Luigi De Seta, ingegnere e politico (a cura di Glauco De Seta)

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  • 7/23/2019 Luigi De Seta, ingegnere e politico (a cura di Glauco De Seta)

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    Da deputato lOn.de Seta sedeva nella Camera a sinistra, pur contando, in tutti i settori stima e

    solide amicizie. Aveva ricoperto ben quattro Legislature, dalla XXI alla XXIV. Nella XXIII

    Legislatura fu anche Segretario della Giunta Generale del Bilancio, dalla quale pass a far parte del

    Governo, dal 1 aprile 1910, in qualit di Sottosegretario di Stato al Ministero dei Lavori Pubblici,

    prima con la Presidenza dell'On.Luzzatti e poi con quella dell'On. Giolitti, che lo riconferm

    nellincarico.

    Fu prezioso collaboratore del Ministro dei Lavori Pubblici Ettore Sacchi. A lui si deve la proposta dilegge per lesercizio della professione di ingegnere, architetto e perito-agrimensore, proposta che

    diede luogo a tante discussioni in Parlamento e fuori e che non riscosse subito l'approvazione, ma

    che costitu il maggior precedente per il varo della legge professionale del 1923.

    Malgrado avesse scelto per pura passione civile la vita politica, dovette sostenere strenue battaglie

    per la realizzazione delle mete ideali che si era prefisse, prima di tutte lammodernamento della rete

    ferroviaria e stradale e le infrastrutture idriche, condizioni indispensabili per la crescita economica e

    civile della sua terra.

    Il suo temperamento schietto e adamantino lo portava, spesso, ad indignarsi giustamente per i

    subdoli attacchi diffamatori che gli venivano mossi tramite la stampa dagli avversari politici. Si

    rivolgeva allora al Presidente del Consiglio, che era Giovanni Giolitti, facendogli presente che

    intendeva sporgere querela per le diffamazioni ricevute. Ma quel volpone di Giolitti, piemontese econsumato politico, lo rasserenava e lo dissuadeva, consigliandogli di lasciar correre.

    Caro Luigi - gli ripeteva spesso - se io avessi dovuto dar querela a tutti i miei detrattori, avrei

    oggi una mole di cartacce alta come quella antonelliana di Torino! E il mio prestigio non sarebbe

    certo maggiore. Tu che sei un intellettuale calabrese, avrai ben fatto tesoro della saggezza dei

    filosofi e uomini politici dell'antichit che operarono nella Magna Grecia. Lasciali friggere nella

    loro bile! Se non dai loro spago, si stancheranno presto!.

    LOn. de Seta impersonava quella classe ancora risorgimentale di idealisti e disinteressati patrioti

    anche allora una minoranza! - che pensavano di cambiare con lazione riformatrice di governo le

    condizioni di arretratezza della loro terra e di estrema povert della classe contadina, per certi

    aspetti, di vera e propria negazione di Dio, come il Primo Ministro britannico Gladstone ebbe a

    definire il regno delle Due Sicilie alla met dell800 facendo andare in bestia il re Ferdinando II.Egli si era formato, in famiglia, con gli insegnamenti e lesperienza del padre Giovanni, che pur

    essendo uno dei maggiori proprietari terrieri della zona, aveva ricoperto incarichi presso

    l'Intendenza borbonica di Cosenza (l'attuale Prefettura) per la sua vasta cultura giuridica, e,

    malgrado ci, era stato nominato dal nuovo governo, all'indomani dell'Unit d'Italia, titolare della

    Sottoprefettura di Paola per la particolare competenza in discipline amministrative. Del regno delle

    Due Sicilie don Giovanni aveva perci conosciuto fatti e misfatti, ma aveva anche presagito

    lavidit di rapina di molti che pervenivano alla classe dirigente dellItalia Unita e che non

    sarebbero stati molto comprensivi e disposti ad elevare la condizione umana delle popolazioni

    meridionali, nelle citt, e pi ancora nelle campagne, n di adoperarsi per leliminazione di quella

    negazione.Nella primavera del 1914 accus i primi sintomi del male che lo condusse ad immatura fine e

    nellestate, per consiglio dei medici, avendo bisogno di riposo assoluto present le sue dimissioni e

    si ritir ad Intavolata per curarsi. Ma l'On. Giolitti non le accett.

