ma chi è Salvo?

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1 CAPITOLO 1 Il dottor Luigi Barberini era titolare di un noto studio commercialista di Padova dove appunto lavorava e risiedeva con la moglie Giulia Favarato, anche lei laureata, ma in chimica. La signora non aveva messo a frutto i suoi studi in quanto non aveva mai lavorato in campo farmaceutico, ma saltuariamente dava una mano al marito, nei periodi più burrascosi in prossimità delle scadenze fiscali, quando tutto lo studio, che vantava una decina di collaboratori, non ce la faceva a seguire la mole di lavoro accumulatosi. Si erano sposati poco più di un anno dopo il conseguimento da parte di Luigi della laurea e a Giulia mancavano ancora tre esami e la discussione della tesi, avvenuta poi regolarmente nei tempi previsti. Per loro la situazione era stata abbastanza favorevole poiché anche il padre di Luigi era un commercialista ed aveva uno studio molto ben avviato. Il padre l‟aveva assunto e avviato alla carriera con l‟intenzione di cedergli lo studio dopo aver superato l‟esame di stato e conseguita l‟abilitazione. Si potrebbe affermare che, a parte l‟abilità e l‟intelligenza di Luigi, aveva avuto la strada spianata per poter raggiungere, alla sua età, una posizione sociale così elevata. Per scelta, non avevano ancora avuto figli, essendo entrambi relativamente giovani, infatti lui aveva da poco compiuto i trentatre anni, mentre Giulia ne aveva trentuno. Avevano ancora voglia, nei pochi momenti liberi che la professione concedeva loro, di divertirsi con brevi vacanze sia da soli che con gli amici di sempre. Essi erano l‟ingegner Mario Galeazzo, titolare di una consolidata ed affermata impresa di costruzioni e sua moglie Maria Luisa Cerutti. Mario e Maria Luisa erano coetanei e solamente un paio d‟anni più anziani di Luigi e Giulia. Avevano un bel maschietto di quattro anni e spronavano gli amici di continuo affinché dessero un amichetto al loro Sergio Maria Luisa era l‟unica non laureata del gruppo. Dopo aver conseguito il diploma di geometra, si era iscritta all‟università, aveva conosciuto Mario e il classico amore a prima vista o colpo di fulmine che si voglia dire, aveva contribuito ad accelerare i tempi delle nozze. Essendo Mario, ancora studente, Maria Luisa, oltre ad accudire la casa, era andata a lavorare presso uno studio di progettazione con un contratto di formazione lavoro. Lo stipendio non era certamente sufficiente a garantire un decoroso tenore di vita, ma con l‟aiuto dei rispettivi genitori, che in un primo tempo avevano

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fatto reale romanzato: ma chi è Salvo?

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CAPITOLO 1 Il dottor Luigi Barberini era titolare di un noto studio

commercialista di Padova dove appunto lavorava e risiedeva con la moglie Giulia Favarato, anche lei laureata, ma in chimica.

La signora non aveva messo a frutto i suoi studi in quanto non aveva mai lavorato in campo farmaceutico, ma saltuariamente dava una mano al marito, nei periodi più burrascosi in prossimità delle scadenze fiscali, quando tutto lo studio, che vantava una decina di collaboratori, non ce la faceva a seguire la mole di lavoro accumulatosi.

Si erano sposati poco più di un anno dopo il conseguimento da parte di Luigi della laurea e a Giulia mancavano ancora tre esami e la discussione della tesi, avvenuta poi regolarmente nei tempi previsti.

Per loro la situazione era stata abbastanza favorevole poiché anche il padre di Luigi era un commercialista ed aveva uno studio molto ben avviato. Il padre l‟aveva assunto e avviato alla carriera con l‟intenzione di cedergli lo studio dopo aver superato l‟esame di stato e conseguita l‟abilitazione. Si potrebbe affermare che, a parte l‟abilità e l‟intelligenza di Luigi, aveva avuto la strada spianata per poter raggiungere, alla sua età, una posizione sociale così elevata.

Per scelta, non avevano ancora avuto figli, essendo entrambi relativamente giovani, infatti lui aveva da poco compiuto i trentatre anni, mentre Giulia ne aveva trentuno. Avevano ancora voglia, nei pochi momenti liberi che la professione concedeva loro, di divertirsi con brevi vacanze sia da soli che con gli amici di sempre.

Essi erano l‟ingegner Mario Galeazzo, titolare di una consolidata ed affermata impresa di costruzioni e sua moglie Maria Luisa Cerutti.

Mario e Maria Luisa erano coetanei e solamente un paio d‟anni più anziani di Luigi e Giulia. Avevano un bel maschietto di quattro anni e spronavano gli amici di continuo affinché dessero un amichetto al loro Sergio

Maria Luisa era l‟unica non laureata del gruppo. Dopo aver conseguito il diploma di geometra, si era iscritta all‟università, aveva conosciuto Mario e il classico amore a prima vista o colpo di fulmine che si voglia dire, aveva contribuito ad accelerare i tempi delle nozze. Essendo Mario, ancora studente, Maria Luisa, oltre ad accudire la casa, era andata a lavorare presso uno studio di progettazione con un contratto di formazione lavoro. Lo stipendio non era certamente sufficiente a garantire un decoroso tenore di vita, ma con l‟aiuto dei rispettivi genitori, che in un primo tempo avevano

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disapprovato un matrimonio così precipitoso, anche perché non si trattava di un matrimonio riparatore, le cose erano andate abbastanza bene.

Studiando intensamente di giorno e gran parte della notte, Mario aveva conseguito la laurea in ingegneria con il massimo dei voti e con sei mesi d‟anticipo sul piano degli studi.

Questo risultato aveva fatto sì che alcuni studi professionali avessero richiesto immediatamente la sua collaborazione. Mario aveva accettato l‟offerta sembratagli migliore, anche perché, correttamente, aveva messo al corrente i datori di lavoro della sua intenzione, una volta terminato il praticantato, di sostenere l‟esame per esercitare la libera professione, iscrivendosi all‟albo degli ingegneri e creare un impresa di costruzioni onde permettergli di mettere a frutto i suoi studi.

Con una certa periodicità, le due coppie si riunivano a casa di uno o dell‟altro, per passare alcune ore assieme. Erano tanto affiatati, solo raramente estendevano gli inviti ad altre persone se proprio non erano costretti da doveri di società o di rappresentanza inerente le rispettive professioni.

Era una domenica pomeriggio di gennaio quando i quattro

amici, con il piccolo Sergio, si ritrovarono in casa Barberini. Maria Luisa, come sempre, stava pungolando l‟amica Giulia, spronandola perché si decidesse ad avere un bambino. Questa volta, in un primo momento ci rimase quasi male, per poi passare con dei gridolini ad una gioia immensa, quando Giulia le confermò la loro decisione nel pensare ad una sua prossima gravidanza.

Gli abbracci, i baci e le lacrime si sprecarono tanto da far spuntare i fazzoletti per soffiare il naso ed asciugare gli occhi.

- Bravi, bravi, era ora! - disse Mario - la famiglia senza figli è un famiglia vuota. Anche noi pensiamo di “regalare” un fratellino od una sorellina a Sergio. Egli ha infatti l‟età giusta, essendo già abbastanza indipendente, non impegnerebbe troppo Maria Luisa nel difficile compito di madre.

Mentre Luigi stappava una bottiglia di champagne, per festeggiare, propose agli amici di programmare, come sempre, per febbraio, una settimana sulla neve.

Luigi doveva scegliere quel periodo essendo al di fuori delle scadenze fiscali, importanti per il suo lavoro. Quest‟anno avrebbero potuto sciare parecchio assieme perché Sergio aveva l‟età giusta per iniziare la scuola sci, così tra giochi e lezioni, avrebbe occupato tutta la mattinata.

Poiché l‟anno prima si erano trovati molto bene a Madonna di Campiglio, sia come località sciistica che come albergo, decisero di ritornarci, nella speranza di trovare due stanze libere.

- Ci saranno, ci saranno, stai tranquillo – replicò Mario – l‟albergo è un quattro stelle e con i prezzi praticati , sarà più facile trovare posto lì piuttosto che in una pensione familiare. Per noi va bene, te ne occupi tu o preferisci faccia io la telefonata?

- Chiama pure Mario, l‟avevi contattato e prenotato tu l‟anno scorso, quindi si ricorderanno più facilmente del tuo nome, il mio

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potrebbero non rammentarlo. Per il mio lavoro preferirei, se possibile, la settimana che va da sabato 14 a sabato 21 febbraio, dopo, avrei delle difficoltà perché incominciano le incombenze di marzo.

Il pomeriggio trascorse in allegria, elaborando progetti, ricordando le varie discese già provate e quelle nuove da fare sulle piste. Studiarne la difficoltà, che per degli sciatori occasionali come loro, i quali riducono la loro esperienza sulle nevi a soli sette giorni all‟anno, era una grossa impresa.

Sergio era incollato al televisore per guardare i cartoni animati trasmessi dal Disney Channel, ma nel frattempo era arrivata l‟ora di salutare gli amici e fare rientro a casa. Mario guardò l‟orologio e sentenziò: - Maria Luisa, Sergio, su andiamo è ora di rientrare a casa per cenare.

- Se avete piacere - disse Giulia - avrei preparato del brasato. Il tempo di preparare la polenta così mangiamo un boccone assieme, che ne dite?

- Ottima idea - confermò Luigi - ho un Dolcetto d‟Alba per accompagnare il brasato. Fa proprio al caso nostro! Stiamo ancora un po‟ assieme, vedrete, non faremo tardi.

- Tra di noi non facciamo certamente dei complimenti - replicò Maria Luisa - se, come vedo, avevi tutto predisposto, ci fermiamo volentieri………poi il brasato con il Dolcetto è un invito troppo allettante.

Scoppiarono tutti in una sonora risata che fece trasalire e distogliere dalla sua concentrazione pure il piccolo Sergio.

Mentre la padrona di casa si ritirava in cucina per le incombenze del caso, Luigi si avvicinò all‟angolo bar per cimentarsi nel preparare l‟aperitivo non molto alcolico, ovviamente, in quanto le signore non l‟avrebbero gradito. Preparò uno “champagne cocktail” accompagnato da qualche salatino.

Terminata l‟improvvisata cena, gli uomini bevvero il caffè accompagnato da una buona grappa e gli amici scambiarono alcune opinioni sui fatti del giorno appena appresi dal telegiornale. Sergio, non avendo più i cartoni animati, si stava annoiando e cominciava ad accennare i primi sintomi del sonno.

Maria Luisa e Mario, si congedarono dagli amici ospiti, ringraziando per lo splendido pomeriggio trascorso e rinnovando le congratulazioni per la decisione presa di avere un bambino.

Rimasti soli, Luigi aiutò la moglie a sparecchiare portando piatti,

bicchieri e stoviglie in cucina e dando una sistemata alla camera da pranzo e al salotto. Dal salotto, parlando a voce alta verso la cucina, il marito si rivolse alla moglie: - Forse hanno ragione loro, ci manca qualche cosa, ci mancano i bambini da mettere a letto per concludere la giornata.

- Piano,….. calma,……. i bambini! Pensiamo per intanto al figlio che verrà, poi si vedrà, non parlare già al plurale. Dovrò prima vedere come sarò e se sarò una buona e brava madre. E‟ un compito difficile anche se è innato in ognuna di noi lo spirito materno,

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però si sentono tante brutte cose alla televisione o si leggono sui giornali. E‟ naturale avere dei timori.

- Ma cosa dici mai, buona come sei, con lo spirito nobile che ti ritrovi, sarai una madre meravigliosa, ne sono proprio certo. Del resto gli stessi tuoi timori , palesano in te una persona responsabile la quale sa e capisce cosa vuol dire mettere al mondo dei bambini, cosa vuol dire essere mamma e la responsabilità che tutto ciò comporta.

Nel frattempo Giulia era rientrata in salotto e si era seduta sul divano, accanto al marito, - Ti ringrazio per la fiducia riposta in me ed in cuor mio spero e voglio essere una buona moglie prima e una buona madre poi. Certamente, già da subito, insegnerò ai miei figli la rettitudine, la bontà, l‟onestà ed il rispetto per il prossimo dando loro tutto il mio amore e facendoli crescere in un ambiente sano e sereno.

- Tu prima mi avevi rimproverato quando avevo parlato di bambini, avevi detto piano, piano, ma ti sei accorta? Anche tu parli al plurale! Del resto viene naturale, io sono convinto che il figlio unico, possa essere un figlio infelice, pertanto, a mio avviso, meglio averne tre piuttosto di uno solo.

I loro sguardi si fissarono sul televisore acceso, ma nessuno dei due, sicuramente, seguiva la trasmissione, la loro mente era rivolta altrove, in pensieri ben più profondi ed impegnativi destinati a segnare e programmare il loro futuro.

Il mattino seguente, dopo colazione, Luigi salutò

affettuosamente la moglie e si diresse in centro dove aveva l‟ufficio. La vita, il solito tran-tran riprendeva, bisognava concentrarsi sul lavoro che, tra l‟altro, non ammetteva errori. Entrato nello studio, i suoi dipendenti erano già al lavoro. La segretaria lo seguì nel suo ufficio per informarlo della richiesta del signor Fulvio Aquilante per avere un appuntamento ed ella glielo aveva fissato per le ore11. Luigi cercò di ricordare chi fosse questa persona il cui nome non gli diceva nulla e chiese: - Gioia, non ricordo proprio questo nome, chi è?

- Pensavo lo sapesse lei dottore! Era così sicuro nel chiedere l‟appuntamento e nel dare il suo nome … pensavo avesse già avuto un abboccamento con lei.

- No, assolutamente no, mai sentito nominare. Speriamo non sia una persona abituata a far perdere solo tempo con dei problemi di impossibile soluzione. Se saranno situazioni difficili da risolvere, per me va bene, ciò mi stuzzica e mi piace, altrimenti educatamente lo inviterò a rivolgersi altrove. Altre cose per oggi?

- Al momento no. Se riceverò delle telefonate, come al solito, le filtrerò e se interessanti gliele passerò. Se non c‟è altro dottore, torno di là.

- Vada, grazie, se avrò bisogno la chiamerò. Ah sì! Se dovesse chiamare l‟ingegner Galeazzo, me lo passi subito.

Il tempo passò velocemente, quando l‟interfono emise il suo segnale di chiamata. – Sì mi dica!

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- Dott. Barberini, sono le 11 e c‟è qui il signor Aquilante, lo faccio passare?

- Certamente! Venga pure! Si alzò dalla sua poltroncina per ricevere il visitatore. Gioia aprì la porta e fece passare il cliente.

- Buon giorno signor Aquilante, sono Barberini, cosa posso fare per lei? Ma la prego si accomodi, mi dica tutto!

- Buon giorno a lei dottore. Il suo studio mi è stato consigliato da un mio carissimo amico e suo cliente, il professor Eugenio Rossi, il notovioloncellista. - Ma certo! Il professor Rossi sì, cara persona. Ha avuto qualche problema fiscale, causa il suo lavoro, ma lo abbiamo brillantemente risolto con reciproca soddisfazione.

- Ecco, vede dottore, anch‟io ho un problemino da risolvere. Da solo non saprei venirne a capo. Ma è bene cominciare dall‟inizio per spiegarle un po‟ tutto, così avrà una visione, spero, più chiara della situazione.

Posseggo una fabbrichetta per la confezione di abiti da donna e per bambini. Alle mie dipendenze ho sette ragazze con la qualifica di sarte e sono destinate alla rifinitura degli abiti. Essendo la manodopera, come lei sa, molto costosa, faccio confezionare gli abiti in Romania dove si riescono ancora a spuntare dei buoni prezzi sui manufatti.

Io mando a Bucarest le pezze di stoffa con i modelli delle varie taglie, lì vengono lavorati e rispediti alla mia fabbrica. Il grado di esattezza nel taglio e nel cucito e le relative rifiniture lasciano un po‟ a desiderare. Ecco perché ho le mie dipendenti per sistemare bene le imprecisioni originali in modo da proporre ai negozianti un prodotto finito di buona qualità. Questo lavoro con l‟estero è perfettamente disciplinato da regole valutarie e fiscali in modo tale che ad eventuale verifica, tutto risulti perfettamente documentato.

E qui nasce il problema. Oggi come oggi non si riesce vendere ai negozianti la merce, se parte di essa non viene ceduta senza fattura, di conseguenza mi ritrovo con un carico dell‟IVA risultante sempre a credito. Sull‟acquisto della materia prima viene applicata la dovuta aliquota IVA come pure sul confezionamento. Se poi devo vendere metà prodotto senza fattura, mi ritrovo l‟accredito di imposta sempre più rilevante ed ho paura di finire nell‟occhio di un accertamento.

Io non vorrei vendere ai negozianti “in nero” ma sono costretto a farlo per poter lavorare.

Situazioni analoghe si verificano anche presso altre fabbriche d‟abbigliamento, anche molto più grosse della mia, ma non sono mai riuscito a capire come riescano a risolvere questo inghippo.

- Il problema non è semplice - replicò il dottor Barberini - questo è un semplice calcolo matematico dove il ricavo deve essere necessariamente maggiore del costo. Nel caso suo risulta essere esattamente l‟opposto e ne convengo che non possa essere credibile.

Deve lasciarmi un po‟ di tempo per riflettere. Comunque avrò bisogno dei dati e delle cifre reali. Me le farà avere il più presto

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possibile. I dati fornitimi saranno trattati solamente da me e quindi nella massima riservatezza. Se riuscirò a risolvere il suo problema ne parleremo, altrimenti sarà mia cura restituirle tutti i dati e gli incartamenti.

- D‟accordo, le farò avere quanto prima copia fotostatica di tutto quanto in mio possesso. Le invierò la documentazione degli ultimi tre anni in modo da ricavarne un quadro il più completo possibile della mia situazione patrimoniale. Quando rileverà la somma a credito delle imposte, probabilmente si preoccuperà anche lei. Ho tanta fiducia nella sua esperienza e nel suo operato. Mi rimetto completamente nelle sue mani. Cerchi di risolvermi questo assillante problema. Ora me ne vado, non le rubo altro tempo e la ringrazio anticipatamente per quanto vorrà e potrà fare. Buon giorno e grazie ancora.

Il signor Aquilante si alzò dalla sedia e così pure Barberini, si scambiarono una stretta di mano mentre Luigi cercando di rincuorare il nuovo cliente disse: - Vedrà, qualche cosa salterà fuori, almeno per limitare il danno se non proprio per eliminarlo. Mi dia un po' di tempo per studiare il problema dopo il recapito della documentazione.

Uscito il cliente, Luigi pensò tra sé e sé: - effettivamente mi sono preso una bella gatta da pelare - D‟altro canto lui era fatto per risolvere situazioni difficili e non per tenere la contabilità di qualche piccolo artigiano, professionista o pensionato, solamente per redigere loro la dichiarazione del redditi.

Mentre mentalmente cercava di gettare le basi di una possibile soluzione, squillò il telefono, alzò la cornetta e la segretaria annunciò:

- C‟è l‟ingegner Galeazzo al telefono per lei! - Grazie, me lo passi pure. Pronto, Mario, dimmi tutto. Ci sono

novità? A casa tutto bene? - Bene grazie tutto OK. Volevo avvisarti di aver chiamato l‟albergo di Madonna di Campiglio e ci riservano due stanze per il periodo richiesto, cioè dal 14 al 21 di febbraio, come volevi tu. Mi hanno confermato lo stesso prezzo dell‟anno scorso, anche se hanno apportato ulteriori migliorie per quanto riguarda il confort dell‟albergo. - Ottimo, Giulia ne sarà felice e anche se manca ancora un mese alla partenza, comincerà già a pensare ai preparativi. Sicuramente si iscriverà in qualche palestra per iniziare la ginnastica pre sciistica in modo da essere in forma ed essere fisicamente più preparata. Grazie dell‟interessamento, ma spero ci si veda prima della partenza. Ciao, salutami Maria Luisa ed il piccolo Sergio, buon lavoro e grazie ancora. Chiuse il telefono e si immerse nel suo lavoro. Era meglio non pensare né allo sci né ad Aquilante, altrimenti non avrebbe combinato nulla di buono. Per lo sci era tutto a posto e per Aquilante, finché non avesse mandato la documentazione, non avrebbe potuto predisporre niente di costruttivo. Le giornate passavano veloci e la pressione del lavoro si faceva sentire sempre più gravosa. Ogni giorno il rientro a casa avveniva

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sempre più tardi, con il conseguente risultato di non riuscire nemmeno a cenare assieme alla moglie. Non poteva pretendere lei lo attendesse per cenare insieme ed il più delle volte la chiamava telefonicamente pregandola di anticiparlo. Non era una situazione di certo piacevole e si ripromise di cercare una soluzione per permettergli di avere una vita familiare più consona a questo nome.

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CAPITOLO 2

Arrivò finalmente il 14 febbraio, e gli amici si ritrovarono per

partire e percorrere la strada assieme verso le brevi ma tanto sospirate vacanze sulla neve. Le automobili piene di valigie, buste con gli scarponi e dopo sci, gli sci con i bastoncini sul tetto della vettura ben chiusi negli alloggiamenti del porta sci. Sembrava dovessero assentarsi per tutto l‟inverno e non solamente per una settimana, d‟altro canto non era come partire per il mare, con vestitini e semplici costumi, scarpe leggere e sandali, bisognava avere indumenti pesanti molto voluminosi. Solamente le quattro tute da sci di Giulia e Luigi occupavano un voluminosissimo borsone, immaginarsi tutto il resto.

Partirono di buonora, per evitare il grosso traffico. Nel caso si sarebbero fermati, per il pranzo, nelle vicinanze della meta per arrivare in albergo alle prime ore del pomeriggio.

Quando giunsero a Pinzolo, ormai a pochi chilometri da Madonna di Campiglio, si fermarono in un buon ristorante per il pranzo. Gustarono una delle specialità locali chiamati gli “strozza preti”, sorta di gnocchetti verdi agli spinaci, conditi con burro fuso, salvia e tanto parmigiano.

Il pomeriggio passò in un baleno. Arrivati in albergo ed espletate le formalità burocratiche presso il bureau, salirono nelle rispettive stanze dove il facchino dell‟hotel aveva già depositato le valigie. Sistemato il vestiario negli armadi, fatta la doccia e cambiatisi per la cena, era giunta l‟ora per scendere nella sala restaurant. Luigi prese la cornetta del telefono e compose il numero della stanza 217, quella dei coniugi Galeazzo, per avvisarli che sarebbero scesi al bar per prendere l‟aperitivo.

Mario confermò: - Finiamo di vestire Sergio e vi raggiungiamo al bar. L‟aperitivo non sarebbe necessario, mi ritrovo una fame da lupo, quasi non avessimo pranzato. Sarà l‟emozione o l‟aria fine della montagna, ma non vedo l‟ora di sedermi a tavola.

Il bar era gremito di gente in attesa dell‟apertura della sala restaurant prevista per le 19,30. Osservarono la gente, la quale con fare indifferente sbirciava, di tanto in tanto, la porta chiusa. Quando si fosse aperta sarebbe scattata certamente all‟assalto quasi non ci fosse posto a sedere per tutti. I tavoli, ovviamente, erano già assegnati, si trattava, per la prima volta, di vedere quale fosse il

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proprio. La sala era molto grande, i tavoli erano ben disposti, non addossati l‟uno all‟altro. Bisognava solamente individuare quello riservato alle stanze 215 e 217.

All‟ora fatidica, Luigi e Mario con le rispettive mogli, si attardarono un pochettino per avere una visione più chiara dei posti rimasti liberi, tra i quali ci sarebbero stati i loro.

La sala ristorante offriva uno spettacolare colpo d‟occhio. Gli addobbi furono oggetto di attenzioni particolari da parte dei quattro amici. Alle pareti qualche quadro che riproduceva paesaggi montani, piatti in ceramica finemente decorati e delle sculture lignee armoniose nei tratti da renderle leggere e gradevoli da ammirare. Nella sala, oltre ai tavoli dei commensali, erano sistemati, in posizioni strategiche, numerosi tavolinetti di servizio accanto ai quali impeccabili camerieri aspettavano di poter servire la cena.

Il loro tavolo, con cinque coperti, era posizionato a destra del

salone, vicino ad un tavolo con dodici coperti sistemato parallelamente alla parete e non ancora occupato. Il loro tavolo era spazioso e notarono la prima delle migliorie annunciate ed apportate all‟albergo. Erano state cambiate le seggiole, erano diventate delle comode poltroncine con la base ferma ed un perno al centro per far ruotare il sedile su di esso. Per accomodarsi non era più necessario spostare la seggiola, ma bastava sedersi e girare il sedile per essere perfettamente sistemati a tavola.

Al centro della sala c‟era un grande tavolo rotondo, sul quale era sistemato il buffet delle verdure. Partendo da un punto del tavolo, la gente, con la ciotola in mano, si serviva a volontà di tutto quel ben di Dio. C‟era il reparto con un‟innumerevole varietà di verdura fresca e quello a seguire della verdura cotta, inoltre, ovviamente, sul finire erano sistemati i più svariati tipi di condimento.

