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M 7 Foto: il numero di prigioniero del sinto Walter Winter deportato ad Auschwitz

nel 1943

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M 8 Foto: Gruppo di donne avviate alle baracche

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M 9 Testo: Dalle memorie di Barbara Adler sopravvissuta ad Auschwitz

“ I vagoni vennero chiusi dall’esterno, noi eravamo prigionieri e staccati da questo mondo. I treni partirono,

i vagoni sovraffollati da persone, famiglie con bambini e poppanti. L’aria lì dentro era pesante e si faceva

fatica a respirare. Le urla della gente erano insopportabili. Non so per quanto tempo abbiamo viaggiato

prima che il treno si fermasse per ripulire il vagone da tutto lo sporco. Quei pochi minuti erano a malapena

sufficienti per riempire i polmoni di aria fresca. Molte persone anziane e molti bambini piccoli non sono so-

pravvissuti al viaggio. Per giorni interni i morti erano per terra tra di noi. Quando ci fermavamo venivano

semplicemente buttati fuori dal vagone.

Il viaggio, la nostra disgrazia, sembrava non finire mai. Pensavamo già di morire soffocati in questo carro

bestiame quando finalmente le porte vennero spalancate dall’esterno. Venimmo spinti fuori alla stazione di

Kattowitz e contati dalle SS. Io e la mamma ci guardammo in faccia, lei era sconvolta. Quello che avevamo

dovuto vedere in quel vagone era molto peggio della stessa morte: i cadaveri dei bambini, i cadaveri dei

vecchi erano lì in mezzo ai liquami e all’immondizia. Quello che in quel posto succedeva era inumano.

Poi venimmo messi in fila a colpi di manganello e come risposta alle nostre preghiere e ai nostri lamenti ri-

cevemmo solo calci. Le SS ci facevano marciare sempre avanti, molti non ce la facevano a resistere, cadeva-

no per terra, altri cercavano una fuga disperata, le risposte erano solo urla e pallottole. Alcuni autocarri con

SS ci seguivano e caricavano i cadaveri. Non si stava a vedere se qualcuno era ancora vivo, uomo donna o

bambino, tutti venivano indifferentemente caricato su quell’autocarro.

Io non so più per quanto tempo abbiamo dovuto marciare, mi sembrava un tempo infinito. Quando ci fu

una breve sosta vedemmo in lontananza reticolati alti diversi metri, molte baracche e torri di guardia. nu-

merose guardie SS ci vennero incontro circondandoci. Da quel momento venimmo speinti sempre più in

fretta e sempre più in modo spietato fino a quando finalmente arrivammo al campo di concentramento di

Auschwitz-Birkenau.

(Fonte: Romani Rose (Editore). Lo sterminio di Rom e Sinti a opera dei nazionalsocialisti. Catalogo della mo-

stra permanente al Museo statale di Auschwitz. Heidelberg 2003, pag. 210-212)

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M 10 Foto: oggetti personali dei deportati ad Auschwitz e raccolti nella baracca degli

effetti

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M 11 Testo: Il campo di concentramento

I campi di concentramento erano lo strumento principale del terrore nazista. Nel linguaggio ufficiale il ter-

mine veniva abbreviato in “KL”, ma in pubblico ben presto venne utilizzata l’abbreviazione “KZ”, perché il

suo suono sibilante suonava più pericoloso. Le SS dirigevano ufficialmente solo alcuni campi di concentra-

mento dei numerosi Lager che vennero istituiti durante la dittatura nazista. Gli altri venivano definiti per lo

più come campi di transito, di raccolta o di lavoro, nonostante fossero governati con le medesime inumane

condizioni di vita dei campi di concentramento.

Ufficialmente gli internati venivano presi in “custodia cautelare”. I nazisti usavano la “custodia cautelare”

per eliminare gli avversari politici e rafforzare il proprio potere. L’imposizione della “custodia cautelare”

non era sottoposta ad alcun controllo da parte di un giudice e non sottostava ad alcun limite temporale.

“Custodia cautelare” era sinonimo di invia in un campo di concentramento. In particolare sotto il condizio-

namento della stato di guerra vennero ulteriormente inasprite le applicazioni della “custodia cautelare”.

