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S ono molto grata agli organizza- tori delle giornate celebrative per il centenario della morte di Luigi Rossi Danielli per avermi rivolto l’in- vito a partecipare con un intervento Il mio legame con Ferento, e Luigi Rossi Danielli, risale all’ormai lontano 1965, quando il professore Ferdinando Castagnoli, dopo una riu- nione del Comitato per le attività ar- cheologiche nella Tuscia, mi propose come argomento per la tesi lo studio della città di Ferento, e del territorio compreso nella tavoletta IGM di Vi- terbo, con la redazione della cartogra- fia archeologica secondo i canoni della Forma Italiae. Fu così che, ac- cettato con entusiasmo il cambia- mento, abbandonai Benevento, tema precedentemente assegnatomi, ed eb- bero inizio i viaggi sulla via Cassia. Tramite Romolo Staccioli entrai in contatto con Paolo Giannini. Con Paolo, che mi ha fatto dono della sua amicizia e mi ha aperto la sua casa, ho passato splendide giornate a Piani- cara, a Vitorchiano, a Bagnaia, inse- guito le tracce della via Ferentiense e di Sorrina nova, esplorato e rilevato cunicoli e tombe a camera, documen- tato ponti e raccolto cocci. Compagni inseparabili, nel tascapane tra mac- china fotografica e materiale da dise- gno, carte topografiche e taccuino da geometra, gli scritti di Luigi Rossi Danielli, nell’edizione curata da Luigi Catalano. La tesi, completata per la stampa, tradotta in un volume, rima- sto fermo alle seconde bozze e che ora dovrebbe, finalmente, vedere la luce, si colloca, ormai, nella storia degli studi tra Luigi Rossi Danielli e le ri- cerche intraprese dall’ Istituto svedese di Studi Classici a Roma, dall’Univer- sità della Tuscia, dalla Ếcole Fran- caise de Rome e risultati dell’attività della Soprintendenza per i Beni ar- cheologici dell’Etruria Meridionale 1 . Per l’edizione ho effettuato lo spoglio sistematico degli Archivi di Stato e della Soprintendenza per l’Etruria Meridionale, a Viterbo ho la- vorato a lungo, al termine di una gior- nata in campagna e dopo un cappuc- cino ristoratore da Schenardi, nella Biblioteca Comunale degli Ardenti e Provinciale Anselmo Anselmi, a Roma ho inseguito gli scritti di frate Annio nella Biblioteca Vaticana (non ancora edita, allora, la Viterbiae Historiae Epi- thoma, Cod.Vat. lat. 6263) 2 , gli scritti dell’Orioli e del Camilli nella Biblo- teca Angelica, senza esito le memorie di Padre Semeria nell’archivio della casa generalizia dei Domenicani a Santa Sabina 3 . Con il procedere della ricerca è nato il desiderio di “cercare gli uomini” dietro i manoscritti e le pubblicazioni e di addentrarsi nella storia della cultura a Viterbo, dove un unico filo: passione per la ricerca, im- pegno, capacità di leggere il terreno, volontà di salvare il patrimonio cor- reva da Frate Annio a Luigi Rossi Da- nielli e alla Società archeologica pro Ferento. Il capitolo dedicati alla storia degli studi, e degli scavi, è quello che ho più amato, il più innovativo, credo, come taglio, rispetto alla canonica struttura della Forma Italiae 4 . Molto di quanto appreso ho trasferito, suc- cessivamente, nella mia attività a La- vinium, odierna Pratica di Mare, dove ho promosso la nascita di un’associa- zione culturale e stretto rapporti con la cittadinanza ed il mondo della scuola. Motivazioni di carattere per- sonale, dunque. alla base della scelta dell’argomento per il mio intervento, ma anche considerazioni di carattere generale: il tema della tradizione di studi locali, il ruolo delle Accademie, delle Società di Storia Patria e delle associazioni culturali, infatti, mi sem- bra oggi tanto attuale quanto poco con- siderato e decisamente sottostimato. Viviamo in un’epoca e in una so- cietà che perde, o peggio rimuove, la memoria del passato, non progetta il fu- 14 Luigi Rossi Danielli nella tradizione della ricerca archeologica a Viterbo MARIA FENELLI Andrea Sciattoli e Luigi Rossi Danielli insieme nelle ricerche archeologiche. NOTE: Le note sono limitate all’essen- ziale 1 Non essendo possibile in questa sede dar conto di tutto il panorama delle ri- cerche nel Viterbese si rimanda a re- pertori bibliografici a stampa, o in rete. 2 E’ del 1981 l’edizione Annio da Vi- terbo: documenti e ricerche. Contri- buti alla storia degli studi etruschi e italici 1. Pt. 1 Viterbiae historiae epi- toma, opera inedita di . di Giovanni Nanni da Viterbo; edizione critica di Giovanni Baffioni - Pt. 2: Annio da Viterbo ispiratore di cicli pittorici di Paola Mattiangeli, Roma 1981 3 v. nota 18. 4 Capitolo corredato da ampie note de- dicate a “pioneristiche” biografie di singoli personaggi, con elenco di opere a stampa e manoscritti. Per una sintesi della storia della ricerca a Fe- rento fino al 1986 vedi M. FENELLI, Voce “Ferento” in Bibliografia topo- grafica della Colonizzazione greca in Italia e nelle Isole Tirreniche, diretta da G.Nenci e G.Vallet, vol.VII, Pisa- Roma 1989, pp.427-443 ss. Vedi, inoltre, G. ROMAGNOLI, Ferento (Vi- terbo). Storia degli scavi e delle ri- cerche archeologiche. Daidalos 3, 2001, pp 273-300; G. SCARDOZZI, Fe- rento in M. Guaitoli (a cura di), Lo Sguardo di Icaro, Roma 2003, pp. 388-394; P.A.GIANFROTTA, A.M. MO- RETTI, edd. Archeologia nella Tuscia. Atti dell’ Incontro di studio (Viterbo, 2 marzo 2007) Daidalos, 10, 2010; e in particolare P.A.GIANFROTTA, Ri- cerche topografiche nella Tuscia, ibi- dem, pp. 137-173.

