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18 LA STAMPA LUNEDÌ 1 OTTOBRE 2018 tuttosoldi La carica globale delle obbligazioni verdi In cinque anni emissioni da 10 a 160 miliardi INVESTIMENTI A STELLE E STRISCE “ Wall Street correrà ancora, niente rischio bolla” I gestori ottimisti: profitti societari in aumento e rapporto prezzo/utili in calo, le azioni cresceranno ancora L’ ottimo andamento dell’economia Usa (Pil al 4,2% nel se- condo trimestre, di- soccupazione al 3,9% in ago- sto) fa di Wall Street l’isola più felice tra gli investimenti nel 2018. Ai risparmiatori italiani i fondi azionari Ame- rica danno una performance a due cifre sia da inizio anno, +10,21%, sia su 12 mesi, +16,91% (Indici Fideuram di metà settembre). Gli azionari Area Euro per- dono il 2,57% da gennaio, l’Europa l’1,05%, l’Italia l’1,25%, il Pacifico il 5,56%, i paesi Emergenti il 9,96%. An- che tra i fondi in bond, solo quelli Area Dollaro sono posi- tivi nel 2018 (+1,27%) men- tre perdono gli Obbligaziona- ri Italia (-3,92%), i titoli go- vernativi italiani a breve (-1,26%) e a medio-lungo (-1,28%), e i bond dei Paesi Emergenti (-7,08%). A chi teme che il mercato azionario Toro dell’era Trump sia a rischio bolla, gli analisti offrono argomenti rassicuran- ti. Più dell’80 per cento delle società dello S&P500 hanno riportato profitti che hanno battuto le stime, la più alta percentuale da quando Fact- Set analizza il dato (10 anni fa). Nel secondo trimestre i profitti sono saliti del 25% per le società dello S&P, e del 48% per quelle del Russell 2000 che comprende pure aziende medie e piccole. Il rapporto prezzo-utili, che misura quan- to un indice sia costoso, è così sceso dal 24,2% al 22,2% per il Russell e dal 18,1% al 16,8% per lo S&P. Nel recente decennio i 10 big dello S&P hanno inciso per una media del 30% al guadagno annuale generale dello S&P500 (per Jeff Schul- ze, stratega di ClearBridge In- vestments), ma se da gennaio i 10 colossi hanno contribuito per il 45% alla crescita del- l’indice, nel 2015 il loro peso era stato dell’80%. Ora l’avanzamento della Borsa Usa riguarda più azien- de, anche di medio calibro: se- condo Strategas Securities Llc, che ha diviso in cinque quinti- li, per capitalizzazione decre- scente, le mille compagnie dell’indice Russel 1000, le pri- me 200 sono cresciute da gen- naio dell’8,7 per cento, mentre il secondo e il terzo quintile hanno reso il 13% e il 12%. Non è vero, quindi, che Wall Street debba il suo suc- cesso alle sole «blue chip» di Internet. Anche escludendo i 10 maggiori titoli, tra cui Amazon con il +68% da gen- naio, lo S&P500 va a gonfie vele. L’indice S&P «a peso uguale», che dà lo stesso peso alle aziende a prescindere dal- la capitalizzazione, ha toccato il suo record a fine agosto, co- me lo S&P500 più noto che considera le dimensioni delle aziende nel costruire l’indice. È cresciuto pure il dato che re- gistra ogni giorno la differen- za netta tra il numero di socie- tà del Nyse che aumentano di prezzo e quello delle società che calano: altra prova del- l’estensione del rally. «I mercati Toro ad un certo punto finiscono, e di solito nel momento in cui gli indici raggiungono il picco spari- sce la larga partecipazione dei diversi comparti alla cre- scita dei prezzi», ha com- mentato l’attuale fase Bob Doll, manager di portafoglio e capo stratega azionario per Nuven Asset Management. «Questo invece è l’andamen- to di un mercato esteso. È una buona cosa. È sana». — c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI IL CASO I l verde è il colore più get- tonato del momento. Non nel mondo della moda, bensì in quello bancario. Le emissioni di obbligazioni targate come «green», ovvero per progetti di sostenibilità ambientale, continuano a ma- cinare record. E le prospettive future sono ancora migliori. Il primo green bond risale al 2007, quando la Banca eu- ropea per gli investimenti (Bei) decise di scendere sul mercato con una specifica ob- bligazione legata a progetti a sostegno dell’ambiente. Ma, complice la crisi «subprime» prima e quello dei debiti so- vrani dell’Eurozona dopo, i green bond erano scesi nella classifica delle priorità dei re- golatori. Nel 2014, tuttavia, qualcosa cambia. La Interna- tional capital market associa- tion (Icma), cioè l’organo che disciplina gli attori del merca- to dei capitali, pubblica le li- nee guida su come possa esse- re definita «verde» un’obbli- gazione. E il mercato scopre un nuovo mondo. Il volume di questi asset passa da 10 mi- liardi di dollari del 2013 a 160 miliardi lo scorso anno. Una delle aree più coinvolte in questa rivoluzione cultura- le sono i Paesi emergenti. Co- me spiega Alzbeta Klein, di- rettrice della divisione Clima- te business dell’International finance corporation (Ifc), la branca finanziaria della Ban- ca mondiale, «l’interesse ver- so i green bond è sempre mag- giore». Perché, per esempio, vanno a finanziare infrastrut- ture sostenibili, progetti di ri- qualificazione delle aree