Luglio Agosto2005

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Periodico on line e cartaceo di storia, cultura, attualità - Numero 7-8 - lug ago 2005 - Distribuzione gratuita interna - Fotocomposto e prodotto in proprio 1

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    1

  • LE DUE UCCISIONIJANUSpag. 3

    DA MATRIX AL RISVEGLIOANSpag. 7

    AFRICA: UN CONTINENTE, MILLE IPOCRISIEGABRIELE GRUPPO

    pag. 11

    IL TRAMONTO DI UN SOGNO: FRANCE - AFRIQUEGABRIELE GRUPPO

    pag. 14

    EUROPA RISORGI!FEDERICO PRATI

    pag. 18

    LIMPLOSIONE BIOLOGICA DEL SUD DEL MONDOSILVANO LORENZONI

    pag. 21

    SPARTAAVATARpag. 25

    IL CINGHIALE E LORSAALAINpag. 28

    IL MONDIALISMOALECAVA

    pag. 29

    VICOLI DI STORIALODOVICO ELLENA

    pag. 30

    ADUNATA - MINNE XIV-XV-XVI-XVII ALCHEMICA

    pag. 36

    GUARDIA DI FERRO E LEGIONE ARCANGELOMICHELE

    MILESpag. 37

    LA SCIENZA PERDUTA DELLA STONE AGE (2a parte)MTHULE

    pag. 41

    OROSCOPO ESOTERICO: EVA BRAUNFRIDApag. 46

    DI NOTA IN NOTAMTHULE

    pag. 69

    SOMMARIOSOMMARIO

    NUMERO 7 - 8 NUMERO 7 - 8 LUGLIO - LUGLIO - AGOSTAGOSTOO 20052005

    wwwwww.thule-italia.com.thule-italia.com

    2

  • Le due uccisioniLe due uccisioni

    di Janusdi Janus

    NNei testi della tradizione Tantra tibetana ed anchenella sua forma guerriero-ascetica generatasi in

