è funzionale solo a mantenerla in uno stato di controllo del mercato: i concorrenti, anche i più bravi, i me-glio informatizzati e i più veloci, sono destinati a rimanere a valle delle procedure di SIAE e quindi strutturalmente più lenti a ridistribuire. Se questo non è monopolio, poco ci manca. E l’Europa, che tanto ha voluto la liberalizzazione, dovrebbe occuparsi di questa anomalia.

Gianfranco GIARDINA

Unieuro acquista Monclick per 10 milioni di euro 02

Xbox Game Pass 10 euro al mese per 100 giochi 27

Modem libero in Italia La legge c’è ma non viene rispettata 03

Il mondo Mitsubishi Electric Viaggio nel paradiso hi-tech Siamo stati in Giappone nei quartieri generali di Mitsubishi Electric. Pronti a scoprire ascensori da record, localizzatori satellitari ultra precisi, robot e tecniche produttive del futuro?

Samsung Galaxy S8Trapelano le prime foto Anche lui passa al 18:9

LG G6Il primo con display 18:9 Ha un grande schermo

Nokia 3310 Protagonista al MWC Le nostre impressioni

Huawei P10Ha un modem 4.5G LTE e fotocamere super

Xperia XZ PremiumIl nuovo top di gamma Sony è superlativo

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10LE NOVITÀ DAL MOBILE WORLD CONGRESS

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Doro Lo smartphone per senior che risolve mille problemi

IN PROVA IN QUESTO NUMERO

Sony OLED KD-A1 Bello e che suono!

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Amazon Fire TV Stick Prime Video sul TV

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Temp Sitter, misurare la febbre con un’app

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MAGAZINEn.151 / 1706 MARZO 2017

MERCATO Siglato alla fine di febbraio l’accordo per l’ingresso di Monclick nel Gruppo Unieuro

Unieuro: 10 milioni per acquisire MonclickUnieuro intende incrementare significativamente il fatturato nel proprio segmento online

di Gaetano MERO

U nieuro ha siglato un accordo con

la società Project Shop Land S.p.A.

per l’acquisizione del noto portale

di e-commerce Monclick. Il valore della

transazione, attualmente in attesa del-

l’ok da parte delle autorità competenti, è

stabilito in 10 milioni di euro e si conclu-

derà presumibilmente nel primo seme-

stre dell’anno in corso. Monclick opera

nel mercato dell’elettronica di consumo

e nel mercato online utilizzando la for-

mula del B2B2C, vendendo dunque

prodotti al consumatore finale grazie a

partnership con aziende che svolgono

la propria attività fuori dal segmento

consumer.

Giancarlo Nicosanti Monterastelli, AD

ed azionista Unieuro, ha affermato che

“l’acquisizione è coerente col nostro pia-

no di crescita e conferma la posizione di

Unieuro come naturale consolidatore

omnicanale dell’elettronica di consumo

in Italia, nonchè pone le basi per uno

sviluppo da first mover nel segmento

B2B2C, utilizzando gli asset e il know-

how specifico di Monclick”.

Secondo le stime, i ricavi attesi per Mon-

click nel bilancio 2016 ammontano a 99

milioni di euro, per Unieuro l’operazione

ha una forte valenza strategica in quan-

to consente di incrementare significati-

vamente il fatturato nel segmento online

e consolidare la propria posizione nel

mercato dell’elettronica di consumo.

La storia di Monclick continua, assicu-

ra Federica Ronchi, Direttore Genera-

le della società: “riteniamo che questa

rappresenti per noi un’importante sfida,

ma soprattutto una grande opportunità

per esprimere al 100% tutte le nostre po-

tenzialità, grazie alle competenze e al-

l’esperienza acquisiti in oltre un decen-

nio di attività da pure player nel mondo

dell’e-commerce. Monclick e Unieuro

parlano la stessa lingua, pur avendo

storie e caratteristiche differenti. Sarà

proprio tale complementarietà la chiave

di volta di questo progetto”.

Fastweb a Milano UltraFibra a 1 Gbps entro l’estateSarà Milano la prima città italiana interamente coperta dalla UltraFibra Fastweb, con velocità di download e upload che arrivano ad 1 Gbps e 200 Mbps di Mirko SPASIANO

Buone nuove per chi risiede nella capitale della moda ed è cliente Fastweb: entro l’estate il gestore, che ormai da tempo fa parte del gruppo delle comunicazioni sviz-zero Swisscom, estenderà in tutta la città la copertura del servizio UltraFibra. Saranno circa 700 mila, tra abitazioni ed imprese, le utenze che potranno fruire della banda ul-tralarga con tecnologia Fiber to the Home, con velocità in download da 1 Gbps e 200 Mbps in upload.A beneficiarne sarà anche il ser-vizio WOW FI, che permette a tutti i clienti Fastweb di navigare gratuitamente anche fuori casa sfruttando i punti di accesso Wi-Fi della community in oltre 800 città italiane. Grazie all’ampliamento della copertura del servizio UltraFi-bra, tutta la community godrà di un incremento della banda condivisa negli oltre 100 mila punti di acces-so Wi-Fi della sola Milano. Se tutto andrà secondo i piani, già entro aprile circa il 50% delle abitazioni e degli uffici di Milano potranno accedere alla banda ultralarga a 1 Gbps; la transizione sarà completa-ta poi entro l’estate.Fastweb metterà a disposizione dei propri clienti FASTGate, il mo-dem ad alte prestazioni presentato alla fine del mese scorso, e con-sentirà a tutti coloro che sottoscri-veranno un abbonamento di rete fissa (raggiunti dalla tecnologia FTTH) di provare gratuitamente il servizio UltraFibra per un anno. I clienti di Milano, che hanno già un abbonamento Fastweb in fibra, possono prenotarsi sul sito MyFa-stPage e richiedere il passaggio a 1 Gbps, che sarà effettuato a partire dal mese di maggio.

di Gaetano MERO

I n base all’ultimo report della società

di consulenza indipendente Ovum,

Vodafone risulta essere l’operatore

leader nel roaming internazionale 4G

grazie al numero di destinazioni offerte

ai propri clienti, considerevolmente più

alto rispetto a quelle dei competitor.

Dallo studio si rileva che Vodafone è

leader in tutti i 18 mercati analizzati e

che, nella maggior parte di tali mercati,

offre oltre 100 destinazioni con roaming

4G, più del doppio di quelle disponibi-

li attraverso gli altri operatori mobili.

“I nostri consumatori possono utilizzare

al meglio il tempo trascorso all’estero

grazie alla disponibilità del servizio 4G

in un numero significativo di destina-

zioni, senza nessuna preoccupazione

per le tariffe roaming” ha commentato

Serpil Timuray, Chief Commercial Ope-

rations & Strategy Officer del Gruppo

Vodafone.

Dalla tabella fornita da Ovum, Vodafone

in Italia si classifica al primo posto ga-

rantendo ben 102 accessi alla rete 4G

all’estero, seconda TIM con 60 destina-

zioni e terzo posto per WIND a quota 31.

I dati si basano su informazioni dispo-

nibili sui siti web degli operatori a no-

vembre 2016 e su informazioni ricevute

direttamente dagli operatori, informa la

società di analisi.

MERCATO Un report misura la solidità della rete LTE offerta dagli operatori italiani all’estero

Vodafone leader del roaming su rete LTEGrazie al numero di destinazioni offerte ai propri clienti, Vodafone domina la classifica

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MAGAZINEn.151 / 1706 MARZO 2017

di Roberto PEZZALI

L o scorso novembre un attacco hacker ha messo

fuori uso circa un milione di modem di Deutsche

Telekom. L’attacco si è risolto nel migliore dei

modi, l’operatore è infatti riuscito a rilasciare un ag-

giornamento che ha ripristinato il funzionamento,

ma se l’hacker fosse riuscito a corrompere anche il

bootloader l’unica soluzione sarebbe stata quella di

sostituire il modem.

Speriamo vivamente che un episodio simile non si

ripeta più in futuro, ma se dovesse ripetersi oggi in

Italia senza trovare soluzioni per tutti gli utenti con un

abbonamento “fibra” la soluzione sarebbe solo una:

attendere che il proprio operatore ritiri l’apparato difet-

toso per sostituirlo con uno perfettamente funzionante.

A dispetto di quanto si può fare infatti con la vecchia

connessione ADSL, dove un modem router sostitutivo

è acquistabile senza problemi nel Media World di turno

(basta un ADSL2+ di qualsiasi marca o modello), con le

più recenti connessioni in fibra l’apparato di rete in Italia

è legato all’operatore stesso, blindato e non sostituibile

con un prodotto di terze parti. Una vera anomalia, so-

prattutto se si pensa che con tablet e smartphone nel

mercato mobile, rispetto a quando accade in altri Paesi

dove il terminale è “SIM locked”, tutti questi vincoli non

esistono: si può acquistare un iPhone con Vodafone e,

pochi minuti dopo, inserire una SIM TIM.

Il tema della libertà di modem è molto sentito e non

solo per il rischio di un possibile attacco hacker o di

spionaggio. Esistono infatti svariati motivi che po-

trebbero portare alla scelta di un modem che non sia

quello dell’operatore, primo tra tutti il costo. C’è infatti

chi il modem lo offre nel pacchetto, qualche volta in

promozione e qualche volta inserito in costi di attiva-

zione (che non sono così bassi) e chi invece, come TIM,

lo fa pagare agli utenti, 3,90 €/mese per 48 mesi. Un

consumatore, al posto di versare a TIM 187 euro in ben

4 anni, potrebbe comprare un modem avanzato con

determinate specifiche tecniche e potrebbe volere un

prodotto con una determinata tecnologia wireless sen-

za alcuna restrizioni imposte dai modem delle telco: il

mercato è pieno di prodotti validi.

Vodafone, ad esempio, non permette di eliminare dal

nome della rete wireless privata dell’utente il prefisso

“vodafone-“: chi deve configurare più access point con

la stessa rete è obbligato a chiamarli tutti “vodafone-

xxxx”.

MERCATO In vigore il Regolamento Europeo che obbliga gli operatori a lasciar scegliere ai propri clienti il tipo di modem

Modem libero in Italia, la legge c’è ma nessuno la fa rispettare. Il Governo sguinzaglia AgcomTutti dicono di seguire il Regolamento, ma nessuno permette il cambio del modem. La risposta del Governo sulla vicenda

C’è anche una questione legata alle prestazioni: non

tutti i modem sono uguali, soprattutto con il firewall atti-

vato e configurato ad arte: se il processore interno non

è veloce il modem è un vero collo di bottiglia capace di

strozzare fiumi di megabyte al secondo limitando quin-

di la velocità di navigazione disponibile. In questi casi

ci sono operatori che aggiornano il modem dell’utente

se viene fatto un upgrade della banda disponibile, altri

che invece lasciano lo stesso modem anche per anni

impedendo quindi ai clienti di sfruttare a pieno la ban-

da che viene pagata.

Cambiare liberamente modem in Italia è possibile

quindi ma solo con l’ADSL, non con le offerte fibra,

anche se questa regola non è uguale per tutti i provi-

der: alcuni permettono di cambiare il modem ma solo

ed esclusivamente per la parte di navigazione web, in

quanto non vengono fornite le credenziali per la parte

di telefonia VOIP, elemento che nei nuovi pacchetti fi-

bra (FTTC/FTTH) è vincolato in ogni caso all’apparato

dell’operatore.

C’è già un regolamento europeo garantisce la libertà di modemFino allo scorso anno il tema della libertà di modem era

legato esclusivamente ad una direttiva europea della

quale però l’Italia ha recepito, rispetto ad altri Paesi

europei, solo una parte, ovvero la definizione di appa-

recchiatura terminale. Questa è contenuta nella legge DPR 198 del 20101. Ai sensi del presente decreto si intendono per:

a) apparecchiature terminali:

1) le apparecchiature allacciate direttamente o

indirettamente all’interfaccia di una rete pubblica di

telecomunicazioni per trasmettere, trattare o ricevere

informazioni; in entrambi i casi di allacciamento, diretto

o indiretto, esso può essere realizzato via cavo, fibra

ottica o via elettromagnetica; un allacciamento e’ indi-

retto se l’apparecchiatura e’ interposta fra il terminale

e l’interfaccia della rete pubblica;

....

Una definizione che calza a pennello con il Regola-mento dell’Unione Europea 2015/2120, non una di-

rettiva ma una legge che dev’essere applicata e fatta

rispettare in tutti gli Stati Membri. L’articolo 3 del rego-

lamento è decisamente chiaro.

“Gli utenti finali hanno il diritto di accedere a informa-

zioni e contenuti e di diffonderli, nonché di utilizzare e

fornire applicazioni e servizi, e utilizzare apparecchia-

ture terminali di loro scelta, indipendentemente dalla

sede dell’utente finale o del fornitore o dalla localizza-

zione, dall’origine o dalla destinazione delle informa-

zioni, dei contenuti, delle applicazioni o del servizio,

tramite il servizio di accesso a Internet”.

Questo regolamento è entrato in vigore nell’aprile

2016, ma per le disposizioni del comma 2 o 3 dell’arti-

colo 3 che richiamano il comma 1 dello stesso c’era la

possibilità di prorogare fino al 31/12/2016.

Siamo però nel 2017 e ormai il regolamento dovrebbe

essere in vigore, eppure nessuno ha ancora lasciato

“libero” il modem. Perché?

Gli operatori affermano di rispettare il regolamentoIl regolamento europeo è decisamente chiaro: gli uten-

ti devono essere liberi di scegliere un terminale di loro

scelta, eppure oggi questo non è possibile perché in-

dubbiamente agli operatori fa comodo tenere i fili di

tutti gli apparati della propria rete clienti, un po’ per

poter gestire gli aggiornamenti un po’ per sfruttarli con

servizi aggiuntivi come il Wow-Fi di Fastweb o la Wi-fi

Community di Vodafone.

In questi mesi abbiamo ovviamente sentito gli operatori

interrogandoli sulla questione, e TIM, ad esempio, ritie-

ne di rispettare a pieno il Regolamento UE 2015/2120

in quanto i suoi clienti sono liberi di scegliere gli ap-

parati che preferiscono per quanto riguarda l’accesso

a Internet. Tuttavia la stessa TIM ci fa notare che “il

servizio VoIP è un servizio particolare che può essere

ricompreso in quelli che la stessa regolamentazione

segue a pagina 04

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europea definisce come servizi specializzati e in quan-

to tale richiede un particolare interlavoro con la rete

che può essere garantito solo con apparati TIM”.

Una risposta simile ce l’ha fornita pure Fastweb: cam-

biare il modem si può, ma non sulle connessioni in fibra

con VOIP. Vodafone, che offre ai suoi clienti la Vodafo-

ne Station, afferma invece di seguire le linee guida del

Berec, ovvero l’Ufficio dell’Organismo dei regolatori

europei delle comunicazioni elettroniche. Nelle BEREC Guidelines on the Implementation by National Regu-lators of European Net Neutrality Rules, approvate

lo scorso agosto 2016 il Berec da indicazioni all’ente

regolatore locale (nel nostro caso Agcom) su come in-

terpretare gli articoli del Regolamento Europeo.

Riguardo all’articolo 3, ovvero quello del modem libero,

viene spiegato che “Se sussistono delle evidenze tec-

niche che rendono necessario l’utilizzo di un specifico

terminale l’operatore può scegliere di erogare tale ser-

vizio con il dispositivo considerato più idoneo che però

viene considerato parte della sua rete”.

Vodafone, quindi, ritiene la Station indispensabile per

poter erogare i suoi servizi, anche se questo punto an-

drebbe approfondito.

Wind Tre, che con Infostrada fa navigare buona parte

della popolazione italiana, non ha invece risposto alla

nostra richiesta di chiarimento del regolamento UE.

L’interpellanza urgente in ParlamentoIl Deputato Ivan Catalano della lista CIVICI E INNOVA-

TORI, con il quale abbiamo avuto il piacere di parlare

riguardo all’argomento, ha chiesto lo scorso anno al

Se Fastweb non obbligasse ad usare il suo modem servizi come il Wow-fi non sarebbero così diffusi.

Governo per quale motivo in Italia non sia stata recepi-

ta interamente la direttiva europea che dava libertà di

modem e perché non venga presa in considerazione

l’idea di una legge come quella che stanno studiando

i “cugini tedeschi”. Non avendo ottenuto risposta, ha

firmato, insieme ai colleghi Stefano Quintarelli, Galga-

no Adriana e Monchiero Giovanni una interpellanza

urgente sull’argomento il 18/01/2017.

Update: Il Governo, nella figura del sottosegretario per lo Sviluppo Economico Antonio Gentile, ha rispo-sto che il Garante delle Comunicazioni sta valutando tutte le varie offerte sul mercato e che sta completan-do le audizioni con i vari operatori sulla questione. Il Deputato Ivan Catalano, che abbiamo risentito al ter-mine dell’audizione, ci conferma che nelle prossime settimane verrà rilasciato un report completo sulla situazione.

Agcom dovrebbe vigilare ma manca chi multa?Gli operatori, soprattutto in questa fase strategica di of-

ferta “fibra”, non hanno alcuna intenzione di facilitare il

passaggio dei clienti da un operatore all’altro, cosa che

invece avviene nel mercato della telefonia mobile dove

con gli apparati sbloccati e la portabilità il passaggio è

rapido e immediato.

Il modem dell’operatore permette inoltre un controllo

maggiore sul cliente e sulla rete: si può bilanciare il traf-

fico per evitare congestioni, si possono fornire servizi

come il wi-fi condiviso e si possono fornire servizi come

la tele-configurazione o la gestione tramite app.

E’ evidente che, se si guarda al Regolamento Europeo,

tutti stanno camminando sul sottile filo che separa la le-

galità dell’illegalità, perché far passare il servizio “VOIP”

come un servizio particolare o un determinato modem

come “indispensabile” sembrano più scappatoie che

altro, soprattutto in virtù di una tecnologia che sta an-

dando esclusivamente verso soluzioni di comunicazio-

ni VOIP. Il problema, pare, è che non ci sia chi può far

rispettare il regolamento, o meglio, c’è chi deve vigilare

ma non c’è chi deve multare. Il Governo dovrebbe in-

fatti aver incaricato AgCom di verificare che venga ap-

plicato correttamente il regolamento sul modem libero,

ma pare che la stessa Autorità per le Garanzie delle

Telecomunicazioni abbia le mani legate in quanto non

è stato ancora incaricato l’ente che dovrebbe invece

sanzionare. Il solito pasticcio insomma, ma la situazio-

ne potrebbe cambiare davvero velocemente: ci sono

consumatori che sono felici di avere un modem del-

l’operatore che funziona bene e non crea problemi, ma

ci sono utenti più evoluti che vogliono poter scegliere

e l’Unione Europea ora gli offre questa possibilità. Gli

operatori al momento negano questa libertà.

Update: il Governo ha risposto che sarà Agcom a vi-gilare e che sarà la stessa Autority ad avere potere di sanzionare chi sgarra. Le audizioni con i vari ope-ratori sul tema sono già iniziate e verrà rilasciato un rapporto completo: a quel punto ci si dovrà adeguare alla decisione, chi non rispetta il Regolamento o non rilascia le chiavi del modem, verrà multato.

MERCATO

Modem libero in Italiasegue Da pagina 03

di Tommaso ELIANI

P oste Italiane e Mastercard uniscono

le forze e in occasione del Mobile

World Congress annunciano il so-

dalizio tra l’app PostePay e la tecnologia

Masterpass. La piattaforma per pagamen-

ti on-line del circuito Mastercard, integra-

ta nell’app PostePay permetterà infatti ai

13 milioni di titolari della carta prepagata

di Banco Posta di fare acquisti on-line

da dispositivo mobile con una procedu-

ra semplice e sicura. La configurazione

del nuovo servizio Masterpass consiste

nell’inserire “una-tantum” nell’app le cre-

denziali del proprio account Masterpass

e l’indirizzo di spedizione della merce;

perfezionare ogni acquisto on-line sarà

poi questione di istanti e soprattutto

offrira un livello di sicurezza molto ele-

MERCATO Accordo tra Poste Italiane e Mastercard per un e-commerce mobile semplice sicuro

E-commerce sereno da app con Postepay Massima sicurezza: i dati sensibili della carta di pagamento non vengono mai trasferiti in rete

vato. I dati

sensibili della

carta di paga-

mento, infatti,

non saranno

mai trasmessi

sulla rete ma

r i m a r r a n n o

custoditi - sot-

to crittografia

hardware - in

aree protette

dei server Mastercard. Masterpass, già

disponibile in Italia per gli acquisti on-

line tramite web browser dal 2014 per

i clienti di varie banche e poi diffusosi

come primo competitor di PayPal, con

questa integrazione nell’app PostePay

potrà raggiungere l’ambita fascia di po-

polazione italiana costituita dai giovani

ancora senza conto corrente, nonché

quella clientela che per le più svariate

motivazioni, non ultima la paura di subi-

re frodi, non vuole usare la propria carta

di credito principale per gli acquisti da

smartphone.

MERCATO

Denon e Marantz cambiano padroneDenon e Marantz cambiano casacca e vanno a fare parte di Sound United, gruppo specializzato in componenti audio che può vantare marchi di dif-fusori come Polk Audio, Boston Acou-stics e Definitive Technology. Sinora l’unione delle due storiche aziende sotto D+M non ha modificato più di tanto le strategie dei marchi: solo poche presenze di prodotti disponibili con entrambi i marchi e separazione delle gamme senza farsi concorrenza. Nella nuova realtà i marchi diventano in gran parte complementari, anche se la gamma Heos di Denon potrebbe sovrapporsi ai diffusori wireless di Defintive Technology e Polk.

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MAGAZINEn.151 / 1706 MARZO 2017

MERCATO La Pay TV perde canali in Italia: Sony abbandona Sky e si compra due canali sul DTT

Basta Pay TV sat, tutti vogliono il nostro DTTViacom vorrebbe acquistare un altro canale da affiancare al suo Paramount Channel

di Roberto FAGGIANO

N el mondo le Pay TV iniziano a

perdere colpi a favore dello strea-

ming sul web ma in Italia abbiamo

l’anomalia delle decine di canali fruibili

liberamente sul digitale terrestre, televi-

sioni che attirano spettatori e di conse-

guenza investimenti pubblicitari.

Così la pensa anche Sony con la sua

divisione Pictures Television Networks

che ha interrotto le trasmissioni su Sky

dei suoi due canali AXN e AXN Sci-Fi.

Nel contempo la stessa Sony ha ac-

quistato da Retecapri i due canali 45

e 55 del digitale terrestre, attualmente

occupati da NekoTV e Capri Gourmet.

Una numerazione piuttosto interessan-

te seppure già distante dai canali con

numero più basso.

Secondo alcune indiscrezioni i canali di

Retecapri costerebbero circa 10 milioni

di euro ciascuno e questo fa compren-

dere quanto Sony ritenga più profittevo-

le la prospettiva di incassi pubblicitari

sui canali free, rispetto al corrispettivo

ottenuto da Sky. L’operazione è anco-

ra al vaglio delle autorità competenti e

quindi Sony non si è ancora sbilanciata

sui contenuti dei nuovi canali ma è facile

supporre che saranno gli stessi AXN a

sbarcare sul dtt con il loro ricco portafo-

glio di serie tv.

Secondo altre indiscrezioni un’opera-

zione simile sarebbe in corso da parte

di Viacom, che dopo aver festeggiato

un anno di trasmissioni del suo Para-

mount Channel vorrebbe affiancargli

un altro canale. In particolare ci sareb-

bero trattative con il gruppo Scripss

Networks che detiene i canali 33 e 49.

Il canale richiesto da Viacom sarebbe il

49, strategicamente posizionato tra Rai

News 24 e il Sky TG 24, con l’attuale

Fine Living che andrebbe a spostarsi sul

33. In attesa che i nuovi canali arrivino

sul digitale terrestre speriamo che gli

italiani si abituino a superare lo scoglio

del tasto 7 del telecomando e scoprano

il resto del panorama televisivo italiano,

sforzandosi di premere due tasti per ve-

dere nuovi orizzonti televisivi.

TV OLED LG Nel 2017 i prezzi scendono I modelli italiani attesi per l’estateI primi prezzi dei TV OLED del 2017 di LG mostrano nel resto del mondo un calo netto dei listini rispetto agli anni scorsi In Italia la lineup la vedremo solo in estate e per i prezzi c’è ancora un riserbo totale di Roberto PEZZALI

Scendono i prezzi degli OLED, anche nel resto del mondo. L’Ita-lia, come sappiamo, è sempre stato un paese molto particola-re dove alcuni modelli costava-no molto meno che in Europa: qualcuno, dalla Germania, è ve-nuto fino in Italia per risparmia-re oltre 1000 euro sul modello base che in terra tedesca anco-ra costava 2.999 euro. Amazon ha iniziato a mostrare i prezzi dei modelli 2017 per gli Stati Uniti e ci sono interessanti novi-tà: il modello C7, infatti, la novità di quest’anno viene venduto di listino a 2499 dollari nel taglio da 55” e questo lascia presup-porre che il B7, l’entry level, possa costare qualcosa meno. LG chiede poi 5000$ per il mo-dello E7 da 65” e 7500$ per il reference G7 sempre da 65”. I prezzi americani come sempre sono tasse escluse, ma rispetto ai listini dello scorso anno LG ha tagliato in media 1500$: il 55” partiva infatti da 4000 dollari.Per l’Italia l’attesa sarà ancora lunga: i primi modelli arrive-ranno nei negozi per l’estate. La riduzione di prezzo a livello globale è comunque una notizia importante in vista dello sbarco sul mercato di competitori bla-sonati come Sony e Panasonic, che dovranno per forza di cose mantenere un prezzo simile a quello di LG se non vogliono es-sere tagliati fuori in partenza.

TV E VIDEO Tra i TV Sony c’è un modello unico nel suo genere, che mancava sul mercato

Sony XE90, piccolo e al top. È il TV che mancava L’XE90 è un Full LED da 49”, è perfetto per chi cerca la qualità su un “piccolo” schermo

di Roberto PEZZALI

P ossibile che nessuno ci aveva

ancora pensato? Quando si deve

comprare un TV top di gamma

la scelta è sempre vincolata a tagli di

grandi dimensioni, a volte grandissi-

me. Basta pensare al top di gamma

Samsung Q9: Samsung lo realizzerà

solo nella versione da 65”, inaccessibi-

le a molti sia per dimensioni sia per il

prezzo. Sony fa felici tutti e presenta la

nuova serie XE90, un TV di fascia alta

che però parte da 49” ad un prezzo

decisamente concorrenziale. Fascia

alta perché oltre ad avere una cornice

in alluminio, il nuovo processore HDR

X1 e il display Triluminous questo TV è

pure dotato di una retroilluminazione

Full LED local dimming con X-Tended

Dynamic Range Pro, la stessa usata sul

modello top che differisce solo per un

filtro frontale aggiuntivo.

Lo abbiamo visto in azione ieri, nel

corso della presentazione della nuova

gamma TV Sony 2017, e per lumino-

sità, contrasto e qualità d’immagine il

“piccolo” Sony se la gioca senza pro-

blemi con i modelli top. Un TV unico

sul mercato, perfetto anche da abbina-

re alle recenti console 4K HDR, suffi-

cientemente sottile nonostante il Full

LED e con a bordo Android TV 7.0. Le

belle notizie non finiscono qui: la serie

XE90 arriverà nei negozi la prossima

settimana, a prezzi di listino che sono

decisamente concorrenziali per un top

di gamma e per un brand come Sony:

1.599 euro per il 49” e 1.999 euro per

la versione da 55”.

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MAGAZINEn.151 / 1706 MARZO 2017

ENTERTAINMENT L’arrivo della primavera porta su Amazon Prime Video un’invasione di contenuti originali da non perdere

Su Amazon Prime Video una ventata di novitàTra i titoli più interessanti la prima serie tv firmata da Woody Allen, Crisis in Six Scenes, e il drama You Are Wanted

di Michele LEPORI

P rendete posto in salotto e abbiate cura di

non dimenticare niente, perché alzarsi dal di-

vano sarà quasi impossibile: il palinsesto di

marzo su Amazon Video è fatto per tenerci incollati

allo schermo per delle sessioni di binge watching da

godere tutte d’un fiato. Dopo un inizio d’anno col botto

firmato The man in the High Castle e Z: the beginning

of everything, scopriamo cosa ci attende con l’arrivo

della primavera.

La serie più attesa è senza dubbio Crisis in Six Scenes,

il primo progetto televisivo di Woody Allen. Accolto e

commentato con fervori opposti dalla critica statuniten-

se, la (mini)serie del regista di Blue Jasmine e Vichy

Christina Barcelona è più un film che una vera e propria

serie TV. 6 puntate da 21 minuti circa che esplorano la

vita di una coppia di coniugi in là con gli anni la cui nor-

male routine viene sconvolta da una hippie in fuga alla

polizia e con il solo desiderio di scappare a Cuba. Il film

in 6 puntate di Allen secondo alcuni diverte, secondo

altri annoia, ma tutti fanno fronte comune nel dire che

sia da vedere, anche solo per lo strano cast che vede

- oltre ad Allen - Miley Cyrus, Elaine May, Rachel Bro-

snahan e John Magaro. Premiere dal 24 marzo.

Secondo progetto Original di casa Amazon è You Are Wanted, prodotta ed interpretata da Matthias Schwei-

ghöfer e prima produzione a firma teutonica degli stu-

dios di Seattle. You Are Wanted è la storia di Lukas

Franke (interpretato proprio da Schweighöfer), nel

ruolo personale di padre di famiglia e lavorativo del

manager di un hotel la cui vita cambia radicalmente il

giorno in cui scopre che i suoi dati personali sono stati

violati e si ritrova davanti alla storia della propria vita...

che però non combacia con la realtà. Lukas capisce

che la sua identità digitale è cavallo di troia per una

cospirazione più grande di cui vuole capire motivazio-

ni, fini e soprattutto perché sia stato scelto proprio lui.

Protagonisti saranno Alexandra Maria Lara, Karoline

Herfurth e Tom Beck, al fianco ovviamente dello stes-

so Schweighöfer.

Tutti pronti sull’app dal 17 marzo, lo stesso giorno del-

la messa online dell’ultimo Original: One Mississippi, commedia tragicomica ed autobiografica con pro-

tagonista Tig Notaro. Si parte con Tig mentre lascia

Los Angeles destinazione Mississippi dopo la scom-

parsa della madre. La serie è il viaggio di riconciliazio-

ne ed espiazione di Tig con i ricordi, gli affetti ed i do-

lori dell’infanzia, della crescita ma anche e soprattutto

dell’accettazione di vita dopo la morte.

La settimana prima, invece tocca a due graditissimi

ritorni: Hand of God e Red Oaks. Due serie molto

diverse ma entrambe molto apprezzate dal pubblico,

per motivi e tematiche molto diverse. La prima vede

il ritorno del vincitore del Golden Globe Ron Perlman

ancora nel ruolo del giudice Pernell Harris. La trama

continua il filone di pazzia e corruzione che hanno

sorretto tutta la prima stagione e porteranno Pernell a

scoprire una cospirazione più grande di quanto potes-

se immaginare. Nel cast di Hand of God: Dana Delany

(Body of Proof) è Crystal Harris, moglie separata del

giudice in missione per proteggere l’eredità di suo fi-

glio; Andre Royo (The Wire) come il sindaco gregario

intelligente-ma-viscido ‘Bobo’ Boston; Garret Dillahunt

(Justified) nel ruolo di KD, il sociopatico rinato le cui

tendenze violente vengono sfruttate da Pernell; Ema-

yatzy Corinealdi (Roots) è Tessie ex ragazza squillo e

confidente di Pernell; Alona Tal (Supernatural) inter-

preta Jocelyn Harris, la nuora in lutto di Pernell; Julian

Morris (Pretty Little Liars) è il predicatore moralmente

discutibile, ed Elizabeth McLaughlin (Betrayal) è Alicia,

la sua fidanzata.

Red Oaks ed il suo protagonista Craig Roberts, in-

vece riportano gli spettatori all’estate del 1986 nella

periferia del New Jersey: niente internet, niente social

network ed una vita tremendamente più monotona ma

anche semplice da gestire per molti. Fra quei molti, si-

curamente non ci sono soci e staff del Red Oaks Coun-

try Club, la cui estate è foriera di grossi cambiamenti

nella sfera sentimentale e di vita vissuta. L’assistente di

tennis David Meyers (Craig Roberts) è sconvolto dalla

fine del matrimonio dei genitori, deve abbandonare la

New York University ed il sogno di diventare regista. A

parziale compensazione di questi drammi, la sua sto-

ria d’amore nascente con Skye, la figlia del presidente

del club. Ma è un’estate travagliata anche per gli altri

membri del cast, i cui sentimenti sono messi a dura

prova nel corso di tutta una stagione che li porterà a

distruggere, prima di ricostruire, la strada per ritrovare

loro stessi. Oltre al già citato Roberts, gli altri prota-

gonisti saranno interpretati da Ennis Esmer, Oliver

Cooper, Paul Reiser, Alexandra Socha, Richard Kind e

Jennifer Grey.

L’ultimo del mese, via libera alla novità Good Girls Revolt. Ambientata nel 1969, proprio a cavallo di una rivoluzio-

ne culturale trascinata da idee politiche nuove e musi-

che alternative atte a veicolarne la diffusione a macchia

d’olio, la serie indaga le dinamiche degli unici ed ultimi

baluardi di resistenza al cambiamento: le redazioni,

e più nello specifico quella del “News of the Week”

dove le protagoniste Jane Hollander (Anna Camp),

Patti Robinson (Genevieve Angelson) e Cindy Reston

(Erin Darke), chiedono di essere trattate in modo equo.

La loro richiesta rivoluzionaria, guidata dall’avvocata

Eleanor Holmes Norton (Joy Bryant) sarà la proverbia-

le goccia che farà traboccare il vaso, innescando una

reazione a catena che travolgerà le giovani vite delle

protagoniste dal punto di vista di matrimoni, carriere,

vita sessuale, vite sentimentali e amicizie.

Crisis in Six Scenes

Red Oaks

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MAGAZINEn.151 / 1706 MARZO 2017

ENTERTAINMENT Abbiamo incontrato Todd Yellin, di Netflix, che ci ha mostrato qualcosa che ha davvero dell’incredibile

Miracolo Netflix: video di qualità in 100 kbps Uno streaming di qualità con un’occupazione di banda di soli 100 kbps. Impensabile fino a qualche anno fa, ora è realtà

di Roberto PEZZALI

Todd Yellin, il Vice President of Product Innovation

di Netflix che abbiamo avuto modo di incontrare

esordisce così: “Il mobile riveste un ruolo sempre

più importante in Netflix”. Todd ci spiega che in India,

in Sud Corea e in Giappone il numero di persone che

guarda contenuti su smartphone e tablet è già più

alto, in percentuale, di quelle che guardano i contenu-

ti sulla TV. “È la nuova generazione, inutile negarlo”

- ci dice. Ed è per venire in contro a questa necessità

che negli ultimi anni Netflix ha lavorato tantissimo per

migliorare la qualità video, ottimizzando tutti i sistemi

di compressione e facendo in modo che anche con

poca banda, e senza consumare troppo traffico, tutti

potessero godere del loro servizio senza buffering

e senza pause. Dopo aver lanciato lo scorso anno il

“per title encoding”, ovvero un sistema di compres-

sione che analizza il tipo di contenuto e trova il miglior

rapporto di compressione possibile per massimizzare

il rapporto qualità / banda consumata, Netflix si pre-

para ora ad un altro piccolo “miracolo”. Nei prossimi

mesi, non appena i test saranno conclusi, sarà possi-

bile infatti vedere un contenuto con buona qualità su

smartphone utilizzando solo 100 kbps di banda (audio

escluso). Se si pensa che un MP3 di modesta qualità

occupa 128 Kbps si capisce che stiamo davvero toc-

cando limiti inimmaginabili fino ad oggi per la com-

pressione video.

La dimostrazione a cui abbiamo assistito ci ha dimo-

strato come Netflix è riuscita, in soli 100 kbps di video

e 56 kbps di audio a raggiungere una qualità che è

almeno tre volte migliore di quella che oggi il miglior

encoder riesce a produrre.

Il segreto di tutto questo porta un nome, Ioannis

Katsavounidis, scienziato e ingegnere con una sto-

ria davvero curiosa: prima di entrare in Netflix come

Senior Research Scientist per le Encoding Technolo-

gies è stato per ben 4 anni in Italia, nel laboratorio del

Gran Sasso, a studiare i neutrini. Katsavounidis è stato

assunto da Netflix proprio per trattare i pixel come i

neutrini, elementi che hanno massa nulla: far pesare il

video quasi niente e il risultato è sorprendente.

Alzando i livello di compressione a 250 kbps si riesce

ad ottenere una resa HD-like, e Katsavounidis con-

ferma che scalando il sistema sul 4K probabilmente

potrebbero bastare 8 Mbps per offrire uno streaming

video Ultra HD che, ad una distanza di visione ade-

guata, sarebbe indistinguibile dallo stesso video che

occupa cinque volte lo spazio.

Abbiamo chiesto ovviamente se non è un paradosso

avere il video a 100 kbps e l’audio a 56 kbps, e Yellin

ci ha spiegato che è difficile scendere con l’audio sen-

za percepire un peggioramento qualitativo che porta

anche ad una percezione di peggior qualità video.

“Se l’audio è buono, il video sembra migliore di quel-

lo che è”. Il codec utilizzato è il VP9, la soluzione open

source di Google: Katsavounidis ci spiega che in realtà

esistono due encoder e che loro stanno usando una

versione leggermente modificata. In ogni caso non è

l’encoder a far la differenza ma il sistema “Netflix”: in

questi anni gli ingegneri del colosso dello streaming

hanno messo a punto un server che, utilizzando la

machine learning, ha imparato da solo a giudicare la

qualità di un contenuto. Da un lato gli provano infinite

impostazioni di encoding per le stesse sequenze, dal-

l’altra la macchina decide quale è quella che si vede

meglio e la seleziona. Un processo automatico, che

sarà adattato a tutti i film in uscita.

Yellin ci parla anche dell’HDR su smartphone e del

formato 18:9 che LG ha lanciato sul suo smartphone

G6. “Lo stream è lo stesso, e il client che abbiamo

preparato per il G6 riconosce l’HDR e cerca di ren-

derlo al meglio con la consapevolezza che i colori

contano più che la luminosità, anche perché su uno

smartphone è impensabile raggiungere i livelli di una

TV”. Netflix in ogni caso prevede di aumentare i con-

tenuti HDR del catalogo: il prossimo anno quasi tutte

le produzioni originali saranno HDR, anche se ancora

sono pochi coloro che guardano i contenuti con que-

sto livello di qualità.

Netflix, come Storaro, applaude alla scelta del 18:9

come formato di schermo: “Quasi tutte le nostre produ-

zioni sono e saranno in 2:1 ci dice Yellin, anche perché

le camere digitali più usate al mondo sono 2:1 come

risoluzione del sensore. Guardate ad esempio House

of Card o Stranger Things: hanno le bande nere sopra

e sotto sui TV e sullo smartphone LG sono totalmente

a pieno schermo”. Niente HDR invece, almeno per il

momento, per il Galaxy Tab S3 di Samsung: il primo di-

spositivo compatibile certificato sarà il G6.

C’è spazio anche per qualche domanda finale. Yellins

ci conferma che verrà presto data priorità anche all’au-

dio e che stanno cercando il modo per offrire come

hanno fatto con 4K e HDR anche audio multicanale di

qualità dove la banda lo permette. Nessuna speran-

za invece per il download dei contenuti 4K su Smart

TV: “Sarebbe facile da fare, ma per accontentare una

nicchia rischiamo di rendere l’interfaccia caotica per

molti altri utenti”. Yellin ci mostra infine con orgoglio

i server Open Connect che Netflix regala ai provider

per migliorare l’esperienza utente dei consumato-

ri: “In ognuno di questi - ci dice - ci sono dai 64 ai

288 Terabyte di contenuti, tutto il nostro catalogo in

tutte le qualità. È grazie a questi server che abbiamo

il miglior servizio di streaming al mondo”.