Così il 24 Ottobre 1939 un decreto disponeva che non erano più possibili dimissioni dalla “custodia cautela-

re” e quindi dal campo di concentramento.

I primi campi di concentramento vennero istituiti già nel marzo 1933 subito dopo la “presa del potere” da

parte dei nazionalsocialisti e vennero allestiti per esempio in fabbriche vuote, in ex carceri, in strutture di-

fensive o anche in cantine a volta. In primo luogo servivano per imprigionare oppositori politici del nazismo

per intimidirli e per rompere la loro volontà di opposizione. I prigionieri venivano spesso vessati e maltrat-

tati pesantemente. I primi campi di concentramento dovevano servire anche a intimidire la popolazione. La

loro esistenza non doveva essere tenuta segreta, anzi era consapevolmente resa pubblica attraverso la

stampa. Nel 1933 80.000 persone erano internate nei campi di concentramento. Nello stesso anno molti di

questi primi Lager gestiti dalle SA o dalla polizia vennero dismessi e la maggior parte dei prigionieri venne

rilasciata.

Nell’estate del 1934 tutti i campi di concentramento vennero posti sotto il comando delle SS. Il comandante

del KZ di Dachau, Theodor Eicke, assunse la supervisione di tutti i Lager con il titolo di “ispettore dei campi

di concentramento”. Theodor Eicke definì una organizzazione uniforme per i campi di concentramento, in

base al quale si allestirono poi tutti i Lager. L’organizzazione prevedeva: il comando, la sezione politica, il

cosiddetto “campo di custodia cautelare” (nel quale i prigionieri venivano rinchiusi dietro una recinzione di

filo spinato elettrificato), l’amministrazione generale e il medico del Lager. Nello stesso tempo Theodor E i-

cke stabilì una disposizione per il trattamento degli internati che comprendeva, tra l’altro, la privazione del

cibo, la reclusione individuale in celle senza luce, punizioni corporali fino all’impiccagione e alla fucilazione.

Nella fase successiva del sistema dei campi di concentramento nella seconda metà degli anni ’30 furono al-

lestiti nuovi grandi campi di concentramento, la cui distribuzione territoriale era tale da prevedere lo sfrut-

tamento della forza lavoro degli internati. I lavori forzati insieme con il terrore divennero elemento costitu-

tivo dell’internamento nei KZ. La sfera delle persone da internare venne allargata oltre l’ambito dei prigio-

nieri politici. Dovevano essere internati tutti coloro considerati nemici dei nazionalsocialisti per visione del

mondo, per religione e per ragioni “razziali”. Tra questi nemici erano compresi gli omosessuali, i testimoni

di Geova, gli ebrei e i Rom. I diversi gruppi di internati venivano contrassegnati con triangoli di diversi colori.

Nel corso della seconda guerra mondiale il numero di campi di concentramento e di internati crebbe note-

volmente. Le occupazioni dell’esercito tedesco portarono sempre più masse di uomini sotto il potere dei

nazionalsocialisti. Agli internati precedenti si aggiunsero così prigionieri di guerra e membri della resistenza

dei Paesi europei occupati. Nell’estate del 1943 gli internati erano circa 200.000 e nel gennaio del 1945 e-

rano oltre 700.000. le condizioni di vita peggioravano progressivamente e solo in casi eccezionali si verifica-

vano rilasci di internati. Per questo il rilascio di Else Schmidt dal campo di concentramento femminile di Ra-

vensbrück è un caso straordinario ed eccezionale. L’uccisione degli internati divenne pratica quotidiana. Alla

fine del 1942 nella Polonia occupata vennero destinati specifici “campi di sterminio” per ebrei e Rom. In

una serie di Lager i medici delle SS conducevano esperimenti sugli internati che terminavano con la loro do-

lorosa morte.

