Luoghi Comuni - n.4

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LUOGHI COMUNI NUMERO 4 - AGOSTO . SETTEMBRE 2014 - SMeC - DISTRIBUZIONE GRATUITA IL MAGAZINE CHE RACCONTA LA PERUGIA VISTA DAL BASSO E LA CHIAMANO ESTATE TRA FERIE E VOGLIA DI SOLE, PERUGIA RALLENTA. MA NON SI FERMA Illustrazione di David Montiel

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Luoghi Comuni, Il magazine che racconta la Perugia vista dal basso, numero di Agosto-Settembre 2014

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LUOGHI COMUNINUMERO 4 - AGOSTO . SETTEMBRE 2014 - SMeC - DISTRIBUZIONE GRATUITA

IL MAGAZINE CHE RACCONTA L A PERUGIA VISTA DAL BASSO

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2 - EDITORIALE

Piazzoli ci ha insegnato ad amare la musica e a volerci bene.Adesso si tratta di non disperdere la sua eredità

Testo di Giovanni DozziniFoto di Chiara Busti

LA CURVA CHE UNISCEPerugia da camminare

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Foto di Agostino Cefalo

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EDITORIALE - 3

Camminare... camminare per muoversi, e dare ai mu-scoli del corpo una sensazione di leggerezza. Cam-minare per conoscere, per contemplare una città a volte nascosta, piena di luoghi sconosciuti, di storie diverse, di cultura. Camminare per sognare, per so-cializzare, per sostenersi, per stipare gli spazi vuoti e collegare quelli pieni. E sì, camminare anche per Pe-rugia. Perché è evidente che potrebbe sembrare, e lo è per tanti, una città non fatta per camminare.

C'era un tempo in cui non esistevano le automobili e la fretta non faceva parte della nostra quotidiani-tà. «Linea naturale di colui che cammina»: è così che Mumford definiva la curva. E non possiamo dire che Perugia non sia fatta di tante strade e vicoli a forma di curva. Di quella linea, cioè, che ci porta alla len-tezza, alla contemplazione, alla conoscenza.

Camminare... come abbiamo fatto a metà del mese di luglio quando abbiamo mostrato ai nostri part-ner europei cosa accade a Perugia. Partner venuti dall'Inghilterra, dalla Polonia, dalla Spagna e dal-la stessa Italia per vedere come il nostro progetto, Sme-City - con i portieri di quartiere, con gli Strani Eventi, con questo giornale -, ha lavorato durante tutti questi mesi.

Camminando abbiamo incontrato i personaggi con cui abbiamo avuto a che fare, tutti i soggetti della rete con cui ci siamo confrontati per rendere Perugia una città migliore. Associazioni, comitati, commercianti. Due giorni di camminata per mostrare la vitalità di Perugia attraverso i suoi cittadini. Coloro cha hanno lavorato e ancora oggi fanno tanto, coloro con cui Luoghi Comuni ha instaurato un legame, con cui ci siamo presi una responsabilità, quella di dare voce, di motivare, di dare un minimo sostegno. Tutti que-gli uomini e quelle donne che amano la città a cui si sentono di appartenere, e che attraverso le loro azio-ni, il loro lavoro e il loro tempo cercano di restituire a Perugia un'identità più viva e accogliente.

David Montiel

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Foto di Agostino Cefalo

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4 - E la chiamano estate

VIA DEI PRIORIFOOTBALL CLUBLa squadra di calcio più amata del centro storico, si preparaalla nuova stagione. Sognando al Santa Giuliana

Testo di Emanuela FilippelliFoto di Giancarlo Pastonchi

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La Via dei Priori Perugia è la prima squadra di calcio del centro storico di Perugia ed è nata un anno fa da una chiacchierata tra amici e tanta passione per il pallone. «Con il mio amico Riccardo Alunni», ci racconta il giovane mister Riccardo Cerami, «giocavamo da tanti anni a calcio a 7, e a un certo punto ci siamo detti: perché non si fa il salto e creiamo una squadra a 11 nella via? Detto fatto, in breve siamo riusciti a coinvolgere Emma Citta, già presidente di una squadra che tra gli anni ‘60 e ‘70 vinse la Coppa Grifo, e Roberto Volpi, preside in pen-sione da un paio di anni e appassionato fuori misura di calcio. Emma è il nostro presidente onorario, Volpi il presidente effettivo».

Mentre chiacchieriamo col mister sbuca da dietro l'edicola (perché il mister Cerami fuori dal campo è proprietario dell'edicola in via dei Priori) il presidente Volpi con il classico tempismo delle cose che non accadono per caso: «Ho accettato la proposta dei ragazzi con entusiasmo. Dopo la scuola, il calcio è sempre stato l'interesse di tutta la mia vita, e poi io sono nato e vis-suto per ventisei anni in via dei Priori e da tre vi sono ritornato». Un po' di nostalgia, nelle pa-role del presidente, ricordando quando i luoghi del quartiere non erano deserti ma destinati allo svago per i ragazzini, quando San Francesco al Prato era un grande punto di ritrovo dove giocare e persino la sommità del campanile della chiesa, che si raggiungeva con l'incoscienza di gioventù, era per alcuni gruppi come una sede sociale.

«Meno di ottanta non eravamo mai», continua Volpi. «Ho creduto da subito che una squadra di quartiere potesse essere un'idea importante per creare una valida alternativa di svago per i giovani e allo stesso tempo dare un contributo alla rivitalizzazione della via e del centro stori-co. Giocare nella squadra è un'ottima occasione di socializzazione soprattutto per gli studenti fuori sede che vi trovano un punto di riferimento e una possibilità di facilitare il loro inserimen-to nel tessuto cittadino».

Se dal punto di vista umano i risultati sono stati più che soddisfacenti, anche da quello cal-cistico non sono stati deludenti. La squadra, che ha militato nel girone di seconda categoria del campionato Uisp, fino a dicembre è stata prima in classifica ed è arrivata alle semifinali dei playoff, contraddistinguendosi per un grande fair play che gli è valso la Coppa Discipli-na, grazie alla quale potrà partecipare, da settembre, alla Coppa Umbra. Gli allenamenti sono una volta a settimana e a parte una piccola sospensione in agosto hanno una certa continuità per garantire sempre un buon livello di forma fisica. La scorsa stagione la Via dei Priori ha disputato le partite casalinghe sul campo del Don Bosco, per la prossima invece si sposterà a San Marco.

«Questo primo anno è stato importante», dice il presidente. «Abbiamo gettato le basi, accu-mulato esperienza. Abbiamo persino fatto un calendario grazie al fotografo Giancarlo Pa-stonchi. La squadra all'inizio non era conosciuta e il calendario è stato sicuramente la prima grande forma di pubblicità: oggi è appeso in moltissimi esercizi della via e diversi residenti lo hanno nelle loro case. Sogni e aspettative per il futuro? Una mezzanotte bianca in via dei Priori dedicata allo sport e alla musica. Provare a giocare il prossimo anno un campionato dif-ferente allargando la rosa grazie all'inserimento di giocatori di maggiore esperienza nei settori più scoperti. Partecipare sia anche al campionato di calcio a 11 che a 7 per dare la possibilità a tutti i giovani di giocare». Il vero valore dello sport è la passione, quella che c'è nelle parole del presidente Volpi, entusiasta come un bambino, e nello sguardo del mister Cerami. Entrambe hanno un sogno detto a voce bassa: il presidente aprire una squadra femminile di calcio a 5. L'allenatore puntare al Santa Giuliana. Che dire se non in bocca al lupo, ragazzi.

