L’ultimo sigaro prima di inventare Peter Pan

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Letture d’estate IV James M. Barrie «My Lady Nicot del bambino che non voleva cresce GLAUCO FELICI Peter Pan, il bambi- no che non voleva crescere: c'è qualcuno che non lo cono- sca? Il personaggio ha valica- to i confini della letteratura, è diventato - come si dice - un' icona pop, con tanto di fan clubevideogiochiesindrome dedicata: servì a Walt Disney per uno dei suoi temibili film animati (1953), ma è stato usa- to per altri numerosi adatta- menti cinematografici, e via via è entrato nella «cultura» corrente. Per esempio, Mi- chael Jackson chiamò il suo ranch californiano «Never- land», in onore appunto all' isola che non c'è. (Singolare: Jacko fu accusato di molestie a bambini, proprio come il creatorediPeterPan). Il libro, un romanzo tratto da una precedente commedia fiabesca - anche ciò è singola- re, di solito il percorso è inver- so -, diede fama immediata e inattesa, nel 1906, all'autore: fama però relativa, visto che pochi dei conoscitori del per- sonaggio Peter Pan saprebbe- rodirechineful'autore,ecos' altrofecenellasuavita. Giànel1895JamesM.Bar- rie aveva pubblicato - tra l'al- tro-unpreziosolibriccino, My Lady Nicotine, che dev'essere passato tra l'indifferenza dei lettori, e in tale indifferenza dev'essere rimasto: in Italia è questa la prima traduzione, ungestodicoraggiodell'edito- reDonzelli,chehadovutocon- frontarsi in più con l'ostilità così politicamente corretta che dilaga contro il fumo e chi lopratica.Perchéalfumoède- dicato il libro. Non quello insi- piente delle sigarette, trangu- giato e aspirato compulsiva- mente, ma quello «esalato dalla bocca», raffinato e coinvolgen- te, possessivo, del sigaro e della pipa. Il sottotitolo (A Study in Smoke) conferiva all'opera un' aura di serietà quasi accademi- ca, in realtà smentita a ogni pa- gina dall'allure ironica e strava- gantedellascrittura. Una trama vera e propria non è presente: l'autore parla della sua passione, e la con- fronta con le evenienze della vita. Lo fa da una prospettiva all'apparenza contraddittoria, quella di chi ha smesso di fu- mare,elohafattoperunmoti- vo ben definito: «Avevo rinun- ciato al più godibile dei piace- ri,talealloramisembrava,per la sola e unica ragione che la gentildonna disposta a gettar- si tra le mie braccia mi chiese disceglieretraquelloelei». Anniversario Nel ’69 il festival più simbolico nella storia della musica Fumetti in edicola Il longevo ranger comanda un drappello di gauchos Racconti «Scacco a Dio», ribellarsi a un destino segnato con Vecchioni ALBERTO GEDDA Appuntamento con i classiciin edicola. Immancabi- le il «texone», cioè l'albo spe- ciale estivo che da più di vent’anni l'editore Sergio Bo- nelli propone con l’interpreta- zionedell’eroed’eccellenzada parte di fuoriclasse. E così Tex è protagonista, con il fi- glio Kit, dell'avventura Pata- gonia (pp. 240, e 5, 80) scritta da Mauro Borselli e realizzata graficamente da Pasquale Fri- senda. Che, davvero, ha fatto un ottimo lavoro con le sue matite. Una storia insolita per Tex, il longevo ranger (è «na- to» nel 1948) divenuto capo dei nativi Navajos con il nome di Aquila della Notte: per aiu- tare un lontano amico che gli chiede consigli e collaborazio- ne, il protagonista lascia il vil- laggio per imbarcarsi alla vol- tadiBuenosAiresediquirag- giungere gli avamposti milita- ridella Patagonia per scongiu- rare una guerra tra gli indios dellaPampael'esercito. Creata dallo sceneggiato- re di lungo corso Mauro Bo- selli (Zagor, Tex, Dampyr), la storia, come sempre, si basa su fatti storici e geografici (spiega- ti nell’approfondimento di Re- nato Genovese) e racconta una pagina sulla conquista della nueva frontera nel continente la- tinoamericano. E così Tex di- venta comandante di un drap- pello di gauchos nella División Sur comandata da Ricardo Mendoza, un tempo a fianco del governatore messicano Montales, grande amico del ranger. Questo l'innesco del- l’avventura, ricca di colpi di scena e di pagine che fanno ri- flettere oltre che appassionare per il segno di Frisenda, una no- tevoleprovad'autore. La regina dei pirati (pp. 130, e 3) è il quarto albo della colla- na Phantom, ovvero l'Uomo Mascherato, che Eura Editoria- le propone in una collana men- sile molto apprezzata. Il primo deglieroiincalzamaglia(viola!) è nato nel 1936 dalla genialità di Lee Falk per il quotidiano The Journal American del magnate Hearst che credeva molto nei fumetti e che sarà protagoni- sta, involontario, del film Quar- to potere di Orson Welles. Natu- ralmente imprendibile, leggen- dario e immortale, Phantom si muove nella giungla con il suo cane Devil vivendo avventure forse datate, ma sempre con- vincenti e siglate dal suo anello conilteschio.Unbelritorno! ANDREA SCANZI «Il futuro non è più quello di una volta». Lo scri- vono Ernesto Assante e Gino Castaldo in un bel libro edito da Laterza, Il tempo di Wood- stock (pp. 170, e 15). Come a direche,quarant’annidopoil festival più simbolico nella storia della musica, tutto sembra irrimediabilmente perduto.Anzituttoilsogno. Dal15al18agostodel1969 400 mila giovani (forse un mi- lione) si radunarono per «im- porre una deroga alle regole del bidimensionale mondo della normalità sociale, per assaporare un frammento di utopia, per fingere la più su- blime delle illusioni: che la musica potesse essere l'uni- ca esauriente nuova scienza dell’uomo liberato». Poteva accadere solo allo- ra. Il lessico della condizione giovanile non era certo affida- to ai partiti: gli evangelizzato- ri di massa erano gli artisti. Se Bob Dylan cantava che «i tem- pi stanno cambiando», era cer- to che sarebbe avvenuto. Si trattavasolodicapirecome. I movimenti principali era- no hippies e Free Speech Mo- vement. Il secondo rinfacciava ai primi di vivere fuori dal mondo, di non attivarsi con- cretamente. Raramente i due movimenti andarono d'accor- do. Una delle rare deroghe fu Woodstock. La droga era intesa come «chiave politica dello sballo». Timothy Leary pubblicava nel 1968 La politica dell’estasi, musicisti e spettatori crede- vano davvero che la costru- zione della realtà potesse di- pendere dalle visioni dell’aci- do lisergico. Joe Cocker, Joan Baez, Ja- nis Joplin, Who. Quattro gior- ni di musica senza sosta né confini. L’ultimo a esibirsi fu Jimi Hendrix. Doveva salire sul palco a mezzanotte, comin- ciò alle nove del mattino. Era- no rimasti «solo» ottantamila spettatori. Fortunati. Fu la sua esibizione più lunga e più bella. E' divenuta celebre prin- cipalmente per l'esecuzione dell'inno americano con la chi- tarra distorta, a riverberare le bombe del Vietnam. Hendrix non avrebbe visto la fine della guerra. Sarebbe morto un an- no dopo Woodstock. E già sembravapassatounsecolo. MASSIMO ROMANO Il segno che accomu- na le due attività di Roberto Vecchioni, il narratore e il cantautore, è quello di costru- ire storie sghembe, con perso- naggi ripescati nella tradizio- ne storica o letteraria e pro- iettati in nuove direzioni. E' quanto accade anche in que- sto nuovo libro (Scacco a Dio, Einaudi,pp.255, e 17,50), che non è un romanzo ma una se- rie di dieci racconti in corni- ce, in linea con le radici della novellistica italiana. Dio vuol capire gli uomini e per far questo manda sulla ter- ra un angelo, il suo consigliere Teliqalipukt, che diventa nar- ratore e cantastorie. Lo scacco aDiodapartedegliumanicon- sistenelprendersilafalsaliber- tà di chi ha stravolto la scac- chiera,dovetorri,pedoni,alfie- riecavalliinfrangonoleregole. Ribellarsi a un destino già se- gnatoèunmodoperinventarsi nuove forme di vita, come fa Oscar Wilde, finito in un conven- to della Francia del Nord, o John Fitzgerald Kennedy, che si rifu- gia in Irlanda con un aereo men- tre il suo sosia viene assassinato a Dallas, o l'imperatore Federico II che, nauseato dalla corruzione della Chiesa, chiede consiglio a Francesco d'Assisi per cercare unaviadisalvezza. Il racconto più intrigante è ambientato nelle fumose taver- ne di Londra ed è un gioco di specchi tra Marlowe e Shake- speare. I due non si conoscono ma a farli interagire ci pensa Thomas Kyd, un altro autore del teatro elisabettiano, che ne La tragedia spagnola aveva anti- cipato la storia di Amleto. Mar- lowe viene pugnalato in una ta- verna, ma Shakespeare dice di essere Marlowe e di aver elimi- nato il rivale. C'è però chi so- stiene che Marlowe è stato dav- vero ucciso e che Shakespeare èvivoesispacciaperlui. Trascinante anche la storia diCapablancaeAlekhine,idue grandi scacchisti che s'incon- trano a Londra. Il cubano si è innamorato di una donna spo- sata e chiede al suo amico rus- so di giocare con il marito men- tre se la spassa con la moglie. Tra un intervallo d'amore e l'al- tro si presenta davanti alla scacchiera per suggerire una mossa, finché… «Io non vinco mai con gli uo- mini-diceDioaTeliq-,iopermet- to sempre di darmi scacco, per- ché siano loro a inventare la vita: perchéquestaèlalorolibertà». L’ultimo siga di inventare Il dizionario Tutti in estasi a Woodstock Con Tex verso la nueva frontera Nelfantasticomondodeicartonianimati.Un secolodimagie,dal1908di«Fantasmagorie», perlaregiadiEmileCohi,padredelcinema d’animazionemoderno,a«Spikegirlsdel2008» («Lafiammadeglisportsièspenta.Per riaccenderla bisogna ripartire dalle sei ragazze...»).Inquasimillepagine,«Il Dizionariodeicartonianimati»diDaniel ValentinSimion:«Ladecisionedifareun dizionario del genere, otto anni trascorsi davantiallatvealmonitordelpcper accalappiaretuttiicartonientratineltempoin Nellagiungla un’avventuradell’Uomo Mascherato (e del suo caneDevil) siglata dall’anello colteschio Se Oscar Wilde va in convento Cartoni animati Comerinunciare al«piùgodibile deipiaceri» per conquistare i favori diunagentildonna