A partire dal 1941 si verificò un cambiamento di funzione dei campi di concentramento. Poiché l’industria

degli armamenti aveva una grande mancanza di forza lavoro civile, i Lager vennero utilizzati in maniera cre-

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scente come punti di raccolta di lavoratori forzati per l’economia di guerra. Vennero allestiti migliaia di

campi e Kommandos esterni nelle vicinanze delle industrie di guerra. Ma la politica dello sterminio venne

mantenuta nel sistema della “distruzione attraverso il lavoro”. La forza lavoro degli internati doveva essere

sfruttata fino allo sfinimento che precedeva la loro uccisione.

Fine 1944, inizio 1945 le SS iniziarono a chiudere i campi di concentramento vicini al fronte e a cancellare le

tracce dei loro crimini. Distrussero una gran parte dei lager e di materiali di documentazione. Gli internati

sopravvissuti venivano spediti all’interno del Reich con le cosiddette “marce della morte”, alle quali molti

nono sopravvissero. Persino dopo la liberazione degli ultimi campi di concentramento migliaia di internati

morirono per le conseguenze della prigionia.

Tavola con i triangoli di riconoscimento degli internati nei campi di concentramento

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M 12 Documento: comunicazione dell’amministrazione del campo di concentramen-

to di Ravensbrück al padre adottivo di Else

Traduzione:

(3) Ravensbrück, 22.9.44

A

Signor Emil Matulat a

Amburgo/Osdorf

Camillenweg 17

In risposta alla sua richiesta rivolta all’amministrazione del Lager di Auschwitz del 27.5.44

Le comunico che la sua pupilla Else Schmidt, che sinora si trovava nel Lager di Auschwitz con il Nr. 10540,

dal 1. Agosto è stata trasferita nel presente Lager. Se lei finora è rimasto senza l’attesa risposta alle sue let-

tere, questo dipende dal fatto che la prigioniera era sottoposta lì a condizioni diverse riguardo allo scrivere.

In base alle disposizioni del presente Lager il prigioniero ha diritto a scrivere e a ricevere una lettera al mese

di 30 righe protocollo. I pacchi non sono sottoposti a vincoli. Allo scopo di stabilire quale delle diverse Else

(così nel testo) Schmidt qui presenti sia la sua pupilla, mi deve comunicare la data di nascita, dopodiché le

potrà essere reso noto il nuovo numero.

Il comandante del Lager

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M 13 Testo: istruzioni per la costruzione di una lanterna volante e di una barchetta

Le istruzioni per la lanterna volante si trovano facilmente su internet, mentre per la

costruzione di una barchetta è sufficiente la vecchia tecnica del foglio di carta.

****************** M 14 Foto: vista sulle baracche del lager di Auschwitz-Birkenau

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M 15 Foto: interno di una baracca di legno per internati nel Lager

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M 16 Testo: Auschwitz

I nazionalsocialisti hanno istituito il più grande campo di concentramento e di annientamento nella prima-

vera del 1940 nelle immediate vicinanze di Oswiecim (Auschwitz), una città della Polonia meridionale. Il

complesso comprendeva tre Lager e inizialmente comprendeva un terreno di oltre 40 chilometri quadrati.

Nel maggio del 1940 sotto il comando del primo comandante Di Auschwitz in una caserma abbandonata

iniziò la costruzione del cosiddetto campo base, che successivamente venne definito Auschwitz I, nel quale

si trovava l’amministrazione centrale del complesso dei Lager. Come forza di lavoro per la sua costruzione

vennero trasferiti internati dal KZ di Dachau. Nel giugno del 1940 arrivarono i primi trasporti con i prigionie-

ri. Ad Auschwitz vennero internati all’inizio polacchi: appartenenti a gruppi della resistenza, prigionieri pol i-

tici e altri e venivano sottoposti a lavori forzati nelle industrie e nelle aziende agricole delle SS. Nel Settem-

bre del 1941 furono effettuati i primi esperimenti di uccisione di prigionieri con il gas Zyklon B.

nell’occasione vennero uccisi oltre 900 prigionieri di guerra sovietici.