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S ono molto grata agli organizza-tori delle giornate celebrative per

il centenario della morte di LuigiRossi Danielli per avermi rivolto l’in-vito a partecipare con un intervento

Il mio legame con Ferento, eLuigi Rossi Danielli, risale all’ormailontano 1965, quando il professoreFerdinando Castagnoli, dopo una riu-nione del Comitato per le attività ar-cheologiche nella Tuscia, mi proposecome argomento per la tesi lo studiodella città di Ferento, e del territoriocompreso nella tavoletta IGM di Vi-terbo, con la redazione della cartogra-

fia archeologica secondo i canonidella Forma Italiae. Fu così che, ac-cettato con entusiasmo il cambia-mento, abbandonai Benevento, temaprecedentemente assegnatomi, ed eb-bero inizio i viaggi sulla via Cassia.

Tramite Romolo Staccioli entraiin contatto con Paolo Giannini. ConPaolo, che mi ha fatto dono della suaamicizia e mi ha aperto la sua casa, hopassato splendide giornate a Piani-cara, a Vitorchiano, a Bagnaia, inse-guito le tracce della via Ferentiense edi Sorrina nova, esplorato e rilevatocunicoli e tombe a camera, documen-tato ponti e raccolto cocci. Compagniinseparabili, nel tascapane tra mac-china fotografica e materiale da dise-gno, carte topografiche e taccuino dageometra, gli scritti di Luigi RossiDanielli, nell’edizione curata da LuigiCatalano. La tesi, completata per lastampa, tradotta in un volume, rima-sto fermo alle seconde bozze e che oradovrebbe, finalmente, vedere la luce,si colloca, ormai, nella storia deglistudi tra Luigi Rossi Danielli e le ri-cerche intraprese dall’ Istituto svedesedi Studi Classici a Roma, dall’Univer-sità della Tuscia, dalla Ếcole Fran-caise de Rome e risultati dell’attivitàdella Soprintendenza per i Beni ar-cheologici dell’Etruria Meridionale1.

Per l’edizione ho effettuato lospoglio sistematico degli Archivi diStato e della Soprintendenza perl’Etruria Meridionale, a Viterbo ho la-vorato a lungo, al termine di una gior-nata in campagna e dopo un cappuc-cino ristoratore da Schenardi, nellaBiblioteca Comunale degli Ardenti e

Provinciale Anselmo Anselmi, a Romaho inseguito gli scritti di frate Annionella Biblioteca Vaticana (non ancoraedita, allora, la Viterbiae Historiae Epi-thoma, Cod.Vat. lat. 6263)2, gli scrittidell’Orioli e del Camilli nella Biblo-teca Angelica, senza esito le memoriedi Padre Semeria nell’archivio dellacasa generalizia dei Domenicani aSanta Sabina3. Con il procedere dellaricerca è nato il desiderio di “cercaregli uomini” dietro i manoscritti e lepubblicazioni e di addentrarsi nellastoria della cultura a Viterbo, dove ununico filo: passione per la ricerca, im-pegno, capacità di leggere il terreno,volontà di salvare il patrimonio cor-reva da Frate Annio a Luigi Rossi Da-nielli e alla Società archeologica proFerento. Il capitolo dedicati alla storiadegli studi, e degli scavi, è quello cheho più amato, il più innovativo, credo,come taglio, rispetto alla canonicastruttura della Forma Italiae4. Moltodi quanto appreso ho trasferito, suc-cessivamente, nella mia attività a La-vinium, odierna Pratica di Mare, doveho promosso la nascita di un’associa-zione culturale e stretto rapporti conla cittadinanza ed il mondo dellascuola. Motivazioni di carattere per-sonale, dunque. alla base della sceltadell’argomento per il mio intervento,ma anche considerazioni di caratteregenerale: il tema della tradizione distudi locali, il ruolo delle Accademie,delle Società di Storia Patria e delleassociazioni culturali, infatti, mi sem-bra oggi tanto attuale quanto poco con-siderato e decisamente sottostimato.

Viviamo in un’epoca e in una so-cietà che perde, o peggio rimuove, lamemoria del passato, non progetta il fu-

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Luigi Rossi Danielli nella tradizione della ricerca archeologica a Viterbo

MARIA FENELLI

Andrea Sciattoli e Luigi Rossi Danielli insiemenelle ricerche archeologiche.

NOTE: Le note sono limitate all’essen-ziale1 Non essendo possibile in questa sede

dar conto di tutto il panorama delle ri-cerche nel Viterbese si rimanda a re-pertori bibliografici a stampa, o in rete.

2 E’ del 1981 l’edizione Annio da Vi-terbo: documenti e ricerche. Contri-buti alla storia degli studi etruschi eitalici 1. Pt. 1 Viterbiae historiae epi-

toma, opera inedita di . di GiovanniNanni da Viterbo; edizione critica diGiovanni Baffioni - Pt. 2: Annio daViterbo ispiratore di cicli pittorici diPaola Mattiangeli, Roma 1981

3 v. nota 18.4 Capitolo corredato da ampie note de-

dicate a “pioneristiche” biografie disingoli personaggi, con elenco diopere a stampa e manoscritti. Per una

sintesi della storia della ricerca a Fe-rento fino al 1986 vedi M. FENELLI,Voce “Ferento” in Bibliografia topo-grafica della Colonizzazione greca inItalia e nelle Isole Tirreniche, direttada G.Nenci e G.Vallet, vol.VII, Pisa-Roma 1989, pp.427-443 ss. Vedi,inoltre, G. ROMAGNOLI, Ferento (Vi-terbo). Storia degli scavi e delle ri-cerche archeologiche. Daidalos 3,

2001, pp 273-300; G. SCARDOZZI, Fe-rento in M. Guaitoli (a cura di), LoSguardo di Icaro, Roma 2003, pp.388-394; P.A.GIANFROTTA, A.M. MO-RETTI, edd. Archeologia nella Tuscia.Atti dell’ Incontro di studio (Viterbo,2 marzo 2007) Daidalos, 10, 2010; ein particolare P.A.GIANFROTTA, Ri-cerche topografiche nella Tuscia, ibi-dem, pp. 137-173.