Quando la moltitudine iniziale andò scemando, i nostri amici, seguiti dal piccolo Sergio, si servirono a loro piacimento. Ritornati al tavolo, notarono che i loro vicini non erano ancora arrivati. Si sedettero e Mario, presa la lista dei vini, cominciò a leggerla, chiedendo consiglio a Luigi sul tipo di vino da scegliere. L‟amico propose di prendere dapprima un vino bianco mosso per l‟antipasto ed il primo piatto e un rosso per il secondo. Se non l‟avessero bevuto tutto, come d‟uso, sarebbe stato accantonato, con il numero della stanza, per la sera dopo. Decisero di prendere un Prosecco di Valdobbiadene e del Teroldego.

Si avvicinò il cameriere per prendere le ordinazioni per la cena.

C‟era una certa varietà di scelta ed ognuno scelse quanto di più apprezzato, per lui, offriva il menù.

Il cameriere se n‟era andato da poco, il vociare della sala era alquanto intenso; per riuscire a sentire o per capire cosa diceva il proprio dirimpettaio bisognava tirare l‟orecchio. Erano nel bel mezzo di una conversazione, quando Luigi vide entrare un gruppo compatto di persone: Undici uomini e una donna!

Si avvicinarono in silenzio, si disposero attorno al tavolo, al centro del quale, con le spalle rivolte alla parete, si sistemò una

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persona di una cinquantina d‟anni con a fianco una bella signora di poco più giovane, almeno all‟apparenza, di lui. L‟uomo volse lo sguardo al tavolo dei coniugi Barberini e Galeazzo accennando un saluto, ricambiato in ugual misura.

Quando la coppia si sedette, gli altri fecero altrettanto. Erano tutti elegantemente vestiti, in giacca e cravatta, e presero a conversare tra di loro, sommessamente, senza disturbare.

L‟uomo sulla cinquantina, era leggermente stempiato, con capelli scuri ondulati ed impeccabilmente pettinati, gli occhi scuri attenti e vivi, un leggero sorriso sulle labbra. Teneva dolcemente per mano la sua compagna, ancora molto piacente, anche se non più giovanissima. Aveva capelli corvini ben curati morbidamente adagiati sulle spalle; un trucco discreto ornava il volto e le dava un tocco di signorilità. Portava un tailleur grigio chiaro con una camicetta slacciata abbondantemente ed una catena d‟oro bianco con un brillante come pendente al collo.

Luigi osservò il gruppo e poi si rivolse agli amici: - Strano gruppo, non vi pare. Sembra quasi un manager d‟industria con la moglie e con al suo seguito tutto il consiglio di amministrazione.

Mario sbottò con una sommessa risata: - Sì, magari adesso si collegheranno con piazza affari per vedere l‟andamento della borsa. Ognuno si diverte come può. Noi per una settimana penseremo solo a sciare e divertirci ed il lavoro lo lasceremo per il ritorno.

Arrivarono le portate ed il silenzio scese sulla sala, appena in qua e in là qualche sommesso parlottio contrastato dal rumore delle posate sui piatti. In quel momento tutti pensavano a mangiare, tanto a parlare ci avrebbero pensato dopo.

Luigi e Mario ogni tanto volgevano lo sguardo verso i loro vicini mentre stavano mangiando, quando Luigi esclamò: - Avete notato, nessuno di loro è passato al banco delle verdure ed i camerieri portano loro da mangiare senza essere prima passati per le ordinazioni.

Mario replicò: - Si vede che hanno concordato precedentemente il menù poiché sono in tanti. Al contrario avete osservato invece, beve vino solamente la coppia mentre gli altri, pur essendo degli aitanti e baldi giovani, bevono acqua minerale?

Giulia intervenne: - Non saranno mica una squadra sportiva in ritiro con il loro dirigente? Ed ecco perché il menù deve essere rigorosamente vagliato prima per bilanciare i carboidrati con le proteine, le vitamine, eccetera. Cosa ne dite?

Maria Luisa, prima di sposare aveva praticato alcuni sport, anche a livello agonistico e si sentì autorizzata a sentenziare perplessa: - Sono dei giovani atletici, è vero, ma non li vedo quali sportivi di un‟unica disciplina, sono troppo differenti di stazza per praticare lo stesso sport.

Mario incalzò: - Settimana bianca avvolta nel mistero. Vedremo domani se usciranno per sciare o meno. Mi sento molto 007.

- Stupido che non sei altro - riprese Maria Luisa - saranno affari loro se sono venuti a sciare o a fare solamente delle passeggiate o più semplicemente a riposarsi? Perché devi sempre vedere misteri dappertutto?

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Scoppiarono tutti in una risata, la quale sembrava più uno scaricare la tensione che un‟espressione di allegria.

La cena, veramente squisita, era terminata ed i nostri amici si

alzarono per andare a prendere i caffè al bar. I loro vicini erano ancora seduti al tavolo quando, Luigi e Mario accennarono: - Buona serata, signori!

Il saluto venne ricambiato dal “capo” e dalla sua signora, mentre gli altri fecero un breve cenno con la testa

Entrati nel soggiorno dove si trovava pure il bar dell‟hotel, si sedettero nuovamente ad un tavolo d‟angolo circondato da una comoda panca imbottita.

Al cameriere chiesero due caffè, le signore non lo presero per paura di non dormire, due buone grappe alla pera per gli uomini, due chine per le signore e una spremuta d‟arancia per il piccolo Sergio.

Gli ospiti dell‟albergo, non usciti per una passeggiata serale, soggiornavano anche loro ai vari tavoli o sui divani e poltrone.

Alcuni chiacchieravano, altri si erano messi a giocare a carte, mentre due assorti contendenti si sfidavano in una partita agli scacchi.

Erano da poco passate le ventuno, quando Maria Luisa si congedò dagli amici per portare il bambino a letto. Infatti, dopo aver bevuto poco più di mezza spremuta, si era appoggiato alla spalla della mamma e si era addormentato.

Luigi, Giulia e Mario decisero di rimanere ancora un poco a chiacchierare, se non altro per cercare di digerire la cena e finire di centellinare la grappa. Augurarono la buona notte a Maria Luisa mentre si allontanava con il piccolo Sergio addormentato tra le braccia. Stavano programmando la giornata sciistica del giorno dopo, quando videro il folto gruppo dei loro vicini uscire dalla sala da pranzo. Due persone si avvicinarono al bar, due si sedettero ad un tavolo proprio vicino alla sala da pranzo, due vicino alla porta d‟ingresso, due presero l‟ascensore per salire mentre gli ultimi due, indossato il cappotto, uscirono dall‟albergo. Quello che sembrava essere “il principale” assieme alla moglie, lentamente, si diressero verso i nostri amici. Quando giunsero accanto a loro, lui esclamò: - Disturbiamo se ci accomodiamo al tavolo vicino?

- Assolutamente no - replicò Luigi - ma, se avete piacere, la nostra amica ha portato il piccolo a dormire e al nostro tavolo c‟è tanto spazio, accomodatevi pure!

- Veramente gentili, siamo rimasti soli e sapete tra marito e moglie gli argomenti di conversazione scarseggiano, se non disturbiamo, ci fermiamo una diecina di minuti prima di salire.

- Prego, accomodatevi, permettete che mi presenti? Sono Luigi Barberini, mia moglie Giulia ed il mio amico l‟ingegner Mario Galeazzo. Sua moglie, Maria Luisa, la conoscerete domani a colazione. Veniamo da Padova e siamo qui per passare una settimana sulla neve a sciare. Sappiamo purtroppo, il tempo volerà, ci vorrebbero almeno quindici giorni per fare delle vere vacanze, ma

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il mio lavoro di commercialista non mi permette di stare di qui più a lungo e così pure il mio amico ingegnere.

I due ospiti si sedettero, mentre lui diceva: - Onorato di fare la vostra conoscenza. Io sono Salvatore Arcuri, questa è mia moglie Emma. Noi veniamo da Palermo dove esercito la professione di avvocato. Vi sarete chiesti come mai siamo in tanti. Vedete, oltre a fare l‟avvocato, sono docente all‟università di Palermo e tra gli studenti frequentanti la facoltà, scelgo alcuni, da me ritenuti i più validi e meritevoli, facendo loro svolgere il praticantato presso il mio studio. Adesso siamo in ferie e avendo chiuso l‟ufficio, ho offerto loro una vacanza sulla neve. Per noi siciliani, abituati al gran caldo, al sole e al mare, le Alpi hanno un fascino particolare. La neve, le piste di sci, gli impianti di risalita, l‟atmosfera incantata ed ovattata delle cime incontaminate, ci fanno vivere in un mondo inusuale per noi, sembra quasi irreale.

La capisco - intervenne Mario - ma almeno voi avete il mare. Noi invece siamo in una città interna, in pianura e non abbiamo né mare né monte. D‟inverno riusciamo a malapena trascorrere una settimana in montagna. L‟estate, per fortuna, riusciamo a trascorrere due o tre settimane al mare. Per questo in Italia non abbiamo problemi, abbiamo le più belle montagne del mondo e per quanto riguarda i luoghi di villeggiatura al mare, c‟è solo l‟imbarazzo della scelta. D‟estate ogni anno cambiamo località per poter vedere sempre luoghi nuovi, spiagge sabbiose, insenature rocciose, spiaggette discrete ed accoglienti, isole…….penso, non basterebbe una vita per visitarle tutte. In Sicilia non siamo mai arrivati, però è un nostro chiodo fisso, dovremo trovare il modo di poter programmare un mesetto di vacanze in quanto tra il viaggio di andata e quello di ritorno in automobile ci vogliono circa quattro giorni. - Ma da Padova si viene in Sicilia in aereo non in macchina! In un paio d‟ore, comodamente seduti, si arriva a Palermo e non occorre percorrere mille chilometri d‟autostrada, prendere il traghetto e fermarsi una notte per dormire. - Il suo ragionamento non fa una grinza - sentenziò Luigi - non abbiamo mai preso in considerazione questo modo di viaggiare anche perché con tanti bagagli ci sembrava alquanto problematica la trasferta. Inoltre a Padova non abbiamo un aeroporto civile con linee a lunga percorrenza, dovremmo andare o a Venezia o a Verona. Con le valigie da casa alla stazione ferroviaria di partenza, da quella d„arrivo all‟aeroporto di partenza e da quello d‟arrivo all‟albergo è un po‟ un problema specialmente per Mario. Sa! Ha un bambino piccolo. - Tutto si risolve, egregio dottore, ma non è questo il momento di pensare all‟estate. Cosa fate domani, andate a sciare? Dove? - L‟amico Mario porterà il bambino alla scuola di sci a Campo Carlo Magno, poi noi quattro, per il primo giorno, saliremo sul Grostè e ci fermeremo su quei campi di sci fino all‟ora in cui il bimbo finirà la scuola e i giochi programmati per loro. Ma voi cosa avete deciso? Sciate? Siete in tanti! Se avete piacere potremmo sciare insieme. - Grazie, è veramente gentile! Solo quattro dei miei ospiti sciano, gli altri trascorrono soltanto un periodo di riposo, anche se si

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sono portati i libri per preparare i vari esami che li aspetteranno al rientro. Grazie ancora per l‟invito, ma non vorremmo essere d‟impaccio, cosa vuole, noi siamo siciliani e per noi lo sci è una rara occasione; andiamo piano e le piste nere ci sono un po‟ ostiche. Uno dei quattro ospiti per sciare è veramente molto bravo, ha molta pazienza e ci fa da maestro. Ha quasi venticinque anni ed è laureando. E‟ quel ragazzo alto, a destra, vicino al banco del bar, il suo nome è Rosario Cuffàro e quando ha un po‟ di tempo libero, lo dedica al suo sport preferito sui pochi campi di sci esistenti al sud. Ecco perché lo abbiamo nominato nostro maestro. La moglie dell‟avvocato, rimasta sempre in silenzio ad ascoltare, intervenne dicendo: - Salvo, scusa, vorrei andare a riposare per essere in forma domattina. Chiedo scusa anche a lor signori, spero di rivedervi domani a colazione e poi magari sui campi di sci. Buona notte! Anche Giulia, approfittando dell‟intervento della signora Emma, prese la palla al balzo per proporre di ritirarsi tutti, data la giornata faticosa dovuta al viaggio e al carico e allo scarico dei bagagli. Erano da poco passate le ventidue, quando si alzarono dal tavolo per salire nelle rispettive stanze dopo una calorosa stretta di mano. Il “maestro di sci” con il suo compagno si staccarono dal banco del bar e a breve distanza seguirono i signori Arcuri. I due ospiti, seduti vicino alla sala da pranzo, alzatisi repentinamente, salirono le scale a piedi, mentre i due seduti vicino alla porta d‟ingresso sgusciarono dall‟hotel per rientrare quasi immediatamente seguiti da quei due, precedentemente usciti con il cappotto. Luigi e Mario rallentarono l‟andatura assieme a Giulia e, senza dare nell‟occhio, osservarono la scena dei movimenti dei componenti il gruppo dei loro vicini di tavolo. Situazione alquanto strana, quasi coordinata da uno schema ben preciso e prestabilito. Luigi commentò: - Uhm! Quelli non mi persuadono! Certamente, usi e costumi sono ben differenti tra nord e sud, ma questa storia degli studenti ospiti mi persuade poco. Se così fosse penso, i giovani siano essi settentrionali o meridionali, dovrebbero essere più indipendenti e liberi di divertirsi e non spostarsi all‟unisono con i loro “benefattori”. Bah! Dormiamoci sopra e domani vedremo come proseguirà la vicenda. Saliti, con l‟ascensore, al secondo piano si avviarono alle loro rispettive stanze dandosi appuntamento per l‟indomani mattina alle otto per la colazione.

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CAPITOLO 3

Alle ore sette della mattina di domenica 15, squillò la sveglia telefonica preimpostata da Luigi la sera prima.

- Ciao cara, buon giorno, dormito bene? Io ho dormito come un ghiro tutta la notte anche se siamo andati letto relativamente presto, ieri sera. Vado di là in bagno a radermi mentre tu puoi fare ancora un poco la pigrona.

- No, no, assolutamente, mi alzo anch‟io perché devo preparare l‟equipaggiamento per poter uscire. Preparo i dopo sci per andare fino alla telecabina a piedi o indossiamo direttamente gli scarponi, giù nel deposito degli sci e prendiamo lo skybus?

- La seconda soluzione credo sia la migliore. Non ho voglia di camminare né tanto meno di spostare l‟auto, ne parliamo a colazione con Mario e Maria Luisa e vediamo di decidere insieme.

Luigi uscì dal bagno per lasciare il posto alla moglie, aprì gli scuretti per osservare il cielo e vedere le condizioni atmosferiche. Accese pure il televisore per ascoltare le previsioni del tempo. Fuori il cielo era terso e di un azzurro intenso, si vedeva il bagliore del sole mentre stava per spuntare da dietro una montagna, l‟aria era frizzante e secca. La televisione preannunciava una splendida giornata e così pure le previsioni per i giorni futuri erano favorevoli. Luigi informò la moglie, attraverso la porta del bagno, sulle belle notizie riguardanti il tempo. Giulia ne fu felice ed esclamò : - Bene, stamattina sciamo ed il pomeriggio, dopo aver pranzato, mi stenderò su di una sedia a sdraio per prendere il sole. Voglio tornare in città, con un‟abbronzatura da fare invidia.

- Facile per te - rispose Luigi - che ti abbronzi anche con la luce di una lampadina, immaginarsi con il sole d‟alta montagna. Mi raccomando però, stai attenta, mettiti una buona protezione, almeno i primi giorni, per non prendere delle brutte scottature.

Incominciò a vestirsi preparandosi per scendere e consumare la colazione. Aperta la porta della stanza, ritirò dall‟apposito contenitore situato fuori dall‟uscio, i due quotidiani che la direzione faceva trovare: un giornale nazionale e quello locale della città da cui provenivano gli ospiti. Anche questa era una delle nuove comodità offerte dall‟albergo a quattro stelle. Si sedette sul divanetto per sfogliarli pensando: - Chissà se l‟avv. Arcuri avrà trovato “Il Giornale di Sicilia”? Probabilmente si!

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In quel mentre Giulia uscì dalla stanza da bagno pronta per vestirsi con abiti comodi e scendere dabbasso. Il discreto cicalino del telefono emise il suo ronzio, Luigi alzò la cornetta : - Pronto?

- Buon giorno, ben alzati, come va? Sono Mario, noi siamo quasi pronti per scendere, ci vediamo giù o vi aspettiamo e scendiamo assieme?

- Olà Mario, abbiamo dormito sodo come due massi, se non ci fosse stata la sveglia saremmo andati avanti. Anche noi siamo quasi pronti, ci troviamo davanti all‟ascensore e scendiamo assieme. Ciao.

La sala per la colazione era sistemata praticamente dietro al banco del bar, era molto ampia, quasi come la sala da pranzo ed i tavoli erano sistemati allo stesso modo affinché possano essere individuati subito. Il buffet era pieno di ogni ben di Dio, dalle brioches a vari tipi di torta, panini piccoli e croccanti vicino ai contenitori per il burro, la marmellata, il miele, ecc. Caraffe di succhi di frutta, yogurth di vari gusti, formaggi e salumi di tutti i tipi. La voglia e la gola avrebbero deciso di prendere un po‟ di tutto, ma la ragione, per fortuna, ebbe il sopravvento e decisero di mangiar bene sì, ma con moderazione per poter sciare senza essere appesantiti.

Si sedettero al loro tavolo per consumare quanto avevano disposto sul piatto di portata, mentre Sergio era tutto elettrizzato e chiedeva, di continuo, quanto tempo doveva ancora passare per recarsi alla scuola di sci. Non stava nella pelle dalla gioia di provare per la prima volta gli sci nuovi acquistatigli dai genitori, gli scarponi e tutta l‟attrezzatura, come gli adulti!

Aveva voluto vestirsi subito con la sua bella tutina nuova e portare con sé pure i guanti, gli occhiali ed il casco. Maria Luisa dovette lottare ed insistere per fargli bere il latte e mangiare un paio di biscotti. Egli pensava solamente allo sci e non sentiva neanche la fame ed il desiderio di mangiare.

Erano quasi le nove, quando gli amici si alzarono da tavola per salire nelle rispettive stanze e completare la vestizione ed uscire per recarsi sulle piste innevate.

Dell‟avvocato e tutta “la banda” non c‟era nemmeno l‟ombra. Preso lo skybus, scesero proprio davanti alla stazione di

partenza del nuovissimo impianto di risalita che porta alla cima del Grostè. Lì c‟era pure il punto d‟incontro degli allievi dei vari corsi di sci con i rispettivi maestri.

Maria Luisa e Mario consegnarono il piccolo Sergio alla maestra di sci, che lo accolse con un sorriso esclamando: - Ecco qui il nostro nuovo campione, speriamo divenga una promessa per una futura “valanga azzurra”. Avremmo tanto bisogno di nuovi giovani talenti! Vieni Sergio, ci divertiremo, scieremo e giocheremo. Vedi quei pupazzi laggiù? Vedrai quanto è bello, ci saranno tanti giochi di abilità con gli sci.

Saluta mamma e papa‟, loro verranno a prenderti qui alle tredici. Buon giorno signori Galeazzo, a dopo!

- Grazie maestra, tra due anni, dopo aver frequentato i corsi di sci con voi, sarà veramente duro per noi poterlo seguire nelle discese! Beato lui, noi abbiamo incominciato da adulti e purtroppo

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non è la stessa cosa. Così piccoli sono come le spugne, assorbono tutto. Grazie di tutto! Ci vediamo alle tredici.

La mattinata trascorse in un lampo sciando su di una neve

perfetta e piste ben battute. Gli sci facevano quel dolce rumore sollevando un po‟ di neve nell‟affrontare le curve. Erano le dodici e trenta minuti quando Maria Luisa decise di scendere giù, fino a Campo Carlo Magno, per prelevare Sergio. Mentre gli amici avrebbero potuto sciare ancor, diede loro appuntamento per le quattordici, al rifugio Montagnoli dove avrebbero mangiato qualche cosa insieme e poi lei si sarebbe fermata a prendere il sole fino all‟ora del rientro.

- Ottimamente - esclamò Giulia - poi mi fermerò anch‟io ed avremo modo di chiacchierare prendendo il sole. Gli uomini, se lo vorranno, potranno continuare a sciare.

- Penso proprio di no - replicò Mario - per il primo giorno è bene non esagerare, non siamo abituati, potremmo stancarci troppo e non avere le forze per sciare domani.

- Sono d‟accordo - concluse Luigi - prenderemo un po‟ il sole anche noi, magari oltre a mettere la crema protettiva sul viso, ungeremo anche l‟interno con una buona grappa.

I quattro si misero a ridere a quest‟ultima battuta. Giulia, essendo quasi astemia, non perse l‟occasione per pungolare il marito: - Sempre le solite scuse, basta ci sia da bere e tu non ti tiri indietro, anzi, coinvolgi anche gli altri per crearti un alibi.

- Cosa vuoi che sia per una grappetta. Pensa agli sciatori, quando hanno finito la giornata e ritornano giù in paese, prima di rientrare in albergo per ingannare il tempo e giungere così all‟ora di cena vanno in certi locali specializzati nella somministrazione di grappe di tutti i tipi per farsi “il metro”.

- “Il metro”? cos‟è il metro - chiese Maria Luisa - ma dimmelo presto, devo scendere, altrimenti faccio tardi.

- Hanno delle tavolette a forma di sci, lunghe appunto un metro, nelle quali sono praticati dei fori del diametro di alcuni centimetri in cui vengono alloggiati dieci bicchierini di grappa. Essi possono contenere tutti un stesso tipo di grappa, oppure due, tre, fino a dieci gusti differenti, secondo il desiderio di chi ordina “il metro”.

- Ha ragione Giulia, tutte scuse, di voi uomini, per scolarsi la grappa in quantità industriale, con il pretesto degli assaggini. Vado, corro giù, ci vediamo al Montagnoli.

I tre componenti rimasti, presero una seggiovia, risalirono in cima per effettuare altre discese. Seduti comodamente, mentre salivano, espressero la loro soddisfazione per la splendida giornata e per quelle future della settimana appena iniziata.

Luigi intervenne: - Cosa ne dite, ora Maria Luisa deve scendere, aspettare Sergio, scambiare sicuramente due parole con la maestra e risalire al Montagnoli, abbiamo tutto il tempo, dalla cima, di scendere sulla pista di sinistra in modo da prendere il raccordo per arrivare sullo Spinale, scendere su quella splendida ed impegnativa pista e rientrare anche noi al luogo dell‟appuntamento. Vi va l‟idea?

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- OK! ci stiamo. Oggi, però per il primo giorno, ci limitiamo a prendere “la diretta”, essendo già abbastanza impegnativa per noi e lasciamo “la direttissima” per i prossimi giorni.

D‟accordo, però dovremo trovare il modo, un giorno, di affrontare anche l‟altro versante e spingerci fino a Marileva e Folgarida. Al ritorno potremmo prendere la pista dei “Cinque laghi” e la “Tre Tre”. Per fare ciò però necessiterebbe tutta la giornata e non solo il mattino. Questo è un problema!

Pur essendo domenica, le piste erano scorrevoli e anche agli impianti di risalita le code erano ridotte. Percorsero il tragitto prefissato giungendo al rifugio, luogo d‟incontro, quasi contemporaneamente a Maria Luisa e Sergio.

Sergio era al settimo cielo, non riusciva a stare zitto un momento, raccontava le sue ripetute esperienze nello sciare a spazzaneve avendo percorso una piccola discesa parecchie volte. C‟era una corda bassa con degli appigli in legno per salire. Le prime volte era salito con la maestra e poi da solo. L‟indomani avrebbe avuto pure l‟opportunità di provare ad usare lo sky-lift, prima con l‟aiuto della maestra e, forse dopo, da solo. Era entusiasta perché la pista era molto lunga e con lo sky-lift si andava tanto in alto.

Beata innocenza! E‟ proprio vero, le difficoltà sono individuali e proporzionali alla capacità. Per un bimbo piccolo, 50 o 60 metri di leggerissima discesa possono sembrare una pista olimpica.

Avendo mangiato una buona colazione, a pranzo decisero di prendere qualche cosa di leggero, perché poi la cena sarebbe stata nuovamente abbondante.

Le ore passarono serenamente ed il sole stava inesorabilmente e rapidamente scendendo. I raggi del sole non più perpendicolari ma bassi all‟orizzonte, portarono la temperatura gradatamente a parecchi gradi sotto lo zero.

Era ora di rientrare. Luigi, Giulia e Mario avrebbero potuto scendere con gli sci fino alla fine della pista giù in paese, ma essendosi oramai rilassati, non ne ebbero voglia e decisero di scendere assieme a Maria Luisa e Sergio con la cabinovia.

Erano le 17 quando giunsero in albergo, tolti gli scarponi e depositati gli sci negli armadietti riscaldati, salirono al secondo piano per riposarsi un poco. Si deliziarono sotto una doccia ristoratrice e si prepararono per la cena.

Luigi, tolta la tuta, si distese sul letto e accese il televisore. Giulia, in bagno, spazzolava i capelli per farli rinvenire dallo schiacciamento del berretto. La televisione trasmetteva uno dei tanti telefilm polizieschi, tutti uguali tra loro, ma piacevoli da vedere perché, alla fine, il bene trionfa sempre ed il cattivo viene catturato o muore.