Le schermate qui sopra mostrano le differenze e si tratta di fotogrammi: in movimento la differenza è ancora più netta

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MAGAZINEn.151 / 1706 MARZO 2017

di Michele LEPORI

P otrebbe essere la svolta che il

mercato TV aspettava da tempo.

Perlomeno dal lato occidentale

dell’Atlantico, visto che la notizia inte-

ressa oggi il solo mercato americano:

YouTube TV sarà un nuovo pacchetto

di canali precedentemente accessibili

con un abbonamento dedicato che, a

35 dollari al mese, offrirà la visione di

46 emittenti in tutto il loro splendore di

programmazione. Senza entrare nel det-

taglio di come la nuova app si presenterà

ai nuovi abbonati perché, lo ripetiamo, il

servizio è oggi solo confinato al mercato

americano, l’idea di Alphabet è vincente:

non una sottoscrizione diversa per ogni

tipologia di contenuti, ma un pacchetto

su più livelli che darà a chi vuole tronca-

re con la TV tradizionale tutto il meglio

della programmazione. Dalle partite NBA

ed NFL di Fox Sports alle serie TV delle

major (i nomi grossi come HBO sono al

momento fuori da questa sottoscrizione),

passando per reality, kids e news no stop:

tutto quello che ogni millennial vorrebbe

ENTERTAINMENT Alphabet mette nel mirino i palinsesti e le emittenti a stelle e strisce

Nasce YouTube TV. È la rivoluzione attesa? YouTube TV offre un pacchetto accattivante e onnicomprensivo, per ora solo in USA

Samsung Gear VR si completa con un controller touchSamsung a Barcellona ha presentato il nuovo Gear VR con l’aggiunta di uno speciale controller. Promette lenti da 42mm, visuale a 101 gradi e la correzione della distorsione delle immagini di Franco AQUINI

Samsung a Barcellona ha mostra-to anche l’evoluzione del Gear VR, il visore per la realtà virtuale che sfrutta il display e l’hardware del-lo smartphone. Il nuovo Gear VR introduce un controller fisico, per avvicinare l’esperienza d’uso e l’azione alle soluzioni più note e ritenute di livello più alto, come Oculus Rift e HTC Vive. Il nuovo controller sarà dotato di trigger e di un Touch Pad, col quale sarà possi-bile puntare, trascinare e sparare. Il controller replicherà inoltre i tasti home, volume e il tasto per torna-re indietro, permettendo all’utente di tenere le mani saldamente sul controller. Buone notizie anche sul fronte del comfort, con lenti da 42mm, un FOV (Field of View) da 101 gradi e una tecnologia in grado di correggere la distorsione delle immagini. Importante soprattutto perché uno degli aspetti più diffi-cili da digerire della VR è proprio la motion sickness, ovvero il senso di nausea causato dai frequenti movimenti della testa e delle im-magini. Gear VR supporterà sia la porta micro USB che la Type-C, verrà fornito con un adattatore in dotazione e sarà compatibile con Galaxy S7, S7 edge, Note5, S6 edge+, S6 e S6 edge.

avere sempre sottomano, ovunque gra-

zie alla possibilità di fruire i contenuti da

mobile e desktop, e con la possibilità di

usare il cloud senza limiti come un disco

esterno. Senza dimenticare le famiglie di

appassionati, che con i 6 account attiva-

bili per sottoscrizione non dovranno più

litigare per telecomandi e programmi da

vedere.

E a noi? Per ora, Italia e tutto il Vecchio

Continente rimangono alla finestra: il

frammentato panorama europeo delle

sottoscrizioni streaming mal si sposa

con un concetto di “bundle” compo-

sto da operatori diversi ed in concor-

renza fra di loro, quando non parliamo

proprio di piattaforme con decoder e

smart card dedicate. Il punto sollevato

da YouTube TV è però importante e da

monitorare nei mesi: se la risposta fosse

quella che si auspicano i vertici dei part-

ner coinvolti, saremmo di fronte davvero

alla rivoluzione che il mondo dell’enter-

tainment rincorre da anni. E che arrive-

rebbe, paradossalmente, con chi di tv

non si è mai occupato.

di Roberto FAGGIANO

L a moda del vinile è inarrestabile e

tanti designer e progettisti si stan-

no scatenando nel proporre og-

getti sempre più strani e curiosi. Però il

Wheel dello studio olandese Miniot ha

davvero qualcosa di fuori dal comune:

al primo sguardo manca decisamente

qualcosa, la puntina per leggere i sol-

chi. Guardando il video mostrato sul

sito di Kickstarter dove viene proposto

HI-FI E HOME CINEMA Su Kickstarter un curioso giradischi a cui sembra mancare il braccio

Tutti pazzi per il vinile: ecco il giradischi “capovolto”Il disco viene letto da una testina che sta sotto la parte rotante e il disco gira al contrario

il progetto e si scopre il trucco: tutto il

sistema di lettura è posizionato sotto al

disco e non sopra e il disco gira al con-

trario. L’idea è interessante, permette di

ridurre le dimensioni del giradischi poco

oltre quelle di un disco in vinile 33 giri.

I progettisti hanno ricavato nella base

un meccanismo sul quale è fissata una

testina AudioTechnica AT 95 montata al

contrario. Sullo stesso meccanismo c’è

anche un sensore a infrarossi per la fun-

zione di cambio traccia sul disco.

Inolter il perno centrale nasconde tutti i

comandi del giradischi: premendolo si

avvia la riproduzione o si mette in pau-

sa, spostandolo di lato si cambia traccia,

ruotandolo si varia il volume. Il partico-

lare meccanismo di lettura permette di

poter fissare il giradischi anche a parete.

Il segnale in uscita è disponibile per un

amplificatore con ingresso per giradischi

oppure già preamplificato per collegarsi

a diffusori amplificati o sistemi senza in-

gresso phono; c’è anche una presa cuf-

fia per l’ascolto personale.

Molto curata la finitura della base, che

sarà disponibile in noce, ciliegio e mo-

gano oltre a serie speciali in edizione

limitata. Il progetto su Kickstarter ha già

ampiamente raddoppiato l’obbiettivo

di 50.000 euro. Il prezzo fissato per il

Wheel è di 800 euro ma chi vorrà aderire

alla campagna potrà ottenere uno scon-

to del 38%. Le prime consegne sono pre-

viste per ottobre.

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MAGAZINEn.151 / 1706 MARZO 2017

Grazie a Vodafone non perderai più la tua SamsoniteNuova tecnologia Track & Go con batterie a lunga durata NB-IoT Alert di prossimità e geolocalizzazione per viaggiare senza ansie e rintracciare velocemente il bagaglio smarrito di Alvise SALICE

“Cosa c’è di meglio di una Sam-sonite rigida?” recitava lo storico spot mentre l’elegante versione morbida della mitica valigia im-pattava senza scomporsi con la sua controparte in plastica dura. Da oggi la risposta a questa domanda sarà “Una Samsonite provvista di Track & Go”: que-st’ultimo è il nuovo sistema di tracciabilità del bagaglio svilup-pato assieme a Vodafone.Samsonite ha infatti siglato una partnership con il colosso del-le telecomunicazioni, che ora fornirà a Samsonite le proprie batterie a lunga durata denomi-nate Narrowband-IoT (NB-IoT), che consentiranno di sviluppa-re in modo esponenziale l’effi-cienza del sistema Track & Go. Inseribile comodamente nella ventiquattrore o nella borsa da viaggio, quest’ultimo si fonda su due principi: alert di prossimi-tà e geolocalizzazione. Il primo accorgimento invia una notifica all’app Samsonite sullo smar-tphone ogniqualvolta il bagaglio si trovi fuori dalla portata del-l’utente; il secondo traccerà la posizione della valigia in qualsia-si posizione del globo mediante segnale GPS.

di Franco AQUINI

N okia tornerà protagonista nel

mondo degli smartphone con 3

dispositivi Android. Smartphone

che condividono diverse caratteristiche:

la prima è la scocca in alluminio, con

una finitura che li fa apparire termina-

li di fascia più alta rispetto al prezzo a

cui vengono proposti. La seconda è la

qualità dello schermo. Tutti e tre hanno

un display senza bordi, arrotondato alle

estremità, per un design molto ricercato.

Infine i tre modelli monteranno Android

in versione “Pure”, ovvero una distribu-

zione vicinissima a quella stock presente

sugli smartphone prodotti direttamente

da Google. Nokia ci tiene a sottolinearlo:

Android sarà sempre aggiornato e sicu-

ro e a confermarlo è Jamie Rosenberg,

vice presidente di Android e Google

Play. A bordo troveremo anche Google

Assistant, a dimostrazione dell’impegno

di Nokia nel garantire la perfetta espe-

rienza Android. I dispositivi saranno tre:

Nokia 6, 5 e 3. Se il primo è un modello

già noto perché già commercializzato in

Cina, i fratelli minori sono invece espres-

samente pensati per il lancio mondiale.

Le differenze sono molto contenute,

come anche le differenze nei prezzi, che

li posizionano tutti a poca distanza uno

dall’altro, ma su una fascia bassa e me-

dio bassa del mercato.

Nokia 6 è un 5,5 pollici con risoluzione

Full HD e supporto Dolby Atmos, pro-

cessore Snapdragon 430, 3GB di RAM,

32GB di storage e batteria da 3000mAh.

Il tutto per 229€ (279€ con iva), davvero

un prezzo accattivante. Per chi è dispo-

sto a spendere qualcosa in più, Nokia

propone una special edition chiamata

“Arte Black”, con una finitura nera, 4GB

di RAM e 64GB di archiviazione a 299€

(365€ con la nostra iva).

Nokia 5 è uno smartphone molto vicino

al 6, con schermo da 5,2 pollici a 720p,

Snapdragon 430, 2GB di RAM e 16GB

di archiviazione. Questa volta il prezzo

scende fino a 189€ (230€ con iva).

Per chi invece bada molto al prezzo,

c’è anche l’offerta più economica, che

tuttavia non sembra scendere a com-

promessi sul fronte della qualità dei

materiali e dell’assemblaggio. Nokia 3

verrà venduto a 139€ (169€ con iva) e

avrà uno schermo da 5 pollici a 720p, il

tutto mosso da un processore MediaTek

MT6737, 2GB di RAM, 16GB di storage e

una batteria da 2650mAh.

Nokia però sembra essere totalmen-

te cambiata anche sotto l’aspetto del

marketing e non fa mistero del fatto

che della vecchia Nokia sia rimasto

ben poco. Dietro lo storico marchio fin-

landese c’è infatti HMD, nuova azienda

sempre finlandese, che si appoggerà a

Foxconn per la realizzazione e l’assem-

blaggio dei nuovi smartphone Nokia.

Per entrare nel cuore dei vecchi fan non

poteva fare mossa più azzeccata: pun-

tare sull’effetto nostalgia riproponendo

una vecchia gloria del passato, il Nokia

3310. Come ampiamente annunciato

qualche giorno fa, il nuovo 3310 sarà un

feature phone che riprenderà le storiche

caratteristiche del predecessore, tra cui

la robustezza, la facilità d’uso e ben 22

ore di chiamate ininterrotte. In più, ov-

viamente, non poteva mancare Snake,

lo storico gioco che ha inaugurato una

lunga tradizione di giochi sui telefoni

cellulari.

Largo spazio è stato dato anche a

un’altra categoria di dispositivi connes-

si, quelli dedicati alla cura della salute

prodotti da Withings, che in futuro adot-

teranno anch’essi il brand Nokia. Una

mossa tutt’altro che scontata, che può

riportare Nokia al centro dei dispositivi

consumer creando un ecosistema di og-

getti connessi. La mossa giusta per tor-

nare ad essere un marchio importante

non solo nella telefonia, ma anche nei

wearable device, come lo smartwatch

capace di misurare il battito cardiaco o

la nuova applicazione Health Mate, in

grado di connettersi a tutti i dispositivi di

Withings, fornire indicazioni sullo stato

di salute e proporre attività correttive.

MOBILE Nokia ha presentato una gamma di smartphone con Android Nougat e Google Assistant

Il ritorno di Nokia: smartphone Android dispositivi health care e... il nuovo 3310Svelati i nuovi smartphone (tra cui il 3310) e una gamma di dispositivi health care di Withings

Nokia 6 Nokia 3

Il nuovo Nokia 3310

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MAGAZINEn.151 / 1706 MARZO 2017

di Franco AQUINI

Al Mobile World Congress HMD Global si è mossa

con grande astuzia, altrimenti non si spieghe-

rebbe il fatto che l’unico stand ad essere assali-

to da decine di persone è proprio quello Nokia. Poco

importa che sia stata la mossa di puntare al cuore dei

nostalgici riproponendo il 3310 o piuttosto la scelta di

rientrare sul mercato in punta di piedi con tre modelli

di fascia media, ben fatti e dal prezzo giusto, fatto sta

che al MWC 2017 vince Nokia, uno dei marchi storici

della telefonia ormai “dimenticato” dopo un decen-

nio di vicissitudini più - ma soprattutto meno - felici.

Per capire se si tratti solo di chiacchiere e nostalgia,

abbiamo deciso di giocarci un po’ e di dare le prime

impressioni sull’attuale gamma di mobile phone e

smartphone Nokia.

Nokia 3310, vince un telefono di 17 anniAll’inizio è stato trattato come una pura mossa com-

merciale, un espediente per rilanciare un brand in de-

clino, ma ora è chiaro che sia la stessa Nokia a temere

la strabiliante accoglienza da parte del pubblico.

Nokia 3310 è il telefono che mancava, è piccolo, pic-

colissimo, sta comodamente in una sola mano. Altro

che iPhone SE, il nuovo 3310 si maneggia ancora

meglio del suo anziano predecessore. E la robustez-

za? Non l’abbiamo di certo lanciato per le scale, ma

l’aspetto convince e il general manager per l’Italia di

Nokia, Alberto Colombo, ci conferma che sono stati

effettuati test specifici per replicare una delle pecu-

liarità del 3310, ovvero quella di scomporsi ma non

rompersi. Il vecchio 3310, quando cadeva, si separava

in molti pezzi ma bastava rimetterli insieme per conti-

nuare a utilizzarlo come se nulla fosse.

Nokia 3310 è comodo, i tasti si azionano comodamen-

te ed è piacevole ritrovare quella sensazione di pra-

ticità nel digitare tutti i numeri con il solo movimento

del pollice. Il menù, poi, è ancora meglio. Sta tutto in

una schermata, poche icone ben disposte a griglia e

via, c’è tutto ciò che serve. L’aspetto estetico è ve-

ramente azzeccato, ricorda il predecessore, ma con

linee che lo svecchiano quel tanto da renderlo mo-

derno e attraente.

MOBILE Nokia grande protagonista al Mobile World Congress con il rilancio del 3310 e la nuova gamma di smartphone

A tu per tu con il nuovo 3310 e gli altri NokiaOperazione nostalgia o c’è dell’altro? Per capirlo abbiamo messo le mani sugli smartphone Nokia, a partire dal 3310

Se si fosse fermata qui, Nokia avrebbe già fatto centro,

ma in effetti ha osato di più. Innanzi tutto c’è Snake,

il capostipite di tutti i giochi per cellulari, che questa

volta permette di sfidare gli amici via Facebook. Si,

la connessione c’è: 2G, certo, ma c’è. Altrimenti non

si arriverebbe a toccare le 22 ore di conversazione

continua. Grazie alla durata praticamente infinita della

batteria, il nuovo 3310 si candida ad essere il perfetto

telefono di backup. Anzi, senza volerlo, HMD ha crea-

to un’altra categoria di mercato finora sconosciuta

che è proprio il telefono di riserva. A pensarci bene è

perfetto allo scopo: si scarica lo smartphone? C’è lui,

lo si tiene sempre in tasca, in macchina o in borsa e

si avrà sempre la certezza di poter chiamare. Con un

mese di standby non c’è dubbio alcuno. Nokia 3310

arriverà sul mercato italiano in tarda primavera ad un

prezzo di listino non ancora definito (precisamente)

per il mercato italiano ma che si aggirerà sui 50 euro.

Nokia 3, entry level con stileNokia 3 sarà, insieme al 3310, il primo telefono del

marchio finlandese a tornare sul mercato italiano. Sarà

il prodotto giusto? A provarlo viene da dire di sì. Anzi,

tra tutti sembra proprio il più azzeccato. L’aspetto non

è quello di un telefono di fascia bassa: Nokia 3 verrà

infatti proposto (ma non è ancora certo) a un prezzo

che si aggirerà intorno ai 150 euro. Tuttavia è solido,

proprio come vuole la ricetta tradizionale, sottile, con

la giusta quantità di alluminio (lega 6000, ci tengono

a specificarlo) che non lo fa percepire come il classico

entry level. Infine è molto curato, nello studio delle an-

tenne che si vedono appena, con colorazioni tenui e

in grado di accontentare tutti (non manca nemmeno il

color rame, stranamente simile alla versione oro rosa

dell’iPhone). All’uso è pratico, veloce e scattante. Me-

rito del telefono o di Android Nougat? Probabilmen-

te di tutti e due, visto che un altro merito di Nokia è

sicuramente quello di aver stretto la partnership con

Google che le garantirà aggiornamenti costanti. In

Nokia l’hanno battezzato Pure Android e finalmente

è un sistema scattante anche su un telefono di fascia

bassa come questo.

Nokia 5, per chi vuole osare di piùSe Nokia 3 è un ottimo smartphone entry level, Nokia

5 comincia a giocare sul serio. Tasto frontale (finto)

con sensore di impronte, fotocamera da 13MP dietro

segue a pagina 12

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MAGAZINEn.151 / 1706 MARZO 2017

e 8MP davanti e di nuovo l’alluminio serie 6000. Per-

ché lo sottolineano tanto? Perché è la lega di allumi-

nio più resistente e a tenerlo in mano si sente. Inoltre,

pur essendo arrotondati sia il display che il profilo del

telefono, Nokia ha fatto un ottimo lavoro (anche in

questo caso) per assicurare un grip perfetto.

Nonostante i 5.2 pollici del display, l’uso non è affatto

sacrificato, nemmeno con una mano. Merito anche di

alcune scelte intelligenti, come il menù delle appli-

MOBILE

A tu per tu con i nuovi Nokiasegue Da pagina 11

cazioni che compare facendo uno swipe verso l’alto.

Non è proprio una feature stock di Android, ma una

piccola deroga che migliora molto l’esperienza d’uso.

Per il prezzo a cui verrà proposto (anche qui si parla

di circa 230/250€ a seconda di tasse, SIAE e tutti gli

altri balzelli) è decisamente uno smartphone interes-

sante che farà paura a tutti i competitor.

Nokia 6, finiture da fascia superioreNokia 6 è ovviamente il più alto esponente della

gamma. È un telefono interamente in alluminio, mol-

to sottile e piacevole al tatto. Si vede che HMD ha

lavorato con Foxconn soprattutto sul grip. A tenerlo

in mano sembra non poter scivolare e in più c’è una

delicata lavorazione che, ci spiega sempre il GM di

Nokia, serve ad attutire i colpi in caso di caduta. Di

nuovo la formula Nokia: belli, robusti e veloci. Il di-

splay questa volta è davvero valido: un’ottima defini-

zione e una buona luminosità.

Le performance, se già non deludono sul modello di

fascia bassa, su questo 6 sono ancora migliori. An-

droid si muove che è un piacere, sarà merito dei 3GB

di RAM (4 nella futura versione Arte Black) o di Pure

Android (la versione praticamente stock sviluppata

in collaborazione con Google). In più, anche qui c’è

Google Assistant. Insomma, sembra di avere a che

fare con un top di gamma, anche se dal punto di vista

hardware non è esattamente al top.

Abbiamo chiesto esplicitamente a Nokia se sono

previsti altri modelli e, nonostante risposte dirette

non ne abbiano date, hanno lasciato intendere che la

gamma sia destinata a occupare ancora altri numeri

a singola cifra (tranne il 4, che in Asia pare sia poco

gradito). Quindi è facile aspettarsi, se la risposta del

mercato al Nokia 6 dovesse essere buona, anche un

Nokia 7 o 8.

Sulle finiture c’è poco da dire, tutte belle e eleganti,

ma una in particolare ci ha ha stregato: il nero opaco.

Una tinta che fa apparire lo smartphone aggressivo e

al tempo stesso robusto. Non è solo un impressione

però, visto che Colombo ci spiega essere il frutto di

una lavorazione CNC (ovvero effettuata con torni a

controllo numerico) da 55 minuti su un monoblocco

di alluminio, segno che questi nuovi Nokia non sono

prodotti che puntano unicamente alla convenienza.

di Roberto PEZZALI

P rosegue l’operazione rilancio per

Moto: il brand, ora di proprietà di

Lenovo, conferma l’intenzione di

puntare sui MOD per il Moto Z e annun-

cia che nei prossimi mesi arriveranno

moltissimi moduli per chi ha comprato lo

smartphone top. Ci saranno nuove cover,

un modulo di ricarica wireless e anche

un gamepad che trasformerà il Moto Z

in una console. Il grosso del mercato è

rappresentato però dalla fascia media:

lì i competitori non si chiamano Apple,

Samsung e Huawei e il margine per riu-

scire a guadagnare una fetta di mercato,

anche importante, c’è. il Moto G è stato

MOBILE Moto al Mobile World Congress 2017 ha presentato la quinta generazione di Moto G, la prima con scocca in alluminio

Moto G: autonomia, fotocamera e schermo i punti di forzaLo schermo è risoluto e luminoso, sul Plus la fotocamera è eccellente. Costeranno 199 euro e 299 euro, arrivano ad aprile

l’emblema della rinascita di Moto negli

ultimi anni, e oggi a Barcellona Lenovo

presenta la quinta generazione di Moto

G e Moto G Plus. Tre i punti di forza: una

batteria che dura tanto, una fotocamera di

ottimo livello per questa fascia di prezzo e

un display risoluto.

Il nuovo Moto G è il primo della serie con

un design in metallo water repellent, ha

una batteria da 2800 mAh e un processo-

re Snapdragon 430 octacore da 1.4 GHz

con modem ovviamente LTE. Lo schermo

è luminoso, un bel 5” Full HD con un ot-

timo angolo di visione mentre la fotoca-

mera è un modulo da 13 Megapixel con

sensore a ricerca di fase e lente F2.0. Un

sensore che, da quanto abbiamo potuto

vedere, ha una eccellente sensibilità e

riesce a scattare con un rumore contenu-

to (per le dimensioni) anche con pochissi-

ma luce. A bordo Android 7 con Google

Assistant.

Leggermente più grosso Moto G Plus:

ha uno schermo da 5.2” sempre Full HD

spinto da un processore più potente, lo

Snapdragon 625. Sul Moto G Plus Le-

novo ha adottato un modulo fotografico

ancora migliore, 12 Megapixel con auto-

focus dual pixel, fotorecettori da 1.4 nm e

lente F1.7. La fotocamera del modello Plus

può riprendere anche video 4K, quella

del modello base solo video Full HD.

Moto G, in versione 2GB RAM e 16GB

di memoria interna, sarà in esclusiva per

TIM, e Moto G5 Plus, in versione 3GB

RAM e 32GB di memoria interna, sarà

distribuito nelle principali catene dell’elet-

tronica di consumo. Disponibili in Italia

a partire da aprile, avranno un prezzo al

pubblico consigliato, rispettivamente, di €

199,90 e € 299,90.

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MAGAZINEn.151 / 1706 MARZO 2017

di Roberto PEZZALI

Chi cerca qualcosa di nuovo e diverso, senza però

esagerazioni, troverà nel nuovo G6 di LG lo smar-

tphone che riesce a mescolare in modo saggio

concretezza e anche innovazione. Il G5 aveva osato

troppo, la modularità non è piaciuta, il G6 rinnega alcuni

concetti ma riesce comunque a spingere su altri argo-

menti che costituiscono l’ossatura dello smartphone. Il

display è l’elemento principale di un telefono, l’interfac-

cia di utilizzo dell’utente, ed è proprio sul nuovo scher-

mo FullVision che LG scommette nel 2017. Per la prima

volta in assoluto su uno smartphone viene proposto uno

schermo da 5.7” in proporzione 18:9, due quadrati affian-

cati con pixel perfettamente quadrati, 2.880 x 1.440 la

risoluzione e 564 i punti per pollice: rispetto al classico

schermo 16:9 c’è più spazio per giochi, applicazioni e na-

vigazione web, e la forma più allungata semplifica anche

la presa. Con un rapporto body / screen dell’80%, G6 è

comodo da tenere in mano nonostante lo schermo di

ampie dimensioni: LG ha scomodato pure una università

per i test di ergonomia e valutare aspetti come la presa

e l’eventuale affaticamento muscolare quando si usa lo

smartphone per lunghi periodi, anche con una mano

sola. Dello schermo LCD, gli appassionati apprezzeran-

no alcuni dettagli tecnici: è super luminoso, è dotato di

filtro a nanocristalli e soprattutto è in grado di gestire se-

gnali HDR sia di tipo HDR10 sia Dolby Vision. Una scel-

ta che ha molto sapore di marketing, ma in ogni caso

visualizzando video da Netflix tramite l’app i contenuti

HDR vengono visualizzati in Dolby Vision esattamente

come sui TV OLED sempre di LG. A breve saranno di-

sponibili su Netflix film ottimizzati per il formato 18:9, al

momento lo smartphone mette i video a pieno schermo

con un leggero crop ai bordi.

Attorno allo schermo LG ha costruito una scocca in vetro

e alluminio, disponibile in tre finiture (bianco, nero e pla-

tino): finitura soft, niente protuberanza per la camera e

cornice sottilissima attorno al display con angoli arroton-

dati. Un grande lavoro di miniaturizzazione di camera e

speaker ha permesso a LG di contenere le cornice ridu-

cendo comunque le dimensioni di uno smartphone che,

almeno sulla carta, ha una diagonale importante. Note-

vole anche la cura riposta alla costruzione: la scocca ha

superato diversi test ed è certificata IP68, resistente alla

polvere e a 30 minuti di immersione fino a 1.5 metri. Per

renderlo così robusto LG ha tolto la batteria sostituibile

(un powerbank è più comodo) ma ha lasciato comunque

lo slot SD Card per espandere la memoria interna fino a

2 TB. Ben studiato anche l’interno, dove grazie ad una

serie di heatpipe in rame LG ha cercato di minimizzare

il riscaldamento dei componenti tenendo i processori

chiave distanti tra loro: il surriscaldamento e le elevate

temperature riducono l’autonomia e LG ha cercato di

realizzare un prodotto che, anche con un uso intenso,

non avesse alcun tipo di problema dovuto al surriscal-

damento degli elementi chiave. Il processore scelto è il

rodato 821 Snapdragon, mentre per la memoria ci sono

4GB di RAM e 32 GB di veloce memoria Storage UFS

2.0. La batteria è da ben 3.300 mAh.

il G6 eredita dal G5 la sua caratteristica migliore, la dop-

pia fotocamera posteriore con super grandangolo: que-

sta è in assoluto la funzione che più abbiamo apprezza-

to quando abbiamo provato il G5 e il colosso coreano

la ripropone ora con un nuovo sensore da 13 Megapixel

abbinato ad un obiettivo da 125° di grandangolo, F2.4 di

focale e nessuna stabilizzazione.

Lo stabilizzatore ottico c’è però sulla fotocamera gemel-

la, anche lei da 13 Megapixel ma con un obiettivo più lu-

minoso, F1.8. La fotocamera frontale è una via di mezzo,

wide da 100° con sensore da 5 Megapixel di maggiori

dimensioni: meglio ridurre la risoluzione e lasciare pixel

leggermente più grandi. Rivisto anche il software della

fotocamera: si possono scattare foto quadrate e, divi-

dendo lo schermo 18:9 in due quadrati identici, si può

modificare una foto mentre se ne scatta un’altra sempre

quadrata. Le foto finiscono in una zona separata del rul-

lino, e combinando più immagini la nuova app permette

anche la creazione di gif animate.

Tra gli altri aspetti degni di nota la presenza del DAC au-

dio 32 bit hi-fi quad channel, il sensore per il riconosci-

mento dell’impronta, il Bluetooth 4.2 e la connessione

USB Type C compatibile USB 3.1 e QuickCharge 3.0, per

caricare velocemente lo smartphone usando un carica-

tore compatibile. Il sistema operativo è Android 7.0 Nou-

gat, e LG G6 sarà il primo telefono con Google Assistant

integrato. L’assistente di Google, integrato con le app di

LG, è un maggiordomo che impara e assimila le abitudi-

ni del “padrone” gestendo raccomandazioni, miglioran-

do le ricerche e suggerendo cosa ascoltare o vedere in

base ai gusti personali. Waterproof, con schermo HDR e

audio di qualità, tanta autonomia, velocità e una scocca

robusta e elegante sono buoni motivi di vendita, ma

anche la fotocamera wide per chi l’ha provata è una di

quelle cosa a cui difficilmente si rinuncia.

Per quanto riguarda, infine, la disponibilità italiana, l’ar-

rivo di LG G6 è previsto per metà aprile a 749 euro.

MOBILE Giunta alla sesta generazione, la serie G stupisce tutti a Barcellona: ha schermo HDR, fotocamera wide e audio hi-end

Ecco LG G6. Arriverà in Italia ad aprile a 749 euroIl G6 offre audio e video ai massimi livelli, ha costruzione super e un design che convince. Punti deboli? Difficile trovarne

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MAGAZINEn.151 / 1706 MARZO 2017

di Roberto PEZZALI

C hi cerca qualcosa di nuovo e diverso, sen-

za però esaLG G6 o Huawei P10? Orfano del

Galaxy S8 il Mobile World Congress ci lascia

con questo dubbio. Abbiamo avuto in questi giorni

la possibilità di provare in modo anche approfondito

il nuovo LG G6, senza fermarci quindi alla prima im-

pressione che ci ha lasciato la conferenza stampa.

LG ha fatto davvero un buon lavoro, e comunque ha

cercato in qualche modo di mantenere una propria

identità cercando un percorso tutto suo: la scelta di

un formato di schermo particolare è un esempio, ma

anche le cornici super sottili e gli angolo arrotonda-

ti sono piccoli dettagli che rivelano comunque uno

studio attento. Ci ha impressionato l’ottima usabilità:

5.7” di schermo eppure il G6 è grande quanto il P10 di

Huawei che è solo un 5.1”, e anche il grip non è affatto

male, perché rispetto ad altri “padelloni” si tiene in

mano relativamente bene e sembra quasi piccolo no-

nostante la scheda tecnica dica tutt’altro. Meno con-

vincente, ma questa è una impressione soggettiva,

la parte posteriore: il G6 è una fusione di alluminio e

vetro, ma il Gorilla Glass posto sulla cover posteriore

non riesce a dare il feeling di un vetro. Chi lo prende

in mano per la prima volta senza saperlo potrebbe

scambiarla per plastica, anche perché in effetti il

Gorilla Glass è proprio una sorta di polimero super

robusto. Il rivestimento anti-impronta e la lavorazione

fine della cover posteriore rendono molto piacevole

da vedere le versioni scure e a nostro avviso colpisce

meno quella chiara, dove il blocco camera si mime-

tizza meno.

Lo schermo è in formato 2:1: è luminoso ma dovrebbe

raggiungere al massimo i 550 nits. Il dato di lumino-

sità è fondamentale se si pensa che LG ha pensato

di aggiungere la possibilità di riprodurre contenuti in

formato Dolby Vision e HDR, ma dalle clip che ab-

biamo potuto visionare con molta calma i benefici

dell’HDR si vedono più sulla resa cromatica e sulle

sfumature che sulla luminosità stessa. L’arrivo del-

l’HDR su uno smartphone (come su un tablet) ci vede

comunque un po’ scettici: sembra quasi che si voglia

mettere l’HDR ovunque e questa ubiquità non fa cer-

MOBILE Dopo qualche giorno a contatto con l’LG G6 ecco le nostre impressioni sul nuovo smartphone top di gamma LG

Anteprima LG G6, cosa ci è piaciuto e cosa noHa un grande schermo in formato originale. Peccato per il processore non recentissimo e per l’assenza del DAC audio hi end

to bene ad un formato che dovrebbe esistere solo su

TV di un certo livello. In ogni caso è un “di più”, non è

certo questa la top feature dello smartphone. Nessun

problema invece a guardare i video sullo schermo in

formato 18:9: si possono sfruttare diverse opzioni di

visualizzazione e anche se sui video in formato 16:9

ci sono le bande nere ai lati in formato nativo in quelli

in 2.35:1 ci sono bande nere più sottili. Molti film su

Netflix, poi, sono già in 18:9.

Nessun problema per le app: c’è un menu che per-

mette di configurare la visualizzazione con ogni

applicazione e nella maggior parte dei casi con

uno schermo così ampio si ha solo una porzione di

schermo visibile in più. Il trattamento ricevuto dal

video non è stato però propagato all’audio: c’è il

jack esterno ma manca il DAC hi-end che invece ci

sarà sul modello coreano: una questione soprattutto

di costi, ma se dobbiamo essere sinceri avremmo

preferito un risparmio sulla costosa licenza Dolby

Vision per mettere invece un qualcosa che avreb-

be migliorato sensibilmente l’ascolto della musica in

cuffia. Punti di vista. Eccellente, ma serviranno poi

test in condizioni più severe, il reparto fotocamera:

sul G5 ci era piaciuto davvero tanto il grandangolo e

la nuova fotocamera utilizza un sensore con la stes-

sa identica risoluzione di 13 Megapixel per grandan-

golo e camera tradizionale: il risultato è uno zoom

senza scatti tra le due lenti, con una interpolazione

MWC 2017- LG G6Le nostre prime impressioni

lab

video

che non lascia intravedere artefatti di sorta, solo una

leggera sgranatura sui dettagli più fini. Ampissimo il

grandangolo, piacevole da usare la nuova app che

permette di sfruttare lo schermo 18:9 gestendo più

foto quadrate insieme. Anche la camera frontale è

wide e questo aiuta per i selfie di gruppo, un po’

meno per il selfie singolo ravvicinato dove un cenno

di deformazione si percepisce.

G6 arriverà a metà aprile a 749 euro: il prezzo non

è bassissimo, anzi, calcolando che ha solo 32 GB di

storage qualcuno potrebbe trovarlo eccessivo, an-

che in virtù di un processore usato che non è l’ultimo

modello, ma in ogni caso è un prezzo al pubblico

suggerito.

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MAGAZINEn.151 / 1706 MARZO 2017

di Roberto PEZZALI

U na leggenda del cinema, tre pre-

mi Oscar per Apocalypse Now,

Reds e L’ultimo imperatore: Vit-

torio Storaro non ha certo bisogno di

presentazioni, parla la storia per lui.

Abbiamo incontrato Storaro al termine

della conferenza di lancio del nuovo LG

G6 a Barcellona, dove Storaro è salito

sul palco per sposare e promuovere

l’idea avuta da LG nello sfruttare uno

schermo 18:9. Tutto marketing? Assolu-

tamente no: Storaro ci ha consegnato

un biglietto da visita in perfetto formato

2:1 e lui stesso, anche se pochi lo san-

no, ha proposto nel 1998 di utilizzare

per tutti i film un solo formato chiama-

to Univisium, un formato unico con le

proporzioni 18:9 da usare per tutte le

release cinematografiche passate e

future.

Storaro guardava avanti, e aveva già

previsto che in futuro tutti i film sareb-

bero passati in digitale su schermi di

ogni dimensione e sentiva l’esigenze

di proporre un formato che potesse

valere per cinema, TV e dispositivi por-

tatili.

“Lavoravo con Coppola ad Apocalyp-

se Now e ho fatto segnare nel vetro

smerigliato della cinepresa un segno

in 2:1. All’epoca non potevo cambiare

il formato, ma ho detto all’operatore di

macchina di non mettere assolutamen-

te nulla di importante fuori dai due rife-

rimenti. In qualche modo ho intuito che

nel futuro c’era solo il 2:1 o come viene

chiamato ora 18:9. Pensate, era il 1979.

Quando abbiamo iniziato a fare i tran-

sfer dal film al video - aggiunge Stora-

MOBILE A margine della presentazione dell’LG G6 abbiamo incontrato Vittorio Storaro

Vittorio Storaro: “18:9 il vero formato universale. Vorrei TV in questo formato”Il tre volte premio Oscar è un super sostenitore del formato 18:9 scelto da LG per il G6

ro - ho detto a Bertolucci: Bernardo,

tu non ti sei accorto, ma io ho tenuto

libere queste parti e guarda la compo-

sizione del video quanto è bella, è un

2:1. E lui mi ha risposto: hai ragione.”

DDAY.it: Allora quando guardiamo Apocalypse Now o l’Ultimo Impera-tore il formato che stiamo che vedia-mo in TV o in streaming non è quindi quello che era stato pensato?Vittorio Storaro: “Quando ho fatto

Apocalypse Now in 2:1 mi hanno scritto

mi hanno chiesto perché mai ho cam-

biato formato nella trasposizione. Ho

chiesto a quel punto dove avevano

visto il film. Se lo avevano visto in ci-

nerama a Los Angeles era in 70 mm,

se lo avevano visto in cinemascope

allora era in 2.40:1 mentre chi lo vede

in TV l’ha visto in 1.33:1. Per non parlare

poi delle TV moderne: 1.78:1, 16:9. Ho

risposto allora a tutti che il film che mi

ha fatto innamorare era solo quello nel

formato reale del film, 2:1. Così ho com-

posto le immagini. Per me è un sogno:

finalmente la televisione e i dispositivi

vanno in un’unica direzione, tutti de-

vono vedere le immagini come noi le

abbiamo composto, non si può tagliare

un’opera.”

DDAY.it: Cambiamo anche i televiso-ri? Non è un po’ tardi?Storaro: “Non credo. Sono in contatto

con Sony con e altri produttori e sto

spingendo per far realizzare televisori

in 18:9 e non in 16:9. Se guardate bene

oggi i film su un TV 16:9 hanno a volte

un filo di nero sopra e sotto. Perché al

posto di lasciare quei pixel spenti non

facciamo il 18:9? Questa mossa di LG

è universale, molto giovani avranno la

possibilità di vedere in mobilità i film in

2 a 1.”

DDAY.it: E il futuro? Storaro: “Guardate, io rifiuto un film se

non me lo fanno girare in questo for-

mato. I film che sto girando a New York

con Woody Allen saranno così anche

perché le stesse videocamere sono

così. Le Sony F65 che usiamo sono

2:1, c’è solo una piccola differenza per

il sensore, ma il formato è quello. Ci

avevo pensato nel 98, pensate, sono

passati 20 anni e solo oggi finalmente

qualcuno l’ha capito. Evviva il 18:9”.

Spotify Hi-Fi Streaming lossless per chi ama la qualitàSpotify Hi-Fi è la nuova offerta in fase di test che promette una qualità pari a quella del CD Prezzo fino a 10 dollari da aggiungere all’abbonamento Premium di Giulio MINOTTI

Secondo alcuni rumor circolati in Rete, Spotify starebbe testando un nuovo servizio di streaming lossless con una qualità pari a quella di un CD audio (al mo-mento non ci sono ulteriori det-tagli a riguardo). Un servizio che andrebbe a sfidare Tidal, piatta-forma capitanata da Jay-Z che offre musica in streaming nel for-mato Flac 1411 kbps a 19,99 euro. Spotify Hi-Fi, questo il nome del nuovo servizio, dovrebbe avere un costo compreso tra i 5 ed i 10 dollari; un’opzione da aggiun-gere all’abbonamento Premium (9,99 euro al mese). Questo pac-chetto potrebbe anche include-re sconti per l’acquisto di vinili, dischi offerti gratuitamente e la possibilità di accedere in ante-prima alle prevendite dei biglietti dei concerti. Nessuna conferma da Spotify per ora, ma alcuni utenti hanno già ricevuto dei messaggi pro-mozionali relativi a questa offerta che però non risulta ancora atti-vabile. Non resta che attendere la conferma ufficiale del nuovo pacchetto da parte di Spotify per conoscere tutte le sue caratteri-stiche complete, compresi i listini definitivi e la disponibilità nei di-versi Paesi.