de- vastate dalla deforestazione e iniziative di sensibilizzazione ambientale. L’espansione di questo mercato è tale che - spiega la Klein - l’Ifc ha deciso di lavorare insieme al gruppo bancario francese Amundi al fine di aumentare l’impatto delle obbligazioni verdi sui mercati emergenti. L’Europa non è da meno. Giuseppe Cosulich, responsa- bile debt capital market per il «green» di Credit Suisse, spie- ga che «il continente europeo rimane l’area con più emissio- ni, circa 43 miliardi di dollari, da inizio anno a fine agosto, su un totale a livello globale di circa 100 miliardi». I leader europei sono Francia, soprat- tutto, e Germania. Ma come fa notare Cosulich, molto si sta muovendo anche in Italia. «Come Credit Suisse abbiamo seguito l’emissione del primo green bond di Terna nello scorso luglio, quindi con il mercato in un contesto non semplice. Ebbene, abbiamo ri- cevuto richieste per quattro volte l’offerta». Finora le emissioni di bond verdi sul mercato italiano so- no state 14. A fare da pionieri sono state Enel, Iren e Terna, ma anche Ferrovie ha mostra- to interesse. Il mercato italia- no potrebbe evolversi rapida- mente, sull’esempio francese, dove uno dei maggiori emit- tenti è lo Stato, con circa 14 miliardi di dollari circolanti. Secondo la Banca mondia- le, da qui al 2030 le emissioni di green bond sono destinate a crescere sempre più e le op- portunità per società e rispar- miatori non mancheranno. Anche per via della recente al- leanza fra Borsa italiana e la Climate bonds initiative (Cbi), che punta ad accrescere la presenza di questi prodotti sul mercato italiano. F. GOR. c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI Sono legate a progetti eco-compatibili In Italia apripista Enel, Iren e Terna GLAUCO MAGGI NEW YORK «Nell’ultimo triennio gli svi- luppi politici hanno ripreso ad avere impatto sui mercati finanziari, benché inferiore rispetto al periodo preceden- te l’avvio dell’euro. Il fattore importante nel ridimensio- nare il rischio politico è stato anche la forza intrinseca del- l’economia, europea e mon- diale, che ha permesso di ca- talogare come incidenti di percorso quegli sviluppi poli- tici che sulla carta potevano risultare ben più impattanti sui mercati finanziari. Il rife- rimento è alla Brexit, alle ele- zioni Usa e alla guerra dei da- zi, per fare alcuni esempi». All’orizzonte si avvicina il delicato passaggio della fi- ne del Qe. Come si muove- ranno le Banche centrali? FABRIZIO FIORINI DI UBI PRAMERICA “Puntiamo sul petrolio e sui titoli delle banche” «L’Italia è sotto i riflettori do- po la decisione del governo sul deficit, tuttavia il momen- to favorevole che attraversa- no le principali economie glo- bali offre la possibilità di atte- nuare i rischi politici sul mer- cato» afferma Fabrizio Fiori- ni, responsabile investimenti e vicedirettore generale di Ubi Pramerica Sgr. L’Italia non è la sola a preoc- cupare i listini. «Il loro ruolo rimarrà crucia- le: il Qe è stato determinante per guidare le economie fuo- ri dalla crisi ma le loro scelte rimarranno molto importan- ti anche in questa fase. Già da mesi le azioni delle Banche centrali si sono differenziate in funzione delle esigenze specifiche, lasciando alle spalle, in termini generali, il periodo della forte espansio- ne monetaria. Per questo an- che il nostro modo di guarda- re alle loro azioni deve essere funzionale alle opportunità che possono generare. Alza- re i tassi per evitare di surri- scaldare le economie è posi- tivo tanto quanto tagliarli in caso di bisogno». Qual è la vostra visione sui mercati azionari europei, e in particolare sull’Italia? Quali sono le aree più vul- nerabili? «La mia visione è positiva, tanto sull’Europa quanto sul- l’Italia. Le migliorate condi- zioni economiche europee e mondiali garantiscono una buona crescita degli utili e una buona sostenibilità degli stessi. Per l’Italia, dove la si- tuazione politica incide ne- gativamente, funge però a compensazione il fatto che le valutazioni oggi scontano un po’ troppo il peggiorato clima economico e aziendale». Quali sono i settori su cui vede le maggiori opportuni- tà? «Il settore petrolifero risulta uno dei più interessanti: la carenza di investimenti in questo comparto, a causa dei timori innescatesi alcuni an- ni fa con il prezzo del petrolio in picchiata a 30 dollari, ha generato una condizione di domanda-offerta che per- mette al prezzo di rimanere sostenuto. Non c’è solo que- sto settore a cui guardare. Nel breve termine anche il comparto bancario in Europa potrebbe mettere a segno un buon recupero. Questo prin- cipalmente grazie alle possi- bili azioni che saranno messe in atto dalla Banca centrale di Mario Draghi, in particola- re sui tassi d’interesse. Un’al- tra opportunità per il settore arriverà da qualche passo avanti che sarà fatto sul fron- te dell’Unione bancaria». — c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI AFP SANDRA RICCIO FABRIZIO FIORINI VICEDIRETTORE UBI PRAMERICA