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Letture d’estateIVTuttolibri

SABATO 15 AGOSTO 2009LA STAMPA V

James M. Barrie «My Lady Nicotine», dove il futuro creatoredel bambino che non voleva crescere spiega perché ha smesso di fumare

GLAUCOFELICI

Peter Pan, il bambi-no che non voleva crescere:c'è qualcuno che non lo cono-sca? Il personaggio ha valica-to i confini della letteratura, èdiventato - come si dice - un'icona pop, con tanto di fanclub e videogiochi e sindromededicata: servì a Walt Disneyper uno dei suoi temibili filmanimati (1953), ma è stato usa-to per altri numerosi adatta-menti cinematografici, e viavia è entrato nella «cultura»corrente. Per esempio, Mi-chael Jackson chiamò il suoranch californiano «Never-land», in onore appunto all'isola che non c'è. (Singolare:Jacko fu accusato di molestiea bambini, proprio come ilcreatore di Peter Pan).

Il libro, un romanzo trattoda una precedente commediafiabesca - anche ciò è singola-re, di solito il percorso è inver-so -, diede fama immediata einattesa, nel 1906, all'autore:fama però relativa, visto chepochi dei conoscitori del per-sonaggio Peter Pan saprebbe-ro dire chi ne fu l'autore, e cos'altro fece nella sua vita.

Già nel 1895 James M. Bar-rie aveva pubblicato - tra l'al-tro - un prezioso libriccino, MyLady Nicotine, che dev'esserepassato tra l'indifferenza deilettori, e in tale indifferenzadev'essere rimasto: in Italia èquesta la prima traduzione,un gesto di coraggio dell'edito-re Donzelli, che ha dovuto con-frontarsi in più con l'ostilitàcosì politicamente correttache dilaga contro il fumo e chilo pratica. Perché al fumo è de-

dicato il libro. Non quello insi-piente delle sigarette, trangu-giato e aspirato compulsiva-mente, ma quello «esalato dallabocca», raffinato e coinvolgen-te, possessivo, del sigaro e dellapipa. Il sottotitolo (A Study inSmoke) conferiva all'opera un'aura di serietà quasi accademi-ca, in realtà smentita a ogni pa-

gina dall'allure ironica e strava-gante della scrittura.

Una trama vera e proprianon è presente: l'autore parladella sua passione, e la con-fronta con le evenienze dellavita. Lo fa da una prospettivaall'apparenza contraddittoria,quella di chi ha smesso di fu-mare, e lo ha fatto per un moti-vo ben definito: «Avevo rinun-ciato al più godibile dei piace-ri, tale allora mi sembrava, perla sola e unica ragione che lagentildonna disposta a gettar-si tra le mie braccia mi chiesedi scegliere tra quello e lei».

(È questa la causa, o la giu-stificazione, per una latentevena antifemminile di Barrie?Chissà. Del resto, dalla sua bio-grafia risulta l'abbandono del-la moglie, ma insieme l'interes-se per un'altra donna e, aquanto pare, per i figli di lei,uno dei quali avrebbe ispiratola figura di Peter Pan).

Una prova narrativa lievecome fumo - et pour cause - cheha in sé fascino e sofisticatez-za quali soltanto uno scrittoreconsumato potrebbe infonder-vi. Per la rinuncia al fumo, faci-le ricorrere a un paragone conLa coscienza di Zeno, che è ditrent'anni successivo e dedicaattenzione alla lettura psicana-litica. Più volentieri si vedreb-be questo libro accostato a unaltro titolo in lista di attesa datempo, troppo tempo, per esse-re tradotto qui: Holy Smoke diGuillermo Cabrera Infante,tutto fumo e letteratura, e ci-nema, e passione.

Ma sarebbe ingeneroso tace-re su un aspetto del libro che af-fascina e conforta: scoprire inpresa diretta il modo in cui si fu-mava alla fine dell'Ottocento inInghilterra. Cioè, nel momentomagico in cui si perfeziona «thegentle art» di fumare pipe: e da

allora non molto è cambiato, senon per alcuni drammatici peg-gioramenti nella qualità del ta-bacco. La radica ha preso il so-pravvento su altri materiali, maancora non si usa possederemolte pipe da alternare, ché ma-gari se ne ha una soltanto e fu-ma tutto il giorno. Né le si ri-spetta quasi feticisticamente,anzi si percuotono con violenzaper svuotarle...

C'è poi una sorta di dichiara-zione d'amore di Barrie per untabacco, il mitico Arcadia. Dove-va essere un must dell'epoca seSherlock Holmes ne riconoscela cenere sulla giacca da came-ra di Watson (in The CrookedMan). E se già nel 1915 ne esiste-va una versione negli Stati Uni-ti, la cui pubblicità recita «Ma-de since 1861 from 7 kinds of to-baccos, from 7 different parts ofthe world - the best of eachkind». E se viene prodotto anco-ra oggi, con tabacchi orientali,Virginia e Latakia.

Un mondo parallelo, quellodel fumo «intelligente», noto apochi ma pieno di sorprese: adesempio, non è impossibile ac-quistare oggi una pipa inglesedei primi del Novecento (se c'èuna ghiera in argento, i punzonidi Sua Maestà diranno la data inmaniera indiscutibile). E se quel-la pipa sia appartenuta a JamesBarrie nessuno può affermarlo,ma del resto neppure negarlo.

Ritratto Un orizzonte segnatoda una libera riflessione stilistica

Anniversario Nel ’69 il festival piùsimbolico nella storia della musica

Fumetti in edicola Il longevo rangercomanda un drappello di gauchos

Thriller Una fatale donna in rossoper il detective di Elizabeth George

Racconti «Scacco a Dio», ribellarsia un destino segnato con Vecchioni

Rosa Gradevoli turbe psicofisicheai primi segni del declino coloniale

ALBERTOGEDDA

Appuntamento con iclassici in edicola. Immancabi-le il «texone», cioè l'albo spe-ciale estivo che da più divent’anni l'editore Sergio Bo-nelli propone con l’interpreta-zione dell’eroe d’eccellenza daparte di fuoriclasse. E cosìTex è protagonista, con il fi-glio Kit, dell'avventura Pata-gonia (pp. 240, € 5, 80) scrittada Mauro Borselli e realizzatagraficamente da Pasquale Fri-senda. Che, davvero, ha fattoun ottimo lavoro con le suematite. Una storia insolita perTex, il longevo ranger (è «na-to» nel 1948) divenuto capodei nativi Navajos con il nomedi Aquila della Notte: per aiu-tare un lontano amico che glichiede consigli e collaborazio-ne, il protagonista lascia il vil-laggio per imbarcarsi alla vol-ta di Buenos Aires e di qui rag-giungere gli avamposti milita-ri della Patagonia per scongiu-rare una guerra tra gli indiosdella Pampa e l'esercito.