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MAGAZINEn.151 / 1706 MARZO 2017

di R. PEZZALI e M. LEPORI

L a piaga degli spoiler hi tech si è

abbattuta ancora una volta su di

un gigante del settore: nel mirino,

Samsung e il suo nuovo Galaxy S8 che a

Barcellona era arrivato a farsi intravedere, sensuale ed ammiccante, sugli schermi del MWC e che aveva però rimandato la

presentazione ufficiale a fine marzo. Ma

il solito Evleaks ha rotto gli indugi pubbli-

cando le prime immagini del nuovo top

di gamma Samsung, il cui lancio ufficiale

è stato fissato per il 29 marzo anche se

non è possibile sapere se su tutti i mercati

o solo una selezione. Il look del telefono,

estremamente curato e con ampio display

“dual edge” conferma quanto visto in oc-casione dei primi video-leak. Non si han-

no ancora indicazioni precise su prezzi, co-

lori e disponibilità: qualcosa, forse ancora

riesce a rimanere una sorpresa.

Samsung abbandona il 16:9? A quando pare si, anche perché le foto

rilasciate su Twitter da Evleaks sono tut-

t’altro che finte e messe fianco a fianco

con quelle dell’LG G6 non lasciano spazio

a dubbi. Le icone sono quadrate, formato

corretto, ma il Galaxy S8 è anche più stret-

to dello stesso G6, a causa ovviamente

dello schermo che ai bordi di arrotola leg-

germente sulla scocca.

Una scelta quella di Samsung che ha di-

verse chiavi di lettura, le stesse che volen-

do possono essere date anche alla solu-

zione G6 che ha una diagonale da 5.7” ed

è grande praticamente quando il Huawei

P10 che ha uno schermo da 5.1”.Basta fare

due calcoli: cambiando le proporzioni del-

lo schermo si riescono ad ottenere allo

stesso tempo un telefono più stretto, e

quindi più facile anche da maneggiare, e

MOBILE Al MWC Samsung mostra solo un video di lancio dell’S8, ma in rete spuntano le foto

Galaxy S8 in 18:9, le foto non mentonoSamsung, come LG, sembra aver scelto uno schermo 18:9 per il suo nuovo smartphone Il nuovo formato non porta schermi più grandi ma solo più stretti: a dirlo è la calcolatrice

una diagonale maggiore.

Quest’ultimo è un boost enorme per il

marketing: “Abbiamo messo uno scher-

mo da 5.7” nello spazio di un 5.5” . Quello

che non ci viene detto, è che l’area dello

schermo è identica, alla fine lo schermo

non è affatto più grande.

La geniale trovata del 18:9 Diagonale maggiore ma stessa superficieNei prossimi anni sarà rivoluzione 18:9: LG

ha lanciato il primo smartphone con uno

schermo di questo formato, Samsung

è sicuro che la seguirà con il Galaxy S8

rinforzando questo trend.LG da sola può

fare poco per creare un movimento di ab-

bandono del 16:9, ma l’arrivo di Samsung

con il suo flagship potrebbe davvero spin-

gere non solo gli altri produttori a lasciare

il widescreen tradizionale per il 18:9, ma

anche i produttori di pannelli a dar vita a

nuovi schermi in questo nuovo formato

(che poi troppo nuovo non è).

Il 18:9 è a nostro avviso una trovata ge-

niale: cambiando la proporzione dello

schermo si riescono davvero a ottenere

smartphone più stretti e, a parità di area,

si riescono a dichiarare diagonali maggio-

ri. I disegni che abbiamo composto sono

esplicativi: cone si può vedere l’area occu-

pata da due schermi da 5.7” di diagonale,

uno in formato 16:9 e uno in formato 18:9.

Senza far troppi calcoli si vede a occhio

che lo schermo 16:9 è più grande. Calco-

latrice alla mano infatti risulta infatti che

mentre il 18:9 ha un’area di 13” quadrati il

16:9 ha un’area di ben 13.9” quadrati.

Se mettiamo a confronto un 5.5” 16:9 e

un 5.7” 18:9, nonostante la dimensione

dello schermo sia diversa (e non si poco,

mezzo centimetro), i due schermi hanno

praticamente la stessa area, in un caso

13” quadrati e in un caso 12,95” quadra-

ti, briciole. Il risultato? Il 18:9 è un geniale

trucco per poter dichiarare una diagonale

di schermo maggiore senza effettivamen-

te dare uno schermo più grande: è solo

più stretto e leggermente più lungo. Ma i

numeri contano, un po’ come i megapixel,

e quei pollici in più sono di sicuro effet-

to sui cartellini dei negozi e sulle schede

tecniche. I vantaggi ergonomici comun-

que ci sono, così come c’è un vantaggio

nella fruizione di contenuti che si svilup-

pano in uno “scroll” verticale, dove l’area

visibile è maggiore. La rivoluzione 18:9

è solo agli inizi:speriamo, al contrario di quanto si augura Storaro, che non tocchi

anche le TV.

Arriva Trakker X3 lo smartphone per chi ama l’avventuraCrosstalk presenta Trakker X3 Uno smartphone Android da 5” con case rugged che resiste a qualunque urto di Franco AQUINI

Crosstalk presenta Trekker-X3, uno smartphone finalmente diver-so dal solito che fa della scocca rugged e dell’autonomia i suoi punti di forza. Uno smartphone robusto, con schermo da 5 pollici, fotocamera da 16MP e protezione IP67, che garantisce protezione contro polvere, sabbia e immer-sioni fino a 1 metro di profondità per qualche decina di minuti. Una soluzione perfetta per chi ama sta-re all’aria aperta e riprendere le proprie performance. Trekker X3 monta uno Snapdragon 617 octa-core con 3GB di RAM e 32GB di memoria di archiviazione. Ha un display da 5 pollici Full HD capace di riconoscere il touch anche con le mani bagnate. Inoltre è contor-nato da uno spesso bumper in TPU per resistere a qualsiasi tipo di urto. Trekker-X3 monta inoltre una batteria da 3500mAh che ga-rantisce fino a 31 ore di chiamate intenterrotte. La fotocamera, utile per riprendere le proprie imprese, è una 16MP con sensore SONY e apertura F2.0 e in dotazione ci sa-ranno auricolari impermeabili con protezione IPX6 e uno speciale laccio di sicurezza per non perder-lo nemmeno nelle situazioni più estreme. Trekker X3 uscirà a Mar-zo con un prezzo che dovrebbe aggirarsi intorno ai 550€.

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MAGAZINEn.151 / 1706 MARZO 2017

di Roberto PEZZALI

Sarà l’anno del sorpasso di Huawei a Samsung?

Dopo un 2016 chiuso con il successo del P9,

Huawei anticipa i tempi e presenta il suo nuovo

top di gamma prima di Samsung, che arriverà con il

Galaxy S8 solo a fine marzo. Due modelli, P10 e P10

Plus da 5.1 e 5.5” per diversificare un’offerta che diven-

ta sempre più ricca se si considera che nel segmento

top Huawei ha già l’ottimo Mate 9 e il Mate 9 Pro con

vetro curvo, l’ultimo arrivato.

Con P10 e P10 Plus Huawei cerca la continuità: resta

tutto quanto di eccellente fatto con il P9, ma sui nuovi

modelli sono stati migliorati tutti gli elementi chiave a

partire dal design, con la ricerca di materiali e finiture

particolari, come dimostra la partnership con Pantone

che porterà sul mercato anche modelli in verde e az-

zurro che richiamano i colori Pantone dell’anno. Questi

modelli sono previsti però per qualche mese dopo il

lancio ufficiale, che sarà effettuato nelle finiture nero,

bianco e silver.

Difficile non vedere, soprattutto nelle foto del retro, una

spiccata somiglianza con l’iPhone, sia nelle forme ar-

rotondate dei bordi sia nelle fasce che nascondono le

antenne, sagomate per seguire il profilo.

Il P10 si ispira all’iPhone pure nelle finiture: la versione

nera opaca, bellissima, ricorda molto la finitura lanciata

da Apple per il nuovo iPhone 7.

In un corpo sottilissimo e resistente all’acqua, con ri-

vestimento nano coating anche sulla scheda interna,

Huawei è riuscita a inserire uno schermo Full HD da

5.1” e 2K da 5.5” nella versione Plus tenendo però le

cornici sottilissime, e il risultato è un telefono che ap-

pare più piccolo rispetto ad un iPhone o ad un iPhone

Plus con lo stesso schermo.

Il frontale è protetto dal nuovo Gorilla Glass 5 con bordi

stondati, e il fingerprint reader è inserito sotto lo scher-

mo in vetro, un tasto multifunzionale che oltre all’auten-

ticazione può gestire anche alcune gesture.

Rinnovato interamente il comparto fotocamere, realiz-

zato sempre in collaborazione con Leica: la piattaforma

sembra quella del Mate 9, con un sensore monocro-

matico da 20 Mpixel e un sensore RGB da 12Mpixel

stabilizzato, ma per il P10 Huawei ha fatto un upgrade

alle lenti utilizzando le Summilux-H con apertura F1.8.

Restano lo zoom ibrido usato sul Mate 9 e l’autofocus

4 in 1 che sfrutta sensore laser per i ritratti, elementi a

ricerca di fase e il classico AF a ricerca di contrasto.

Oltre alle nuove lenti Huawei aggiunge sul P10 anche

una modalità macro per lo scatto ravvicinato e un nuo-

vo Portrait Mode studiato da Leica per scattare ritratti.

Come il Mate 9 anche il P10 riprende video 4K con co-

dec HEVC.

Per gli amanti dei selfie viene rinnovata anche la came-

ra frontale, e qui Huawei sembra aver fatto un lavoro

eccellente: un nuovo sensore con lente F1.9 prodotta

MOBILE Huawei svela P10 e P10 Plus: il primo sarà disponibile a marzo a 679 euro, il P10 Plus costerà 829 euro e arriverà in aprile

Ecco Huawei P10 e P10 Plus: modem 4.5G LTE fotocamere super e 64 GB di storage per tuttiDesign rinnovato, nuove fotocamere Leica con lenti Summilux-H e per la prima volta una lente Leica anche sul frontale

anche qui da Leica assicura scatti perfetti anche in con-

dizioni di luminosità critica.

Huawei sfrutta inoltre il processore interno per elabo-

rare in 3D il volto analizzando 100 differenti punti

P10 sarà anche il primo smartphone al mondo con

modem 4.5G LTE: Huawei sta facendo valere la sua

leadership nel mondo delle reti e ha lavorato davvero

tanto al reparto ricezione del nuovo top di gamma. Le

antenne sono addirittura 4, lavorano insieme e assicu-

rano secondo il produttore una ricezione decisamente

superiore agli altri smartphone.

I test effettuati da Huawei dimostrerebbero che in aree

di segnale deboli un P10 ha ridotto del 60% la possi-

bilità di perdere una chiamata rispetto ad un iPhone.

Rivisto anche il wi-fi e il GPS, che grazie all’uso dei big

data riesce a mantenere ed elaborare i dati mancanti

nelle zone prive di copertura.

Il processore è una versione potenziata del Kirin 960,

SoC fatto in casa di provata affidabilità, mentre il con-

troller del touch è un componente totalmente nuovo

che dovrebbe abbassare la latenza a 85 millisecondi,

eguagliando il tempo fatto registrare dall’iPhone che è

ad oggi lo smartphone più reattivo. 4 GB la RAM, 64 GB

il taglio di storage minimo.

Grande la batteria, 3200 mAh (3.750 il Plus) con quasi

due giorni di autonomia in caso di uso normale e un

giorno abbondante in caso di utilizzo intenso.

Rinnovata anche l’interfaccia utente: la nuova EMUI 5.1

basata su Android 7 introduce qualche novità come

una nuova app per l’editing di foto e video fatta in col-

laborazione con GoPro e tante piccole migliorie che

dovrebbero facilitare le azioni più comuni, riducendo a

uno il numero di tocchi necessari.

P10 arriverà a fine marzo in Italia a 679 euro, P10 Plus a

metà aprile a 829 euro. Insieme agli smartphone anche

una serie di accessori e cover coordinate, come una

bellissima custodia in pelle Leica e una serie di colora-

tissime cover destinate al pubblico femminile.

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MAGAZINEn.151 / 1706 MARZO 2017

di Vittorio Romano BARASSI

Al Mobile World Congress 2017 di

Barcellona Sony è riuscita nell’im-

presa di regalare agli appassionati

un dispositivo davvero particolare; lo

ha fatto sfoderando quelle che da sem-

pre sono le caratteristiche su cui punta

il brand – display e fotocamera – ma

Xperia XZ Premium, nuovo flagship giap-

ponese, non è solo questo.

Il dispositivo si presenta in un’elegantis-

sima veste con rivestimento superficiale

in vetro, molto chic ma immaginiamo

anche molto sensibile alle impronte; lo

smartphone è contraddistinto sia ante-

riormente che posteriormente dal nuovo

vetro Gorilla Glass 5 di Corning, con certi-

ficazione IP68 ad assicurare la resistenza

ad acqua e polvere. Le dimensioni sono

generose (156 x 77 x 7,9 mm) e il peso non

è di certo “piuma”: Xperia XZ Premium

sulla bilancia fa segnare ben 195 grammi.

Per la prima volta in senso assoluto fa la

sua apparizione su uno smartphone un

display LCD 4K HDR; la diagonale è da

5,5 pollici il che significa che Sony è riu-

scita – nuovamente - a mettere quasi 8,3

milioni di pixel (2160 x 3840 pixel, 801 ppi)

in così poco spazio e, oltre alle tecnologie

Triluminos Display, X-Reality per mobile e

Dynamic Contrast Enhancer, ha saputo

implementare anche la tecnologia HDR,

che su un piccolo schermo probabilmen-

MOBILE Al MWC 2017 Sony presenta un dispositivo con caratteristiche tecniche superlative

Sony con Xperia XZ Premium sorprende Display 4K HDR e fotocamera a 960 fpsDesign personale, super display, fotocamera unica e Snapdragon 835. Arriva in primavera

te fa più effetto rispetto a un display di

grandi dimensioni. Grazie ad un accordo

stipulato con Amazon, inoltre, con Xperia

XZ Premium l’utente potrà accedere a

una selezione di contenuti 4K HDR di

Amazon Prime Video.

Se molti dei suoi diretti concorrenti si

devono ancora “accontentare” dello

Snapdragon 821 di Qualcomm, Sony è

riuscita prima di tutti a mettere le mani

sul nuovo Snapdragon 835, SoC con

CPU octa-core (4 Kryo a 2.45 GHz e 4

a 1.9 GHz) affiancata dalla GPU Adreno

540 e da 4 GB di RAM, quantitativo che

molti appassionati speravano essere leg-

germente superiore. La memoria fisica in-

terna parte da 64 GB, c’è lo slot microSD

e la versione di Android con cui arriverà

sul mercato è la Nougat 7.1, come al solito

integrata con le innumerevoli personaliz-

zazioni smart Sony. Con lo Snapdragon

835 arriva anche il nuovo chip 4G/LTE

Snapdragon X16, capace di supportare

velocità di trasferimento dei dati fino a

1Gbps.

Come ogni flagship che si rispetti, anche

Xperia XZ Premium vuole dire la sua in

ambito foto/video e Sony ha certamente

tutte le carte in regola per guidare il mer-

cato. La fotocamera principale del nuovo

top di gamma Sony è un autentico gioiel-

lo e, dati alla mano, parliamo di un modulo

composto da un sensore CMOS da 1/2,3”

e 19 megapixel di risoluzione, con pixel

più grandi del 19% rispetto al passato; non

mancano la stabilizzazione ottica e l’auto-

focus laser a riconoscimento di fase. Sor-

volando sulle potenzialità qualitative del

modulo che andranno dimostrate in sede

di test, spicca la presenza del sistema

Plus Predictive Capture (che scatta anco-

ra prima di premere il pulsante apposito)

e del rinnovato Motion Eye a supporto del

processore di immagine Bionz. Le lenti G

sono state riprogettate al fine di garantire

una maggiore trasparenza.

La caratteristica che però rende unico

Xperia XZ Premium è la possibilità di re-

gistrare filmati super slow-motion a 960

frame per secondo. La cattura avviene a

720p. Inutile dire che si tratta di una spe-

cifica unica nel settore degli smartphone,

la quale ha migliorato di ben quattro volte

il “record” di alcuni dispositivi precedenti

provvisti di funzionalità slow-mo. Pecca-

to per l’assenza dei 60fps in 4K; Xperia

XZ Premium si ferma a 2160@30p men-

tre non si hanno attualmente notizie sul

dato in modalità 1080p (ma almeno 60p

dovrebbero essere garantiti). Xperia XZ

Premium sarà disponibile nelle colorazio-

ni Luminous Chrome e Deepsea Black, a

partire da aprile, periodo di commercializ-

zazione piuttosto indicativo e – come già

sospettato nelle scorse settimane - pro-

babilmente legato all’effettiva disponibi-

lità di quantità sufficienti di Snapdragon

835. Prezzo non ancora comunicato.

Xperia Ear “Open Style concept” è l’auricolare con sensore di movimentoTra le tante novità di Sony Mobile ci sono degli auricolari che non solo servono per musica e telefonate ma fungono anche da sensori di movimento per l’accesso rapido ad alcune funzioni del telefono di Roberto FAGGIANO

Sony Mobile ha da tempo intra-preso diversi strumenti di spe-rimentazione per far crescere l’importanza degli auricolari: non più semplice strumento per le conversazioni e l’ascolto musica-le ma un vero tramite tra utente e dispositivo. I primi passi sono già stati realizzati con il modello Xperia Ear e il progetto Agent, ora tocca al prototipo Open Style con-cept che approfondisce le possi-bilità operative di controllo tramite movimenti del capo e ordini vo-cali, senza bisogno di accedere fisicamente al telefono. Inoltre dal punto di vista acustico gli au-ricolari Open Style concept sono pensati per non isolare l’utente dai rumori esterni, per consentire di percepire eventuali segnali di pericolo durante un allenamento. Le potenzialità dei nuovi aurico-lari sono dimostrate dal progetto Anytime talk , una chat vocale che permette di iniziare una conver-sazione senza cercare i contatti sullo smartphone, ma semplice-mente spostando la testa in una direzione. Qui un video demo.

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MAGAZINEn.151 / 1706 MARZO 2017

di Mirko SPASIANO

Xperia XZ Premium non è l’uni-

co nuovo smartphone Sony ad

aver debuttato al Mobile World

Congress. L’azienda ha infatti presen-

tato altri tre terminali a completamento

della gamma Xperia: l’XZs, l’XA1 e l’XA1

Ultra. Il primo monta lo stesso modulo

Motion Eye da 19 Mpx dell’XZ Premium,

capace di registrare video a rallentato-

re con l’impressionante frame rate da

960 fps. Il display ed il processore, in-

vece, sono un piccolo passo indietro. A

dispetto del flagship di casa Sony, qui

infatti trovano posto un pannello 2.5D

da 5.2 pollici, con risoluzione Full HD,

ed uno Snapdragon 820. Con somma

gioia degli utenti più sbadati, a scocca

è interamente metallica: manca quindi il

pannello in vetro sul retro. L’Xperia XZs

sarà disponibile all’acquisto a partire da

aprile.

Il cuore pulsante dell’XA1 e dell’XA1

Ultra, è invece un Mediatek Helio P20.

Entrambi dispongono di display edge-

to-edge (ma cornici enormi, per gli stan-

dard attuali, sulla parte superiore ed in-

feriore). Come suggerisce il nome, l’XA1

MOBILE Sony al Mobile World Congress 2017 presenta tre smartphone della gamma Xperia

Sony lancia tre Xperia: prezzo accessibile L’XZs ha la medesima fotocamera dell’XZ Premium, con possibilità di riprendere a 960 fps

Ultra è il più grande dei due, con un di-

splay da 6 pollici 1080p, a dispetto del 5

pollici 720p del XA1. Le somiglianze non

finiscono qui, perché entrambi i membri

della famiglia XA1 vedono un modulo

fotografico da 23 Mpx f/2 incastonato

sul retro. Infine, la fotocamera frontale

dell’XA1 è da 8 Mpx, mentre quella del

fratello maggiore è da ben 16 Mpx, con

stabilizzazione ottica.

Entrambi gli XA1 disporranno di una fun-

zionalità software denominata Xperia

Action, che, secondo Sony imparerà le

abitudini dell’utente allo scopo di modi-

ficare automaticamente le impostazioni

e semplificare la gestione delle app.

Ad esempio, Xperia Actions imparerà

l’orario in cui l’utente andrà solitamente

a dormire, per regolare in completa au-

tonomia la luminosità dello schermo ed

il volume della suoneria.

Per quanto, almeno sulla carta, questi

terminali sembrino relativamente in-

teressanti, ci si domanda se il colosso

nipponico non potesse fare meglio nel-

la nomenclatura dei suoi smartphone.

Considerazioni personali a parte, l’Xpe-

ria XA1 e XA1 Ultra arriveranno sul mer-

cato in primavera, ad un prezzo ancora

non specificato.

di Dario RONZONI

Ai non addetti ai lavori il nome

Oppo dirà poco o nulla, ma in

Cina il marchio è tra i maggiori

produttori di smartphone, con dati di

vendita da primato. Al MWC di Barcel-

lona Oppo ha tolto i veli a una tecno-

logia che potrebbe cambiare in modo

radicale il panorama della fotografia su

smartphone.

Da sempre ci si lamenta delle scar-

se doti sul versante tele delle ottiche

montate sugli smartphone. Limiti tecnici

connaturati alla stessa struttura dei te-

lefoni, che il produttore cinese sembra

essere riuscito a superare. Merito del

5X Precision Optical Zoom, una solu-

zione che strutturalmente ricorda un

periscopio: si tratta in sostanza di un

modulo a doppia fotocamera dotato di

MOBILE Un inedito modulo fotografico per smartphone che offre prestazioni da vero tele

Oppo: finalmente un super zoom per smartphoneIl sistema 5X Precision Optical Zoom promette zoom 5x di qualità in 5,7 mm di spessore

una seconda ottica

tele con lunghezza

focale tre volte su-

periore al grandan-

golo primario. Le

specifiche dichia-

rate parlano di uno

zoom 5x senza per-

dita di qualità.

Per contenere gli

ingombri, Oppo ha

ideato uno schema

nel quale il secondo

sensore è posto perpendicolarmente

rispetto al primo, con un piccolo prisma

a deviare il fascio di luce. Ciò consente

di contenere le oltre 50 parti di cui si

compone il modulo in appena 5,7 milli-

metri di spessore. Inclusa la stabilizza-

zione ottica, fondamentale per evitare

il mosso, specialmente ad alti fattori di

ingrandimento.Ancora nessuna data

precisa sulla commercializzazione, an-

che se è più che probabile che il mo-

dulo venga montato sugli smartphone

Oppo di fascia alta in uscita nel corso

del 2017. Non è da escludere il montag-

gio del 5X Precision Optical Zoom an-

che su smartphone di altri produttori.

OnePlus 5 sarà lo smartphone del 2017? Display curvo ai lati 256 GB di storage e 8 GB di RAM con camera da 23 Megapixel Sono alcune delle probabili caratteristiche del prossimo flagship dell’azienda cinese di Giulio MINOTTI

Dalla Corea arrivano nuovi ru-mor riguardo al successore del OnePlus 3T, che prenderà pro-babilmente il nome di OnePlus 5. La quarta generazione potrebbe essere saltata visto che in lin-gua cinese la parola che indica il quattro ha un suono molto simile alla parola morte.Per quanto riguarda le caratteri-stiche tecniche si parla di un di-splay curvo ai lati con un design simile al Galaxy S7 Edge. One-Plus 5 potrebbe avere inoltre una scocca in ceramica come lo Xiao-mi Mi Mix o l’edizione limitata di One X.Da record la memoria con con-figurazioni fino a 8 GB di Ram e 256 GB di storage, mentre il comparto fotografico dovrebbe essere formato da un sensore posteriore da 23 Megapixel ed una camera frontale da 16 Mega-pixel, simile a OnePlus 3T.La batteria dovrebbe essere da 4000 mAh con, ovviamente, ri-carica rapida Dash Charge ( forse anche wireless), porta USB Type-C e sistema operativo Android 7 Nougat. Infine il SoC, Qualcomm Snapdragon 830 o 835, con un’uscita sul mercato ipotizzabile all’inizio dell’estate (come già ac-caduto per One Plus 3).

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MAGAZINEn.151 / 1706 MARZO 2017

di Roberto PEZZALI

L a vecchia BlackBerry non esiste più: TCL Commu-

nication, la stessa azienda che produce non solo

TV ma anche smartphone a marchio Alcatel, ha

comprato il brand perché ci ha visto non solo un valore

storico ma anche un enorme potenziale. Arriva così a

Barcellona, prima degli annunci degli altri big il nuovo

KEYOne, il primo Blackberry prodotto da TCL che do-

vrebbe, se tutto va secondo i piani, riportare in auge il

nome BlackBerry almeno in quel segmento di mercato

dove un tempo il marchio business era re indiscusso.

599 euro il prezzo di listino, ma si tratta comunque di

un prodotto dove il prezzo passa in secondo piano: si

guardano affidabilità, sicurezza e flessibilità a livello di

gestione. Il nuovo KEYOne raccoglie alcuni tratti este-

tici dei vecchi BlackBerry ma si allinea in termini di co-

struzione a quella che ormai è la richiesta del mercato:

cornice in alluminio, scocca soft con ottimo grip e una

resistenza che dovrebbe essere superiore alle media.

Lo schermo è da 4.5” con risoluzione 1620x1080, 3:2 di

aspect ratio e una definizione comunque superiore alla

norma: la protezione dello schermo dagli urti è affidata

al sempre più diffuso Gorilla Glass 4 della Corning, e

per rispetto del nome BlackBerry non può mancare sot-

to il display touch la tastiera fisica. La tastiera è sempre

stata il punto distintivo di BlackBerry e TCL ha cercato

proprio di migliorare al massimo questo aspetto: c’è un

sensore biometrico nascosto sotto la barra spaziatrice,

si possono lanciare fino a 52 link personalizzati (app,

contatti) da ognuno dei 52 tasti che la compongono e

soprattutto la tastiera reagisce anche alle gesture ere-

ditate dal BlackBerry trackpad facilitando sia la naviga-

zione web sia la lettura delle mail.

BlackBerry non è però solo hardware, anzi, l’integra-

zione hardware software è sempre stata una dei punti

di forza: a bordo c’è Android 7.1 con security patch

mensili da Google, ma di fianco ad Android ci sono

BlackBerry Hub per gestire tutta la parte di messag-

gistica e mail da un unico posto e una intera suite di

security.

Grazie ad una serie di certificati e firme hardware al

momento dell’attivazione di un dispositivo viene ri-

MOBILE BlackBerry, ora in mano a TCL, tenta il rilancio presentando un nuovo smartphone Android. Prezzo di listino 599 euro

BlackBerry punta alla rinascita con KEYOne Tradizione e innovazione per convincere tutti Il primo BlackBerry di TCL ha la tastiera QWERTY, un corpo robusto e tanta autonomia. Promette aggiornamenti e sicurezza

levata la presenza di eventuali manomissioni (anche

hardware) e soprattutto l’applicazione DTEK sviluppa-

ta da BlackBerry controlla costantemente il livello di

sicurezza, informando l’utente su eventuali e possibili

violazioni della privacy oppure bloccando i tentativi di

accesso alle informazioni o ai componenti dello smar-

tphone (camera, gps e microfono) da parte di app di

terze parti.

C’è un altro aspetto che BlackBerry ha cercato di cu-

rare al meglio per venire incontro a chi lo smartphone

lo usa tantissimo, ovvero la batteria. La scelta fatta

potrebbe attirare qualche critica, ma probabilmente è

una decisione ponderata: essendo un telefono pen-

sato per chi lavoro (e non per chi gioca) la scelta è

caduta su un affidabile Snapdragon 625 con modem

X9 LTE e GPU Adreno 506, che uniti alla batteria da

3505 mAh dovrebbe garantire un giorno intero di au-

tonomia.

In ogni caso c’è il Quick Charge 3 di Qualcomm: bat-

teria carica al 50% in soli 36 minuti.

Standard la fotocamera: 12 Megapixel con sensore di

ampie dimensioni (pixel da 1.55 μm) e messa a fuoco

a rilevamento di fase quella posteriore, 8 Megapixel

con fuoco fisso e grandangolo quella frontale.

Un vero BlackBerry, ma anche una sfida difficile. Mol-

te delle funzioni che avevano reso BlackBerry quella

che era sono state eguagliate da altre piattaforme

accessibili a tutti. La tastiera QWERTY è un elemen-

to differenziante, ma forse più che al business man

che risponde alla mail interessa a chi freneticamente

pubblica tweet, condivide contenuti su Facebook e

ha una vita social attivissima. E’ stato proprio il seg-

mento business a uccidere il BlackBerry per far spazio

ad iPhone e ad altri top di gamma Android: forse pun-

tando nuovamente sullo stesso segmento si rischia di

scommettere sul cavallo sbagliato, ma è anche vero

che in alcuni Paesi BlackBerry, soprattutto negli uffici

amministrativi, è ancora l’unica scelta.

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MAGAZINEn.151 / 1706 MARZO 2017

MOBILE Nuova serie di memorie Sony SG-F: native 4K con 300 MB/s in lettura e in scrittura

Sony ha presentato la SD Card più veloce al mondoNasce espressamente per il 4K, ma le sue prestazioni basterebbero anche per un 8K

di Roberto PEZZALI

I l nuovo standard di memorie presen-

tato da Samsung lo scorso anno po-

trebbe non servire più: Sony è infatti

riuscita a spingere le prestazioni delle

card SD ad un livello mai visto con un

nuovo controller e nuove memorie ultra-

veloci mantenendo però la compatibilità

con tutto l’attuale parco di fotocamere

e videocamere. La serie SF-G, che sarà

disponibile a brevissimo nei tagli da 32

GB, 64 GB e 128 GB, è di fatto la più ve-

loce memoria SD card al mondo: nasce

per il 4K, ma le sue prestazioni permet-

tono di registrare video a risoluzione

molto più spinta e pure in formati con

un livello di compressione bassissima.

Destinata a reflex e mirrorless le SF-G

raggiungono infatti i 299 MB/s in scrit-

tura e i 300 MB/s in lettura se utilizzate

con dispositivi che supportano lo stan-

dard UHS-II, in pratica un SSD in minia-

tura (anche se oggi gli SSD vanno molto

più veloce). Sony ha sviluppato un siste-

ma di recupero dati per rendere affida-

bilissima la registrazione di tutti i foto-

grammi in modalità burst e soprattutto

ha anche creato un software di recupe-

ro destinato a questa card che può re-

cuperare in modo semplice foto e video

cancellati in modo accidentale. Insieme

alla card Sony ha lanciato anche un me-

mory card reader esterno con bus USB

3.1 da utilizzare per trasferire i files dalla

card al computer alla massima velocità

possibile. Le card saranno in commer-

cio a partire da marzo, mentre il lettore

arriverà ad aprile. Il prezzo ancora non

è stato fissato.

di Roberto PEZZALI

I l video ad alta dinamica è il trend del-

l’anno, la motivazione scelta dai pro-

duttori per convincere molte persone a

cambiare la loro TV per prendere un pro-

dotto che garantisca resa video più simile

a quella che è poi la realtà. L’HDR non

marketing, l’HDR funziona se il prodotto è

di qualità, pensato per rendere al meglio

con i contenuti così codificati.

Non basta però un logo, serve sostanza,

ed è in quest’ottica che l’operazione “HDR

Premium Mobile”, certificazione lanciata

dall’Ultra HD Alliance per gli smartphone,

i tablet e i computer HDR, sembra tanto

la morte per l’HDR stesso. L’esistenza del-

l’HDR non richiede necessariamente che

ogni prodotto debba essere HDR, anzi.

Se vogliamo dare un senso all’HDR ci

dev’essere una netta differenza tra quello

che è vero HDR (e si vede bene) e quello

che invece non è HDR, è la classica visio-

ne a cui siamo abituati. L’HDR su smar-

MOBILE La Ultra HD Alliance ha presentato la nuova certificazione HDR Premium Mobile

L’HDR Premium Mobile è la morte dell’HDRI requisiti sono buoni, ma un HDR troppo facile e diffuso può essere controproducente

tphone, seppur con uno schermo a 10 bit

di profondità colore, è un po’ un azzardo.

Non solo perché l’elevata luminosità è un

ammazza batteria ma anche perché su

uno schermo così piccolo non è sempli-

ce concentrare la luce in un determinato

punto. Ne è consapevole anche la Ultra

HD Alliance, che nelle specifiche per fre-

giarsi del logo “HDR Mobile Premium”

chiede oltre alla copertura del 90% dello

spazio colore P3 e ai 10 bit di pannello

una luminosità massima di 540 nits e un

livello del nero di 0.0005 nits. Altro che

i 1000 nits chiesti per i TV. Solo i laptop

possono sfuggire alla regola: se la lumi-

nosità tocca i 600 nits il livello del nero

può essere anche un modesto 0.1 nits.

I tablet e gli smartphone HDR che ab-

biamo visto a Barcellona, il G6 di LG e il

Galaxy Tab S3 di Samsung sono ottimi

prodotti e ci hanno colpito per la preci-

sione cromatica e la resa. Se li avessimo

tuttavia osservati senza sapere che erano

HDR probabilmente avremmo detto sem-

plicemente che LG e Samsung avevano

creato ottimi schermi, con una accurata

resa cromatica e una visione piacevole.

Ma mai avremmo pensato all’HDR: un TV

come lo ZD9 di Sony offre tutto un’altro

impatto. Una questione che non riguarda

solo gli smartphone. Quest’anno ci saran-

no televisori HDR da 400 euro dotati di

una flebile illuminazione inferiore e con

luminosità di 450 nits. È HDR questo? Se

vogliamo che l’HDR sopravviva servono

non solo prodotti in grado di farci dire

“wow” ma anche prodotti non HDR che

aiutino a far capire la differenza.

Alcatel A5 LED Lo smartphone con la scocca rivestita di LEDAlcatel ha presentato A5 LED, uno smartphone con scocca costituita da LED interattivi che cambiano colore in base alle notifiche e che si muovono a ritmo di musica di Gaetano MERO

Colorato, divertente e rivolto al pubblico più giovane, è così che si presenta Alcatel A5 LED, smar-tphone presentato dallo storico brand, che fa capo al gruppo TCL, all’MWC di Barcellona. Il retro-scocca è costituito da un pannello LED multicolor personalizzabile.Si potrà scegliere un colore di-verso per ogni notifica: chiamate, messaggi, sveglia e social media oppure, grazie alla funzione Color Catcher, catturare i colori circo-stanti o di un’immagine all’interno della galleria e proiettarli sia nella cover che sulla schermata iniziale. I LED possono anche muoversi a ritmo di musica. Lo smartphone è dotato di display da 5,2’’ HD, connettività 4G LTE, processore octa-core. La fotocamera principa-le è da 8 MP con flash dual-tone, la fotocamera frontale è da 5 MP con flash per selfie più nitidi. Tra le feature più interessanti iI Face Beauty software, per immagini im-peccabili e volti senza imperfezio-ni, e il Face Show, che permette di trasformare i selfie in video clip personalizzati. Il sistema opera-tivo scelto per il dispositivo è na-turalmente Android. A5 LED sarà disponibile in Europa a partire dal mese di maggio, ad un prezzo consigliato di 249,00€. All’interno della confezione saranno presen-ti una cover LED Metallic Black e una aggiuntiva Metallic Silver.

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MAGAZINEn.151 / 1706 MARZO 2017

di Roberto PEZZALI

G li smartphone non sono solo Megapixel, me-

moria, schermo, scocche in metallo e prezzi

super. La lezione ai grandi nomi del Mobile Wor-

ld Congress arriva da un brand decisamente piccolo,

Doro, una delle poche aziende che produce feature

phone e smartphone senza preoccuparsi troppo delle

caratteristiche ma concentrandosi esattamente sul suo

target, i “senior”.

Doro è svedese, ha come simbolo una simpatica palla

che ricorda grosso modo la sfera dei Pokemon e ha un

catalogo di prodotti che spaziano dal nuovo Doro 6050,

schermo grande, fotocamera e interfaccia molto chiara

al Doro 8031, uno smartphone vero basato su Android

con funzioni però innovative. “Non guardiamo alle pre-

stazioni - ci dice il Country Manager italiano Mauro Inver-

nizzi - pensiamo soprattutto all’usabilità e al nostro pub-

blico e abbiamo sviluppato una serie di accorgimenti

che possono davvero far la differenza”.

Basta una breve demo per capire che effettivamente

esistono almeno dieci motivi validi per regalare ad un

nonno o ad un genitore uno smartphone Doro al posto

di un telefono classico, dall’interfaccia semplificata alla

possibilità di gestire interamente lo smartphone in remo-

to tramite l’app My Doro Manager, disponibile in cloud

da browser, su iOS o Android

“Pensate alla necessità di installare o configurare una

applicazione, oppure di cancellare foto o semplice-

mente di capire cosa c’è che non va senza avere lo

smartphone sotto mano” ci spiega Invernizzi. “Con Doro

Manager potete gestire ogni aspetto dello smartphone,

anche alzare la suoneria nel caso in cui non ottenete

risposta alle chiamate. C’è anche un accesso remoto

completo per i casi più difficili, e ovviamente non man-

cano la possibilità di gestire rubrica, chiamate e foto”.

Doro non si è limitata a creare un pannello di gestione

semplice e immediato, ma ha anche pensato a soluzioni

hardware che possano venire in contro alle esigenze

MOBILE Doro, prodotti per “senior” che privilegiano i servizi e le applicazioni. Tutte pensate per il target a cui si rivolgono

Doro, lo smartphone pensato per i senior Può risolvere mille problemi ai figli e ai nipotiHanno un’interfaccia semplificata e possono essere gestiti anche a distanza utilizzando l’app dedicata My Doro Manager

di chi ha problemi di vista, di udito o di deambulazione:

compatibili con gli apparecchi acustici, gli smartphone

dispongono di un tasto per chiamare aiuto e anche di

sensori che rilevano una eventuale caduta.

“C’è pure il wearable – continua Invernizzi – basta tene-

re il braccialetto e premere un tasto per chiedere aiuto.

E abbiamo anche tolto i connettori, non tutti riescono ad

infilarli: la base di ricarica è pratica, comoda e permette

di usare lo smartphone come sveglia o come cornice di-

gitale per la foto dei nipoti o dei figli. Non solo: si posso-

no anche aggiungere appuntamenti medici o reminder

per pillole e farmaci”.

Prodotti ben pensati, destinati ad una categoria di per-

sone che con l’arrivo del digitale si è sentita spesso al-

lontanata dalla famiglia che ormai, grazie a social, what-

sapp e alle foto digitali, vive di esperienze che viaggiano

online. L’interfaccia di utilizzo non è solo “foto di contatti”

e icone grandi e leggibili, ma è interamente organizzata

per permettere a tutti di inviare un messaggio, di legge-

re una mail o di spedire e scattare una fotografia.

Non mancano altre caratteristiche come la possibilità di

tracciare uno smartphone e, fondamentale, il filtro per

le chiamate dei call center: “Oggi con le registrazioni

telefoniche per un call center è facile far attivare ad un

anziano una promozione o un abbonamento indeside-

rato, il sistema operativo di Doro filtra queste chiama-

te e comunque tiene traccia di quello che succede, in

modo tale che figli o nipoti possano controllare anche

chi chiama, quando chiama e con che frequenza chia-

ma” conclude Invernizzi.

Doro è già da tempo nei negozi italiani, ma talvolta viene

snobbato perché si pensa di trovarsi di fronte al classi-

co smartphone con volume più alto, tasto di aiuto e font

gigante. Non è solo questo, è un prodotto più completo

che viene incontro alle esigenze di una fetta sempre

più ampia di popolazione che non ha interessi per Me-

gapixel, memoria e smartphone di ultima generazione.