Il telefilm doveva essere tanto interessante, ma quando Giulia rientrò nella stanza vide il marito con gli occhi chiusi che dormiva. Cercò di muoversi piano con passi felpati, ma qualche rumore inconsueto destò Luigi.

– Scusa, ho cercato di muovermi piano per non svegliarti.

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- No, no non è niente, mi ero assopito solo un momento, adesso mi preparo anch‟io e usciamo a fare due passi per vedere le vetrine dei negozi. Ti va l‟idea?

- Non è male come idea, prova chiedere ai nostri amici se vengono con noi? Così prenderemmo l‟aperitivo in qualche bar fuori dall‟albergo, magari in quel bellissimo bar rotondo vicino alla bottega di Cesare Maestri.

Luigi prese la cornetta del telefono e chiamò gli amici. Immediatamente Mario rispose alla chiamata e dopo essere stato informato del progetto, declinando l‟invito rispose: - No, grazie, Sergio si è addormentato come un sasso. Lo lasciamo riposare almeno un‟oretta, altrimenti a cena sarebbe fastidioso. Andate pure, ci vediamo a tavola, buona passeggiata.

- Grazie, ciao, a dopo. Uscirono dall‟hotel, l‟aria era piuttosto fredda. Dove, durante il

giorno, la neve si era sciolta, ora cominciava a formarsi una lastra di ghiaccio rendendo insidioso il procedere. Bisognava stare attenti e camminare cauti e prudenti. La strada principale era gremita di gente con il suo andirivieni. I negozi di abbigliamento, di articoli sportive, quelli di souvenir e gli alimentari, avevano molti visitatori più che clienti. Probabilmente non tutti comperavano, ma passavano il tempo curiosando ed aspettando l‟ora di cena. Giunti sulla piazza principale, dopo aver curiosato alle illuminatissime vetrine che esponevano ogni ben di Dio si rifugiarono nel famoso bar, luogo d‟incontro di numerosissime persone intente a programmare il dopocena. Infatti la rinomata località sciistica era meta pure di coloro che sul tetto dell‟automobile portavano gli sci solamente per poter sfoggiare l‟ultimo modello di prestigiose marche e non certamente per sciare. Era impensabile poter sciare dopo aver trascorso le notti nelle varie discoteche, night o luoghi di intrattenimento, ma era molto “in” il poter dire: - Sono andato a “sciare” a Madonna di Campiglio!

Si avviarono verso il banco del bar quando si udirono una voce: - Buona sera signori Barberini……siamo qua.

Luigi si girò e vide, seduti ad un tavolo laterale, i coniugi Arcuri con uno dei loro ragazzi.

– Buona sera signora, buonasera avvocato, anche voi qui? - Prego, se avete piacere, accomodatevi al nostro tavolo.

Permettete, posso offrirvi qualche cosa, una bibita, un aperitivo? - Grazie, se non disturbiamo. Si avvicinarono mentre l‟avvocato

si alzava e, prendendo la mano di Giulia ed accostandola alle labbra in un impeccabile baciamano, l‟aiutò ad accomodarsi su di una poltroncina. Luigi si accostò alla signora Arcuri e cercò pure lui di cimentarsi in un baciamano, la qual cosa non era uso fare.

Il cameriere si approssimò all‟avvocato mentre stava chiedendo ai nuovi ospiti: - Cosa ne dite di una coppa di champagne per celebrare l‟incontro?

Tutti annuirono, ringraziando: - Cameriere cinque “Cordon rouge” per favore. E voi come avete passato la giornata? Non ci siamo incontrati sulle piste!

- No, effettivamente non ci siamo visti, ma noi ci alziamo presto al mattino per andare a sciare. Infatti, finita la colazione, non vi

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avevamo visti ancora scendere, pensavamo che essendo oggi domenica, preferivate fare un giorno di ambientamento e di relax.

- Intanto, chiedo scusa, non vi ho presentato il nostro maestro di sci, Rosario Cuffàro.

- Molto piacere - dissero Giulia e Luigi - è bello poter avere con sè il maestro di sci privato.

- Non creda a quanto e dice l‟avvocato, ci vuole ben altro per essere maestro di sci. A me piace molto sciare, forse sono anche portato per questo tipo di sport, me la cavo benino e mi piace mostrare agli altri il modo migliore per scendere le piste in scioltezza e senza timore, ma tra questo ed essere maestro ce ne vuole. L‟ho detto tante volte all‟avvocato di non chiamarmi così perché un vero maestro di sci potrebbe avere qualche cosa da ridire.

Salvatore intervenne: - Non ho mai detto sia un “maestro”, ma semplicemente il “nostro maestro”. Essendo molto più bravo, ci insegna sempre qualche cosa di nuovo e pertanto per noi è “il nostro maestro”. Ma ecco lo champagne, prego signori, cin cin, al piacere di avervi conosciuti. E i vostri amici dove sono?

- Cosa vuole - incalzò Giulia - il piccolino è crollato dal sonno e lo fanno riposare un‟oretta. Ci rivedremo a cena.

Noi comunque, mentre il bambino era alla scuola di sci, siamo rimasti sul Grostè con una sola puntatina finale sullo Spinale. Abbiamo sciato quattro ore continue e alle due del pomeriggio ci siamo fermati, sia per riposare sia per abbronzarci.

- Siete stati più bravi di noi - sentenziò la signora Emma - abbiamo cominciato a sciare in tarda mattinata, ma comunque per un paio d‟orette abbiamo sciato anche noi. C‟era una neve splendida. Noi siamo stati ai “Cinque laghi” ed ecco perché non ci siamo visti. Magari per domani ci metteremo d‟accordo sulla zona da scegliere così ci incontreremo sicuramente.

Luigi prese la parola per spiegare: - Per noi non c‟è molto da scegliere, il piccolo Sergio ha la scuola di sci dalle 9.30 alle 13 e a quell‟ora bisogna passare a prenderlo. Era nostra intenzione, uno dei prossimi giorni, di provare l‟altro versante, dove eravate voi oggi, spingendoci fino a Marileva e Folgarida, oltre ai Cinque Laghi e la Tre Tre, ma in mezza giornata non si riesce a portare a termine tutto il percorso e a noi spiace lasciare gli amici a causa del bambino. Dobbiamo necessariamente rimanere dalla parte del Grostè.

- Bene - replicò l‟avvocato Salvatore - adesso è ora di andare a cena, ma ritorneremo sull‟argomento; vedrete troveremo la soluzione!

Tutti si alzarono e si diressero verso la porta del bar. Non avendo assistito al pagamento delle consumazioni, Luigi si attardò nel gesto di fare il cenno per chiedere il conto.

- Cosa fa, dottor Barberini, venga, è già stato saldato. Noi qui siamo di casa e regoliamo a fine settimana prima di partire.

Siamo in tanti e gli amici che non sciano passano anche durante il giorno a consumare.

- Capisco, bene, allora devo solamente porgere i miei ringraziamenti e…… a buon rendere.

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Il tempo era passato velocemente e quando giunsero al loro tavolo, dopo essere saliti per togliersi il cappotto e la pelliccia, gli amici erano già seduti a tavola ed avevano pure già preso la verdura. Si salutarono velocemente mentre pure loro prepararono la ciotola d‟insalata prima di sedersi.

- Come è andata? - chiese Maria Luisa. - Bene, rispose Giulia - abbiamo incontrato i nostri vicini di

tavolo e scambiato due parole al bar, su in piazza, cordiali come sempre e una parola tira l‟altra abbiamo fatto un po‟ tardi, scusateci.

Intervenne Mario: - Nessuna scusa e poi, come vedete, il cameriere non è ancora passato. La sala è mezza vuota, ci vorrà ancora del tempo. Avete deciso, cosa facciamo domani? Dove andiamo?

- Dove vuoi andare se Sergio finisce all‟una, ben poco distanti possiamo spingerci!

- Facciamo così - intervenne Maria Luisa - io e Giulia restiamo qui a sciare, così poi ci stenderemo al sole e voi uomini fate le vostre escursioni fin dove volete.

- Non mi sembra una buona idea - sbottò Luigi - siamo venuti per sciare assieme e assieme rimarremo! D‟altro canto è il nostro destino, se l‟anno prossimo avremo anche noi un bambino piccolo, dovremo alternarci con Maria Luisa per tenere il neonato, sempre se non sarà ancora in dolce attesa e potrà solamente stare sdraiata a prendere il sole, mentre voi avrete Sergio più grande e più bravo così potrete, casomai, spostarvi un po‟ di più.

- Eh sì! E se a Sergio arriva il fratellino - replicò Mario - come la metteremmo?. Tutti si misero a ridere gioiosamente e quasi contemporaneamente i due uomini esclamarono: - Per ritornare a fare le nostre belle sciate, dovremo aspettare parecchi anni.

Dopo cena si ritrovarono nella sala dell‟albergo seduti sui

divani e furono raggiunti dall‟avvocato Arcuri e signora, mentre i suoi ospiti a gruppetti si accomodarono in altri punti della sala, quasi in punti strategici.

Salvatore esclamò: - Per domani possiamo aggregarci a voi o avete programmi particolari?

- Ne stavamo giusto parlando, come vi avevamo accennato prima di cena, siamo vincolati al bambino con gli orari.

Intervenne la signora Emma: - Scusate se mi permetto di suggerire una soluzione; noi tre signore sciamo nel periodo di tempo concessoci dalla scuola di Sergio, mentre voi uomini, e siete in tanti, andate a divertirvi con Rosario il quale vi porterà su piste un po‟ impegnative per farvi migliorare lo stile di discesa.

- Anche noi la pensavamo così - confermò Giulia - per noi sciare, è sì un diversivo, ma sdraiarci per abbronzarci è il massimo del piacere.

- Allora è fatta - incalzò l‟avvocato . le signore sono contente e noi pure. Potremmo adottare il vostro programma preventivato ed arrivare fino a Folgarida. Mi sembra proprio un bel programmino! Per concludere e festeggiare la giornata e celebrare la nostra conoscenza, se permettete, sarete miei ospiti per la serata.

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Avvisiamo qui in albergo di non prepararci la cena e prenoto per tutti una serata al Montagnoli. Ci siete mai stati, la sera?

I quattro amici si guardarono con un cenno di meraviglia dicendo di non saperne nulla.

Vedete, la sera, quando le piste sono ormai chiuse, il personale del rifugio lo trasforma in un bellissimo e rustico ristorante, con il caminetto scoppiettante al centro della sala. Bisogna appunto prenotare perché un gatto delle nevi coperto, con 24 posti a sedere viene a prendere i clienti sul piazzale accanto alla cabinovia del Grostè e attraverso i boschi, sale su sino al rifugio. A cena finita riporta la gente a valle. Vi garantisco, a parte il menù caratteristico e appetitoso, il viaggio d‟andata e ritorno è qualche cosa di indimenticabile, specialmente se non c‟è la luna a illuminare lo scenario, il viaggiare alla luce dei fari in mezzo agli alberi provoca una sensazione unica e suggestiva. Al contrario se la luna illumina lo scenario con la sua romantica luce, sembra di viaggiare al polo ed il gioco dei chiaro-scuri tra le piante crea un paesaggio fiabesco e ci si aspetta momento per momento di veder spuntare un orso ritto sulle zampo posteriori.

- Stupendo, non lo sapevamo! O noi siamo poco attenti o non è sufficientemente reclamizzato - esclamò Luigi. - Verremo sicuramente molto volentieri, ma lei avvocato, ci mette in imbarazzo essere sempre vostri ospiti. Ci permetta di chiedere una prenotazione separata, non ti pare Mario?

- Certamente sì. Voi siete già in tanti e aggiungere altre cinque persone mi sembra eccessivo.

- Intanto quattro persone e mezzo e non cinque - disse sorridendo Salvatore - poi a me fa piacere veramente, altrimenti non ve l‟avrei proposto. Vado subito a telefonare perché non è facile trovare posti liberi, poi per sedici………..Ah sì, a proposito, basta con “avvocato, dottore, ingegnere”, non vi pare potrebbe essere l‟ora di darci del tu? Io sono Salvatore, Salvo per gli amici, mia moglie Emma, Rosario lo conoscete già e gli altri man mano quando ve ne capiterà l‟occasione.

- Mi pare un‟ottima idea, in montagna, sulla neve, si diventa tutti amici. Come sai, io sono Luigi, mia moglie si chiama Giulia, lei è Maria Luisa ed il marito Mario. Mi sento particolarmente euforico, penso e spero di trascorrere una splendida settimana assieme a tutti voi.

Mentre Salvo andava a telefonare, Luigi approfittò per chiamare il cameriere e farsi portare una bottiglia di Primitivo di Manduria, un gran vino da “fine pasto”, prodotto nella zona tra Taranto e Brindisi e con i suoi 14 gradi alcolici nulla ha da invidiare il più noto vino di Porto.

Salvo era tornato al tavolo confermando la prenotazione. Pur essendo tutto esaurito, era riuscito ad avere un tavolo per l‟indomani sera come desiderato. Giunse il cameriere con un vassoio sul quale era sistemato il portabottiglie con la bottiglia coricata a 45 gradi e con il tappo tolto per consentire l‟ossigenazione del vino. Pose i sei bicchieri ed iniziò a versare con circospezione il vino per non agitarlo e muoverne gli eventuali depositi che ci fossero stati.

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- Cosa hai ordinato di buono, mia cara? - Io, niente - rispose lei - ha pensato a tutto Luigi!

- Ci facciamo un goccetto per concludere la cena - interruppe Luigi - e spero vi piaccia. Secondo il mio gusto, trovo questo tipo di vino veramente una cosa eccezionale. Speriamo che anche questa bottiglia sia all‟altezza della sua fama.

Salvo prese la bottiglia per leggerne l‟etichetta e quando vide il nome del vino esclamò: - Capperi! Questo sì è una vera bontà! Noi in Sicilia, abbiamo qualcosa di simile nel “corvo di Salaparuta”, prodotto nella nostra provincia di Palermo. E‟ forse uno dei migliori vini italiani, uno o due gradi di meno del Manduria; viene vinificato mescolando tre uve pregiate: il nerello mascalese, il perricone e il nero d‟Avola ed ha una spiccata capacità d‟invecchiare.

Emma esclamò sentenziando: - Signore, siamo finite, adesso cominciano a parlare di vini e vedrete non la finiranno più. Noi intanto assaggiamo questo vino, sento il suo profumo sta già diffondendosi nell‟aria e se il sapore sarà simile alla fragranza emanata, bisognerà centellinarlo per gustarne l‟aroma.

- Luigi, ma anche Mario, devo dire la verità, non bevono molto vino, ma quello scelto e bevuto deve essere di qualità, altrimenti preferiscono bere acqua. Poco ma buono, insomma!

- Non preoccupatevi - concluse Mario - adesso con l‟argomento vino abbiamo finito, casomai riprenderemo il discorso in altra sede, in modo da non tediarvi e trattare ora un argomento di comune interesse.

Salvo prese la palla al balzo e disse: - Ieri ci avete detto di non essere mai venuti al mare, d‟estate, in Sicilia. Quest‟anno potrebbe essere la volta buona. Avreste noi come punto di riferimento per consigli su eventuali escursioni ed inoltre ci rivedremmo e potremmo passare qualche tempo assieme.

Maria Luisa continuò: - Sarebbe veramente bello, ho sentito tanto parlare delle bellezze della Sicilia, del clima, dei paesaggi, dei reperti archeologici e dei monumenti pertanto non vedo l‟ora di visitarla con Mario e gli amici.

- Non è perché è la mia terra natia - intervenne Emma - e potrei essere legata da affetti sentimentali, ma è veramente molto bella e con paesaggi vari dati dalla sua prevalenza montuosa e collinare, specialmente nella sua parte nord orientale mentre invece a sud-est si erge un vasto altopiano tabulare, le zone collinari del centro, con ampie vallate, creano un‟atmosfera da sogno. Infine ci sono tantissime isole minori da visitare con il battello come le Egadi, oppure Ustica, le Eolie e Pantelleria, prevalentemente vulcaniche. Per vedere tutto, ovviamente, non bastano un paio di settimane di vacanze, immaginatevi nemmeno io stessa, vastissime zone non le conosco ancora.

Luigi concluse: - Una volta di più ho avuto conferma della mia teoria, abbiamo tante cose belle da vedere nella nostra Italia, che non serve intraprendere viaggi intercontinentali per visitare paesi esotici. Non per niente i turisti vengono da tutto il mondo per visitarla e forse neanche sappiamo l‟immenso patrimonio da noi posseduto.

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Mario, guardando l‟orologio confermò essere l‟ora di andare a dormire, infatti Sergio, appoggiato alla spalla della mamma, era già da un bel pezzo addormentato. – Emma, Salvo, ci vediamo domani mattina alle otto per la colazione e poi ci avventuriamo sulle piste con mete differenti. Buona notte a tutti.

- Buona notte, saliremo anche noi, così sarà più facile essere svegli domani mattina presto. Grazie Luigi dell‟ottimo vino, anche se più di vino si dovrebbe parlare di nettare.

La sera del lunedì, stanchi dell‟impegnativa giornata di sci al

seguito di Rosario che aveva fatto far loro un sacco di piste e quelle più belle anche due volte, se non avessero prenotato la cena al rifugio, disdicendo quella all‟hotel, certamente sarebbero andati a letto presto per riposare le stanche membra, ma tutto ciò non fu possibile.

Dopo essersi cambiati indossando un abbigliamento sportivo, ma elegante, il gruppo si ritrovò al bar dell‟albergo. Quando tutti furono presenti, Salvo invitò tutti ad uscire per andare al luogo dell‟appuntamento con il gatto delle nevi.

Gli “studenti” precedevano, affiancavano e seguivano il gruppo degli “anziani” che con passo lesto si avviarono al piazzale della cabinovia. Giunti al punto di ritrovo, trovarono “il gatto” che li stava aspettando e pur essendo loro in 16, una volta saliti a bordo, partì immediatamente senza attendere di completare il numero di posti a sedere.

L‟ambiente aveva completamente cambiato aspetto rispetto al giorno, era completamente cambiato e ripulito, i tavoli erano predisposti con candide tovaglie ed erano apparecchiati con tripla posateria e bicchieri. Al centro della sala uno scoppiettante caminetto dava un senso di allegria e di calore emanando nell‟aria un buonissimo odore di resina di pino.

Ancora un paio di viaggi del gatto delle nevi e l‟ambiente sarebbe stato completo di commensali. In mezzo ai tavoli era sistemato un contenitore con il ghiaccio nel quale era immersa una bottiglia di Prosecco mentre alcune ciotole di olive verdi, di salatini e di involtini di pasta frolla contenenti i più svariati ripieni, erano disposte vicino al secchiello dello spumante. Sul tavolo riservato da Arcuri al margine della sala di fronte all‟ingresso, i secchielli erano tre.

Una persona, che dall‟aspetto doveva essere il titolare o il gestore, appena furono tutti seduti, si precipitò accanto all‟avvocato e con un perfetto e deferente inchino rivolto ai coniugi disse: - Quale onore, Don Salvatore, avervi ancora ospite in questo nostro modesto ristorante, spero rimarrà soddisfatto, ma per qualsiasi cosa mi ritenga a sua più completa disposizione. Servo vostro. Camerieri…….

Luigi e Mario si guardarono di sottecchi con un accenno di meraviglia dipinto in volto, mentre, per non far notare l‟espressione, presero una busta di grissini dall‟apposito contenitore. Tre camerieri si avvicinarono, presero in mano le bottiglie, ma solo uno l‟aprì discretamente, senza il botto, versando una piccola quantità nel bicchiere dell‟avvocato. Dopo averlo appena assaggiato e fatto un

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cenno d‟assenso con la testa, gli altri due camerieri aprirono a loro volta le bottiglie e cominciarono a versare.

Salvo prese nuovamente il flùte in mano e alzandolo leggermente, con un sorriso disse: - Alla nostra salute ed in particolare a quella dei nostri amici che ci hanno onorato con la loro presenza, qui questa sera, e con l‟augurio di poter passare un‟ottima settimana assieme in sincera e cordiale amicizia.

Mentre sorseggiavano il Prosecco e mangiavano gli stuzzichini, giunse il maitre di sala che si pose al centro del tavolo di fronte ai coniugi Arcuri: - Buona sera madame, buona sera don Salvatore, buona sera signori, questa sera potrei offrirvi……..

Solo d‟antipasti propose circa dieci varietà tra calde e fredde. I primi ed i secondi spaziavano in una varietà di prelibatezze da avere solo l‟imbarazzo della scelta su cosa scegliere, non potendo mangiare tutto quanto offerto. Le loro specialità erano tutti i tipi di selvaggina, i funghi porcini e i misti di bosco nonché la “polenta concia” dove la polenta serviva solo a tener amalgamata la quantità e la varietà dei formaggi contenuti in essa mentre, al calore, fondevano.

Fatte le ordinazioni, vennero serviti a ciascuno i vini abbinati alle pietanze scelte. Molti degli studenti, rifiutarono il vino per passare piuttosto a bibite analcoliche o all‟acqua minerale. Come da copione, ogni signora sedeva accanto al marito dell‟altra, intrecciando la conversazione in attesa di vedere servita la cena.

A Luigi fu abbinata Emma che si rivelò essere una buona commensale anche se, come d‟uso per gran parte delle donne del sud, teneva lo sguardo abbassato e la voce era flebile, tanto da essere un problema seguire il discorso nel brusio abbastanza forte della sala.

In un angolo, diametralmente opposto al loro tavolo, c‟era un giovane che intratteneva i commensali suonando, molto discretamente, una tastiera elettronica creando un sottofondo piacevole al conversare e al consumare le pietanze.

Il tempo passò gradevolmente tra una prelibatezza e l‟altra fino a giungere al dessert.

Esso fu un vero capolavoro di alta pasticceria. Su di un piatto piano, più grande dei normali, al centro troneggiava una crepe Susette flambé, circondata da tre bignè alla crema ricoperti con cioccolato fuso caldo e spruzzati di zucchero velo e tre piccole palline di gelato racchiuse in altrettante coppette di zucchero caramellato.

Era quasi mezzanotte quando decisero di scendere a valle per rientrare in albergo. L‟indomani sarebbero andati a sciare un po‟ più tardi, ma ne era valsa veramente la pena.

Il gruppo si alzò da tavola e si avviò verso l‟uscita. Come la sera precedente al bar, nessuno si avvicinò a Salvo per porgere il conto ed anzi il titolare si diresse verso la porta per aprirla ed inchinarsi nuovamente al passaggio dei signori Arcuri. Il gatto delle nevi era pronto ad aspettarli, con il motore acceso, per riportarli a valle. Solamente loro, anche se quattro persone attendevano

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pazientemente di scendere ed erano lì prima del gruppo. Avrebbero dovuto attendere che “il gatto” ritornasse a prenderli.

Grazie all‟affiatata compagnia, la settimana volò in un lampo e

venne il sabato mattina, giorno di fine vacanze e di rientro per le famiglie Barberini e Galeazzo. Non così invece per gli Arcuri e il loro seguito i quali si sarebbero fermati ancora una settimana.

Dopo colazione le tre famiglie si diressero verso la hall per i saluti e gli abbracci di rito. Questa volta però erano veramente sentiti, da tutti e sei.

I tre uomini si scambiarono il biglietto da visita ed Emma e Salvo si fecero promettere solennemente che l‟estate prossima gli amici sarebbero scesi in Sicilia.

- Voi dovete solamente prendere l‟aereo ed arrivare all‟aeroporto di Punta Raisi. Mi dite l‟ora dell‟arrivo e personalmente verrò a ricevervi per condurvi alla vostra sistemazione. Non dovete preoccuparvi di nulla, penso a tutto io, oramai conosco i vostri gusti e le vostre esigenze, mentre per voi sarebbe un problema e dovreste appoggiarvi a qualche agenzia di viaggio, la quale, non saprebbe nemmeno in che ambiente vi sistemerebbero.

Loro fanno tutto per corrispondenza e si fidano delle dichiarazioni degli albergatori, per me che sono del luogo, la cosa è più semplice decisamente. Qualche volta, per gli ospiti, la realtà è ben lontana da quanto visto su depliants e locandine varie.

- Grazie Salvo - disse Luigi - mentre Mario annuiva stringendo forte la mano dell‟amico, ho sempre saputo che il cuore e la generosità dei Siciliani sono proverbiali, ma mai avrei pensato a tanto. Capisco, con la tua posizione sociale e le probabili molteplici conoscenze, ti sarà più semplice che ad altra persona, comunque il disturbo sarà veramente notevole e pertanto ti ringraziamo di cuore. Penso di passare un periodo bellissimo e nell‟attesa ci documenteremo sulle bellezze dell‟isola in modo da arrivare almeno un poco preparati a gustare quanto avremo occasione di vedere.

- Non preoccuparti Luigi - intervenne Emma - nessun disturbo per Salvo, fa tutto telefonicamente, per lui basta mezza parola ed è tutto sistemato. In teoria potreste andare domani mattina a Palermo e, anche se noi siamo qui, trovereste tutto pronto e sistemato, figuriamoci per agosto, perché è ad agosto che avete detto di venire, vero?

- Sì! Altri periodi purtroppo non ci sono concessi con il lavoro di Luigi - interferì Giulia - ma anche per Mario la questione non cambia, anche lui chiude i cantieri di lavoro ad agosto quando i fornitori delle materie prime sono pure in ferie e non consegnano la merce. Poi parlano di ferie intelligenti e diluite!