Creata dallo sceneggiato-re di lungo corso Mauro Bo-

selli (Zagor, Tex, Dampyr), lastoria, come sempre, si basa sufatti storici e geografici (spiega-ti nell’approfondimento di Re-nato Genovese) e racconta unapagina sulla conquista dellanueva frontera nel continente la-tinoamericano. E così Tex di-

venta comandante di un drap-pello di gauchos nella DivisiónSur comandata da RicardoMendoza, un tempo a fiancodel governatore messicanoMontales, grande amico delranger. Questo l'innesco del-l’avventura, ricca di colpi di

scena e di pagine che fanno ri-flettere oltre che appassionareper il segno di Frisenda, una no-tevole prova d'autore.

La regina dei pirati (pp. 130,€ 3) è il quarto albo della colla-na Phantom, ovvero l'UomoMascherato, che Eura Editoria-le propone in una collana men-sile molto apprezzata. Il primodegli eroi in calzamaglia (viola!)è nato nel 1936 dalla genialità diLee Falk per il quotidiano TheJournal American del magnateHearst che credeva molto neifumetti e che sarà protagoni-sta, involontario, del film Quar-to potere di Orson Welles. Natu-ralmente imprendibile, leggen-dario e immortale, Phantom simuove nella giungla con il suocane Devil vivendo avventureforse datate, ma sempre con-vincenti e siglate dal suo anellocon il teschio. Un bel ritorno!

MIAPELUSO

Sotto l’ombrellone o alriparo di un cedro del Libano, èdolce immergersi nella letturadi un bel polpettone, che pro-metta tuffi al cuore e impennatedi adrenalina. Queste gradevoliturbe psicofisiche sono garanti-te da Un matrimonio a Bombaydi Julia Gregson (trad. BarbaraBandini, Newton Compton, pp.512, € 14,90), ricco romanzo incui la compostezza britannica sisposa con la straripante passio-nalità indiana.

Al manifestarsi dei primi se-gni del declino coloniale, tre ra-gazze salpano con la testa pienadi sogni verso l'India. La bella eperfettina Rose, sentimental-mente legata alla famiglia e ai ri-ti inglesi, verso lo sposo tantoestraneo quanto omologabile al-l’ideale del principe azzurro; lavivace fiorente Tor alla scoper-ta caccia di un uomo da sposareper cancellare dai propri oriz-zonti la figura insopportabiledella madre; la vibratile Viva,giovane chaperon alla ricercadella soluzione di un problemache le grava sul cuore. Per rime-

diare più quattrini Viva, povera esola al mondo dopo essersi libera-ta di un lascivo tutore, accetta lacustodia di un giovane scapestra-to spedito in India dai propri geni-tori, che provvederà a fornire unrisvolto nero alla storia.

Non è un impatto violento il lo-

ro incontro con quella terra favo-losa, vissuta dalle donne come pa-radiso terrestre. Il serpente in ag-guato con il suo carico di veleno edi peccato, gli insetti insidiosi e lepiante fagocitanti, la sconsolantemiseria e il clima inclemente nonriescono a offuscare il fascino

esercitato su di loro, avvezze allamorale vittoriana. Fioriscono pas-sioni, amori vagheggiati si dissol-vono in un soffio; ma è la societàindigena a farla da padrona con leribellioni sorde, le lucenti ricchez-ze in aspro contrasto con le super-stizionie la miseriadei diseredati.

La parte meglio condotta delromanzo è infatti il lungo sguardooccidentale su un rifugio per bam-bini abbandonati, fieri come prin-cipinel fango fisico e morale in cuisono immersi, che non sempre ac-cettano di essere aiutati. Difficileper le donne che se ne occupano èla loro urlata accettazione della fa-me e dell’abbandono pur di noncedere a una cultura estranea allapropria nonostante questa appa-ia a occhi stranieri piena di tabù egravi incongruenze. Alla manieradi Via col vento, amori e frivolezzesapientemente si mescolano a unaffresco socialea tinte sgargianti.

SANDROCAPPELLETTO

La musica ha una mo-rale, interna alle proprie rego-le, alle tecniche, agli stili, allaconsapevole memoria di sé.Di tale moralità formale Gioa-chino Rossini è un consapevo-le campione. L'ampia mono-grafia di Giovanni Carli Ballo-la (Rossini - L’uomo, la musi-ca, Bompiani, pp. 403, € 14)dedicata a un «benefattoredell'umanità, capace di lenirecol miraggio pietoso di un“bello ideale” le nostre spiri-tuali miserie», svela pieghecreative ancora poco indaga-te dalla pur immensa biblio-grafia rossiniana.

Dalla messa a fuoco del«nuovo genere» della farsa,che segna il debutto dell'auto-re diciottenne, alla svolta stili-stica del Turco in Italia, allamozartiana amoralità del Con-te Ory (figlia del Così fan tut-te), alla scienza profusa nell'opera ultima, il «linguaggioinaudito» del Guglielmo Tell

l'orizzonte rossiniano - pur nel-la fretta impostagli dal mercatoe dalla sua ansiosa bulimia - èsegnato da una costante, liberariflessone stilistica. E la decisio-ne di non scrivere più per il tea-tro presa a 37 anni, al culminedel successo, non significa silen-zio: i tanti Péchés de vieillessesono spesso attraversati dall'idea, che affascinerà molti auto-ri del Novecento, del meta-com-porre. Rossini si guarda intornocon disincanto e «isola dalla sto-ria stilemi e strutture formali».I riferimenti a quanto farà Stra-vinskij sono tra i più acuti, men-tre più volte ricorre il nome diBach, il cui Clavicembalo bentemperato Rossini teneva sulcomodino. Il genio del comicoscopre l'astrazione.

Un capitolo è dedicato allamusica sacra, argomento ca-ro all'autore anche rispettoall'attuale, confuso zoppicaredello «stile religioso». StabatMater e Petite Messe solem-nelle sono considerate a ragio-ne opere di somma scienza do-ve «Rossini brucia il suo piùprezioso grano d'incenso sull'ara del Sacro».

In tale qualità di scrittura,capace di coniugare la preci-sione dell'analisi al gusto delracconto, poche volte compia-ciuta della propria bellezza, di-sturba la corriva presentazio-ne di Olympe Pélissier, secon-da moglie di Rossini: «Collegadi Marguerite Gautier nellaprofessione femminile più anti-ca del mondo».

PIEROSORIA

Elizabeth Georgenel romanzo precedenteaveva lasciato il poveroThomas Lynley, suo eroe aScotland Yard, distruttodal dolore: la dolce mogliein attesa era stata infattiassassinata senza motivoevidente da un disperatosedicenne sulla porta di ca-sa. E aveva abbandonato leschiere dei suoi fans neldubbio: che ne sarà di lui,visto che le dimissioni datutto - anche dal genereumano - era l’unica veraidea che la disperazione glisuggeriva?

Ne La donna che vestivadi rosso (trad. Maria Cristi-na Pietri, Longanesi, pp.570, € 18,60) ecco risolto ilmistero. Il Thomas in cui ciimbattiamo è una sorta dibarbone che tenta di ane-stetizzarsi massacrandosidi fatica sui sentieri della

Cornovaglia, tra scogliere aprecipizio, mari tempestosie steli funerarie in memoriadi chi troppo ha osato.

Sporco e affamato pergli innumerevoli e piovosibivacchi a cui si è costretto,senza documenti, soldi e cel-lulare viene posto dal desti-no di fronte al cadavere diun ragazzotto, Santo Ker-ne, precipitato nell’arduaarrampicata di un faraglio-ne.

Sempre il fato mette sul-la sua strada una donna tan-to bella quanto enigmatica,Deidre Trahair, con un in-quietante segreto a segnar-le la vita.

Due esistenze turbate a

incrociarsi in quello che èevidentemente un delittodai risvolti impensati, pun-to di incrocio di svariate sa-ghe familiari pervase diamori funesti, matrimonisbagliati e odi ancestrali.Una matassa resa ancor piùinestricabile dalle grandiomertà che sempre si insi-nuano nei piccoli borghi ap-pollaiati nelle brughierespazzate da venti e flutti.Lynley si trova ad indagaresuo malgrado, nonostantela responsabilità sia di unatosta poliziotta locale, l’in-sofferente Bea Hannaford.

Buon ritmo e notevolisquarci di Cornovaglia sel-vaggia.