Vuole solo uno smartphone che sia facile da usare e per

il quale non deve chiedere ogni volta aiuto nel gestire

funzioni complesse e incomprensibili.

Dulcis in fondo il prezzo: Doro non è hi-end e non vuo-

le neppure esserlo, perché dal punto di vista hardware

sono prodotti molto semplici: il nuovo Doro 6050 pre-

sentato a Barcellona costa 85 euro, per lo smartphone

serve quasi il doppio. Ma solo il fatto di non dover an-

dare ogni due giorni dalla nonna o da un genitore poco

“digital” a capire cosa “è successo ancora a quel male-

detto smartphone” ripaga tutto l’investimento.Doro 6050, schermo grande, fotocamera e interfaccia.

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MAGAZINEn.151 / 1706 MARZO 2017

di Dario RONZONI

I l marchio francese specializzato in

smartphone di fascia economica e

media presenta a Barcellona quattro

nuovi dispositivi, pensati per un’utenza

attenta al portafogli che non vuole rinun-

ciare a feature tipiche di prodotti di cate-

goria superiore.

Si parte con il nuovo Wim, il top di gamma

del produttore francese, con display 5,5”

FHD AMOLED, spinto da uno Snapdra-

gon 626 e dotato di un’interessante

doppia fotocamera, solitamente appan-

naggio degli smartphone premium. I due

sensori RGB e bianco e nero, entrambi

da 12 Megapixel, sono di derivazione

Sony (IMX258) e possono contare su

lenti con un’apertura f/2.0, per scatti di

buona qualità anche in condizioni di

scarsa illuminazione. È inoltre possibile

salvare gli scatti in formato RAW, l’ideale

per poter intervenire in postproduzione

anche con software professionali.

Particolare attenzione è stata posta an-

che nella realizzazione della fotocamera

anteriore, spesso sacrificata su smar-

MOBILE Il marchio francese presenta quattro smartphone dal buon rapporto qualità-prezzo

Wiko Wim e Upulse, tutto al giusto prezzo Sono pensati per chi desidera caratteristiche premium senza sacrificare il portafoglio

tphone di questo segmento: il Wim ha

dalla sua un sensore da 16 Megapixel e

flash LED, per selfie sempre perfetti. 4 GB

di RAM e 32 GB di storage (espandibili a

64 GB) completano l’offerta del Wim, per

un prezzo consigliato di 399,99 euro.

Presentati anche il più piccolo Wim Lite

(display da 5”, fotocamera posteriore

singola da 13 Megapixel, anteriore da

16, Snapdragon 435 con 3 GB di RAM

e 16 di storage) a 249,99 euro e gli en-

try-level Upulse e Upulse Lite. Si tratta

di prodotti base, attenti al look (scocca

in metallo spazzolato) e con buone so-

luzioni sul fronte fotografico, grazie alla

fotocamera posteriore da 13 Megapixel

e all’anteriore da 8. 3 GB di RAM e 32 o

64 GB di storage (16 per il Lite) completa-

no le specifiche della gamma Upulse, in

vendita a 199,99 e 179,99 euro.

di Gaetano MERO

M yKronoz ha annunciato i ZeTi-

me, il primo smartwatch ibrido al

mondo che combina movimen-

to meccanico e un quadrante rotondo

touchscreen a colori, anticipando così

le mosse dei competitor che si stanno

muovendo nella stessa direzione.

ZeTime appare come un classico orolo-

gio da polso il cui quadrante nasconde le

più avanzate caratteristiche di uno smar-

twatch, merito di un’innovativa tecnolo-

gia che ha permesso di realizzare un foro

al centro del display TFT a colori rotondo

e di inserire le parti meccaniche. Il dispo-

sitivo consente di vedere l’ora anche

quando lo schermo dello smartwatch è

spento grazie alla funzionalità “smart

movement”, che mantiene in vita la parte

meccanica fino a 30 giorni con una sola

ricarica. ZeTime mostra in tempo reale

le chiamate in arrivo, le notifiche dello

smartphone, le indicazioni fitness, gli

MOBILE Il brand svizzero MyKronoz al Mobile World Congress ha svelato lo smartwatch ZeTime

MyKronoz ZeTime, lo smartwatch con le lancette Per la prima volta uno schermo TFT touch è abbinato al movimento meccanico classico

eventi del calen-

dario e qualsiasi

tipo di reminder

dal proprio polso.

La parte smart è

affidata a un ac-

celerometro a 3-

assi e un sensore

ottico del battito

cardiaco per la ri-

levazione dell’at-

tività fisica e del

sonno, il collegamento allo smartphone

avviene tramite Bluetooth ed è possibile

inoltre controllare le funzionalità del tele-

fono come azionare la musica o scattare

una foto. La cassa è realizzata in acciaio

inossidabile, con un diametro di 44 mm

e 12,3 mm di spessore, disponibile in

diverse rifiniture, i cinturini sono inter-

cambiabili e si può scegliere tra materiali

differenti quali silicone, vera pelle o fibra

di carbonio. Il display ad alta risoluzione

ha una dimensione di 1,22’’ e MyKronoz

metterà a disposizione una serie di qua-

dranti con cui personalizzare il proprio

stile. ZeTime può essere gestito attra-

verso il tocco diretto del display o azio-

nando la corona per navigare attraverso

le varie funzionalità, inoltre è garantita

l’impermeabilità fino a 30 metri.

Il MyKronoz ZeTime sarà disponibile da

settembre con un prezzo accattivante a

partire da 199,90 €.

Huawei Watch 2 Lo smartwatch sportivo ed elegante Huawei Watch 2 arriverà in due versioni “Classic” e la colorata “Sport” con GPS e connettività 4G/LTE di Vittorio Romano BARASSI

Huawei è tornata alla riscossa presentando Watch 2, la seconda generazione del suo wearable. L’obiettivo è ampliare il bacino di utenza cui è destinato un dispo-sitivo di questo genere e stavol-ta dal marketing Huawei hanno pensato di puntare forte sulle esi-genze degli sportivi. Ecco quindi arrivare una versione Sport molto aggressiva pronta ad affiancare alla variante Classic. La piattafor-ma di base è la stessa (AMOLED da 1,4 pollici da 480x480 pixel, Snapdragon Wear 2100, 768 MB di RAM), c’è Android Wear 2.0 e non manca la certificazione IP68 - su entrambe le versioni - per la resistenza ad acqua e polvere. Il diametro della scocca sale a 45mm e lo spessore cresce fino a 12,6mm; trovano spazio sensore del battito cardiaco, NFC, acce-lerometro, giroscopio, sensore di prossimità, altimetro e barometro. C’è il sensore per il battito cardia-co e pure il GPS. La connettività è assicurata da Wi-Fi 802.11 b/g/n e Bluetooth 4.2, mentre sulla ver-sione Sport c’è anche un modulo 4G/LTE e spazio a sufficienza per ospitare una nanoSIM. La batteria da 420mAh garantisce, secondo Huawei, fino a tre giorni di auto-nomia (la versione Sport si ferma a due) ma attivando il GPS si scen-de a sette ore. Huawei Watch 2 arriverà sul mercato italiano entro marzo con prezzi di 329 euro per la versione Classic e 379 euro per quella Sport.

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MAGAZINEn.151 / 1706 MARZO 2017

HP espone a Barcellona il prossimo smartphone Windows Ci crede ancora?HP non ha annunciato il prossimo smartphone Windows, ma lo ha esposto sotto una teca, definendolo una “possibile evoluzione della piattaforma Elite x3” di Mirko SPASIANO

HP a Barcellona ha esposto al suo stand quella che è stata definita una “possibile evoluzione della piattaforma Elite x3”. Le differenze rispetto all’HP Elite x3 attualmen-te in commercio sono modeste, ma almeno l’azienda americana sembra ancora interessata alla piattaforma mobile Windows.La differenza che salta maggior-mente all’occhio è l’abbandono in parte dei materiali plastici, a favo-re di una qualche lega metallica: spiccano, infatti, le bande per le antenne sulla cornice superio-re. Il design è stato leggermente rivisto, con una riduzione delle cornici, e il riposizionamento del-la fotocamera frontale. Sembra anche che manchino gli speaker Bang & Olufsen sotto al display. Lo smartphone, però, sembra giustamente compatibile con gli accessori attualmente presenti sul mercato. Visti gli ultimi sviluppi nel campo del mobile da parte di Microsoft, non è escluso che HP opti per un altro flagship che mon-ti, però, la versione completa di Windows (accompagnato da uno Snapdragon 835).

di Roberto PEZZALI

Samsung presenta a Barcellona

“IL TABLET” per chi vuole un disposi-

tivo perfetto per fruire al meglio dei

contenuti video e per produrre contenuti.

Galaxy Tab S3, schermo da 9.7”, non è

solo il primo tablet con retro in vetro ma

è anche l’unico dotato di uno schermo

AMOLED compatibile con i video HDR

e con profondità colore 10 bit. Lo scher-

mo è un 9.7” 2048x1536(QXGA) Super

AMOLED ed è supportato per l’audio da

un sistema realizzato su misura da AKG

con ben quattro speaker. L’acquisizione di

Harman da parte di Samsung inizia a dare

i suoi frutti, e probabilmente vedremo il

marchio AKG anche sul prossimo Galaxy

S8. La resa video è davvero notevole, e

su uno schermo piccolo l’HDR riesce qua-

si ad impressionare di più che su una TV.

Il design del tablet, leggero e sottile

(429 grammi, 6mm), è ereditato da quello

dei recenti Galaxy A: molto bella la scocca

posteriore in vetro che assicura non solo

la resistenza ai graffi ma anche un grip

già saldo e solido. Con LTE a bordo (solo

alcuni modelli) e uno Snapdragon 820, il

Galaxy Tab S3 ha 4GB di RAM e 32GB di

storage espandibili con microSD fino a

256GB.

Da 13 Megapixel la fotocamera posteriore

MOBILE Al Mobile World Congress Samsung presenta un tablet hi-end, il nuovo Galaxy Tab S3

Il Galaxy Tab S3 è il re dei tablet Android Ha il pennino, video HDR e l’audio è firmato AKG, primo segno dell’acquisizione di Harman

(riprende anche in 4K), da 5 Megapixel

quella anteriore e da 6000 mAh la bat-

teria, 12 ore di utilizzo con una luminosità

a livello medio alto. Tra le novità la pre-

senza di un nuovo chip GPS che gestisce

anche Galileo e la porta USB Type C che

sbarca per la prima volta su un tablet. Il

tablet, che monta Android 7.0, può essere

utilizzato sia con le dita sia con la S-Pen,

una versione rinnovata dotata di punta da

0,7 mm e più sensibile alla pressione. La

penna è inclusa e a breve uscirà anche

una versione speciale della Staedtler de-

dicata ai prodotti Samsung.Purtroppo la

penna è “libera”: Samsung non ha previ-

sto un vano per inserirla.

Al momento non si conoscono prezzi e

disponibilità per il mercato italiano, si do-

vrà attendere un po’.

di Franco AQUINI

ABarcellona Samsung ha presentato

una nuova generazione di portatili

“2 in 1” pensati appositamente per

l’utenza professionale. Quindi niente

Android a bordo bensì Windows 10. Uno

di questi si chiama Galaxy Book e sarà

disponibile in due formati: 12 pollici con

MOBILE Oltre al Galaxy Tab S3, Samsung ha mostrato una soluzione portatile con Windows 10

Con Galaxy Book Samsung lancia la sfida a SurfaceÈ un portatile 2 in 1 pensato per i professionisti, disponibile in due tagli: 12 e 10.6 pollici

risoluzione 2160x1440 e 10.6 pollici con

risoluzione Full HD per un pubblico leg-

germente meno esigente sotto il profilo

delle performance tecniche. Dal punto

di vista estetico non si segnalano par-

ticolari differenze tra i due modelli, en-

trambi dotati di chassis d’alluminio con

un quantitativo variabile di porte USB

Type C: una per il modello più piccolo,

due per quello da 12’’. Entrambe le ver-

sioni di Galaxy Book sono compatibili

con la S-Pen Samsung per una modali-

tà diversa di gestione del dispositivo. Il

portatile può passare facilmente dalla

modalità tablet a quella notebook, ma

questo non significa rinunciare alle per-

formance. Sulla versione da 12 pollici

è infatti presente la settimana genera-

zione di processori Intel Core i5 da 3.1

GHz, mentre sulla versione da 10.6 pol-

lici troverà posto un Intel Core m3 dual

core da 2.6GHz. Entrambi monteranno

4GB di RAM, dotazione di memoria di

archiviazione per il più piccolo sarà a

scelta tra 64GB e 128GB, mentre sul fra-

tello maggiore si potrà optare per 128GB

o 256GB.

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MAGAZINEn.151 / 1706 MARZO 2017

di Franco AQUINI

G oogle lancia Android Messages,

ovvero Messaggi Android, la

nuova applicazione per inviare

messaggi. Un’altra? Si, un’altra, ma

questa volta si tratta della nuova appli-

cazione di default di Android, ovvero

quella con cui inviare SMS, MMS (per

chi se li ricorda) e anche messaggi di

nuova generazione in stile iMessage.

A patto che gli operatori li supportino,

ovvio. Proprio per questo, Messaggi

Android supporta lo standard RCS, sul

quale per ora si stanno impegnando

TIM e Vodafone. RCS è un protocollo

che permette lo scambio di messaggi

vocali, emojii, chat di gruppo e tutto

quello che normalmente associamo a

sistemi di messaggistica evoluta come

WhatsApp o Telegram.

La vera novità è comunque legata al

fatto che Messaggi Android divente-

rà l’app predefinita di Android, ovve-

ro quella che sostituirà Messenger.

Fino alla prossima release del siste-

ma operativo però, starà alla volontà

dei produttori preinstallare la nuova

applicazione. Per questo è un’ottima

MOBILE Android Messages, da noi Messaggi Android, sarà l’applicazione standard per SMS e MMS

È ufficiale: Android avrà il suo iMessageL’app adotterà lo standard RCS per gli SMS 2.0, diventerà la diretta rivale di iMessage di Apple

notizia il fatto che ad aderire al pro-

getto ci sono già LG, Motorola, Sony,

HTC, ZTE, Micromax, Nokia, Archos,

BQ, Cherry Mobile, Condor, Fly, Ge-

neral Mobile, Lanix, LeEco, Lava, Kyo-

cera, MyPhone, QMobile, Symphony

e Wiko. Oltre agli scontati Pixel e agli

smartphone prodotti direttamente da

Google.

Messaggi Android sarà in grado di:

• Condividere più velocemente foto

e video direttamente dall’applicazione.

• Inviare messaggi audio

• Possibilità di bloccare i mittenti di SMS

• Creare gruppi

• Supporto a emoji, adesivi, condivisione

della posizione e molto altro

In pratica, Google avrà finalmente il

suo iMessage, standard e condiviso

dalla maggior parte degli operatori.

“E Hallo?”, si chiederanno in molti. È

chiaro che la strategia di Google deve

essere ancora definita, ma questo

sembra già un ottimo passo verso la

standardizzazione. Messaggi Android

è già scaricabile dal Play Store su tutti

i dispositivi con Android versione 4.1 o

successive.

Google Assistant anche su iOSIl product manager di Google Assistant lascia intuire che Google Assistant potrebbe arrivare su iOS anche al di fuori dell’applicazione Allo di Franco AQUINI

Gummi Hafsteinsson, Product Manager di Google Assistant, am-mette al Mobile World Congress che l’ipotesi di portare l’assisten-te virtuale di Google su iOS è concreta. Google ha infatti l’in-tenzione di diffondere Assistant su più dispositivi possibili, da qui la decisione di lanciare l’assi-stente sugli smartphone di terze parti, sulle versioni precedenti di Android, nonché su Android TV e Android Auto. D’altronde, se il prefisso di Assistant è “Goo-gle” e non “Android”, ci sarà un motivo e non è difficile pensare che la strategia di guerra a Siri sia stata progettata fin dall’inizio. Google Assistant, già presente su iOS all’interno di Google Allo, potrebbe arrivare prestissimo anche sull’app di Google per iOS rappresentando una più che valida alternativa a Siri. È quindi definitivamente morto e sepolto il monopolio dell’assistente di Apple, fino a pochi mesi fa unico vero assistente vocale in grado di fornire una reale alternativa all’interfaccia touch. Google Assi-stant, Siri e Cortana si contende-ranno in futuro la gran parte delle richieste e dei dati delle ricerche che effettueremo su smartphone. Poteva iOS rimanere fuori da un piatto così ricco per Google? De-cisamente impossibile, ecco per-ché l’arrivo di Google Assistant su iOS è non solo praticamente certo, ma anche, secondo le no-stre impressioni, assai vicino.

di Vittorio Romano BARASSI

P er mesi è stata un’esclusiva dei soli

smartphone Pixel ma l’Assistente

Google ora sarà implementato in

tutti gli smartphone (di alcuni Paesi) equi-

paggiati con sistema operativo Android

Nougat e pure in quelli provvisti del

meno recente Android Marshmallow. La

notizia, peraltro ampiamente anticipa-ta, arriva direttamente dal MWC 2017.

Google non si è dilungata molto nelle

dichiarazioni e nel comunicato rilascia-

to alla stampa ha sottolineato essen-

zialmente come la nuova funzionalità

sarà implementata in maniera silente

e graduale attraverso l’aggiornamen-

to dello strategico pacchetto Google

Play Services presente su ogni device

MOBILE Il nuovo Assistente Google verrà rilasiato anche su smartphone che non siano i Pixel

Assistente Google per tutti, anche con Marshmallow Ma per la lingua italiana occorrerà attendere un po’La nuova funzionalità verrà implementata mediante l’aggiornamento di Google Play

Android. Al momento in cui scriviamo

non risulta disponibile alcun aggiorna-

mento del servizio in questione, né su

smartphone con Android 6.x né su di-

spositivi Android 7.x in nostro possesso.

Il comunicato ufficiale diramato da Goo-

gle lascia comunque un po’ di amaro

in bocca: sebbene la questione vada

approfondita, inizialmente l’Assistente

Google arriverà solo in lingua inglese

negli USA, in Australia, Canada, Regno

Unito e in Germania con la lingua tede-

sca. Per avere altre lingue bisognerà at-

tendere ancora un po’, ma è intenzione

di Google estendere il suo “assistant” in

tutti i mercati, Italia inclusa.

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MAGAZINEn.151 / 1706 MARZO 2017

GAMING Rivoluzione nel gaming: abbonamento per 100 giochi con accesso illimitato

Xbox Game Pass: 100 titoli a 9,99 euro/meseGiocare senza problemi di streaming o di connettività con la massima fedeltà all’originale

di Francesco FIORILLO

Tramite le pagine del sito ufficiale Xbox, Microsoft ha annunciato l’ar-

rivo di Xbox Game Pass, un nuovo

servizio in abbonamento per Xbox One

che permetterà in pratica di accedere a

oltre cento titoli del catalogo Xbox One e

Xbox 360 pagando 9,99 euro al mese.

Questo servizio, simile a EA Access di

Electronic Arts, non richiederà una sot-

toscrizione a Xbox Live Gold e partirà

ufficialmente in primavera in 27 paesi,

Italia inclusa. Il colosso di Redmond ha

precisato che i giochi non verranno ri-

prodotti in streaming, ma dovranno es-

sere interamente scaricati su hard disk

e che una volta scaduto l’abbonamento

non sarà più possibile accedere ai con-

tenuti precedentemente scaricati.

Xbox Game Pass includerà titoli di pu-

blisher come 2K Games, 505 Games,

Bandai Namco, Capcom, Codemasters,

Focus Home Interactive, SEGA, SNK,

THQ Nordic, Deep Silver, Warner Bros,

Microsoft Game Studios, mentre tra i pri-

mi giochi disponibili si annoverano Halo

5 Guardians, Payday 2, NBA 2K16, LEGO

Batman, Gears of War: Ultimated Edition

e Soulcalibur 2. Ogni mese nuovi titoli

verranno aggiunti al servizio, mentre gli

abbonati che decideranno di procedere

con l’acquisto definitivo dei giochi in ca-

talogo godranno di uno speciale sconto

del 20% (pronto a scendere al 10% sui

relativi DLC).

GAMING Microsoft ha annunciato alla Game Developers Conference i primi visori per la VR

Arrivano i primi visori “accessibili” per Windows Finalmente i visori per la realtà aumentata che si appoggiano su Windows Mixed Reality

di Andrea ZUFFI

D opo gli annunci del CES, ecco

finalmente arrivare i visori per la

realtà aumentata che si appoggia-

no su Windows Mixed Reality (prima co-

nosciuto come Windows Holographic). Il

colosso di Redmond, infatti, ha annun-

ciato alla Game Developers Conference

di San Francisco che gli sviluppatori ri-

ceveranno il primo esemplare di visore

per la realtà aumentata non prodotto da

Microsoft a partire da questo mese. Sarà

Acer a sdoganare la realtà aumentata

“accessibile” voluta da Microsoft, con un

visore le cui principali specifiche tecni-

che possono essere sintetizzate così:

• Due display a cristalli liquidi con risolu-

zione di 1440 x 1440 pixel

• Refresh rate nativo del display a 90

Hz

• Mini-jack da 3.5 millimetri combinato

per audio in/out

• Connettività HDMI 2.0 e USB 3.0 ri-

spettivamente per segnale video e dati

Insieme al visore AR di Acer, gli svilup-

patori riceveranno tutta la documenta-

zione del caso e l’SDK per la creazione

di app per la mixed reality, oltre al libero

accesso alle build del circuito Windows

Insider Preview. Purtroppo, non è anco-

ra dato sapere quando i consumatori

potranno mettere le proprie mani su uno

di questi visori. Tuttavia, Microsoft ci ha

tenuto a fornire un piccolo teaser per i

fan della sua console:

“Siamo entusiasti di annunciare che,

nel tempo, l’esperienza Windows Mixed

Reality si espanderà su altri dispositivi,

oltre ai PC desktop ed a HoloLens. Il no-

stro piano prevede di portare i contenuti

in realtà aumentata alla famiglia di con-

sole Xbox One, incluso Project Scorpio,

nel 2018”.

Dunque Project Scorpio si arricchisce di

un’ulteriore possibilità: non solo gaming

in VR, ma anche in mixed reality. Xbox

One e One S, invece, potranno fruire

esclusivamente di contenuti in realtà

aumentata. Lo scorso ottobre, nel corso

del Windows 10 Event, il colosso statu-

nitense aveva accennato alla cosiddetta

“democratizzazione degli ologrammi e

del 3D”. Forse oggi, con questi annunci,

si riescono finalmente a mettere corret-

tamente a fuoco le parole di Microsoft.

Nintendo Switch Cartucce “disgustose” La società ha confermato di aver applicato una sostanza sgradevole per proteggere i più piccoli di Dario RONZONI

Nintendo ha reso di proposito le cartucce della console Switch di un sapore orribile per evitarne l’in-gerimento da parte dei giocatori più piccoli. Al lancio sul mercato del nuovo dispositivo dello storico brand nipponico, che proverà a smuovere gli equilibri nel settore videoludico, la singolare notizia sta facendo il giro del mondo dopo esser circolata sui principali siti e forum dedicati al gaming. Già di-versi “coraggiosi” reporter si sono cimentati nell’assaggiare le car-tucce di gioco di Nintendo Switch e a giudicare dalle espressioni di disgusto il sapore sembra essere davvero terribile.È arrivata finalmente la conferma da parte di Nintendo: “al fine di evitare la possibilità di ingestione accidentale è necessario tenere le game card lontano dalla portata dei bambini. Un additivo dal sapo-re particolarmente amaro, costitui-to da benzoato di denatonio, è sta-to applicato alle cartucce. L’agente amaricante non è tossico”.Nintendo ha quindi deciso di sal-vaguardare il pubblico più giova-ne dalla possibili incidenti con le cartucce, applicando in superficie una sostanza decisamente sgra-devole. Una mossa senza dubbio meritevole che potrebbe piacere in modo particolare ai genitori. Il sapore persiste in bocca per diver-so tempo, secondo quanto riporta-to da Alanah Pearc sul portale IGN e sul proprio profilo Twitter, e si sconsiglia vivamente di provarci.

Nintendo Switch

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MAGAZINEn.151 / 1706 MARZO 2017

PC La nuova famiglia di processori Ryzen si propone come la più potente offerta sul mercato

AMD è tornata: in arrivo i processori RyzenProcessori Ryzen, prezzi di listino aggressivi. Consumi bassi e dissipatori silenziosissimi

di Dario RONZONI

Sono serviti quattro anni di sviluppo

e oltre due milioni di ore di lavoro,

ma alla fine AMD ha raggiunto il

proprio obiettivo: immettere sul merca-

to una linea di processori per PC desk-

top dalle prestazioni senza precedenti.

Il progetto noto inizialmente come

Zen ha portato oggi alla nascita della

lineup Ryzen 7, una famiglia attualmen-

te composta da tre processori, pensati

per un’utenza high-end, gamer ma non

solo, denominati 1800X, 1700X e 1700.

La X nel nome denota il ricorso alla tec-

nologia XFR, che consente frequenze

particolarmente spinte in presenza di

raffreddamento adeguato.

A capitanare la pattuglia ecco il Ryzen 7

1800X, l’octacore 16 thread più potente

al mondo, operativo a 3,6/4 GHz e ca-

pace di superare del 9% nel test Cine-

bench R15 multi-threading le prestazioni

dell’analogo Intel Core i7-6900K. A se-

guire, il 1700X opera a 3,4/3,8 GHz, men-

tre il 1700, privo della tecnologia XFR, è

secondo AMD il processore a otto core

col consumo più basso al mondo. Con

i processori Ryzen 7

arrivano anche nuove

soluzioni sul fronte del

raffreddamento: basati

sull’architettura Wraith

lanciata lo scorso anno,

i nuovi dissipatori Spire

e Stealth mantengono basse le tem-

perature di esercizio con una soglia di

rumore quasi impercettibile, misurata in

32 decibel. Già disponibili in preordine, i

nuovi processori debutteranno sul mer-

cato il prossimo 2 marzo a prezzi a dir

poco aggressivi. Il top 1800X è a listino

a 499 dollari, meno della metà del costo

di un Intel 6900K (1.050 dollari). Il 1700X

costerà 399 dollari, mentre il 1700 329.

Windows 10 Confermato un secondo updateRedmond per la prima volta dà qualche vaga indicazione sulla data di uscita del secondo update annuale di Windows 10 Sarà solo un upgrade visivo? A maggio ne sapremo di più di Dario RONZONI

Lo scorso agosto Microsoft ave-va annunciato due grossi aggior-namenti per il proprio sistema operativo, destinati al roll out nel corso del 2017. Dopo il Creators Update, in fase di testing, Red-mond ha per la prima volta offer-to qualche dettaglio sul secondo aggiornamento. Nel corso della conferenza Microsoft Ignite in Australia, il gigante del software ha confermato che l’update sarà disponibile nel corso dell’anno.Per quanto riguarda le feature offerte dall’update, Microsoft non ha ancora svelato nulla, ma è prevedibile che il pacchetto contenga le già chiacchierate modifiche al design, note inter-namente con il nome di Project Neon.Una cosa è certa: si attendono informazioni molto più succose in occasione della Build 2017, la conferenza dedicata agli svilup-patori in programma dal 10 al 12 maggio a Seattle.

PC Presentato al MWC un 2 in 1 con tastiera staccabile dalle elevate caratteristiche hardware

Porsche Design, convertibile da 3000 euroHardware di alto livello e raffinato design. Prezzo tutt’altro che moderato: 2.895 euro

di Giulio MINOTTI

D opo l’esclusivo Huawei Mate 9

Porsche Design ecco il Book

One, convertibile 2-in-1 con ta-

stiera staccabile presentato al Mobile

World Congress 2017. Un notebook dal

raffinato design con chassis realizzato

in alluminio con una finitura opaca ano-

dizzata ed un’elevata cura dei dettagli

in particolare nella cerniera. Un device

con specifiche hardware di fascia molto

elevata dotato di processore Intel Core

i7-7500U Kaby Lake, 16 GB di RAM,

SSD da 512 GB, display da 13,3 pollici

con risoluzione 3200 x 1800 pixel. Per

quanto riguarda le porte sono presenti

una Thunderbolt USB Type-C nel tablet

e una USB Type-C, 2 USB 3.0 e micro-

SD nella tastiera. La fotocamera è da 5

megapixel con supporto alla tecnologia

Windows Hello e sistema operativo

M i c r o s o f t

in versione

10 Pro. Pre-

senti inoltre

due batterie

con autono-

mia totale di

14 ore, da

25 Wh nel

tablet e 45

Wh all’in-

terno della

tastiera re-

troilluminata. Infine il peso, 1.580 gram-

mi in totale, (758 grammi solo il tablet)

con dimensioni di 311,4 x 226,5 x 15,9

mm (modalità notebook) / 311,4 x 209,5

x 7,7 mm (solo tablet).

Il Book One è già disponibile in Italia ad

un prezzo di 2.895 euro. Inclusa nella

confezione ci sarà una penna Wacom

(denominata Book One Pen) con 2.048

livelli di pressione, alimentata da una

batteria con un’autonomia media di 7,5

mesi, oltre ad un dongle USB-C - HDMI.

Book One è stato realizzato in collabo-

razione con Intel, Microsoft e Quanta

con l’estetica curata ovviamente da

Porsche Design.

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MAGAZINEn.151 / 1706 MARZO 2017

PC Mail e Calendario verranno totalmente ripensate con l’introduzione di funzioni innovative

Microsoft rinnova mail e calendario Creators Update, il prossimo aggiornamento di Windows 10, conterrà due grosse novità

uno dei meccanismi resi

celebri prima da Twitter e

poi da tutti gli altri social

network. Digitando la @, si

aprirà una lista dei contatti

più frequenti, in modo da

aggiungerli come destinatari

della mail e menzionarli evi-

denziandoli nel corpo della

mail stessa. Una funzionalità

all’apparenza banale, che in realtà può

essere molto utile e cambiare radical-

mente il modo di intendere l’uso della

posta elettronica. Anche Calendario ve-

drà l’introduzione di molte caratteristiche

nuove, meno rivoluzionarie ma sicura-

mente attese. Innanzi tutto ci sono i co-

lori per differenziare cromaticamente gli

eventi. Ci sarà poi la possibilità di aggiun-

gere calendari direttamente da Bing. Per

esempio le giornate di un campionato di

calcio oppure il calendario dei program-

mi televisivi preferiti. Ci saranno poi tutta

una serie di funzionalità che allineeranno

il Calendario di Microsoft alla concorren-

za, come la possibilità di aggiungere al

calendario eventi presi direttamente

dalle email (leggasi viaggi, consegne di

prodotti acquistati online, ecc.), vedere

la mappa di un indirizzo, convocare una

riunione tramite Skype e molto altro. Mi-

crosoft comincia quindi a integrare tutto

l’ecosistema con applicazioni in grado

di sfruttare tutti i servizi messi a dispo-

sizione da Skype, Office, Bing e infine il

comune denominatore: Windows 10. Le

nuove caratteristiche saranno disponi-

bili con il Creators Update per chi ha un

account Outlook.com o Office365. Per

tutti gli altri ci sarà da aspettare un po’

di più.

di Franco AQUINI

I l prossimo Creators Update di Micro-

soft, oltre all’introduzione di funzioni

per il gioco e per il supporto al 3D ag-

giornerà anche due applicazioni ritenute

minori, ma al tempo stesso vitali per chi

col PC ci lavora. Mail (Posta da noi) e Ca-

lendario verranno riviste con l’introduzio-

ne di caratteristiche innovative, persino

se confrontate con i sistemi più blasonati

come Gmail e Google Calendar. L’appli-

cazione di Posta vedrà l’introduzione

della posta “evidenziata”, una funzionali-

tà già nota sul’app Outlook per iOS e An-

droid (e già vista anche altrove a dire il

vero) che separa in due tab diversi la po-

sta importante da quella che lo è meno in

base ad analisi sull’attività dell’utente. In

questo modo, la casella di posta in arrivo

viene divisa in posta “evidenziata” e “al-

tra”. Nulla di nuovo, ma una funzione che

mancava sul client di Windows 10.

La vera novità riguarda invece la possibi-

lità di menzionare utenti anche nel corpo

della mail tramite la @. Posta si avvicina

quindi ai social network, introducendo

Google Allo arriva su desktopAllo è la piattaforma di comunicazione che sfrutta l’IA di Google Assistant per eseguire e velocizzare diverse operazioni mentre si chatta. Presto approderà anche su desktop di Alvise SALICE

Un tweet di Nick Fox, vicepresi-dente di Google per i prodotti di comunicazione, ha annunciato l’arrivo su PC desktop di Allo, il servizio chat di Big G che sfrutta l’intelligenza artificiale. Parliamo di servizio e non di applicazione in quanto lo screen pubblicato da Fox nel suo post rivela che si tratterà, per il momento, di una funzionalità web accessibile via browser Chrome (un po’ come avvenne con WhatsApp Web, inizialmente disponibile sull’ap-posito sito e solo in un secondo tempo rilasciando sottoforma di programma desktop). Particolari-tà di Google Allo, è il pieno sup-porto all’assistente virtuale Goo-gle Assistant. Come già avviene con l’applicazione smartphone, anche su PC l’IA in questione estenderà in modo tentacola-re le potenzialità di quello che altrimenti sarebbe un canonico software di messaggistica: l’As-sistente Google consente infatti di eseguire svariate azioni senza uscire un solo istante dalla chat, aiutando l’utente a snellire ope-razioni che in genere richiedono almeno un minimo di multitasking (come effettuare una ricerca sul web e prenotare un ristorante dove invitare la persona con cui si sta comunicando).

PC Al Mobile World Congress Lenovo ha presentato la nuova gamma di convertibili Yoga

Lenovo Yoga: display 4K e Windows Hello per tutti Tra le caratteristiche CPU Intel Core i7, display 4K touch con supporto per stylus attivo

di Andrea ZUFFI

L enovo presenta al Mobile World

Congress 2017 la nuova gamma

Yoga, laptop convertibili con la clas-

sica cerniera che, ruotando a 360 offre

la massima versatilità di utilizzo. Il nuovo

Yoga 720, disponibile nella versione con

display touch da 13 pollici sia in risoluzio-

ne Ultra-HD da 3.840 x 2.160 pixel che

FullHD, cui corrispondono rispettiva-

mente un’autonomia della batteria di 7 e

di 8 ore, pesa 1,3 kg e misura uno spes-

sore di 14,3 mm contro gli 1,5 kg e i 17,3

mm del precedente modello Yoga 710.

All’interno il processore Intel di settima

generazione Core i7, con 16 GB di RAM e

la scelta di un Hard Disk tradizionale da

1 TB o SSD da 512 GB. Tra le opzioni di

connettività spicca la porta Thunderbolt

3 per un trasferimento ultra-veloce dei

dati. Grazie a Windows 10 e alla presen-

za del sensore di impronte digitali Yoga

720 supporterà lo sblocco del disposi-

tivo a sfioramento

offerto da Win-

dows Hello, ma

non la modalità

di autenticazione

dell’utente con ri-

conoscimento fac-

ciale tramite foto-

camera, riservata

invece alla serie

“top” Yoga 900. Il

pannello touchscreen ad alta reattività

integrato nella nuova serie Yoga sup-

porta l’utilizzo di uno stilo attivo (opzio-

nale) che permette di prendere appunti

in modo naturale ma anche di esprime-

re la propria vena artistica con schizzi e

disegni creativi. In occasione del MWC

Lenovo ha annunciato anche il fratello

minore Yoga 520, un convertibile da 1,74

kg di peso e spessore di 19,9 mm dotato

di un display da 14 pollici FullHD e un’au-

tonomia fino a 10 ore.

Yoga 720 sarà in vendita in Europa ad

aprile 2017 nella versione da 13” con li-

vrea “copper” a un prezzo di listino che

partirà da 999 euro. Per accontentare

che preferisce un display più grande,

rinunciando a un po’ di comodità di

trasporto, Lenovo proporrà invece una

versione di Yoga 720 con schermo da 15

pollici e prezzi a partire da 1099 euro.

Bisognerà invece aspettare luglio per

acquistare Yoga 520 il cui prezzo di listi-

no è fissato a 599 euro.

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MAGAZINEn.151 / 1706 MARZO 2017

SMARTHOME Whirlpool “allarga” il frigorifero e presenta il nuovo combinato Everest Serie 400

Whirlpool Everest: 400 litri in 75 cm di larghezzaSpazio interno organizzato in modo intelligente e il meglio della tecnologia Whirlpool

di Simona ZUCCA

Whirlpool offre a tutti coloro che

si rivolgono al mercato dell’in-

casso una nuova possibilità di

scelta: un frigorifero combinato che offre

una capacità netta di 400 litri (300 litri

per il vano frigo e 100 litri per il freezer)

in 75 cm di larghezza (15 cm in più di un

combinato standard tradizionale) e 193

cm di altezza. Una dimensione inusuale,

che mette a disposizione il 40% di spazio

in più. Quello che ha attirato la nostra at-

tenzione non è stata tanto la dimensio-

ne extra quanto l’organizzazione dello

spazio interno quando abbiamo aperto

lo sportello: 5 ripiani in cristallo, ripiano

portabottiglie, due cassetti per ospitare

alimenti o confezioni di pic-

cole dimensioni, un cassetto

Extra Large per frutta e ver-

dura con separatore interno.

L’impressione è di ampiezza

e di grande cura nella pro-

gettazione degli spazi del

vano frigorifero. Le tecnolo-

gie a bordo di questo combi-

nato sono quelle già note del

marchio in fatto di conserva-

zione: 6° Senso Fresh Control per gesti-

re temperatura e umidità del vano del

frigorifero, 6° Senso Freeze Control per

controllare la temperatura del freezer,

StopFrost, un elemento che raccoglie la

brina del freezer e che si estrae e puli-

Dyson brevetta la spazzola “smart”Una spazzola per asciugare e arricciare capelli con flusso d’aria ad alta velocità di Andrea ZUFFIDyson ha recentemente deposita-to il brevetto di un nuova spazzola per capelli che, grazie a una tecno-logia probabilmente simile a quella del motore digitale sviluppato per lo “stiloso” asciugacapelli del pro-duttore inglese, promette di ridur-re il tempo solitamente dedicato all’acconciatura limitando lo stress subìto del capello con l’utilizzo di strumenti tradizionali.A rivelarlo è il sito della rivista ame-ricana Entrepreneur che fornisce alcuni dettagli del progetto e un disegno che illustra l’ultima diavo-leria di casa Dyson, un accessorio per la cura personale in grado di asciugare e arricciare i capelli ba-gnati tramite un flusso di aria calda o fredda ad alta velocità in uscita da una serie di fori posizionati sulla superficie cilindrica della spazzola in una sorta di drenaggio forzato dell’umidità del capello.L’idea di una spazzola “intelligen-te” per capelli non è però un’esclu-siva di Dyson: il mese scorso infatti a Las Vegas, in occasione del CES 2017 Kérastase aveva presentato Hair Coach, una speciale spazzo-la realizzata in collaborazione con Withings dotata di vari sensori ca-paci di fornire all’utente importanti indicazioni sulla modalità d’uso più corretta per preservare la salute dei capelli.

di Simona ZUCCA

Whirlpool ha scelto di puntare

l’attenzione su Indesit nell’an-

nuale appuntamento del grup-

po in cui vengono presentate le novità

del settore incasso. Presentazione che

è la prima dopo la nascita di Whirlpool

Italia il 1° gennaio 2017, risultato dell’ac-

quisizione di Indesit Company.

Tra le novità proposte, dunque, l’atten-

zione si è concentrata sulla nuova colle-

zione Aria di Indesit, una gamma di elet-

trodomestici pensata per una famiglia

che ha bisogno di praticità pur avendo

a disposizione un budget non eleva-

tissimo. Tre le linee estetiche proposte

Glass, Inox Curved e Inox, declinate su

forni, microonde, piani cottura a gas e

a induzione e cappe aspiranti, nel ten-

tativo di offrire coordinamento estetico,

grande funzionalità e semplicità d’uso in

cucina. Abbiamo trovato particolarmen-

te interessanti alcune soluzioni pensate

dal marchio per semplificare la vita quo-

tidiana del consumatore: la possibilità di

sganciare e inclinare la serpentina del

grill e quella di rimuovere la controporta

in vetro del forno in modo molto sempli-

ce, ad esempio, aiuteranno di certo nel-

la non sempre facile pulizia del forno.