Maria Luisa intervenne: - Peccato che il tempo passato piacevolmente passi così presto, ma ora, scusatemi, dobbiamo salire in camera per ultimare la preparazione dei bagagli. Si avvicinò ad Emma, l‟abbracciò, e quando si sciolsero entrambe avevano gli occhi lucidi ed un sorrisetto stentato sulle labbra.

- Su, su, bando alle tristezze - interruppe Salvo - non dobbiamo commuoverci, ma essere felici perché quest‟estate ci

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rivedremo. E‟ vero, ci sono ancora quasi sei mesi, ma allora staremo assieme un mese e non solamente una settimana. Buon viaggio amici, buon rientro e buon lavoro. Vedrete, l‟attesa delle ferie estive non sarà poi così lunga.

Nel frattempo alcuni degli studenti, Rosario compreso, si avvicinarono per salutare, anche a nome degli altri compagni impegnati altrove.

Saluti, incroci di mani che si stringevano, frasi più o meno di circostanza impegnarono per alcuni minuti il piccolo gruppo.

I nostri cinque amici entrarono nell‟ascensore in silenzio per salire al secondo piano. Ognuno aveva lo sguardo fisso ed assorto e pensava, in vario modo, a quanto era accaduto in così poco tempo. Luigi, il più diffidente e sospettoso di tutti, ripensava a certe situazioni, piccoli atteggiamenti, comportamento di terze persone estranee, frasi ed insinuazioni, vissuti nell‟arco di una settimana le quali conducevano alla stessa domanda: - Chi è veramente Salvo?

L‟ascensore si fermò al piano e tutti ebbero come un piccolo sussulto, che stessero pensando tutti la stessa cosa? Probabilmente nessuno avrebbe avuto l‟intenzione di sollevare l‟argomento per non sembrare sospettoso. Quando si pensa alla Sicilia ed ai Siciliani, per luogo comune, si pensa alla mafia e a “cosa nostra”, sicuramente sbagliando, perché la stragrande maggioranza delle persone è gente normale, anche se con una mentalità, delle usanze e tradizioni che differiscono dalla popolazione del nord.

Quando uscirono sul corridoio, si diressero alle rispettive camere silenziosamente dicendo solo: - Ci vediamo tra un‟oretta nella hall, pronti per partire. – Va bene, a tra poco.

Il viaggio di ritorno avvenne in modo tranquillo, il traffico era abbastanza scorrevole nel loro senso di marcia anche perché il grosso dei partenti avrebbero intrapreso il viaggio al pomeriggio per guadagnare mezza giornata. In direzione opposta, al contrario, il traffico era intenso.

Giunsero a Padova a metà pomeriggio e a piazza delle Erbe si fermarono un attimo per salutarsi in quanto in quel punto le strade prendevano direzioni opposte per giungere alle rispettive abitazioni.

- Grazie della bellissima settimana trascorsa assieme - disse Mario - la prossima volta verrete a casa nostra per vedere le diapositive scattate a Madonna di Campiglio. Nel frattempo saranno state sviluppate ed intelaiate. Speriamo siano riuscite bene, ma con quel tempo splendido che abbiamo avuto, devono essere riuscite per forza.

- Ciao Maria Luisa, ciao Mario, statemi bene, buon lavoro per lunedì. Sarà duro vestirci bene, con la giacca e la cravatta, piuttosto che con la tuta da sci, ma sarà solamente il primo impatto, poi tutto diventerà cosa normale. Per le nostre mogli sarà anche una giornatina di quelle mica male con tutti gli indumenti da lavare e riporre negli armadi per il prossimo anno.

Giulia intervenne nel discorso: - Meno male! Hai capito che il nostro lavoro di donne di casa è pure oneroso, anzi, domani dovrebbe essere domenica, giornata di riposo ed invece comincerò

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già fare delle lavatrici e mettere ad asciugare. Per noi donne le giornate festive spesso si rivelano giorni lavorativi.

Di rimando, senza perdere occasione, l‟amica incalzò: - Sì, hai proprio ragione perché, comunque bisogna rifare il letto, spolverare, far da mangiare, lavare i piatti e quant‟altro una casa richiede sia lunedì o domenica, sette giorni su sette.

- Ta. ta. taaaaaa…. - fece il verso Mario, - eccole le femministe che insorgono! Non andiamo avanti su questo argomento perché altrimenti rimaniamo qui in piazza per tre giorni a discutere e non avremmo, comunque, concluso nulla. Ciao ragazzi, buon rientro e ci sentiamo la settimana prossima.

Ognuno montò sulla propria autovettura e si allontanarono per raggiungere la propria abitazione.

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CAPITOLO 4

Il solito ritmo di vita era ricominciato, i giorni trascorsi in

allegria su, in montagna, erano ormai un bel ricordo e si andava offuscando. Solamente, ogni tanto, a Luigi venivano in mente i coniugi Arcuri con il loro seguito e si concedeva qualche minuto per pensare e fantasticare sull‟ambiente in cui loro vivevano in Sicilia. Lo studio legale era situato in via Principe di Villafranca, in una via centrale dove era possibile trovare numerosissimi altri studi. Probabilmente era una via relativamente vicina al Tribunale di Palermo e pertanto molto ambita dagli avvocati.

Controllando l‟indirizzo della loro abitazione, la stessa era sistemata alla periferia di Palermo, nella Conca d‟Oro, che si estende attorno alla città ed è digradante dolcemente verso il mare. Così almeno dicevano alcuni scritti d‟informazione turistica che Luigi aveva cominciato a comperare per prepararsi alla vacanza estiva.

Seduto alla sua scrivania aveva sottomano alcuni incartamenti da controllare quando, dopo aver bussato, entrò la sua segretaria Gioia.

- Mi scusi dottore, ieri sera ha telefonato il signor Aquilante chiedendo se ci fossero delle novità per lui. Non sapendo quale era stato il motivo della sua visita, prima delle sue vacanze invernali, ho riferito che l‟avrei informata e poi lo avrebbe chiamato lei. Inoltre ha lasciato, in quella settimana, un plico abbastanza grosso e io l‟ho inserito nel suo cassetto della posta in arrivo.

- Giusto, è vero! – esclamò Luigi – l‟avevo visto ma non ho avuto tempo ancora di esaminarlo, cosa vuole sono bilanci e documentazione varia e per interpretarli ci vorrà del tempo. Adesso è ora di dedicarsi a quel problema. Lo chiami lei, per favore, e gli dica che sono a buon punto e a giorni lo inviterò a passare da noi per prospettare una possibile soluzione. Dopo essersi fatta firmare alcune pratiche ed alcune deleghe bancarie, Gioia uscì dallo studio per rientrare nel suo ufficio.

Aperta la busta e riletti gli appunti fattisi durante la prima visita di Aquilante, cominciò a verificare quanto effettivamente, nell‟ultimo triennio, era costantemente in credito d‟imposta IVA, ma il risultato più preoccupante e più grave, era l‟essere in aumento esponenziale,

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cosa assolutamente improbabile ed impossibile. Si trattava di trovare un escamotage che potesse essere plausibile e potesse giustificare la situazione esistente.

La cosa era di difficile soluzione, ma fu proprio questo a pungolare l‟orgoglio professionale del dottor Barberini, riuscire dove, forse, altri non sarebbero riusciti. Gli si prospettava un periodo di intenso lavoro in quanto non poteva abbandonare tutto il resto per seguire solamente quel problema.

Voleva dire, contrariamente a quanto si pensa, pure lui, come si lamentavano le “donne di casa”, avrebbe dovuto lavorare la domenica sperando che Mario e Maria Luisa non li invitassero tanto presto per vedere le diapositive.

Alcuni giorni Luigi avrebbe voluto il tempo si fermasse, l‟orologio non scandisse più le ore con ritmo incessante, perché arrivava la sera e praticamente non aveva combinato niente di concreto, aveva solamente buttato giù delle bozze di progetti da rivedere, controllare e forse, alla fine, cestinare perché impossibili da realizzare.

Giulia si accorse di questo stress che stava opprimendo il marito e una sera, dopo cenato, cercò di giocherellare con lui sul divano in salotto, nella speranza di vedergli spuntare un sorriso sulle labbra.

Luigi si rilassò e stette al gioco della moglie, trovandone beneficio soprattutto mentale. Si misero a stuzzicarsi, farsi reciprocamente solletico, rincorrendosi per la casa nel tentativo di catturare il coniuge che stava scappando, sembravano dei bambini. La spensieratezza era tornata tra quelle mura, l‟allegria era di nuovo spuntata come nei primi tempi del matrimonio. Scappando di qua e di la, la corsa finì in camera da letto, la luce era spenta, inciamparono entrambi sul scendiletto ed aggrappandosi l‟un l‟altro caddero pesantemente sul lettone.

Forse Sergio avrebbe avuto un amichetto! Erano passati poco più di trenta giorni dal loro rientro, era un

giovedì di fine mese, quando Luigi sperò di aver risolto il difficile problema di Aquilante. Schiacciò l‟interfono per comunicare con Gioia, quando rispose gli disse: - Può chiamare Aquilante e fissare un appuntamento per lunedì mattina o pomeriggio come preferisce lui.

- Bene dottore, provvedo immediatamente. Stavo per chiamarla per avvisarla che sulla linea due c‟è l‟ingegner Galeazzo per lei.

- Grazie, la prendo subito. Pronto? Mario….qual buon vento, come stai, anzi come state?

- Bene, grazie, molto bene, anche se si stava meglio a Madonna di Campiglio, ma come già detto e ridetto le cose belle finiscono presto, sono quelle brutte a durare a lungo. Ma tra di noi parliamo sempre e solo di cose belle, venite domenica da noi? Ho sviluppato le diapositive, le ho selezionate e riordinate nei caricatori pronte per proiettarle.

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- Domenica saremo al primo di aprile! Penso proprio di sì, potremmo vederci, perché poi è presto Pasqua e ci saranno altri problemi, raduni con i parenti e tutto quello conseguente alle festività. Chiamo immediatamente Giulia perché telefoni a Maria Luisa e si mettano d‟accordo tra di loro sull‟orario e tutto il resto. Ehi, adesso mi viene in mente, non sarà mica uno scherzo, saremo al primo di aprile!

Scoppiarono in una risata: - Non ci avevo pensato al pesce d‟aprile, no stai tranquillo è tutto vero. Poi, figurati, è quasi un mese mezzo che non ci vediamo. Io sono stato oberato di lavoro e, non avendoti sentito, ho pensato che anche tu lo fossi stato.

- Eccome! Pensa, sono dovuto venire in ufficio due domeniche di seguito per risolvere un grosso problema di un cliente. Non mi dava pace e mi faceva star male anche di notte. Poverino, ho partecipato anch‟io ai suoi problemi! Spero però di aver raggiunto una soluzione possibile e abbastanza indolore.

- Ne sono convinto! Per queste cose tu sei un mago. Bene ti saluto, ti lascio al tuo lavoro e ci vediamo domenica pomeriggio. Salutami Giulia.

- Non mancherò ed altrettanto ti prego di salutare Maria Luisa e dare un bacino a Sergio. Ciao e grazie della telefonata e dell‟invito.

La settimana lavorativa si concluse e Luigi, avendo forse risolto il problema di Aquilante, era più sereno tanto da rientrare a casa relativamente presto.

Quando Giulia gli venne in contro lungo il corridoio, come sempre, Luigi l‟abbracciò le diede un bacio e le propose di vestirsi ed uscire per andare a cena fuori.

- Come mai sei rientrato così presto? Era tempo che non avevo questo regalo di vederti il tardo pomeriggio e poi a cena fuori cosa è successo? Cosa festeggiamo?

- Mi sono tolto, almeno spero, un grosso dilemma con un cliente; penso di aver risolto i suoi problemi. E‟ stato impegnativo, ti ricordi che due domeniche sono dovuto andare a lavorare e forse quelle, nel silenzio dell‟ufficio chiuso, mi hanno aiutato a ragionare senza essere interrotto continuamente. Voglio festeggiare, anche per scaramanzia, l‟esito positivo dell‟operazione.

- Ma bene! Auguri! Esco volentieri. Da quando siamo ritornati dalla montagna non passiamo una serata completa insieme. Dove mi porti?

- Pensavo a due ristoranti, completamente diversi l‟uno dall‟altro, non li conosco, non ci siamo mai stati, ma ho inteso parlar bene da alcuni miei clienti. Uno è il “Cubita”, è un po‟ fuori, in Riva dei Ponti Romani e la loro specialità sono appunto i cibi cubani. L‟altro, più vicino, in via Milano e si chiama “Ristorante Antico Brolo” e la loro specialità è di proporre ogni giorno delle novità dell‟arte culinaria, con cibi sfiziosi e ricercati sia per gli ingredienti, sia per l‟esecuzione e la presentazione. Cosa scegli?

- Quale impegno mi dai, è difficile. Sarei curiosa di provare la cucina cubana, ma anche una cena ricercata mi attira. Dei buoni

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antipasti caldi, primi piatti a sorpresa ….mmmm, mi viene l‟acquolina in bocca.

- Per quanto riguarda la cucina cubana, di cui mi sembra non abbiamo mai sentito parlare, ho chiesto informazioni ad un mio cliente il quale mi aveva accennato di esserci stato. Di base hanno la carne suina preparata in tutte le forme e in tutti i modi, il pesce e in particolare i crostacei. La loro cucina principalmente deriva da quella creola ed africana, come il “congri” che viene preparato con fagioli neri e riso insaporiti con moltissime spezie e accompagnato dai “viandas”, sorta di tuberi cotti ed aromatizzati. Poi usano frutta esotica come le banane, la papaya e mille altri. Da bere offrono “succo di canna” e “succo di melassa” oltre, ovviamente a birra, rhum e caffè che sono le bevande più diffuse a Cuba.

- Da quanto propostomi , quello da cui sarei più attratta, sarebbero i crostacei, però per il resto ho delle riserve. Potremmo andarci un‟altra volta, magari con i nostri amici, per fare una cosa nuova ed improvvisata. Se lasci scegliere me, per questa sera, andrei sul sicuro: andiamo all‟Antico Brolo!

- Bene, approvato! Per dire il vero anch‟io desideravo provare delle novità restando però nella cucina tradizionale. Dai cubani andremo, se ne avranno voglia, con Maria Luisa e Mario. A proposito, hai parlato con l‟amica per domenica? Intanto vado a telefonare per prenotare un tavolo.

- Sì, andremo da loro verso le 15.30/16.00, quando Sergio si sarà svegliato dal pisolo pomeridiano. Vado a vestirmi e a truccarmi un po‟. Quando usciamo?

- Io penso un po‟ prima delle otto, già il ristorante è relativamente vicino e in circa 20 minuti a piedi dovremmo esserci, senza dover spostare la macchina.

Arrivarono in via Milano e scorsero l‟insegna del ristorante. Entrarono prima in una veranda, molto ben riscaldata, dove erano sistemati una decina di tavoli. Solamente un paio erano occupati, ma sugli altri c‟era il cartellino della prenotazione. Una gentilissima persona, probabilmente il proprietario, si avvicinò chiedendo: - Buona sera signori, avete prenotato?

- Sì certamente – rispose Luigi – siamo Barberini ed abbiamo prenotato per due.

- Ma certamente, accomodatevi prego, vi ho preparato un tavolo all‟interno, in un angolo, dove starete tranquilli. E‟ veramente un piacere per me averlo per la prima volta nel mio ristorante, dottore.

- Grazie mille – incalzò Luigi prendendo sottobraccio Giulia ed entrando nella prima delle sale interne – ma da come si è espresso sembrerebbe quasi mi conoscesse. Come mai.

Erano giunti al tavolo e mentre il proprietario scostava la seggiola per far sedere Luisa, rivolto a Luigi intervenne: - Lei non si ricorderà di me, ma un paio d‟anni addietro ho avuto bisogno di una sua consulenza per un problema fiscale, egregio dottor Barberini.

- Effettivamente no – si giustificò Luigi – la fisionomia non mi è nuova, ma, al momento, mi sfugge l‟occasione del nostro incontro. Con tanti problemi e tante persone incontrate, non sempre ricordo

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tutto. Lei invece, ne vede tante più di me, ma riesce a memorizzare le loro sembianze. Complimenti!

- Signori vi auguro una buona serata. Vi mando subito il capo cameriere per le ordinazioni ed il sommelier per i vini. Buon appetito e spero di rivedervi al più presto.

Passarono una serata piacevole e, bisogna dire il vero, il

ristorante era all‟altezza della fama goduta in città anche per l‟arredamento e l‟ambientazione. Furono felici di non aver ordinato anticipatamente tutte le portate! A prima vista, il primo piattino con l‟antipasto fece rimanere un po‟ delusi Giulia e Luigi, infatti, per quanto ben disposto ed ornato con ciuffetti di prezzemolo, alcune foglie di rucola e fili di carote, al centro del piatto c‟era una “formina” somigliante a un creme-caramel. Una volta in più fu dimostrato che le apparenze possono ingannare, si trattava invece di un delziosissimo suofflé di formaggio Montasio accompagnato da una salsina leggermente piccante. Una delizia! A questo primo piattino d‟antipasto ne seguirono altri due, variamente e squisitamente assortiti e decorati. Poi venne servito un tris di primi piatti, con degli accostamenti di sapori tali da lasciare favorevolmente impressionati Giulia e Luigi. Il tutto venne accompagnato da un gradevolissimo e ben fresco “Prosecco di Valdobbiadene”. Il secondo consisteva in un filetto di manzo al pepe verde circondato da numerosi piccoli contorni, dalle spinaci al burro e patatine al forno, a funghi porcini e frittatina al tartufo, accompagnato da un Refosco dal peduncolo rosso del Collio Goriziano. L‟abbinamento era perfetto!

La cena fu così completa, deliziosa ed abbondante, dal far desistere Giulia a farsi portare il carrello dei dolci. Per una golosona come lei, il rinunciare al dolce voleva dire essere veramente sazia.

Prima di rientrare a casa sostarono ancora un‟oretta ad un vicino piano bar. Luigi sapeva che avrebbe fatto felice la moglie concludendo la serata facendo alcuni balli, calmi e tranquilli, con musiche degli anni ‟50 e ‟60. Piano bar, per modo di dire, infatti il pianista aveva una di quelle tastiere elettroniche e, pur essendo da solo, sembrava ci fosse un complessino di almeno tre o quattro persone a suonare.

Arrivò anche la domenica pomeriggio e si recarono, come

d‟accordo, a casa Galeazzo. Mario aveva già preparato tutto per effettuare la proiezione delle diapositive. Vide i due caricatori inseriti nei due proiettori abbinati per effettuare le dissolvenze incrociate ed altri due da inserire successivamente. Lo schermo era già posizionato vicino alla parete.

- Ma che bravo, tutto già pronto, - disse Giulia – sono veramente curiosa di visionarle, in quella zona ci sono degli sfondi con i monti innevati che sono una meraviglia…..poi ci siamo noi….. A questa battuta, scoppiarono a ridere.

- E‟ tutto pronto non perché abbia fretta, ma perché per tirare fuori tutto l‟armamentario, fare i collegamenti elettrici, provare se i meccanismi automatici per la dissolvenza funzionino, porta via parecchi tempo e non era il caso di farlo con voi presenti.

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- Hai fatto bene, intervenne Luigi, anche perché sono molto curioso e, se fosse possibile, mi piacerebbe vederle subito.

- Certo! Accomodatevi, cominciamo immediatamente. Ah sì! Beviamo qualcosa subito o dopo la proiezione? Dura circa 40 minuti.

- Dopo, dopo, per quello che ci riguarda, abbiamo da poco preso l‟ultimo caffè che ci concediamo nella giornata per non avere difficoltà ad addormentarci stasera.

Presero posto comodamente sulle poltrone o sul divano, anche Sergio andò in braccio della “zia” Giulia perché ci teneva in modo particolare rivedersi vestito da sciatore.

La proiezione iniziò con la diapositiva che portava il titolo: “Settimana bianca a Madonna di Campiglio – 14 – 21 febbraio”. Sul nastro dove erano incisi gli impulsi per il cambio automatico delle diapositive con tempi di visione più o meno lunghi a seconda dell‟interesse dell‟immagine, c‟era incisa pure una musica d‟accompagnamento veramente deliziosa ed appropriata.

Proiettata la centoquarantesima diapositiva essa recava la scritta: “FINE e alla prossima volta”. Gli amici applaudirono esclamando: - Bellissime, sei veramente bravo nell‟inquadrare l‟essenziale, poi la qualità dell‟immagine, la luce, i colori, tutto splendido. Sarà bravo il fotografo, è vero, ma hai anche una macchina buonissima!

Luigi intervenne: - Scusa Mario, sarebbe troppo difficoltoso farmi rivedere le foto di gruppo del giorno dove eravamo noi soli uomini in quell‟escursione fino a Folgarida, non ci sono tante, solamente una decina, puoi farlo?

- Si! Certo, magari tolgo l‟automatismo e le faccio avanzare manualmente, non ci sarà nemmeno la musica. Per te va bene lo stesso?

- Nessun problema, vorrei rivedere, magari un po‟ più a lungo, alcune inquadrature. Ho notato alcune cose, ma nella velocità della sequenza programmata, non sono riuscito a metterle bene a fuoco.

- Mentre preparo i proiettori, Maria Luisa ti prego, fai gli onori di casa, offri qualche cosa ai nostri amici.

- Grazie, mi è venuta un po‟ di sete, disse Giulia, una bibita fresca la gradirei volentieri, magari anche solo acqua minerale.

- Vado a prendere aranciata, Coca Cola, pompelmo, dimmi tu. Voi uomini prendete una bella birra fresca?

- Questa si è una bella idea, confermò Mario. Siamo ancora lontani dalla cena, possiamo bere una birra e lasciare passare il tempo necessario per non mescolarla con il vino.

- Berrò volentieri una birra. Ma da come ti sei espresso, avete organizzato anche la cena.

- Per voi è più facile rimanere, non avete “ancora” bambini piccoli da portare a nanna. Anzi, se vi va, dopo cena, messo a letto Sergio potremmo fare una bella partita di carte. Scala quaranta o Machiavelli o quello che preferite.

- Quell‟ancora suona molto da rimprovero, anche se messo lì velatamente in mezzo al discorso - confermò Giulia -. Comunque mai lasciare limiti alla Provvidenza.

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Nessuno ci fece caso a quell‟esclamazione, ma Luigi si voltò verso la moglie con aria interrogativa, ella lo vide e abbassò gli occhi come per guardare Sergio che le stava in braccio, ma con un sorrisetto appena appena accennato. Quando se ne fossero andati e fossero rimasti soli avrebbe chiesto spiegazioni su quella frase.

- Ecco Luigi, tutto pronto, quando vuoi possiamo partire con le immagini. Se hai piacere che mi soffermi su qualcuna in particolare non hai altro che chiedermelo.

La luce venne di nuovo spenta e partì la prima immagine. Si vedeva Salvo, Luigi e Rosario con altri tre degli allievi dell‟avvocato alla partenza di una seggiovia. La seconda raffigurava gli stessi personaggi in altre posizioni con alle spalle una pista di sci. Nella seguente erano seduti al tavolo esterno di un rifugio mentre prendevano delle bevande calde. L‟ultima raffigurava il gruppo mentre era fermo per la pausa pranzo, all‟interno di una bella baita, in alto, probabilmente a Marileva. In quest‟ultima, fatta con l‟autoscatto c‟era pure Mario. I tre amici, seduti su di una panca, si erano tolti la giacca della tuta perché all‟interno faceva veramente caldo, mentre i loro quattro accompagnatori, pur essendosi tolti i berretti ed i guanti avevano tenuto addosso le giacche. Rosario, da buon “maestro” aveva una tuta e poteva essere plausibile, ma gli altri no. Qualche cosa aveva colpito l‟attenzione di Luigi, ma non riusciva a vederne il nesso, a parte il non essersi tolta la giacca.

- Mario, ti prego, anche se le immagini non saranno tanto nitide, avendo i tuoi proiettori lo zoom, potresti avvicinare l‟immagine in modo da portare in primo piano un personaggio?

- Volentieri, ma cosa cerchi? - Non lo so neanch‟io, però c‟è sicuramente qualche cosa la

quale non mi pare del tutto normale. Essa mi disturba la vista e non riesco ad individuarla. Proviamo come t‟ho detto, ti prego.

La figura di Salvo apparve in primo piano e, benché meno chiara, sembrava normale. Poi apparve Rosario, poi Luigi ed infine uno degli studenti. La sequenza venne ripetuta su tutte e quattro le foto compresa l‟ultima dove c‟era pure Mario.

- Ho trovato! - gridò Luigi - fammi rivedere solo l‟ultima dove siamo noi tre senza giacca e gli altri vestiti. Sì! Ecco cos‟è che non va! Sarà magari una mia fisima, ma osserva anche tu. Noi tre siamo “normali” mentre gli altri quattro, che non si sono spogliati, hanno un rigonfiamento sotto la spalla sinistra. Cosa dici sia Mario, dimmelo, dimmelo se hai il mio stesso sospetto.

- Per dire la verità sembrerebbe il rigonfiamento causato dal portare sotto l‟ascella una pistola. Ma perché dovrebbero essere armati? Saranno forse delle guardie del corpo? Ma allora chi è Salvo? Non fare venire anche a me brutti pensieri, sai che sono impressionabile.