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turo ed opera in un presente dilatato adismisura. Nel campo specifico dell’ar-cheologia sempre meno si consultanodirettamente non solo le fonti antiche,ma anche gli autori dell’800 e dellaprima metà del ‘900, si perde la conte-stualizzazione della conoscenza, feno-meno cui non sfuggono, ovviamente,anche le opere di autori locali ai qualidobbiamo una mole straordinaria di do-cumentazione e, in molti casi, la tutelae la conservazione del patrimonio.

Nel processo di riforma dell’Uni-versità il cardine da cui dipenderannosempre di più finanziamento degliAtenei, aumenti stipendiali, progres-sione di carriera e concorsi è costi-tuito dalla valutazione della ricerca,effettuata sulla base di criteri e para-metri in cui sono dominanti rilevanza,anche a livello internazionale, dei ri-sultati, e accreditamento della sede incui si pubblica. In tale contesto è evi-dente che, non solo non saranno valu-tate, o avranno basso indice divalutazione, opere edite in riviste lo-cali, o pubblicazioni a carattere lo-cale, ma anche, conseguenza nonimprobabile, gli studi centrati su te-matiche molto specifiche, come in-dubbiamente sono quelle strettamenteconnesse ad ambiti territoriali5.

Altra fonte di preoccupazione ladrastica riduzione dei settori scienti-fico-disciplinari che viene presentatacome un’operazione di razionalizza-zione del sistema e riduzione di astrusiparticolarismi per una maggiore “ef-ficacia della formazione”. Quali, inconcreto, gli effetti nella formazionedegli archeologi? Per intenderci in unfuturo assai prossimo ci sarà un ar-cheologo che potrà insegnare, indif-ferentemente, Paletnologia, o Archeo-logia classica, Etruscologia, TopografiaAntica, Archeologia medievale e cosìvia, l’offerta formativa sarà semprepiù standardizzata, scompariranno di-scipline con tradizione che risale al

Rinascimento, si dilapiderà un capitaledi conoscenza imprescindibile, con-siderate entità e varietà del nostro pa-trimonio culturale, patrimonio chenello stesso tempo si chiede di valo-rizzare affinché perché possa costituireanche un motore economico6.

Prospettiva inquietante a mag-gior ragione oggi poiché nel quadrodi destrutturazione delle Soprinten-denze e devoluzione di competenzeagli enti locali, difesa e conservazionedel nostro patrimonio dipenderannosempre di più dal senso dell’apparte-nenza dei cittadini che solo se accom-pagnato da una forte crescita culturalenon si traduce in localismo7.

Sotto tutti questi aspetti ritengosia paradigmatica, come tenterò dimettere in evidenza in un breve, e ne-cessariamente incompleto, excursus,la storia della ricerca archeologica aViterbo, storia che affonda le radicinell’Umanesimo ed ha come protago-nisti personalità di grande spicco.

L’interesse per il mondo antico sirisvegliò a Viterbo nella seconda metàdel ‘400, essenzialmente per opera delDomenicano Giovanni Nanni, meglionoto come Frate Annio8 che, secondo letendenze degli storici ed antiquari delsecolo, si adoperò per mettere in evi-denza l’importanza della propria città,ampliando e diffondendo leggende giàpresenti nella tradizione, non esitandoa creare false iscrizioni in greco,pseudo-etrusco e latino e a fingerne lascoperta - a lui si deve il più antico trat-tato epigrafico del Rinascimento - cosìcome a pubblicare e commentare falsitrattati di autori latini che asseriva es-sergli stati portati dall’Oriente.

In frate Annio, investigatore deidocumenti conservati nell’archiviodel Comune e delle chiese, ricercatoredi antiche vestigia nel territorio, ilprimo a sostenere l’antichità di Vi-terbo, l’interesse per il reperto archeo-

logico e per il monumento non fu maidisgiunto dal desiderio di salvaguar-darlo: ne sono prova l’aver fatto tra-sportare nel Palazzo Comunale isarcofagi scoperti nel 1493 alla Cipol-lara (primo nucleo delle raccolte vi-terbesi) e, estremamente significativa,la supplica rivolta a papa Papa Ales-sandro VI in cui chiede di essere no-minato conservatore delle antichitàdel Viterbese in modo da poter “pro-videre ne templa, et monumenta vetu-statis quae in …agro Viterbiensiplurima sunt amplius dirui possint; etut inventa et invenienda comunitatidenuntientur”.9 Per tutti questi aspettil’Annio può essere considerato, abuon diritto, il primo archeologo delViterbese, le sue opere e teorie, al

5 Poiché, inoltre, la valutazione verràeffettuata sulla base della “produ-zione” nell’arco temporale di untriennio, viene spontaneo chiedersi sequalcuno vorrà ancora dedicarsi astudi che richiedono anni di lavoro,sul territorio e negli archivi.

6 Tutto ciò accade, paradossalmente, inuna fase storica in cui gli autonomismiche hanno alla base, indubbiamente,anche l’esigenza di preservare l’iden-tità, si affermano ovunque in Europa.

7 Dalla formula “paesaggio e patrimo-nio storico e artistico della Nazione”(Costituzione, principi fondamentali,art. 9:“La Repubblica promuove lo

sviluppo della cultura e la ricercascientifica e tecnica. Tutela il pae-saggio e il patrimonio storico e arti-stico della Nazione”) si è passati alconcetto di “beni” e, dunque, dal con-cetto di inalienabilità a quello, sot-tinteso, di valore di mercato, il cheapre, di fatto, la strada alla possibilealienazione di “beni improduttivi” sulpiano della pura contabilizzazione indenaro. Il processo potrebbe essereinarrestabile poiché, in parallelo,nella formazione scolastica sono in“estinzione” non solo il greco e il la-tino, ma anche la storia antica, la fi-losofia, la storia dell’arte, in una pro-

gressiva e sistematica demolizionedei fondamenti della cultura e dei va-lori condivisi. Anche su questo fronte,dunque, il ruolo delle associazioniculturali è essenziale.

8 R.WEISS, Traccia per una biografiadi Annio da Viterbo, Italia medioe-vale e umanistica, V, 1962, pp. 425-441 e Baffioni cit. a nota 2.