Sfiziosa, ma per noi decisamente meno

utile, invece, la funzione Turn&Cook

del forno Aria: ruotando la manopola

su questa funzione, il forno imposterà

automaticamente la temperatura a 180

°C e il tempo di cottura a un’ora, con

cui sarà possibile realizzare 80 ricette

diverse. Ricette che si trovano sull’app

Turn& Cook: basta fotografare un ingre-

diente e l’app proporrà le ricette in cui

poterlo utilizzare.

Il forno Aria Glass ha cavità da 71 litri, 11

funzioni, classe di efficienza energetica

A+, display digitale e manopole esterne,

funzione di pulizia Eco Clean, funzione

Turn&Cook, porta Click&Clean, grill re-

clinabile e integrale.

Oltre al forno, citiamo il microonde Aria

Glass con un volume di 31 litri, che si

distingue per due particolari funzioni,

il Plate Cover per scaldare due piatti

contemporaneamente su due livelli, e

Double Power Wave con doppia emis-

sione di microonde per risultati migliori

e più rapidi; e il piano a induzione da 70

cm con Touch Control, 4 zone di cottura

con Booster, speciale zona di cottura

Double Size, limitatore di potenza e po-

tenza massima 7,2 kW.

SMARTHOME Una cucina pratica e affidabile per soddisfare le esigenze delle famiglie moderne

Indesit presenta la nuova collezione AriaWhirlpool e le novità del settore incasso per una forte connotazione a ciascuno dei brand

sce facilmente sotto l’acqua, Less Frost

nel freezer per ridurre la formazione del

ghiaccio sulle pareti.

Display touch, illuminazione led supe-

riore e classe energetica A+ completa-

no le specifiche.

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MAGAZINEn.151 / 1706 MARZO 2017

di Franco AQUINI

I mezzi a guida autonoma arriveranno nel 2021.

Questo è il messaggio che Ford ha voluto dare al

Mobile World Congress di quest’anno, anche se - ci

par di capire - sarà di certo un passaggio molto gra-

duale che passerà per mezzi pubblici come mini van o

mini bus, magari su corsie preferenziali e lontane dai

semplici pedoni.

D’altronde Ford è - tra le Case produttrici di auto -

una delle più attente alle evoluzioni tecnologiche. Al

Mobile World Congress di quest’anno però ha osato

ancora di più: all’interno dello stand non ha mostrato

nessun veicolo, solo prototipi e “visioni” del futuro a

base di realtà virtuale e prototipi. Niente che vedre-

mo in strada tra sei mesi, insomma, ma un impegno

concreto che trapela non solo dallo stand presente

in fiera, ma anche dall’investimento di un miliardo di

dollari nella startup Argo, che si occupa di software di

controllo dei veicoli autonomi.

Insomma, al Mobile World Congress Ford ci ha illustra-

to il futuro della mobilità secondo la visione dell’azien-

da. Ken Washington, vice presidente del Research

and Advanced Engineering, ha spiegato a DDAY.it

quanto sia importante dialogare con gli altri produt-

tori di automobili per condividere informazioni, senza

le quali è letteralmente impossibile realizzare veicoli

realmente autonomi.

Impossibile fare affidamento solo sui sistemi di bordo

per prendere decisioni e capire cosa stia succedendo

intorno all’auto. Sarà quindi fondamentale la collabo-

razione tra tutti i produttori affinché venga sviluppato

uno standard comune a tutte le auto per fare in modo

che dialoghino tra loro e si scambino informazioni.

Ford preme dunque per l’elaborazione di una piat-

taforma comune per lo scambio dei dati tra i veicoli

connessi, e lo dimostra anche il recente ingresso nel-

la GSMA per dotare i veicoli di connessione 5G. Solo

con l’elaborazione di standard e protocolli comuni i

veicoli potranno evolvere nella giusta direzione.

Ken Washington si è occupato in passato di sicurezza,

e per questo motivo ha voluto precisare che i veicoli

Ford sono estremamente attenti alla sicurezza, essen-

do dotati di firewall a bordo e connessioni crittogra-

fate. Lavorare per una casa produttrice di automobili

significa anche collaborare con diverse realtà e molti

partner, per questo la sicurezza è fondamentale.

Ford immagina la mobilità del futuro Triciti e Carr-eNiente veicoli, soltanto mobilità smart e visioni future.

In concreto si tratta di immaginare come ci muovere-

mo tra dieci o vent’anni, soprattutto in ambito urbano.

Ford quindi mostra due prototipi: il primo è il triciclo

elettrico Triciti, qui il nostro approfondimento, l’altro

è Carr-e, una sorta di hoverboard tondo sui cui salire

in piedi, capace di muoversi nella direzio-

ne in cui si sposta il baricentro. Stesso

concetto delle hoverboard insomma,

ma con una superficie più ambia dove mettere i pie-

di. Nulla di emozionante o estremamente innovativo,

ma un’idea sul come potrebbero evolversi gli sposta-

menti in ambienti chiusi come capannoni industriali o

centri commerciali.

Ford propone anche due visioni del futuro della mo-

bilità tramite esperienze in realtà virtuale. Nella prima,

chiamata Autolivery, abbiamo testato una modalità

innovativa di consegna dei pacchi. In realtà non pro-

prio una novità, Amazon ci pensa da tempo, ma è co-

munque diverso vedere una simulazione che implichi

anche l’uso di veicoli autonomi.

L’esperimento di Ford riguarda la consegna di un in-

grediente fondamentale per una cena: davanti a noi

c’è una cucina con monitor interattivi, consultiamo

una ricetta ma, visto che ci manca un ingrediente, de-

cidiamo di ordinarlo online. Fino a qui nulla di nuovo,

rimane solo da capire come il pacco potrà arrivare

direttamente al trentesimo piano. Ci pensa un drone,

che lo preleva dal veicolo (autonomo) e lo recapita di-

rettamente sul nostro balcone. Una fusione di quello

che Amazon sta studiando da tempo con i veicoli au-

tonomi Ford evidentemente sta lavorando da tempo.

Nella seconda demo, invece, un drone con quattro

passeggeri a bordo ci porta in volo tra i palazzi di una

città del futuro. In questo contesto, Ford mostra quali

siano i campi di applicazione dei sistemi attuali e futu-

ri, tra cui Ford Pass, con cui già oggi è possibile riser-

vare o pagare un parcheggio, aprire o avviare l’auto

e molto altro. Ma anche, ovviamente, di gestione del

traffico in un contesto di guida autonoma.

AUTOMOTIVE Abbiamo incontrato Ken Washington e Don Butler per scoprire come Ford immagina il futuro della mobilità

Come Ford immagina il futuro della mobilità autonoma Si partirà nel 2021 con mezzi per il trasporto pubblicoAl Mobile World Congress Ford ribadisce l’impegno di portare il primo veicolo autonomo sulle strade entro il 2021

segue a pagina 32

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MAGAZINEn.151 / 1706 MARZO 2017

Prima i mezzi pubblici autonomi poi le autoAbbiamo parlato di scenari e visioni future con Don

Butler, executive director del settore Connected Vehi-

cle and Services, a cui abbiamo chiesto se il futuro

immaginato da Ford vedrà la massiccia presenza di

sistemi di trasporto pubblico a guida autonoma e

sempre meno auto private. Secondo Don Butler, la

transizione sarà molto graduale e passerà obbliga-

toriamente per il trasporto pubblico. Un ribaltamento

della prospettiva quindi, che ci permetterà di vedere

per le strade prima i mezzi pubblici autonomi e solo

successivamente le auto individuali. Il perché è facile

da intuire: innanzitutto c’è l’immensa mole di dati che

le auto a guida autonome devono scambiarsi, il che

implica la diffusione delle reti di prossima generazio-

ne (5G) che dovranno essere in grado di far comuni-

care i veicoli con il sistema di controllo.

Ford comunque sta lavorando duramente sul Virtual

Driving System, a cui partecipa Argo, la startup recen-

temente acquisita che conta tra i fondatori ex membri

AUTOMOTIVE

Ford e il futuro della mobilità autonomasegue Da pagina 31

di Google e Uber. Gli domandiamo quindi se il busi-

ness dei veicoli autonomi potrà essere davvero van-

taggioso per l’azienda, visto che tenderà a favorire il

trasporto collettivo piuttosto che quello individuale.

Secondo Don Butler ci sarà un giusto mix: nei contesti

cittadini si privilegerà il trasporto pubblico, mentre in

aree extra urbane con-

tinueranno ad essere

prioritari i veicoli indi-

viduali.

Quello che è certo è

che il futuro della mobi-

lità sarà molto diverso

dal presente e non sol-

tanto a causa della nor-

male evoluzione che la

tecnologia stimola in

tutti i campi, ma anche

e soprattuto perché il

trasporto delle merci

e delle persone viene

ogni giorno spinto in

avanti e stimolato da

player come Amazon

o Uber.

Nessuno sa come ci si muoverà tra dieci o venti anni.

Certo è che Ford si sta esponendo in prima linea per

trovare una soluzione che non sia solo quella del sin-

golo veicolo a guida autonoma, ma che riguarda tutto

il complesso sistema di auto, città, persone e merci.

Appuntamento a tra qualche anno.

di Massimiliano ZOCCHI

I l marchio premium controllato da

Citroën, dopo un timido approccio

in terra cinese, si appresta a di-

ventare protagonista del settore SUV

anche in Europa con DS7 Crossback.

Pronta per essere mostrata in pubbli-

co al prossimo Salone di Ginevra, ne

possiamo vedere le immagini in an-

teprima. La vettura va a inserirsi nel

mercato di lusso e semi-lusso, e DS

mira a rubare una fetta della torta ai

brand tedeschi in primis, ma anche a

Tesla e Lexus. Questo perché tra le va-

rie motorizzazioni ci sarà una versione

ibrida plug-in, per incontrare i favori

di chi vorrebbe un mezzo anche solo

parzialmente elettrico.

Ricaricando la batteria da 13 kWh, DS7

potrà percorrere fino a 60 km in solo

elettrico. La motorizzazione ibrida,

che sfrutta la nuova nomenclatura del

gruppo francese E-Tense, è a trazione

integrale e abbina un motore termico

1.6 da 200 cv a due motori elettrici da

80 e 90 kW di potenza.

AUTOMOTIVE Citroën aggredisce il settore, punta a competere con le tedesche e guarda a Tesla

DS7 Crossback sfida Tesla e i SUV tedeschi Il marchio di Citroën mostra in anteprima le immagini del nuovo SUV DS7 Crossback Con tanta tecnologia a bordo e con la guida semi-autonoma, la vedremo a Ginevra

La tecnologia sarà un tratto distintivo

di DS7, con il nuovo sistema di sospen-

sioni adattativa Active Scan Suspen-

sion. Le sospensioni sono in grado di

adattarsi allo stato del manto stradale

grazie a una videocamera frontale che

analizza la strada in tempo reale, oltre

a potersi regolare anche in base allo

stile e posizione di guida. Non pote-

vano mancare in un prodotto premium

le novità che tutti oggi si aspettano,

ovvero i dispositivi di guida assisti-

ta. DS Connected Pilot è il sistema di

guida semi-autonoma che è in grado

di frenare automaticamente e ripartire

seguendo il flusso del traffico.

Per la prima volta vedremo anche in

azione il rilevatore di stanchezza con

scanner facciale, e il sistema di visione

notturna per pedoni e animali. Con una

dotazione di questo livello, gli interni

sono ovviamente al passo, con grande

touchscreen al centro della plancia, e

strumentazione solo digitale.

Gli airbag assassini Takata rischia la bancarottaTakata recentemente è stata protago-nista di uno dei più gravi scandali nel mondo dell’automotive. I suoi airbag, di cui l’azienda giapponese è uno dei maggiori fornitori mondiali, sono risultati difettosi e i dirigenti hanno cercato di insabbiare il problema, falsificando test e dati di riferimento. Sono partite le campagne di richiamo e ora per Takata arriva il conto da pagare, che supererà il miliardo di dollari. Le autorità americane hanno predisposto risarcimenti onerosi e multe, di cui 850 milioni in restitu-zione alle Case costruttrici, 25 mln di ammenda e un fondo da 125 mln in risarcimento alle vittime degli airbag fallati. Sono oltre 100 gli infortuni causati da esplosioni anomale dei di-spositivi e finora sono stati accertati 16 decessi. Takata rischia di pagare conti salati in tutti i continenti dove sono arrivati i suoi airbag e dove qualcuno ne è rimasto vittima. Le auto coinvolte sono tante e di tutte le fasce di mercato, comprendendo FCA, Honda, Toyota, Mazda, Nissan, Subaru, Mitsubishi e persino Ferrari.

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MAGAZINEn.151 / 1706 MARZO 2017

di Massimiliano ZOCCHI

C’era una volta la Peugeot dai

concept strabilianti e dalle for-

me spesso al limite dell’ortodos-

so, particolare che l’ha resa nota o fami-

gerata a seconda dei punti di vista. Non

sarà un cambio di rotta definitivo, ma il

prototipo presentato al MWC di Barcello-

na rompe un po’ gli schemi. Instinct, que-

sto il nome scelto, ha sì l’aspetto tipico

e futuristico dei prototipi, ma anche un

sapore di attuale, ed è proprio il risultato

che i designer francesi volevano otte-

nere. Anche gli interni sono in linea con

le ultime tendenze, con abbondanza di

display LED, e volante e pedali retratti-

li, in grado di scomparire nelle modalità

di guida autonoma. Secondo Peugeot

quello che stiamo attraversando è il più

grande cambiamento nella storia del-

l’automotive, una transizione che sarà

lunga, ma che è già in corso, e proprio

per questo Instinct non è esagerata o

“UFO-like”, ma ha un design che da qui

a poco potremmo definire normale e

abituale. Come già visto in prototipi della

concorrenza, l’auto diventa uno spazio

da vivere, e non solo un mezzo che ci

trasporta da un punto ad un altro. Via

quindi a portiere dall’ampia apertura “ad

armadio” per un facile accesso di tutti gli

occupanti, sedili regolabili indipendente-

mente, e ognuno con display persona-

lizzabili. Diversamente dal solito non si

tratta di una vettura totalmente elettrica,

ma sempre nell’ottica di un periodo di

transizione verso il futuro, Peugeot vede

meglio un powertrain ibrido, in particola-

re con due motori elettrici affiancati a un

termico, per 300 cv di potenza. Ibrida e

autonoma come detto, con due modalità

driverless, Soft oppure Sharp, ma anche

due mappature per chi volesse ancora

prendere in mano il volante, Boost e Re-

lax. Instinct sarà in mostra al Salone di

Ginevra, dove forse ne sapremo di più

anche su una possibile reale commer-

cializzazione.

Seat a MWC con e-Mii e un dongle per connettere le vecchie autoIn mezzo a supercar elettriche, Seat presta attenzione a una fascia più vicina alle esigenze di tutti i giorni e presenta la sua e-Mii elettrica di Massimiliano ZOCCHI

Non solo elettrica, ma anche base per sperimentare nuove tecno-logie connesse. È così che Seat immagina la piccola concept e-Mii, messa in mostra per l’occasione al-l’MWC di Barcellona per presenta-re un nuovo servizio di car sharing che inizierà a breve con 10 citycar del marchio spagnolo costruite sulla base della Volkswagen e-Up! La mossa è parte integrante di un progetto più a lungo termine, che vedrà Seat impegnata nella parzia-le elettrificazione della sua gamma e nell’utilizzo di nuove tecnologie connesse. Sono diverse le aree di interesse che Seat vuole studiare nei prossimi mesi, tra cui le pre-visioni del traffico in tempo reale, per anticipare possibili problemi di traffico, ed evitare gli ingorghi con navigatore satellitare in grado di modificare le rotte in base ai dati raccolti da altri veicoli. Il guidatore in base alle sue abitudini riceverà anche suggerimenti su negozi, ristoranti o servizi di vario genere che potrebbero trovarsi sul proprio tragitto. E per facilitare l’arrivo a de-stinazione ci sarà anche un sistema integrato per segnalare gli spot di parcheggio liberi, e poterli pagare via mobile. Secondo il Presidente Luca de Meo, tra il 2018 e il 2019 alcune vetture del gruppo spagno-lo avranno a bordo tutte queste novità, per far diventare Seat lea-der nei servizi connessi. De Meo ha annunciato anche il lancio di un interessante device dedicato alle automobili più vecchie.

di Franco AQUINI

Triciti è un triciclo elettrico. Niente di

più complesso a livello concettuale,

se non fosse che Ford ha pensato di

dedicarlo a una particolare attività profes-

sionale, quella dei corrieri e dei piccoli tra-

sportatori. Persone che, devono sollevare

pacchi in condizioni difficili; anche aiutan-

dosi con un porta pacchi, fare le scale può

portare a caricare il peso sulla schiena

nella maniera sbagliata, causando proble-

mi non indifferenti. In questo contesto, Tri-

citi di Ford fa la differenza perché permet-

te, ad esempio, di muoversi nelle strette

strade del centro storico cittadino (in Italia

ne sappiamo qualcosa) senza doversi

immergere nel traffico congestionato

delle arterie centrali. Il corriere potrebbe

lasciare il furgone in una comoda zona di

interscambio, estrarre il suo triciclo e an-

dare a consegnare i pacchi con quest’ulti-

mo. Nelle intenzioni di chi l’ha progettato,

Triciti dovrebbe avere un comodo porta-

pacchi per il trasporto di uno o più colli

sia per strada. Triciti è adatto sia alle piste

AUTOMOTIVE Soluzione molto interessante per le consegne da Ford: un triciclo elettrico

Il triciclo portapacchi che rivoluzionerà le consegneFord Triciti potrebbe migliorare la vita degli utenti, soprattutto chi usa veicoli da lavoro

ciclabili che su asfalto. Nel primo caso po-

trà raggiungere una velocità massima di 6

km/h, mentre nel secondo potrà raggiun-

gere i 20 km/h, assolutamente sufficienti

per muoversi per brevi tratti nelle strette

strade dei centri urbani. Inoltre si richiude,

permettendo il trasporto anche a bordo

dei mezzi pubblici come autobus o me-

tro. Ford ha pensato ai mezzi da lavoro,

ma il progetto potrebbe essere perfetto

anche per la mobilità di anziani costretti

a portare pesi a volte consistenti come le

buste della spesa. Anche in questo caso

l’esempio è perfetto: la persona anziana

ripone la spesa nel portapacchi di Triciti,

torna a casa guidando per un breve trat-

to su strade urbane e, una volta arrivata,

ripone sia la spesa che il Triciti nell’ascen-

sore, portando tutto facilmente a casa.

Un’idea davvero vincente, peccato che

sia (al momento) il semplice risultato di

uno studio interno di Ford per realizzare

un dispositivo innovativo per le smart city

del futuro. Innovativo lo è senz’altro, ma

ancora un po’ indietro nello sviluppo per

rappresentare un’alternativa “prossima”

agli strumenti attuali. A dircelo è diretta-

mente James Neugebauer, responsabile

Ford del progetto, secondo cui Triciti è

un’idea in cui Ford crede molto e fa par-

te della visione della mobilità del futuro.

Tuttavia non è un progetto commerciale a

breve termine. Nonostante ciò, la presen-

za del marchio dell’ovale blu a una fiera

come il Mobile World Congress la dice

lunga sull’interesse riposto nel mondo

della mobilità interconnessa e sostenibile.

Non ci resta che attendere.

AUTOMOTIVE Instinct è ancora un prototipo ma si avvicina alle auto che vedremo su strada

Peugeot mostra Instinct, ibrida e autonomaIbrida e con capacità di guida autonoma, per Peugeot è l’anello di congiunzione col futuro

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AUTOMOTIVE Urban eScooter, Bolt e X3: la nuova gamma di veicoli elettrici targati Archos

Dai tablet agli scooter: Archos si concentra su una gamma di veicoli a mobilità elettrica Pensati per brevi tragitti in aree urbane, ricaricabili tramite una normale presa di corrente

di Gaetano MERO

Archos fa il suo ingresso nel setto-

re dei veicoli elettrici dedicati alla

mobilità urbana presentando tre

diverse soluzioni eco-friendly: Urban

eScooter, Bolt e X3 costituiscono la nuo-

va line-up della società pensata per gli

spostamenti quotidiani appena

svelata al MWC di Barcel-

lona.

Urban eScooter si

presenta come un

veicolo molto leg-

gero, con un peso di

14 Kg batteria inclusa,

richiudibile e adatto

a brevi tratti. Può

raggiungere una

velocità massima

di 20 km/h ed ha

un’autonomia di

circa 25 Km con

una ricarica com-

pleta. È in grado di percorrere salite con

una pendenza di 15° ed è facile da utiliz-

zare grazie a due soli pulsanti per i co-

mandi, uno apposito per l’accelerazione

e l’altro per il freno. È dotato di fanale,

cavalletto e poggia-piedi, il sistema

di doppi ammortizzatori e il freno EBS

lo rendono particolarmente sicuro

sulla strada. Archos Urban eScooter

è totalmente elettrico e può essere

ricaricato in soli 180 minuti tramite

una normale presa di corrente,

grazie ad un’app dedicata infine è

possibile conoscere il livello della

batteria e la velocità quando ci si

trova a bordo.

L’Archos X3 è invece un vero e

proprio scooter, estremamente

silenzioso, con un design dalle finiture

scure. Il motore elettrico ha la potenza

di 1kW, pari ad un veicolo con motore da

50 cm3 benzina, raggiunge la massima

potenza in soli 3 secondi e garantisce

un’autonomia di circa

60 Km prima di dover

essere ricaricato. È

dotato di bauletto por-

tacasco ed è omologato

per una persona. I con-

sumi dell’X3 secondo

le stime del produttore

sono inferiori a 0,50€

ogni 100 Km, per ricarica-

re la batteria basta collegarlo ad

una normale presa di corrente

(220V) per circa 6h.

Bolt è il più piccolo della triade. È

costituito da una lega

di alluminio high-end,

richiudibile e resi-

stente agli urti e

all’usura dal peso di

8 Kg. Può raggiunge-

re una velocità massima di

10km/h regolabile direttamente sul

manubrio. Oltre al freno sulla ruota po-

steriore è dotato di freno a motore che

permette di fermare la corsa in modo

rapido e sicuro. Il peso massimo suppor-

tato è 90 Kg. Archos Urban

eScooter è già in vendita

sul sito del produttore

a 699 euro. X3 e Bolt

arriveranno invece sul

mercato nel mese di

aprile, al momento

del lancio verranno

svelati maggiori

dettagli, prez-

zi e disponi-

bilità.

Nuovo record di velocità per guida autonoma 260 km/hLa NextEV NIO EP9, supercar elettrica che già aveva fatto segnare un nuovo record, si ripete al race track di Austin. Ma la velocità non è tutto: 260 km/h senza pilota È l’auto autonoma più veloce al mondo di Massimiliano ZOCCHI

Vi avevamo parlato della NIO EP9, supercar elettrica prodotta dalla cinese NextEV (presente anche in Formula E), in occasione del re-cord sul giro fatto registrare al Nür-burgring. Per continuare a stupire - e magari attirare qualche poten-ziale cliente - NextEV ha deciso di scendere ancora in pista, questa volta al Race Track di Austin, e la EP9 non ha tradito le aspettative facendo segnare non uno, ma ben tre nuovi record su questo trac-ciato. Il più particolare di questi è sicuramente il record di velocità in modalità di guida autonoma, con quasi 260 km/h di punta senza pi-lota al volante. Sicuramente la gui-da autonoma su una pista, e senza altre vetture intorno è più semplice di una situazione da traffico cittadi-no, ma le velocità notevoli rendono comunque l’impresa rilevante. Gli altri due record infranti da NexTEV sono il miglior tempo sul giro in guida autonoma con 2 minuti e 40 secondi, ma soprattutto il best lap con guidatore per un’auto in pro-duzione, col cronometro fermo a 2 minuti e 11.30 secondi. Per avere un riferimento, in precendenza il record era detenuto da una McLa-ren P1 omologata da strada con 2 minuti e 17.49 secondi.

di Alessandro CUCCA

Si dice meglio tardi che mai e final-

mente anche i costruttori francesi,

con l’alleanza tra Nissan e Renault,

inizieranno presto a lavorare su una flotta

di veicoli elettrici a guida totalmente au-

tonoma. Il progetto utilizzerà una flotta

di Renault Zoe, l’elettrica di casa Renault

con 400 km di autonomia, e vorrebbe di-

ventare un servizio attivo per il trasporto

pubblico di persone on-demand e in am-

bito cittadino, un vero e proprio taxi au-

tonomo quindi. Per raggiungere questo

risultato il gruppo Nissan-Renault ha unito

le sue forze a quelle di Transdev, azienda

di ricerca e sviluppo già attiva su questo

fronte, che fornirà le tecnologie per la gui-

AUTOMOTIVE Renault-Nissan si allea con Transdev per sviluppare le Zoe a guida autonoma

Una flotta di Zoe a guida autonoma presto su stradaLe Zoe autonome verranno utilizzate per il servizio pubblico di trasporto delle persone

da autonoma e la gestione logistica della

flotta. Transdev in effetti ha già lanciato,

prima al mondo, una piccola flotta di vei-

coli autonomi per il trasporto di persone

all’interno di un sito industriale. Si tratta di

veicoli “Navya Arma” che si occupano di

fare servizio navetta per gli operai delle

centrali nucleari EDF dove, seguendo

rotte preimpostate e fisse, trasportano in

tutta sicurezza le persone da un punto al-

l’altro dello stabilimento, azzerando qual-

siasi rischio di incidente dovuto a errore

umano (fattore cruciale all’interno di una

centrale nucleare). Questo bagaglio di

conoscenze e tecnologie saranno quindi

presto integrate nella flotta di Zoe che

verranno testate all’inizio a Paris-Saclay,

un campus universitario a sud di Parigi,

che con i suoi spazi aperti e l’accessibili-

tà ai centri di ricerca è il luogo ideale per

iniziare questo tipo di test. Basta ricordare

cosa ha fatto il MIT, che ha realizzato una

vera e propria piccola città artificiale dove

testare similmente le tecnologie della mo-

bilità del futuro.

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AUTOMOTIVE Coprirà un segmento sguarnito, per questo può avere un enorme successo

Kia Niro come IONIQ: arrivano la plug-in e l’elettricaKia Niro in tre varianti, con l’ibrida ricaricabile dietro l’angolo e l’elettrica in arrivo il prossimo anno

di Massimiliano ZOCCHI

E ra già noto che la Kia Niro, dopo la

versione ibrida classica, avrebbe

avuto anche una variante plug-in

hybrid, così da percorrere diverse de-

cine di km in puro elettrico. Ciò che an-

cora non era confermato era di quanto

fosse l’attesa, e ci ha pensato il Chief

Operating Officer di Kia Motors Europe,

Michael Cole a rompere gli indugi. Il di-

rigente ha raccontato agli olandesi di

AutoRAI.nl che la gamma ricaricabile è

proprio dietro l’angolo, con la produzio-

ne che inizierà il mese prossimo. Ma la

bomba inaspettata è che per il prossimo

anno arriverà anche la 100% elettrica,

offrendo così ai clienti tutte le varianti

eco-friendly.

In realtà erano già circolate alcune

di Massimiliano ZOCCHI

L’Italia resta sempre il fanalino di

coda europeo per quanto riguar-

da la vendita di auto elettriche o

ibride ricaricabili, tuttavia i dati di gen-

naio mostrano una decisa impennata,

con numeri interessanti soprattutto per

alcuni modelli. Le vendite fanno regi-

strare un +111% riferito all’anno prece-

dente nello stesso periodo, e le prota-

goniste di questo buon risultato sono

Renault Zoe e BMW i3. Una scelta non

certo casuale, dato che al momento

sono le due vetture che offrono la mag-

giore autonomia, fino a 400 km per la

francese e 300 per la tedesca, che può

anche avere in dotazione un piccolo

generatore ausiliario a carburante. An-

che i consumatori italiani, se le vetture

hanno le giuste caratteristiche, sono

pronti ad acquistarle.

Nel dettaglio Zoe è al primo posto con

64 immatricolazioni, e i3 la segue con

48. Al terzo posto troviamo una redi-

viva Citroën C-Zero, che difficilmente

avrà venduto così tanto, vista l’età del

progetto, e quindi terzo gradino del

podio dovuto forse a una flotta acqui-

stata in blocco da qualche società o car

sharing. L’altra elettrica più conosciuta,

la Nissan Leaf, vende sempre bene

ma si trova solo al sesto posto. Que-

sto perché dal quarto al decimo posto

troviamo una schiera di auto ibride ri-

caricabili, settore che cresce di ben il

200%, con berline, SUV e compatte, a

dimostrazione di una accesa attenzio-

ne dei clienti verso questo tipo di mo-

torizzazione.

C’è qualche altra curiosità che si può

estrapolare dalla tabella coi dati uffi-

ciali UNRAE. La Tesla Model X per la

prima volta sorpassa la sorella maggio-

re Model S, mentre anche Volkswagen

vende una manciata di ibride plug-in

con la Golf GTE. Stranamente (vista la

stagione ancora fredda) ci sono due

immatricolazioni anche per la Citroën

E-Mehari, mentre il SUV più venduto in

europa, il Mitsubishi Outlander PHEV,

frena vistosamente.

Nei prossimi mesi sono attesi il lancio

di altri vetture, oltre alle prime vendite

di Hyundai IONIQ nelle tre declinazioni

elettriche, vedremo se il trend rimarrà

in crescita.

AUTOMOTIVE Zoe è al primo posto con 64 immatricolazioni, seguita da BMW i3 con 48

A gennaio boom di elettrico: Italia a +111% A gennaio una decisa impennata di vendite per le auto elettriche e ibride plug-in Protagoniste Renault Zoe e BMW i3, tallonate poi da una schiera di ibride ricaricabili

voci su questa mossa, non fosse altro

perché Kia e Hyundai sono parte dello

stesso gruppo, ed era più che proba-

bile che Niro seguisse la stessa strada

inaugurata con Hyundai IONIQ, da su-

bito proposta nelle tre versioni e già in

vendita anche nel nostro paese (qui la

nostra mini prova).

Niro ha buone possibilità di diventare

una best seller nel suo

segmento, poiché ad

oggi non esistono SUV

o Crossover compatti

con motorizzazione elet-

trica o ibrida ricaricabile,

ad eccezione di vetture

dal costo molto elevato

come BMW o Tesla. Kia

dovrà però fare un buon

lavoro per ottenere i ri-

sultati sperati e pensare a un pacco

batteria dalle dimensioni più generose.

Infatti IONIQ ha ottenuto risultati note-

voli grazie al design e all’ottima aero-

dinamica, nonostante i soli 28 kWh in

dote. La cosa non sarà replicabile con

una vettura con la massa della Niro, per

cui la quantità di celle al litio andrà sicu-

ramente aumentata.

AUTOMOTIVE

Electric GT anche in ItaliaIl campionato dedicato alle auto sportive elettriche, che inizial-mente saranno tutte Tesla Model S P100D, partirà il 12 agosto, con la prima gara sul circuito di Silver-stone in Gran Bretagna. Le Model S opportunamente preparate da gara e alleggerite di circa 500 kg, sono in grado di un’accelerazione da 0 a 100 in solo 2.1 secondi, e dopo il primo evento scenderan-no in pista in altre sei location: 12 August – Silverstone (UK); 2 September – Assen (Olanda); 23 September – Nürburgring DTM Circuit (Germania); TBC – Algarve (Portogallo); 28 October – Misano (Italia); 18 November – Barcelona (Spagna); 25 November – Paul Ricard (Francia). Fa piacere che per una volta anche il nostro Paese sia tra quelli presi in considerazione, in una pista molto amata dai fan del motorsport. La struttura delle gare dovrebbe essere definitiva. 10 squadre con 2 vetture ciascuna avranno a disposizione 20 minuti di prove libere, 30 minuti di qualifiche e due manche da 60 km ciascuna, una di giorno e una in serata. Clicca qui per il video dei test.

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di Massimiliano ZOCCHI

L a nuova Range Rover Velar è appe-

na stata presentata al Design Mu-

seum di Londra. L’ultima nata nella

famiglia Range Rover si posiziona tra la

Evoque e la Range Rover Sport. Già or-

dinabile presso le concessionarie Land

Rover, sarà in vendita dalla prossima

estate con prezzi a partire da 58.800

euro. Il tratto distintivo di Velar è ìla tec-

nologia, perfettamente integrata nei si-

stemi di bordo tramite il futuristico info-

tainment Touch Pro Duo. Due display da

10” sono al centro della scena e offrono

tutti i principali controlli della vettura. Il

sistema è in grado di imparare dalle abi-

tudini del guidatore e anticipare così le

esigenze, senza però essere invadente.

L’anima di tutto è un processore quad

core di Intel, con un disco SSD da 60

GB. Display che non si limitano solo alla

console centrale, ma vanno a sostituire

la classica strumentazione con un unico

grande schermo da 12.3”. Posto nella

classica posizione dietro il volante è

configurabile secondo la situazione, an-

che in modalità navigatore stellitare 3D,

evitando così di distogliere lo sguardo,

e offrendo una sguardo ampio alla map-

pa della zona circostante.

Anche i passeggeri sono coinvolti dallo

spirito tecnologico di Velar, grazie alla

connettività 4G che si traduce poi in un

hotspot Wi-Fi, al quale possono colle-

garsi fino a 8 device. Anche i dettagli

estetici rivelano particolare attenzione

alle ultime tendenze , con fari full LED

Matrix-Laser, che estendono il raggio

di luce fino a 550 metri, e le maniglie

retrattili per una migliore aerodinamica,

con un coefficiente di 0.32, il migliore

tra le Land Rover. Nota finale per i po-

sti a sedere, configurabili da 2 a 5, con

estrema versatilità, potendo scegliere

di abbattere solo parzialmente la fila

posteriore.

In una vettura del genere, che fa delle

ultime tecnologie il suo fiore all’occhiel-

lo, stona un po’ la mancanza di una

proposta a motorizzazione elettrica, o

almeno ibrida plug-in. Le versioni an-

nunciate finora infatti includono solo

motori diesel da 180 cv, 240 cv e il più

prestazionale V6 con 700 Nm di coppia.

Sul fronte benzina invece si parte da

250 cv, con una versione più potente

prevista più avanti da 300 cv. Il top di

gamma è un V6 sovralimentato da 380

cv. Tutte le varianti hanno trasmissione

automatica ZF ad otto rapporti e alla

trazione integrale Intelligent Driveline

Dynamics.

AUTOMOTIVE Il SUV di Land Rover sarà in vendita dalla prossima estate da 58.800 euro

Range Rover Velar, tripudio di tecnologia Con l’avveniristico infotainment diventa un assistente personale che anticipa le necessità

di Massimiliano ZOCCHI

U na moltitudine di auto elettriche e

ibride di alta gamma si appresta ad

arrivare sul mercato, e tra queste

c’è anche la Jaguar I-Pace, ispirata al SUV

F-Pace ma costruita su una piattaforma

dedicata ai veicoli a batteria. Vi avevamo

già mostrato le immagini del prototipo a

novembre, e ora dopo le modifiche este-

tiche di rito, I-Pace sembra pronta per la

versione di produzione e per essere sve-

lata al pubblico. E quale migliore occasio-

ne del prossimo Salone di Ginevra?

Jaguar pensa di iniziare le vendite nel

2018, quindi è presumibile che entro fine

anno possano iniziare i pre ordini. Nel

frattempo, in attesa di vederla dal vivo,

sono stati diffusi i principali dati tecnici.

Si punta ovviamente ad una autonomia

in linea con le concorrenti, per cui in

dote avrà una

batteria da

90 kWh, che

può assicura-

re fino a 500

km di auto-

nomia, il che

significa 400

più che sicu-

ri. Particolare

interessante

è che la stes-

sa Jaguar costruirà i battery pack, con

celle però sempre fornite da terze parti.

Buone anche le specifiche del motore

elettrico, con 700 Nm di coppia, e una

accelerazione da 0 a 100 in circa 4 se-

condi. Criticata per la scelta di Jaguar

di entrare nel mercato dell’elettrico

con una vettura alta e voluminosa, I-

Pace fa registrare comunque un buon

coefficiente aerodinamico con 0.29. Ve-

dremo se Jaguar confermerà anche le

indiscrezioni sul prezzo, che potrebbe

essere leggermente più alto della sua

sorella a carburante, partendo quindi

da circa 70.000 euro. Appuntamento a

Ginevra tra pochi giorni.

AUTOMOTIVE Le vendite dovrebbero iniziare nel 2018. Prezzo (forse) da circa 70.000 euro

Jaguar debutta nell’elettrico con il nuovo SUV I-PaceAl Salone di Ginevra Jaguar svelerà I-Pace, un SUV compatto da 500 km di autonomia

La rinascita di SAAB Elettrica con batterie cinesiLo storico marchio SAAB da tempo in mano a NEVS, holding svedese con capitali cinesi, ha come mission aziendale ripartire da zero puntando sulle auto elettriche Ora c’è anche l’accordo con un produttore cinese in grado di realizzare batterie in grandi volumi di Massimiliano ZOCCHI

Pensare alla fine ingloriosa di SAAB fa riflettere, ma la neonata National Electric Vehicle Sweden (NEVS) ha da sempre promesso di riportare in auge il marchio. Dalla Cina rimbalza la conferma che i lavori avanzano velocemen-te, e NEVS si è assicurata la for-nitura di batterie al litio da CATL, azienda anch’essa cinese in gra-do di arrivare alla produzione di 50 GWh entro il 2020.Contemporaneamente, la hol-ding svedese (sostenuta però da capitali asiatici) ha ricevuto l’approvazione per una fabbrica, sempre in terra cinese, con volu-mi di produzione fino a 200.000 vetture all’anno, che sperano sia già operativa per fine 2017. Il mer-cato cinese dell’elettrico e ibrido continua ad essere in fortissima espansione. E’ interessante no-tare come, nonostante nelle cro-nache quotidiane si parli quasi sempre di Tesla, Panasonic e altri soliti sospetti, ad oggi è la Cina il paese con la più grande produ-zione di celle al litio per industria automotive.

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www.audiogamma.it

P5 Wireless.Abbiamo eliminatoil cavo ma il suonoè rimasto lo stesso.

P5 Bluethooth, musica in mobilitàsenza compromessi con 17 ore diautonomia e ricarica veloce perperformance allo stato dell'arte. Lasolita qualità e cura nei materiali diBowers & Wilkins adesso senza filigrazie alla nuova P5 S2 Bluetooth.

133_bw_P5w_pgp_ddy.qxp:- 19-09-2016 14:13 Pagina 1

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MAGAZINEn.151 / 1706 MARZO 2017

di Alessandro CUCCA

Anticipata al salone di Parigi lo scorso

settembre e poi annunciata ufficial-

mente a novembre durante il salo-

ne di Los Angeles, arriva nel configurato-

re del sito web tedesco di Volkswagen la

nuova versione della VW e-Golf. Questa

nuova versione si presenta con minimi

aggiornamenti estetici ma più interessan-

ti novità nel comparto tecnico. A fronte di

un prezzo di listino pressoché immutato,

ora si porta a casa una batteria con capa-

cità maggiorata a 35,8 kWh e un motore

più potente da 136 cv. In Germania viene

proposta con un prezzo di listino a partire

da 35.900 euro, praticamente lo stesso

della versione precedente, ma la nuova

batteria permette di raggiungere i 300 km

nel ciclo di omologazione NEDC. Questo

significa che nella vita di tutti i giorni, pur

utilizzando ad esempio il climatizzatore e

premendo un po’ sull’acceleratore, si può

arrivare a percorrere fino a 200 km prima

di doversi fermare a ricaricare. Si tratta di

un’autonomia più che accettabile, ideale

per l’uso quotidiano e che permette an-

che di effettuare lunghi viaggi a patto di

poter sfruttare una rete di ricarica veloce

durante il tragitto (cosa che in Italia Enel

realizzerà entro il 2017).