- Non pensiamo subito male - placò la tensione Luigi -. Noi lo sappiamo essere avvocato, almeno così ce l‟ha detto lui, ma potrebbe essere, per quanto ne so, anche un deputato al Parlamento siciliano o al Governo nazionale addirittura e sai che loro hanno sempre la scorta. Potrebbe essere un Pubblico Ministero, il quale è pur sempre un avvocato, e che abbia fatto condannare dei

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personaggi scomodi che l‟abbiano minacciato e lui si difende. Potrebbe essere un avvocato di grido che abbia difeso male qualcuno e per un errore suo, l‟abbia fatto condannare. Non lo so, ma la mia prima impressione, anche su in montagna, mi dava qualche sospetto: marito e moglie con dieci “studenti”! Grazie di avermi accontentato con le foto, ora permettimi di aiutarti a smontare il tutto. Non pensiamoci più e finiamo in bellezza la giornata.

- Non sarà facile, oramai mi hai messo una pulce nell‟orecchio e, sapendo come sono fatto io, di tanto in tanto mi torneranno in mente le foto che mi hai fatto notare e ci fantasticherò sopra.

Si sedettero in salotto e si misero a sorseggiare le bibite, chiacchierarono, cenarono e finirono la serata con una bella ed impegnativa partita di bridge.

Anche Luigi, ogni tanto, ripensava alle immagini delle diapositive e la sua mente fantasticava in una miriade di ipotesi. Egli sempre tanto attento nel gioco del bridge, quella sera commise parecchi errori, delle dichiarazioni sbagliate fecero perdere alcune partite anche a Maria Luisa, la sua compagna di gioco. Si scusò adducendo la sua disattenzione allo stress accumulato sul lavoro durante le passate settimane. Ma ebbe paura di non essere creduto.

Erano ormai passate da una decina di minuti le 23, quando si accomiatarono dai coniugi Galeazzo per rientrare a casa loro. Augurarono una buona settimana agli amici ripromettendosi di sentirsi senz‟altro prima di Pasqua.

Usciti dal portone, si avviarono verso l‟automobile posteggiata poco distante e, strada facendo, Luigi chiese alla moglie: - Oggi pomeriggio, nel contesto di un discorso, parlando di bambini, tu hai detto: “mai lasciare limiti alla provvidenza”, cosa volevi dire, cosa intendevi con quelle parole?

- Mi sono accorta che sei un po‟ trasalito a quella frase, e volevo appunto vedere la tua reazione. Non ti ho detto ancora nulla, perché non ne ho la certezza, ma potrei essere in attesa di un bimbo. Ho l‟appuntamento per mercoledì con il ginecologo e a quel punto avremo la risposta definitiva.

- Ma è meraviglioso! Io desidererei veramente fosse vero e non solo un falso allarme. Ma pensa, un bambino, noi, una vera famiglia. Che bello! Sono tutto emozionato. Adesso l‟attesa sarà lunga ed i mesi non passeranno mai. Secondo te quando dovrebbe nascere se oggi siamo, ancora per poco, il primo di aprile?

- Se non sbaglio, ma il medico sarà di certo più preciso nell‟ipotizzare, dovrebbe nascere verso la fine di novembre. Avremo tempo di andare anche in villeggiatura in Sicilia il mese di agosto, magari con il pancione!

Si misero a ridere, mentre salivano in auto per far rientro a casa. A quel punto Luigi si accorse quanto era emozionato, fece difficoltà ad inserire le chiavi nell‟accensione situata sul piantone dello sterzo, infatti gli tremavano un poco le mani. Tirò un profondo sospiro per stabilizzarsi, poi l‟automobile partì lungo il viale.

Arrivò pure il lunedì mattina dove, verso le 11,00 sarebbe

venuto allo studio il signor Aquilante. Luigi tolse dalla cassaforte la

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pratica del probabile nuovo cliente per rileggere i punti essenziali della risoluzione ipotizzata e da illustrare al signor Fulvio.

Quando la segretaria annunciò il suo arrivo, Luigi stava leggendo on-line via internet le ultime notizie pubblicate sul “Sole 24 ore” riguardanti la sua professione.

Dopo i soliti convenevoli, i due si sedettero al tavolo delle riunioni, a lato della stanza, per essere più comodi con il tavolo libero da pratiche e incartamenti vari.

Luigi aprì il fascicolo di Aquilante ed incominciò: - La situazione è davvero ingarbugliata e presenta parecchi punti di difficile risoluzione. Io avrei trovato una soluzione, però sarebbe sul filo del rasoio quanto a credibilità, ma potrebbe essere abbastanza facilmente sostenibile, almeno a difesa del proprio operato.

- Dottore, lei mi tiene sulle spine - replicò il cliente - sono impaziente di sentire i risultati delle sue ricerche.

- Allora partiamo dall‟acquisto da parte sua della materia prima, sia essa seta, lana, cotone o materiali sintetici, la quale viene totalmente fatturata dai vari produttori e fornitori. Una volta creati i modelli e gli stampi nelle varie taglie essi vengono spediti, unitamente alle pezze di stoffe, alla ditta esecutrice materiale dei manufatti in Romania. Fino a qui tutto corretto?

- Sì! Perfetto. E poi? - A questo punto dobbiamo cercare di far “sparire” un po‟ di

merce. Innanzi tutto, data la scarsa professionalità della manodopera estera, circa il 10% del prodotto originale viene scartato come “parti inutilizzabili”, ma il grosso della perdita risulta nella seconda fase, quando i capi vengono rivisti e migliorati dalle sue dipendenti. Circa un 30% deve venir scartato perché non “rimediabile”. A questo punto la merce inutilizzata dovrebbe essere ceduta a delle società di recupero che dovrebbero riciclare il prodotto, magari, una volta lavorato, rivenduto in pezze, in tinta unita, di altro colore, come avviene in tutti i prodotti riconvertiti. Per cedere questa sua merce di scarto, dovrebbe fatturarla ed il ciclo sarebbe perfettamente chiuso. In realtà lei non scarta nulla, ma rivende questa parte come richiesto dai sui negozianti. L‟unica scappatoia da me ipotizzata, è che lei dichiari di non distruggere i capi confezionati, in quanto non vendibili al livello dei suoi clienti, essendo in gran parte boutiques, ma essendo certamente “portabili”, confeziona dei pacchi da inserire nei cassonetti della “Caritas” posizionati in vari punti della città, pensando così di fare della beneficenza. Così facendo un 10% che rimane in Romania, più un 30% in beneficenza da il risultato del 40% da lei ceduto in modo, diciamolo pure, irregolare.

La cosa è un po‟ tirata per i capelli, fiscalmente inaccettabile e non credibile, ma potrebbe cercare giustificazione nella soluzione morale e umana. Ad un controllo, che io reputo inevitabile, potrebbe costituire un‟attenuante e limitare al minimo il danno. Non sono riuscito a trovare altre soluzioni, se non quella di regolarizzare la sua posizione perdendo magari qualche cliente irremovibile. L‟unica cosa che potrebbe mantenere e sarebbe di difficile controllo, è il 10% di scarto nel paese estero. Se lei volesse, oltre alla consulenza, che io

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mi occupassi in seguito anche della pregressa situazione nel tentativo di sanarla come detto, potrei accettarla solamente se da domani in poi lei regolarizzasse fiscalmente il suo operato. Potrebbe essere una soluzione, infatti sarebbe dimostrabile con le date, di averla io ammonita sull‟irregolarità del suo precedente stato di cose, anche se giustificabile dal punto di vista umano. Per eliminare il 30% di inutilizzo, dovrebbe cambiare la ditta romena esecutrice, adducendo a motivo della sostituzione, appunto questo suo grado di imperfezione e sostituendola con altra. Penso non ci sia, per lei, difficoltà a trovare altra manodopera in loco. Veda lei, ci pensi pure quanto vuole e mi sappia dire le sue decisioni in merito. Immagino lei sia, ora, un po‟ frastornato, ma sappia che è meglio vendere qualche cosa in meno piuttosto di finire nelle grinfie di chi sappiamo noi. Potrebbe essere anche una cosa positiva il cercare di sviluppare nuovi mercati, magari con un campionario dedicato anche a negozi normali oltre che a boutiques.

Il signor Aquilante rimase immobile, assorto, si intuiva stesse ripetendo a se stesso quanto appena udito, quando con un filo di voce, immediatamente poi schiaritasi, affermò: - La situazione è proprio grave, ancor più di quanto immaginassi. Lei non mi da molte possibilità a soluzioni alternative. E‟ come nelle trattative commerciali o prendere o lasciare, ma anche prendendo c‟è sempre il pericolo di future sanzioni. Certo meno pesanti! Io sono fautore essere i proverbi la saggezza delle genti, infatti qui ci sta proprio bene quello che recita: “Bisogna scegliere il male minore”. Mi lasci pensare un paio di giorni, devo parlare anche con mia moglie. Le decisioni le prendiamo sempre assieme, anche se lei con la fabbrica non c‟entra niente, desidero avere il suo conforto.

- Mi sembra giusto, replicò Barberini, quando si ha una famiglia bisogna coinvolgerla in tutti i problemi, siano essi belli o brutti, la vita deve continuare in armonia ed essere sereni anche affrontando momenti difficili ed impensabili.

- Grazie dottore, anche di queste belle parole. Mercoledì o giovedì, al massimo, le darò una risposta ufficiale, ma penso lei possa attivarsi già da ora e prendere in mano la situazione. Io mi darò da fare per sostituire la ditta di confezioni romena, come stabilito.

Si alzarono dal tavolo e Luigi accompagnò Aquilante fuori dallo studio, fino alla porta d‟ingresso dove, con una stretta di mano, si salutarono con l‟impegno si sentirsi i prossimi giorni.

Rientrando nel suo ufficio, passò accanto alla segretaria dicendo: - Gioia, probabilmente avremo un nuovo cliente al 99%, il signor Aquilante. Cominci ad aprire una posizione nuova, venga nel mio studio così le passo i bilanci degli anni scorsi, oltre ai dati personali e quant‟altro in nostro possesso. Per le cose mancanti, man mano ci saranno necessarie c‟informeremo.

Il tempo passava inesorabile, le giornate si susseguirono, tra il

lavoro e casa, Aquilante aveva confermato la sua decisione di avvalersi dei servizi dello studio Barberini. Giulia aveva avuto, nel frattempo, conferma del suo stato di gravidanza e tutto stava

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andando nel migliore dei modi. Maria Luisa e Mario, avuta la notizia, erano esplosi in una gioia immensa sommergendoli di congratulazioni ed auguri. Pasqua era passata nel miglior modo possibile, tra visite ai genitori, parenti ed amici. Quando ci si incontrava a casa di qualcuno, si trovava sempre la tavola imbandita a festa e venivano offerte pietanze su pietanze come fossero tre mesi che nessuno avesse toccato cibo. Alla fine la bilancia dette il suo responso e costrinse Giulia e Luigi ad una dieta rigorosa per smaltire le calorie incamerate durante i giorni festivi.

Venerdì, 8 giugno, mentre Luigi era indaffarato ed immerso nel

suo lavoro, Gioia gli annunciò una telefonata dalla Sicilia di un certo avvocato Arcuri.

- Ah sì! L‟amico Salvatore, me lo passi signorina. Pronto, Salvo qual piacere sentirti, quali buone nuove?

- Ciao Luigi, poiché non ti sei fatto vivo tu, ho chiamato io. Avete deciso? Venite giù in Sicilia ad agosto? O sono quelle promesse fatte e poi vengono disattese, tanto il tempo passa e non ci si ricorda più.

- No, non è così, ma ti pare, solamente mancano ancora quasi due mesi e pensavamo con Mario di chiamarti verso fine mese. Poi ci sono novità, mia moglie, Giulia, aspetta un bambino e fare previsioni a lunga scadenza possono essere avventate. Per ora tutto procede molto bene, ma non volevamo impegnarci ed impegnarti nelle ricerche e nelle prenotazioni con tanto anticipo. Se poi qualche cosa fosse andata storta, avremmo fatto brutta figura e fatto perdere tempo a te.

- Non pensarlo neanche. Io mi sarei mosso pochi giorni prima del vostro arrivo, mi era più che sufficiente, ma dovrei sapere con buona approssimazione il giorno in cui sareste atterrati all‟aeroporto di Palermo, poi per l‟ora esatta sarebbe bastato avvisarmi il giorno prima. Piuttosto fai tante congratulazioni alla tua signora oltre a te, s‟intende, futuro padre felice. Com‟è il clima su da voi? Qui è già iniziata la stagione balneare, le giornate sono splendide e durante le ore centrali della giornata fa veramente caldo come fosse estate.

- Per dire il vero ne abbiamo già parlato con gli amici a Pasqua ed in linea di massima avremmo pensato di prendere l‟aereo, sabato 28 luglio e ripartire sabato 1 settembre. Sarebbero 5 settimane, un sogno! Come sempre però i sogni, forse, non sono realizzabili e dovremo ben studiare entrambi se ci fosse possibile assentarci tanto tempo dai rispettivi lavori. Che bello, per voi l‟estate è già arrivata, qui da noi invece, come temperatura non c‟è male, ma le giornate sono ancora un poco umide ed il cielo è coperto. La prossima settimana, ti prometto, ti sapremo dire le decisioni finali sulla nostra venuta a Palermo ed abbastanza approssimativamente i tempi d'arrivo e di soggiorno. Ti prego di salutare caramente Emma e dille che serbiamo un caro ricordo della settimana passata assieme.

- Aspetto una tua chiamata! Ci conto, guarda, anzi ci contiamo. Anch‟io chiudo lo studio in quel periodo, tanto i tribunali fanno le ferie e non ci sono processi importanti. Vedrete, passeremo un altro bel periodo di vacanze.

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Chiusa la comunicazione, Luigi rimase a riflettere sul colloquio avuto e si chiese come mai Salvatore avesse tutto questo desiderio di rivederci. Forse perché potrebbe non avere tanti amici; figli, per quanto ne sappiamo non dovrebbero esserci! Non ne avevano mai parlato. Forse sarà l‟innato senso di ospitalità dei Siciliani oppure il dover mantenere gli impegni proposti essendo uomo d‟onore! La differenza di carattere tra la gente veneta e quella siciliana era enorme, due mondi diametralmente opposti. Gli uni bonaccioni, gioviali, pronti agli scherzi ed abituati a divertirsi e far baldoria, gli altri più compiti, formali, quasi sempre seri in volto, morigerati. Chissà, forse gli eravamo simpatici proprio per questa diversità alla quale pure lui piacerebbe appartenere, ma né la società né il mondo in cui vive gli permettono di attuare e vivere.

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CAPITOLO 5 I due mesi passarono in un baleno. Come promesso avevano

avvisato i coniugi Arcuri della loro venuta, confermando le date prestabilite. Il preparativo dei bagagli occupò almeno due settimane e le due amiche spesso si consultarono telefonicamente per chiedere consigli su cosa portare. Non si poteva esagerare in quanto il peso concesso per le valigie in aereo era limitato. D‟altro canto non si sapeva a cosa si andava incontro e qualche vestito elegante bisognava pure portare ed i volumi aumentarono. Alla fine rinunciando a qualche vestito considerato superfluo, il peso e il numero delle valigie divenne ragionevole.

Erano le sette e trenta minuti del 28 luglio quando gli amici si ritrovarono all‟aeroporto di Venezia per espletare le operazioni d‟imbarco, dopo aver fatto una levataccia per partire da Padova ed arrivare in tempo. La partenza dell‟aereo era fissata per le nove e, un quarto d‟ora prima, salirono a bordo del velivolo accomodandosi ai posti loro assegnati. il tempo di percorrenza era di poco più di 2 ore compreso lo scalo a Roma e relativa sosta. Sergio era la prima volta che saliva su di un aeroplano e la meraviglia era dipinta sul suo volto, si guardava intorno con gli occhi attenti e vispi. Quando si avvicinò al finestrino e vide l‟ala sinistra con i relativi motori, chiamò la mamma dicendo: - Quando si parte? Voglio vedere il fumo che esce dal motore.

Ma no caro, i motori non fanno fumo. Quando tu, da terra, vedi l‟aereo alto in cielo lasciare delle scie bianche è solamente la condensa dell‟aria riscaldata.

Maria Luisa si accorse che la spiegazione poteva essere incomprensibile per un bambino piccolo, ma invece non c‟è niente da fare, oggi anche i bambini di quattro anni ne sanno una più del diavolo.

- Ho capito mamma, è come quando fischia la pentola atomica e manda fuori il fumo.

I quattro adulti si guardarono allibiti nel constatare il paragone fatto dal bambino. Non era proprio così ma la comparazione calzava benissimo. Sergio era incollato con il nasino premuto sul vetro nell‟attesa di vedere l‟accensione dei reattori.

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Il viaggio fu brevissimo, tra gli annunci del comandante ai passeggeri, le bibite offerte dalle hostess e la lettura dei quotidiani, si ritrovarono all‟aeroporto di Punta Raisi in un batter d‟occhio. Dopo l‟annuncio di allacciare le cinture di sicurezza, l‟atterraggio fu talmente morbido che non si accorsero nemmeno avesse già toccato terra, solamente l‟ultimo colpetto ai freni fece abbassare il velivolo un poco in avanti così capirono di essere arrivati.

Scesero dall‟aereo e si avviarono al punto dove avveniva la riconsegna dei bagagli. L‟attesa fu brevissima, tutto era perfettamente organizzato. Raccolte le valige si avviarono lentamente verso il cancello d‟uscita dove, ad attenderli c‟era Salvatore. Quando lo videro si avviarono sorridenti verso di lui mentre veniva loro incontro con le braccia tese ed allargate pronte per l‟abbraccio. Tre persone lo seguirono e si affiancarono al gruppo per prendere le valigie e le borse.

- Qual piacere avervi qui finalmente. Lasciate, i ragazzi si occuperanno del vostro bagaglio e lo sistemino nelle automobili che ci attendono. Come avete fatto il viaggio? Presumo bene in quanto il volo è giunto in perfetto orario. D‟altro canto in questa stagione non ci sono temporali e turbolenze, quindi il volo fila via liscio.

- Grazie Salvo - rispose Luigi - mentre l‟amico faceva il solito ed impeccabile baciamano alle due signore, vieni qui che ti abbraccio, sei stupendo come sempre. Non voglio nemmeno pensare al disturbo che ti abbiamo dato, a cominciare dall‟accoglienza fattaci.

- Sappi, caro Luigi, per noi l‟ospite è una persona sacra, o ci si comporta come si deve oppure non si fanno inviti. Mario, ti trovo bene, forse un po‟ stanco, ma vedrai, un mese al sole di Sicilia ti darà la carica per affrontare come un leone l‟autunno e l‟inverno. Il sole, l‟aria ed il mare di Sicilia sono medicine impagabili e vedrete, quando s‟impara ad apprezzare la mia terra, ci si innamora e si è costretti, di tanto in tanto, a ritornarci. Si può paragonare a quello, che per gli esploratori, è detto il “mal d‟Africa”.

Mario, nel salutare calorosamente l‟amico disse: - E‟ veramente bello sentire una persona innamorata della sua terra natale come sei tu, ma penso, sia una cosa innata nei Siciliani e nella gente del sud in genere.

S‟incamminarono verso l‟uscita. L‟aeroporto aveva un‟estensione considerevole e ci misero alcuni minuti ad arrivare al terminal dove c‟erano i posteggi, i bus e i taxi. Una grossa berlina nera, una Lancia Thema, si avvicinò e dopo aver accostato, l‟autista in divisa, scese per aprire le porte posteriori e far accomodare i passeggeri. Si trattava di una vettura modificata, dove c‟era il solito divano a tre posti con di fronte due poltroncine a 45 gradi che formavano come un salottino. Maria Luisa prese i braccio il bambino e tutti si accomodarono in quell‟ambiente confortevole e climatizzato.

Quando l‟auto si scostò dal marciapiede per avviarsi, l‟autista o Salvo non si sa, schiacciato qualche pulsante, fece uscire tra le due poltroncine un mobiletto in radica di noce contenente un piccolo, ma fornitissimo, bar.

- Posso offrirvi una bibita fresca? Oggi fa caldo e avrete sete probabilmente. Sergio, vuoi un‟aranciata o una Coca Cola? E voi

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una bibita, un birra o un bicchiere di spumante? Per arrivare a destinazione, ci vorrà circa un‟oretta, senza correre, e tra una chiacchiera e l‟altra, sorseggiamo qualche cosa.

Normalmente si sarebbe detto: - No grazie, abbiamo bevuto poco fa. In quell‟occasione e avendo di fronte quell‟eccezionale ospite, un rifiuto avrebbe potuto essere scambiato per un‟offesa, pertanto tutti bevvero qualcosa.

La vettura, lasciata lo zona aeroportuale, si avviò dapprima lungo una superstrada, poi svoltò a destra su di una strada costeggiante il mare in direzione di Palermo. Il paesaggio era bellissimo, un arenile punteggiato in qua e in la da splendide ville e piccoli hotels molto ben inseriti nell‟ambiente. Queste costruzioni erano intercalate da piccoli spazi con serie di ombrelloni, capanni e sdraio. Erano probabilmente dei piccoli stabilimenti balneari ad uso esclusivo degli abitanti di quel pezzo di costa.

La vettura svoltò ancora una volta allontanandosi dalla costa e dirigendosi verso un‟ampia zona collinare a semicerchio, molto ampia e soleggiata.

- Dove ci troviamo Salvo, verso dove ci dirigiamo? - domandò Luigi -. Abbiamo lasciato il mare e ci stiamo addentrando all‟interno, verso le colline.

- Vedete da qui comincia la “Conca d‟Oro”, considerata una perla ed essendo ben irrigata, è rigogliosa di culture di agrumi e di ortaggi. I migliori agrumi di Sicilia escono da questa zona ed è considerata una zona altamente pregiata, come indica lo stesso toponimo. Questa “conca” attornia la città di Palermo come una corona ed ha quattro colli importanti che pomposamente vengono chiamati monti, ma hanno un‟altitudine dai 560 metri del monte Gallo ai 1.000 metri del monte Cuccio. Noi abitiamo a mezza costa del Monte Pellegrino a circa 300 metri sul livello del mare. La zona è soleggiatissima, ma nello stesso tempo una brezza costante, proveniente dal mare, le fa avere un clima delizioso.

- E‟ veramente una zona incantevole - proferirono all‟unisono Giulia e Maria Luisa -, guardate gli aranceti come sono belli rigogliosi, guarda lì, sul pendio, i filari delle viti, hanno già l‟uva matura e siamo appena a fine Luglio. Che terra fertile! Essa rende rigogliose tutte le culture.

L‟automonile proseguì il suo cammino ancor più lentamente per dare modo agli ospiti di osservare bene i particolari della zona.

Rallentò ancora ed imboccò una strada sulla destra dove campeggiava un grande cartellone con su scritto: “Qui inizia la tenuta Arcuri”. A destra e a sinistra si estendevano filari e filari di alberi di arance, limoni, mandarini e pompelmi, curatissimi e in mezzo alle piante si intravedevano i contadini mentre le curavano e mantenevano il terreno sgombro da erbacce. Dopo alcune centinaia di metri di questo spettacolo, la strada cominciò a salire con dei leggeri e dolci tornanti, mentre gli agrumeti avevano lasciato il posto alle vigne con grossi grappoli turgidi. Altri contadini si aggiravano tra i filari e sembrava avessero iniziato la vendemmia.

Luigi esclamò: - Salvo, ma hai una tenuta enorme! A proposito, dove ci stai portando? Non era meglio che andassimo

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prima all‟albergo a scaricare i bagagli prima di visitare la proprietà? Sono pieno di domande, come mai un avvocato ha anche questa passione?

- No! Non è una passione venuta “all‟avvocato” - rispose Salvatore - questa era ed è la tenuta della mia famiglia. Mio nonno aveva cominciato con un piccolo podere preso a mezzadria che, dopo anni, rilevò e ne divenne proprietario. Pian piano la proprietà si allargò passando, alla sua morte, a mio padre il quale la sviluppò considerevolmente fino ad avere gli attuali 400 ettari. Il papà non volle che suoi figli vivessero esclusivamente con i proventi della terra perché, alle volte sono cospicui, mentre molte altre volte sono grami, vuoi per la siccità, voi per le tempeste che rovinano il raccolto. Io sono diventato avvocato, mio fratello è un ingegnere elettronico e lavora a Milano, mentre mia sorella è docente di storia dell‟arte all‟università di Catania.

Dopo aver fatto ancora una decina di tornanti, l‟auto arrivò davanti ad un cancello chiuso. All‟interno, a lato, da una piccola costruzione in muratura, uscì un guardiano e, vista l‟automobile, azionò il meccanismo d‟apertura. Era in divisa ed armato, doveva essere una guardia giurata di qualche istituto di sorveglianza.

Dopo entrati, il cancello venne nuovamente chiuso e la guardia rientrò nell‟edificio. Proseguirono ancora per alcune centinaia di metri lungo viali contornati da splendide aiuole fiorite sistemate attorno ad imponenti alberi d‟alto fusto e curate da almeno sette od otto giardinieri chini su di esse. Quando arrivarono ad un pianoro sul quale era eretta un‟enorme villa costruita in uno stile tra il moresco ed il mediterraneo. Al centro si ergeva una grande fontana zampillante con dei bellissimi giochi d‟acqua in una vasca di almeno quindici metri di diametro.