9 La scoperta della tomba a cameradella Cipollara, aperta alla presenzadi Papa Alessandro VI (Annius, An-tiquitataes f.diir) ebbe eco anche fuoriViterbo e fu preceduta da rinveni-menti casuali di reperti di vario ge-nere andati dispersi v. Annius, De

marmoreis Volthurhenis tabulis edR.WEISS, An Unknown epigraphictract by Annius of viterbo, in ItalianStudies presented to E.r.Vincent,Cambridge 1962, pp. 101-120, p. 107“Quae ante hoc triennium in nostroagro volthurreno cognomento etru-sco, nunc viterbiensi, effossa fuerintvasa, aera et marmora litteris vetustisexcisa ideo male perierunt, quianemo his appulerat animum. Quumvero lectionibus publicis hortarer ci-ves , ne tam facile suae conditioniset gloriae obliviscerentur, tum servaricoepta fuerent.

Il Pothos ritrovato nello scavo del Teatro di Fe-rento.

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centro del dibattito non solo in Italia,ebbero grande e duratura influenzacome testimoniano, tra l’altro, il ciclodi affreschi dell’appartamento Borgia,opera del Pinturicchio (1492) e a Vi-terbo, nel Palazzo dei Priori gli affre-schi della Sala del Consiglio e dellaSala Regia della seconda metà delCinquecento10.

Non possiamo dimenticare la fon-dazione dell’Accademia degli Ardenti(altra denominazione Accademia delleScienze e delle Arti degli Ardenti),prestigiosa istituzione che annoveròtra i soci eminenti personalità.11.

Nel corso del XV e XVI sec., nelclima di rinnovato interesse per l’ar-chitettura antica, le rovine di Ferento,

soprattutto il teatro, e le grandi auletermali lungo la via consolare Cassiaattrassero l’attenzione del Peruzzi, diGiovan Battista e Giuliano da San-gallo, del Serlio e del Ligorio12.

Problemi di carattere topogra-fico, quali l’ubicazione delle AquaePassaris e la localizzazione di centrimenzionati dalle fonti, furono affron-

10 Annio ebbe un ruolo importante nellacorte pontificia di Alessandro VI(1492-1503), in un momento in cuiRoma, centro della cristianità, eraluogo d’incontro di filosofi,teologi,poeti, letterati, filologi, ar-cheologi ed artisti tra i più illustri. Vi-vissimo allora l’interesse per ilmondo egizio, e nell’ambiente ro-mano in particolare per il mito diIside; si dovrebbe alla diretta in-fluenza dell’Annio, allora magisterSacri Palatii, la presenza dei miti diIside, Osiride e del toro Api nel pro-gramma iconografico degli affreschinell’appartamento Borgia.Largo e duraturo favore ebbe a Viterbola teoria che, rivendicando la discen-denza dei popoli italici, e degli Etruschiin particolare, dagli Egizi, affermava

l’originalità ed il primato della culturaitalica nei confronti del mondo greco.Il ciclo degli affreschi a chiaroscurodella Sala del Consiglio, opera di Teo-doro Siciliano (1595), ascrivibile al ge-nere della “Galleria degli UominiIllustri” ma con quasi tutti personaggidel mito, è di evidente ispirazione an-niana. Nel ciclo di affreschi della SalaRegia, opera di Baldassarre Croce eTarquinio Ligustri (1587-1588) il temadominante è costituito dalla fondazionedi Viterbo ad opera di Noè, teorizzatada frate Annio, mito che nel caso spe-cifico ha oscurato; anche material-mente, la tradizione della fondazioneerculea della città. P. MATTIANGELI, Annio da Viterboispiratore di cicli pittorici, in Annio daViterbo : documenti e ricerche. Con-

tributi alla storia degli studi etruschi eitalici 1., Roma 1981, pp. 257 ss. Per il mito dell’Egitto nel Rinasci-mento e il ciclo Borgia in Vaticano v.da ultimo E. LO SARDO, a cura di, LaLupa e la Sfinge. Roma e l’Egittodalla storia al mito, (Catalogo dellamostra Roma 11 luglio-9 novembre2008) Roma 2008.Per gli affreschi del Palazzo deiPriori v. inoltre M.G. BONELLI, Unpittore meridionale nel Lazio delCinquecento: gli affreschi di TeodoroSiciliano nel Palazzo dei Priori di Vi-terbo, Kronos 5-6, 2003, pp. 25-43;M. G. BONELLI - L.P. BONELLI (a curadi), Viterbo, Palazzo dei Priori: laSala Regia. La storia, il restauro, Vi-terbo, 2001. Per la temperie culturalev.T. SAMPIERI E G. LOMBARDI (a cura

di), Cultura umanistica a Viterbo:per il 5° centenario della stampa aViterbo (1488-1988), Atti della Gior-nata di studio Viterbo 12 novembre1988, Viterbo 1991.

11 M. MAYLENDER, Storia delle Accade-mie d’Italia I, Bologna 1926, p. 311.Manca una storia complessiva del-l’Accademia, contributi su singoliperiodi di vita dell’Istituzione e ruoliaccademici sono editi nel periodicoBiblioteca e Società.

12 M. FENELLI, Voce “Ferento” in Bi-bliografia topografica della Coloniz-zazione greca in Italia e nelle IsoleTirreniche, diretta da G.Nenci eG.Vallet, vol.VII, Pisa-Roma 1989,pp.427-443 ss.; P. Pensabene, Il teatroromano di Ferento. Architettura e de-corazione scultorea, Roma 1989.

Luigi Rossi Danielli nella tradizione della ricerca archeologica a Viterbo

Nelle foto sotto

Studio delle forme della ceramica classica neltaccuino di L.R.D.

Poggio Montano (Vetralla). Appunti e disegni amatita di L.R.D.

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tati soltanto con il sorgere degli studidi geografia storica dall’Alberti, dalCluverio e dall’Holstenio13.

Nel ‘700 la maggior parte deglistudi è ancora inserita nel filone an-niano, tali l’inedita storia di Viterbo delBianchi, le opere del Mariani, del Co-retini, del Faure e del Sarzana, fa ecce-zione la Istoria della città di Viterbodel Bussi e, soprattutto, l’opera inedita,fino al 1986, e pressoché sconosciutaVeterum Etruscorum monumenta in Vi-terbiensi territorio reperta, costituitada pagine di testo, alternate a tavolecon disegni, in cui vengono documen-tati reperti disparati, dai cinerari villa-noviani alle lucerne, ai pavimenti inmosaico rinvenuti a Poggio del Belve-dere14. Degna di nota la cura con cuil’autore si preoccupa di dar conto, ovelo abbia potuto accertare personal-mente, della località e delle circostanzedel rinvenimento, nonché del luogodove l’oggetto era conservato.