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CARTA CANTA E RACCONTA

Il laboratorio di origami si tiene a cadenza settimana-le nella sede dell’associazione Fiorivano le viole, un piccolo vano colorato e affollato da opere d’arte, libri e strumenti musicali. Intorno a un tavolino, un grup-po di partecipanti di età e nazionalità diverse sosta in silenzio, concentrato nel religioso contatto con il proprio quadrato di carta. Sono Ayumi Makita, artista giapponese arrivata in Italia circa vent’anni fa, e De-mian Mentaberry, giovanissimo e di origini argentine, a spiegare come, passaggio dopo passaggio, da una piega possa nascere l’ala di un cigno, la curva di un cuore o il petalo di una rosa tridimensionale.

I due hanno iniziato a lavorare insieme un paio di anni fa: «L’associazione Fiorivano le viole aveva organizzato un corso di giapponese e Ayumi era la mia insegnante – spiega Demian – Poi dopo qualche tempo mi è sta-to chiesto di organizzare questo laboratorio e io l’ho ricontattata per avere qualche dritta». Demian è affe-zionatissimo al mondo della carta: «Ho iniziato con gli aeroplanini quando avevo sette anni. Non lascerò mai l’origami, è parte di me e vorrei continuare fino

a perfezionare il mio lavoro al massimo livello. L’ori-gami è una costruzione scultorea e la sua importanza non risiede nel risultato finale, ma in ciascuna fase del processo: è un divenire, in cui ogni passaggio è neces-sario per il successivo ed è un prodotto del passato».

Mentre i partecipanti del laboratorio fornivano alla materia bidimensionale la forma inaspettata di una gru, l’origami più noto in assoluto, Ayumi ha racconta-to come nel suo Paese si ritenga che realizzarne mille sia di buon auspicio per la riuscita di un’impresa. L’at-tività assorbe completamente: il silenzio dei presenti è la traduzione del magico colloquio con il foglio, da cui apparirà l’impensabile. Ayumi afferma orgogliosa: «Questo è uno spazio di pace, la gente che viene qui è stimolata anche da questo». Ogni tanto qualcuno chiede di ripetere il passaggio precedente, e la mano dell’altro interviene in soccorso, ma alla fine nessuno dei cigni che galleggia sulla superficie liscia del tavolo somiglia al proprio vicino, nonostante le indicazioni dei due maestri siano state identiche per tutti. Ayumi ha portato il proprio bagaglio immaginifico anche nel-

Il mondo fiabesco di Ayumi tra gli origami e il teatro

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le scuole elementari, dove insegna ai bambini sia la tecnica dell’origami che quella del collage. L’artista ri-tiene che appropriarsi della manualità sia molto edu-cativo: «Esercitarsi nella coordinazione occhio-mano è fondamentale. Nella nostra vita quotidiana siamo bombardati da informazioni visive, ma non sappiamo come usare le mani. Invece, fare un origami permette di vedere gli oggetti da una prospettiva differente, per cui i bambini riusciranno a riconoscere questa cosa – prende una penna e la gira al contrario – anche se vista in modo diverso dalla ‘normalità’».

Ayumi spiega anche come i bambini, attraverso l’assemblaggio dei collage, oltre a giocare e im-parare delle cose elaborino insieme dei contenuti. Grimm Twins, il gruppo nato dalla collaborazione con Barbara Lachi, promuove moltissimi progetti: dai video delle band rock ai libri per bambini, fino alle creazioni in stop-motion per le associazioni giapponesi che aiutano gli emarginati. In questi collage, il duo accosta alle fotografie i disegni, gli spazi vuoti della pagina, gli scenari evocativi, e ogni immagine è scelta per rispondere a un concetto.

Nelle biblioteche Augusta e Villa Urbani, inoltre, le Grimm Twins hanno allestito Good Children Book, una mostra che si terrà fino all’8 settembre e che vede l’esposizione di libri illustrati e d’arti-sta, vere e proprie opere in cui s’incrociano pittu-ra, grafica e design.

L’universo onirico e sospeso di Ayumi ha incrociato realtà molteplici: la musica classica, col progetto dell’associazione Gio rivolto all’educazione all’a-scolto di bambini e ragazzi (i quali hanno poi rea-lizzato con l’artista le immagini confluite nel video Un’amicizia per sempre); il teatro, con i costumi di carta elaborati da Ayumi e dagli attori di Art Niveau per la rappresentazione itinerante Uccello di fuoco. Chissà se, un giorno, il prosieguo di questi laborato-ri porterà alla realizzazione di un migliaio di gru, per esaudire il bisogno di unione e condivisione della cittadinanza.

Testo di Ivana FinocchiaroFoto di Attilio Brancaccio

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Dal 30 maggio al 10 luglio, a Perugia, si sono svolti gli Strani Eventi organizzati da Smec: piccole iniziati-ve che hanno dato vita propria ai quartieri del centro storico. Un arco temporale in cui i rioni hanno mo-strato la vita che si muove all'interno della città.

Tutto è iniziato con il Ratto della Chitarra, all'Orato-rio di Sant'Antonio di corso Bersaglieri. La chitarra di Marco Bonucci ha raccontato i classici italiani de-gli anni '70.

In piazza Giordano Bruno, a metà di corso Cavour, si è svolta una performance teatrale: Over the Rainbow, in coincidenza con la serata inaugurale del Gay Pride perugino. Creta e corpi nudi sotto le stelle, in sinto-nia con l'architettura medievale del luogo. Poi moda a km 0 in piazza del Cedro, accanto all'arco di Porta Pesa: residenti e commercianti si sono uniti per dare vita a una sfilata curata dall'atelier di via del Pasticcio.

La prima domenica di luglio, invece, l'appuntamento è stato in piazza Piccinino, sotto lo sguardo del mer-cato del Bio. Ci sono stati un concorso di fotografie per raccontare la storia di quell'area urbana, labora-tori per bambini su come realizzare la pizza, un labo-ratorio orafo degli anni '40 all'aperto e gli Athanasius Duo che hanno animato i visitatori a ritmo di taranta e tarantella. Lo stesso giorno via dei Priori, e in par-ticolare la piazzetta che i residenti chiamano piazza Santo Stefano, è stata invasa da una milonga a cielo aperto. Più di venti coppie di ballerini hanno portato ai nostri occhi la socialità del tango di Rìo de la Pla-ta e alle nostre orecchie le note di Osvaldo Pugliese, Astor Piazzolla e Carlos Gardel.

La stessa piazza ha ospitato quattro appuntamen-ti chiamati A tutto Volume. Una serie di eventi che attraverso la magia, i viaggi fantastici e le storie per bambini hanno ridato al libro la sua antica veste di protagonista.

dagli STRANI EVENTIalla rete dEi luoghi consapevoli

La Festa dei Mille – anche se in questo caso erano in duemila - ha travolto corso Garibaldi con i Roghers Staff al commando. Residenti affacciati alle finestre che ballavano con il pubblico, spazi per vedere la notte stellata, street food e tanta musica.

Il ciclo di eventi ha visto la sua conclusione momen-tanea con il secondo appuntamento di Filosofiamo in piazza. Un agility dog all'aperto, musica, karaoke e tanto da mangiare in via dei Filosofi. Gratuito per tutti, ovviamente.

Sono stati piccoli eventi, ma soprattutto strani. Strani perché a idearli, crearli e organizzarli, c'è sta-to il lavoro condiviso di residenti, piccole attività commerciali e Smec. Gli Strani Eventi sono stati un modo per promuovere la socialità ma anche una maniera per rendere più vivibili gli spazi urbani, usandoli diversamente e aiutando a costruire in-sieme la loro storia comune.