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18 LA STAMPA LUNEDÌ 1 OTTOBRE 2018 tuttosoldi

La carica globale delle obbligazioni verdiIn cinque anni emissioni da 10 a 160 miliardi

I N V E S T I M E N T I A S T E L L E E S T R I S C E

“ Wall Street correrà ancora, niente rischio bolla”I gestori ottimisti: profitti societari in aumento e rapporto prezzo/utili in calo, le azioni cresceranno ancora

L’ ottimo andamentodell’economia Usa(Pil al 4,2% nel se-condo trimestre, di-

soccupazione al 3,9% in ago-sto) fa di Wall Street l’isolapiù felice tra gli investimentinel 2018. Ai risparmiatoriitaliani i fondi azionari Ame-rica danno una performancea due cifre sia da inizio anno,+10,21%, sia su 12 mesi,+16,91% (Indici Fideuramdi metà settembre).

Gli azionari Area Euro per-dono il 2,57% da gennaio,l’Europa l’1,05%, l’Italial’1,25%, il Pacifico il 5,56%, ipaesi Emergenti il 9,96%. An-che tra i fondi in bond, soloquelli Area Dollaro sono posi-tivi nel 2018 (+1,27%) men-tre perdono gli Obbligaziona-ri Italia (-3,92%), i titoli go-vernativi italiani a breve(-1,26%) e a medio-lungo (-1,28%), e i bond dei Paesi Emergenti (-7,08%).

A chi teme che il mercatoazionario Toro dell’era Trumpsia a rischio bolla, gli analistioffrono argomenti rassicuran-ti. Più dell’80 per cento delle società dello S&P500 hannoriportato profitti che hanno

battuto le stime, la più alta percentuale da quando Fact-Set analizza il dato (10 anni fa). Nel secondo trimestre iprofitti sono saliti del 25% perle società dello S&P, e del 48%per quelle del Russell 2000 che comprende pure aziendemedie e piccole. Il rapportoprezzo-utili, che misura quan-to un indice sia costoso, è cosìsceso dal 24,2% al 22,2% peril Russell e dal 18,1% al16,8% per lo S&P.