ANDREASCANZI

«Il futuro non è piùquello di una volta». Lo scri-vono Ernesto Assante e GinoCastaldo in un bel libro editoda Laterza, Il tempo di Wood-stock (pp. 170, € 15). Come adire che, quarant’anni dopo ilfestival più simbolico nellastoria della musica, tuttosembra irrimediabilmenteperduto. Anzitutto il sogno.

Dal 15 al 18 agosto del 1969400 mila giovani (forse un mi-lione) si radunarono per «im-porre una deroga alle regoledel bidimensionale mondodella normalità sociale, perassaporare un frammento diutopia, per fingere la più su-blime delle illusioni: che lamusica potesse essere l'uni-ca esauriente nuova scienzadell’uomo liberato».

Poteva accadere solo allo-ra. Il lessico della condizionegiovanile non era certo affida-to ai partiti: gli evangelizzato-

ri di massa erano gli artisti. SeBob Dylan cantava che «i tem-pi stanno cambiando», era cer-to che sarebbe avvenuto. Sitrattava solo di capire come.

I movimenti principali era-no hippies e Free Speech Mo-vement. Il secondo rinfacciavaai primi di vivere fuori dalmondo, di non attivarsi con-cretamente. Raramente i duemovimenti andarono d'accor-do. Una delle rare deroghe fuWoodstock.

La droga era intesa come«chiave politica dello sballo».Timothy Leary pubblicavanel 1968 La politica dell’estasi,musicisti e spettatori crede-vano davvero che la costru-zione della realtà potesse di-

pendere dalle visioni dell’aci-do lisergico.

Joe Cocker, Joan Baez, Ja-nis Joplin, Who. Quattro gior-ni di musica senza sosta néconfini. L’ultimo a esibirsi fuJimi Hendrix. Doveva saliresul palco a mezzanotte, comin-ciò alle nove del mattino. Era-no rimasti «solo» ottantamilaspettatori. Fortunati. Fu lasua esibizione più lunga e piùbella. E' divenuta celebre prin-cipalmente per l'esecuzionedell'inno americano con la chi-tarra distorta, a riverberare lebombe del Vietnam. Hendrixnon avrebbe visto la fine dellaguerra. Sarebbe morto un an-no dopo Woodstock. E giàsembrava passato un secolo.

MASSIMOROMANO

Il segno che accomu-na le due attività di RobertoVecchioni, il narratore e ilcantautore, è quello di costru-ire storie sghembe, con perso-naggi ripescati nella tradizio-ne storica o letteraria e pro-iettati in nuove direzioni. E'quanto accade anche in que-sto nuovo libro (Scacco a Dio,Einaudi, pp. 255, € 17,50), chenon è un romanzo ma una se-rie di dieci racconti in corni-ce, in linea con le radici dellanovellistica italiana.

Dio vuol capire gli uomini eper far questo manda sulla ter-ra un angelo, il suo consigliereTeliqalipukt, che diventa nar-ratore e cantastorie. Lo scaccoa Dio da parte degli umani con-siste nel prendersi la falsa liber-tà di chi ha stravolto la scac-chiera, dove torri, pedoni, alfie-ri e cavalli infrangono le regole.Ribellarsi a un destino già se-gnato è un modo per inventarsinuove forme di vita, come fa

Oscar Wilde, finito in un conven-to della Francia del Nord, o JohnFitzgerald Kennedy, che si rifu-gia in Irlanda con un aereo men-tre il suo sosia viene assassinatoa Dallas, o l'imperatore FedericoII che, nauseato dalla corruzionedella Chiesa, chiede consiglio aFrancesco d'Assisi per cercareuna via di salvezza.

Il racconto più intrigante èambientato nelle fumose taver-ne di Londra ed è un gioco dispecchi tra Marlowe e Shake-speare. I due non si conosconoma a farli interagire ci pensaThomas Kyd, un altro autoredel teatro elisabettiano, che neLa tragedia spagnola aveva anti-cipato la storia di Amleto. Mar-lowe viene pugnalato in una ta-verna, ma Shakespeare dice di

essere Marlowe e di aver elimi-nato il rivale. C'è però chi so-stiene che Marlowe è stato dav-vero ucciso e che Shakespeareè vivo e si spaccia per lui.

Trascinante anche la storiadi Capablanca e Alekhine, i duegrandi scacchisti che s'incon-trano a Londra. Il cubano si èinnamorato di una donna spo-sata e chiede al suo amico rus-so di giocare con il marito men-tre se la spassa con la moglie.Tra un intervallo d'amore e l'al-tro si presenta davanti allascacchiera per suggerire unamossa, finché…

«Io non vinco mai con gli uo-mini - dice Dio aTeliq -, iopermet-to sempre di darmi scacco, per-ché siano loro a inventare la vita:perchéquestaè la loro libertà».

L’ultimo sigaro primadi inventare Peter Pan

pp James M. Barriep MY LADY NICOTINEp traduzione di Bianca Lazzarop Donzelli, pp. 126, € 12

pp Daniel Valentin Simionp IL DIZIONARIO DEI CARTONI ANIMATIp Anton Edizioni, pp. 984, € 50

Lapidi e scoglierein Cornovaglia

Rossini, l’unguentoè il «bello ideale»Un dichiarazione

d’amore per il miticoArcadia, il tabaccoche non sfuggì alla lentedi Sherlock Holmes

Ild

izio

nari

oTutti in estasia Woodstock

Con Tex versola nueva frontera Nel fantastico mondo dei cartoni animati. Un

secolo di magie, dal 1908 di «Fantasmagorie»,per la regia di Emile Cohi, padre del cinema

d’animazione moderno, a «Spike girls del 2008»(«La fiamma degli sport si è spenta. Perriaccenderla bisogna ripartire dalle sei

ragazze...»). In quasi mille pagine, «IlDizionario dei cartoni animati» di DanielValentin Simion: «La decisione di fare undizionario del genere, otto anni trascorsi

davanti alla tv e al monitor del pc peraccalappiare tutti i cartoni entrati nel tempo in

Italia».Oltre tremila schede, titoli italiani e originali,

produttori, Paesi d’origine, date di produzione,schede di lettura, i premi Oscar, Emmy e

Pulcinella per l’animazione, le trame e gliantefatti completi, fiere e festival, bibliografie,

giudizi, curiosità...

Nella giunglaun’avventura dell’UomoMascherato (e del suocane Devil) siglatadall’anello col teschio

Il libro diBarrie è

dedicato alfumo: non

quelloinsipiente delle

sigarette, maquello «esalato

dalla bocca»,raffinato e

coinvolgente,del sigaro e

della pipa

Se Oscar Wildeva in convento

Cartoni animati

Come rinunciareal «più godibiledei piaceri»per conquistare i favoridi una gentildonna

Il serpente indianotenta le ragazze

«Un matrimonioa Bombay»: amorie frivolezze si mescolanoa un affresco socialea tinte sgargianti

Page 2: L’ultimo sigaro prima di inventare Peter Pan

Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - V - 15/08/09 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/04 - Autore: MAUMAG - Ora di stampa: 14/08/09 19.18

Letture d’estateIVTuttolibri

SABATO 15 AGOSTO 2009LA STAMPA V

James M. Barrie «My Lady Nicotine», dove il futuro creatoredel bambino che non voleva crescere spiega perché ha smesso di fumare

GLAUCOFELICI

Peter Pan, il bambi-no che non voleva crescere:c'è qualcuno che non lo cono-sca? Il personaggio ha valica-to i confini della letteratura, èdiventato - come si dice - un'icona pop, con tanto di fanclub e videogiochi e sindromededicata: servì a Walt Disneyper uno dei suoi temibili filmanimati (1953), ma è stato usa-to per altri numerosi adatta-menti cinematografici, e viavia è entrato nella «cultura»corrente. Per esempio, Mi-chael Jackson chiamò il suoranch californiano «Never-land», in onore appunto all'isola che non c'è. (Singolare:Jacko fu accusato di molestiea bambini, proprio come ilcreatore di Peter Pan).

Il libro, un romanzo trattoda una precedente commediafiabesca - anche ciò è singola-re, di solito il percorso è inver-so -, diede fama immediata einattesa, nel 1906, all'autore:fama però relativa, visto chepochi dei conoscitori del per-sonaggio Peter Pan saprebbe-ro dire chi ne fu l'autore, e cos'altro fece nella sua vita.