- Ecco questa è casa mia - intervenne Salvo -. Spero non vi offenderete se Emma ed io vi ospiteremo nell‟ala ovest, quella dedicata alla foresteria. Perché andare in albergo quando qui c‟è tanto spazio? Avrete, ognuno di voi, il vostro appartamento per la notte. Per la prima colazione, il pranzo e la cena, se lo vorrete, ci troveremo nella sala da pranzo centrale, altrimenti ognuno è libero di muoversi come crede e mantenere le sue abitudini quotidiane. Vi ho fatto preparare due autovetture da usare se vorrete fare delle escursioni. Tengo a precisare, a noi farà piacere se sarete totalmente nostri ospiti, ma la vostra libertà di movimento e d‟azione è imprescindibile. Se avete dei programmi di escursione, visite a monumenti, luoghi d‟arte, rovine romane, greche e moresche, ecc. voi m‟informate ed io provvederò a farvi avere il materiale e le eventuali guide per le visite.

Mario si guardò in giro ammirato da tanta grandiosità: - Non finisci mai di stupirmi, sia per quello che vedo che per la tua generosità ed ospitalità. Penso di parlare anche a nome degli altri nel ringraziati, anzi nel ringraziarvi, per tutto quello che state facendo. Ci sentiamo onorati dalle attenzioni, ma anche imbarazzati da questa grandiosità cui non siamo abituati.

Scesero dall‟automobile e Salvo fece strada verso l‟ingresso della villa. Luigi e Mario si attardarono presso il bagagliaio della

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vettura per prendere le valige, quando l‟autista li informò che il bagaglio era già sistemato nei rispettivi appartamenti. I due amici, increduli, accelerarono il passo per raggiungere gli altri.

Si aprì il portone della villa ed Emma, sorridente, accolse gli ospiti abbracciando le due amiche ed ossequiando i due amici.

- Prego entrate, sarete stanchi del viaggio, beviamo una bella spremuta d‟arancia fresca e poi vi faccio accompagnare ai vostri alloggi. Vorrete certamente rinfrescarvi prima del pranzo. Se avete piacere, sul retro, abbiamo la piscina, così potreste fare una nuotatina ristoratrice.

L‟atrio della villa era enorme fatto a semicerchio. Due monumentali scalinate salivano al piano superiore. Alle pareti affreschi allegorici simboleggianti la vita agreste, mentre quattro colonne di marmo sostenevano il soffitto centrale fatto a cupola e decorato come un firmamento di stelle e di costellazioni.

Si diressero a destra entrando in una sala soggiorno dove erano sistemati quattro salotti completi di diverse dimensioni, da quello a sei posti fino al più grande che era formato da tre divani e una decina di poltrone. Si accomodarono in uno di medie dimensioni, mentre stava entrando una persona di mezza età vestita di nero, molto compunta, seguito da una cameriera, giovane e carina, mentre reggeva un vassoio con sette bicchieri ed una grossa caraffa con l‟aranciata. Era ghiacciatissima, infatti, all‟esterno, era tutta opaca e gocciolante. Doveva essere il maggiordomo con una cameriera.

- Signora posso far servire la bibita? - disse con voce compassata e professionale il maggiordomo -.

- Ma certamente - confermò Emma - serva pure e, a proposito, dopo esserci dissetati, la prego Guglielmo, accompagni i signori ai loro alloggi.

- Sarà mia premura, madame, e lor signori possono disporre di me per qualsiasi necessità, a qualsiasi ora, sono a loro completa disposizione.

Dopo una ventina di minuti di conversazione, tutti si alzarono mentre Emma suonava il campanello per chiamare Guglielmo.

Il maggiordomo accompagnò gli ospiti ai loro alloggi per poi allontanarsi con un inchino informandoli: - Il pranzo sarà servito alle 13, nella sala grande. Potrete suonare e sarete accompagnati.

Luigi e Giulia aprirono la porta dell‟alloggio entrando in un soggiorno nel quale era sistemato un salotto in broccato con un tavolinetto di marmo rosa, mentre a lato c‟era un tavolo in mogano con quattro seggiole. Di fronte si apriva la porta della stanza da letto, arredata in stile antico, il cui letto aveva un baldacchino con le tende a velo tutt‟attorno. Meravigliosi tappeti creavano un contrasto cromatico ed infondevano un calore confortevole all‟ambiente. Al di là della stanza si aprivano le doppie porte che permettevano di uscire sull‟ampio terrazzo corredato di due poltrone sdraio. Giulia aprì l‟uscio era ai piedi del letto e dopo aver sbirciato dentro emanò un gridolino contenuto di meraviglia.

- Luigi vieni a vedere, questo non è un bagno, è un ambiente degno di una regina.

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Entrarono entrambi guardandosi attorno. In un angolo era posizionata la vasca con l‟idromassaggio di dimensioni tali da poter comodamente stare in due senza toccarsi. Tutti i sanitari erano di gran pregio con la rubinetteria dorata. Le piastrelle alle pareti erano deliziosamente decorate e a firma “Valentino” e così pure i pavimenti, su di una serpentina termica, erano sistemati due set di asciugamani, mentre sull‟attaccapanni a stelo c‟erano due accappatoi con cappuccio, candidi. Le valige erano sistemate su di una panca lungo la parete.

Giulia si avvicinò ad esse nell‟intento di cominciare a sistemare gli indumenti nell‟armadio, ma Luigi intervenne dicendo: - Non mi pare il caso di aprirle adesso, manca poco alle 13 e dovremmo prepararci per il pranzo.

- E‟ appunto quello che volevo fare, prendere fuori qualche cosa di pulito da sostituire agli indumenti del viaggio essendo essi un po‟ sgualciti.

Mentre la moglie apriva la valigia in cui sapeva aver riposto le camicie pulite, lui uscì sul terrazzo per ammirare il paesaggio. Dopo aver spaziato l‟orizzonte abbassò lo sguardo e vide la preannunciata piscina. Era enorme, almeno 25 metri, a forma di pera e tutto intorno erano sistemati dei lettini alternati ad ombrelloni e tavolinetti. La profondità doveva essere variabile, più bassa nella parte stretta e più alta al termine della parte larga, essendo in quel punto sistemati due trampolini, da uno e da tre metri. Chiamò la moglie e gliela fece ammirare.

Cambiati gli abiti, uscirono per bussare alla porta dei Galeazzo essendo arrivata l‟ora di andare a pranzo. Maria Luisa e Mario con Sergio in braccio, uscirono dalla stanza e tutti si guardarono negli occhi interrogandosi sulle impressioni avute. – Avete visto che roba? Noi abbiamo un vero appartamento con due stanze, il soggiorno ed il bagno oltre il balcone s‟intende. L‟arredamento è favoloso, tutto di gran pregio!

- Sì, è veramente una cosa grande, noi abbiamo una stanza sola, essendo in due, voi, avendo il bimbo, avete una stanza in più. Hai visto dal terrazzo la piscina?

- No, non siamo usciti, è bella? - Non vi dico niente, non vi descrivo quanto abbiamo visto,

voglio lasciarvi la sorpresa e la gioia di scoprirlo da soli. Adesso scendiamo alla ricerca della sala da pranzo, speriamo di trovarla senza dover suonare al maggiordomo ed arrivare in orario.

Giunti all‟ingresso si guardarono intorno cercando di indovinare quale delle tante porte poteva essere quella giusta. Sopraggiunse una cameriera pregandoli di seguirla. Entrarono in una sala da pranzo mentre Mario, da buon ingegnere, calcolò avesse non meno di 60 metri quadri con al centro un tavolo che avrebbe potuto far accomodare almeno 24 persone. Le pareti avevano una ricchezza di stucchi dorati, di quadri e di arazzi da sembrare essere nella sala di un castello. La tavola era parzialmente imbandita da un solo lato con 7 coperti. Una serie di bicchieri di cristallo facevano da corona a piatti di porcellana decorata e posateria d‟argento. Al centro un grosso vaso contenente due dozzine di rose rosse.

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Stavano in silenzio ammirando la bellezza dell‟ambiente, quando entrarono i coniugi Arcuri. – Oh cari amici, prego accomodatevi, scusate se siamo noi un poco in ritardo, ma ho avuto una telefonata importante protrattasi più del previsto e non potevo interrompere.

Si erano appena seduti a tavola, quando si aprì una porta non notata prima perché mimetizzata in mezzo agli stucchi. Entrò il maggiordomo seguito da due camerieri e due cameriere che si affrettarono ad accostarsi ai commensali versando l‟aperitivo, alcolico o analcolico, come desiderato, mentre un cameriere stappava alcune bottiglie di vino.

Il pranzo proseguì con un rituale da non invidiare il ristorante di un grand‟Hotel fino a finire con il caffè ed il digestivo. Il servizio fu impeccabile seguito e controllato dal maggiordomo, il quale con brevi cenni impartiva le disposizioni di rito.

Quando le due coppie padovane si accomiatarono dai padroni di casa, si soffermarono per decidere e stabilire che era piacevole essere ospiti in casa Arcuri, ma non sarebbe stato possibile proseguire con quel ritmo pranzo e cena per un mese. Decisero di comune accordo, a parte le escursioni nei numerosi luoghi da visitare, avrebbero fatto vita da “spiaggia” mangiando, a pranzo, un panino, un toast od una pizza e tanta frutta. Non era loro intenzione ritornare a casa con dieci chili in più.

I giorni passarono felici e spensierati tra lunghe permanenze sulla sabbia dorata ed immersioni in acque limpide e fresche e visite alla città di Palermo con le guide predisposte da Salvo. Esse furono di estrema importanza ed istruttive.

Pur essendo un insediamento antichissimo, scarsissimi sono i resti dell‟urbanistica antica, in quanto su di esse si innestò la vita medioevale e moderna della città. In base ad avanzi delle mura e a fonti soprattutto arabe fu ricostruita l‟estensione. La città punico-romana era divisa in due nuclei, quella antica e quella nuova verso il mare. Una cosa di particolare interesse, fatta notare dalla guida agli amici, fu la testimonianza lasciata dai Normanni i quali utilizzarono largamente le forme tradizionali musulmane esemplate sul tipo della sala a cupola con ambienti laterali. Ciò fece tornare loro in mente l‟ingresso della villa Arcuri e gli spazi a lato. Probabilmente era protetta dalle belle arti e forse era magari un monumento nazionale? Questo stile era impresso, in particolare, nei motivi decorativi della Cappella Palatina del Palazzo Reale di re Ruggero II°, considerato l‟esempio più cospicuo e interessante di architettura arabo-normanna di Palermo.

Particolare attenzione fu fatta notare agli ospiti relativamente alla chiesa detta del Vespero, eretta nel 1178, nella quale appunto iniziò la storica rivolta per poi continuare nella visita di quel grandioso complesso architettonico della cattedrale del 1185.

Se avessero visitato da soli la città, probabilmente, tante sfumature sarebbero passate oltre senza essere notate, quali lo stile gotico-catalano con influssi rinascimentali di parecchi palazzi cittadini come descritti, con dovizia di particolari, dalle guide in modo tale da assumere, agli occhi dei visitatori, sembianze affascinanti.

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La storia della Sicilia in generale fu segnata e incisa profondamente a cominciare dal periodo Greco a quello Romano, dal Bizantino all‟Arabo, dalla riconquista normanna agli Svevi, dagli Angioini agli Aragonesi fino a giungere all‟unione allo Stato Italiano. Una storia millenaria ha scavato solchi profondi e influito notevolmente sul modo di vivere e pensare del popolo Siciliano.

Il periodo di vacanze passò in modo piacevole, tra escursioni e visite in modo da accrescere il bagaglio culturale degli ospiti padovani, periodi di relax balneare e di aggregazione con i coniugi Arcuri rivelatisi degli ospiti meravigliosi, pieni di premure ed attenzioni, simbolo di quella definibile, senza ombra di dubbio, un‟ospitalità perfetta.

L‟entrare ed uscire dalla villa, anche se costantemente controllati dalle guardie al cancello, non furono un problema. Salvo durante il giorno si assentava per seguire, probabilmente, la sua professione d‟avvocato e la sera era sempre presente per intrattenere gli amici. Estendendo gli inviti ad un sacco di personalità locali, dal sindaco all‟arcivescovo, medici, colleghi avvocati e chissà quanti altri personaggi in vista, onde rendere i festeggiamenti per gli ospiti provenienti dal nord molto importanti, aveva organizzato alcune serate folcloristiche con gruppi di ballerini vestiti nei variopinti ed antichi costumi, una serata dedicata al caratteristico teatrino delle marionette, i famosi pupi. I burattini fecero impazzire dalla gioia il piccolo Sergio, una serata dedicata ai giochi pirotecnici, in cui i Siciliani sono maestri e tante altre cose.

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CAPITOLO 6

A metà del loro soggiorno, in un fine settimana, Salvo organizzò un‟escursione alle isole a bordo di un grosso aliscafo da crociera riservato solo alle tre famiglie e ad alcuni dei “praticanti” dello studio. Partirono il mercoledì sera con il proposito di visitare, entro la domenica sera le isole Eolie, le Egadi, Ustica e Pantelleria. Dopo aver cenato a bordo andarono a dormire nelle rispettive cabine in modo che il mattino presto del giovedì, dopo una notte di navigazione, si svegliarono nel porto di Lipari, sull‟omonima isola dell‟arcipelago delle Eòlie.

Un‟esperienza unica! Quattro giorni e mezzo di crociera da sogno su di un mare che si sperava restasse calmissimo e di un azzurro intenso segnato solamente dalle scie bianche lasciate dall‟aliscafo lanciato a gran velocità per ridurre i tempi di percorrenza aumentando la presenza a terra per visitare le Isole.

Fatta una lauta colazione, decisero di scendere sull‟isola per visitare la cittadina ed i dintorni.

Tutto l‟arcipelago è formato dalla parte emersa di edifici vulcanici cenozoici. Il clima, prettamente mediterraneo è caratterizzato da inverni miti ed estati molto calde. La scarsità d‟acqua contribuisce alla scarsa vegetazione arborea che si limita a pochi olivi, castagni, carrubi, mandorli, fichi e salici che necessitano per la loro sopravvivenza di poca irrigazione.

Il paesaggio brullo e vulcanico dà una sensazione di asperità e di durezza tanto da trasmettersi nel temperamento della popolazione che vi abita

La cittadina, turisticamente può esser apprezzata, ma in sé non ha nulla di particolare. Le case bianche tutte uguali rispecchiano il livello medio-basso di redditività della sua popolazione dedita principalmente a scarsa agricoltura, la pesca e la lavorazione della pomice. L‟isola, avendo poco più di 35 Km quadrati, con pochissime strade praticabili, la si può visitare in mezza giornata.

Salvo aveva procurato una guida per illustrare quel poco che c‟era da vedere. Comunque, interessante fu la descrizione di piazza Monfalcone dove è stata scavata una necropoli con rito misto (a

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inumazione e a incinerazione). Anche nel Castello furono trovati resti di villaggi risalenti all‟antica Età del Bronzo. Sull‟acropoli si individuano avanzi di fortificazioni dell‟età greca ed ellenica-romana.

Dopo aver pranzato in una caratteristica trattoria, gestita da pescatori locali, ed aver assaporato delle prelibatezze ittiche le quali, certamente, non si sarebbero potute gustare in raffinati ristoranti, sia per la loro freschezza, sia per il modo genuino e non sofisticato di preparazione e presentazione, per intenderci solo “arrosto” e niente “fumo”, risalirono a bordo dell‟aliscafo. Ogni qualvolta lo rivedevano sembrava più grande e lussuoso, anche a confronto delle povere barche dei pescatori ormeggiate accanto. Per il piccolo Sergio era quasi un gioco, infatti a metà passerella faceva il saluto militare come aveva visto fare tante volte nei films di guerra quando i marinai e gli ufficiali presentavano il saluto alla bandiera.

L‟orologio segnava le quindici e trenta minuti quando si accomodarono su delle poltrone a sdraio all‟ombra di un grande telo parasole a poppa dell‟imbarcazione. Dopo un quarto d‟ora circa, si udì il rombo sommesso dei motori mentre venivano avviati, ciò significava che si sarebbe lasciata l‟isola per la nuova destinazione.

Questa volta l‟aliscafo filò via liscio a velocità decisamente più moderata in modo da permetter loro di ammirare, dal mare, a distanza ravvicinata, le altre isole dell‟arcipelago. Incrociarono Panarea che fu costeggiata sul lato nord in modo che, con l‟aiuto di potenti binocoli, riuscirono a vedere, verso nord-est, Stromboli nella sua maestosa possenza. Salvo si scusò di non riuscire a visitare anche quell‟isola, ma era troppo fuori rotta ed avrebbe fatto perdere troppo tempo per raggiungerla. Le isole minori sono talmente tante ed in così poco tempo era impensabile visitarle tutte. Proseguendo, incrociarono Salina, Filicudi ed infine, più distante, la piccolissima Isola di Alicudi . Vista dal mare con i suoi 675 metri d‟altezza a forma di cono, dava la netta sensazione della cima di un vulcano emerso.

La direzione era quella per raggiungere Ustica. Luigi fece notare agli amici: - Guardate c‟è il mare tutt‟intorno a noi, non si vede nemmeno con il binocolo alcun segno di terraferma, l‟acqua circonda l‟imbarcazione in tutti i 360 gradi.

Questo particolare, fatto notare, mise un po‟ a disagio Giulia e Maria Luisa e così si espressero: - La nave è grande, ma nell‟immensità che ci circonda è un granellino, per fortuna il mare è calmo e tutto sembra più tranquillo.

Intervenne Emma affermando: - Non abbiate alcun timore, è rarissimo in questa stagione il mare sia mosso e comunque l‟aliscafo, per la sua particolare struttura, è l‟ultimo tipo di imbarcazione a non poter navigare. Ho chiesto al comandante, il quale mi ha detto che arriveremo a destinazione in tarda serata. Beviamo qualche cosa per ingannare il tempo.

Emma fece cenno al cameriere, il quale evidentemente istruito in precedenza, entrò nel salone e dopo una decina di minuti uscì con un carrello sul quale erano posizionati dei piatti contenenti stuzzichini di ogni genere, sia caldi che freddi, a base di pesce o di verdure. I secchielli con il ghiaccio contenevano le bibite alcoliche sia quelle analcoliche, per accompagnare quanto contenuto nei piatti di portata.

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Mario, visto il ben di Dio, esclamò: - Ma Emma vuoi farci scoppiare, vuoi farci ritornare a Padova con dieci chili in più?

- Non c‟è pericolo, intervenne Salvo, per quanto vi siete mossi e vi muoverete ancora, brucerete le calorie in eccesso senza accorgervi. Poi, cosa volete, in ferie non si tira la cinghia, la dieta la si comincerà quando riprenderemo a lavorare.

- Buona scusa - sbottarono all‟unisono i coniugi Barberini e Galeazzo - ma d‟altro canto come si possono rifiutare le prelibatezze caratteristiche che ci fai assaggiare? Sembra impossibile, ma in questa terra di Sicilia, quanto si mangia dà la sensazione di essere appena colto o pescato. Luigi incalzò: - Alcune sere fa abbiamo mangiato quello stupendo pollo allo spiedo, in fondo si trattava di un semplice pollo, ma vuoi mettere la carne soda e ben attaccata all‟osso che esso aveva, non certo come i nostri polli di batteria i quali si possono mangiare anche con il coltello e la forchetta, tanto l‟osso si sfila, pulito pulito. dalla carne. Il vostro era sicuramente un pollo ruspante, vagante tutto il giorno per l‟aia a scegliere lui cosa mangiare, e non venir rimpinzato di mangime industriale chiuso in un‟angusta gabbia.

- Hai ragione - concluse Salvo - qui da noi le tradizioni gastronomiche sono ancora genuine, gli animali vengono allevati come ai tempi dei nostri avi e la frutta, le verdure, gli ortaggi, eccetera vengono coltivati con concimi naturali e senza tanti additivi chimici per far migliorare e salvaguardare la produzione. Ho paura, però, anche qui le cose stiano cambiando. I grossi produttori d‟agrumi hanno adottato il sistema della cultura intensiva, selezionata, protetta e quant‟altro le moderne tecnologie hanno inventato, aumentando la quantità, ma certamente a discapito della qualità. Se Madre Natura ha creato le arance, i mandarini, i limoni ed i pompelmi come sono, non si può pensare di creare artificialmente arance senza semi, incrociare i mandarini con le arance, inventare i pompelmi rosa e tante altre diavolerie moderne. Tanto vale, e sarebbe più comodo, prendere una pastiglietta creata in laboratorio per non perdere tempo a sbucciare e pulire la frutta.

Tutti rimasero, per alcuni istanti, muti e meditabondi a queste parole, finché Mario esclamò: - Quanta amarezza e tristezza nelle tue parole, ma è la verità sacrosanta, la moderna tecnologia ci sta lentamente portando a disaffezionarci alla Natura per lottare contro il tempo che è sempre più tiranno. Si corre, ci si affanna, si guarda costantemente l‟orologio cercando di recuperare tempo prezioso. Ma prezioso per chi, per cosa, per accorciarci la vita la quale corre via veloce senza rendercene conto in cerca di una meta che forse mai si raggiungerà. Ora basta! Lasciamo questi discorsi, altrimenti diveniamo tristi e ci roviniamo questa meravigliosa crociera. Sentite piuttosto il profumo intenso della salsedine e dello iodio, inspiriamo con forza questo toccasana, purifichiamo i polmoni dallo smog immagazzinato che ci assilla e distrugge. Questa sì è vita! E noi non finiremo mai di ringraziare i nostri ospiti per tutto quello che fanno per noi, ma soprattutto ringraziare il Signore il quale ci ha fatto conoscere dei veri amici sinceri quali sono Emma e Salvo.

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Un attimo di silenzio calò a queste affermazioni, mentre Emma, alzandosi dalla poltrona per avviarsi all‟interno del panfilo per dare disposizioni per la cena, suggerì: - Mario, lascia stare i Santi, hanno cose ben più importanti a cui pensare. La nostra è una bella amicizia nata così, quasi per caso, sulle nevi di Madonna di Campiglio. Permesso vado un momento di là, ma voi prendete qualcosa di fresco da bere per dissipare tutti questi discorsi filosofici e tornare in allegria come sempre. Ustica è ormai a poche ore di navigazione, vedrete quanto è bella!

Il sole stava calando all‟orizzonte facendo cambiare il colore al mare, che divenne di un rosso fuoco intenso, tant‟è che Sergio, nella sua immensa innocenza disse: - Mamma guarda, il mare brucia!

Le luci a bordo si accesero, mentre la navigazione continuava e un maestoso silenzio circondava e avvolgeva i naviganti, rotto appena dal rumore, peraltro ovattato, dei motori non essendo essi spinti al massimo della potenza. Nell‟interno del salone, deliziosamente climatizzato, venne servita una delicata cena, molto leggera, con un brodo di pesce squisito seguito da una sogliola alla mugnaia e della fresca insalatina di stagione e per finire delle favolose crepes suzette cosparse di grand Marnier fiammeggiante ed un gelato per il bambino.

Avendo iniziato la cena un po‟ più tardi del normale, erano già quasi le ventitre, quando udirono il rumore dei motori passare al minimo ed alzato lo sguardo sbirciando dagli oblò, videro che stavano entrando nel porto di Ustica.

Mentre i marinai effettuavano le manovre d‟attracco, il gruppo salì sul ponte superiore per ammirare il paesaggio notturno della cittadina. Le luci stradali illuminavano il porto e le vie d‟accesso ad esso, le finestre delle case erano come tanti occhi di gatto nella notte, mandavano un alone di chiaro in modo da rendere suggestiva e quasi irreale la visione di quella piccola baia.

Data l‟ora, si ripromisero di scendere a terra il mattino dopo, appena fatta colazione. Saluti, abbracci, baci e strette di mano conclusero la giornata e tutti si ritirarono nelle loro cabine.

Giulia e Luigi, chiusa la porta, si attardarono ancora un po‟ per ammirare nuovamente l‟alloggio. Sì, perché più che di cabina si poteva parlare di alloggio. La stanza era corredata da un letto matrimoniale di dimensioni normali con un armadio a due ante, c‟era pure un mini salottino, l‟angolo TV con il frigo bar ed il bagno. La cabina non aveva il solito oblò, ma una porta che dava su di un piccolo e stretto terrazzino panoramico, aperto sul mare. Giulia si rivolse a Luigi: - Non oso pensare cosa possa costare, al giorno, il noleggio di questa imbarcazione. Secondo te, quanti metri potrebbe avere?

- Lo chiederemo domani a Mario. Con il suo l‟occhio più esercitato sulle misure saprà darci la dimensione giusta, ma non penso di sbagliare di molto se dico dovrebbe avere almeno trenta metri di lunghezza e sei o sette di larghezza. Pensa, solo noi abbiamo potuto contare almeno sei persone d‟equipaggio: il comandante, il timoniere, due marinai sul ponte e due camerieri. Pensa al personale nascosto nel locale macchine, cuochi, inservienti

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per il riassetto delle cabine e la pulizia della nave. E‟ una vera nave da crociera riservata a noi sei e ai tre “studenti praticanti”. Certamente ci saranno più persone d‟equipaggio di quanti sono i passeggeri.