    Giappone, cio lo Zen, possibile riscontrare

    un'espressione che definiamo particolare, che non

    poche confusione ha potuto generare tra diversi e non

    pochi ricercatori della Dottrina Tradizionale:"Se sulla

    tua via incontri il Buddha, uccidilo". Per vivificare il

    valore essenziale di tale insegnamento disquisiremo

    in questo scritto circa due uccisioni, perch due sono

    i sensi con cui pu essere intesa tale azione, perch

    duplice la capacit di interazione dell'umano esiste-

    re coi simboli, a secondo che essa sia condotta da

    Helios o da Selene, dallo Zolfo o dal Mercurio, dal

    sovraumano o dall'infraumano. In qualsiasi percorso

    iniziatico che si consideri riscontrabile una rigida

    gradualit ascetica, che pone ante omnia una corposa

    formazione dottrinale unita ad disciplina ferrea di

    purificazione interiore, che possa rappresentare cio

    che i Filosofi Ermetici intendevano per Putrefactio in

    Nigredo, come stadio iniziale e rigorosamente fonda-

    mentale della rigenerazione che ha cominciamento

    con l'Opera al Nero. In questa sede non possiamo,

    anche sinteticamente, disquisire sulle varie fasi

    dell'Arte - cosa a cui abbiamo accennati in diversi

    nostri scritti -, ma vogliamo soffermarci su ci che

    inizialmente contraddistingue una via spirituale,

    caratterizzandola, conducendo il lettore al senso vivo

    e diretto del nostro articolo. La fase iniziale d'ascesi,

    a cui abbiamo fatto cenno, presenta delle profonde

    analogie nelle diverse forme della Tradizione, analo-

    gie che si riveleranno assolutamente non casuali, ma

    espressione di un comune Metodo, di una primordia-

    le Arte! Nelle tradizioni d'Oriente troviamo l'aspiran-

    te yoghin completamente sotto il controllo del

    Maestro, del Guru, con una duplice valenza: la guida

    del discepolo e la rinuncia dello stesso a qualsiasi

    manifestazione della propria individualit, la rinuncia

    all'Io per la liberazione del S. Nella tradizione occi-

    dentale diversi sono gli esempi in tal senso: l'iniziato

    pitagorico, ricordiamo, era "costretto" al completo

    silenzio per diversi anni dinanzi agli insegnamenti

    del Maestro, proprio per quell'opera di mortificazio-

    ne che risulta essenziale in qualsiasi opera rigenerati-

    va. Julius Evola, inoltre, nei suoi Saggi sull'Idealismo

    Magico ci parla delle tre vie di purificazione iniziale

    all'iniziazione magica: la Via del Fuoco, come com-

    pleto distacco dalle percezione sensoriali e dell'am-

    biente; la Via del Dolore, come azione di distacco dai

    vincoli della propria individualit; la Via dell'Amore,

    come donazione dell'Io che non brama pi, che non

    ha pi sete n desiderio. Questo il sentiero che con-

    duce il myste verso una padronanza secca e solare,

    temprandolo per le successive prove iniziatiche, que-

    sto il sentiero che spesso viene scambiato erronea-

    mente per devozionalit, essendone completamente

    di natura opposta: rinunciare all'attivit del proprio Io

    per assurgere a maggiore Libert, quella dimensione3

  • incondizionata che non conosce preghiere, idoli n

    miti. Tali, quindi, sono le iniziali tappe ascensionali,

    ermetiche, ascetiche che il myste deve percorrere

    verso la Libert Assoluta, anche verso il proprio

    Maestroeccoci al punto! L'Autarca, il dominatore

    di s uccida il proprio Maestro, significando un supe-

    ramento dell'eteronomia che lo legava all'insegna-

    mento, avendolo assunto completamento in s, essen-

    do divenuto Uno con esso: ma non Verit forse

    quella che vuole la Traditio cessare di esistere all'av-

    venuta Liberazione, assunta come mezzo, come nave

    con cui si varca il guado, con cui si raggiunge l'altra

    sponda? Questo il senso reale, vivo, iniziatico del-

    l'espressione che indica al discepolo l'uccisione del

    proprio Maestro, perch egli stesso ormai Maestro

    e non pi discepolo, essendo la Veritas per lui in tutti

    e in tutto, omne omne est!. E' l'uccisione liberatrice,

    l'ultima fissazione alchemica, che ha trasmutato

    tutte le alterit in identit:"Ti si impone cos una

    disciplina di fermezza e di distacco, fino a che sia

    creato un equilibrio, la qualit di una vita padrona di

    s, libera rispetto a s, detersa dall'istintivit, dall'ap-

    petito oscuro dell'essere naturale nella carne come

    nella mente La natura solare ed aurea in te allora

    potr rompere l'equilibrio ed essere pi forte: l'altro -

    il tuo io, i tuoi sensi, la tua mente - sar sotto di te. E

    potrai anche sospenderli: renderli inerti, neutralizzati,

    fissati: il Silenzio, " l'estinzione della mania", il dis-

    siparsi della nebbia. Allora nel tuo occhio rischiarato,

    lampegger la visione ciclica, integrale: vedrai la tua

    essenza trascendentale, il destino degli esseri e delle

    cose tutte e il regno di " coloro che sono""(La Triplice

    Via, Abraxa, da Introduzione alla Magia del Gruppo

    di Ur). La comprensione, in tal ottica, diviene illumi-

    nante, apre al ricercatore campi vastissimi e al guer-

    riero mondi interi da conquistare, il realizzarsi del

    Satori, del Vuoto che, allo stesso tempo, dona calma

    interiore e volont, silenzio e affermazione, umilt e

    fermezza: questa la prima delle due uccisioni, l'au-

    tentica, la tradizionale, quella sotto il segno di Mithra

    Invictus:" Sotto la spada levata dritta c' l'inferno che

    ti fa tremare, ma v avanti e troverai la terra della