I soggetti coinvolti nell'organizzazione degli Stra-ni Eventi sono da oggi portatori di un distintivo di qualità, quello della Rete Europea dei Luoghi Con-sapevoli (il Network for Friendly Places). Il progetto europeo Sme-City ha permesso alle città di Perugia, Londra e Valladolid di sviluppare un modello di ri-qualificazione urbana che vede protagonista la par-tecipazione dei cittadini.

Tale modello rende possibile la creazione di una rete tra residenti, associazioni e commercianti che facilita lo sviluppo del senso di appartenenza a un luogo. È il senso di appartenenza che permette di avere cura del luogo in cui si vive. Partendo dalla creazione di questa rete sarebbe forse possibile un accordo di collaborazione tra cittadini e ammini-strazione comunale per la cura e la rigenerazione dei beni comuni urbani?

David Montiel

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Corso Garibaldi - Piazza Lupatelli

AssociAzione ViVi il BorgocAmino gAriBAldi

Ass. commerciAnti PiAzzA grimAnA

Corso Bersaglieri

Ass. riViVi Borgo sAnt'Antonio Autonoleggi rAdicchi

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Piazza del Cedro - Porta Pesa

Ass. riViVi Borgo sAnt'Antonio Atelier lA Belle ÉPoque

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Piazza Sto Stefano - Via dei Priori

AssociAzione PriorioPen sPAce for Arts

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riccArdo cerAmi edicolA

Via dei Priori

AssociAzione PrioriliBreriA AntiquAriA nuoVA AtlAntide

liBreriA BArdAmùcArtAgenA

Piazza Piccinino

AssociAzione BioumBriA-Art grAffio srlPizzA e PizzA

Arte orAfA ABBAsciA giusePPe

Piazza Giorno Bruno - Cso Cavour

Ass. culturAle distretto del sAle teAtro di sAcco

Ass. undercoVer dAnce comPAny

Via dei Filosofi

comitAto filosofiAmoF.lli PAlomBA

non solo merceriA di m. P.sABAtini nAdiA e PAolA

Network for friendly

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il viaggioverso l'altroArticolo di Amnesty International Perugia vFoto di Francesca Boccabella

Mai come in questo delicato periodo storico abbia-mo bisogno di parlare di diritti umani, mai come adesso c'è bisogno di ricordare l'importanza della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo del 1948. Eppure, a distanza di molti anni dal disastro della Seconda Guerra Mondiale, che portò le Nazioni Unite a stilare questo documento per salvare le fu-ture generazioni da nuove guerre e persecuzioni e riflettere il legame indissolubile tra diritti umani e la sopravvivenza dell'umanità, essa rimane disattesa. Tra gli scopi di Amnesty International, organizzazio-ne non governativa, c'è quello di rendere noti la sto-ria e i contenuti di questo famoso testo.

Amnesty International nasce a opera di un avvocato britannico, Peter Benenson, che nel 1961 pubblica un articolo dal titolo I prigionieri dimenticati, lan-

ciando una campagna annuale per chiedere la libe-razione di tutte quelle persone che da molti anni si trovano in carcere, “dimenticate” nelle loro celle so-lamente perché le loro idee, la loro religione, il colore della loro pelle, il loro credo politico non sono gradi-ti ai loro governi. Benenson esortava i lettori a non soccombere all'indignazione per le ingiustizie, ma a trasformarla in un'azione produttiva ed efficace.

Oggi Amnesty International è un'organizzazione dif-fusa in oltre centocinquanta paesi, che si impegna concretamente non soltanto a denunciare e difen-dere i diritti umani ma anche a promuoverli attraver-so una serie di attività educative. Attività il cui scopo principale è quello di abituare la persona ad assu-mere opinioni, atteggiamenti e comportamenti che conducano al rispetto di sé e degli altri, in ogni cir-

il viaggio verso l'altro

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costanza e condizione, a prescindere da qualsiasi di-stinzione di sesso, razza e religione, e di formare alla consapevolezza che «tutti gli esseri umani nascono liberi in dignità e diritti».

Il gruppo di Perugia di Amnesty International, for-mato da volontari che hanno deciso di dedicare parte del proprio tempo alla causa dei diritti uma-ni, da anni svolge attività di sensibilizzazione nelle scuole per la conoscenza attiva dei valori contenuti nella Dichiarazione Universale. Quest’anno le attivi-tà educative si sono svolte all'interno della sezione femminile del carcere di Capanne, con un proget-to dal titolo In viaggio verso l'Altro che affronta in maniera particolare le tematiche dell'integrazione interculturale e del razzismo.

Il bisogno di un progetto di educazione ai diritti umani nel luogo della libertà negata non nasce solo per la situazione allarmante delle carceri italiane - ovvero il sovraffollamento, che costringe i detenuti a vivere in condizioni disumane e degradanti - ma soprattutto per la composizione sociale della po-polazione detenuta, che comprende tutto ciò che la società esterna non sa affrontare diversamente, tutti coloro che dalla società sono messi ai margini. Quasi il 70% dei detenuti di Capanne, come quelli del resto d’Italia, sono reclusi non per colpa ma per status, in quanto stranieri. Costoro possono anche aver com-messo dei crimini ma la carcerazione è conseguenza della loro originaria devianza, ovvero appartenere a

strati della società che la società stessa non vuole riconoscere. Culture diverse che si ritrovano in am-bienti ristretti senza programmi adeguati a favorire lo scambio e l'integrazione interculturale creano di-sagio, violenza e odio.

Il viaggio verso l'Altro ha cercato di creare un cam-mino di conoscenza attraverso lo scambio di espe-rienze, percorsi di vita, passioni, abitudini alimentari, musica e danza per aprirsi a modelli culturali diversi e iniziare – appunto - a viaggiare verso l'Altro. Parten-do dal presupposto che ognuno di noi è portatore di peculiarità uniche e irripetibili abbiamo cercato, at-traverso un dialogo costruttivo, di analizzare le diver-se forme di intolleranza e discriminazione e ricono-scere il razzismo come violazione dei diritti umani.

Il gruppo Amnesty di Perugia, per non dimentica-re l'esistenza di chi vive ai margini della società, ha cercato di coinvolgere l'esterno con un evento fina-le del progetto proprio a Capanne, nel luogo dove il viaggio è iniziato.

Attraverso le testimonianze e i racconti del percorso compiuto accompagnate da musica e danze di ri-scatto contro le discriminazioni che le donne sono costrette a vivere, le detenute hanno coinvolto gli ospiti nel loro viaggio, facendosi riconoscere per quello che sono: esseri umani con la loro dignità.

Amnesty International Perugia

Carta dei diritti del continente ecapTutti gli Esseri Umani Sono Uguali Senza Distinzioni

Ogni Essere Umano Ha Diritto alla SaluteOgni Essere Umano Ha Diritto a una Casa

Ogni Essere Umano Ha Diritto all'AlimentazioneOgni Essere Umano Ha Diritto all'Istruzione

Ogni Essere Umano Ha Diritto a una IdentitàOgni Essere Umano Ha Diritto di Esprimersi Liberamente

Ogni Essere Umano Ha Diritto a Professare la Propria ReligioneOgni Essere Umano Ha Diritto alla Libertà di Riunione e Associazione

Ogni Essere Umano Ha Diritto alla Libertà di Movimento

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La nuova scommessa regionale rivolta ai giovani del territorio si chiama Young Angles Umbria. L’iniziati-va, meglio nota con l’acronimo Yau, rappresenta un singolare laboratorio culturale facente parte del pro-getto nazionale Social Net Skills. Nel caso umbro la sinergia tra diversi ingredienti, associazioni, tutor, re-ferenti Asl, singoli e istituzioni, legati ciascuno ai dif-ferenti poli che coesistono e abbracciano il territorio, ha prodotto una miscela peculiare e suggestiva.