Già nel 1895 James M. Bar-rie aveva pubblicato - tra l'al-tro - un prezioso libriccino, MyLady Nicotine, che dev'esserepassato tra l'indifferenza deilettori, e in tale indifferenzadev'essere rimasto: in Italia èquesta la prima traduzione,un gesto di coraggio dell'edito-re Donzelli, che ha dovuto con-frontarsi in più con l'ostilitàcosì politicamente correttache dilaga contro il fumo e chilo pratica. Perché al fumo è de-

dicato il libro. Non quello insi-piente delle sigarette, trangu-giato e aspirato compulsiva-mente, ma quello «esalato dallabocca», raffinato e coinvolgen-te, possessivo, del sigaro e dellapipa. Il sottotitolo (A Study inSmoke) conferiva all'opera un'aura di serietà quasi accademi-ca, in realtà smentita a ogni pa-

gina dall'allure ironica e strava-gante della scrittura.

Una trama vera e proprianon è presente: l'autore parladella sua passione, e la con-fronta con le evenienze dellavita. Lo fa da una prospettivaall'apparenza contraddittoria,quella di chi ha smesso di fu-mare, e lo ha fatto per un moti-vo ben definito: «Avevo rinun-ciato al più godibile dei piace-ri, tale allora mi sembrava, perla sola e unica ragione che lagentildonna disposta a gettar-si tra le mie braccia mi chiesedi scegliere tra quello e lei».

(È questa la causa, o la giu-stificazione, per una latentevena antifemminile di Barrie?Chissà. Del resto, dalla sua bio-grafia risulta l'abbandono del-la moglie, ma insieme l'interes-se per un'altra donna e, aquanto pare, per i figli di lei,uno dei quali avrebbe ispiratola figura di Peter Pan).

Una prova narrativa lievecome fumo - et pour cause - cheha in sé fascino e sofisticatez-za quali soltanto uno scrittoreconsumato potrebbe infonder-vi. Per la rinuncia al fumo, faci-le ricorrere a un paragone conLa coscienza di Zeno, che è ditrent'anni successivo e dedicaattenzione alla lettura psicana-litica. Più volentieri si vedreb-be questo libro accostato a unaltro titolo in lista di attesa datempo, troppo tempo, per esse-re tradotto qui: Holy Smoke diGuillermo Cabrera Infante,tutto fumo e letteratura, e ci-nema, e passione.

Ma sarebbe ingeneroso tace-re su un aspetto del libro che af-fascina e conforta: scoprire inpresa diretta il modo in cui si fu-mava alla fine dell'Ottocento inInghilterra. Cioè, nel momentomagico in cui si perfeziona «thegentle art» di fumare pipe: e da

allora non molto è cambiato, senon per alcuni drammatici peg-gioramenti nella qualità del ta-bacco. La radica ha preso il so-pravvento su altri materiali, maancora non si usa possederemolte pipe da alternare, ché ma-gari se ne ha una soltanto e fu-ma tutto il giorno. Né le si ri-spetta quasi feticisticamente,anzi si percuotono con violenzaper svuotarle...

C'è poi una sorta di dichiara-zione d'amore di Barrie per untabacco, il mitico Arcadia. Dove-va essere un must dell'epoca seSherlock Holmes ne riconoscela cenere sulla giacca da came-ra di Watson (in The CrookedMan). E se già nel 1915 ne esiste-va una versione negli Stati Uni-ti, la cui pubblicità recita «Ma-de since 1861 from 7 kinds of to-baccos, from 7 different parts ofthe world - the best of eachkind». E se viene prodotto anco-ra oggi, con tabacchi orientali,Virginia e Latakia.

Un mondo parallelo, quellodel fumo «intelligente», noto apochi ma pieno di sorprese: adesempio, non è impossibile ac-quistare oggi una pipa inglesedei primi del Novecento (se c'èuna ghiera in argento, i punzonidi Sua Maestà diranno la data inmaniera indiscutibile). E se quel-la pipa sia appartenuta a JamesBarrie nessuno può affermarlo,ma del resto neppure negarlo.

Ritratto Un orizzonte segnatoda una libera riflessione stilistica

Anniversario Nel ’69 il festival piùsimbolico nella storia della musica

Fumetti in edicola Il longevo rangercomanda un drappello di gauchos

Thriller Una fatale donna in rossoper il detective di Elizabeth George

Racconti «Scacco a Dio», ribellarsia un destino segnato con Vecchioni

Rosa Gradevoli turbe psicofisicheai primi segni del declino coloniale

ALBERTOGEDDA

Appuntamento con iclassici in edicola. Immancabi-le il «texone», cioè l'albo spe-ciale estivo che da più divent’anni l'editore Sergio Bo-nelli propone con l’interpreta-zione dell’eroe d’eccellenza daparte di fuoriclasse. E cosìTex è protagonista, con il fi-glio Kit, dell'avventura Pata-gonia (pp. 240, € 5, 80) scrittada Mauro Borselli e realizzatagraficamente da Pasquale Fri-senda. Che, davvero, ha fattoun ottimo lavoro con le suematite. Una storia insolita perTex, il longevo ranger (è «na-to» nel 1948) divenuto capodei nativi Navajos con il nomedi Aquila della Notte: per aiu-tare un lontano amico che glichiede consigli e collaborazio-ne, il protagonista lascia il vil-laggio per imbarcarsi alla vol-ta di Buenos Aires e di qui rag-giungere gli avamposti milita-ri della Patagonia per scongiu-rare una guerra tra gli indiosdella Pampa e l'esercito.

Creata dallo sceneggiato-re di lungo corso Mauro Bo-

selli (Zagor, Tex, Dampyr), lastoria, come sempre, si basa sufatti storici e geografici (spiega-ti nell’approfondimento di Re-nato Genovese) e racconta unapagina sulla conquista dellanueva frontera nel continente la-tinoamericano. E così Tex di-

venta comandante di un drap-pello di gauchos nella DivisiónSur comandata da RicardoMendoza, un tempo a fiancodel governatore messicanoMontales, grande amico delranger. Questo l'innesco del-l’avventura, ricca di colpi di

scena e di pagine che fanno ri-flettere oltre che appassionareper il segno di Frisenda, una no-tevole prova d'autore.

La regina dei pirati (pp. 130,€ 3) è il quarto albo della colla-na Phantom, ovvero l'UomoMascherato, che Eura Editoria-le propone in una collana men-sile molto apprezzata. Il primodegli eroi in calzamaglia (viola!)è nato nel 1936 dalla genialità diLee Falk per il quotidiano TheJournal American del magnateHearst che credeva molto neifumetti e che sarà protagoni-sta, involontario, del film Quar-to potere di Orson Welles. Natu-ralmente imprendibile, leggen-dario e immortale, Phantom simuove nella giungla con il suocane Devil vivendo avventureforse datate, ma sempre con-vincenti e siglate dal suo anellocon il teschio. Un bel ritorno!

MIAPELUSO

Sotto l’ombrellone o alriparo di un cedro del Libano, èdolce immergersi nella letturadi un bel polpettone, che pro-metta tuffi al cuore e impennatedi adrenalina. Queste gradevoliturbe psicofisiche sono garanti-te da Un matrimonio a Bombaydi Julia Gregson (trad. BarbaraBandini, Newton Compton, pp.512, € 14,90), ricco romanzo incui la compostezza britannica sisposa con la straripante passio-nalità indiana.

Al manifestarsi dei primi se-gni del declino coloniale, tre ra-gazze salpano con la testa pienadi sogni verso l'India. La bella eperfettina Rose, sentimental-mente legata alla famiglia e ai ri-ti inglesi, verso lo sposo tantoestraneo quanto omologabile al-l’ideale del principe azzurro; lavivace fiorente Tor alla scoper-ta caccia di un uomo da sposareper cancellare dai propri oriz-zonti la figura insopportabiledella madre; la vibratile Viva,giovane chaperon alla ricercadella soluzione di un problemache le grava sul cuore. Per rime-

diare più quattrini Viva, povera esola al mondo dopo essersi libera-ta di un lascivo tutore, accetta lacustodia di un giovane scapestra-to spedito in India dai propri geni-tori, che provvederà a fornire unrisvolto nero alla storia.

Non è un impatto violento il lo-

ro incontro con quella terra favo-losa, vissuta dalle donne come pa-radiso terrestre. Il serpente in ag-guato con il suo carico di veleno edi peccato, gli insetti insidiosi e lepiante fagocitanti, la sconsolantemiseria e il clima inclemente nonriescono a offuscare il fascino

esercitato su di loro, avvezze allamorale vittoriana. Fioriscono pas-sioni, amori vagheggiati si dissol-vono in un soffio; ma è la societàindigena a farla da padrona con leribellioni sorde, le lucenti ricchez-ze in aspro contrasto con le super-stizionie la miseriadei diseredati.