Nel recente decennio i 10big dello S&P hanno incisoper una media del 30% al guadagno annuale generaledello S&P500 (per Jeff Schul-ze, stratega di ClearBridge In-vestments), ma se da gennaioi 10 colossi hanno contribuitoper il 45% alla crescita del-l’indice, nel 2015 il loro pesoera stato dell’80%.

Ora l’avanzamento dellaBorsa Usa riguarda più azien-de, anche di medio calibro: se-condo Strategas Securities Llc,che ha diviso in cinque quinti-li, per capitalizzazione decre-scente, le mille compagnie dell’indice Russel 1000, le pri-me 200 sono cresciute da gen-naio dell’8,7 per cento, mentreil secondo e il terzo quintilehanno reso il 13% e il 12%.

Non è vero, quindi, cheWall Street debba il suo suc-cesso alle sole «blue chip» di Internet. Anche escludendo i10 maggiori titoli, tra cuiAmazon con il +68% da gen-naio, lo S&P500 va a gonfie vele. L’indice S&P «a pesouguale», che dà lo stesso pesoalle aziende a prescindere dal-la capitalizzazione, ha toccatoil suo record a fine agosto, co-me lo S&P500 più noto che considera le dimensioni delleaziende nel costruire l’indice.È cresciuto pure il dato che re-gistra ogni giorno la differen-za netta tra il numero di socie-tà del Nyse che aumentano diprezzo e quello delle società che calano: altra prova del-l’estensione del rally.

«I mercati Toro ad un certopunto finiscono, e di solitonel momento in cui gli indiciraggiungono il picco spari-sce la larga partecipazionedei diversi comparti alla cre-scita dei prezzi», ha com-mentato l’attuale fase BobDoll, manager di portafoglioe capo stratega azionario perNuven Asset Management.«Questo invece è l’andamen-to di un mercato esteso. Èuna buona cosa. È sana». —

c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

IL CASO

I l verde è il colore più get-tonato del momento. Nonnel mondo della moda,bensì in quello bancario.

Le emissioni di obbligazioni targate come «green», ovveroper progetti di sostenibilità ambientale, continuano a ma-cinare record. E le prospettivefuture sono ancora migliori.

Il primo green bond risaleal 2007, quando la Banca eu-ropea per gli investimenti (Bei) decise di scendere sul

mercato con una specifica ob-bligazione legata a progetti asostegno dell’ambiente. Ma, complice la crisi «subprime»prima e quello dei debiti so-vrani dell’Eurozona dopo, i green bond erano scesi nellaclassifica delle priorità dei re-golatori. Nel 2014, tuttavia, qualcosa cambia. La Interna-tional capital market associa-tion (Icma), cioè l’organo chedisciplina gli attori del merca-to dei capitali, pubblica le li-nee guida su come possa esse-re definita «verde» un’obbli-gazione. E il mercato scopre

un nuovo mondo. Il volume diquesti asset passa da 10 mi-liardi di dollari del 2013 a 160miliardi lo scorso anno.

Una delle aree più coinvoltein questa rivoluzione cultura-le sono i Paesi emergenti. Co-me spiega Alzbeta Klein, di-rettrice della divisione Clima-te business dell’Internationalfinance corporation (Ifc), la branca finanziaria della Ban-ca mondiale, «l’interesse ver-so i green bond è sempre mag-giore». Perché, per esempio, vanno a finanziare infrastrut-ture sostenibili, progetti di ri-

qualificazione delle aree de-vastate dalla deforestazione einiziative di sensibilizzazioneambientale. L’espansione diquesto mercato è tale che - spiega la Klein - l’Ifc ha decisodi lavorare insieme al gruppobancario francese Amundi alfine di aumentare l’impatto

delle obbligazioni verdi sui mercati emergenti.

L’Europa non è da meno.Giuseppe Cosulich, responsa-bile debt capital market per il«green» di Credit Suisse, spie-ga che «il continente europeorimane l’area con più emissio-ni, circa 43 miliardi di dollari,da inizio anno a fine agosto, su un totale a livello globale dicirca 100 miliardi». I leadereuropei sono Francia, soprat-tutto, e Germania. Ma come fanotare Cosulich, molto si stamuovendo anche in Italia. «Come Credit Suisse abbiamoseguito l’emissione del primogreen bond di Terna nello scorso luglio, quindi con ilmercato in un contesto nonsemplice. Ebbene, abbiamo ri-cevuto richieste per quattrovolte l’offerta».