Motore della nostra esperienza è stata la necessi-tà di valorizzare le caratteristiche insite nei diversi angoli da cui è composto il microcosmo giovanile della regione. La metodologia che anima il proget-to è l’educazione tra pari (Peer to Peer). Le tre linee guida sono la piazza, la mappa e l’ascolto, e sono nate dalla condivisione del background culturale delle diverse associazioni e dei singoli che hanno aderito all’iniziativa intraprendendo un percorso grazie al quale si è formato un nucleo di Peer - la benzina che ha acceso il progetto.

#YAUtiascolta

I Peer, supportati da un pool di esperti, sono pronti a far fronte a qualsiasi tipo d’istanza, dalla semplice richiesta d’informazioni rispetto ai servizi territoriali a disposizione dei giovani alla necessità d’interazio-ne, e tendono l’orecchio alla categoria degli under 29 collegandosi on-line attraverso la chat della pagina Facebook relativa al progetto. La chat è attiva ogni lu-nedì dalle 15 alle 17 e ogni mercoledì dalle 17 alle 19.

Yau è un modo di mettersi a disposizione, è una visione precisa del mondo, altruistica e vitale. Yau è una maniera di entrare in empatia con gli altri, è credere in qualcosa di positivo, è una spinta a met-tersi in discussione costantemente, è condivisione di sentimenti ed emozioni in purezza. Yau è essere convinti che insieme è molto meglio, è rinunciare a un po’ di egoismo, è costruire e costruirsi giorno per giorno, è stare seduto ad aspettare, è muoversi per fare. Yau è il lato b di un arcobaleno.

#YAUtiascolta.

La piazza, la mappa, l'ascolto.Yougn Angles è la nuova scommessa rivolta ai giovani della regione

Articolo e foto dei ragazzi dello Young Angles

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Vi è mai capitato, girovagando in un mercato in un Paese straniero, di voler chiedere infor-mazioni sui prodotti in mostra nelle bancarelle, di voler contrattare sul prezzo di una teiera o di voler chiedere come si cucina una verdura mai vista prima? Avreste voluto imparare qualche parola o un paio di frasi per comunicare in qualche modo con i venditori o con le persone del luogo? Certo, è sempre possibile affidarsi a una lingua ponte come l'inglese, ma chiedere qualcosa nella lingua del Paese dove vi trovate è tutta un'altra cosa. Vi sarebbe piaciuto avere a disposizione una guida linguistica che potesse aiutarvi a imparare e usare due o tre parole chiave?

Immaginiamo che per molte persone la risposta sia sì. Ecco che cos'è il nostro Progetto Bazaar: un pronto intervento linguistico che facilita la comunicazione tra donne e uomini che vengono da altri Paesi e gli italiani. Lo facciamo direttamente dove le persone si incon-trano, comunicano, si conoscono, e cioè al mercato. Facciamo da tramite tra alcune signore marocchine che vogliono sapere che cosa sono e come si cucinano i gobbi e un ambulante umbro desideroso di raccontare le sue ricette. Diamo le dritte a una signora ucraina che vuole comprare una maglietta carina da spedire alla figlia che vive lontana.

Questo è il punto iniziale del nostro progetto, entrare in contatto con gente proveniente da altri Paesi, rompere il ghiaccio e favorire la comunicazione in un contesto vero e dinamico come il mercato. Ma è solo il primo passo. Dopo una prima conoscenza cerchiamo di capire quali parole, frasi ed espressioni servono a queste persone per vivere meglio da noi, per essere dei nuovi cittadini consapevoli e attivi.

Ecco perché abbiamo aiutato un signore nigeriano a scrivere il suo curriculum vitae, perché abbiamo aiutato le mamme a comunicare con le maestre e essere più collaborative per so-stenere i loro figli nel percorso scolastico, perché abbiamo parlato del linguaggio settoriale medico con le badanti che ci tengono a offrire un servizio affidabile. Andiamo dove le perso-ne si incontrano, capiamo con loro le parole che gli servono, troviamo strumenti e materiali per aiutarle a imparare di più, a comunicare meglio.

In questi mesi abbiamo svolto le nostre attività al mercato di Ponte Felcino, al mercato di Piazzale Bove, al mercato del Bacio. Bazaar è un progetto finanziato dalla Commissione Europea in collaborazione con partner di cinque Paesi: Portogallo, Germania, Bulgaria, Tur-chia, Regno Unito. Il nostro sito internet è www.bazaarproject.eu.

Giulia Gamba With the financial support of thePrevention of and Fight againstCrime Programme EuropeanCommission Directorate-GeneralHome Affairs

This project has been funded with supportfrom the European Commission.This publication reflects the views only of the author, and the Commission cannot be held responsible for any use which may be made of the information contained therein.

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è di chi il futuro

lo facomitato promotorein collaborazione concon il patrocinio di

UMBRIA UMBRIA

organizzata da da un’idea di

3 / 4 / 5 ottobre 2014Umbriafiere - Bastia Umbra

www.falacosagiustaumbria.it

ABITARE SOSTENIBILEBUONO DA MANGIARE

MOBILITA’ NUOVAETHICAL FASHION

COSMESI NATURALE E BIOLOGICAVIAGGIARE

EDITORIA, PRODOTTI CULTURALI, WEBSERVIZI SOSTENIBILI

IL PIANETA DEI PICCOLICITTADINANZA E PARTECIPAZIONE

STREET, BIO & VEGAN FOOD

Arriva in Umbria Fa' la cosa giusta!, il più impor-tante evento espositivo completamente dedicato al consumo consapevole e agli stili di vita sosteni-bili. Tre giorni (3-4-5 ottobre 2014, presso il centro espositivo di Umbriafiere a Bastia Umbra, Perugia) di eventi, dibattiti, attività per le scuole e workshop con al centro la mostra mercato delle eccellenze produttive smart del Centro Italia (e non solo). Die-ci aree espositive (Abitare sostenibile, Buono da mangiare, Mobilità nuova, Ethical fashion, Cosmesi naturale e biologica Viaggiare, Editoria, Servizi eti-ci, Il mondo dei piccoli, Cittadinanza e partecipa-zione) in cui i visitatori potranno trovare il meglio

dei prodotti e servizi delle aziende all’avanguardia in tema di sostenibilità ambientale e sociale. Previ-sta anche l'area Street, bio & vegan food. L’evento, organizzato da Fair Lab in collaborazione con Um-briafiere, patrocinato dalla Regione Umbria, pro-mosso coinvolgendo molte importanti realtà della società civile umbra (tra cui Acli, Arci, Cittadinan-zattiva, Cgil, Cisl, Uil, Legambiente, Libera e Forum del Terzo settore), ha l’obiettivo di diffondere buo-ne pratiche di consumo e produzione.