Nell’Ottobre del 1941 iniziarono i lavori per la costruzione del campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau

(Auschwitz II). Era notevolmente più grande del campo base e suddiviso in diverse sezioni tramite recinti di

filo spinato elettrificato. Di fianco al campo maschile dal Marzo del 1942 venne costruito un campo femmi-

nile. All’inizio del 1943 venne allestito nella sezione B II per Rom e Sinti lo “Zigeunerlager” il campo degli

zingari, come lo chiamavano le SS, dove venne rinchiusa anche Else. A questi si aggiunsero nell’autunno del

1943 il “campo per famiglie di Theresienstadt”, chiamato come il ghetto boemo, destinato a famiglie ebree,

e nel Maggio del 1944 un Lager per ebrei ungheresi. A fianco c’era i Lager per la quarantena, l’ospedale per

prigionieri e un “campo degli effetti” (chiamato “Kanada”) nel quale venivano immagazzinati gli effetti per-

sonali sottratti ai prigionieri.

Prima di tutto all’arrivo dei trasporti con ebrei alla rampa della ferrovia veniva effettuata la cosddetta sele-

zione. Coloro selezionati come “abili al lavoro” venivano registrati come prigionieri e tatuati con un numero

all’avambraccio. Coloro selezionati come “inabili al lavoro” venivano portati direttamente e senza registra-

zione nella camera a gas e uccisi con il Zyklon B. Nella parte di Birkenau erano attive complessivamente

quattro camere a gas con annessi forni crematori. In ogni camera a gas potevano essere uccisi fino a 6000

persone al giorno. Dal Marzo del 1942 arrivavano ad Auschwitz-Birkenau quotidianamente treni di deporta-

ti da tutti Paesi europei occupati dai tedeschi. A volte nel Lager si arrivava fino a 100.000 persone. Come in

quasi tutti gli altri Lager venivano condotti esperimenti medici sugli internati. Sopra tutti famigerati sono gli

esperimenti dolorosi e mortali condotti da Mengele sui gemelli rom ed ebrei a Birkenau.

Tra la primavera del 1943 fino a Luglio 1944 vennero deportati a Auschwitz da diversi Paesi europei oltre

20.000 Rom e Sinti. La maggior parte di loro venne registrata in base al sesso nei cosiddetti libri mastri dello

“Zigeunerlager”. Ma ci sono stati trasporti di Rom e Sinti che vennero uccisi direttamente e senza registra-

zione nelle camere a gas. Nello “Zigeunerlager” la mortalità era particolarmente alta: oltre 13.000 persone

morirono per denutrizione, epidemie e maltrattamenti da parte delle SS.

All’inizio di Agosto del 1944 lo “Zigeunerlager” di Auschwitz-Birkenau venne “annullato”. Dei circa 4000 in-

ternati ancora vivi quelli abili al lavoro vennero spediti alla “distruzione tramite il lavoro” in altri Lager .

2897 persone, prevalentemente vecchi, donne e bambini rimasero e vennero tutti, senza eccezione alcuna,

uccisi nelle camere a gas nella notte tra il 2 e il 3 Agosto. I nomi dei Sinti e dei Rom deportati ad Auschwitz

sono stati conservati perché un prigioniero polacco poté seppellire i libri mastri avvolti con della stoffa sal-

vandoli in questo modo dalla distruzione a opera delle SS. Dopo la fine della guerra sono stati disseppelliti. I

libri originali si trovano ora nell’archivio del memoriale di Auschwitz. I nomi dei prigionieri sono stati resi

pubblici nel “Libro della memoria – Sinti e Rom del campo di concentramento di Auschwitz”.

All’inizio del 1941 la ditta IG Farben costruì nella vicina località di Monowitz una fabbrica per la produzione

di gomma artificiale (Buna). Le SS allestirono più tardi, nel Maggio del 1942, un apposito Lager per i prigio-

nieri che vi lavoravano. Nel dicembre del 1943 questo divenne Auschwitz III (Auschwitz-Monowitz), centrale

di ulteriori 50 Lager e Kommandos esterni che si trovavano distribuiti in tutta l’Alta Slesia.