Nel 1800 si ebbe a Viterbo unavera e propria reviviscenza degli studiarcheologici, con interesse rivolto so-prattutto ai monumenti e alla topogra-fia antica del territorio: è il periododella scoperta di Norchia, Casteld’Asso, Musarna, Cordiliano, Colledel Riello, Colle del Duomo e relative

necropoli, ovvia l’attenzione per le ro-vine di Ferento, affrontati i problemidell’ubicazione delle Aquae Passarise della villa Calvisiana, ricerche questeultime che si collocano nel filone delleopere del Cluverio e dell’Holstenio.Si copiarono iscrizioni, si ricercaronoquelle ricordate nei testi ed andate poidisperse15. Per iniziativa di privati ven-nero effettuati scavi tra cui ricordoquelli condotti dal Semeria a Ferento,a Campo de’ Pozzi e necropoli di Fe-rento dall’Orioli, scavi Zelli-Pazzagliaal Bacucco e Bagnaccio ed altri ancoradocumentati dalle licenze di scavo16.

Chi sono gli attori di questa sta-gione? Un posto di rilievo hannol’Orioli, il Semeria, il Camilli e ilCeccotti: membri dell’Accademiadegli Ardenti promossero gli studi inogni campo estendendo le proprie ri-cerche anche alla preistoria e al Me-dioevo e dettero vita al Museo Civico.

Francesco Orioli (Vallerano1785 - Roma 1856) è certamente lapersonalità di maggiore spicco.

Salutato dal Leopardi come unodei maggiori ingegni del suo tempo,professore di fisica all’Università diPerugia nel 1813 poi in quella di Bo-logna, patriota, esule (1831-1846)visse a Parigi, Bruxelles e Corfù dove

insegnò fisica. Rientrato in Italia nel1846, insegnò storia ed archeologia aBologna, quindi coprì la cattedra distoria e archeologia nell’Archiginna-sio di Roma. A lui si deve l’indivi-duazione del centro sul colle delRiello, identificato con Sorrina nova,nonché numerose altre scoperte effet-tuate con il Semeria, il Camilli e, suc-cessivamente, con il Bazzichelli, resenote in numerose pubblicazioni. Gliscritti concernenti Viterbo e circon-dario costituiscono una tappa fonda-mentale nella storia degli studi,validissime le vie di ricerca che ve-dono integrati lo studio delle fonti an-tiche, ma anche dei documenti e dellatoponomastica medioevale, con la ri-cerca diretta sul terreno17.

Pio Semeria (Moltedo 1767, Vi-terbo 1845) frate Domenicano. Mem-bro della Commissione Ausiliare perle Belle Arti della Delegazione di Vi-terbo e Civitavecchia, svolse un’in-tensa attività di ricerca archeologica,fu compagno dell’Orioli e del Camilliin numerose ricognizioni nel territorio,a lui spetterebbe il merito della sco-perta di Castel d’Asso, ebbe parte inquella delle tombe di Norchia, eseguìanche scavi a Ferento, ebbe un postodi primo piano nell’organizzazione

13 L. ALBERTI, Descrittione di tutta Ita-lia nella quale si contiene il sito diessa, l’origine, e le signorie dellecittà, e delle castella, co i nomi anti-chi e moderni, Bologna 1550, pp.67-68; PH.CLUVERIUS, Italia antiqua,Lugduni Batavorum 1624, I, pp. 562-566; L. HOLSTENIUS, Annotationes ingeographiam sacram Caroli a S.Paulo, Italiam antiquam Cluuerii, etThesaurum geographicum Ortelii,Romae 1666, pp. 65-68.

14 Domenico Bianchi nacque a Viterbonel 1537, notaio di professione, rico-prì la carica di segretario del Co-mune, terminò nel 1601 la Istoria diViterbo che rimase inedita FRANCESCO MARIANI (Viterbo 1648-Roma 1758), opera più nota De Etru-ria metropoli quae Turrhenia, Turse-nia Tuscania atque etiam Beterbondicta est, Romae 1728; G. CORETINI (1717-1783), Brevi no-tizie della città di Viterbo e degli uo-

mini illustri da essa prodotti, Roma1774; G.B.FAURE, Memorie apologetiche inrisposta all’opposizione contro il De-creto del re de’ Longobardi DesiderioI, Viterbo 1779; D. E. SARZANA, Della capitale de’Tuscaniensi e del suo vescovado,Montefiascone 1783; Dissertazionecritico sepolcrale sopra un paganicomonumento scoperto nel Poggiod’altri antichi sepolcri detto oggidì ilPoggio delle Fornaci presso la cittàdi Viterbo, Viterbo 1788, le opere piùnote.F. BUSSI, Istoria della città di Vi-terbo, Roma 1742; la seconda e laterza parte rimasero inedite, i mano-scritti sono conservati nella Biblio-teca Comunale degli Ardenti. Laterza parte “Veterum Etruscorummonumenta in Viterbiensi territorioreperta, aeneis tabulis edita brevibu-sque notis explicata a F. Bussi cleri-

corum regularium infirmis mini-strantium, 1737 è stata pubblicata nel1986: “Monumenti degli antichi etru-schi ritrovati nel territorio viterbeseediti su tavole in rame e con brevinote commentati da Feliciano Bussi;trascrizione di Attilio Carosi; tradu-zione di Domenico Mantovani; com-mento storico-archeologico di PaoloGiannini, Roma 1986.

15 Nel 1824 il Camilli, l’Orioli il Seme-ria e l’Anselmi rintracciarono, mu-rata nel luogo originario, l’iscrizionedell’acquedotto della villa Calvisiana(CIL XI 3003=ILS 5771), scoperta il18 gennaio 1640, il cui testo era statopubblicato con molte inesattezze dalMariani e dal Bussi, molte le iscri-zioni copiate dal Semeria, molte pub-blicate dall’Orioli.