Dopo una bella doccia si coricarono ed il sonno li prese quasi subito, anche perché un leggero dondolio e lo sciabordio del mare conciliarono ed agevolarono il riposo.

Il mattino successivo, poco dopo le sette e mezzo, Giulia e Luigi

salirono sul ponte. Erano i primi, la nave era ancora avvolta dal silenzio e loro appoggiati al parapetto godevano della leggera brezza proveniente dal mare, ammirando nel contempo il profilo dell‟isola. Anche questa, come le precedenti, è un‟isola vulcanica, montuosa, specialmente nel suo settore centrale dove si erge il monte Guardia dei Turchi. Il nome del monte, essendo un toponimo, rispecchia la sua antica funzione di vedetta per dare l‟allarme su possibili invasioni, che in quell‟epoca erano parecchio frequenti. Le coste dell‟isola alte e scoscese, con piccolissime baie ed insenature dove c‟erano delle mini spiaggette, raggiungibili quasi esclusivamente dal mare. La cittadina è collocata sulla sponda orientale dell‟isola e la popolazione è dedita soprattutto alla pesca, all‟agricoltura, artigianato e turismo.

Giulia e Luigi furono raggiunti dagli amici e dai coniugi Arcuri i quali si rivolsero loro: - Che mattinieri! Avete dormito sul ponte? Su, forza, andiamo a fare colazione, io ho una fame da lupo. Sarà il non far niente, sarà l‟aria, sarà certamente la bella compagnia, ma a me ed a Emma, in questi due giorni è venuto un appetito da non credere. E voi come vi sentite?

Luigi intervenne: - Cosa volete, proprio ieri sera ne parlavamo io e Giulia, ci sembra tutto così irreale, una cosa molto più grande di noi, un mondo a noi sconosciuto non essendo il nostro. Voi ci coccolate, ci viziate, ci fate sentire come dei principi, come potremo mai ringraziarvi e ricambiare, almeno in minima parte, queste attenzioni.

- E‟ vero - affermò Mario - qui il tempo passa e non ci si accorge del suo trascorrere, anzi, passa talmente in fretta e piacevolmente che sembra di essere arrivati ieri e nel contempo sembra una vita che siamo in questi luoghi. Un misto tra realtà e fantasia, tra sogno e concretezza. Non voglio, ma credo di parlare anche a nome degli altri, non vogliamo nemmeno pensare di riprendere la normale vita di tutti i giorni a Padova! Non bastava tutto quanto ci avevi offerto, anche questa crociera, il prendere questo panfilo con i suoi costi spropositati, per farci visitare le isole minori penso sia la ciliegina sulla torta.

- Ma vi prego, cari amici, per noi è un piacere! Dovete pensare che da noi, vita di società si fa pochissima, solamente qualche volta durante l‟anno si partecipa a dei ricevimenti ufficiali e, per dire la verità, sono una noia mortale. Pensate a quelle due feste organizzate da Emma in vostro onore, tutti compunti, brevi saluti, sterili frasi di circostanza, ammiccamenti e forzati sorrisi. Quanto invidio i vostri pomeriggi festivi trascorsi in allegria con qualche

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coppia di amici. Qui da noi non esistono, viene considerata, dalla buona società dell‟isola, un‟usanza plebea ed allora rimaniamo in casa aspettando il passare delle ore, leggendo un libro, facendo una partita a carte ed è quasi una liberazione quando arriva l‟ora di andare a dormire. Inoltre per noi non c‟è stata e non c‟è, la gaia allegria di un bimbo scorrazzante per casa e renda viva l‟esistenza. Per noi questo mese sarà un meraviglioso ricordo di vitalità, di allegria e spensieratezza; che bello! E‟ voi che fate un regalo a noi! Voi ritornerete a quella da voi chiamata “la vita di tutti i giorni”, ma sarà almeno dinamismo, per noi ritornerà la noia e la solitudine, dorata fin che si vuole, ma solitudine rimane. Infine per noi è un piacere passare questi quattro giorni in mare con voi, cosa volete se la barca rimane in porto o navighi, a parte il carburante, il costo del mantenimento è uguale.

I coniugi Barberini e Galeazzo si scambiarono una breve occhiata nella quale era possibile riscontrare sorpresa e meraviglia! Un pensiero comune, probabilmente, attraversò le loro menti: - E‟ sua! Altro che noleggio! All‟anima dell‟avvocato!

- Andiamo a fare colazione, finché le brioches sono calde, disse Emma e poi scendiamo a terra. Vedrete quant‟è graziosa la cittadina di Ustica.

Dopo consumata la colazione, si avviarono verso la passerella che dalla nave conduceva al molo, dove un marinaio aiutò le signore a salire il gradino ed augurando a tutti una buona escursione dell‟isola. I sei amici, Sergio e due degli studenti, percorso il molo, si affacciarono alla piazzetta la quale cominciava a movimentarsi con andirivieni di massaie, bambini e qualche uomo. Si addentrarono nelle strette viuzze dove qua e là si aprivano delle belle botteghe artigiane che esponevano souvenirs di chiaro stampo marinaresco. Alcuni negozietti di frutta e verdura esponevano, su delle ceste lungo il muro delle case, i loro prodotti freschissimi, evidentemente appena raccolti.

In questo loro lento incedere da una bottega all‟altra, Luigi si accorse, e con discrezione lo fece notare a Mario, che un ragazzino precedeva di corsa il gruppo entrando brevemente nei negozi e nei portoni delle case. Man mano il gruppo avanzava, uomini e donne sulle soglie si inchinavano al passaggio di Salvo il quale faceva finta di niente e procedeva per la sua strada. Quando giunsero in un altro slargo, Salvo disse: - Cari amici, mi è venuta un‟idea, Ustica non è grande, ma è veramente delizioso fare il suo periplo, vedete, ci sono queste piccole vetturette elettriche. Esse fungono da taxi ed in paio d‟ore ci faranno visitare, in un sali scendi continuo, la costa partendo dal qui vicino Capo Falconara, poi alla Punta Gorgo Salato e via via fino a Capo San Paolo per poi rientrare in città.

- Deve essere bellissimo - esclamò Maria Luisa - cui fece seguito la conferma di Giulia, bello perché procederemo in silenzio con i motori elettrici per non rompere l‟incanto della natura.

Stavano per salire sulle tre vetture scoperte, quando un signore vestito di nero, affiancato da un graduato dei Vigili Urbani, uscito dal palazzetto del Comune, si avvicino all‟avv. Arcuri e con un deferente inchino disse: - Don Salvatore, baciamo le mani, servo Vostro sono.

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- Grazie Sindaco, rimanga comodo, sono con degli amici e siamo solamente in visita turistica; stiamo apprezzando la bellezza della sua isola.

- Troppo buono, vo‟ scienza, ritenetemi a Vostra disposizione e disponga di noi.

Salirono sulle vetture. Silenziosamente, si avviarono mentre il sindaco rimaneva chino in segno di saluto ed il graduato era sull‟attenti in un impeccabile saluto militare.

- Anche il sindaco ed il comandante dei vigili urbani di un‟isoletta lontana lo conoscevano e lo riverivano come e più di un‟autorità - pensò tra sé e sé Luigi -. Le conclusioni cui giunse di primo acchito se le tenne dentro cercando, nel contempo, di scacciarle .

Il giro cominciò in una stupenda sequenza di scorci panoramici mozzafiato e quando giunsero a Punta Gorgo Salato, Salvo mostrò ai suoi ospiti, al largo, un tratto di mare che invece di avere il solito colore blu scuro, presentava le caratteristiche di una estesa macchia verde prato. Quella macchia era la Secca Colombara, zona pescosissima, paradiso dei subacquei. Da soli o in gruppi organizzavano delle battute di pesca. Essendo talmente vasta la fauna ittica, la zona era meta pure di persone appassionate le quali organizzavano safari fotografici o era frequentata da studiosi per controllare il migrare delle specie, la loro riproduzione e le abitudini.

L‟escursione continuò serenamente con Mario, il fotografo per antonomasia della compagnia, il quale faceva scattare in continuazione la sua macchina.

Giunsero a Punta dell‟Arpa e Salvo fece cenno all‟autista della sua vetturetta di svoltare a destra e dirigersi verso una bassa costruzione a picco sul mare. Si trattava di una locanda con annesso ristorante ed aveva una terrazza prospiciente il mare e sembrava quasi si librasse su di esso.

Tra il lento incedere delle vetturette elettriche e le brevi soste per ammirare il panorama, era giunta così l‟ora di pranzo. Si diressero alla terrazza passando per l‟interno del ristorante dove, presumibilmente la padrona, accolse i visitatori con calore reverenziale.

- Ben venuto don Salvatore, benvenuti lor signori, prego accomodatevi. E‟ un onore ed un privilegio per me, don Salvatore, lei abbia scelto la mia modesta locanda. Se volete rinfrescarvi i bagni sono lì a sinistra, poi farò servire qualcosa di fresco per iniziare.

Tutti si avviarono verso i bagni. Al rientro, sotto la tettoia della terrazza, era stata imbandita una tavola sulla quale c‟erano due grosse caraffe gelate, una di spremuta d‟arancia ed una di limone. A fianco c‟erano due bottiglie, una di cognac francese e l‟altra gin originale inglese per accompagnare, chi lo desiderasse le due spremute. Faceva veramente tanto caldo, pertanto tutti gradirono le spremute senza l‟aggiunta d‟alcol. Si sedettero al tavolo sistemato proprio lungo il parapetto della terrazza in modo da permettere la visione completa del mare protetti dai raggi del sole da ampi ombrelloni.

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Il pranzo preparato dalla proprietaria della locanda era un qualche cosa di così sublime che, anche Salvo avvezzo alla buona cucina siciliana, apprezzò in modo particolare e facendo un cenno d‟assenso alla locandiera, le aveva fatto il più bel regalo possibile.

Ricordare il menù era quasi impossibile, essendoci tante piccole portate. Andavano dai totanini dorati, all‟astice, dalle ostriche ai granchi, dalle alici al pesce spada, il tutto innaffiato da generosi vini e contornato da verdure di tutti i tipi. Per finire, come bomba finale, furono serviti i cannoli siciliani, fatti al momento ed ancora tiepidi, accompagnati dal vin passito.

La conversazione, la compagnia, il lauto pasto avevano fatto trascorrere in modo piacevole oltre tre ore e nessuno provava il desiderio di alzarsi ed andarsene. Per fortuna erano al termine del periplo dell‟isola e mancava poco al rientro ad Ustica.

Le vetturette li portarono alla radice del molo in modo da far pochi passi per giungere all‟imbarcazione.

Questa volta Luigi pensò, ma non esternò né alla moglie né ai Galeazzo la sua meditazione: Né Salvo, né “gli studenti” avevano tirato fuori una lira! Né alla locanda né ai tre autisti delle vetturette! Mah!

Erano quasi le venti quando salirono a bordo. All‟unisono decisero di non cenare, ma di sdraiarsi sui lettini in coperta e bere solamente qualche cosa di fresco. Salvo consigliò un buon Prosecco, come quello bevuto a Madonna di Campiglio. Oltre a dissetare avrebbe agevolato anche la digestione.

Una dolce musichetta soffusa proveniva dagli altoparlanti di bordo, tra un sorso di Prosecco e il ricordare la splendida giornata appena conclusa, si giunse all‟ora in cui decisero di andare a dormire. Sergio era già da parecchio tempo addormentato in braccio della mamma.

Appena si ritirarono nelle loro cabine, si udirono gli ordini e i rumori caratteristici dati per togliere gli ormeggi e ricominciare la navigazione. Questa volta si sarebbe puntato a sud ovest in direzione della città di Trapani al cui largo, appunto, si trovavano le isole Egadi.

La notte passò tranquillamente e quando i coniugi Barberini si svegliarono si accorsero che forse, questa volta, erano gli ultimi anche se la nave si stava ancora muovendo. Infatti le voci degli amici provenivano ovattate dal ponte superiore. Quando salirono anche loro in coperta, salutarono i presenti e videro, verso prua, si stava avvicinando un porticciolo, probabilmente stavano entrando a Levanzo.

Salvo intervenne dicendo: - Andiamo a fare colazione, ci vorranno ancora una ventina di minuti perché la barca attracchi al molo nel punto designato. Poi scenderemo a terra per una breve visita al villaggio. Infatti non si può chiamare cittadina avendo essa meno di 200 abitanti, ma è molto importante turisticamente parlando. Non voglio anticiparvi nulla dovrà essere una sorpresa!

Tutti erano molto curiosi ed erano impazienti di scoprire il segreto tenuto in serbo da Salvatore.

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Alla fine del molo la classica piazzetta di tutti i posti di mare si apriva a semicerchio per ricevere gli ospiti provenienti dal mare. Case piccole, accostate l‟una all‟altra, poco movimento in un luogo già inondato di sole e di silenzio.

Tre piccole imbarcazioni aspettavano l‟arrivo dei turisti. Salvo venne ossequiato dai barcaioli, come sempre, con rispetto e segni di sottomissione.

- Prego amici, salite ed accomodatevi, ora questi tre barcaioli ci porteranno a visitare alcune delle tante grotte che aperte sul mare in questa zona, ma soprattutto ci soffermeremo alla grotta detta “dei Genovesi” sulle cui pareti potremo ammirare chiari segni rinvenuti a testimoniare due cicli: uno naturalistico, riferibile alla fine del Paleolitico superiore, con rappresentazioni grafiche di animali, e uno costituito da una serie di figure monocrome di stile schematico, attribuibili al Neolitico.

Le imbarcazioni si allontanarono dal porticciolo e molto lentamente, una dietro l‟altra costeggiando le alte pareti rocciose, questa volta calcaree e non vulcaniche. Attraversarono degli archi di roccia, come delle piccole gallerie sul mare, per giungere dapprima a delle grotte appena accennate, corredate da piccole spiaggette di pochi metri quadrati sulle quali si sarebbe potuto attraccare, per poi giungere a delle grotte più profonde dove non si intravedeva, per il buio, la parte terminale. Non essendo di particolare attrattiva turistica vennero sorpassate senza sostare o addentrarsi ad esplorarle.

Passato un enorme scoglio appoggiato alla parete rocciosa, come fosse stato lì posto dalla gigantesca mano di un Ciclope, intravidero una grotta molto ampia la cui volta era particolarmente alta e vi entrarono per esplorarla. Emma, rivolgendosi agli amici, parlò loro ad alta voce, per superare il rumore dei tre motori delle imbarcazioni: - Questa è forse la più grande grotta dell‟isola, ma non ha grosso interesse turistico anche se si pensa fosse stato rifugio di pirati e corsari vista la possibilità di entrare anche con navi di una certa dimensione. Sulla spiaggia, in fondo, furono rinvenuti parecchi utensili ed armi e fecero pensare ad un insediamento umano, magari temporaneo, dovuto al fatto di doversi riparare da fortunali e tempeste o per sfuggire ad inseguimenti navali nemiche.

Giunsero dopo un‟altra mezz‟ora di navigazione alla grotta dei Genovesi. Qui le tre imbarcazioni si fermarono all‟ingresso dove era stato eretto una specie piccolo attracco per poter sbarcare. Proseguendo a piedi poterono notare quanto accennato da Salvo e cioè le rappresentazioni di animali e delle figure schematiche. Certamente per gli studiosi doveva essere qualcosa di cui bearsi, ma per i comuni mortali doversi sforzare di interpretare quei segni che potevano avere delle sembianze note, era una cosa non proprio affascinante e lasciava il dubbio sulla loro importanza. Comunque la passeggiata sugli scogli lungo la costa interna alla grotta fu piacevole e l‟addentrarsi in essa dava una sensazione di mistero e di incertezza, tant‟è vero che il piccolo Sergio si strinse di più alla mamma probabilmente preso da un po‟ di senso di paura. Ad ogni passo la luce cambiava e così pure il colore della roccia e del mare.

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Esso diventava sempre più scuro. La grotta doveva essere profonda almeno duecento metri e la sensazione provata dai visitatori, giunti in fondo, dopo essersi voltati verso l‟ingresso, fu qualche cosa di indescrivibile. La volta dell‟ingresso era come una cornice e si poteva percepire chiaramente l‟affievolirsi della luce ed il suo graduale indebolimento, dal bianco abbacinante agli aloni interni dove l‟aria cambiava di colore in una sequenza tale da ricordava l‟arcobaleno.

Rimasero fermi una decina di minuti per poter ammirare ed immagazzinare nella memoria questa sensazione unica.

Percorso a ritroso il tragitto, chiacchierando, risalirono sulle piccole imbarcazioni per rientrare dove la nave di Salvo era ormeggiata. Fu veramente una piacevole gita ed una nuova esperienza. Con i coniugi Arcuri non ci si poteva certamente annoiare, tanto erano pieni di risorse e di voglia di far apprezzare e gustare la loro terra.

Vi fu un breve trasferimento, via mare, per giungere alla vicina isola di Favignana, la più grande delle Egadi, dove si ergeva l‟omonima cittadina sede dell‟unico Comune facente parte della provincia di Trapani. Breve visita a terra per scegliere qualche oggetto prodotto dall‟artigianato locale e dove Maria Luisa trovò e si innamorò di uno splendido scialle in cotone tutto lavorato ad uncinetto. Mario accondiscese volentieri a regalare a sua moglie il capo che tanto le stava a cuore. Il prezzo, ovviamente, era proporzionato alla ricchezza del ricamo e alle dimensioni dello scialle.

Rientrarono a bordo del panfilo dove, dopo essersi rinfrescati, si apprestarono a cenare sul ponte inferiore, all‟uscita del salone, accarezzati da una leggera brezza rinvigoratrice e grazie alla quale Maria Luisa poté sfoggiare il nuovo regalo. Nel prosieguo della cena e durante il tempo in cui bevvero il caffè ed il digestivo, accomodati in un salottino in vimini vicino al parapetto della nave, anche gli altri avrebbero avuto piacere di avere un qualche indumento da appoggiare sulle spalle per proteggersi dall‟arietta e dall‟umidità della sera, ma nessuno volle attuare la prima mossa per andare a prendere qualcosa, in quanto gli altri avrebbero preso al balzo l‟occasione per ritirarsi nelle rispettive cabine.

L‟occasione venne quando videro i marinai apprestarsi a togliere gli ormeggi per iniziare l‟attraversamento dell‟ultimo lungo tratto di mare del viaggio d‟andata. La navigazione li avrebbe portati all‟ultima meta da visitare; l‟isola di Pantelleria. Essa si trova a metà strada tra la costa siciliana, distante 100 chilometri, e l‟isola di Lampedusa.

Già in partenza era stato deciso di non arrivare a quest‟ultima isola, l‟estrema propaggine a sud dell‟Italia, in quanto sarebbero stati necessari altri due giorni e mezzo tra navigazione e visita.

La notte trascorse velocemente, anche se il viaggio fu caratterizzato da un più spiccato rollio dell‟imbarcazione, dovuto alle forti correnti marine che si sviluppano in quel tratto di mare. Al momento del risveglio non si era ancora giunti in vista dell'isola, ma

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probabilmente dopo colazione sarebbero arrivati al porto di Pantelleria.

Certamente fu la più bella meta tra quelle delle isole minori visitate, anche grazie alle sue caratteristiche ed alla sua storia, splendidamente illustrate dalla guida ingaggiata da Salvo.

La cittadina di Pantelleria, sede dell‟omonimo comune, si sviluppa sul versante nordoccidentale in un‟insenatura della sponda settentrionale e presenta uno stupendo colpo d‟occhio per chi proviene dal mare, tutta circondata da impervie pareti rocciose che le fanno da corona.

Quando attraccarono al molo, la guida era già lì ad attenderli e gli accolse con un caloroso saluto di benvenuto rivolto, principalmente, a Salvo ed Emma.

La visita all‟isola cominciò dal capoluogo, con le vie che partendo dal porto si aprivano a raggiera ed intercalate, a fine degli isolati, da lunghe strade ed essendo parallele al porto formavano altrettanti semicerchi.

La guida fece notare ai turisti le particolari caratteristiche degli edifici. Essi rispecchiavano gli stili lasciati dai numerosi popoli che avevano dominato l‟isola.

L‟isola fu colonizzata dapprima dai Fenici e dai Cartaginesi per passare poi ai Romani. Vi giunsero pure i Vandali, Bizantini e Saraceni per essere occupata poi da Ruggero II° di Sicilia il quale la cedette a Federico di Aragona. Passata poi a vari signorotti per brevi periodi fino al XVI secolo dove venne più volte saccheggiata dai Turchi e dai corsari. Su tutta l‟isola si possono ancora notare i resti delle fortificazioni del sistema difensivo italiano, erette nel 1935. Durante la seconda guerra mondiale, sia le difese come l‟isola stessa, furono sottoposte a violenti bombardamenti aeronavali da parte degli Alleati fino alla sua resa risalente all‟11 giugno 1943.

Usciti dall‟abitato a bordo di un pulmino, il gruppo si diresse verso zone pressoché disabitate, dove la guida incominciò ad illustrare le caratteristiche strutturali dell‟isola. Di natura vulcanica, principalmente basaltica, con coste alte e rocciose, ricorda l‟ultima eruzione avvenuta nel 1891. L‟attuale situazione postvulcanica, presenta svariate forme di manifestazioni, quali getti di vapore acqueo che qua e la si possono notare sulla superficie disarticolata del paesaggio circostante, emanazioni di vapore alla temperatura di circa 33°C invece, sono localizzate nelle numerose grotte formatesi tutt‟intorno.

Si poteva capire dal modo di esprimersi ed illustrare i fenomeni circostanti, quanto la guida cercasse di trasmettere l‟amore per la sua terra. Questo amore usciva dalla sua pelle come i getti di vapore che stava spiegando. Ma quando si soffermò, in modo particolare, a delucidare le esalazioni di anidride carbonica provenienti dal sottosuolo e soprattutto le sorgenti termali contenenti silice e carbonato sodico, si poté notare la sua tristezza ed insoddisfazione perché tanta ricchezza non fosse sfruttata a fini sanitari e di conseguenza turistici ed economici per l‟isola. La creazione di centri per le cure termali, porterebbero molta più ricchezza all‟isola piuttosto della breve visita turistica.

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Si sviluppò a questo punto una vivace ed interessantissima conversazione imperniata sui perché, imprenditori locali o provenienti dalla Sicilia o dal continente o infine le autorità civili reggenti il Comune, la Provincia o la Regione non fossero intervenute e non avessero visto la necessità o il desiderio di sviluppare questa immensa ricchezza naturale. Dopo le impressioni espresse dalla guida, ed i commenti un po‟ marginali di Luigi e Mario non conoscendo a fondo il problema, intervenne Salvo il quale drasticamente sentenziò: - Amici miei, voi non potete saperlo, ma la guida sì! Pertanto mi meraviglia questo suo atteggiamento un po‟ retorico, critico e disfattista. L‟isola non ha acqua potabile!

Gli oltre 7.500 abitanti dell‟isola che stabilmente risiedono ed ai quali dobbiamo aggiungere i turisti occasionali, quali siamo noi, devono dissetarsi, lavare, irrigare, cucinare e quant‟altro con l‟acqua quotidianamente portata con navi cisterna a riempire i serbatoi dell‟isola. Vi sembra possibile sviluppare il sistema alberghiero con le necessità idriche che esso comporta? Non ultima cosa da considerare è: l‟ospite soggiornante in un albergo magari a quattro stelle, con il caldo del luogo e la disidratazione provocata dalle cure termali, è sacrosanto possa desiderare di fare frequenti docce ristoratrici se non addirittura un tuffo in una comoda piscina.

E‟ facile criticare, ma bisogna sempre guardare a monte cosa c‟è ed essere obiettivi nei commenti e nei giudizi. Tanto per farvi capire l‟importanza dell‟acqua in quest‟isola, al primo casolare dove dovessimo fermarci per chiedere un bicchiere d‟acqua da bere, il contadino ben volentieri ci offrirebbe un litro di vino piuttosto di un bicchiere d‟acqua.

La visita all‟isola terminò con il rientro a Pantelleria, mentre la guida si allontanò in sordina e mestamente salutando, si ritirò. Dopo i rimproveri di Salvo, peraltro corretti e precisi, la poverina si sarà sentita piccola, piccola.

Risalirono a bordo dell‟imbarcazione ed Emma chiese: - Vi è piaciuta questa mini crociera? Vi siete divertiti? Penso senz‟altro avete avuto modo di scoprire nuove realtà alle quali non eravate abituati. Purtroppo le cose belle finiscono in fretta, ma per voi c‟è ancora un breve periodo di vacanza prima del rientro.

- Grazie è una parola troppo piccola ed insignificante per poter esprimere la nostra gioia e riconoscenza - disse Luigi - mentre Giulia, Maria Luisa e Mario annuivano commossi.

Uno spontaneo abbraccio unì i sei amici in una manifestazione di simpatia ed affetto. Il piccolo Sergio, seduto su di una poltroncina, guardava un po‟ sorpreso questa scena di cui non capiva il significato.

- Su ragazzi - esclamò Salvo - beviamoci sopra e rilassiamoci, per favore!