Alla fine dell’Ottobre del 1944, poiché l’Armata Rossa si avvicinava sempre di più, cominciò la distruzione

delle camere a gas di Auschwitz-Birkenau, l’ultima delle quali venne fatta esplodere poco prima dell’arrivo

delle truppe sovietiche che avevano dato inizio a un attacco in direzione di Krakau. Dopodiché le SS inizia-

rono l’evacuazione del gigantesco campo di concentramento di Auschwitz. I 60.000prigionieri ancora pre-

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senti vennero sottoposti a lunghe marce d’evacuazione, che le vittime hanno definito “marce della morte”.

Il 27 Gennaio quando le truppe sovietiche raggiunsero il Lager trovarono nelle tre sezioni solo 7500 prigio-

nieri deboli e malati.

Si calcola che nelle tre diverse sezioni di Auschwitz fino alla liberazione del 27 Gennaio 1945 da parte delle

truppe sovietiche siano stati uccisi 1 milione e 300.000 esseri umani. La maggior parte delle vittime era

composta da ebrei, polacchi, Rom e Sinti, come pure da prigionieri di guerra sovietici.

Nel Luglio del 1947 il Parlamento polacco deliberò la fondazione del Museo statale di Auschwitz. Questo

Memoriale comprende entrambi i campi di concentramento Auschwitz e Auschwitz-Birkenau in memoria

degli esseri umani che vi hanno trovato la morte. Dopo la fine della guerra Auschwitz è diventato il simbolo

dei crimini del nazionalsocialismo. Dal 1996 il giorno della liberazione di Auschwitz, il 27 Gennaio è diventa-

to ufficialmente il Giorno della memoria. In Italia venne istituito nel Luglio del 2000. In quella giornata si ri-

cordano tutti gli uomini, le donne e i bambini che i nazisti hanno sterminato dal 1933 al 1945.

Nella pianta del Lager si individua lo Zigeunerlager BB II E, nella pianta generale la fabbrica IG Farben.

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M 17 Testo: domande sulla storia del campo di concentramento di Auschwitz

Foglio di lavoro sulla storia del campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau

1. Da quando e fino a quando è esistito il campo di concentramento di Auschwitz?

2. Dentro e intorno ad Auschwitz c’erano diverse sezioni del Lager: Auschwitz I, Auschwitz II (Birkenau) e

Auschwitz III (Monowitz). Descrivere in breve quando sono state costituite le diverse sezioni e che fun-

zioni svolgevano. Else in quale sezione del Lager era imprigionata

3. Quali erano le cause di morte in un campo di concentramento?

4. Verosimilmente quanti esseri umani sono stati sterminati ad Auschwitz?

5. In cosa consiste la differenza tra un campo di concentramento e quello che succedeva ad Auscwitz-

Birkenau?

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M 18 Testo: la ditta Topf&Figli

La ditta J. A.Topf&Figli era un’azienda di Erfurt a conduzione familiare specializzata in stufe e soprattutto in

inceneritori. Dal 940 la ditta, in crisi finanziaria, decise di collaborare con l’Ufficio centrale della sicurezza

del Reich (RSHA) che amministrava i campi di concentramento.

La ditta costruì i forni crematori per molti campi di concentramento, ma anche parti delle camere a gas nel-

le quali sono stati sterminati migliaia di internati. Nel solo Lager di Auschwitz-Birkenau potevano venire

cremati più di 4.400 cadaveri al giorno. La ditta Topf&Figli era a conoscenza dei crimini che venivano perpe-

trati ad Auschwitz, perché per esempio gli ingegneri costruivano forni in loco e addirittura presenziavano

alle prime esecuzioni di massa per verificare il funzionamento dei forni. Collaboratori della ditta viaggiavano

nei diversi campi di concentramento per riparare i forni danneggiati e addirittura pensavano a presentare

“proposte di miglioramento”, in modo da rendere più “efficienti” i forni e le camere a gas. La conseguenza

era che potevano essere cremati o gasati ancora più internati al giorno. Dopo la fine della guerra la ditta ha

continuato a esistere fino al 1994 con diversi cambiamenti di denominazione.