La parte meglio condotta delromanzo è infatti il lungo sguardooccidentale su un rifugio per bam-bini abbandonati, fieri come prin-cipinel fango fisico e morale in cuisono immersi, che non sempre ac-cettano di essere aiutati. Difficileper le donne che se ne occupano èla loro urlata accettazione della fa-me e dell’abbandono pur di noncedere a una cultura estranea allapropria nonostante questa appa-ia a occhi stranieri piena di tabù egravi incongruenze. Alla manieradi Via col vento, amori e frivolezzesapientemente si mescolano a unaffresco socialea tinte sgargianti.

SANDROCAPPELLETTO

La musica ha una mo-rale, interna alle proprie rego-le, alle tecniche, agli stili, allaconsapevole memoria di sé.Di tale moralità formale Gioa-chino Rossini è un consapevo-le campione. L'ampia mono-grafia di Giovanni Carli Ballo-la (Rossini - L’uomo, la musi-ca, Bompiani, pp. 403, € 14)dedicata a un «benefattoredell'umanità, capace di lenirecol miraggio pietoso di un“bello ideale” le nostre spiri-tuali miserie», svela pieghecreative ancora poco indaga-te dalla pur immensa biblio-grafia rossiniana.

Dalla messa a fuoco del«nuovo genere» della farsa,che segna il debutto dell'auto-re diciottenne, alla svolta stili-stica del Turco in Italia, allamozartiana amoralità del Con-te Ory (figlia del Così fan tut-te), alla scienza profusa nell'opera ultima, il «linguaggioinaudito» del Guglielmo Tell

l'orizzonte rossiniano - pur nel-la fretta impostagli dal mercatoe dalla sua ansiosa bulimia - èsegnato da una costante, liberariflessone stilistica. E la decisio-ne di non scrivere più per il tea-tro presa a 37 anni, al culminedel successo, non significa silen-zio: i tanti Péchés de vieillessesono spesso attraversati dall'idea, che affascinerà molti auto-ri del Novecento, del meta-com-porre. Rossini si guarda intornocon disincanto e «isola dalla sto-ria stilemi e strutture formali».I riferimenti a quanto farà Stra-vinskij sono tra i più acuti, men-tre più volte ricorre il nome diBach, il cui Clavicembalo bentemperato Rossini teneva sulcomodino. Il genio del comicoscopre l'astrazione.

Un capitolo è dedicato allamusica sacra, argomento ca-ro all'autore anche rispettoall'attuale, confuso zoppicaredello «stile religioso». StabatMater e Petite Messe solem-nelle sono considerate a ragio-ne opere di somma scienza do-ve «Rossini brucia il suo piùprezioso grano d'incenso sull'ara del Sacro».

In tale qualità di scrittura,capace di coniugare la preci-sione dell'analisi al gusto delracconto, poche volte compia-ciuta della propria bellezza, di-sturba la corriva presentazio-ne di Olympe Pélissier, secon-da moglie di Rossini: «Collegadi Marguerite Gautier nellaprofessione femminile più anti-ca del mondo».

PIEROSORIA

Elizabeth Georgenel romanzo precedenteaveva lasciato il poveroThomas Lynley, suo eroe aScotland Yard, distruttodal dolore: la dolce mogliein attesa era stata infattiassassinata senza motivoevidente da un disperatosedicenne sulla porta di ca-sa. E aveva abbandonato leschiere dei suoi fans neldubbio: che ne sarà di lui,visto che le dimissioni datutto - anche dal genereumano - era l’unica veraidea che la disperazione glisuggeriva?

Ne La donna che vestivadi rosso (trad. Maria Cristi-na Pietri, Longanesi, pp.570, € 18,60) ecco risolto ilmistero. Il Thomas in cui ciimbattiamo è una sorta dibarbone che tenta di ane-stetizzarsi massacrandosidi fatica sui sentieri della

Cornovaglia, tra scogliere aprecipizio, mari tempestosie steli funerarie in memoriadi chi troppo ha osato.

Sporco e affamato pergli innumerevoli e piovosibivacchi a cui si è costretto,senza documenti, soldi e cel-lulare viene posto dal desti-no di fronte al cadavere diun ragazzotto, Santo Ker-ne, precipitato nell’arduaarrampicata di un faraglio-ne.

Sempre il fato mette sul-la sua strada una donna tan-to bella quanto enigmatica,Deidre Trahair, con un in-quietante segreto a segnar-le la vita.

Due esistenze turbate a

incrociarsi in quello che èevidentemente un delittodai risvolti impensati, pun-to di incrocio di svariate sa-ghe familiari pervase diamori funesti, matrimonisbagliati e odi ancestrali.Una matassa resa ancor piùinestricabile dalle grandiomertà che sempre si insi-nuano nei piccoli borghi ap-pollaiati nelle brughierespazzate da venti e flutti.Lynley si trova ad indagaresuo malgrado, nonostantela responsabilità sia di unatosta poliziotta locale, l’in-sofferente Bea Hannaford.

Buon ritmo e notevolisquarci di Cornovaglia sel-vaggia.

ANDREASCANZI

«Il futuro non è piùquello di una volta». Lo scri-vono Ernesto Assante e GinoCastaldo in un bel libro editoda Laterza, Il tempo di Wood-stock (pp. 170, € 15). Come adire che, quarant’anni dopo ilfestival più simbolico nellastoria della musica, tuttosembra irrimediabilmenteperduto. Anzitutto il sogno.

Dal 15 al 18 agosto del 1969400 mila giovani (forse un mi-lione) si radunarono per «im-porre una deroga alle regoledel bidimensionale mondodella normalità sociale, perassaporare un frammento diutopia, per fingere la più su-blime delle illusioni: che lamusica potesse essere l'uni-ca esauriente nuova scienzadell’uomo liberato».

Poteva accadere solo allo-ra. Il lessico della condizionegiovanile non era certo affida-to ai partiti: gli evangelizzato-

ri di massa erano gli artisti. SeBob Dylan cantava che «i tem-pi stanno cambiando», era cer-to che sarebbe avvenuto. Sitrattava solo di capire come.

I movimenti principali era-no hippies e Free Speech Mo-vement. Il secondo rinfacciavaai primi di vivere fuori dalmondo, di non attivarsi con-cretamente. Raramente i duemovimenti andarono d'accor-do. Una delle rare deroghe fuWoodstock.

La droga era intesa come«chiave politica dello sballo».Timothy Leary pubblicavanel 1968 La politica dell’estasi,musicisti e spettatori crede-vano davvero che la costru-zione della realtà potesse di-

pendere dalle visioni dell’aci-do lisergico.

Joe Cocker, Joan Baez, Ja-nis Joplin, Who. Quattro gior-ni di musica senza sosta néconfini. L’ultimo a esibirsi fuJimi Hendrix. Doveva saliresul palco a mezzanotte, comin-ciò alle nove del mattino. Era-no rimasti «solo» ottantamilaspettatori. Fortunati. Fu lasua esibizione più lunga e piùbella. E' divenuta celebre prin-cipalmente per l'esecuzionedell'inno americano con la chi-tarra distorta, a riverberare lebombe del Vietnam. Hendrixnon avrebbe visto la fine dellaguerra. Sarebbe morto un an-no dopo Woodstock. E giàsembrava passato un secolo.

MASSIMOROMANO

Il segno che accomu-na le due attività di RobertoVecchioni, il narratore e ilcantautore, è quello di costru-ire storie sghembe, con perso-naggi ripescati nella tradizio-ne storica o letteraria e pro-iettati in nuove direzioni. E'quanto accade anche in que-sto nuovo libro (Scacco a Dio,Einaudi, pp. 255, € 17,50), chenon è un romanzo ma una se-rie di dieci racconti in corni-ce, in linea con le radici dellanovellistica italiana.

Dio vuol capire gli uomini eper far questo manda sulla ter-ra un angelo, il suo consigliereTeliqalipukt, che diventa nar-ratore e cantastorie. Lo scaccoa Dio da parte degli umani con-siste nel prendersi la falsa liber-tà di chi ha stravolto la scac-chiera, dove torri, pedoni, alfie-ri e cavalli infrangono le regole.Ribellarsi a un destino già se-gnato è un modo per inventarsinuove forme di vita, come fa

Oscar Wilde, finito in un conven-to della Francia del Nord, o JohnFitzgerald Kennedy, che si rifu-gia in Irlanda con un aereo men-tre il suo sosia viene assassinatoa Dallas, o l'imperatore FedericoII che, nauseato dalla corruzionedella Chiesa, chiede consiglio aFrancesco d'Assisi per cercareuna via di salvezza.