Anche il motore cresce in potenza di ben

20 cv, arrivando adesso a equipaggiare

un powertrain da ben 136 cv per 100 Kw

di potenza che lanciano questa nuova

vettura in 9,6 secondi da zero a 100 Km/h

confermando il piacere di guida e il diver-

timento che si può provare al volante di

questo mezzo, ai massimi livelli del seg-

mento.

Pochi sono gli aggiornamenti estetici

per questa nuova versione e riguardano

principalmente i gruppi ottici posteriori,

rigorosamente a LED, che si sposano

AUTOMOTIVE In Germania il prezzo di listino della nuova Volkswagen è da 35.900 euro

Nuova e-Golf: motore potente e autonomiaSi può già ordinare da qualche giorno in Germania la nuova versione della e-Golf Motore più potente e sale l’autonomia che adesso arriva a 300 km nel ciclo NEDC

molto bene con le particolari luci diurne

del frontale che hanno caratterizzato

dall’inizio questo modello di casa VW.

Interessanti novità le troviamo ancora

negli interni e gli accessori che adesso

possono essere aggiunti alla configura-

zione. Il cliente, infatti, per circa 500 euro

potrà equipaggiare il suo cruscotto della

nuova strumentazione chiamata Active

Info Dispaly, che consiste in un bellissimo

schermo LCD che sostituisce i tradiziona-

li strumenti, offrendo molte più informa-

zioni e con la possibilità di essere perso-

nalizzato a fondo. Fa parte invece della

dotazione standard il nuovo sistema di

intrattenimento chiamato Discover PRO,

basato su un display TFT da 9,5 pollici e

riconoscimento gestuale che integra na-

vigatore, app-connect e vivavoce con in-

terfacce per collegare schede SD, lettore

musicale e smartphone con presa USB.

Presente di serie anche il climatizzatore

di serie bizona, che con un sovrapprezzo

di 965 euro può comprendere un siste-

ma di riscaldamento a pompa di calore

che promette una efficienza energetica

molto maggiore rispetto a quello tradizio-

nale basato su resistenze elettriche, con

evidenti vantaggi in fatto di autonomia

maggiorata che l’au-

tista può ottenere

durante la marcia.

Come nella versio-

ne precedente, il

climatizzatore può

essere comandato

da remoto tramite

la app CarNet e così

può essere attivato

con anticipo rispetto

alla partenza, quan-

do l’auto si trova ad

esempio ancora collegata alla colonnina

di ricarica: questo accorgimento permet-

te di risparmiare molto sulla batteria, dato

che la potenza necessaria al riscalda-

mento viene prelevata dalla rete senza

intaccare l’autonomia, con il vantaggio

che si parte con un’auto già calda per un

viaggio più confortevole.

Infine sul fronte della sicurezza, alle dota-

zioni standard come sensori di parcheg-

gio, airbag multipli e ESP, si possono ag-

giungere i più sofisticati sistemi di ausilio

alla guida oggi disponibili per le vetture

del gruppo VW. Degno di nota il nuovo

sistema ACC per il controllo automatico

della distanza del veicolo che precede,

attivabile insieme al cruise control che

consente al guidatore di procedere in

tutta sicurezza in situazioni di traffico o

code, avendo la vettura capace di adat-

tare la sua velocità (entro limiti previsti)

fino addirittura a fermarsi e ripartire in

autonomia secondo il traffico presente.

Si può includere questo sistema da solo

per 320 euro, oppure includerlo in un

pacchetto completo che per 1.770 euro

offre anche il controllo di corsia Lane

Assist, la telecamera posteriore, lo spec-

chietto retrovisore a schermatura auto-

matica, il sensore pioggia, i fari che adat-

tano il fascio di luce in curva o all’incrocio

di altri veicoli, un sistema di antifurto e un

sistema di protezione dei pedoni con fre-

nata di emergenza assistita.

La nuova versione di e-Golf si conferma

quindi una vettura di sostanza, ricca di

contenuti di qualità dedicati sia alla sicu-

rezza attiva e passiva, che al risparmio

energetico che infatti fa guadagnare a

questa nuova versione la certificazione

di classe energetica A+.

Clicca qui per il video.

Tesla Model 3 La produzione inizia a luglio 5.000 esemplari a settimanaTelsa rivela la tabella di marcia della Model 3 Si parte a luglio con la presentazione finale e la produzione dei primi esemplari Entro fine anno 5.000 vetture a settimana di Massimiliano ZOCCHI

Durante le conference call Elon Musk fornisce sempre informazio-ni e news dell’ultimo minuto oltre ai dati finanziari. Anche in questo caso durante il resoconto sul Q4 2016 ha risposto a molte domande e svelato particolari sulla Model 3. Il momento che più di 400.000 po-tenziali clienti stavano aspettando è dietro l’angolo. Secondo il CEO la presentazione finale del prodotto avverrà verso luglio e da lì partirà la produzione per consegnare ai pro-prietari tra le 25.000 e le 35.000 Model 3 entro fine 2017. Appena partirà la produzione nella fabbrica di Freemont - che ha diverse linee in piena fase di conversione - verrà aperto anche il configuratore onli-ne per i riservisti. Le prime vetture andranno ai dipendenti di Tesla e SpaceX che ebbero la priorità sui pre-ordini; le auto a loro destinate dovrebbero essere circa 10.000, che verranno prodotte in circa 10 settimane. Un volta risolti i primi problemi e ottimizzate le forniture, in autunno partirà una produzione più serrata con circa 5.000 esem-plari a settimana, per arrivare du-rante il 2018 a 10.000 a settimana. Per coprire gli investimenti neces-sari a raggiungere tale volume pro-duttivo, secondo Musk serviranno altri investimenti pari a circa 2 mi-liardi di dollari.

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MAGAZINEn.151 / 1706 MARZO 2017

di Massimiliano ZOCCHI

M olto probabilmente anche il Sa-

lone di Ginevra 2017 seguirà il

trend di tutte le manifestazioni

più importanti degli ultimi anni, e tutte le

Case automobilistiche si presenteranno

con novità presenti e future per quan-

to riguarda la gamma elettrica e ibrida

plug-in.

Per quest’anno sono Toyota e Renault

a rompere gli indugi con le prime an-

ticipazioni. In particolare il costruttore

giapponese ha già pubblicato un’imma-

gine teaser dove si vede il frontale di un

mezzo chiaramente di stampo futuristi-

co, nome in codice i-TRIL.

Il nome segue la nomenclatura che

Toyota ha inaugurato col suo primo

mezzo elettrico, la piccola i-ROAD, di

cui questo nuovo progetto potrebbe es-

sere la naturale continuazione. Secon-

do il comunicato ufficiale i-TRIL è stata

sviluppata da Toyota Motor Europe in

collaborazione col centro di design ED²

AUTOMOTIVE Renault e Toyota le prime Case a stuzzicare l’interesse degli appassionati

Toyota e Renault, a Ginevra novità elettrizzantiAnticipazioni di ciò che vedremo al Salone di Ginevra: il trend elettrico la fa da padrone Toyota e Renault promettono di fare letteralmente scintille, con novità molto importanti

con base a Nizza, e metterà in mostra

diverse novità del gruppo nel campo

dei veicoli eco-friendly.

Fa eco a Toyota la francese Renault,

senza però mostrare nulla per ora, ma

solo con una dichiarazione che parla

di una “EV Surprise”. Difficile prevede-

re quale possa essere questa inattesa

novità, dato che Renault ha in cantiere

diversi progetti. Potrebbe banalmente

trattarsi del nuovo furgone Master EV,

già presentato ma di cui ancora non si

conosce prezzo e data di vendita, oppu-

re qualcosa di realmente sorprendente,

come la decisione di commercializzare

per davvero la super concept Trezor,

che ha già fatto incetta di premi vari.

Senza dimenticare però che nel metafo-

rico cassetto, Renault ha anche conge-

lato il progetto per la Twingo EV, la qua-

le avendo molte parti in comune con la

nuova Smart Elettrica ormai già lanciata,

potrebbe finalmente trovare spazio nel-

la gamma a batteria francese.

Nissan mantiene le promesse: Leaf autonoma sulle strade di LondraNissan ha portato sulle strade di Londra prototipi di Leaf e Qashqai con guida autonoma, facendole testare a personalità di spicco e tester È il preludio al sistema ProPilot di Massimiliano ZOCCHI

Come parte integrante del pro-getto Intelligent Mobility, Nissan ha effettuato test pubblici della sua tecnologia di guida autonoma sulle strade di Londra. Alcune per-sonalità politiche, tecnici e addetti ai lavori hanno potuto assistere come passeggeri a un tragitto interamente compiuto dall’intel-ligenza artificiale di Nissan Leaf e Qashqai. Il sistema di bordo con apposita interfaccia uomo-macchina HMI, insieme ai radar a onde millimetriche, scanner laser e fotocamere, è in grado di por-tare gli occupanti a destinazione semplicemente inserendola nel navigatore satellitare. Non ci sono stati problemi anche nei tratti più trafficati. Secondo il Senior Vice President Takao Asami, questi test sono la prova della maturità della tecnologia Nissan e confermano i piani aziendali, secondo cui la prossima versione dell’elettrica Leaf e di Qashqai saranno dota-ti del sistema nominato ProPilot 1.0, che consente di procedere in autostrada autonomamente ri-manendo all’interno della singola corsia. Il sistema in Giappone è già in uso su Serena. La tabella di marcia è strettissima, con la possi-bilità di cambio corsia autonomo entro il 2018 e la guida autonoma anche in strade urbane e incroci in arrivo nel 2020.

di Giulio MINOTTI

D a Xiaomi arriva un particolare

specchietto retrovisore smart per

auto ricco di funzionalità. Un pro-

dotto che integra uno schermo touch,

dotato di un vetro riflettente, da 8.88

pollici e risoluzione di 1920 × 480 pixel.

Dispositivo, denominato MiDrive M1, che

può anche essere comandato trami-

te input vocali con a bordo un modem

4G (velocità di upload di 100 Mb/s e

download di 300 Mb/s), connettività Wi-

Fi e Bluetooth 4.0. Inoltre supporta la na-

vigazione tramite GPS ed è dotato di una

camera puntata verso la strada in grado

di scattare foto e riprendere video in Full

HD a 30 FPS con un angolo di visione

di 160°. Fotocamera con funzionalità

di Dash cam, in grado di salvare video

prima e dopo un eventuale incidente

sfruttando vari sensori integrati nello

specchietto e la memoria su MicroSD.

AUTOMOTIVE Installabile sopra il tradizionale specchietto dell’auto, costa circa 135 euro

Da Xiaomi, uno specchietto retrovisore intelligenteSpecchietto retrovisore per auto con funzionalità smart, display LCD, dash cam e modem

Inoltre Xiaomi ha inserito

un sistema anti-collisione

che avviserà il guidatore

nel caso si stia avvicinan-

do troppo velocemente

ad un’altra auto. Que-

sto specchietto smart è

anche in grado di rile-

vare se il guidatore sta

deviando dalla propria

corsia di marcia, in caso

ad esempio di un colpo di sonno, e può

anche interfacciarsi con un fotocamera

posizionata nella coda della vettura.

Installabile sopra il tradizionale spec-

chietto dell’auto, questo device è spinto

da un SoC MT8665 a 4 core a 1.5GHz ed

integra una batteria da 370mAh ricarica-

bile anche tramite presa accendisigari.

Non manca la porta Micro USB e Type-C

(DC/IN), il vivavoce, la radio, ed un’app

dedicata per smartphone Android utile

ad esempio per visualizzare i filmati ri-

presi dalla camera integrata. Le dimen-

sioni dell’M1 sono di 303.8x76x40 mm

con un peso di 393 g. Questo dispositivo

è disponibile sulla piattaforma Mi Home

a un prezzo di 999 yuan, circa 135 euro,

e dovrebbe essere anche reperibile

tramite i numerosi store specializzati in

prodotti cinesi.

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MAGAZINEn.151 / 1706 MARZO 2017

di Paolo CENTOFANTI

Tra le novità più interessanti del CES 2017 possia-

mo sicuramente annoverare la nuova gamma di

TV OLED di Sony: da una parte c’è la curiosità

di vedere i frutti del connubio tra l’eccellente nuova

tecnologia del pannello e l’apprezzata elaborazione

di immagine che il marchio giapponese ha sviluppato

negli ultimi anni, dall’altra un approccio del tutto nuovo

alla riproduzione del suono su un televisore a schermo

piatto. Per vedere i nuovi TV nei negozi e soprattutto

poterli acquistare ci vorrà ancora qualche mese, ma in

occasione di un evento trade italiano, abbiamo avuto

la prima possibilità di vedere un po’ più da vicino i nuo-

vi modelli e - cosa impossibile in una manifestazione

fieristica - mettere anche le mani sul telecomando per

sbirciare nell’interfaccia utente e nei menù di configu-

razione e di farci un’idea più precisa di cosa possiamo

aspettarci dai primi OLED di grande formato di Sony.

Il culmine del Monolithic DesignLa prima cosa che colpisce della prima gamma di

OLED Sony è naturalmente il design, che ci riporta im-

mediatamente con la memoria a quel “monolithic desi-

gn” che Sony introdusse la prima volta circa 5 anni fa

e che vede il TV diventare essenzialmente una lastra

nera di vetro. Se all’epoca dei modelli LCD lo spessore

aveva il suo impatto e occorreva una grossa soundbar

come base di appoggio per sostenere il peso del tele-

visore, ora grazie alla tecnologia OLED ci troviamo di

fronte davvero a un vetro spesso pochi millimetri, ap-

TEST Abbiamo avuto la prima opportunità di vedere (e soprattutto ascoltare) in Italia la nuova gamma di TV OLED di Sony

Sony Bravia OLED KD-A1: elegante e innovativoIn anteprima le nostre impressioni sul nuovo TV OLED Sony. Sorprendente la resa sonora del particolare sistema audio

poggiato direttamente su un mobile e senza altri orpel-

li; bellissimo. Ciò è reso possibile non solo dal nuovo

pannello OLED, ma anche dalla particolarissima solu-

zione adottata per l’audio: niente altoparlanti frontali e

niente soundbar, lo schermo è esso stesso in realtà un

grande diffusore stereo grazie a dei trasduttori posti

sul retro. Il risultato è che i Bravia OLED sono in effetti

“tutto schermo”. Persino il logo Sony è relegato a una

scritta appena visibile nell’angolo in basso a sinistra

della sottilissima cornice.

Naturalmente un “trucco” c’è: in qualche modo il TV in

piedi ci deve stare e ciò avviene grazie al particolare

supporto posteriore a forma di A, che ha il triplo ruo-

lo di fare da contenitore per l’elettronica del pannello,

woofer per le basse frequenze e contrappeso per reg-

gere lo schermo del TV.

Sotto la griglia che ricopre lo stand posteriore troviamo

nella parte superiore il piccolo woofer (si noti l’accordo

reflex che va a rinforzare la gamma bassa), che ha lo

scopo di complementare il registro medio/alto genera-

to dalla vibrazione dello schermo.

La parte bassa dello stand ospita invece l’alloggio delle

connessioni, che comprendono le canoniche 4 porte

HDMI, LAN, 3 USB, uscita digitale ottica, ingressi ana-

logici tramite adattatori e tuner terrestre e satellitare.

Il campione è chiaramente ancora un sample, per cui

tutto è ancora suscettibile di modifiche prima del lancio

dei prodotti di serie, ma le serigrafie parlano di deco-

der integrato non solo per il Dolby Digital ma anche

per il DTS.

Comanda Android TVCome il resto della gamma di fascia alta di Sony di que-

st’anno, anche la serie Bravia KD-A1 a livello di sistema

operativo si affida ad Android TV con l’implementazio-

ne delle funzioni di base del TV che non si differenzia

da quanto visto sui modelli Sony degli ultimi 2 anni.

A parte una manciata di app brandizzate Sony (tutorial,

guida TV, lo store di contenuti PlayStation Video), l’in-

terfaccia è quella di Android TV e non riserva grandi

sorprese. Più interessante era capire se e come l’in-

tegrazione della tecnologia OLED avrebbe avuto un

impattato sui menù di configurazione di Sony. In realtà,

addentrandoci nel menù di impostazione, non abbia-

Il particolare profilo a forma di A è proprio ciò che dà il nome alla gamma OLED di Sony, Bravia A1. Lo stand può richiudersi per permettere anche l’installazione a parete. Nello stand posteriore si cela un piccolo woofer. La parte bassa dello stand ospita le connessioni.

segue a pagina 41

lab

video

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torna al sommario 41

MAGAZINEn.151 / 1706 MARZO 2017

mo notato grandi cambiamenti rispetto al passato.

Troviamo un controllo più approfondito del bilancia-

mento del bianco, con possibilità di regolazione su 10

punti della scala di grigio, supporto per gli spazi colore

DCI e Adobe RGB, funzione di espansione del range

dinamico dei segnali standard per sfruttare sempre

l’ampia gamma dinamica del pannello anche senza

contenuti HDR; l’unico menù espressamente dedicato

al pannello OLED include le voci di pixel orbiting per

evitare fenomeni di burn-in delle immagini fisse e di

“aggiornamento pannello” che, come sui TV LG, opera

una sorta di calibrazione che ha lo scopo di eliminare

quanto più possibili problemi di uniformità del pannel-

lo. Sul versante HDR, al momento il TV supporta i for-

mati HDR10 e HLG, ma Sony ci dice che la compatibilità

Dolby Vision arriverà con un apposito aggiornamento

software. Anche sul versante audio, ci aspettavamo

forse qualcosa di insolito nelle impostazioni, vista la

particolarità del sistema di riproduzione, e invece nel

menù non troviamo nulla di quanto non troveremmo su

un normale LCD Sony.

Che sorpresa la resa sonora!Su un’analisi delle prestazioni video dovremo ritorna-

re quando avremo un campione da poter portare nel

nostro laboratorio per i test più approfonditi; le condi-

zioni di luce nella sala in cui abbiamo potuto vedere

la nuova gamma all’opera non permettevano infatti di

valutare l’aspetto più interessante: la resa sulle basse

luci. I filmati a disposizione rivelavano infatti quanto

già sappiamo: contrasto straordinario, nero assoluto,

TEST

Sony Bravia OLED KD-A1segue Da pagina 40

colori caldi e saturi, grande livello di dettaglio con le

immagini Ultra HD. impossibile spingerci su valutazio-

ni più approfondite di così. Una cosa però possiamo

dirla subito: lo schermo che diventa esso stesso un

diffusore non è solo una “trovata” per differenziarsi

dalla concorrenza. La tecnologia audio di Sony infatti

funziona e pure molto bene, con una resa superiore

a qualsiasi altro sistema di diffusori implementato su

uno schermo piatto fin qui ascoltato, fatto di audio a

voci intubate, alte frequenze citofoniche e in genera-

le una cronica assenza di gamma dinamica. Al primo

ascolto siamo accolti da una risposta paragonabile più

a quella di una buona soundbar o anche un piccolo

sistema stereo piuttosto che il classico audio integrato

di un TV. La cosa che sorprende è infatti la capacità

di offrire una risposta molto pulita anche sulle alte

frequenze, un’ottima resa dei dialoghi e in generale

un suono ben equilibrato. E nonostante manchino i

bassi profondi che solo un subwoofer può regalare,

la resa con una colonna sonora cinematografica è

sicuramente di impatto. Come già abbiamo potuto

ascoltare anche al CES di Las Vegas, l’altro aspetto

molto interessante è la direzionalità del suono, con i

dialoghi che provengono direttamente dalle immagini

sullo schermo, proprio come avviene al cinema, il tutto

senza rinunciare alla spazialità dell’audio stereofoni-

co, con una chiara percezione dei due canali. Come

su qualsiasi altro TV, anche l’OLED Sony è poi dota-

to di un sistema di virtual surround che contribuisce

efficacemente ad allargare il fronte sonoro ben oltre

le dimensioni dello schermo. Insomma, Sony è riuscita

nel miracolo di creare un sistema audio praticamente

invisibile, ma che riesce a superare in parte i compro-

messi con cui tutti i produttori di TV a schermo piatto

hanno dovuto scontrarsi fin qui.

di Roberto PEZZALI

I l bellissimo TV OLED A1 da quando

abbiamo potuto capire, sarà nei ne-

gozi italiani attorno alla prima setti-

mana di giugno. Con un pannello 4K

HDR, una innovativa soluzione audio,

con lo schermo che “vibra” per crea-

re il suono e un subwoofer aggiuntivo

a supporto per i bassi l’OLED Sony si

posiziona ovviamente al vertice della

gamma insieme allo ZD9 che rimane

sul mercato (e verrà aggiornato), anche

se ovviamente sono prodotti davvero

diversi. Con Android TV 7.0 a bordo,

compatibilità HLG e anche Dolby Vision,

l’OLED A1 entra in competizione diretta

con i modelli top degli altri produttori

TV E VIDEO L’OLED Sony dovrebbe essere disponibile nei negozi la prima settimana di giugno

Gli OLED Sony in Italia ai primi di giugnoL’A1 da 55” dovrebbe costare 3.999 euro, il modello da 65” sarà in vendita a 5.499 euro

e sarà allineato anche nel prezzo, ov-

viamente in fascia premium. Sony non

ha annunciato ufficialmente in prezzo,

ma in base alla nostra sensibilità (e non

dovremmo sbagliarci di molto) il model-

lo da 55” arriverà a 3.999 euro mentre

per quello da 65” serviranno probabil-

mente 5.499 euro.

MAGAZINEEstratto dal quotidiano online

www.DDAY.itRegistrazione Tribunale di Milano

n. 416 del 28 settembre 2009

direttore responsabileGianfranco Giardina

editingClaudio Stellari, Davide Ceriani, Simona Zucca, Greta Genellini

Editore

Scripta Manent Servizi Editoriali srl via Gallarate, 76 - 20151 Milano

P.I. 11967100154

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Per la pubblicità[email protected]

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torna al sommario 42

MAGAZINEn.151 / 1706 MARZO 2017

di Roberto PEZZALI

Amazon ha lanciato in Italia il servizio Prime

Video, disponibile per ora solo tramite smar-

tphone, tablet e poche TV. Una scelta mirata,

come dimostra anche l’assenza della compatibilità

Chromecast che avrebbe permesso a moltissimi

utenti di sfruttare la chiavetta di Google già attaccata

al TV per trasmettere i contenuti da uno smartphone

e da un tablet verso un grande schermo. Amazon ha

una serie di dispositivi fatti apposta per visualizzare

questi contenuti su un televisore, la serie Fire TV: è

composta dal set top box Fire TV, anche in versione

4K, e dalla Fire TV Stick. Purtroppo questi dispositi-

vi non sono ancora venduti da Amazon Italia: chi si

trova però in Inghilterra, in Usa o in Germania può

investire qualche euro (39.99) per portarsi a casa

una Fire TV Stick e utilizzarla in Italia con l’account

Amazon Prime. È quello che abbiamo fatto: abbiamo

acquistato una Fire TV Stick in Germania per control-

lare cosa funziona e cosa no, e soprattutto per vede-

re se funzionano i video in streaming di Prime Video,

motivo principale per l’acquisto di questa chiavetta.

Posso usare la Fire TV Stick in Italia per Prime Video?Lo diciamo subito, la risposta è no: con l’ultimo ag-

giornamento del sistema operativo Amazon inseri-

sce il filtro di geoblocking e chiede si selezionare la

regione di utilizzo del dispositivo e l’Italia non è tra

i paesi presenti. La library video si vede a schermo,

ma non è quella italiana e soprattutto non funziona:

se si prova a riprodurre un video viene visualizzato

un errore. Non tutto però è perduto, perché abbia-

mo scoperto che esiste una scappatoia per utiliz-

zare ugualmente la Fire TV Stick in Italia e vedere

così il catalogo italiano su una TV e in HD. In attesa

dell’aggiornamento software, che arriverà probabil-

TEST Non c’è ancora in Italia, ma Amazon Fire TV Stick si può comprare in Germania o in Inghilterra e utilizzare con l’account locale

Amazon Fire TV Stick, come vedere Prime VideoFunziona praticamente tutto tranne lo streaming diretto dei video. Ma con un tablet Fire si può aggirare il problema

mente insieme al lancio dei device nel nostro Paese,

è possibile infatti usare un tablet Amazon Fire per

scegliere i video da inviare alla TV.

Non un mirroring diretto, ma un “Send to Fire Stick”

identico nel funzionamento a Chromecast: quando

si sceglie un contenuto è possibile inviarlo ad uno o

più dispositivi saltando ovviamente i limiti territoriali.

Un tablet Fire TV costa 59 euro ed è un eccellente

dispositivo low cost da usare come tablet da batta-

glia, da dare ad un figlio o da portarsi in giro proprio

per vedere i contenuti audio e video che Amazon

offre.

Solo Prime Video non va, il resto c’è tuttoRispetto a Chromecast, che è una sorta di bridge

per il segnale, la Fire TV Stick a 39.99 euro è un

mini computer completo con Fire OS a bordo, la

versione custom di android realizzata da Amazon.

Si collega alla porta HDMI di una TV (nella scatola

c’è una piccola prolunga), si alimenta tramite USB,

da dietro il TV o con l’alimentatore esterno incluso

e si controlla con il pratico telecomando in dota-

zione. Il menu principale ricorda quello del tablet

e offre l’accesso a tutti i contenuti che l’utente ha

caricato o comprato su Amazon: ci sono le foto ca-

ricate su cloud drive, ci sono le app che sono state

scaricate sul tablet o dal sito e sono compatibili con

il dispositivo e ci sono i giochi, che volendo posso-

no essere giocati con un controller bluetooth opzio-

nale. Interessante anche la parte di content cloud:

un utente volendo, può caricare i video sul suo

spazio cloud insieme alla musica e visualizzarli in

streaming usando le app integrate, anche se come

vedremo a breve c’è una terza possibilità, ovvero le

app di terze parti.

segue a pagina 43

lab

video

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MAGAZINEn.151 / 1706 MARZO 2017

Netflix, Kodi e tutte le altreLa Fire TV Stick è un piccolo dispositivo Android e

dal menu sviluppatori è possibile togliere la restri-

zione sull’installazione di applicazioni di terze parti.

La modalità di caricamento è abbastanza semplice e

può essere fatta o caricando direttamente i file APK

delle app sul dispositivo (ma serve poi un app di file

browsing per installarli) oppure con ADB (Android

Debug Bridge), ma in quest’ultimo caso serve più

esperienza.Le app da caricare sono essenzialmente

quelle per Android TV, oppure alcune versioni realiz-

zate appositamente per questo dispositivo: Kodi, il

media center opensource più popolare, può essere

installato senza problemi e funziona egregiamente

con il telecomando del Fire TV così come funziona-

no tutti i plugin aggiuntivi. E’ solo un po’ lento nella

navigazione dell’interfaccia. Un’altra app che funzio-

na bene è Plex: in questo caso però non serve nep-

pure installarla manualmente, è già sull’app store di

Amazon e si sincronizza nel cloud.

Il consiglio che diamo è quello di cercare APK di app

per Android TV: le app per smartphone non sono otti-

mizzate e richiedono il touch, stessa cosa per quelle

dei tablet. Funzionano, ma sono inutilizzabili.

TEST

Amazon Fire TV Sticksegue Da pagina 42

Chromecast è più compatibile Ma Fire TV non va sottovalutataChromecast è compatibile con più app ed è più sem-

plice in richiede uno smartphone iOS o Android (il 99%

del mercato), ma la Fire TV Stick non è da sottovalu-

tare. Primo perché con un tablet Fire permette già di

vedere i contenuti di Amazon Prime Video in Italiano e

con audio Dolby Digital Plus, in secondo luogo perché

permette rispetto a Chromecast di installare app di ter-

ze parti e giochi. Solo per Kodi e la sua enorme lista

di plugin per servizi vari varrebbe la pena averla. I 39

euro chiesti da Amazon non sono pochi ma non sono

neppure troppi per quello che offre, in virtù anche del

probabile arrivo in Italia.Consigliamo ovviamente di

aspettare l’arrivo del modello ufficiale italiano: c’è la

garanzia e non ci sono problemi di sorta.

di Gaetano MERO

Xperia Touch, il futuristico proiet-

tore ideato da Sony, è diventato

realtà. Dopo una serie di concept

mostrati dall’azienda nel 2016, il dispo-

sitivo è stato presentato ufficialmente

al Mobile World Congress di Barcello-

na e sarà disponibile sul mercato già

dalla primavera 2017.

Si tratta di un proiettore interattivo con

a bordo Android, che trasforma ogni

superficie piana in un touchscreen HD

da 23 pollici, merito della proiezione

ad ottica ultra-corta sia in orizzontale

che in verticale. L’interfaccia è stata

sviluppata utilizzando la tecnologia del

pannello Sony SXRD e il touch è stato

abilitato grazie a una combinazione

fra luce a infrarossi e rilevamento in

tempo reale attraverso la fotocamera

integrata da 13 Megapixel, con una ve-

locità di 60 frame per secondo.

Xperia Touch è realizzato con mate-

riali premium e finiture in metallo per

adattarsi a qualsiasi ambiente. È pro-

GADGET Sony ha svelato Xperia Touch, il proiettore Android che trasforma ogni superficie in un touchscreen HD da 23 pollici

Android su qualsiasi superficie con Sony Xperia TouchCon luce a infrarossi e fotocamera da 16 Mpx rileva i movimenti, è compatibile con le app Google Play e il Remote Play di PS4

gettato per giocare, guardare video

in streaming e comunicare usando

le app di messaggistica e i social

network come su un comune tablet.

Può trasformarsi in una lavagnetta per

gli appunti o per realizzare note video,

offre accesso al calendario e a Skype

grazie al microfono e agli speaker in-

tegrati, inoltre fornisce informazioni in

tempo reale sul meteo, temperatura

ed ora esatta attivandosi automatica-

mente quando il sensore di prossimità

rileva la presenza di qualcuno nelle

vicinanze.

Xperia Touch è compatibile con Play-

station 4 Remote Play e con tutte le

app e giochi Google Play, la proiezio-

ne può espandersi fino ad 80 pollici.

Qui un video che mostra le potenzia-

lità del dispositivo. Sony fornirà inol-

tre agli sviluppatori una piattaforma

dedicata per creare applicazioni per-

sonalizzate che sfruttino al meglio le

funzionalità del dispositivo.

Le dimensioni risultano tutto sommato

compatte, 69x134x143 mm e un peso

di 932 grammi, è infine dotato di porta

USB di tipo C per alimentazione e pe-

riferiche e di micro HMDI per l’even-

tuale collegamento di dispositivi vi-

deo, la batteria garantisce circa un’ora

di autonomia.

Il prezzo stabilito per Xperia Touch è

di 1.499 €, sarà disponibile in Europa

e negli Store Xperia online a partire

dalla primavera 2017.

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MAGAZINEn.151 / 1706 MARZO 2017

di Franco AQUINI

Xperia X Compact di Sony è il telefono delle con-

traddizioni, ma anche un terminale con un paio

di spunti davvero interessanti e inediti persino su

terminali di fascia più alta. Diciamolo subito: X Compact

è sicuramente uno smartphone di fascia medio/alta, un

fatto che trova conferma, prima che nell’hardware, nei

materiali usati per la scocca, di cui parleremo più avan-

ti. Purtroppo invece non lo si direbbe dal prezzo. Sony

posiziona infatti questo smartphone a 429€ di listino,

un prezzo pericolosamente vicino a terminali di tut-

t’altro spessore come il recente One Plus 3T. Tuttavia

Sony è riuscita a costruire un terminale nel complesso

piacevole da usare e che soprattutto è in grado di re-

stituire una sensazione di coerenza stilistica e grafica

degna di prodotti noti e stranoti come iPhone o la serie

Galaxy S di Samsung.

Tanta Ram e batteria Tutto quello che serve, c’èUn dispositivo compatto come X Compact ha chiara-

mente una vocazione molto pratica. Mentre il mercato

guarda solo a telefoni dalle dimensioni importanti con

schermi a partire dai 5 pollici, i coraggiosi produttori

di schermi più piccoli, che si contano sulle dita di una

mano, cercano ovviamente un dispositivo più raziona-

le, adatto per esempio a chi lavora e ha bisogno di te-

nere un telefono realmente portatile nel taschino della

camicia. X Compact è un 4.6 pollici e sta comodamente

nel palmo di una mano, esattamente come lo è iPhone

SE di Apple. Tuttavia, proprio come quest’ultimo, non

è affatto limitato nella dotazione hardware: nonostante

un processore non proprio al top, ha ben 3 GB di Ram

che lo rendono velocissimo in ogni situazione. L’apertu-

ra delle applicazioni è sempre scattante e passando da

una all’altra non si notano latenze di nessun genere.

Stessa cosa per quanto riguarda la batteria. Nono-

stante lo schermo da 4.6 pollici con risoluzione 720p,

X Compact monta una batteria da 2.700 mAh che

riesce a far superare in tranquillità la giornata di uti-

TEST Xperia X Compact dimostra ancora una volta che gli smartphone potenti sotto i 5 pollici hanno sempre il loro perché

Xperia X Compact: piccolo, potente e con Android 7È veloce, potente e possiede due “chicche” che lo rendono interessante anche di fronte a prodotti di fascia più alta

lizzo. Anzi, a fare attenzione si va comodamente oltre

il giorno e mezzo, fermo restando che non consiglie-

remmo mai di uscire il secondo giorno senza aver ca-

ricato il telefono la notte.

X Compact riesce in qualunque caso, anche con una

giornata di lavoro intenso, ad arrivare con tranquillità

alla sera con una buona carica a disposizione, permet-

tendo di uscire senza dover portarsi dietro powerbank

di ogni genere, magari per concedersi un’uscita serale

non programmata senza l’angoscia che il telefono ci

lasci a secco. In più X Compact è dotato di ricarica ve-

loce Qnovo Adaptive Charging.

Sensore biometrico nel tasto d’accensioneUn dettaglio ha stupito più di ogni altra cosa, ovvero il

posizionamento del sensore biometrico. X Compact ce

l’ha laterale, proprio nel tasto di accensione. Sembra

banale, ma dopo averlo provato ci si rende conto che

lab

video

X Compact è un telefono interessante. Ogni volta che si prende in mano un terminale con schermo sotto i 5 pollici, che si tratti di un iPhone SE o di questo modello da 4.6 pollici, si torna a provare immediatamente una sensazione piacevole di controllo e maneggevolezza, a dimostrazione che un mercato per i terminali piccoli c’è ancora, soprattutto per chi con il telefono ci lavora e ha magari necessità di tenerlo sempre nel taschino. X Compact è fluido, potente, dura tanto e ha un’interfaccia al top tra quelle disponibili per Android. Quello che ci lascia più perplessi è il prezzo - un po’ troppo elevato per la fascia di mercato a cui punta - e la finitura esterna. In particolare quest’ultima, perché il prezzo - si sa - dipende poi molto dalle condizioni di mercato e oggi si può trovare anche a 100 euro in meno; sul fronte dei materiali invece non si può che rimanerne delusi. Certo, la versione color blu nebbia attenua leggermente il problema, ma è incontestabile il fatto che dopo una giornata di utilizzo X Compact diventi un oggetto pieno di ditate, polvere e - talvolta - anche graffi. Ciò detto, X Compact rimane comunque un terminale appagante e che non deluderà chi cerca funzionalità, in parte arricchite dall’ultima versione di Android, longevità e solidità.

COSA CI PIACE COSA NON CI PIACEDisplay e prestazioniSensore biometricoAndroid 7

Design un po’ anonimo e massiccioFacile lasciare impronte sulla scoccaRapporto qualità/prezzo migliorabile

Qualità Longevità Design Semplicità D-Factor Prezzo

8 7 7 9 8 77.7

429,99 €SMARTPHONE SCATTANTE E COMPLETO, MA IL PREZZO NON CONVINCE

Sony Xperia X Compact

segue a pagina 45

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MAGAZINEn.151 / 1706 MARZO 2017

è davvero la soluzione perfetta. Sony trova una solu-

zione davvero intelligente e lo fa nel modo migliore: il

riconoscimento è infatti velocissimo e non sbaglia mai,

permettendo di sbloccare il telefono tenendolo nella

posizione più naturale possibile.

Certo, il sensore laterale è possibile anche grazie

allo spessore del telefono, tutt’altro che contenu-

to. X Compact è infatti davvero compatto, piccolo e

massiccio, ma non certo sottile, con i suoi 9.5 mm di

spessore che in un dispositivo così piccolo si notano

anche di più.

Display e fotocamera Si poteva fare qualcosa di piùAppena acceso, l’X Compact stupisce per il display. La

dimensioni ridotte fanno si che la risoluzione, piuttosto

bassa per gli standard attuali, risulti sufficiente a far

percepire una densità molto alta. Parliamo di 319 ppi

ma soprattutto di colori molto realistici e una luminosità

eccezionale, merito di un display Triluminos in versione

mobile. Luminosità che non perde colpi nemmeno sot-

to il sole, il display è sempre luminoso e perfettamente

leggibile in ogni situazione.

Sul fronte fotocamera invece si poteva fare qualcosa di

più. Si tratta pur sempre di un Sony, marchio che ha fatto

della qualità fotografica dei propri smartphone un punto

vincente; lo smartphone in questione monta un obietti-

vo grandangolare Sony G Lens da 24mm con sensore

Exmor R da 23MP, apertura F2.0 e stabilizzazione d’im-

magine digitale a 5 assi SteadyShot. Il tutto viene coa-

diuvato da un flash LED e un sensore di messa a fuoco

automatica ibrida. La frontale invece è una 5MP Exmor

R da 1/5” con obiettivo F/2.4 da 25mm. Sulla carta nien-

te male e i primi scatti sembrano confermare le prime

impressioni, persino in condizioni di luminosità scarsa

o all’aperto, in controluce o al tramonto. Il problema si

presenta non appena si fa uno zoom o si ha la necessità

di fare un taglio. Le foto infatti mostrano tutte una grana

molto evidente, con bordi sempre frastagliati e un detta-

glio in generale basso. Meglio invece la situazione con

il video che vengono ripresi in FullHD a 30 o 60fps con

una buona stabilizzazione e fluidità generale.

Interfaccia OK, materiali menoQuesto X Compact andrebbe definito lo smartphone

delle contraddizioni, perché si passa da aspetti di

eccellenza ad altri invece fastidiosi. Tra i primi, oltre

al sensore di impronte per lo sblocco, la fluidità, le

prestazioni, il display e la batteria, c’è da annoverare

sicuramente l’interfaccia di Android studiata da Sony,

arrivata proprio recentemente alla versione 7 Nougat.

In questo caso abbiamo quindi potuto testare la più re-

cente versione del sistema operativo Google su uno

dei primi medio gamma in commercio.

Al di là delle funzionalità introdotte dall’ultima versio-

ne di Android, la personalizzazione Sony è una delle

migliori provate fino ad oggi. In prima analisi per la

coerenza e lo stile grafico, degno davvero di interfac-

ce stilisticamente di riferimento come quella di Apple

per il suo iOS. In seconda battuta per i suggerimenti

sull’uso, intelligenti e mai fastidiosi, di cui tutto il si-

stema è ricco.

Ci sono poi le applicazioni Sony, tutte di ottimo livel-

lo, come Music, Album, Video, Movie Creator, Sound

Photo e Effetto AR. E infine va segnalata la sfiziosis-

sima applicazione per il remote play da Playstation 4.

Ok, l’effetto è sicuramente vanificato dalle dimensioni

dello schermo, davvero troppo piccolo per giocarci

agevolmente, ma è una funzionalità implementata dav-

vero bene e controllare il telefono con il Dual Shock è

questione di pochi click.