Fa' la cosa giusta! Umbria nasce dall'esigenza di presentare in uno spazio culturale e commerciale

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www.falacosagiustaumbria.it

ABITARE SOSTENIBILEBUONO DA MANGIARE

MOBILITA’ NUOVAETHICAL FASHION

COSMESI NATURALE E BIOLOGICAVIAGGIARE

EDITORIA, PRODOTTI CULTURALI, WEBSERVIZI SOSTENIBILI

IL PIANETA DEI PICCOLICITTADINANZA E PARTECIPAZIONE

STREET, BIO & VEGAN FOOD

anni a Milano l'edizione nazionale di Fa' la cosa giusta!), che è stato condiviso con le istituzioni regionali e locali, le più importanti organizzazioni economiche umbre e le diverse anime della so-cietà civile regionale.

Fa' la cosa giusta! Umbria è la principale vetrina per le aziende italiane - con un'attenzione partico-lare alle realtà del Centro (Umbria, Marche, Lazio, Abruzzo, Toscana ed Emilia Romagna) che produ-cono, trasformano e vendono prodotti o servizi e che si riconoscono nei principi della sostenibilità economica, ambientale e sociale.

prodotti innovativi per uno stile di vita sostenibi-le. Tra le realtà presenti in fiera si possono trova-re: prodotti e soluzioni per la casa, arredamento eco-compatibile, equo e solidale, design per la sostenibilità e l’accessibilità; eccellenze enogastro-nomiche e piccoli produttori di qualità; abbiglia-mento e accessori dal design originale, realizzati con materie prime selezionate e sostenibili; servizi vantaggiosi dal punto di vista sociale e ambientale per le famiglie e per le aziende e molto altro.

Un percorso nato dall'incontro con Terre di mez-zo Editore (casa editrice che organizza da undici

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È la prima domenica di Umbria Jazz 2014, il 13 luglio, e, nonostante il tempo impietoso, il centro di Perugia è pronto per accogliere nuovamente un rimbalzare di suoni e volti da tutto il mondo. Quando arrivo in piazza Italia verso le quattro del pomeriggio, a pochi metri dal ritmo gioioso dei concerti ai Giardini Carducci, non mi aspetto di trovare delle bandiere palestinesi a sventolare sotto la pioggia. Un gran numero di persone si è riunito davanti alla Prefettura per manifestare solidarietà al popolo palestinese, a seguito del nuovo inasprirsi del conflitto tra Hamas e Israele, che ha condotto a un’escalation di violenze e morti tra i civili a Gaza.

Perugia in questi giorni di festa non vuole dimenticare cosa sta accadendo sullo scenario in-ternazionale, uno scenario che la coinvolge direttamente nella misura in cui sul suo territorio ospita anche una comunità musulmana forte e ben integrata, partecipe della vita della città.

Come spiega uno degli organizzatori, Michele Ramadori, le associazioni perugine si sono pre-cedentemente incontrate nella Biblioteca Popolare Cosmo Rosso e da lì hanno collaborato in-sieme per la realizzazione della manifestazione. Una partecipazione composita che salta subi-to all’occhio. C’è anche il responsabile della comunità musulmana dell’Umbria, l’imam Abdel Qader, palestinese, ormai anche perugino, vivendo in città con la sua famiglia da quarantadue anni: «Abbiamo una forte amicizia con le associazioni presenti, siamo qui per dire basta alla guerra che non porta altro che distruzione».

È forte la presenza degli studenti universitari, molti dei quali provenienti proprio dalle zone del conflitto. Tra di loro c’è Zeid, originario di Gerusalemme, iscritto al terzo anno di Scienze Politiche e Relazioni Internazionali dell’Università di Perugia, venuto qui con una borsa di studio. All’ini-zio si è trovato un po’spaesato, ma poi pian piano si è abituato alla nuova città. «La comunità palestinese in Umbria non è molto grande, in realtà, non tutti ci conoscono». Secondo Khalid, anche lui studente di Scienze Politiche, venuto da Betlemme tramite l’aiuto di una fondazione cattolica, «essere a manifestare oggi è un volere e un dovere, viene spontaneo». Spiega di non far parte di nessuna associazione: «In questi anni ho preso parte anche ad altre iniziative cittadine. Ho

terra senza paceIl Medioriente è dietro l’angolo. Perugia rinnova la sua tradizione di città accogliente.E ascolta il grido di dolore di chi non ne vuole più sapere della guerra

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parlato alla facoltà di Lettere della questione palesti-nese insieme a un docente dell’università, lo scorso novembre, collaborando con l’Udu Perugia, durante la Giornata Internazionale per il Diritto allo Studio. A gennaio, all’Università per Stranieri, ho fatto un con-certo di pianoforte con le mie composizioni dedicato alla Palestina. Credo infatti che la cultura abbia un ruolo importante nell’esprimere la sofferenza. Credo nella penna e non nel sasso; nei libri e non nei missi-li. Credo nell’attivismo, conosco tanti attivisti italiani che ho visto prima a Betlemme e poi ho rincontrato a Perugia». Quando gli chiedo come si trova nella no-stra città mi risponde: «Benissimo, è una città multi-culturale, ricca di risorse umane. Non mi sento stra-niero, tutti sono stranieri. Perugia deve approfittare al massimo di questa presenza».

Questi ragazzi sono ospiti della nostra città, ma tra qualche giorno torneranno a casa per le vacanze estive e la guerra per loro può significare la possi-bilità di rimanere bloccati al confine con la Cisgior-dania e non incontrarsi con le proprie famiglie: è la preoccupazione di Nuran, palestinese, studentessa di Agraria. Il legame con l’università passa anche attraverso la collaborazione con il sindacato stu-dentesco Udu Perugia, il cui coordinatore, Tiziano Scricciolo, ribadisce il valore dell’interculturalità:

«Per noi è da sempre prioritario conoscere la realtà degli studenti stranieri che vengono a studiare nei nostri due atenei».

Al presidio si avvicina a un certo punto anche il neo-sindaco Andrea Romizi, invitato da alcuni cittadini. In-tervistato qualche giorno dopo dice: «Mi è sembrato doveroso ascoltare: in piazza Italia era presente una parte importante della nostra comunità straniera. La mia però non era una partecipazione in forma di ade-sione, questi sono temi complessi e delicati, con due parti in lotta da anni, il mio essere lì non significava dare sostegno a una parte a scapito dell’altra. Quel-lo che mi sta a cuore è la possibilità di una pace che ponga fine alle violenze di cui finiscono vittime prima di tutto i civili. Per quanto la mia presenza possa aver creato qualche perplessità mi ha fatto molto piacere esserci, è stata infatti anche un’occasione d’incontro con l’imam Qader e con la comunità islamica, parte molto attiva della nostra città, comprendente giovani e professionisti. Mi piacerebbe coltivare ulteriormen-te questo rapporto, nel segno di una visione comune di città e di ritrovato senso di appartenenza a una co-munità che ha tra i suoi tratti identitari proprio quello dell’accoglienza e dell’integrazione».

Lavinia Rosi

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ideare,socializare,Riciclare

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Le Riciclamiche non sono semplicemente delle amiche che si dedicano al riciclo ma un gruppo di amanti del riciclo che sono diventate amiche col tempo.

Lo sottolineiamo per far capire che il nostro è un gruppo di volontariato aperto sia alle persone, senza distinzione di sesso, che alle idee. Prima di incontrarci eravamo le classiche persone che non buttano via niente, spinte non tanto dalla crisi ma da un'allergia sincera allo spreco e da un amore, che ancora va crescendo, per la condivisione. Cre-are un gruppo, che si è formato in modo naturale nel 2010, ci ha permesso di rendere più concreto questo desiderio di opporsi a una società che del consumo e dello spreco ha fatto il proprio credo.Era importante per noi fare qualcosa di concreto al di fuori del nostro piccolo, sensibilizzare sull'im-portanza delle tre R: Riduco-Riciclo-Riuso, che poi col tempo sono diventate molte di più: Ripara, Re-cupera, Risparmia ecc.