    Beatitudine"( Musoshi Miyamoto). La seconda ucci-

    sione quella sotto il segno di Maya, dell'illusione,

    della superficialit, di un arrogante individualismo e

    brevemente ne spiegheremo le caratteristiche. Chi

    assume il suddetto insegnamento, rifiutando o igno-

    rando che esso rappresenti la culminazione di un

    cammino spirituale, lo usa il pi delle volte come giu-

    stificazione rispetto alla propria impotenza o non-

    qualificazione per un diritto pi alto di vita e d'esi-

    stenza. Se l'uccisione ascetica presuppone un supera-

    mento della dualit, della molteplicit, essa facendo

    confluire il maturo adepto nella visione Una delle

    cose, l'uccisione che definiremo individualistica e

    tipicamente moderna si caratterizza per la propria

    stretta familiarit con il mondo del libero pensiero,

    per una sterile dialettica, per una vuota retorica, per

    una sfrenata corsa all'esposizione del proprio Io, delle

    proprie concezione, delle proprie opinioni. Un modus4

  • vivendi che intimamente respinge ogni personale

    sublimazione, perch ha paura di fare i conti con se

    stesso, che rende relative le Verit che la sua natura

    caduca, non eroica, borghese non gli permette di sen-

    tire, di vedere ed erige a verit i relativismi dello

    scientismo, del neospiritualismo, di tutto ci che

    comodo assumere senza una drittura, un'ascesi, un

    voler comandare senza aver imparato ad obbedire! E

    sono l coloro che con la loro giovane presunzione

    sono sempre pronti a giustificare od a condannare lo

    Spirito con la Materia, a perdere il loro tempo parlan-

    do e scrivendo di cose che non conoscono, di cui si

    creano una loro idea, personalissima, uccidendo i

    propri Maestri, senza che essi siano mai divenuti loro

    discepoli, contrariamente alla loro immensa illusione.

    Eh si! Ci si illude di superare una meta, che non si

    mai raggiunta, che non si comprende nella sua viva

    essenza tradizionale, magari confortandosi di avere

    accanto tanti simili; come se il numero abbia mai

    potuto giustificare o sostanziare un'idea, un'opinione

    e se lo ha fatto, ci accaduto sempre in senso nega-

    tivo, mai affermativo e normativo. Per tali viandanti

    non cosa risibile l'iniziazione online ed un percorso

    iniziatico consistente nella sola lettera di testi, nello

    sperimentalismo dilettantistico di chi raccatta qual-

    che rito o ricetta magica su qualche testo, su qualche

    sito virtuale, di chi "leggucchia" Introduzione alla

    Magia di Ur, il Magick di Crowley, qualche testo ind

    o buddista, per poi avventurarsi nella respirazione,

    nei viaggi astrali, nelle visualizzazioniquesti sono i

    moderni esecutori! Uno stile precisamente indirizza-

    to, inquadrato, una pratica comportante rinunce,

    sacrifici, estrema volont per codesti fanciulli, ma

    anche per troppi adulti, sono cose che la loro vista

    non pu sopportare, sono responsabilit che il proprio

    animo non pu assumere, quindi loro uccidono, evi-

    tano l'ostacolo, fuggono davanti a s, innanzi ad una

    luce troppo forte che si palesata, rifugiandosi nel

    loro mondo fatato, con le loro impressioni rialzate al

    rango di Immortali Principi, giudici ed inquisitori

    contro chiunque metta in dubbio il democratico, trop-

    po democratico spiritualismo, che alimenta e fagoci-

    ta le loro giornate (ed anche le nottate) virtuali. La

    loro cecit li rende liberi, non oscurati da qualsivoglia

    dogmatismo, senza capire quanto sia vana tale pre-

    sunzione, succubi, quali sono, dei pi noti fenomeni

    di omologazione mondialista e moderna. Ci che

    risulta assente una forma, uno stile, un'assunzione

    di responsabilit, presupposti irrinunciabili! Eguale,

    per, la condizione di chi si limita in una visione del

    mondo mistico-devozionale, con le sue certezze,

    priva di ogni slancio verso l'Assoluto, che illusioria-

    mente crede di possedere gi nei propri dogmi, nel

    proprio Dio, manifestando, per, quanto maggior-

    mente possibile, una distanza invalicabile verso la

    condizione di Libert di cui abbiamo precedentemen-

    te scritto. Chi si fossilizza in forme religiose ormai

    decadenti si preclude la strada per un pi arcaico

    Sapere, confermando, rende normativo il distacco tra

    umano e Divino, accettandolo, accettando la propria5

  • caduca condizione d'impotenza, forse ancor pi peri-

    colosa, perch voluta, ritualizzata e consacrata.

    Quest'ultimi non uccideranno mai il proprio Maestro,

    essendo servi pi che discepoli, avendo rinunciato a

    priori alla loro potenza, alla loro volont, alla subli-

    mazione del proprio demone. Il superamento, quindi,

    deve divenire doppio: l'eccidio si estenda tanto alla

    condizionalit della propria esistenza, del proprio

    misticismo, quanto ad una Libert che sia realmente

    tale, cio frutto di un processo trasmutatorio indivi-

    duale, severo e spartano che contempli ogni aspetto

    del nostro essere, al di l di puerili intellettualismi o

    di fascinazioni filosofiche o pseudo-

    iniziatiche:"Omnia orta occidunt et aucta sene-

    scunt"(Sallustio). In merito a tutto ci, crediamo sia

    immenso il patrimonio che l'opera del Divin Platone

    ci ha consegnato in termini di educazione, di Paideia

    correlata alla Prassi, proprio come insorgenza tradi-

    zionale al dilagare del relativismo sofistico e come

    Conoscenza, superamento attivo della Fede.