Dopo alcuni istanti necessari per riprendere il normale tono di conversazione, Luigi rivolse una domanda a Salvo: - Si capisce, quando si è così presi dalle visite, dai pranzi, dalle cene e dal dolce far niente, del tempo si abbia una cognizione particolare e distorta, ma pensandoci bene tu ci avevi proposto una crociera di quattro giorni e mezzo. Siamo quasi alla domenica sera e siamo distanti da Palermo

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parecchie centinaia di miglia. Non credo possibile, anche partendo subito, di poter rientrare in tempo come previsto. Per noi, ovviamente, non ci sono problemi, ma tu probabilmente avrai i tuoi impegni.

- Avevamo detto una crociera di quattro giorni e mezzo e così è stato, non vi pare? Questa notte dormiremo nei nostri letti a Palermo! Sapevo benissimo che non ce l‟avremmo fatta a percorrere il viaggio, via mare, andata e ritorno, nel tempo programmato. Adesso abbiamo tutto il tempo per raccogliere il poco bagaglio portato con noi e con il taxi ci faremo condurre all‟aeroporto internazionale di Pantelleria dove un bireattore privato ci condurrà in un‟oretta a Punta Raisi e da lì a casa. La barca tornerà con calma alla marina di Palermo dove è abitualmente ormeggiata.

- Non ho parole, esclamò Mario, sei l‟uomo dalle mille sorprese. Sembra impossibile, ma per te è tutto facile, tutto previsto, tutto programmato, nulla viene lasciato al caso. Tu programmi tutto da solo mentre io penso, se non avessi la segretaria, i miei impegni ed affari sarebbero alquanto discutibili come risultato.

- Non elogiarmi troppo, ti prego, non pensare faccia tutto io. Lancio l‟idea del programma a dei miei collaboratori ed essi lo sviluppano, lo preordinano e lo coordinano, tenendomi costantemente informato via telefono sulle mosse e sui programmi successivi. Ecco il risultato, io faccio la bella figura, mentre gli altri, nell‟ombra, lavorano per me. Come avremmo potuto trovare guide, barche, taxi, ristoranti e tutto il resto se non fossero stati avvisati prima. Mi piace e pretendo tutto vada per il meglio e pertanto dispongo che ciò avvenga.

Dopo aver preso qualche bevanda fresca, rientrarono nelle cabine per rifare le valigie. Luigi, il quale dal bell‟inizio ebbe degli strani pensieri e sensazioni nei riguardi di Salvo, pensò tra sé e sé: - La spiegazione era stata ben esposta e poteva anche essere convincente, ma è ben vero se ristoranti, taxi e barche si possono prenotare, ma sindaci ossequiosi o semplici commercianti e cittadini che si inchinino al suo passaggio non possono essere “prenotati”.

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CAPITOLO 7

Il rientro a Palermo avvenne come previsto ed i coniugi Barberini e Galeazzo continuarono a trascorrere l‟ultima settimana rimasta prima della partenza, dedicandola ad un relax completo sulla spiaggia in riva al mare. Gli ultimi giorni passarono in un crescendo di attenzioni da parte degli Arcuri per culminare il 30 agosto dove, verso sera, gli ospiti siciliani organizzarono una serata di gala per salutare gli amici in quanto il giorno 1 settembre, ultimate le vacanze, sarebbero partiti.

C‟era una marea di gente assiepata nel grande giardino, dietro la casa, tutt‟intorno alla piscina illuminata con giochi di luci particolari. Un‟infinità di camerieri vagavano tra i gruppi di persone, recando vassoi pieni di ogni ben di Dio, mentre altrettanti offrivano coppe di campagne gelato, vini e bibite di ogni genere.

Il tempo passava in una compunta allegria, mentre in un angolo Maria Luisa si complimentava con Giulia per come portava avanti la gravidanza e, pur essendo ormai ben evidente, non le aveva ostacolato minimamente la permanenza in Sicilia con tutte le escursioni fatte ne tantomeno la crociera.

Erano arrivate le ventidue quando Salvo, su di un piccolo palco improvvisato, prese un microfono portogli da uno dei componenti l‟orchestrina che sommessamente suonava in un angolo e chiese l‟attenzione dei presenti.

Il brusio delle voci pian piano si affievolì fino quasi a giungere ad un silenzio totale.

- Grazie della vostra attenzione, signor sindaco, signor prefetto, eminenze, signore e signori. E‟ con immensa gioia e commozione che, mia moglie ed io, ci apprestiamo ad accomiatarci da questi nostri amici in cui onore voi tutti, e vi sono particolarmente grato per questo, avete voluto fare da degna cornice a questa festa. La nostra conoscenza è avvenuta pochi mesi fa, ma la nostra amicizia è come fosse sbocciata anni e anni addietro. Il tempo per questa amicizia non conta e sono fermamente convinto, essa durerà in eterno. La sincerità e la spontaneità portata da queste persone nella nostra vita è un qualche cosa di impagabile. Non ha prezzo, ma ha tanto valore; più valore di tutti i tesori del mondo. Giulia, Maria Luisa, Luigi e Mario ed il piccolo Sergio, vi prego, venite qui da noi in quanto vogliamo pubblicamente abbracciarvi e ricordarvi che, anche siete veneti, d‟ora in poi potrete sentirvi, se lo vorrete, anche siciliani a tutti gli effetti.

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State tranquilli; le famiglie Barberini e Galeazzo, qui nella nostra terra di Sicilia avranno sempre le porte aperte da parte di tutti e saranno i benvenuti quando e quanto lo vorranno. Prego vorrei avervi qui!

Attoniti, sconcertati e perfino un po‟ spaventati i cinque si avvicinarono ad Emma e Salvo. Avevano gli occhi lucidi per la commozione e forse anche per l‟imbarazzo. S‟incontrarono, si abbracciarono mentre gli oltre duecento invitati scoppiarono in un fragoroso e lunghissimo applauso.

Luigi prese il coraggio a due mani e con un groppo in gola si staccò dal gruppo per salire sulla pedana. L‟applauso cessò mentre egli prese il microfono accostandolo alle labbra: - Cercherò, se il groppo in gola scenderà, di parlare anche a nome di mia moglie e degli amici. Abbiamo sempre saputo quanto il senso d‟ospitalità, l‟onore, il rispetto per gli amici e la generosità sono cose intrinseche in ogni siciliano, ma un simile tributo d‟affetto ci sia stato riservato è una cosa che va al di la di ogni immaginazione. Le settimana trascorse assieme alla signora Emma e all‟avvocato Arcuri sono passate in un lampo, il tempo di un fuoco d‟artificio! Una meraviglia, stupisce e fa gioire, frastorna e rende irreale il mondo che ci circonda. Non saprei cosa dire, ma un concetto posso affermarlo con convinzione, ci sono voluti parecchi anni perché noi veneti avessimo l‟opportunità di visitare questa vostra meravigliosa terra e ciò è avvenuto grazie alle insistenze dei coniugi Arcuri. Infine voglio e amo ricordare una frase proferita dall‟avvocato il giorno del nostro arrivo all‟aeroporto e cioè quando si viene una volta in Sicilia si sente dentro qualche cosa paragonabile al famoso “mal d‟Africa”. Infatti noi sentiamo dentro di noi qualche cosa di grande, di inspiegabile, una sensazione di gioia e di felicità definibile con una parola sola: Amore! Amore per una terra, un popolo, una civiltà, una cultura che porteremo sempre con noi e certamente ci farà ritornare, anche grazie al vostro caloroso e spontaneo applauso di prima. Grazie, grazie ancora.

Come un botto immenso, scoppiò nuovamente l‟applauso degli ospiti. Esso durò a lungo e sembrava non finire mai. Ci volle un altro personaggio, salito sulla pedana, perché la gente smettesse di battere le mani.

- Gentilissimi nostri anfitrioni, ospiti illustri, signore e signori, permettete solamente alcune doverose parole. Per gli ospiti continentali dei padroni di casa i quali non mi conoscono, voglio presentami, sono Di Giovanni, sindaco di Palermo e con i poteri conferitimi dalla mia carica ho il piacere di conferire la cittadinanza onoraria alle famiglie Barberini e Galeazzo.

Un fragoroso applauso bloccò il discorso del sindaco il quale, alzando la mano destra, fece cenno alla gente di lasciarlo continuare.

Ottenuto il silenzio riprese: - Non è facile trovare, gente del nord, che abbia questi sentimenti per noi isolani, e siano talmente innamorati della nostra terra come, con brevi e toccanti parole il dott. Barberini ha esposto, sentimenti suffragati e garantiti da don Salvatore ed è anche per fare cosa gradita a lui che ho preso questa decisione, per altro avvallata dal vostro precedente applauso. I nuovi neo concittadini lo sappiano, in qualsiasi momento avessero desiderio di ritornare nella “loro” città, saranno i benvenuti ospiti

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d‟onore dell‟Amministrazione Comunale. Ancora un applauso ai cinque nuovi Palermitani.

Lentamente tutti i presenti sfilarono davanti ai festeggiati porgendo la mano esclamando a voce bassa parole di circostanza come “benvenuti fra di noi”, “congratulazioni”, “per noi è un onore”……………

Sergio, frastornato, stentava a capire cosa stesse succedendo attorno a loro, ma anche i suoi genitori e gli amici, rimasero attoniti a tanta manifestazione.

Tranquillamente, gli invitati abbandonarono la villa Arcuri, finché nell‟immenso giardino, che portava i segni della festa appena finita, rimasero solamente Salvo, Emma, Luigi, Giulia e Mario. Maria Luisa era già salita a mettere a letto il piccolo Sergio il quale nel frattempo si era addormentato sulla spalla della mamma.

Salvo esclamò: - Contenti? Vi è piaciuta la festa? Come ci si sente ad essere Siciliani d‟adozione?

Mario interloquì: - Questo è stato il tocco finale, la sorpresa più grossa! Sono sicuro che avevi già predisposto tutto.

- No, questo no - contrappose Emma - è stata una sorpresa anche per noi la decisione di Di Giovanni! E‟ vero che Salvo gli ha parlato tanto di voi magnificando la vostra gioia per essere qui, l‟ammirazione per la Sicilia e comunque le decisioni e le impressioni di Salvo vengono sempre prese in attenta considerazione da tutti, data la sua posizione ed il suo potere.

- Ma cosa dici Emma! Ti prego! Sono un semplice avvocato e possiedo una tenuta agricola ricevuta in eredità. Adesso andiamo a dormire. Domani dedicheremo la giornata ai preparativi per la vostra partenza ed a un assoluto relax magari intorno alla piscina.

Gli amici si accomiatarono e si diressero verso le loro stanza. Come sempre Luigi cominciò essere assalito da pensieri che lo fecero meditare per cercare di dipanare situazioni poco chiare. La festa poteva essere una festa di commiato e invece si è trasformata in una cerimonia ufficiale. Un discorso iniziato da Emma, spintasi, forse, un po‟ oltre con certe frasi. Salvo la zittisce e chiude la giornata velocemente perché il discorso non vada oltre. Alcune parole pronunciate dal sindaco: “per compiacere don Salvatore”. La ridda di pensieri aveva trasformata la faccia, piuttosto scura, a Luigi, tant‟è che Giulia se ne accorse e chiese al marito: - Cosa stai pensando, ti vedo così silenzioso e corrucciato?

- Ah, lascia perdere, i soliti miei interrogativi cui non so dare una spiegazione logica o meglio, forse, non voglio darla. Lasciamo perdere, è stata una magnifica festa, ci siamo divertiti, siamo stati festeggiati, ma cosa voglio di più? Andiamo a dormire, domani avremo una giornata intensa, anche se rifare le valigie porta via meno tempo di quello impiegato a casa per farle.

Il giorno 31 si svegliarono con comodo, erano le otto e mezzo quando Luigi apri le persiane ed uscì sul terrazzo inondato dal sole, in un‟atmosfera di fine estate, ancora calda, ma non più afosa. Era un piacere respirare l‟aria tersa, aveva il profumo misto della campagna e della salsedine proveniente dal mare. Disse alla moglie: - Vieni, cara, vieni a vedere e sentire quanto bello! Immagazziniamo

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nei polmoni questo toccasana perché da domani sera, a Padova, respireremo smog ed aria inquinata.

La giornata trascorse in tutta serenità, sempre intorno alla piscina, dalla colazione fino alle prime ombre della sera, in assoluta libertà, con il costume da bagno e gli zoccoli. Frequenti immersioni nell‟acqua, deliziosamente fresca, scherzi e tuffi accompagnarono il lento trascorrere delle ore.

Emma pregò gli amici, se avessero avuto voglia di andarsi a cambiare, in quanto la cena sarebbe stata servita alle venti, all‟interno, nella sala da pranzo. Tutti annuirono e promisero di essere puntuali.

La cena fu qualche cosa di sublime, il cuoco aveva dato il meglio di sé, in una sequenza di delicate prelibatezze servite inappuntabilmente dai camerieri sotto lo sguardo vigile del maggiordomo. Il caffè ed il digestivo furono serviti in salotto mentre, le donne da una parte e gli uomini dall‟altra discorrevano su argomenti di differente natura.

Salvo intervenne dicendo: - Il vostro aereo parte domattina alle nove e trenta minuti; verso le otto sarà bene completare il pulmino con i bagagli mentre noi con la macchina ci avvieremo perché i preparativi burocratici d‟imbarco portano via del tempo.

- Certamente - annuirono Luigi e Mario - ci alzeremo per tempo in modo da consumare una fugace e breve colazione e non come ci hai abituato in queste cinque settimane. Luigi incalzò: - Sono sicuro, quando rientrerò a casa e salirò sulla mia bilancia parlante essa dirà “non salite in due, non salite in due”.

Salvo e Mario scoppiarono in una sonora risata e mentre le signore, sospendendo i loro discorsi, Emma chiese: - Fate ridere anche a noi, cosa vi siete detti di così divertente?

- Sicuramente avranno incominciato a raccontare barzellette sconce, sentenziò Maria Luisa.

Quando Salvo raccontò la battuta di Luigi, anche le donne sorrisero ed i due gruppi si unirono per continuare la conversazione

Ovviamente, prima di ritirarsi, ci fu il brindisi finale ed il maggiordomo entrò con un carrello su cui era sistemato un secchiello con il ghiaccio e due bottiglie di spumante. Alcuni piattini di tartine con il caviale vennero sistemati sul tavolino del salotto.

Presa la coppa in mano, Salvo si alzò e disse: - I discorsi seri sono stati fatti ieri, oggi voglio solo brindare a questa nostra stupenda amicizia, suggellando l‟impegno che ci si debba ritrovare ancora tante e tante volte, indipendente dove, ma non si può scalfire questo saldo sentimento. Saprete certamente, quando un Siciliano fa una promessa e prende un impegno, nulla e nessuno, può farlo disattendere. Cin, cin Amici!

Tutti in piedi, meno il piccolo Sergio in quanto stava già dormendo, toccarono le coppe in un tintinnio di cristallo. Voleva essere una firma di avvallo alle parole di don Salvatore.

Alle otto in punto, con tutta la servitù schierata sulla gradinata

della villa, e salutati pure, con un breve cenno della mano, da alcuni

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degli “studenti” che sostavano nei pressi della fontana, le vetture si mossero verso l‟aeroporto di Punta Raisi.

Entrarono nel salone dell‟aeroporto dove si doveva procedere alle operazioni d‟imbarco, quando si fermarono di colpo. Un enormità di gente agitata parlava a voce alta in direzione degli sportelli, i cui addetti non riuscivano a calmare e tacitare la folla.

Altra gente, con fare rassegnato, era seduta sulle poltroncine della sala d‟attesa accanto ad un‟enormità di valigie e borse ammassate.

Cosa era successo? Informatisi da alcuni astanti, la risposta fu che improvvisamente era stato indetto uno sciopero dei piloti da alcune sigle sindacali e pertanto decine e decine di voli erano stati cancellati. Quei pochi rimasti in partenza erano completi e pertanto bisognava attendere la fine delle agitazioni per poter ripristinare i voli regolari e smaltire quelli cancellati.

Il volo delle 9 e 30 minuti era stato soppresso! Il volo successivo sarebbe partito alle 10 e 45, ma era al completo. Il turno d‟imbarco per le due famiglie padovane era stato spostato alle 9 e 30 dell‟indomani. I viaggiatori sarebbero stati sistemati in alcuni alberghi cittadini a cura e spese delle compagnie aeree.

Luigi e Mario commentarono che per loro era impossibile, dopo cinque settimane d‟assenza dal lavoro, ritardare ancora la partenza e pertanto la loro presenza nei rispettivi uffici. Luigi sentenziò: - Salvo sarà così gentile di accompagnarci con le automobili alla stazione ferroviaria e prenderemo quel mezzo per rientrare a costo di viaggiare tutta la notte.

- Certo - annuì Mario - non possiamo fare altro. Certamente un treno diretto non esiste e chissà quanti cambi dovremo fare, ma non abbiamo scelta.

Giulia e Maria Luisa si guardarono sconsolate e rabbrividirono solo al pensiero di salire e scendere dai treni con il bagaglio ed il piccolo Sergio, quando a Giulia venne un‟idea: - E se noleggiassimo un‟auto, piuttosto grande, di quelle “rent a car” ed alternandoci alla guida entro domani mattina dovremmo essere a casa.

- Un momento amici - intervenne Salvo - stiamo calmi, non precipitiamo! Voi rimanete qui mentre io vado a vedere cosa si può fare. Chissà quanti uffici e quanti funzionari aeroportuali dovrò visitare, ma ne può valere la pena; se ci riesco non occorrerà prendere provvedimenti alternativi, altrimenti un‟ora in più o un‟ora in meno poco cambia. La soluzione dell‟automobile a noleggio mi sembra la migliore o, perlomeno, io la adotterei. Noi ci salutiamo qui perché, se mi allontano, con questo marasma che ci circonda, difficilmente ci potremmo rivedere. Appena arriverete a Padova, in un modo o nell‟altro, vi prego di telefonarmi per tranquillizzarci, Emma e me.

Si abbracciarono ed in fretta, seguito dai due uomini che avevano trasportato il bagaglio, si allontanò e sparì alla vista nascosto dalla folla.

Era da poco passata l‟ora in cui sarebbero dovuti partire e l‟aereo successivo era già completo. Tentarono di leggere sul cartellone luminoso quali voli diretti a Venezia, o con scalo a

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Venezia, non fossero stati annullati. I dati cambiavano in continuazione e la speranza di vedere qualche aereo di qualche compagnia straniera avesse dei posti liberi si affievoliva sempre più, anche perché loro erano in cinque. Diciamo pure quattro, Sergio sarebbe stato tenuto in braccio alternativamente, l‟importante era partire.

Decisero, visto che con Salvo non avrebbero avuto più contatti, di attendere ancora un‟ora e mezzo al massimo e poi predisporre la partenza con il mezzo alternativo preventivato.

Il tempo passava con una lentezza esasperante, il malcontento tra i viaggiatori aumentava di minuto in minuto ed i commenti, alquanto pesanti, si susseguivano ed accavallavano in un crescendo continuo. Erano le 10 e 25 minuti quando decisero, era inutile aspettare oltre! Il tempo passava in un‟inutile attesa; era meglio raccogliere i bagagli ed avviarsi verso l‟atrio dell‟aeroporto dove risiedevano gli uffici delle varie ditte, a valenza nazionale, di autonoleggi.

Una voce metallica proveniente dagli altoparlanti sovrastò il brusio della folla dicendo: - Il dott. Berberini e signora e la famiglia Galeazzo sono pregati di presentarsi, con urgenza, al cancello d‟imbarco numero quattro. Ripeto…………

I quattro amici si guardarono con un‟espressione mista tra la meraviglia e la gioia, raccolsero in fretta i bagagli, mentre Maria Luisa prendeva in braccio Sergio, e si diressero a passo veloce, fendendo la marea di gente, verso il punto indicato.

Giuntivi, una hostess aprì il cordone che negava l‟accesso e li pregò di seguirla con una certa sollecitudine. A passo veloce raggiunsero la scaletta d‟imbarco di un DC9, mentre le valigie venivano prese in consegna da un addetto il quale le avrebbe sistemate assieme agli altri bagagli dei passeggeri. Salirono, quasi di corsa, la scala. Sembrava non finisse mai. Entrarono nell‟aereo dove un‟altra hostess li prese in consegna per accompagnarli ai loro posti. Giunsero così nella business class e l‟accompagnatrice indicò loro i cinque posti dove potersi accomodare, un breve cenno e s‟allontanò.

Sbigottiti, ma finalmente rasserenati e tranquilli si sedettero, pronti ad allacciare le cinture di sicurezza quando, tramite l‟altoparlante, fosse stato loro richiesto. Alle 10 e 45 minuti, l‟aereo iniziò la manovra di decollo con breve rullaggio su di una pista secondaria per immettersi poi nella principale ed acquistando velocità, si staccò dal suolo.

Finalmente, dopo tanta tensione e silenzio, Luigi disse: - E‟ fatta! Si ritorna a casa. Non riesco ancora a capire come ciò possa essere avvenuto. L‟aereo era al completo, non c‟erano posti fino a domani ed invece eccoci qua. E‟ evidente, cinque persone, al posto nostro, sono rimaste a terra, ma come e perché, quali poteri e sistemi li hanno convinti a lasciare liberi i posti a degli sconosciuti?

Mario intervenne: - Questa sicuramente è opera di Salvo! Come abbia potuto fare una cosa del genere non saprei rispondere, ma comincio a pensare e convincermi che tutti gli interrogativi ci siamo posti a suo tempo ed anche recentemente, da Luigi non siano delle mere fantasie e , senza romanzarle e avvolgerle nel mistero, una base

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di verità sulla quale meditare ci sia. Un migliaio di persone inferocite nell‟atrio dell‟aeroporto devono rinunciare a volare, cinque persone già sistemate sull‟aereo, pronte a partire, e tutto ciò viene stravolto, non si sa come e non si sa perché, per far posto e sistemare per la partenza altre cinque persone, per lo più insignificanti come possiamo essere noi.

- Certamente cosa sia successo non lo sapremo mai - replicò Luigi - e se anche lo chiedessimo, Salvo troverebbe un motivo plausibile, anche se irreale, per giustificare il suo intervento, sminuendo il tutto e giustificandolo come un momento di incredibile fortuna.

Maria Luisa si rivolse a Giulia commentando: - Effettivamente, anche se non in tutta la Sicilia, ma almeno a Palermo, Salvo deve essere una persona importante a cui non si può negare nulla, a nessun suo desiderio od ordine.

Giulia rimase un po‟ pensierosa, con un attimo di silenzio, sull‟affermazione dell‟amica ed intervenne: - Non è proprio così - cara Maria Luisa - se andiamo indietro con i ricordi, da Madonna di Campiglio ad altri luoghi, qui in Sicilia, pur non essendo stati Palermo, abbiamo avuto parecchi episodi i quali ci possono confermare quanto Salvo sia conosciuto, rispettato e riverito un po‟ dappertutto. Non so quali siano le idee in merito di Luigi, non ne abbiamo mai parlato, in quanto pensavo fossero frutto della sua innata fantasia e, sospettoso com‟è di solito dato il suo lavoro, lasciavo vagasse con la mente e, forse, ne sorridevo. Ora non sorrido più e non ne sono più tanto sicura in quanto questo ultimo episodio ha veramente dell‟incredibile. Ho quasi paura!

Breve sosta tecnica a Roma e poi via, in perfetto orario l‟aereo

giunse all‟aeroporto di Venezia. Anche qui migliaia di persone gremivano l‟aerostazione affannandosi a chiedere informazioni sui voli cancellati e su quando avrebbero potuto ripartire. Poverini, loro non avevano Salvo!

Sbrigate le pratiche, attesero la consegna del bagaglio per far ritorno a Padova nelle rispettive abitazioni. Il bel viaggio e l‟indimenticabile soggiorno in Sicilia, erano terminati. L‟indomani si ricominciava a lavorare, gli uomini nei rispettivi uffici e le donne, a casa, per rimettere a posto tutto il bagaglio, lavare e stirare quanto di usato avevano riportato dalle ferie.

Gli anni passarono, il bimbo di Giulia era nato, un bel

maschietto sano e vispo. Sergio era ormai un ometto che frequentava le scuole elementari, Luigi continuava a cercare di risolvere i problemi che assillavano i suoi clienti, mentre Mario contribuiva ad espandere la provincia di Padova costruendo case, condomini e ville. L‟amicizia con Emma e Salvo era rimasta intensa, ma a livello epistolare e telefonico, continui inviti da una e dall‟altra parte e promesse di futuri incontri si intrecciavano ad ogni contatto, ma, per momento, la cosa era rimasta a quel livello.

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Ogni tanto gli amici padovani, come d‟uso, si trovavano la domenica o nelle rispettive abitazioni per trascorrere in allegria alcune orette o a programmare brevi escursioni “fuori porta” nelle belle giornate soleggiate, approfittando di portare i bimbi all‟aria aperta in campagna dove potevano correre al di fuori dei pericoli, oltre, s‟intende, alla classica settimana bianca per la quale decisero di variare annualmente la località. Tutte le volte in cui avevano occasione di stare assieme, durante gli incontri, o prima o dopo il discorso cadeva sugli amici siciliani e dopo aver rievocato vari momenti felici, varie situazioni, varie località, visite fatte ed incontri particolari il discorso finiva immancabilmente con la stessa ed univoca domanda:

ma chi è Salvo?