Android 7, provato su questo smartphone che era co-

munque già molto veloce con la versione 6, è risulta-

to brillante e scattante, con molte aggiunte piacevoli

all’interfaccia. Una su tutte la tendina delle notifiche,

arricchita da 5 icone veloci che appaiono al primo

swipe, mentre l’elenco completo, con la possibilità

di modificarne l’ordine, appare allo swipe successivo

verso il basso. L’altra funzione molto attesa, quella di

affiancamento di due applicazioni sullo stesso scher-

mo, è purtroppo sacrificata ancora una volta dalle

dimensioni ridotte dello schermo. Molto apprezzata

invece la possibilità di bloccare o ridurre il consumo

di dati per ogni singola applicazione. Questo detta-

glio, unito ai permessi controllabili su ogni singola

applicazione, hanno di fatto colmato un gap impor-

tante tra Android e iOS. Con Android Nougat e la

personalizzazione di Sony, l’uso di questo telefono è

stato veramente piacevole ogni oltre aspettativa, con-

fermandosi come una delle migliori user experience

degli ultimi anni.

Tutto l’opposto sul fronte dei materiali. La plastica con

cui è realizzato l’involucro del telefono è di quelle che

al solo sguardo si macchiano o si graffiano. Se con i

graffi ci si può fare attenzione, per le impronte è una

battaglia persa. Impossibile fare in modo che dopo cin-

que minuti non sia pieno di impronte e segni. In più c’è

un altro dettaglio, questa volta di design, che ne com-

promette l’aspetto estetico. La zona superiore e quella

inferiore, per capirci quella con la porta USB-C, sono

leggermente incassate rispetto al resto della scocca.

Questo fa si che la zona si riempia di polvere e questo,

essendo anche complicato da pulire, non è piacevole.

TEST

Sony Xperia X Compactsegue Da pagina 44

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MAGAZINEn.151 / 1706 MARZO 2017

di Mirko SPASIANO

Se si pensa ad un router, l’idea più comune è quella

di uno scatolotto, magari anche abbastanza sgra-

ziato, con diversi LED lampeggianti e dal quale

spuntano almeno un paio d’antenne. Ecco, da questo

punto di vista, il 2016 ci ha regalato diverse soddisfa-

zioni. Sì, perché i router stanno finalmente acquisendo

un design più ricercato che non tradisce necessaria-

mente la natura di prodotto hi-tech destinato a stazio-

nare su una scrivania nei pressi di un PC.

Il Netgear Orbi rientra senz’altro in quella cerchia di

prodotti che, con le sue linee dolci, cela piuttosto bene

la sua vera natura di device ultra-tecnologico. Trattasi,

infatti, di un ruoter Wi-Fi Tri-Band Mesh (sembra quasi

uno scioglilingua), che, posizionato su un comodino o

un qualsiasi elemento d’arredo potrebbe facilmente

confondersi con un diffusore ambientale.

Prima di analizzare nel dettaglio tutti i singoli aspetti

dal sistema adottato da Netgear, è opportuno porre

l’attenzione su quella che è la mission di questo router:

leggendo sul sito dell’azienda americana, campeggia-

no espressioni come Wi-Fi domestico veloce, ovunque

o più sinteticamente Wi-Fi dappertutto. Bene, anche

senza voler “rovinare il finale”, lo si può già anticipare

qualora non dovessero interessare i dettagli tecnici: da

questo punto di vista, il Netgear Orbi mantiene ampia-

mente le promesse.

Ma c’è di più, non solo la copertura offerta dall’Orbi è

davvero ottima, ma è anche semplicissimo da configu-

rare. Le istruzioni fornite in dotazione sono a prova di

analfabetismo tecnologico e, al netto del banale colle-

gamento di un cavo Ethernet e di quello di alimentazio-

ne, si possono sintetizzare in pochi semplici passi da

seguire dal browser (anche) di uno smartphone.

Purtroppo, però, il prezzo non è dei più accessibili,

il che rende il validissimo router Netgear fuori porta-

ta per molti. La configurazione che abbiamo avuto in

prova si compone di due elementi: il vero e proprio

router ed un satellite, che complessivamente costano

circa 450 euro di listino. Probabilmente, al momento

TEST In prova il router Wi-Fi Orbi di Netgear, un prodotto dal design minimalista che nasconde la sua vera natura hi-tech

Netgear Orbi: copertura Wi-Fi al top e setup facileOffre una copertura Wi-Fi notevole e una facilità di configurazione disarmante. Il prezzo, però, non è alla portata di tutti

non c’è nulla di meglio sul mercato per diversi aspetti

che verranno sviscerati in seguito, ma la spesa richie-

sta, oltre al “volume” effettivo da coprire con la Wi-Fi

devono far riflettere.

Il design elegante cela la natura hi-techIl trend degli ultimi tempi per i router mesh (si vedrà

nel dettaglio cosa vuol dire a breve), adottato anche

in quel di Mountain View con Google Wi-Fi (non dispo-

nibile in Italia), è quello di proporre degli apparecchi a

forma di “capsula” da distribuire in giro per la casa. Sì,

il plurale non è un caso, perché per sfruttare appieno

una rete Wi-Fi Mesh occorrono almeno due dispositivi:

una base e un satellite.

Da questo punto di vista, Netgear Orbi non fa alcuna

eccezione: come accennato in apertura, il router ed il

satellite ricordano nella forma dei diffusori ambientali e

ben si sposano con stili di arredamento moderni. Ciò

che conta davvero, indipendentemente dall’ambiente

domestico e/o d’ufficio in cui vengono posizionati, è

che passano tranquillamente inosservati, perché man-

cano anche i consueti LED di stato (perennemente

accesi o lampeggianti) dei router più comuni. Quando,

invece, ci si dovesse posare lo sguardo, le linee morbi-

de e stondate li rendono aggraziati e discreti.

Ad un’occhiata superficiale, il router ed il satellite sono

indistinguibili: stessa forma e stesse dimensioni. In con-

fezione, però, si ritrova una piccola striscia di plastica

trasparente con un’apposita scritta che li differenzia.

Ad uno sguardo più attento, però, la differenza tra i due

è netta: le porte disposte sul retro rendono inconfondi-

bile l’unità principale. Il router è infatti l’unico a disporre

di una porta WAN, accompagnata da tre LAN e una

USB 2.0; il satellite, invece, dispone della medesima

dotazione, ad eccezione appunto della porta WAN, so-

stituita da un’ulteriore LAN.

Affianco alle suddette porte trovano spazio anche un

paio di tasti: uno per la sincronizzazione (mai realmen-

te utilizzato) e uno di accensione e spegnimento. Infi-

ne, sia sul router che sul satellite c’è anche il forellino

che, con uno spillo può avviare il reset alla configura-

zione di fabbrica.

Sulla parte superiore di entrambi i dispositivi si ritrova

lab

video

Nonostante l’aspetto totalmente “inoffensivo”, il Netgear Orbi è un concentrato di tecnologia che ben si sposa con ambienti moderni. Il design minimale consente di posizionarlo ovunque in casa o in ufficio, senza mai attirare l’attenzione e stonare con l’arredo. La tecnologia Wi-Fi Mesh Tri-Band non è solo “marketing”: la copertura della rete è generosa ed uniforme, così come le prestazioni, che sono di assoluto livello. È perfetto per ambienti “complessi” che si espongono facilmente a punti ciechi; anche senza il satellite abbinato resta un ottimo router (soprattutto per la gestione automatica delle bande), ma il prezzo deve far riflettere. Per ambienti piccoli conviene fare altre scelte, ma per appartamenti multi-piano, o comunque particolarmente estesi, probabilmente non c’è di meglio sul mercato.

COSA CI PIACE COSA NON CI PIACEDesign minimale, non da prodotto hi-techSpecifiche al top e prestazioni di livello Setup immediato

Prezzo un po’ eccessivo

Qualità Longevità Design Semplicità D-Factor Prezzo

9 9 8 10 9 78.6

439,99 €UN ROUTER DI QUALITÀ E PROBABILMENTE IL MIGLIORE IN ASSOLUTO PER LE RETI MESH

Netgear Orbi

segue a pagina 47

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torna al sommario 47

MAGAZINEn.151 / 1706 MARZO 2017

una piccola scanalatura lungo tutto il perimetro, dalla

quale filtra una luce a LED multicolore. I colori spazia-

no dal bianco al blu, passando per il magenta e l’ambra,

ognuno dei quali, come sarà chiaro quando si parlerà

della fase di configurazione, ha un significato specifico.

Tra l’altro, la pulsazione dei vari colori è davvero grade-

vole e ben congegnata, al punto di simulare una sorta di

“respiro” (un po’ come il LED di notifica degli smartphone

Nubia, per chi li conoscesse). Ad ogni modo, però, nelle

ordinarie condizioni operative il Netgear Orbi non emet-

te alcuna luce, contribuendo a quella mimetizzazione

nell’arredo a cui si è già accennato.

Ciascuna unità va chiaramente alimentata separata-

mente con uno degli adattatori a 12 V e 3.5 A forniti in

dotazione. Ecco, se proprio si deve cercare un difetto

al design di questo Orbi, è proprio la dimensione dei

caricatori, che sono piuttosto ingombranti.

La gestione della rete è pratica e raffinata: addio alle zone d’ombraVeniamo ora al cuore della questione e analizziamo la

tecnologia su cui si basa l’Orbi: Wi-Fi Tri-Band Mesh.

Come già chiarito in precedenza, l’unità che ci è stata

data in prova si compone di due elementi: una base ed

un satellite, ove la prima funge da vero e proprio router,

mentre il secondo da ripetitore del segnale.

Attenzione, però, perché manca la componente mo-

dem: il router andrà collegato, via cavo Ethernet, ad un

modem esterno (magari quello “imposto” da operatori

come TIM o Fastweb). Questa caratteristica conferisce

al router Netgear una grande immediatezza d’uso,

poiché lo rende pressoché istantaneamente compati-

bile con tutti i provider di servizi internet: in pochissimi

passi è subito operativo e non è necessario apportare

alcuna modifica alle impostazioni del router.

Il risvolto della medaglia, però, è che, dovendolo affian-

care ad un modem, può apparire “sovrabbondante”, nel

senso che costituisce un ulteriore ingombro su un ripia-

no o una scrivania. Se poi il modem si trova nei pressi di

un PC desktop, il fatto di dover alimentare un ulteriore

dispositivo può risultare scomodo o perfino antipatico

nei casi in cui le prese dovessero scarseggiare.

Sebbene Netgear commercializzi anche soltanto il

router, quindi senza il satellite abbinato, è proprio con

quest’ultimo che se ne possono saggiare le reali po-

tenzialità. Certo, laddove l’ambiente da coprire con il

segnale Wi-Fi non dovesse essere eccessivo, il satel-

lite sarebbe ridondante (ma in questo caso potrebbe

convenire fare ricorso ad una soluzione diversa, so-

prattutto per ragioni di costo).

Stando alle specifiche di Netgear, ciascuna unità,

router o satellite che sia, consente di coprire una su-

perficie di 175 mq, ma molto dipenderà dagli ostacoli

incontrati dal segnale: muri, librerie o magari scale e

solai, nel caso di appartamenti distribuiti su più livel-

li. È proprio nei casi in cui un normale router stenta a

coprire tutte le zone dell’abitazione/ufficio che l’Orbi è

maggiormente consigliato.

Il satellite, infatti, che idealmente andrebbe collocato

al centro del volume (termine decisamente più appro-

priato di superficie nell’ipotesi di appartamenti multi-

piano) da coprire, “ripete” il segnale emesso dal rou-

ter distribuendolo in maniera più uniforme. In questo

modo, non solo aumenterà il range della rete Wi-Fi,

ma anche, in un certo senso, la potenza media del se-

gnale: laddove con un router classico si captasse un

segnale debole, col satellite se ne può agganciare uno

più forte e stabile.

In perfetto stile rete wireless mesh, la soluzione di

Netgear è “scalabile”/componibile, nel senso che si

possono aggiungere anche ulteriori satelliti, acquista-

bili a parte, per incrementare ulteriormente il raggio

di copertura.

A differenza di un sistema più “spartano” costituito

da un router classico abbinato ad uno o più range ex-

tender, il risultato finale è molto più pratico e raffinato.

Infatti, sebbene con i comuni ripetitori di segnale si

possano creare anche delle reti contraddistinte dalla

medesima nomenclatura della Wi-Fi prodotta dal rou-

ter, l’Orbi genera un’unica singola rete, che gestisce

autonomamente e dinamicamente gli access point.

Camminando in giro per la casa mentre si effettua una

chiamata su servizi VoIP, come Skype o WhatsApp, o

si sta guardando un video su YouTube, non ci saran-

no improvvise disconnessioni quando si attraversano

i confini delle “reti”: la rete è univoca e sarà lo stesso

Orbi a definire a quale apparecchio si sarà agganciati.

Lo switch è dinamico e talmente immediato che non ci

si accorge di nulla.

Tecnologia super e il Tri-band è la ciliegina sulla tortaPer non farsi mancare nulla, l’Orbi supporta tutti i più

recenti standard del settore: IEEE 802.11b/g/n e 802.11a/

n/ac (AC3000: 1733 + 866 + 400 Mbps). Ciò vuol dire

che l’Orbi supporta chiaramente le bande 2.4 e 5 GHz

(256QAM), le quali sono gestite in maniera pulita ed

elegante: a differenza dei router convenzionali, anche

in questo caso c’è un’unica rete (e non una per ciascu-

na banda). Ancora una volta, sarà Orbi a determinare

automaticamente a quale banda agganciare i vari de-

vice, sulla base della prossimità alla sorgente e delle

caratteristiche degli stessi.

Così, per esempio, un portatile più vecchiotto, che non

dispone di antenne in grado di captare la banda da 5

GHz, si connetterà esclusivamente a quella da 2.4, men-

tre uno smartphone più recente potenzialmente passe-

rà da l’una all’altra a seconda che ci si avvicini o allontani

dal router o dalla sorgente. La banda da 2.4 GHz, infatti,

ha generalmente una portata maggiore, poiché meno

suscettibile ad ostacoli come le pareti. Questa caratteri-

stica è confermata anche dall’Orbi, anche se la differen-

za tra le portate delle due bande non è abissale.

E la famosa terza banda del Tri-band? Viene sfruttata,

grazie ad un sistema proprietario, per garantire la co-

municazione tra router e satellite. In questo modo, lo

streaming di dati verso tutti i device collegati non viene

ostacolato dal trasferimento “interno” e si riduce al mi-

nimo il rischio di incorrere nei famosi colli di bottiglia.

TEST

Netgear Orbisegue Da pagina 46

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MAGAZINEn.151 / 1706 MARZO 2017

Infine, non poteva mancare il supporto alla funzionalità

MU-MIMO per la gestione ottimizzata dello streaming

simultaneo di dati su più dispositivi. Seppure questa

feature renda l’Orbi decisamente future-proof, “a prova

di futuro”, è bene precisare che se i dispositivi colle-

gati alla rete non sono di ultimissima generazione e

non supportano esplicitamente questa tecnologia, non

potranno farne uso: la ripartizione della banda tra i vari

device avverrà perciò normalmente. A completare il

quadro delle specifiche tecniche ci sono 4 GB di me-

moria Flash e 512 MB di RAM.

La configurazione è rapida e indoloreCome accennato in apertura, il setup iniziale dell’Orbi è

veramente semplice e, per di più, le istruzioni fornite sul

foglietto illustrativo in dotazione sono chiare e concise

(sebbene fossero in inglese nell’unità che ci è stata in-

viata). Essenzialmente, i passaggi da seguire sono tre.

1. Il primo consiste nel collegare il router al modem con

un cavo Ethernet (fornito anche in dotazione). Una vol-

ta acceso il router, si dovrà attendere che la luce a LED

sulla faccia superiore diventi bianca lampeggiante.

A quel punto si potrà collocare il satellite, preferibil-

mente al centro del volume da coprire col segnale

Wi-Fi (sempre compatibilmente con la posizione del

router). Una volta alimentato, il satellite avvierà auto-

maticamente la fase di sincronizzazione con il router:

l’indicatore a LED lampeggerà di color magenta. Ter-

minata la fase di sincronizzazione, che dura meno di

un minuto, l’indicatore a LED si fisserà e assumerà la

colorazione blu, ambra o magenta, a seconda che la

connessione col router sia buona, debole o del tutto

assente. Chiaramente, per ottenere il risultato miglio-

re, è bene che l’indicatore sia blu: qualora così non

fosse, occorrerà avvicinare il satellite alla base.

1. Una volta stabilita la connessione tra i due appa-

recchi, non si dovrà fare altro che collegarsi alla Wi-Fi

da PC o smartphone e completare la connessione a

internet dal browser, seguendo le istruzioni proposte a

schermo. Completata la fase di configurazione, l’indica-

tore a LED si spegne del tutto e il gioco è fatto.

Per ulteriori personalizzazioni è sufficiente accedere al

router al link http://orbilogin.com, o utilizzare l’ottimo

software (assolutamente facoltativo) Netgear Genie, il

cui download viene suggerito al termine del setup.

Copertura e prestazioni della rete Wi-Fi sono uniformi e più che soddisfacentiMa dopo averne descritto il design, le specifiche tec-

niche e la configurazione iniziale, in sostanza come va

Netgear Orbi? In sintesi, l’esperienza è fantastica: dal

setup all’uso quotidiano fila tutto liscio come l’olio e il

router dell’azienda americana “scompare sullo sfon-

do” (in tutti i sensi), lasciando l’utente libero di fruire

di un’esperienza di navigazione ottimale, senza turba-

menti di sorta.

La copertura Wi-Fi è davvero ottima. Anzi, probabil-

mente l’abitazione in cui è stata testata si è rivelata

un test relativamente poco probante. I circa 200 metri

quadri, distribuiti equamente su due piani, vengono

coperti egregiamente, senza lasciare punti ciechi. Se

la superficie complessiva dell’abitazione appare de-

cisamente ridotta rispetto ai 350 mq teorici copribili

dall’accoppiata router + satellite, in realtà offre qualche

spunto interessante: la particolare disposizione dei

tramezzi (le pareti divisorie, insomma) ed il solaio par-

ticolarmente spesso, circa 36 centimetri con tanto di

finiture, hanno sempre costituito un ambiente “ostile”

per una copertura uniforme.

La cosa si fa ancora più interessante se si mettono in

gioco le prestazioni della rete, soprattutto quando la

si testa con una misera 5 Mbps. Indipendentemente

dalla vicinanza agli apparecchi

Netgear, le prestazioni appaio-

no sempre coerenti e uniformi.

Se si considera che sia il router,

che la base sono posizionati al

piano superiore (la base al cen-

tro della facciata nord del fabbri-

cato, mentre il satellite proprio

al centro del piano), sono stati

registrati i seguenti dati in quat-

tro diverse stanze, sulla base di

una media aritmetica su 5 test.Si

tenga conto che cameretta e ba-

gno si trovano al piano superio-

re, mentre cucina e sala a quello

inferiore (e ovviamente costitui-

scono il test più impegnativo):

• la cameretta si trova nella stanza adiacente a quella

in cui è stato collocato il router (angolo nord-est);

• il bagno è l’ambiente più distante dal router al piano

superiore (angolo sud-est);

• la cucina si trova sotto la cameretta (angolo nord-est);

• la sala è sempre stato il punto critico, con smart TV e

console (angolo sud-ovest).

Il ping si è mantenuto relativamente costante in tutti gli

ambienti, oscillando sempre tra 29 e 31 millisecondi.

Incredibilmente, per quanto sia impensabile per gamer

“seri”, si riesce perfino a giocare con soddisfazione a ti-

toli completamente online, come Battleborn o Titanfall,

nonostante la console sia sicuramente agganciata al

satellite e non al router. Solo in rarissime occasioni si è

registrata la perdita di qualche frame, ma probabilmen-

te è imputabile più all’instabilità della linea, che all’Orbi.

Piuttosto buona anche la ripartizione della banda tra

diversi device: il router di Netgear riesce a tenere testa

a Windows, che solitamente con gli aggiornamenti di

sistema e quelli dello Store, tende ingordamente ad

accaparrarsela tutta, congestionando completamen-

te la rete. Da questo punto di vista, l’Orbi fa un buon

lavoro, consentendo una discreta fruizione della rete

anche su altri device. Ovviamente le valutazioni sul

prodotto sono fortemente condizionate dalla linea di

cui si dispone e, probabilmente, per una modesta rete

da 5 Mbps l’Orbi è perfino “sprecato”, soprattutto in

relazione al suo prezzo. Il prezzo di listino, infatti, è

piuttosto alto, ma l’esperienza d’uso è assolutamente

e innegabilmente di livello superiore.

TEST

Netgear Orbisegue Da pagina 47

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di molti bambini prematuri.

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Tutto il personale di AISTMAR Onlus è volontario. L’intero ricavato delle donazioni viene impiegato in cure e assistenza ai neonati prematuri e patologici e alle loro famiglie.

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DATI ANAGRAFICI

Da consegnare unitamente alla dichiarazioneMod. 730/2008 al sostituto d’imposta, alC.A.F. o al professionista abilitato, utilizzandol’apposita busta chiusa contrassegnata suilembi di chiusura.

MODELLO 730-1 redditi 2007

Stato

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Chiesa cattolica

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Unione Chiese cristiane avventiste del 7° giorno

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Assemblee di Dio in Italia

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Chiesa Valdese unione delle chiese metodiste e valdesi

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Chiesa Evangelica Luterana in Italia

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Unione Comunità Ebraiche Italiane

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Scheda per la scelta della destinazione dell'8 per mille dell'IRPEF e del 5 per mille dell'IRPEF

Sostegno delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale, delle associazioni di promozione sociale e delle associazioni riconosciute

che operano nei settori di cui all’art. 10, c. 1, lett a),del D.Lgs. n. 460 del 1997 e delle fondazioni nazionali di carattere culturale

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

AVVERTENZE Per esprimere la scelta a favore di una delle finalità destinatarie della quota del cinque per mille dell’IRPEF, il contri-buente deve apporre la propria firma nel riquadro corrispondente. Il contribuente ha inoltre la facoltà di indicare anche il codice fiscaledi un soggetto beneficiario. La scelta deve essere fatta esclusivamente per una delle finalità beneficiarie.

Codice fiscale del beneficiario (eventuale)

Finanziamento agli entidella ricerca sanitaria

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

FIRMA

Finanziamento agli enti della ricerca scientifica e della università

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Codice fiscale del beneficiario (eventuale)

FIRMA

Sostegno alle associazioni sportive dilettantistiche in possesso del riconoscimento ai fini sportivi rilasciato dal CONI a norma di legge

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Codice fiscale del beneficiario (eventuale)

FIRMA

Codice fiscale del beneficiario (eventuale)

FIRMA

genziantrate

AVVERTENZE Per esprimere la scelta a favore di una delle sette istituzioni beneficiarie della quota dell'otto per mille dell'IRPEF, ilcontribuente deve apporre la propria firma nel riquadro corrispondente. La scelta deve essere fatta esclusivamente per una delleistituzioni beneficiarie.La mancanza della firma in uno dei sette riquadri previsti costituisce scelta non espressa da parte del contribuente. In tal caso, la ri-partizione della quota d’imposta non attribuita è stabilita in proporzione alle scelte espresse. Le quote non attribuite spettanti alleAssemblee di Dio in Italia e alla Chiesa Valdese Unione delle Chiese metodiste e Valdesi, sono devolute alla gestione statale.

In aggiunta a quanto indicato nell’informativa sul trattamento dei dati, contenuta nel paragrafo 3 delle istruzioni, si precisa chei dati personali del contribuente verranno utilizzati solo dall’Agenzia delle Entrate per attuare la scelta.

In aggiunta a quanto indicato nell’informativa sul trattamento dei dati, contenuta nel paragrafo 3 delle istruzioni, si precisa chei dati personali del contribuente verranno utilizzati solo dall’Agenzia delle Entrate per attuare la scelta.

SCELTA PER LA DESTINAZIONE DELL’OTTO PER MILLE DELL’IRPEF (in caso di scelta FIRMARE in UNO degli spazi sottostanti)

SCELTA PER LA DESTINAZIONE DEL CINQUE PER MILLE DELL’IRPEF (in caso di scelta FIRMARE in UNO degli spazi sottostanti)

LA SCELTA DELLA DESTINAZIONE DELL’OTTO PER MILLE DELL’IRPEF E QUELLA DEL CINQUE PER MILLE DELL’IRPEF NON SONO IN ALCUN MODO ALTERNATIVE FRA LORO. PERTANTO POSSONO ESSERE ESPRESSE ENTRAMBE LE SCELTE

ALLEGATO B

9 7 0 2 8 2 1 0 1 5 7Mario Rossi

5 per mille claudio.indd 1 18/03/2010 19:42:07

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MAGAZINEn.151 / 1706 MARZO 2017

di Greta GENELLINI

G ima, società leader nel settore elettromedicale,

ha da poco immesso sul mercato Temp Sitter, un

termometro bluetooth indossabile, dalle dimen-

sioni ridotte (51 x 31,8 x 8,5 millimetri), dal design non

invasivo e dal peso di 9,6 grammi, progettato apposita-

mente per i bambini ma adatto anche agli adulti.

Il sensore al suo interno è in grado di misurare la tem-

peratura corporea, che potrà essere monitorata in

modo continuo sullo smartphone tramite l’app ufficia-

le (per iOS e Android). Sarà possibile inoltre imposta-

re una soglia di temperatura di sicurezza, fissare dei

promemoria e analizzare l’andamento della febbre tra-

mite grafici, oltre che tenere a registro la temperatura

giornaliera e oraria. Ideale per i genitori, che potranno

così dormire sonni tranquilli, perché in caso di febbre

alta Temp Sitter invia un allarme sonoro, per avvisare

il superamento della soglia di temperatura di sicurez-

za impostata. Ogni termometro viene fornito con un

dispositivo bluetooth, 10 adesivi in tessuto per fissare

il termometro alla pelle e un astuccio di plastica per il

trasporto. La durata del prodotto dichiarata è di 3 anni,

all’interno del dispositivo c’è una batteria, non sostitui-

bile, che garantisce 3.000 ore di utilizzo ininterrotto.

Temp Sitter contro la febbreLa febbre compare frequentemente nei bambini e, di

conseguenza, è frequente anche la preoccupazione

dei genitori. Temp Sitter può essere davvero la solu-

zione ideale per aiutare i genitori a gestire l’ansia “da

misurazione” della temperatura, soprattutto quando il

bambino è noioso, non vuole stare fermo o non lo si

vuole svegliare.

Appena c’è stata occasione, e non c’è voluto molto

tempo, l’abbiamo testato sulla nostra piccola colla-

boratrice. Come prima cosa, sarebbe bene scaricare

l’app in un momento di tranquillità per studiarne il fun-

zionamento e per creare il profilo utente; potete crea-

re numerosi profili, sia per aggiungere più bambini,

sia per familiari adulti, in modo tale da aver nel tempo

un registro accurato delle ricadute e dell’andamento

della singola febbre. E in caso di bisogno, può essere

agevolmente mostrato al medico di famiglia, per mi-

TEST A marzo disponibile nei negozi Temp Sitter, la soluzione innovativa per monitorare la febbre, anche tramite un’app

Mercurio, digitale, infrarossi e… Temp SitterIndossabile, non invasivo e invia notifiche di allerta in caso di febbre alta. La soluzione per i genitori ansiosi/esigenti

gliorare diagnosi e trattamenti.

L’app Temp Sitter è semplice e intuitiva, per registrare

un nuovo profilo utente bisogna solamente seguire

i passaggi indicati: inserire il nome del familiare, una

foto, il sesso, la data di nascita, il peso e l’altezza.

Prima di collegare il dispositivo, nel menù Imposta-

zioni, è consigliabile configurare le unità di misura

corrette, e impostare già gli al-

larmi temperatura e disconnes-

sione, con la possibilità di sce-

gliere tra varie suonerie. Ora

che l’app è installata, l’unica

cosa da fare, in caso di febbre,

è posizionare il termometro.

Utilizzando i patch in tessuto in

dotazione, la sua applicazione

è molto semplice.

Come da istruzioni il primo pas-

so per la corretta installazione è

connettere il dispositivo all’appli-

cazione via bluetooth e succes-

sivamente collocarlo sulla pelle

del bambino. Quando l’indicatore di connessione è

attivo, sarà possibile applicare il termometro alla pelle

con i cerotti in fibra in dotazione. Per un utilizzo otti-

male il dispositivo andrebbe posizionato appena sotto

l’ascella del bambino e attendere almeno 5/8 minuti

con il braccio stretto per ottenere l’esatta temperatura.

Nel giro di 10 minuti abbiamo così ottenuto la misu-

razione della temperatura. Sullo schermo del nostro

smartphone possiamo visualizzare quanta febbre ha il

bambino e, fino a che il dispositivo sarà collegato all’app,

la temperatura verrà aggiornata costantemente ogni 3

secondi, sarà così molto semplice monitorare tutto il ci-

clo influenzale e visualizzare l’andamento della febbre

attraverso il grafico che si verrà a creare. Tramite l’app

è possibile impostare promemoria e avvisi, per ricordare

di prendere una medicina, effettuare una spugnatura o

una medicazione, predisponendo, a determinati orari,

allarmi sonori e non. Sarà possibile inoltre settare delle

note per ricordarci quando effettuare le successive mi-

surazioni, mantenendo tutto sotto controllo.

Abbiamo impostato una soglia di misurazione, oltre la

segue a pagina 51

lab

video

Rimaniamo dell’idea che Temp Sitter sia un’innovazione in campo sanitario pediatrico. L’idea è molto buona, un termometro che monitora costantemente la febbre del bambino, senza disturbarlo. Semplice, di facile utilizzo, è perfetta per i genitori ansiosi che vogliono tenere monitorato il ciclo febbrile del proprio figlio. Impostando la soglia di temperatura di sicurezza poi, possono stare totalmente tranquilli. Pratico anche il grafico giornaliero, che viene a crearsi dagli aggiornamenti costanti della temperatura, utile soprattutto in caso di febbre “ballerina”. Purtroppo la tecnologia bluetooth ha dei limiti di portata e c’è sempre rischio di affidarsi a un dispositivo che può non funzionare correttamen-te, anche se tramite gli alert è possibile ripristinare subito la connessione persa. Se vogliamo un dispositivo moderno che come affidabilità si avvicini al vecchio e bravo termometro a mercurio, dobbiamo tenere conto che Temp Sitter ha uno scarto di circa 1°.

COSA CI PIACE COSA NON CI PIACENon disturba il bambinoMonitora costantemente la febbreMessaggi di allerta febbre alta

Limiti della connessione bluetoothScarto di circa 1° rispetto al mercurio

Qualità Longevità Design Semplicità D-Factor Prezzo

8 9 8 9 7 88.2

49,99 €TEMP SITTER BUONA LA PRIMAGima Temp Sitter

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n.151 / 1706 MARZO 2017

quale, se il termometro rileva una temperatura uguale

o più alta, saremo avvisati istantaneamente con un al-

larme sonoro e con una notifica, anche se il telefono

non è a portata di mano.

E in effetti al superamento del limite impostato (nel

nostro caso 38,5°), abbiamo ricevuto un avviso di

allerta in tempo reale, dandoci la possibilità di poter

intervenire tempestivamente.

L’utilizzo ideale di Temp Sitter è durante la notte, con

una connessione costante, il dispositivo misurerà la

temperatura a intervalli regolari senza dover disturba-

re il bambino ogni volta, per un sonno tranquillo del

bimbo e dei genitori.

L’unico accorgimento, che diventa un grosso svantag-

gio nell’utilizzo di Temp Sitter, è quello di accertarsi

di rimanere nel raggio di azione della trasmissione

wireless, altrimenti la connessione viene a meno e la

misurazione della temperatura non viene effettuata,

quindi anche se avete impostato degli alert questi non

saranno disponibili. Sulle istruzioni viene riportato che

la trasmissione wireless effettiva è di 15 m in ambiente

privo di barriere. In caso di distanze superiori, il pro-

dotto potrebbe non funzionare. Quindi se la cameretta

del bambino è lontana dalla vostra o avete barriere nel

mezzo (pareti spesse, numerose porte) sarà difficile

utilizzare correttamente Temp Sitter. L’applicazione in

questo caso ci può ulteriormente aiutare, basterà im-

postare un allarme di disconnessione e verremo avvi-

sati ogni volta che il dispositivo perde la connessione

bluetooth con l’app.

Termometri a confronto Mercurio, digitali, infrarossi, Temp SitterAbbiamo visto che Temp Sitter è una curiosità inte-

ressante in campo tecnologico e sanitario, ma venia-

mo alla questione più importante del suo utilizzo… è

affidabile? La temperatura che misura è attendibile?

Quanto è preciso?

Abbiamo effettuato delle misurazioni della temperatura

corporea sullo stesso soggetto con diversi termometri

tra cui: termometro a mercurio, termometro digitale,

termometro a infrarossi auricolare e Temp Sitter.

Dalle 4 misurazioni effettuate possiamo notare che

sono risultate 4 temperature diverse. E qui sale l’ansia

dei genitori: qual è il termometro giusto? Quale il più af-

fidabile? Purtroppo non c’è una risposta “esatta”, van-

no quasi tutti bene perché l’importante è tenere conto

delle variabili di misurazione. Il presupposto che l’accu-

ratezza dei nuovi termometri è inferiore a quella degli

strumenti al mercurio. Gli strumenti timpanici, ad esem-

pio, risultano più critici per quanto riguarda la misura-

zione, che può essere influenzata da fattori ambientali,

anatomici, infiammazioni e pulizia del condotto uditivo;

inoltre, essendo una misurazione interna, per ottenere

la temperatura esatta bisogna togliere circa 0.3/0.5

Nel nostro caso Temp Sitter risulta la voce fuori dal coro.

Rispetto alla misurazione effettuata con il termometro al

mercurio abbiamo ben 0,9° di differenza in meno. Che

sono molti se riguardano la febbre alta di un neonato.

Ma, come per gli altri dispositivo, bisognerebbe tenere

in considerazione diversi fattori:

• Quando il bambino indossa Temp Sitter è libero

di muoversi e questo incide sulla misurazione. Con

il termometro a mercurio, bene o male il bambino

rimane fermo.

• Temp Sitter viene praticamente “incollato” alla pelle,

e viene calcolata una misurazione costante per diverse

ore e non solo per 5 minuti come per il termometro a

mercurio o addirittura pochi secondi nel caso del ter-

mometro digitale o auricolare.

• Anche la posizione incide. Temp Sitter è posizionato

a ridosso dell’ascella ma il braccio non aderisce com-

pletamente al corpo, come con il termometro a mercu-

rio o digitale, quindi il calore che si crea è diverso.

I nuovi arrivati a pari passo con i “vecchi del mestiere”Se il vecchio e affidabile termometro a mercurio ri-

mane il più attendibile come misurazione, possiamo

notare che il dispositivo elettronico che più si avvici-

na a quella temperatura è il termometro a infrarossi

auricolare, con uno scarto di 0,2°, ricordando di com-

pararli solamente dopo aver ridotto di 0,5° la misura-

zione fatta nell’orecchio, perché considerata interna.

L’affidabilità di questi apparecchi elettronici è indub-

bia e tecnologicamente svolgono bene il loro lavoro;

quello che invece può accadere più facilmente è che

i termometri non vengano posizionati o maneggiati

correttamente. Più l’apparecchio è sofisticato, più bi-

sognerà attenersi alle prescrizioni, e leggere bene le

norme d’uso e quelle di conservazione.

TEST

Gima Temp Sittersegue Da pagina 50

MERCURIO DIGITALE INFRAROSSI TEMP SITTER

TEMPERATURA STANZA 21.5° 21.5° 21.5° 21.5°

TEMPO DI MISURAZIONE 5 min 5 sec 1 sec 10 min

MISURAZIONE Ascellare Ascellare Auricolare Ascellare

TEMPERATURA MISURATA 36.7° 36.1° 37° (36.5°) 35.8°

MAGAZINE

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torna al sommario 52

MAGAZINEn.151 / 1706 MARZO 2017

di Gianfranco GIARDINA

I l Narita Express che porta dall’aeroporto di Tokyo al

centro cittadino arriva alla Tokyo Station in un bina-

rio sotterraneo. Molto sotterraneo: siamo al quinto

o sesto piano interrato. Iniziamo a riemergere con una

lunghissima scala mobile; e poi un’altra e un’altra anco-

ra. Sulla piastra di metallo all’inizio e alla fine di queste

scale c’è sempre lo stesso logo: Mitsubishi. Ed è così

per ogni scala mobile e ogni ascensore della sconfina-

ta stazione di Tokyo.

Ci bastano quindi i primi passi nella capitale giappone-

se per capire che aver accettato l’invito di Mitsubishi

Electric a visitare il proprio quartier generale e alcune

attività della società nella madrepatria è stata una buo-

na idea. Dalle nostre parti, con l’uscita oramai una quin-

dicina di anni fa dal mercato dell’elettronica di consu-

mo (salvo che per i climatizzatori), il marchio Mitsubishi

si “sente” poco. Lo conoscono tutti, beninteso; ancora

è presente nella memoria delle persone lo slogan, for-

se un po’ ingenuo ma azzeccato, “Mitsubishi, mi stupi-

sci”. Ma non è certo tra i primi marchi hi-tech che viene

in mente a un nostro connazionale.

Al METoA, uno spazio a cavallo tra il museale esperien-

ziale e lo shoroom educativo che Mitsubishi Electric ha

allestito a Tokyo, un robot gioca con precisione milli-

metrica a girare un ventaglio tra un’infinità di origami,

ovviamente senza toccarne nessuno.

Dal Giappone, invece, si capisce subito quanto gros-

so e importante sia questo gruppo: un colosso che va

dalla produzione di componentistica per l’impiantisti-

ca elettrica e automotive, a quello degli ascensori e

delle scale mobili, dal settore aerospaziale alla robo-

tica e all’automazione industriale, dalla domotica alla

climatizzazione.

In queste pagine il resoconto di quanto abbiamo visto

della galassia Mitsubishi Electric tra Tokyo e Nagoya:

siamo certi che chiunque leggerà il lungo reportage

scoprirà cose che non conosceva.

Ma quante Mitsubishi esistono?Una premessa doverosa riguarda la Mitsubishi con la

quale abbiamo a che fare: si tratta, per la precisione, di

Mitsubishi Electric, che – cosa non così nota – non ha

(più) alcun legame di compartecipazione con le altre

Mitsubishi, come per esempio Motors o Heavy Indu-

stries. Prima della seconda guerra mondiale il gruppo

Mitsubishi era un conglomerato di attività anche molto

MERCATO Un colosso presente in tanti settori diversi dell’hi-tech ma non necessariamente così conosciuto dalle nostre parti

Mitsubishi: il reportage dal “paese dei balocchi”Pronti a viaggiare tra ascensori da record e localizzatori satellitari, tra robot e tecniche produttive che aprono nuovi scenari?

diverse e uno dei maggiori gruppi giapponesi: 217 so-

cietà facenti capo alla medesima proprietà, tra cui an-

che delle “insospettabili” come Nikon, la Bank of Tokyo

o il produttore di birra Kirin. Tra le condizioni concorda-

te con i vincitori della guerra, ci fu lo smembramento

dei maggiori gruppi nazionali in società autonome: così

Mitsubishi Electric continua a condividere con molte

“altre Mitsubishi” il tradizionale logo con i tre diaman-

ti, ma le affinità finiscono lì o poco più. Anzi, in alcuni

segmenti specifici ci sono anche diverse “Mistubishi”

in diretta competizione tra loro.

Cosa fa Mitsubishi ElectricMitsubishi Electric si sta avvicinando al proprio centesi-

mo compleanno: è stata infatti fondata nel 1921 e il suo

primo prodotto consumer è stato un ventilatore. Oggi

fattura circa 37 miliardi di euro e impiega nel Mondo

circa 135mila dipendenti.

La società è operativa in diversi settori: quello princi-

pale, che genera oltre un quarto del fatturato, riguar-

da i sistemi di automazione industriale, soprattutto

robot e PLC (i computer per il controllo degli impianti segue a pagina 53

produttivi). Tra l’altro questo settore è anche molto

presente nella filiale italiana di Mitshubishi Electric,

dalla quale viene gestita tutta il sud Europa e l’area

mediterranea. Nell’ambito dell’automazione industria-

le abbiamo visitato due fabbriche a Nagoya, una che

realizza proprio i PLC e l’altra che produce dei compo-

nenti elettrici in maniera altamente automatizzata ma

anche molto flessibile.