    Seguendo tale Via, che quella arcaica della

    Tradizione Occidentale, che nell'ultimo numero della

    rivista Camelot, in prima pagina, riproponemmo un

    preciso insegnamento ermetico-alchemico, che qui

    vogliamo inserire in conclusione del nostro breve

    scritto:"Patientiam, quia secundum Gebrum festinan-

    tia a diabolo est; ideo qui patientiam non habet, ab

    operatione manuali suspendat. Mora est etiam neces-

    saria, quia omnis actio naturalis, quam sequitur ars

    nostra, suum habet modum et tempus determinatum"

    (Tommaso D'Aquino, Trattato della pietra filosofale).

    6

  • Da Matrix al Risveglio: Da Matrix al Risveglio: AppuntiAppuntiper il lettore di per il lettore di ThuleThule

    di di AnsAns

    PPer questo numero di Thule, voglio proporre alcunistralci di notizie, accuratamente selezionate per esse-

    re agghiaccianti, il cui "risvolto" descrive puntual-

    mente di cosa fatto il sistema: illusioni, bugie,

    schiavit. Una sorta di Matrix appunto. E sulle spon-

    de di Thule, l'isola degli iperborei, necessario, come

    nel film citato poco sopra, ingerire la pillola che con-

    sente di svegliarsi, di capire e trovare ci che cerchia-

    mo da una intera vita: la libert rispetto alla schiavit

    del sistema. Che poi questa schiavit assuma le fat-

    tezze del genocidio dei popoli europei, basteranno

    questi pochi esempi, alternati da qualche commento

    di chi scrive.

    "L'Europa sta morendo per mancanza di un numero

    sufficiente di nuovi nati. E' come se le giovani donne

    d'Europa pensassero: se la vita del tutto priva di

    significato perch aumentare il dolore ? Tutto quel

    che rimane il multiculturalismo, termine dietro il

    quale si nasconde l'autodisprezzo. Tuttavia, c' anco-

    ra un folto gruppo di europei a giudizio dei quali la

    vita ha un significato, uno scopo e una direzione: si

    tratta della grande fiumana di musulmani che conti-

    nua a penetrare legalmente in Europa. Quei musul-

    mani annientano in silenzio il [] Welfare State,

    semplicemente con il loro ottimismo e con gli elevati

    tassi di natalit. Ci che non sono riusciti a conqui-

    stare con la forza delle armi [] ora lo stanno otte-

    nendo quasi senza incontrare alcuna opposizione"

    M. Novak, Il Giornale, 20/10/2004

    E i giovani europei invece possiedono questo ottimi-

    smo e questo senso della vita e delle cose ? Vediamo

    quali sono stati i risultati di una recente inchiesta in

    Piemonte, regione un tempo ricca (di denaro ) e di

    tradizioni

    "Il 65 % [dei giovani intervistati N.d.R.] ha messo al

    primo posto [come sentimento pi radicato nella pro-

    pria persona ] il sentirsi isolati, soli anche in mezzo

    alla gente. Poi il 51 % ritiene che ci si costruisca una

    barriera verso gli altri. Seguono la mancanza di

    voglia o piacere di fare le cose ( 44 %) la tristezza (

    40 % ) l'uso di sostanze stupefacenti o alcool ( 33,2%

    ) l' eccesso di sensibilit ( 21 % ). La ricerca di rischi

    eccessivi tata indicata nel 17,9 % delle risposte: in

    pratica il tentativo di uscire da una situazione tal-

    mente opprimente, da rendere necessaria una solu-

    zione forte, pericolosa. Anoressia e bulimia sono poi

    una manifestazione di disagio per il 15,3 % degli

    intervistati"