16 Purtroppo scarne le notizie degliscavi effettuati a Ferento; per gliscavi al Bacucco v. S.Camilli, Bul-lInst 1829, pp. 199-202; purtroppo

vuoto il fascicolo 1110 dell’Archiviodi Stato Stato Roma, Camerlengato,parte II, tit.IV, b.198.

17 La figura e l’opera di FrancescoOrioli (1783-1856), Atti del terzoconvegno interregionale di storia delRisorgimento, Viterbo, 15 - 16 otto-bre 1983, Viterbo 1986, ivi A. EMI-LIOZZI MORANDI, L’archeologo, pp.91-112. Per la temperie culturale aViterbo v. M.SANFILIPPO, La città miparve ben costruita: Viterbo e i viag-giatori anglo-francesi sullo scorciodell’Antico Regime, in G. PLATANIA,Viaggiatori da e per la Tuscia, Attidel 1. Seminario interdisciplinare sulviaggio, Viterbo 2003, pp. 94-112.La vastità d’interessi dell’Orioli è at-testata dagli scritti, molti dei qualipubblicati nel Giornale arcadico,nell’Album di Roma, nella BibliotecaItaliana, nel Bullettino e negli Annalidell’Instituto di Corrispondenza Ar-cheologica.

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della parte preistorica del primo nu-cleo del Museo Civico. A differenzadell’Orioli e del Camilli, non ha pub-blicato i risultati delle ricerche. Deinove volumi, manoscritti, di memorie,che il Semeria dichiara “scritte per see non per altri”, si era perduta la trac-cia già a poca distanza dopo la morte18.

Stefano Camilli, persona di vastiinteressi, anche se non della levaturadell’Orioli, si occupò di mineralogia,naturalistica, lingue orientali ed ar-cheologia, come attestano gli articolipubblicati sul Giornale Arcadico,sull’Album di Roma, di cui era colla-boratore, nel Bullettino e negli Annalidell’Instituto di Corrispondenza Ar-cheologica19.

Luca Ceccotti (Viterbo 1818-1878), più volte presidente dell’Acca-demia degli Ardenti, e dal 1860segretario in permanenza, Commissa-rio di Belle Arti, s’interessò attiva-mente del patrimonio artistico edarcheologico. Svolse un’intensa atti-vità negli archivi, nel 1839 scoprì lostatuto del 1251, pubblicato poi dalCiampi. I manoscritti del Ceccotti, tra-scrizioni di documenti, cataloghi,schedature, conservati nella BibliotecaComunale degli Ardenti costituisconola migliore testimonianza dell’ inde-fessa attività nell’Archivio storico delComune20. Si collocano nel filone di

ricerche negli archivi intrapreso daFrate Annio e coltivato in particolarmodo dal Semeria e dal Ceccotti, glistudi del Ciampi, del Cristofori,dell’Oddi e, in epoca posteriore,dell’Egidi21. Nell’ambito delle piùvaste opere riguardanti l’Etruria si oc-cuparono di Viterbo e del suo territo-rio, con particolare riguardo a Ferentoa Castel d’Asso e alle altre necropolirupestri, il Canina ed il Dennis22.

Le ricerche della “comunitàscientifica” costituita dall’Orioli, ilSemeria, il Camilli e il Ceccotti costi-tuiscono il fondamento il pilastrodell’archeologia del viterbese, non li-mitata al mondo etrusco romano maestesa al medioevo, in una visionedella storia priva di cesure.

Insostituibile il patrimonio di co-noscenza che ha alla base, oltre allostudio delle fonti e dei documenti, congrande attenzione per la toponomasticaantica e medievale, la continuità di ri-cerche, con puntuali e mirate indaginisul territorio, allora ancora “intatto”.

Sarebbe riduttivo confinare tuttociò nel ristretto ambito locale: nellaprima metà dell’Ottocento l’Etruriameridionale con i suoi centri e ricchenecropoli, oggetto di scavo, le entu-siasmanti scoperte “i tesori ritrovati”sono al centro dell’interesse di stu-diosi, viaggiatori e collezionisti che

operano in un fiorente mercato anti-quario. Se volgiamo la nostra atten-zione quanto meno all’ambienteromano rileviamo la fioritura di studitopografici con taglio monografico,per lo più relativi alla Campagna Ro-mana e all’Etruria, quali i lavori diAntonio Nibby, William.Gell e LuigiCanina., corredati da cartografie ap-positamente realizzate, ma anche ri-cerche su singoli comprensori, città,monumenti, o categorie, con perlu-strazioni dirette sul terreno.

Nel 1823 è fondato a Roma il cir-colo degli Iperborei romani e nel1829, per iniziativa del Gerhard, l’In-stituto di Corrispondenza Archeolo-gica che darà vita a pubblicazioniperiodiche: Annali, Bullettino, Monu-menti antichi inediti (che sopravvi-vono oggi nelle serie del DeutscheArchäologische Institut). E’ sfo-gliando tali pubblicazioni che si haun’idea, immediata, della vastità degliinteressi e del fervore della ricerca inquesto periodo storico. In queste sedipubblicano “i nostri”ed in altre sediche oggi definiremmo con gergo mi-nisteriali “accreditate”. Nibby comeOrioli sono professori nell’Universitàdi Roma, tutti frequentano le stesseaccademie, e non è fuor di luogo ri-cordare che Antonio Canova è mem-bro dell’Accademia degli Ardenti.

18 Un elogio di padre Semeria con brevinotizie biografiche fu scritto dal Cec-cotti (Bibl.Com.Ardenti Ms 164) chene pronunciò l’orazione funebre.A.CAROSI, Il Domenicano Padre PioSemeria e le sue memorie, Bibliotecae società III, 1, 1981, pp.27-30. .Idieci volumi manoscritti delle me-morie, “ricomparsi” dopo un lunghis-simo periodo di tempo, acquistati dalConsorzio delle Biblioteche di Vi-terbo, conservati ora presso l’Archi-vio Storico Comunale dellaBiblioteca degli Ardenti v. T.ROVI-DOTTI, I dieci volumi manoscritti diPadre Pio Semeria (1809-1831), Bi-blioteca e società, anno XXV, fasc. 1-2 giugno 2005, costituiscono ancorauna preziosissima fonte per la ri-cerca, come dimostrano pubblica-

zioni in cui sono stati utilizzati comefonte.