    Si deve a lui la realizzazione del tratto ferroviario Paola-Cosenza in origine una semplice

    cremagliera di montagna ad unica rotaia - e molte altre importanti opere pubbliche locali in tutta la

    Provincia, come l'acquedotto di Cetraro. Le condizioni da Terzo Mondo della viabilit interna in

    Calabria erano spaventose. Egli, purtroppo, non vide realizzata linfrastruttura ferroviaria,

    importantissima per i tempi. Soltanto la striscia costiera tirrenica, infatti, era servita dalla linea

    ferroviaria fino a Reggio Calabria e il capoluogo di Cosenza era raggiungibile soltanto in carrozza o

    a cavallo dalla costa attraverso un tortuoso valico appenninico. Linaugurazione avvenne

    nellagosto del 1915, a circa un anno di distanza dalla sua scomparsa. A lui intitolato il Lungocrati di Cosenza e, ancora oggi, gli vengono dedicate piazze e strade nei

    comuni della Provincia.

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    Aveva ricevuto da una sua zia, Rosaria, sorella del padre Giovanni rimasta nubile, una donazione di

    immobile con obbligo di vitalizio. Evidentemente le spese dell'ing. Luigi, datosi alla politica, erano

    ingenti, per cui queste propriet non sopravvissero al nipote donatario.

    Da qualificato esponente della deputazione calabrese, egli frequentava a Roma i migliori ambienti

    dellepoca. I nipoti, da bambini, spesso andavano a fargli visita al Ministero dei Lavori Pubblici ed

    egli, dopo averli riempiti di dolciumi, li faceva accompagnare a casa con la carrozza.

    Contrariamente allantico difetto di diversi membri della sua famiglia, piuttosto avidi e litigiosi, erageneroso e disponibile con tutti i parenti, gli amici, gli elettori e i semplici conoscenti.

    Era rimasto scapolo e aveva frequentato molte nobildonne.

    Mor il 2 luglio del 1914 a Napoli (non si sa come e perch avesse affittato unabitazione, oltre che

    a Roma, anche a Napoli: forse per star vicino a qualche sua fiamma?..), ad appena 58 anni, del

    male che allora distingueva chi aveva molto amato (non vi era ancora lAIDS).

    Il fratello Cesare, che gli fu vicino negli ultimi giorni di vita e, agli sgoccioli (il male trasmesso dal

    mitico pastore Sfilo gli aveva anche attaccato la mente, tanto che, qualche volta non riconosceva

    nemmeno il fratello e lo confondeva con colleghi parlamentari), pens bene di chiamare il parroco

    per la somministrazione dei Sacramenti. Ma sotto il palazzo, in via Morghen, al Vomero,

    stazionavano i frammassoni che volevano impedire al parroco di recarsi dal moribondo. Venivano

    cos meno, questi massoni, a quei principi di liberalesimo da essi tanto sbandierati, nel settariointento di impedire al confratello di cedere a quella che essi consideravano lultima, ma pi grande

    delle debolezze umane: il ritorno alla fede cattolica di nascita di fronte al mistero e al terrore della

    morte.

    Questo fratello che in quel periodo era Procuratore generale del re presso la Corte dappello di

    Roma - minacci di chiamare i carabinieri. L'On. Luigi pot ricevere cos i conforti religiosi in una

    societ che vedeva laici e cattolici aspramente divisi e contrapposti, per contingenze storiche, e che

    ancora oggi non ha trovato il suo punto ottimale d'equilibrio, sin dai tempi di Dante Alighieri, con

    molti ambienti coinvolti in interessi non religiosi e non conformi ai principi evangelici.

    Vi fu ununanime commemorazione alla Camera dei deputati, nella seduta pomeridiana dello stesso

    2 luglio 1914, nel corso della quale il Presidente di turno, l'On. Cappelli, espresse sentimenti di

    commosso rimpianto per il nostro diletto Collega, che diede nella sua breve vita esempio di animovirtuoso e di grande rettitudine. E l'On. Fera, a nome della deputazione calabrese, rivolse un mesto

    saluto alla sua memoria definendolo nobile esempio di pubbliche e private virt e del pi assoluto

    disinteresse, tanto che morto in onorata, austera povert. Espressioni che furono seguite da viva

    e generale approvazione.

    Egli era morto povero, cio senza aver accresciuto di una lira, come si dice, il proprio

    modestissimo patrimonio personale. In quei tempi non vi erano molte provvidenze per chi era

    chiamato a ricoprire incarichi elettivi e poi di governo, che venivano svolti in gran parte a proprie

    spese, provenendo essi da famiglie abbienti. Per molti anni, sin dalla fine dell' '800 e all'inizio del

    '900, il maggior privilegio dei rappresentanti del popolo era l'uso gratuito di tutti i mezzi di

    trasporto, il c.d. tesserino permanente.

    La tradizione di questi uomini politici, nutriti degli ideali di altruismo e di disinteresse individuale

    portati avanti dalle lites risorgimentali, sembra essersi definitivamente arrestata con i De Nicola, i

    De Gasperi, gli Einaudi, i Pertini, per ricordarne solo alcuni.