E proprio quello dei componenti per l’impiantistica elet-

trica leggera e pesante è il secondo settore per fattu-

rato della società, quasi pari a quello della robotica: in

quest’ambito Mitsubishi ha un ruolo molto importante,

soprattutto in madrepatria, con quote di mercato ele-

vatissime e un terzo della produzione che rimane all’in-

terno dei confini nazionali.

Ovviamente un ruolo importante ce l’hanno anche

i sistemi di climatizzazione, forse il settore in cui

Mitsubishi Electric è più nota in Italia ai consumatori

finali; ma a questo, in Giappone e qualche altro Paese,

si aggiungono anche una serie di elettrodomestici e

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torna al sommario 53

MAGAZINEn.151 / 1706 MARZO 2017

prodotti di elettronica di consumo, settore dal quale

la società non è mai uscita davvero, malgrado l’arre-

tramento fatto nei decenni scorsi in alcune aree del

Mondo, come l’Europa.

E poi c’è tutta l’area relativa – come abbiamo anticipa-

to - ad ascensori e scale mobili: anche in questo caso

società è particolarmente concentrata sul mercato na-

zionale, ma ha una presenza un po’ in tutto il mondo,

anche in considerazione di alcune soluzioni legate ad

ascensori speciali, altissimi e velocissimi, o scale mobili

molto particolari, come quelle curvilinee.

E poi ancora: pannelli solari; semiconduttori e compo-

nentistica digitale; sistemi aerospaziali, soprattutto per

quanto riguarda la componentistica per i satelliti e le

stazioni a terra; una presenza importante nella compo-

nentistica automotive (per i sistemi di intrattenimento e

navigazione di bordo, per esempio) e in quella relativa

al trasporto ferroviario; non mancano infine attività nel-

l’ambito dello sviluppo software e di soluzioni spesso

finalizzate alla gestione e all’integrazione migliore de-

gli altri prodotti in portafoglio.

Un gruppo quindi variegato e molto più vicino alla no-

stra vita di tutti i giorni di quanto la limitata presenza

sugli scaffali dei negozi di elettronica di consumo non

faccia credere, soprattutto a noi italiani.

Mappe e GPS precisi al centimetroL’occasione del nostro viaggio in Giappone alla sco-

perta del mondo Mitsubishi Electric ci ha fatto capire

anche quanto la società sia presente e coinvolta nello

sviluppo di soluzioni per le auto a guida autonoma. E

ci ha anche aperto gli occhi: la guida autonoma fino

a qualche anno fa sembrava pura fantascienza; oggi,

sembra una cosa prossima a diventare una realtà diffu-

sa. La verità – che nei laboratori di Tokyo che abbiamo

visitato appare molto chiara – è che l’obiettivo della

guida autonoma è sì a portata di mano, ma solo se

vengono rispettate alcune condizioni e alcuni requisiti

senza i quali le applicazioni reali sono impossibili.

Guida autonoma? Solo con localizzazione tolleranze di cm e mappe 3DSe un giapponese si espone con una posizione netta

è perché è certo di quello che dice, altrimenti preferi-

sce tacere: da queste parti nessuno, se serve, ha pau-

ra di trincerarsi dietro un no comment. Quando allora

Yasuhide Shibata, Deputy General Manager della divi-

sione Electronic System, ci risponde in maniera netta,

capiamo che forse mezzo mondo occidentale sta cor-

rendo dietro a un sogno di guida autonoma in tempi

brevi senza che ci siano tutte le fondamenta per un

sistema di questo tipo: “Senza la capacità di localizza-

zione con la precisione dei centimetri e mappe più sofi-

sticate tridimensionali e dinamiche, non ci saranno vei-

coli veramente a guida autonoma”. L’allusione è al fatto

che sia il sistema di localizzazione usato attualmente (il

GPS) che le mappe non siano abbastanza sofisticate

per questa applicazione: “Il veicolo ha bisogno di sa-

pere non solo su che strada sta viaggiando ma anche

in che corsia è. I sensori e le telecamere di bordo non

sempre bastano. Se piove? Se c’è la nebbia?”.

Le larghe tolleranze dei sistemi GPS e il dettaglio non

sufficiente delle attuali mappe non consente di cor-

reggere eventuali errori o carenze della sensorisica di

bordo. Infatti, sia le telecamere che i sensori laser, in

determinate condizioni di luce o meteo degradano le

loro prestazioni rendendo la guida autonoma eccessi-

vamente rischiosa; con una localizzazione più precisa e

una mappatura 3D dell’ambiente circostante, eventuali

dati non chiari provenienti dalla sensoristica di bordo

possono essere integrati e interpretati correttamente,

così da dare le garanzie di sicurezza richieste per que-

sto tipo di applicazione. Inoltre, se le mappe potessero

essere integrate con dati dinamici, ovverosia potessero

essere influenzate e arricchite con informazioni prove-

nienti in tempo reale dall’ambiente, la guida autonoma

potrebbe diventare una realtà non solo su strade “sele-

zionate” (come le autostrade, per esempio), ma anche

in città e nelle strade secondarie extraurbane.

Il GPS non è adatto alla guida autonoma, serve il CLAS (Centimeter Level Accuracy System)Gli ingegneri di Mitsusbishi sono intransigenti: “Scor-

datevi le auto a guida autonoma fino a che non ci

sarà un sistema di localizzazione con una precisione

sotto i 25 cm”. Il GPS è soggetto a una serie di errori

e approssimazioni che portano le tolleranze ben ol-

tre questa soglia. L’obiettivo per Mitsubishi è quindi il

cosiddetto CLAS (Centimeter Level Accuracy System):

per questo motivo in Giappone è iniziato il varo di un

nuovo sistema di satelliti di geolocalizzazione, molto

più preciso, dato che posiziona con un errore massi-

mo di 10 cm, e soprattutto sempre disponibile, anche

se zone urbane con palazzi alti, situazione che spesso

oscura buona parte dei satelliti.

Per ottenere questo risultato, entro il 2018 entreranno

in piena operatività 4 satelliti dedicati, che diventeran-

no 7 entro il 2023: si tratta di satelliti di cui Mitsubishi

è il principale conctractor e che hanno la caratteristi-

ca di un posizionamento cosiddetto “quasi zenitale”

(Quasi-Zenith Satellite System, QZSS): in pratica, al-

meno per quanto riguarda il Giappone, almeno uno

di questi satelliti si troverà sempre sulla verticale e

quindi sarà sempre ben ricevibile, anche tra i transi-

tando tra i grattacieli più alti. Questo satellite integra

le informazioni provenienti dal GPS ed è in grado di

migliorare drasticamente la precisione del sistema. La

migliorata capacità di localizzare i veicoli, oltre alle ca-

ratteristiche proprie di questi satelliti, si fonda su una

serie di stazioni fisse disposte sul territorio – in Giap-

pone ne sono già installate 1300 – che rilevano co-

stantemente il segnale proveniente dai satelliti GPS e

Galileo e monitorano in tempo reale il livello di errore

della localizzazione.

Questo errore deriva fondamentalmente da interferenze

introdotte dalla ionosfera e troposfera e da leggere im-

precisioni nella determinazione dell’effettiva orbita del

satellite. Così, zona per zona del territorio, il sistema è in

grado di determinare una mappa dello scostamento del-

la rilevazione GPS zona per zona; questa mappa, inviata

al satellite sempre disponibile (quello “quasi zentih” per

intenderci) viene quindi rimandata a terra ai ricevitori

CLAS compatibili (sempre di produzione Mitsubishi):

“Siamo così arrivati alla precisione di 10 cm, più di quello

che sarebbe necessario per la guida autonoma”.

OK, ma dalle nostre parti, dove non si parla di satelli-

ti più sofisticati di quelli esistenti o di sistemi simili al

Quasi Zenith Satellite System? “Non è necessario che

la localizzazione precisa avvenga solo con il satellite e

con le stazioni di correzione a terra, come noi abbiamo

scelto – prosegue Shibata - , ma ci può appoggiarsi a

diverse fonti per integrare e rendere più precisi i dati

GPS, per esempio con l’aiuto delle celle terrestri 5G”.

MERCATO

Il mondo Mitsubishi Electricsegue Da pagina 52

Nel disegno sopra la strana traiettoria dei satelliti della costella-zione QZSS: si danno i turni sulla verticale sopra il Giappone per poi incrociare velocemente e più bassi sopra l’Australia per poi tornare verso nord.

Mitsubishi ElectricLa cattura, l’elaborazione e l’utilizzo delle mappe 3D

lab

video

segue a pagina 54

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MAGAZINEn.151 / 1706 MARZO 2017

L’approccio di sistema giapponese “Sulle mappe bisogna cooperare”“Migliorare i sistemi di localizzazione e le mappe non

può essere un compito per una sola azienda - prose-

gue Shibata -: troppo oneroso e soprattutto creerebbe

un inutile dispendio di risorse per creare poi strumenti

diversi e soprattutto tolleranze diverse, il che potreb-

be rendere impossibile a buona convivenza di veicoli

a guida autonoma sulle strade. In Giappone abbiamo

scelto che queste attività non facciano parte dello spa-

zio competitivo tra le aziende ma di quello cooperativo,

in cui bisogna lavorare tutti assieme”.

L’allusione è a un progetto promosso dal Governo giap-

ponese che si chiama SIP-adus (Strategic Innovation

Promotion program - Automated Driving for Universal

Services) nel quale solco è nata Dynamic Map Planning,

una joint-venture tra tutta l’industria automotive giap-

ponese (Toyota, Nissan, Honda, Mitshibishi Motor,

Subaru, Mazda, Suzuki, Isuzu e Hino, con il 3,3% cia-

scuno) e i principali gruppi impegnati nella realizzazio-

ne delle mappe (tra cui Mitsubishi Electric che detiene

il 18%, quota di maggioranza relativa). Lo scopo della

società è quello di definire uno standard per una nuova

generazione di mappe dinamiche e 3D.

La scansione 3D è indispensabile per consentire al vei-

colo autonomo di confrontare quello che “vede” con

i suoi sensori tridimensionali e ritrovarvisi, riuscendo

ad avere piena contezza della propria posizione nel-

l’ambiente, utilizzando anche riferimenti verticali, come

semafori, alberi, pali e cartelli: questo tipo di mappatura

ha ovviamente più rischi di obsolescenza di quanto non

accada a una mappa 2D a bassa definizione e, almeno

per le aree a maggiore variabilità, richiede – secondo

gli ingegneri giapponesi - un aggiornamento periodico

mensile. Su questo layer considerato comunque stati-

co, nel progetto di mappe condivise giapponesi, vanno

ad appoggiarsi altri strati di informazioni: dei dati “qua-

si statici”, come informazioni sui lavori programmati, le

interruzioni del traffico e le previsioni del tempo (con

un aggiornamento previsto a cadenza oraria); dei dati

definiti “quasi dinamici”, con incidenti, traffico e con-

dizioni meteo locali (aggiornati ogni minuto); e infine

dati prettamente dinamici, come l’integrazione con i

tempi semaforici, le informazioni sui mezzi circostanti,

la posizione dei pedoni, e così via, con aggiornamenti

al massimo ogni secondo, provenienti anche dagli altri

veicoli intelligenti in circolazione.

“Lo scopo di Dynamic Map Planning è quello di stan-

dardizzare questo sistema perché risponda alle esi-

genze di sicurezza della guida autonoma, sia facile da

aggiornare e integrare con fonti in tempo reale e ab-

bia un’occupazione in termini di dati compatibile con

gli storage di bordo e i sistemi di comunicazione”. Per

ottenere quest’ultimo scopo, gli ingegneri giappo-

nesi hanno scelto di tenere a bordo del veicolo solo

le informazioni 3D vettoriali e non il rilevamento dei

singoli punti: questo richiede certamente un lavoro

aggiuntivo per vettorializzare gli elementi della sce-

na (non tutto si riesce a fare con un riconoscimento

automatico, ma bisogna identificare diversi elementi

manualmente) ma offre un vantaggio non indifferente

in termini di spazio: una mappa superdettagliata 3D di

500 km di autostrada (quanto è già completamente

mappato in Giappone con questo sistema) si riduce

a 30 GB di dati, contro i 2 TB necessari per integrare

anche la componente di immagini.

Il veicolo che cattura le mappe 3D Anzi il kitSI pensi a un incrocio tra le dotazioni di un’auto a gui-

da autonoma con quelle dell’auto di Google Maps:

siamo saliti su uno dei mezzi (nel caso specifico una

Mercedes) che Mitsubishi sta utilizzando per realizzare

il nuovo sistema di mappatura dinamica 3D e abbiamo

seguito i lavori per la cattura di un intero isolato, ope-

razione che si svolge in pochi minuti, giusto il tempo

di percorrerlo. Si tratta di un veicolo che sul tetto ha

una ricca dotazione di sensori: 3 antenne GPS, per un

incrocio dei dati e un incremento della precisione del

posizionamento; due o più LiDAR (sensori laser) per la

scansione 3D dell’ambiente circostante (in alcuni veicoli

possono essere anche quattro); da due a sei telecame-

re ad alta risoluzione per “applicare” sul modello 3D

catturato dai laser le corrette texture e immagini a ri-

costruire completamente la scena. All’interno dell’abita-

colo quanto basta per un operatore per controllare che

tutta la cattura dei dati stia andando per il meglio e dia

un risultato valido. DI fatto si tratta di un computer con la

visualizzazione della cattura dei sensori laser, un display

con i dati provenienti dai localizzatori satellitari, un ulte-

riore per la verifica dello storage disponibile e un altro

con il flusso grezzo di dati dai sensori laser. L’operatore

(seduto al posto del passeggero) verifica la corretta rac-

colta dei dati momento per momento e indica all’autista

se la strada percorsa può essere considerata “fatta” o

è meglio operare un secondo passaggio. “Per strade

fino a tre corsie – ci spiega il nostro accompagnatore

– basta un solo passaggio; quando sono più larghe è

meglio fare due passaggi, ovviamente ai due estremi,

per essere certi di non avere particolari rilevanti fuori

dal raggio dei sensori laser che è di 65 metri”.

La macchina così attrezzata è in grado di catturare la

mappa in ottima qualità procedendo a velocità fino a

80 km/h, quanto basta per una rapida cattura di ampi

tratti di strada. Il livello di dettaglio di queste mappe è

elevatissimo, nell’ordine dei 10 cm o anche sotto.

Questa soluzione è anche diventata un kit in vendita

per le società che volessero rilevare autonomamente

mappe 3D ad alta definizione. La cosa interessante è

l’installazione è pressoché immediata e su qualsiasi

modello di auto: il gruppo di antenne e sensori è stato

“pacchettizzato” in un telaio anche esteticamente pia-

cevole che basta posizionare su delle comuni barre

portatutto sul tetto del veicolo. Come dire che non ci

sono più scuse: se veramente si vogliono fare le auto a

guida autonoma, si proceda svelti nella mappatura 3D

delle strade e soprattutto lo si faccia tutti insieme. Lo

impareremo mai anche alle nostre longitudini?

MERCATO

Il mondo Mitsubishi Electricsegue Da pagina 53

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MAGAZINEn.151 / 1706 MARZO 2017

La fabbrica che fabbrica se stessaUn’ora e mezza di Skinkansen, il celebre treno veloce

separano Tokyo da Nagoya: qui sorge Nagoya Works,

il quartier generale di una delle divisioni più importanti

di Mitsubishi Electric, quella dedicata all’automazione

industriale. O per dirla in termini in voga in questo pe-

riodo, dell’Industry 4.0. “A dire il vero – ci tiene a sot-

tolineare il manager che ci accompagna nella visita

al complesso – noi abbiamo introdotto il concetto di

e-Factory nel 2003 e avevamo già ben chiaro come

l’interconnessione tra i sistemi e l’informatizzazione

avrebbe modificato la tecniche produttive”.

Mettendo insieme le tante cose viste a Nagoya e nella

fabbrica di Kani, a qualche decina di chilometri di di-

stanza, non è facile trarre una sintesi: una fabbrica che

produce sistemi di robotica e di factory automation;

una fabbrica 4.0 che applica i migliori principi di factory

automation; o addirittura una fabbrica “laboratorio” per

la messa a punto di nuovi metodi produttivi. Mitsubishi

Electric produce da queste parti dei robot altamente

sofisticati; produce i PLC (ovverosia i computer indu-

striali) che sono indispensabili per il processo di con-

trollo centralizzato dei macchinari di produzione; pro-

duce, ovviamente utilizzando i propri robot e i propri

PLC, apparecchi tecnicamente più banali, come inter-

ruttori di sicurezza elettrici e teleruttori, applicando le

teorie sull’automazione industriale intelligente che poi

propone ai clienti di tutto il mondo; infine, permette ai

clienti di venire a testare e cercare la giusta messa a

punto per macchinari altamente sofisticati (e altrettanto

costosi) in uno laboratorio-show room che a tutto as-

somiglia tranne che a una fabbrica. Insomma, vedi una

fabbrica che fabbrica se stessa, prodotti marchiati Mit-

subishi realizzati da macchine marchiate Mitsubishi. E

alla fine non capisci quale sia veramente il “prodotto”.

eFactory, la produzione come forma d’arte e espressione umanaLe parole che sentiamo ripetere più spesso nella pre-

sentazione alla quale assistiamo sono “Monozukuri” e

“Kaizen”: il primo termine indica un concetto di produ-

zione “alto”, in cui l’uomo e le sue capacità hanno un

ruolo fondamentale; il secondo descrive il processo

tutto giapponese della costante ricerca del migliora-

mento. Due aspetti che caratterizzano la visione del-

l’eFactory di Mitsubishi.

Qui infatti non si respira affatto l’accezione “mangia-

posti di lavoro” che sta assumendo il concetto di Indu-

stry 4.0, soprattutto dopo la provocazione di Bill Gates

di tassare i robot. E la dimostrazione ce l’abbiamo nella

fabbrica di Kani, dove vengono realizzati interruttori

magnetotermici e teleruttori: qui, quasi a creare una

sorta di laboratorio vivente di sistemi produttivi, una

parte dei pezzi sono realizzati con una linea automatiz-

zata che oramai ha vent’anni ma che per ora non viene

smantellata; l’altra parte con un approccio più moder-

no, non più in linea ma con un layout a celle e uso in-

tensivo di robot e dispositivi connessi, in piena chiave

4.0. E qui viene la sorpresa: “Quello che abbiamo spe-

rimentato qui – ci racconta il nostro accompagnatore

– è che le linee automatizzate non sono necessaria-

mente il modo più efficiente di produrre: reintrodurre

qualche intervento umano può ridurre le anomalie

di produzione e aumentare la flessibilità ed anche la

produttività netta dell’impianto”. Un raffronto tra le due

modalità produttive svela che con il passaggio dalla

linea automatizzata di vent’anni fa alla produzione in-

telligente a celle non si sono persi posti di lavoro. Ogni

cella è presidiata da un addetto, che non è in “compe-

tizione” con i robot: gli operai svolgono le operazioni

che richiedono una discrezionalità e una capacità tutta

“umana”, mentre ai robot vengono lasciati lavori di pre-

cisione o molto ripetitivi, in cui sanno fare meglio e più

velocemente delle persone.

Facendo i conti, si scopre che a parità di volumi pro-

dotti, gli addetti impiegati sono gli stessi (3 per turno

sulla linea e 1 per cella su tre celle

che raggiungono un produttivo

volume equivalente alla linea) e

i risparmi vengono da scorte otti-

mizzate, spazi meglio sfruttati, una

migliore aderenza alla domanda

e blocchi di produzione ridotti;

a dimostrare che, se qualcosa

doveva finire sul banco degli im-

putati non è il passaggio, ancora

da realizzare nella maggior parte

degli impianti, all’Industry 4.0 ma

al massimo l’automazione più

classica e tradizionale, che già è

entrata in fabbrica da decenni.

Tutti i vantaggi di una cella 4.0La velocità non è tutto. La linea produce più veloce-

mente di una cella, a circa il triplo della velocità, ma

lo fa in maniera “rigida”: una singola linea può gestire

solo tre prodotti diversi e il riattrezzaggio per passare

dall’uno all’altro è molto lungo; il tracciamento dei gua-

sti e dei difetti di produzione è addirittura cartaceo: i

foglietti compilati ai diversi stadi della produzione ven-

gono poi raccolti da un impiegato e trascritti per le op-

portune valutazioni e i controlli qualità. La produzione

a celle, invece, grazie ai robot, ai sensori e al dialogo

digitale tra i diversi stadi, è un po’ più lenta ma occu-

pa molto meno spazio: tre celle che equivalgono per

capacità produttiva a una linea, sono più compatte e

fanno risparmiare spazio, che da queste parti è prezio-

so; e soprattutto la cella può passare quasi immedia-

tamente dalla realizzazione di un prodotto a un altro

senza grandi tempi di riattrezzaggio. Inoltre, mentre la

linea intera in un certo istante deve essere destinata

alla produzione di un solo prodotto, con tre celle è pos-

sibile produrre contemporaneamente tre prodotti diffe-

renti, aumentando non poco la flessibilità e la capacità

quindi di rispondere alle esigenze della programma-

zione. La cella, tra le altre cose, grazie anche alla sen-

soristica sofisticata e alla capacità di riconoscimento

ottico delle parti, minimizzano i “Choko-Tei”, termine

che in giapponese indica i blocchi momentanei della

produzione dovuti a inceppamenti o malfunzionamen-

ti. Infatti i robot oggi hanno gli “occhi”, grazie all’utilizzo

delle telecamere e dei sistemi esperti di analisi delle

immagini: una vite o una qualsiasi parte metallica, che

MERCATO

Il mondo Mitsubishi Electricsegue Da pagina 54

In foto la fabbrica di Kani, a qualche decina di km da Nagoya segue a pagina 56

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MAGAZINEn.151 / 1706 MARZO 2017

facilmente poteva incepparsi nei sistemi prettamente

meccanici, ora viene “guardata” dal robot, che ne ca-

pisce il verso e la posizione e può “prenderla in mano”

e sistemarla

Infine – cosa più rilevante – tutti i dati della produzio-

ne, quantità e tipo (ma anche seriale di ogni esempla-

re), compresi eventuali “Choko-Tei”, vengono trasferiti

in tempo reale al server principale e da lì agli applica-

tivi che disegnano in tempo reale le statistiche e la

produttività dell’impianto. “Per me può anche essere

un problema – ci racconta ridendo il responsabile

dell’impianto -. Il mio capo, nella sede di Nagoya, ha

accesso in tempo reale a questi dati e se mi doves-

se tirare le orecchie può farlo immediatamente. Per

esempio, se si collega adesso dal suo ufficio, po-

trebbe vedere che oggi siamo leggermente indietro

rispetto alle previsioni…”.

Altro vantaggio enorme: la robotizzazione permette di

far passare tutti pezzi automaticamente da un “carosel-

lo” di testing: il 100% dei teleruttori che sono in produ-

zione sotto i nostri occhi vengono verificati in serie con

cinque modalità di testing, il che porta a una difettosità

praticamente nulla; non è così nella linea automatizzata

“vecchio stile”, in cui i controlli vengono fatti a campio-

ne e qualche pezzo difettoso, anche se limitato a cen-

tesimi di punto percentuale, passa.

La fabbrica moderna, dentro, fuori e anche sotto. Il terremoto non fa pauraLasciando Kani e rientrando a Nagoya, visitiamo il

grande distretto produttivo di Mitsubishi Electric, dove

sorge ora un nuovo stabile: lo spazio scarseggia e la

produzione è organizzata su cinque piani in un edificio

modernissimo. Qui al piano terra c’è lo show room con

installazioni da avveniristico museo della tecnica, dove

i robot dimostrano, a volte anche in maniera effimera

(uno gioca con il Lego), quanto sanno essere contem-

poraneamente veloci e precisi.

Poco più avanti ci sono macchinari giganteschi in gra-

do di tagliare e sagomare spesse lastre di metallo con

il laser o con un procedimento di elettroerosione: mac-

chine capaci di tagli e lavorazioni precisissime, svolte

con la stessa scioltezza e con gli stessi tempi sia che si

tratti di pezzi in serie che di un pezzo unico.

Nei piani dello stabile, invece, si producono i computer

industriali che, a loro volta, andranno a lavorare nelle

fabbriche di tutto il mondo: inutile dire che tutta la pro-

duzione è basata sui più sofisticati principi di Industry

4.0. “Con l’uso di sistemi IoT, robotica e sensoristica – ci

spiega il direttore dello stabilimento – siamo in grado di

dare in tempo reale informazioni a due filiere distinte e

complementari: al flusso logistico della produzione, con

le indicazioni ai fornitori di cosa servirà e per quando,

sulla base di quello che sta accadendo in fabbrica, e a

valle alla struttura commerciale a chi gestisce magazzini

e spedizioni e ai clienti; ma nel frattempo diamo anche

tutte le informazioni alle strutture di engineering per ve-

rificare dove possiamo migliorare il design del prodot-

to e la progettazione del processo, in un’ottica di vero

‘kaizen’”. Ancora una volta, informazioni in tempo reale

per il miglioramento costante, una vera e propria sana

ossessione.

Una ricerca del miglioramento co-

stante che esce dalle logiche del-

la pura produzione e invade an-

che la progettazione dello stabile:

l’intero possente palazzo in cui è

ospitata la fabbrica non poggia

sulle fondamenta ma su dei veri e

propri giunti, capaci di reggere a

terremoti anche molto importanti,

non così rari da queste parti.

L’edificio, totalmente disaccop-

piato dal terreno circostante, può

muoversi liberamente di un metro

su ogni lato, con giunti capaci di

scorrere sul piano orizzontale, per

compensare sforzi di taglio, e altri

capaci di assorbire oscillazioni sull’asse verticale. La vi-

sita del piano interrato ci mostra in maniera incredibil-

mente evidente come si può costruire bene in maniera

antisismica.

Impossibile non pensare alla devastazione del nostro

Centro Italia: quanto servirebbe anche dalle nostre

parti un po’ di filosofia “kaizen”.

Dall’ascensore alla gestione dell’intera intelligenza di uno stabileIl nostro viaggio in Giappone è iniziato con una scala

mobile Mitsubishi. E non poteva mancare, quindi, una

tappa presso il quartier generale della divisione che si

occupa principalmente di scale mobili e ascensori.

La società ha particolari conoscenze nello sviluppo

degli ascensori, nei quali ha ottenuto anche diversi

record riconosciuti dal Guinness dei Primati. In partico-

lare, una delle specialità dell’azienda è la velocità, sugli

impianti molto alti. Per anni il primato è stato detenuto

dall’ascensore della Landmark Tower di Yokohama.

Siamo saliti sulla torre e abbiamo provato con mano,

anzi con “pancia”, velocità e accelerazioni incredibi-

li: 750 metri al minuto, pari a 45 Km/h di velocità di

picco, il che permette di arrivare ai 270 metri di altez-

za e al 69esimo piano della torre in meno di trenta

secondi, quanto un ascensore convenzionale impie-

ga per salire 6 piani. Questo impianto resta ancora,

a vent’anni dalla sua messa in opera, il più veloce in

Giappone, con tanto di certificato del Guinness dei

Primati ben esposto.

Ma lo scettro del primo assoluto è comunque rimasto

in casa Mitsubishi: l’impianto più veloce al mondo si

trova in Cina nella Shanghai Tower, che all’interno ha

MERCATO

Il mondo Mitsubishi Electricsegue Da pagina 55

segue a pagina 57

Un robot nell’area dimostrativa gioca spostando mattoncini Lego.

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MAGAZINEn.151 / 1706 MARZO 2017

ben 149 ascensori tutti Mitsubishi. Quello più lungo e

veloce è in grado di raggiungere i 73,8 Km/h (pari a

1230 metri al minuto); si tratta anche dell’ascensore

più lungo al mondo, con un dislivello di 578,5 metri

che l’ascensore compie in circa mezzo minuto.

Ma ovviamente Mitsubishi non fa solo questi ascen-

sori da record, ma anche quelli più convenzionali. In

particolare la società si è specializzata in un’attività

davvero interessante: la sostituzione degli ascensori

datati praticamente senza creare alcun fermo macchi-

na lungo all’impianto. Praticamente si tratta di un si-

stema per la sostituzione pezzo a pezzo che prevede

tanti piccoli interventi in giorni successivi ma senza

bloccare per più di qualche ora l’ascensore, cosa ov-

viamente molto gradita dagli abitanti dello stabile.

A questa attività, sempre più si affianca il capitolo del-

la building automation smart. Mitsubishi si propone

(in maniera compiuta solo in Giappone) come un for-

nitore unico di tutto quello che attiene alle dotazioni

elettriche e all’intelligenza di uno stabile: gli ascensori

ovviamente, che sono uno dei settori in cui la socie-

tà è più attiva (anche con alcuni record), ma anche il

controllo degli accessi, la climatizzazione, la sicurez-

za, eventuali impianti fotovoltaici e così via. Un esem-

pio interessante al quale abbiamo assistito riguarda la

gestione coordinata dei tornelli di accesso agli uffici

e degli ascensori: in pratica quando un dipendente si

presenta con il proprio badge al tornello di ingresso,

il sistema identifica l’ascensore in posizione migliore

per permettergli di raggiungere il proprio piano (che il

sistema ovviamente conosce) e di fatto lo chiama; la

persona in ingresso vede direttamente sul display del

tornello a quale ascensore recarsi, in modo da mini-

mizzare i tempi di attesa.

Il centro di controllo per 700mila impiantiMitsubishi, almeno in madrepatria, non solo produce

e installa ascensori e scale mobili ma coordina e gesti-

sce direttamente un incredibile network di assistenza

e pronto intervento, con 7 centrali operative dislocate

in tutto il Giappone. Noi abbiamo visitato la principale,

che si trova appunto nel centro di Tokyo.

Qui, in una sala di controllo con una ventina di po-

stazioni, convergono tutte le chiamate di richiesta di

intervento e di emergenza da un numero enorme di

impianti: qualcosa come 250mila ascensori e 450mila

scale mobili, buona parte connessi via rete. Il 60% di

questi ascensori, per esempio, sono connessi in voce

e molti anche in videoconferenza direttamente alla

centrale di controllo.

L’operatore può in pochi secondi mettersi in contatto

visivo con le persone bloccate in ascensore, rassicu-

rarle e dare indicazioni sull’arrivo dei tecnici che risol-

veranno il problema.

Grazie a un programma di gestione sviluppato interna-

mente, gli operatori identificano sulla mappa l’impian-

to in questione e la posizione dei tecnici sul territorio

MERCATO

Il mondo Mitsubishi Electricsegue Da pagina 56

segue a pagina 58

Sulla destra, la Shanghai Tower, che svetta su tutto il resto dello skyline.

Ecco lo scorcio su Yokohama (con, sullo sfondo, il monte Fuji) come si vede dalla Landmark Tower. Per salire fin qui su ci abbiamo impiegato 30 secondi grazie all’ascensore Mitsubishi, il più veloce installato in Giappone

Nello show room allestito da Mitsubishi Electric, i clienti possono scegliere dal vero la finitura e il sistema di illuminazione che desiderano per il proprio nuovo ascensore: come se si trattasse di un juke-box, gli elementi vengono fatti ruotare automaticamente per creare in maniera meccanizzata tutte le combinazioni possibili.

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MAGAZINEn.151 / 1706 MARZO 2017

più vicini, molti dei quali impegnati in manutenzioni or-

dinarie che quindi possono essere temporaneamente

accantonate: viene valutato chi è il più indicato a inter-

venire per posizione, competenze e disponibilità e in

pochi minuti il tecnico arriva sul posto.

Gestire gli ascensori nella patria dei terremotiLa centrale che abbiamo visitato (e che motivi di pri-

vacy non ci hanno fatto fotografare nel dettaglio) è la

più grande della rete e lavora 24 ore su 24: in caso di

terremoto, cosa assai frequente da queste parti, ovvia-

mente il centralino del centro di zona viene subissato

di chiamate; queste vengono smistate su tutti gli altri

centri nazionali, che condividono telematicamente tutti

i dati e che sono quindi in grado di operare a supporto

anche su aree normalmente non gestite.

Una cosa interessante tra quelle che abbiamo nello

show room di Tokyo è proprio un sistema di gestio-

ne dell’ascensore in caso di terremoto: si tratta di un

sensore in grado di riconoscere immediatamente le

prime onde del terremoto in arrivo, anche se a bassa

intensità, che normalmente precedono di una decina

di secondi la vera e propria scossa; quanto basta per

portare l’ascensore al piano più vicino e aprire le por-

te, permettendo così ad eventuali persone in cabina di

evacuare per tempo. Il sistema, tra le altre cose, è an-

che in grado di realizzare, alla fine della scossa, un’au-

todiagnosi dell’ascensore e, se tutto risulta in ordine,

provare un riavvio automatico che, nella stragrande

maggioranza dei casi va a buon fine: in questo modo

eventuali persone bloccate ai piani alti degli stabili

possono utilizzare l’ascensore molto prima di un inter-

vento dei tecnici che, in questi casi, sono ovviamente

oberati di lavoro e non sempre riescono a verificare

di persona l’impianto nell’immediato. Perché sensori di

questo tipo non vengono installati anche nelle nostre

zone sismiche, anche al di là dell’applicazione sugli

ascensori?

Il traduttore graficoA Ofuna, a meno di un’ora di treno da Tokyo, incon-

triamo il gruppo di lavoro che si occupa di disegnare

le interfacce utente di tutti i prodotti Mitsubishi, dagli

ascensori ai sistemi di intrattenimento e navigazione

per le automobili. Giovani promettenti, sotto la guida di

un designer esperto quanto estroso, hanno sviluppato

un nuovo interessante progetto: si tratta di fatto di una

lavagna grafica, da utilizzare su tablet, che integra le

funzioni di traduttore vocale istantaneo. Sgombriamo

il campo dagli equivoci: dal punto di vista tecnologico

si tratta di qualcosa che, a pezzi, si è già visto. La tra-

duzione automatica, anche simultanea non è nuova; la

sintesi vocale nemmeno; l’utilizzo di una lavagna grafi-

ca a schermo è quasi data per scontata. Ma l’idea, che

è tutta di design, è quella di unire tutti questi elementi

in una sola applicazione.

Questa app, che verrà presentata ufficialmente al pros-

simo Cebit di Hannover, permette a persone di nazio-

nalità diverse di interagire tra loro non solo a parole ma

anche con l’aiuto integrato della grafica, una cosa che

pare scontata ma che aumenta di molto la possibilità

di capirsi anche con le attuali performance non sem-

pre semanticamente ottimali della traduzione cloud. In

poche parole l’utente può disegnare quello che vuo-

le sullo schermo o caricare qualsiasi immagine e poi

commentarla, indicando eventualmente alcuni partico-

lari semplicemente parlando e passando il dito lì dove

vuole che compaia la scritta.

Questa viene tradotta nella lingua prescelta (al momen-

to ne sono supportate 10, tra cui l’italiano) e sistemata

subito sotto. Così la comunicazione tra due stranieri,

per esempio per scambiarsi informazioni, diventa net-

tamente più facile. È anche possibile operare una sorta

di split-screen come se si trattasse di un campo da ten-

nis: ogni utente vede nel proprio “campo” l’immagine

grafica con le scritte nella propria lingua e può operare,

aggiungendo scritte che vengono automaticamente

tradotte nell’altra dalla parte opposta. Una soluzione

perfetta per esempio per i desk degli hotel o i punti

informazione di aeroporti, stazioni, fiere e altri ambiti di

aggregazioni di persone di nazionalità differenti.

Ma non solo: secondo Mitsubishi, la soluzione può es-

sere implementata con successo anche per l’interazio-

ne in una sola lingua con persone non udenti o affette

MERCATO

Il mondo Mitsubishi Electricsegue Da pagina 57

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Anteprima Mitsubishi ElectricCome funziona il traduttore grafico istantaneo

lab

video

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da ipoacusia: spiegare un referto medico, per esem-

pio, a una persona anziana con uno strumento come

questo può risultare molto più efficace, se questa ha

problemi di udito.

Mitsubishi conta di lanciare l’app come stand alone

sugli store, di proporla come soluzione B2B per hotel

e altri impieghi professionali o di cedere in licenza la

soluzione a terzi per l’implementazione in altri sistemi.

Casa e auto in simbiosi “elettrica”Nel centro di Ofuna, Mitsubishi ha anche creato una

smart home: non è un appartamento ma una vera e

propria villetta monofamiliare completamente attrez-

zata e arredata. Viene utilizzata come showroom per

tutte le tecnologie di domotica del produttore giap-

ponese, tra cui le già viste funzioni di contollo centra-

lizzato da tablet o smartphone di luci, motorizzazioni,

clima ed elettrodomestici. Quello che più ci ha intrigato

è stato vedere in funzione l’EV Power Contitioner: si

tratta di fatto di un inverter bidirezionale integrato in

una colonnina di ricarica per veicoli elettrici capace di

interfacciarsi in maniera intelligente con il resto dei si-

stemi di casa.

Bisogna pensare a un sistema a 4 vie: una è la rete

elettrica, dalla quale si può prelevare energia o riven-

derla in caso di eccesso di produzione dei pannelli fo-

tovoltaici; l’altra sono appunto i pannelli solari che nelle

ore diurne generano energia; l’altra sono gli utilizzi

domestici correnti; la quarta, che solitamente, negli im-

pianti più evoluti, è un accumulatore domestico, diven-

ta invece l’auto elettrica stessa e il suo generosissimo

pacco batterie.

In pratica, l’auto parcheggiata nel box viene sì messa

in ricarica, ma funziona anche, secondo i momenti e

i profili programmati dall’utente, come super-accumu-

latore per la casa: non a caso il power conditioner in

questione si chiama V2H, che sta appunto per “Vehicle

to Home”. Normalmente (per esempio nelle ore diurne,

quando i pannelli sono produttivi) l’auto viene ricaricata

con l’energia in eccesso, che quindi non viene vendu-

ta alla rete ma trattenuta; nelle ore serali, invece, una

parte dell’energia può essere prelevata dall’auto e uti-

lizzata, grazie al power conditioner, per i normali utilizzi

domestici, evitando o comunque limitando la necessità

di acquistare energia elettrica dalla rete. Il vantaggio,

rispetto all’utilizzo di una batteria fissa, sta nella capien-

za: un’automobile ha capacità di immagazzinare ener-

gia di 4 o 5 volte superiore a quelle dei pacchi batteria

domestici: per esempio 30 KW nel caso della Nissan

Leaf utilizzata per la prova alla quale abbiamo assistito,

contro i 6 KW di un accumulatore residenziale tipico.

Abbiamo assistito in diretta allo sgancio della tensione

di rete, a simulare un black-out: in pochi istanti la casa è

“ripartita” autonomamente andando a prelevare ener-

gia dai pannelli solari e, per la quota mancante, dalle

batterie dell’auto.

In caso di distacco forzato dalla rete elettrica, per

esempio, come capitato nei giorni successivi al recen-

te terremoto in Centro Italia, l’auto elettrica può ga-

rantire diversi giorni di autonomia all’abitazione, cosa

che ovviamente non sarebbe possibile con un pacco

batteria residenziale, inevitabilmente meno capiente. Il

sistema, lanciato a inizio 2015 già in vendita all’equiva-

lente di circa 12mila euro, purtroppo al momento non

gestisce un quinto canale di comunicazione, come ap-

punto un pacco batterie residenziale aggiuntivo, cosa

che garantirebbe maggiore flessibilità all’impianto,

anche quando la vettura elettrica è lontana. Ma siamo

certi che questo sarà il prossimo sviluppo di questa in-

teressante applicazione.

MERCATO

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Traduttore grafico istantaneo

Il tablet dal quale è possibile controllare tutta la casa e valutare anche a posteriori il bilancio energetico tra le diverse fonti e tutti i punti di consumo.