19 Notizie relative alla biografia del Ca-milli in G. SIGNORELLI, Viterbo dal1789 al 1870, vol. I, Viterbo 1914,pp. 304 n.34, 404; A. Freddi Caval-letti, Stefano Camilli, Boll. Mun.Vit.VIII, 1935, marzo, pp. 3-8

20 Luca Ceccotti (Viterbo 1818-1878),notizie biografiche A. FREDDI CAVAL-LETTI, Luca Ceccotti, Boll.Mun.Vit.VIII, 1935, agosto, pp. 1-5. Ebbe inprogramma di scrivere una storia diViterbo, la prefazione è conservatatra gli scritti del Pinzi (Vit. Bibl.Com.Ard, Ms 629, II.F.III, 24).

21 L’opera principale di Ignazio Ciampi,Cronache e Statuti della Città di Vi-terbo, Firenze 1872, fu fonte diun’aspra polemica con il Ceccotti,

poiché il Ciampi vi aveva pubblicatolo Statuto di Viterbo del 1251-1252,scoperto dal Ceccotti. Francesco Cri-stofori s’interessò in particolar mododella storia medievale di Viterbo,curò l’edizione della Cronaca di Nic-cola della Tuccia e di Frate Francescod’Andrea. All’Oddi si deve il cata-logo delle pergamene dell’ex con-vento della Trinità, l’indice alfabeticodelle materie contenute nei primilibri delle Riforme del Comune ed al-cuni articoli di carattere archeolo-gico.

22 L. CANINA, L’antica Etruria marit-tima, compresa nella dizione pontifi-cia .descritta ed illustrata con imonumenti, Roma 1846, p.130 ss.Tavv: E tavole. Innovativo l’im-pianto che prevede a corredo del

testo un pregevole apparato cartogra-fico e la documentazione grafica deisingoli monumenti. G. DENNIS, The cities and cemeteriesof Etruria, London 1848. I capitolidodicesimo e tredicesimo sono dedi-cati a Viterbo, Ferento e circondario.Il Dennis (1814-1848) effettuò viaggiin Etruria nel periodo1842-1848.L’opera, ricca d’informazioni anchedi prima mano, ha avuto numeroseriedizioni.L’Analisi storico-topografico-anti-quaria della Carta dé dintorni diRoma (1837) del Nibby, frutto di per-lustrazioni effettuate in relazione allavoro di allestimento di una nuovacartografia, intrapreso in collabora-zione con il Gell.

Luigi Rossi Danielli nella tradizione della ricerca archeologica a Viterbo

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Nell’inverno 1892-1893 ricerchetopografiche sul terreno, finalizzatealla redazione della Carta Archeolo-gica d’Italia, furono condotte da An-gelo Pasqui che si avvalse degli studidell’Orioli e del Camilli e della colla-borazione del Bazzichelli. La docu-mentazione raccolta, pur non essendosempre eccellente e senz’altro infe-riore ad esempio a quella dell’Agro fa-lisco, si rivela importantissima, inparticolar modo per il tracciato dellestrade. Se i rilievi sono sovente inesattie poco curati, gli appunti e le notizierelative alle ricognizioni contenutenelle lettere inviate dal Pasqui al Ga-murrini sono documenti di insostitui-bile valore, come la cartografia, giàpronta per la stampa. Purtroppo, inter-rottisi i lavori della Commissione, ilmateriale rimase inedito, custodito nel-l’archivio di Villa Giulia23.

Tra la fine del XIX ed i primi delXX secolo svolgono un ruolo di grandeimportanza, come ispettori onorari,Giosafat Bazzichelli e Cesare Pinziche si adoperarono attivamente persalvaguardare monumenti e materialidalla distruzione e dallo scavo abusivo24.Negli anni 1901-1912 lo storico PietroEgidi pubblica opere fondamentali perla ricostruzione della storia di Viterbonell’alto medioevo, della toponomasticamedievale ed indirettamente antica25.

Il 29 gennaio 1902 nasce la So-cietà per la Conservazione dei Monu-

menti con lo scopo di salvaguardareil patrimonio artistico di Viterbo, edin modo particolare i monumenti me-dioevali, ne erano soci tra gli altriCesare Pinzi, Giuseppe Signorelli,Pietro Egidi, Luigi Balestra; il 18 no-vembre 1906 la Società ArcheologicaViterbese “Pro Ferento” è costituitaufficialmente dal Duca Pietro Lantedella Rovere e da Luigi Rossi Danielli,finalità della Società effettuare scavie ricerche archeologiche a Ferento erealizzare un Museo Ferentano desti-nato ad ospitare tutti i reperti prove-nienti dai futuri scavi, poi effettiva-mente intrapresi nel 1908. Significativala delibera delle due Società di darevita ad una pubblicazione periodica:il “Bollettino Storico ArcheologicoViterbese26.

Rossi Danielli è il punto di ar-rivo di tutto il processo, con lui hainizio lo scavo sistematico a Ferento,a lui si deve il tentativo di racco-gliere organicamente i dati concer-nenti la topografia antica delterritorio compreso tra Viterbo, Fe-rento e Vitorchiano ed oltre. Le indi-cazioni basate su una perfettaconoscenza dei luoghi sono semprepuntuali, le osservazioni acute, il la-voro, essendo rimasti inediti i lavoriper la Carta archeologica d’Italia (instato molto avanzato, completo peril foglio 137) ha costituito di fattoper lungo tempo l’unica fonte acces-

sibile. Fondamentale l’attenzioneposta sulla fase etrusca: abitato diPoggio San Francesco, abitato sulColle del Duomo a Viterbo. Danielliraccoglie l’eredità della grande sta-gione ottocentesca della ricerca e re-cupera temi, come quello relativoall’antichità di Viterbo evidenziatifin dal quattrocento, ma Danielli ènella tradizione di studi viterbesianche per l’impegno profuso per laconservazione del patrimonio (nota).

Infine dobbiamo onestamente ri-conoscere che tutta la ricerca post-Da-nielli si è mossa sulle orme di quantoscoperto, rilevato, documentato stu-diato, posto all’attenzione dal Da-nielli, o da altri prima di lui, ma ilriconoscerlo niente toglie alla bontà eal valore di tanti splendidi risultati dichi con la stessa passione e lo stessoimpegno ha operato dopo di lui.