Occorreva dunque scendere in piazza, stare fra la gente, e così abbiamo partecipato al nostro primo mercato, dove con le nostre macchine da cucire abbiamo fatto vedere come si trasforma una stoffa d'ombrello rotto in una borsa. Questo è stato il primo oggetto che abbiamo recuperato e rivalorizzato, per un semplice motivo: eliminare l’uso di buste di plastica usando eco-shopper. È stato anche il primo laboratorio fatto sul recupero creativo di materiali e oggetti, a cui ne sono se-guiti molti altri, sia con bambini che con adulti. Abbiamo manipolato plastica, carta, lana, stoffa; trasformato copricerchi delle auto in orologi, ma-nici d'ombrello in attaccapanni, buste del latte in lampadari, bottiglioni dell'acqua in fiori e conte-nitori, trasformato sedie e molto altro.

Il riciclo creativo però non è il solo ambito in cui operiamo. All'interno del mercato contadino di Ponte San Giovanni Terra Fuori mercato, ogni ter-zo sabato del mese, gestiamo un banco del barat-to, dove si possono trovare abbigliamento, libri, e altri piccoli oggetti; diamo anche la possibilità

di fare scambi di oggetti ingombranti o particolari offrendoci come tramite.

La prima domenica di ogni mese in piazza Pic-cinino, a Umbria Terra Viva, siamo presenti con il banco di semi ed Ortocrossing (scambio di piante, meglio se autoprodotte, che regaliamo a chi si of-fre di piantarle in luoghi comuni). Cosa dire poi del Guerrilla Gardenig? Una vera battaglia al grigiore urbano, al cemento onnipresente, una guerra dura ma piena di soddisfazioni. Cosa c’è di più bello di appendere a un palo della luce un barattolo di lat-ta colorato, magari da bambini, riempito di terric-cio dentro il quale abbiamo messo una piantina grassa o dei fiori di campo? O portare una fiorie-ra alla fermata del bus? È un modo per colorare il mondo di tutti e la vita degli ignari passanti e poco importa se qualche fiore viene rubato o buttato via, l’importante è che qualche pianta sopravviva grazie alle cure di un abituale frequentatore. Ma Guerilla è anche “bombe” di semi, ovvero palline di argilla contenenti terriccio e semi, da lanciare negli angoli spogli della città o nelle aiuole secche, pron-te a schiudersi al momento giusto per regalare fiori e colori in luoghi abbandonati.

Da un anno circa, in zona Monteluce, è nata la Ri-ciclasa, un appartamento-laboratorio gentilmen-te messoci a disposizione da un'amica che vive lontano. Là ci ritroviamo per parlare, decidere, stare insieme, per fare e organizzare i nostri labo-ratori lavorando con i materiali via via recuperati. La casa è sempre aperta a tutti coloro che voles-sero visitarla in modo che possano conoscerci e/o collaborare.

Non c'è vero recupero senza condivisione, senza contagio, perché solo così una singola azione mol-tiplica il suo potere.

Se volete fare rete con noi, partecipare ai labora-tori, aiutarci a gestire le nostre attività, o sempli-cemente saperne di più, ci trovate qui:riciclamiche.wordpress.com

Le Riciclamiche

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Terra Fuori Mercato è un’associazione che nasce dal desiderio di un gruppo di persone di dare e avere accesso a un cibo sano e genuino, convinte che tutti ne abbiano diritto. Centrale è quindi il rapporto tra chi produce cibo e chi lo consuma, poiché chi lo produce ne è a sua volta consumatore. L'associazione nasce come mercato di quartiere nel 2007 a Madonna Alta nella piccola piazza Sandro Pertini. Gestito dal circolo Arci Island, il merca-to era ed è tutt'ora formato da produttori e artigiani locali: piccole realtà, fattorie, aziende agrituristiche pensate per il turismo sociale, appezzamenti coltivati che non superano i cinque ettari di terreno.

Oltre ai contadini che per generazioni hanno tramandato tradizioni e colture, oggi ci sono persone che dopo aver conosciuto la città (per lavoro, per studio o native) scelgono la vita rurale per amore della terra, per difendere il territorio dalla cementificazione, per pren-dersi cura delle specie animali, per crescere i propri figli, per vivere una vita di condivi-sione e di scambio, per custodire e rigenerare le sementi e soprattutto per conservare e assicurare la biodiversità e la fertilità, affrontando tutte le difficoltà comportate dall’ac-cesso alla terra. Nello stesso modo vengono valorizzati l'artigianato locale e i mestieri che riguardano la tradizione e la sapienza della manodopera che agisce su materiali naturali o di riciclo creando opere ingegnose e utili.

Nel 2010 Tfm aderisce a GenuinoClandestino, rete nazionale per la libera trasformazione dei prodotti contadini divenuto movimento di comunità in lotta per l'autodeterminazio-ne alimentare. Questo ha permesso a una parte di contadini e cittadini umbri di ri-unirsi, di ri-incontrarsi e di ri-attivare quell'energia di cui avevano bisogno per affermare che oggigiorno scegliere cosa mangiare e tornare a vivere in campagna è un atto politico, in quan-to l'oggetto in discussione è la vita e l'esistenza delle persone.

Beni fuori mercatoElogio della filiera corta

Testo di Elisa MelonariFoto di Francesca Boccabella

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Nel 2011, con la cooperazione di Ponte solidale - che lavora ogni giorno per essere rife-rimento nella promozione e realizzazione di pratiche di economia solidale finalizzate a uno sviluppo sostenibile - Tfm decide di costituirsi in una vera e propria associazione e di prendere le decisioni in maniera collettiva attraverso assemblee mensili, auto-organiz-zando mercati di vendita diretta per costruire e vivere una nuova socialità: il mercato è il nostro modo di esprimerci. Il terzo sabato del mese a Ponte San Giovanni e - da quest'an-no, grazie a GasTezio - il secondo sabato del mese a San Marco, insieme a cittadine e cittadini consapevoli, Tfm rivendica e promuove il diritto a una buona alimentazione, cre-dendo in altre possibili economie.

L'obiettivo che Terra Fuori Mercato si prefigge è quello di costruire relazioni dal basso, oriz-zontali, per tentare vie di salvezza collettive e di cooperazione insieme ad altre realtà: asso-ciazioni, movimenti, comitati e singoli. Perché fare la spesa direttamente dal produttore non è proprio come stare davanti a un banco frigorifero di un supermercato. Per chi vive in città andare direttamente in azienda è faticoso, ma i contadini ci stanno aiutando, chiedono sol-tanto di essere conosciuti, aprendo la propria azienda che si identifica con la propria casa, condividendo il proprio lavoro e la propria scelta di vita. Scelta che ci riguarda tutti.

Questo significa che i piccoli produttori locali rappresentano un’alternativa concreta all’insostenibilità dell’agroindustria, significa che il cibo non può essere considerato una merce e soprattutto che la terra non è e non sarà mai un supermercato. Significa che la Terra è un bene comune e che il suo destino naturale è l’uso e il godimento comune. Ed è per questo che nel 2012 Genuino Clandestino lancia la campagna Terra Bene Comune con cui si oppone alla svendita dei terreni pubblici e alla devastazione del territorio. Signi-fica che tutti siamo chiamati a salvaguardare la Terra, per quel diritto inalienabile al cibo che ci nutre e che deve essere sano e per tutti, come l'acqua e l'aria.