Finora le emissioni di bondverdi sul mercato italiano so-no state 14. A fare da pionierisono state Enel, Iren e Terna,ma anche Ferrovie ha mostra-to interesse. Il mercato italia-no potrebbe evolversi rapida-mente, sull’esempio francese,dove uno dei maggiori emit-tenti è lo Stato, con circa 14 miliardi di dollari circolanti.

Secondo la Banca mondia-le, da qui al 2030 le emissionidi green bond sono destinatea crescere sempre più e le op-portunità per società e rispar-miatori non mancheranno. Anche per via della recente al-leanza fra Borsa italiana e la Climate bonds initiative (Cbi), che punta ad accrescerela presenza di questi prodottisul mercato italiano. F. GOR. —

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Sono legate a progettieco-compatibili

In Italia apripista Enel, Iren e Terna

GLAUCO MAGGINEW YORK

«Nell’ultimo triennio gli svi-luppi politici hanno ripresoad avere impatto sui mercatifinanziari, benché inferiorerispetto al periodo preceden-te l’avvio dell’euro. Il fattoreimportante nel ridimensio-nare il rischio politico è statoanche la forza intrinseca del-l’economia, europea e mon-diale, che ha permesso di ca-talogare come incidenti dipercorso quegli sviluppi poli-tici che sulla carta potevanorisultare ben più impattantisui mercati finanziari. Il rife-rimento è alla Brexit, alle ele-zioni Usa e alla guerra dei da-zi, per fare alcuni esempi».All’orizzonte si avvicina ildelicato passaggio della fi-ne del Qe. Come si muove-ranno le Banche centrali?

F A B R I Z I O F I O R I N I D I U B I P R A M E R I C A

“Puntiamo sul petrolioe sui titoli delle banche”

«L’Italia è sotto i riflettori do-po la decisione del governosul deficit, tuttavia il momen-to favorevole che attraversa-no le principali economie glo-bali offre la possibilità di atte-nuare i rischi politici sul mer-cato» afferma Fabrizio Fiori-ni, responsabile investimentie vicedirettore generale di UbiPramerica Sgr. L’Italia non è la sola a preoc-cupare i listini.

«Il loro ruolo rimarrà crucia-le: il Qe è stato determinanteper guidare le economie fuo-ri dalla crisi ma le loro scelterimarranno molto importan-ti anche in questa fase. Già damesi le azioni delle Banchecentrali si sono differenziatein funzione delle esigenzespecifiche, lasciando allespalle, in termini generali, ilperiodo della forte espansio-ne monetaria. Per questo an-che il nostro modo di guarda-re alle loro azioni deve esserefunzionale alle opportunitàche possono generare. Alza-re i tassi per evitare di surri-scaldare le economie è posi-tivo tanto quanto tagliarli incaso di bisogno». Qual è la vostra visione sui mercati azionari europei, e

in particolare sull’Italia?Quali sono le aree più vul-nerabili?«La mia visione è positiva,tanto sull’Europa quanto sul-l’Italia. Le migliorate condi-zioni economiche europee emondiali garantiscono unabuona crescita degli utili euna buona sostenibilità deglistessi. Per l’Italia, dove la si-tuazione politica incide ne-gativamente, funge però acompensazione il fatto che levalutazioni oggi scontano unpo’ troppo il peggiorato climaeconomico e aziendale». Quali sono i settori su cuivede le maggiori opportuni-tà? «Il settore petrolifero risultauno dei più interessanti: lacarenza di investimenti in

questo comparto, a causa deitimori innescatesi alcuni an-ni fa con il prezzo del petrolioin picchiata a 30 dollari, hagenerato una condizione didomanda-offerta che per-mette al prezzo di rimaneresostenuto. Non c’è solo que-sto settore a cui guardare. Nel breve termine anche ilcomparto bancario in Europapotrebbe mettere a segno unbuon recupero. Questo prin-cipalmente grazie alle possi-bili azioni che saranno messein atto dalla Banca centraledi Mario Draghi, in particola-re sui tassi d’interesse. Un’al-tra opportunità per il settorearriverà da qualche passoavanti che sarà fatto sul fron-te dell’Unione bancaria». —

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