Il seme a suo tempo piantato non èmorto, lo provano la decisione di ricor-dare un grande “cittadino” e questa salagremita, la rinata Società archeologicapro Ferento che continua ad operare perla conoscenza la tutela del “patrimoniostorico, artistico e ambientale”, unsegno di speranza per il futuro.

Chiudo ringraziando Paolo Gian-nini per non aver perduto l’entusiasmoe la passione civile che l’animavanoquando ho avuto la fortuna di cono-scerlo tanti anni fa.

23 Il materiale allora raccolto, conser-vato nell’archivio di Villa Giulia, èstato pubblicato, per iniziativa diLucos Cozza e Ferdinando Casta-gnoli nella collana Forma Italiae:G.F.GAMURRINI, A. COZZA, A. PA-SQUI, R. MENGARELLI, Carta archeo-logica d’Italia (1881-1897).Materiali per l’Etruria e la Sabina(Forma Italiae S.ii Documenti 1), Fi-renze 1972, ivi A. COZZA, Storiadella Carta archeologica d’Italia(1881-1897) pp.429-459; per le ricer-che del Pasqui a Viterbo e circonda-rio pp. 69-95, tav. II (carta IGM F137III (Viterbo) e stralci altro esemplarefigg.61-62.Dedicato all’Agro Falisco il secondovolume: A. COZZA, A. PASQUI, Cartaarcheologica d’Italia (1881-1897).Materiali per l’Agro Falisco, (FormaItaliae S.ii Documenti 2), Firenze1981.La Carta Archeologica d’Italia, con-cepita come catasto dei beni archeo-logici con il posizionamento delleevidenze sulla nuova cartografiadello stato unitario in corso di allesti-mento (quadranti, scala 1.50.000),doveva costituire, unitamente allecarte geologiche, idrografiche, cata-stali, la base conoscitiva per la cor-retta gestione e programmazione delterritorio; purtroppo l’opera del Ga-

murrini e dei suoi collaboratori fu in-terrotta, nonostante gli eccezionali ri-sultati conseguiti che provavano labontà del metodo.

24 Giosafat Bazzichelli, amico e disce-polo dell’Orioli, scoprì su indica-zione di questi i centri di Cordilianoe civita Musarna dove effettuò scavi.Effettuò scavi anche nel territorio diMugnano, Rocca Respampani, Bo-marzo, Bomarzo, Castel d’Asso.Svolse un’intensa attività in qualitàd’ispettore onorario, documentata darelazioni edite in Notizie scavi e dairapporti conservati negli Archivi diStato. Particolarmente interessante laproposta avanzata nel 1882 (ACS, IIvers. B 882, prot.3036, 17.3.1882) direndere i proprietari responsabilidella conservazione dei resti antichiesistenti nelle loro proprietà e di ob-bligare le amministrazioni municipalia fornire un rilievo delle strade anti-che esistenti nel loro territorio, conelenco delle proprietà attraversate edei rispettivi proprietari. La sua no-tevole collezione di reperti fu di-spersa, come altre, alla fine delsecolo scorso.Cesare Pinzi (Viterbo 1842-1917).

L’opera più importante del Pinzi è laStoria della città di Viterbo I-IV, Vi-terbo 1887-1913. Numerosi gli scrittidedicati a monumenti e complessi

della città e del circondario.L’attivitàesercitata in qualità d’ispettore ono-rario ha lasciato traccia nei rapportipubblicati in Notizie degli Scavi, oconservati nell’Archivio Centraledello Stato. A lui si deve la sistema-zione e catalogazione dell’ingentepatrimonio librario e pergamenaceodella Bibblioteca Comunale, di cuiera stato nominato nel 1887.Un utile contributo al fine della rico-struzione della topografia antica è co-stituito dall’identificazione e studiodella via publica Ferentiensis con-dotto da P. Germano di S. Stanislao

25 Pietro Egidi (1872-1929). Ricordo,tra le tante opere, l’edizione delleCroniche di Viterbo di Frate France-sco d’Andrea e dell’archivio dellaCattedrale di Viterbo. Pietro Egidiaveva in progetto di scrivere la storiadi Viterbo e di raccogliere in unapubblicazione organica tutti i docu-menti relativi a Viterbo e territoriodalle origini a tutto il XII sec., lamorte ne impedì la realizzzazione,incompleto rimase lo studio sugliStatuti di Viterbo, di cui stava cu-rando l’edizione e che fu pubblicatopostumo. Per biografia e opere v.

F.Lemmi, Pietro Egidi, in Relazione,discorsi inaugurali, annuari accade-mici e biografie, R.Università deglistudi di Torino, Torino 1883, pp.355-

368; F.CHABOD, In memoria di PietroEgidi, in “Rivista Storica Italiana”,XLVI (1929), pp.353-356; L.Firpo,Bibliografia degli scritti di PietroEgidi, in “Bollettino Storico-biblio-grafico subalpino”, LXXV (1977),pp.276-352; R. PISANO, Egidi Pietro,in Dizionario Biografico degli Ita-liani, 42, Roma 1993, pp.301-304

26 La Società per la Conservazione deiMonumenti fu fondata il 29 gennaio1902 con lo scopo di salvaguardare ilpatrimonio artistico di Viterbo, ed inmodo particolare i monumenti me-dioevali, ne erano soci tra gli altri Ce-sare Pinzi, Giuseppe Signorelli,Pietro Egidi, Luigi Balestra. Sul ca-rattere erudito e letterario della So-cietà, sugli interventi di restauropromossi v. C. VARAGNOLI, La cittàdegli eruditi: restauri a Viterbo(1870-1945) in M. CIVITA, G. VARA-GNOLI a cura di, Identità e stile. Mo-numenti, città, restauri tra Ottocentoe Novecento, Roma 2000, pp. 117-126; S. VALTIERI, I restauri della log-gia papale di Viterbo. Conseguenzedell’uso di tecnologie “innovative”nelle architetture storiche, in M.DALLA COSTA, G. CARBONARA, a curadi, Memoria e restauro dell’architet-tura. Saggi in onore di Salvatore Bo-scarino, Milano 2005, pp. 281 ss.