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Eravamo in tre: io, un ragazzo cinese con del-le enormi cuffie blu e una ragazzina in shor-ts ascellari, gli occhi pesti e le gambe cion-dolanti. Stavamo aspettando il bus delle 6.03 del mattino alla fermata di Monteluce, le rondini impazzite che disegnavano traiettorie d’ombra sul cielo dell’aurora.

Finalmente, il barrito del mezzo che si ferma di fronte alla pensilina, e io e i miei compagni di fer-mata saliamo sull’autobus già mezzo pieno. A ogni frenata i passeggeri semiaddormentati oscillano sincronicamente, obbedendo alle leggi fisiche e del sonno. Una tizia di circa settant’anni, i capelli rossi circondati da una nube di lacca al profumo di mora, chiede al conducente quando si arriva alla stazione con cadenza regolare, direi all’incirca ogni trenta secondi («Stiamo arrivando?»), ottenendo come risposta un muggito di diversa intensità che io non riesco proprio a comprendere (e, a ‘sto pun-to, forse nemmeno lei).

A una delle fermate intermedie del percorso che conduce alla stazione - approdo ambito da qua-si tutti i presenti - fa il proprio ingresso dalla porta anteriore un signore anziano dall’aspetto fragile, espressione atona e indecifrabile nel codice segre-to delle rughe intrecciate, bastone alla mano. Molti passeggeri, io compresa, lo fissano impassibili, i fra-mes di un sogno ancora incagliati nella veglia pre-coce. Poi, improvvisamente il ragazzo cinese con le cuffie blu (forse per qualche input musicale?) si alza in piedi per lasciare libero il proprio sedile, che in-dica al signore con qualche timida sillaba italiana (“libero”, “sedere?”) profondendosi in mezzi inchini della testa. Questo gesto innesca una reazione a catena: tutti i passeggeri seduti nei posti più vicini iniziano a muoversi ritmicamente, alzandosi e rise-dendosi in modo arbitrario, mentre alcuni tentano

una “lap-dance della generosità”, girando attorno ai pali del mezzo e guardandosi in cagnesco nel caso qualcuno non faccia lo stesso.

L’oggetto di tali attenzioni, invece, resta immobile: un braccio innestato sulla curva del bastone e l’al-tro aggrappato alla porta dell’autista, nella sua fac-cia incartapecorita soltanto gli occhi si muovono per osservare il caos che si è scatenato all’interno dell’automezzo in una manciata di secondi. Ormai è diventata una competizione: perfino la signora con la chioma vaporosa ha smesso di porre la pro-pria domanda ossessiva al conducente e pare voglia alzarsi in piedi, il cinese rinforza la pronuncia delle sillabe (“li-be-ro!”) assumendo un’espressione cor-rucciata, io non riesco a scollarmi dalla mia posta-zione (è troppo divertente osservare, e poi mi trovo a metà del mezzo)… Finché non c’è l’ennesima fer-mata, l’autobus frena uggiolando e oscilla con den-tro tutto il suo contenuto, e il signore approfitta del mancato equilibrio dei passeggeri per compiere un esemplare salto all’indietro con rotazione del baci-no sul sedile più vicino. Mi guardo intorno: siamo già alla stazione, prendo il bagaglio e scendo.

Ivana Finocchiaro

IL BUS DELLE 6.03DEL MATTINO

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da porta pesaa radio tre

Finire su Radio Tre non è da tutti. Su Fahrenheit, poi. A noi è capitato, e ne siamo felici e orgo-gliosi. Adesso vi raccontiamo ogni cosa per filo e per segno. Martedì 29 luglio, mezzogiorno, arriva una telefonata dalla redazione del popolare programma radiofonico: «Ci volete par-lare del Portierato di Quartiere?». Ne erano venuti a conoscenza a giugno, quando proprio a Perugia s’era svolta la festa nazionale di Radio Tre. Così, quando hanno deciso di dedicare una puntata alle social streets si sono ricordati di SmeC e del suo lavoro in città. Tre ore dopo quella telefonata il nostro David Montiel stava parlando in diretta nazionale del sottopassag-gio di Porta Pesa diventato galleria d’arte e della raccolta delle vecchie foto degli abitanti di Porta Eburnea. Ad ascoltarlo, alcune centinaia di migliaia di persone dalle Alpi alla Sicilia.

L’idea del portiere di quartiere funziona, c’è poco da fare. Perché la gente ha voglia di riap-propriarsi degli spazi pubblici, ha voglia di imbastire nuove relazioni, di conoscere il nome dei propri vicini, possibilmente di trascorrerci un po’ di tempo, almeno ogni tanto. L’atten-zione di Fahrenheit e dei suoi ascoltatori al racconto di David dimostra una volta di più la bontà di questo progetto, attraverso il quale Perugia si presenta come un modello da seguire in tutto il Paese. Il valore di una città si riconosce dall’intelligenza e dall’efficacia delle risposte ai propri problemi.

Noi siamo convinti di aver imboccato la strada giusta. E magari da domani, dopo il nostro passaggio alla radio, in qualche altra città italiana qualcuno comincerà a ragionare sulla possibilità di replicare l’esperienza del Portierato di Quartiere. Il bello delle buone idee è che si diffondono in fretta.

SmeC e il Portierato di Quartiere alla conquista di Fahrenheit Foto

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Sulla stradaL'altro volto di Umbria Jazz

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Foto di Serena Nitrola

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Se il jazz è soprattutto improvvisazione quello che succede ogni anno per dieci giorni di luglio nelle strade di Perugia ne celebra l’essenza. Sotto Umbria Jazz la città raddoppia, grandi palcoscenici si arrampi-cano sugli spazi della vita quotidiana e ospitano nomi prestigiosi, da Herbie Hancock a Mario Biondi ai The Roots, attirando folle di spetta-tori. Ma durante il festival accade anche qualcosa di più. A sostenere e completare la parte “istituzionale” c’è una componente del tutto spon-tanea che si è andata consolidando negli anni e che non compare nel programma ufficiale: l’arte di strada, senza nessun biglietto d’ingresso.

Lungo Corso Vannucci si crea una particolare sinergia tra gli artisti, at-tenti a coordinarsi nelle loro esecuzioni musicali e a non coprirsi l’uno con l’altro, mettendo in piedi una programmazione improvvisata, ba-sata anche sulle condizioni metereologiche che quest’ anno aiutano poco. Si conoscono pur provenendo da parti diverse: Umbria Jazz è per loro una seconda casa e un’occasione di incontro dove sperimen-tare e arricchire il loro repertorio contaminandosi con musiche diver-se. Si spartiscono le postazioni, catturandosi l’attenzione di un proprio pubblico, il pubblico della strada, coinvolto e partecipe.

Camminando in direzione di Piazza Italia i primi che si incontrano sono gli Heavy Wood, scatenati e magnetici: Roberto, Nate e Franco. Uno strano mix dal Montana a Ponte Felcino: quello che ne viene fuori sono anche canzoni tradizionali pugliesi cantate da un americano. Il gruppo si è costituito a Perugia ed è attivo da parecchi anni, i ragazzi ormai sono dei veterani di Umbria Jazz. I pezzi li compongono loro, il genere è un folk acustico dinamico con derive sempre più rock. «Stare qui ci ha insegnato molto, dà un’ispirazione che non si può avere sopra un pal-co», dice Nate, «Riusciamo a capire esattamente cosa sente il pubblico. È un’occasione rara che ci permette di essere veramente noi stessi». Aggiunge Roberto: «La strada è dura, trovi dal bambino all’anziano, ed è utile per capire meglio come funziona la musica che suoni».