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M 19 Foto:costruzione di un forno crematorio ad Auschwitz-Birkenau

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M 20 Foto; forno inceneritore della ditta Topf&Figli in un crematorio ad Auschwitz-

Birkenau

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M 21 Testo: lista di industrie tedesche

VW

IG Farben

Dresdner Bank

Bosch

AEG

BMW

Krupp

Commerzbank

Deutsche Bank

Daimler Benz

Siemens

Rheinmetall

Degusa

Agfa

Basf

Bayer

Ford

e molte altre …

(Fonte: Jürgen Lillteicher: Profittatori del sistema nazionalsocialista? Le aziende tedesche e il Terzo Reich,

Berlino 2006)

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M 22 Foto: Emil Matulat, padre adottivo di Else

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M 23 Documento: certificato di dimissione di Else Schmidt dal campo di concentra-

mento di Ravensbrück

Traduzione:

Campo di concentramento Ravensbrück Ravensbrück il 27. Settembre 1944

Certificato di dimissione Il prigioniero Else Schmidt

Nato il 18. 12. 35 in Altenau presso Amburgo dal 20. 4. 44

fino a oggi residente nel campo di concentramento.

È tenuto a presentarsi fino al richiamo ogni giorno lavorativo presso gli uffici della polizia locale della sua residenza immediatamente presso Polizia criminale di Amburgo.

Il prigioniero non è stato segnalato dalla polizia. / Per la durata della permanenza nel campo di concen-tramento non sono state rilasciate carte popolari per alimentari e indumenti!

Il comandante del Lager

SS-Stürmbannführer

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M 24 Foto: Else con i suoi compagni di classe dopo la dimissione dal Lager

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M 25 Foto: Lettura da “La storia di Else” il 20 Novembre 2007 alla Camera dei depu-

tati di Berlino

Il 20 Novembre 2007 l’attrice Iris Berben ha letto brani da “La storia di Else” alla Camera dei deputati di Ber-

lino. Per l’occasione Else Baker era venuta espressamente dall’Inghilterra.

Da sinistra a destra: Else Baker, Romani Rose (rappresentate di Sinti e Rom in Germania), Iris Berben (attri-

ce) e frate Lucas Ruegenberg (illustratore del libro).

Fonte: Centro di documentazione e cultura dei Sinti e dei Rom tedeschi

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M 26 Testo: estratto da una sentenza e dalla Costituzione della Repubblica Federale

Tedesca

Sentenza Nel Gennaio del 1956 la Corte Federale tedesca (BGH) ha respinto la domanda di una sopravvissuta allo

sterminio di Rom e Sinti. La donna chiedeva il risarcimento per i danni subiti durante il regime nazista e per

le conseguenze di cui ha sofferto. La Corte Federale - la massima istanza tedesca per i processi civili e penali

– ha respinto la domanda in quanto ha valutato la deportazione della donna come semplice “trasferimen-

to” (questo vuol dire che i nazisti hanno semplicemente spostato la donna da casa sua a un altro posto, nel

quale poteva continuare a vivere senza restrizioni esattamente come a casa sua) e perché un “trasferimen-

to” non costituiva una misura restrittiva da parte dei nazionalsocialisti ai sensi dell’ art. 1 della legge federa-

le sui risarcimenti.

Nelle motivazioni della sentenza risulta evidente l’atteggiamento antizigano della giurisprudenza di allora.

Vi si dice: “Gli zingari hanno una propensione alla criminalità, in particolare per i furti e i raggiri. Sono privi

della inclinazione morale di rispetto della proprietà altrui, in quanto è loro propria una tendenza al posses-

so senza freni come esseri primitivi”. Fino al 1963 è rimasta in vigore la legislazione della Corte Federale che

escludeva la persecuzione di Rom e Sinti su base razziale.

Costituzione della Repubblica federale Tedesca, articolo 3 (1) Tutti gli esseri umani sono uguali davanti alla legge.

(2) Uomini e donne hanno gli stessi diritti. Lo Stato favorisce eguaglianza di uomini e donne e si attiva per

eliminare gli ostacoli che la rendano effettiva.

(3) Nessuno può essere svantaggiato oppure avvantaggiato per sesso, ascendenza, razza, lingua, patria e

provenienza, professione religiosa o politica. Nessuno può essere svantaggiato per qualunque tipo di

invalidità