Il racconto più intrigante èambientato nelle fumose taver-ne di Londra ed è un gioco dispecchi tra Marlowe e Shake-speare. I due non si conosconoma a farli interagire ci pensaThomas Kyd, un altro autoredel teatro elisabettiano, che neLa tragedia spagnola aveva anti-cipato la storia di Amleto. Mar-lowe viene pugnalato in una ta-verna, ma Shakespeare dice di

essere Marlowe e di aver elimi-nato il rivale. C'è però chi so-stiene che Marlowe è stato dav-vero ucciso e che Shakespeareè vivo e si spaccia per lui.

Trascinante anche la storiadi Capablanca e Alekhine, i duegrandi scacchisti che s'incon-trano a Londra. Il cubano si èinnamorato di una donna spo-sata e chiede al suo amico rus-so di giocare con il marito men-tre se la spassa con la moglie.Tra un intervallo d'amore e l'al-tro si presenta davanti allascacchiera per suggerire unamossa, finché…

«Io non vinco mai con gli uo-mini - dice Dio aTeliq -, iopermet-to sempre di darmi scacco, per-ché siano loro a inventare la vita:perchéquestaè la loro libertà».

L’ultimo sigaro primadi inventare Peter Pan

pp James M. Barriep MY LADY NICOTINEp traduzione di Bianca Lazzarop Donzelli, pp. 126, € 12

pp Daniel Valentin Simionp IL DIZIONARIO DEI CARTONI ANIMATIp Anton Edizioni, pp. 984, € 50

Lapidi e scoglierein Cornovaglia

Rossini, l’unguentoè il «bello ideale»Un dichiarazione

d’amore per il miticoArcadia, il tabaccoche non sfuggì alla lentedi Sherlock Holmes

Ild

izio

nari

oTutti in estasia Woodstock

Con Tex versola nueva frontera Nel fantastico mondo dei cartoni animati. Un

secolo di magie, dal 1908 di «Fantasmagorie»,per la regia di Emile Cohi, padre del cinema

d’animazione moderno, a «Spike girls del 2008»(«La fiamma degli sport si è spenta. Perriaccenderla bisogna ripartire dalle sei

ragazze...»). In quasi mille pagine, «IlDizionario dei cartoni animati» di DanielValentin Simion: «La decisione di fare undizionario del genere, otto anni trascorsi

davanti alla tv e al monitor del pc peraccalappiare tutti i cartoni entrati nel tempo in

Italia».Oltre tremila schede, titoli italiani e originali,

produttori, Paesi d’origine, date di produzione,schede di lettura, i premi Oscar, Emmy e

Pulcinella per l’animazione, le trame e gliantefatti completi, fiere e festival, bibliografie,

giudizi, curiosità...

Nella giunglaun’avventura dell’UomoMascherato (e del suocane Devil) siglatadall’anello col teschio

Il libro diBarrie è

dedicato alfumo: non

quelloinsipiente delle

sigarette, maquello «esalato

dalla bocca»,raffinato e

coinvolgente,del sigaro e

della pipa

Se Oscar Wildeva in convento

Cartoni animati

Come rinunciareal «più godibiledei piaceri»per conquistare i favoridi una gentildonna

Il serpente indianotenta le ragazze

«Un matrimonioa Bombay»: amorie frivolezze si mescolanoa un affresco socialea tinte sgargianti

Page 3: L’ultimo sigaro prima di inventare Peter Pan

Pagina Fisica: INSERTI - NAZIONALE - 11 - 12/12/09 - Pag. Logica: INSERTI/PAGINE [TTL_10] - Autore: SILRUF - Ora di stampa: 10/12/09 11.41

Magici suoni, comela voce delle Sirene

MANGIARECON GLI OCCHI

A tavola sul grande schermo= Per Liborio Termine il suo Mangiare con gli occhi (LeMani, pp.124, € 14) è il divertissement d’un «dilettante». E’troppo modesto, ché il testo - colto, argomentato, brillante- affronta l’argomento dello star a tavola al cinema coneleganza. Sequenze tratte da Chaplin e Buñuel, Fellini eBergman sono sapientemente notomizzate; di particolareinteresse, le osservazioni sulla bulimia quale metafora ne Laricotta di Pasolini o certi acuti capitoletti (ad es., quello dellabrioche «rubata» da Charlot ad un bimbo).

E riusciremo in questi giorni a ri-trovare un po' di tempo, allora,per chi chiede alla musica di libe-rare energie, conoscenza, affet-ti, stupori, il libro è subito pron-to: Tempo e musica, della musi-cista e filosofa svizzera JeanneHersch, scomparsa nel 2000(Baldini Castoldi Dalai, pp. 130, €13). La musica, energia sensibile,fisica, che seguendo meccani-smi ancora misteriosi si trasfor-ma in emozione e pensiero, è, in-sieme, «successiva e simulta-nea», «oggettiva e soggettiva»,«libera e necessaria»: «Il suopresente, per chi la ascolta, è ca-rico di un certo passato e di uncerto futuro, con una certa dura-ta, che può raffigurare nel vissu-to umano, in modo esemplare,una miniatura d'eternità». Il suotempo è un «tempo atemporale:un altro tempo, completamentediverso». La Hersch, che scrivesaggi avvincenti come raccontie crea una prosa esatta e serena,illuminata da attimi di vera gra-zia, ricorda una frase di Rim-baud: «L'uomo è un anima e uncorpo» e commenta: «Ho sem-pre pensato che in questa defini-zione il termine fondamentalefosse “e”. La musica è l'unità diquesta doppia natura». A un pat-to, che il nostro ascolto sia atti-vo, non arrugginito da routine,prevenzioni, smanie. Che dallamusica ci lasciamo invadere.

Il tempo musicale, la sua «pre-senza imperiosa, la pulsazionedrammatica, i cambi ritmicistraordinari, i suoi contrasti» èspesso al centro delle riflessionidel filosofo spagnolo EugenioTrias, affascinato dalla capacitàdella musica di «offrire salvez-za»: una persuasione centraleanche nel pensiero della Hersch.La musica come le Sirene che in-cantano Ulisse: la sua «voce» tiattira verso universi di cono-scenza, ma senza perderti. Ilcanto delle sirene di Trias (Tro-pea, pp. 863, € 34) che attraver-sa quattro secoli da Monteverdia John Cage, merita l’impegnodi un’ulteriore, ampia riflessio-ne.

Il tempo, per chi scrive od ese-gue la musica, è una scelta sem-

pre in divenire; come quandoparliamo e, per esporre, per da-re forma sensibile al nostro pen-siero, dobbiamo decidere se cor-rere o soffermarci, accelerare oesitare, strategicamente. «I di-schi di Rosalyn Tureck mi con-vinsero che non stavo combat-tendo da solo. Era un modo disuonare di grande integrità, conun senso di compostezza cheaveva a che fare non con il lan-guore, ma con la dirittura mora-le. Invece, gli specialisti bachia-ni, quelli che riportarono in augequesta musica - Casals, Lan-dowska e via dicendo - suonava-

no usando moltissimo il ruba-to»: così Glenn Gould, nelle Con-versazioni che la EDT ristampaa vent'anni dalla prima edizioneitaliana (pp. 121, € 12,50). Il «ru-bato» porta Bach dritto drittonell'orbita romantica, la compo-stezza della Tureck lo restitui-sce al suo tempo storico. Legge-re Gould è respirare aria di mon-tagna: le sue osservazioni sulladifferenza tra Mozart e Beetho-ven nell'affrontare, nelle Sonateper pianoforte, il momento dello«sviluppo» e la dialettica degliopposti, ribadiscono la staturadi un musicista così abile, anche,a porsi come soggetto responsa-bile di informazione mediatica:le trasmissioni radio e tv, le in-terviste, i documentari.

Gould muore a Toronto nel1982, l'anno in cui, in Cina, nasceLang Lang: oggi residente negliStati Uniti e ammiratissimo pia-nista dell'ultima generazione. Ilpassaggio tra i due è uno stra-piombo dantesco. La mia storia,l'autobiografia (scritta da DavidRitz) pubblicata da Feltrinelli(pp. 263, € 17) scivola spesso nell'assoluto proibito: «A Vienna misembrò di respirare Mozart, lasua musica era nell'aria»; «In li-nea di massima, lo stile pianisti-

co russo è caratterizzato da unmaggior impiego del braccio,mentre lo stile tedesco preferi-sce dita solide e un'intensitàmaggiore delle mani». Semmaitecnica e non stile, e poi non ri-sulta che Sviatoslav Richteravesse dita di mollica. Il libro èconfezionato in fretta: il diretto-re d'orchestra Maazel si chiamaLorin, non «Loren», quella è So-fia. E non è possibile scrivere - èla svista più grave, consideratoche Lang Lang è ambasciatoredell'Unicef - «prima del viaggioin Africa andai da un medico peril vaccino contro la malaria».Non esiste purtroppo un vacci-no contro la malaria, semmaiuna profilassi.