Proseguendo si viene sorpresi da un’atmosfera particolare, ascoltando un primo brano ci si immerge in sonorità che richiamano l’Africa, poi si passa con un colpo d’orecchio alla Parigi degli anni ’30: sono i Dan-sLaRue, Marco e Simone dalla provincia livornese. Il repertorio è com-posito, spaziando dal blues allo swing alla musica hawaiana, africana, indiana: «Facciamo il giro del mondo con gli strumenti». Il duo, come dice il nome stesso, nasce sulla strada dall’idea di due vecchi amici, proprio per avere l’occasione di esibirsi a Umbria Jazz, ed è il quarto anno di fila che sono qui: «Siamo avvolti in una bolla di bellezza!».

Davanti al Teatro del Pavone dispongono la strumentazione i Jesters Blues: Matteo, Francesco, Vassilis; chitarrista e batterista perugini, bassista cipriota, si sono formati a Londra dove studiano in un’ac-

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cademia musicale e dove si esibiscono spesso in giro per locali. I due componenti di Perugia si sono conosciuti in questa piazza durante una jam session, e tornano ogni anno per Umbria Jazz alla quale sono particolarmente affezionati: è grazie ai concerti ascoltati qui da ragazzini che si sono avvicinati alla musica che suonano oggi, jazz, funk e blues. «Quando ci esibiamo qui il saba-to sera succede di tutto: una volta c’era una festa di matrimonio, si sono messi tutti a ballare e men-tre suonavamo la madre della sposa ci imboccava con dei dolci!», raccontano.

Più avanti fa base un terzetto torinese, la parte più propriamente jazz della strada insieme ai Jesters Blues: la loro musica si ispira infatti al gipsy jazz di Django Reinhardt. Due chitarre e un contrab-basso: Dario, Alessandro, Isabella. Gli Accordi Di-saccordi - si chiamano così -, musicisti per profes-sione, suonano in diverse occasioni e non solo in Italia. Iniziano in due quasi per gioco venendo in vacanza a Umbria Jazz, l’anno dopo conoscono la contrabbassista durante il festival e la coinvolgo-no nel progetto. La città in questi giorni è frizzante, dicono, ricca di stimoli, un’atmosfera che non han-no ritrovato altrove. «Colpisce l’alta concentrazione di musicisti di strada che negli anni sono aumen-tati», spiega Isabella, «con i quali capita anche di fondersi per suggestive jam session. Quando sono venuta nel 2008 per la prima volta non era così, per suonare in strada abbiamo dovuto fare delle bat-taglie, andare a chiedere i permessi in giro. Pian piano la situazione è migliorata e adesso sono più permissivi».

Un po’ più in disparte, in Via Maestà delle Volte, c’è la solista Elisa Callejera, in viaggio con il suo cam-per per il tour estivo, che suona la chitarra e canta cover in acustico. Mezza milanese, mezza sicilia-na, dopo cinque anni lascia il lavoro in un ufficio a tempo indeterminato e decide di cambiare vita. Racconta ancora euforica che le è capitato di fare una jam con un musicista della programmazione ufficiale. Le due anime di Umbria Jazz sanno an-che dialogare tra loro.

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Foto di Pamela Ceccarelli

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SMeC è la nostra Agenzia di Comunicazione Sociale, che sostiene la valorizzazione delle azioni positive che vengono create in Città.

L’obiettivo è quello di dare un supporto di comunicazione, con le proprie professiona-lità al lavoro dei singoli e dei gruppi organizzati, per sostenere il valore delle relazioni. Contattaci se hai bisogno delle nostre professionalità, al tuo servizio, così come al servizio di tutto cio che è Sociale!

Nei nostri canali e sul nostro Sito web trovi tutto quello che viviamo e che facciamo, ogni giorno. Sulle nostre pagina Facebook e Twitter raccontiamo quotidianamente le nostre attività in giro per la città e a contatto con le varie realtà con cui collaboriamo. Sul nostro canale Youtube trovi tutti i video e i raccon-ti che realizziamo per associazioni o per i progetti che seguiamo.Per iscriverti alla nostra Newsletter o per comunicare con noi, la nostra E-mail è a tua disposizione!

Nel nostro Free Press trovano spazio tutte le realtà che lavorano per una socialità dal basso e che ogni giorno lavorano per costruire luoghi e spazi condivisi, eventi e momenti di socialità.

Se vuoi partecipare alle riunioni di redazione, aperte a tutti quelli che hanno voglia di saperne di più sul nostro progetto, ecco gli orari sono: lunedì dalle 18 alle 20 e venerdì dalle 15 alle 18.30, presso l’Urban Center di Perugia (scalette di S. Ercolano).

Contattaci o scrivici una email se vuoi essere presente nel nostro Free Press o se vuoi condividere con coi qualche esperienza: luoghicomuni@o�icinasmec.it

Il nostro progetto nasce per raccontare, promuovere e supportare l’impegno positivo di cittadini, organizzazioni, associazioni e comitati, nel vivere gli spazi della Città.

Ci sarà ampio spazio per chiunque abbia voglia di condividere le proprie esperienze sui luoghi che vive e in cui vive.

Lo scopo del free press è o�rire una sintesi e uno spazio comunicativo alla Perugia Autogestita e Positiva.

Social Multimediae-Communication

LA CITTÀ CHE CI APPARTIENEQUANDO LA CONDIVISIONE PORTA CON SÉL'IDENTITÀ DI UN'INTERA COMUNITÀ

LUOGHI COMUNINUMERO 2 - GIUGNO 2014 - OFFICINA SMeC - DISTRIBUZIONE GRATUITA

Anno

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n° 2

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IL MAGAZINE CHE RACCONTA LA PERUGIA VISTA DAL BASSO

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SMeC - Perugia SMeC - PgSocial Smec o�icinasmec.it [email protected]

Il nostro progetto, IN TUTTE LE SUE DECLINAZIONI.

REDAZIONE SMeC: G. Dozzini, D. Montiel, A. Cefalo, M. Calesini, N. Tassini, Emanuela, P. Pettirossi. COMUNICAZIONE EVENTI: Le Luci della Città Vecchia - Tavolo delle Assni. del Centro Storico. EDIZIONE: SMeC - Social Multimedia e-Communication. FOTO: Arianna Tei, David Montiel, Giancarlo Pastonchi. Progetto Share My European City - Soc. Coop. Soc. Borgorete - via F.lli Cairoli, 24 - 06125 - Perugia. [email protected] | 075 5145126 075 514511. LUOGHI COMUNI lo trovate all'interno delle sede dell'Ur-ban Center, delle Associazioni e dei negozi e locali del centro storico.

With the financial support of the Prevention of and Fight Against Crime Programme.Eu Commission

Via Cairoli, 24 06125 Perugia075.5145126 075.514511

SMeC è la nostra Agenzia di Comunicazione Sociale, che sostiene la valorizzazione delle azioni positive che vengono create in Città.

L’obiettivo è quello di dare un supporto di comunicazione, con le proprie professiona-lità al lavoro dei singoli e dei gruppi organizzati, per sostenere il valore delle relazioni. Contattaci se hai bisogno delle nostre professionalità, al tuo servizio, così come al servizio di tutto cio che è Sociale!

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Ci sarà ampio spazio per chiunque abbia voglia di condividere le proprie esperienze sui luoghi che vive e in cui vive.

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