Ma l'ansia di affermarsi, la ca-pacità di sopportare privazioni,la determinazione a «correre danumero uno», raccontano diquanto sia travolgente la spintadelle giovani generazioni cinesi.Ad ogni costo, devi emergere: lovuole la tua famiglia, lo Stato, lovuoi anche tu, se non esplodi pri-ma. Il rapporto col padre è de-gno, per intensità di affetti e diconflitti, di quello tra Leopold eWolfgang Mozart.

Da Fellini a Brandoun set di madeleine

IL DIZIONARIO DEI CARTONI ANIMATI

Tra Mazinga e i Puffi= Frutto d’un lavoro durato otto anni e d’unapassione a dir poco sconfinata, il Dizionario dei cartonianimati di Daniel Valentin Simion, (Ed. Anton, pp.565,€ 50) è un repertorio esaustivo della materia: tutti icartoons entrati in Italia attraverso tv, cinema, Internet,ben 90.000, in più di 3000 schede. Un'opera senzauguali, utile strumento per gli specialisti ed imperdibilevademecum per quanti amano muoversi tra Mazinga edi Puffi, Lamù e Heidi. [schede a cura di F. T.]

Cinema Uno struggente sguardo dietro le quinte:registi e attori, il glorioso passato della celluloide

ART CINEMA

Dal surrealismo al camp= Il dibattito sul cinema quale forma d’arte è andatoavanti per oltre un secolo, dando vita a teorie ideologiche,sociali, psicologiche, autoriali. In Art Cinema (Taschen,pp.192, € 19,99) il giornalista Paul Young divide latrattazione in 10 sottogeneri, dal surrealismo al dada e alcamp. Protagonisti sono maestri del passato quali Man Raye Stan Brakhage, cineasti leggendari come Godard e DavidLynch, icone underground (Kenneth Anger) ed artisticontemporanei (Michael Snow). Disponibile solo in inglese.

tatunitense, classe 1940, la foto-grafa Mary Ellen Mark ha otte-nuto vasti riconoscimenti nel1981, quando i suoi scatti dei bor-delli di Bombay vennero pubbli-cati in Falkland Road, il libro chele ha assicurato notorietà inter-nazionale. Insignita di numerosiriconoscimenti, ella ha soventeposto al centro dei propri inte-ressi professionali l’umanità nel-le sue forme meno viste, menoprevedibili: temi ricorrenti sonostati, infatti, il circo, i bambini di

strada, i gitani, i poveri e gliemarginati. Una parte assai im-portante del suo lavoro, tutta-via, si è svolta dentro un ambitototalmente diverso: il set cine-matografico, che ella ha preso afrequentare dalla fine degli An-ni 60 senza smettere.

Si può, quindi, facilmente in-dovinare l’interesse che rivesteun volume quale Uno sguardodietro le quinte (Phaidon, pp.264, € 49,90): partendo dal Sa-tyricon (1969) di Fellini, primo

film del quale la Mark si è occu-pata, si giunge sino ai giorni no-stri (con titoli quali il Che di So-derbergh o Sweeney Todd di Bur-ton), passando attraverso pro-duzioni leggendarie dei ‘70 (Apo-calypse Now di Coppola, Qualcu-no volò sul nido del cuculo di For-man, altre ancora) o pellicole inqualche modo divenute celebri,da Tootsie di Pollack al Gandhi diAttenborough.

Al di là dell’indubbio interes-se documentario di codeste im-

magini, vengono altresì sponta-nee talune riflessioni: ad esem-pio, come l’introduzione del mo-nitor - che consente di seguirequanto avviene sul set da lonta-no - abbia reso impossibile darconto tanto delle reazioni del re-gista quanto dell’interazionecon il cast e la troupe durante leprove. Il carisma, la passione,l’entusiasmo che traspaiono dal-le foto che ritraggono Fellini, ci-neasta-demiurgo per eccellen-za, oggi sono soltanto una testi-monianza del tempo che fu: allostesso modo - lamenta la Marknella sua introduzione - fino allametà degli Anni 80 «girare peril set e avere contatti diretti congli attori era più semplice». Ora,complici pure agenti, managered addetti stampa, per divi e di-vine il tempo è un bene che vacentellinato con cura, con som-ma attenzione: ne consegue che«la spontaneità sta diventandomerce rara».

Promana, quindi, dalle pagi-ne del libro, finanche un che distruggente, un sentore di made-

leine: il rimpianto per coloro chenon ci sono più (Brando, per dir-ne uno, stravagante in Missouri,sinistro nei panni del colonnelloKurtz; oppure John Belushi, nel-le finte foto segnaletiche di TheBlues Brothers), la malinconiaper le stagioni che trascorronotutto scolorendo (Jack Nichol-son, Art Garfunkel e CandiceBergen, in uno scherzoso «bacioalla francese» sul set di Cono-scenza carnale), lo spaesamentoprovocato dalla vista di stagionidiverse e remote (un Buñueldavvero dell’altro secolo, inten-to a fumare durante le riprese diTristana).

Ho nostalgia di tutto, perfinodi ciò che non ho vissuto, soste-neva Pessoa: alle prese con que-sti bianchi e neri contrastati,con simili vestigia del gloriosopassato della celluloide, moltilettori - ne siamo certi - com-prenderanno quanto il poeta lu-sitano intendeva.

StrenneXTuttolibri

SABATO 12 DICEMBRE 2009LA STAMPA XI

FRANCESCO TROIANO

SMendelssohn

S

SANDRO CAPPELLETTO

Musica Il tempo delle note, fra l’esecuzione e l’ascolto, un tema cheaffascina i filosofi, perché «genera conoscenza» e «offre salvezza»

Due «pianostar»:Gould spiega le differenzetra Mozart e Beethoven;Lang Lang, come Mozart,narra il rapporto col padre

Nel bicentenario della

nascita di Felix

Mendelssohn, esce - nella

puntuale cura di Claudio

Bolzan - Tendere alla

perfezione (Zecchini, pp.

195,€ 20), parte del suo

immenso epistolario,

spesso indirizzato alle

sorelle, alla madre, al

padre. La selezione è

sufficiente a restituirci il

rilievo che, pur in una vita

così breve, il compositore,

figura di primo spessore

dell’800 romantico, ha

saputo acquisire:

pianista, direttore,

organizzatore di

concerti-rivelazione.

Le fotografie gonfiedi carisma dellastatunitense MaryEllen Mark, dal 1960testimone sulla scena

Come si riconosce subito un li-bro nato per urgenza interiore,e non per qualche occasioneesterna o celebrativa! Basta leg-gere le prime pagine di Ravel el'anima delle cose di Enzo Re-stagno (Il Saggiatore, pp. 675,€ 35) per capire che abbiamo difronte uno di questi rarissimiesemplari, un libro venuto suda un lungo amore per l'autorestudiato e che si allarga a com-prendere tutta un'epoca e unmondo spirituale.

Certo, il libro presenta tuttigli elementi che caratterizza-no i testi fondamentali, crono-

logia, cataloghi, indici, e siestende sull'intero percorsodella vita e delle opere di Ra-vel; quindi con una completez-za d'informazione senza prece-denti in Italia e pochi confrontianche fuori; ma non è il «vita eopere» di vecchio stampo an-glosassone, con la «vita» dauna parte e le «opere» dall'al-tra; qui è tutto messo in comu-nicazione e intrecciato in un di-scorso solo, pensato e organiz-zato con autentica capacità discrittore: subito coinvolgendo-ci con il flash-back del taxi cheportava in albergo Ravel una

sera del 1932, e il fatale inci-dente che segnò per semprela salute del compositore.

Restagno interroga poi lereminiscenze di pagine giova-nili nelle ultime opere e infineil racconto si assesta riparten-do dagli anni di formazione, distudi, di scoperte; attorno sisente il respiro della grandeParigi degli scrittori, dei musi-cisti, dei pittori, dei celebri sa-lotti un tempo tanto amati daRavel. L'«anima delle cose» èil grande tema di fondo, il ful-cro della personalità creatri-ce di Ravel: la sua facoltà qua-si magica di scoprire un'esi-stenza negli oggetti materiali.Della finezza critica il lettorese ne accorgerà da solo, per-ché come in ogni vero libro dicritica, Restagno, parlando diRavel, parla di sé e di noi.

Giorgio Pestelli

Una «vita» esemplare

Sulle orme di Ravel: l’animadelle cose fino all’ultimo taxi