    Massimo Putzu, La Stampa, Aprile 20057

  • L'articolo continuava chiarendo che l'88 % dei con-

    tratti di lavoro che interessano i giovani piemontesi

    sia atipico. Quindi precario. Quindi impedisce di spo-

    sarsi e farsi una famiglia. Quindi porta all'estinzio-

    ne/genocidio degli italiani. Vi siete mai chiesti a cosa

    serve la legge "Berlinguer", del cosiddetto "3+2",

    quella che ha stravolto e distrutto l'universit italiana

    ? Questa legge ha come scopo quello di "sfornare" un

    numero di laureati pari a quello degli altri paesi euro-

    pei. Per farlo sono stati ridotti drasticamente i pro-

    grammi, tanto che i miei colleghi pi giovani, quelli

    che a differenza di scrive si sono iscritti al "3+2", non

    hanno le basi per lavorare. Ma il vero problema, oltre

    a quello della diminuzione del livello qualitativo del-

    l'insegnamento, che il "3+2" ha portato a iscriversi

    una massa di studenti pari al 120 % annuo in pi

    rispetto a dieci anni fa. Questo significa che chi

    sarebbe andato a lavorare a vent'anni circa, si sareb-

    be sposato due anni dopo e avrebbe "donato un figlio

    al nostro avvenire asfittico", adesso si iscrive all'uni-

    versit, compie i 5 anni di studi ( nessuno infatti si

    ferma ai primi 3 ) non trova pi lavoro perch le

    aziende non offrono lavoro a tutti i laureati, anzi, cer-

    cano di solito operai e piccoli impiegati. Quindi si

    ritrova a 25 anni, con una laurea che non vale nulla in

    termini di conoscenze, senza lavoro perch i laureati

    sono troppi e chi ha fatto l'ordinamento "3+2" vale

    meno sul mercato dei laureati vecchio ordinamento.

    Quindi non si sposa, non fa figli e gli italiani si

    estinguono.

    Ma i problemi nel mondo del lavoro riguardano

    anche gli extracomunitari non solo gli italiani ?

    Falso, quanto emerge da recenti studi della regione

    Lombardia, quella per intenderci con pi allogeni al

    suo interno.

    "Nel 2004 gli stranieri senza permesso di soggiorno

    [ in Lombardia ] sono il 14 % del totale, contro l'11

    % del 2003. Ma intanto diminuiscono i poverissimi e

    aumentano gli immigrati con buoni stipendi: il 18 %

    guadagna pi di 1.500 al mese. Attualmente gli

    extracomunitari in Lombardia sono 650.000, e rad-

    doppiano ogni 5 anni. Inoltre gli immigrati a reddito

    molto basso, 500 , diminuiscono passando dal 15 %

    del 2001 al 5 % del 2004"

    A cosa pensano i nostri politici mentre accade tutto

    ci ? Riportiamo un interessate intervento, sulle pagi-

    ne de "La Stampa", di Livia Turco, ex ministro,

    responsabile dell'ingresso di due milioni di immigra-

    ti irregolari dal '99 al '01.

    "[Titolo] Immigrati, il futuro convivenza. La

    Parrocchia di Morozzo [il paese in cui Livia Turco

    cresciuta N.d.r.] mi particolarmente cara. L sono8

  • stata battezzata, ho ricevuto la prima comunione e la

    cresima. L da adolescente e da giovane ho pregato

    con molta intensit. Anche Enrico [Il Figlio N.d.r.]

    molto religioso. Davanti alla chiesa abbiamo trovato

    un banchetto che offriva dolci tipici preparati dalle

    diverse famiglie di immigrati e c'erano persone gen-

    tili dal Marocco che li porgevano ai morozzesi. La

    messa era affollata come sempre. Era celebrata da

    Padre Ndasula Nulebo, originario dl Congo. Un

    gruppo di senegalesi suonava i tamburi. Ciascuna

    comunit ha preso la parola, attraverso il canto e le

    preghiere, e cos si sono alternate le invocazioni ad

    Allah del cittadino marocchino [] e il canto della

    donna brasiliana. "E' stato pi divertente della messa

    per la mia prima comunione" [dice il figlio dell'ex

    ministro]. Gli immigrati ci sono ma non si vedono

    [Evidentemente l'ex ministro ha problemi di vista.

    N.d.r.] . Farli conoscere, diffondere la loro cultura, fa

    bene a loro prima ancora che a noi [???]. Intanto

    proseguono le azioni di inserimento, innanzi tutto dei

    ragazzi [allogeni] che dice [il Parroco] don Antonio

    dimostrano di avere una marcia in pi dei nostri figli

    perch conoscono gi due o tre lingue, si interessano

    della storia italiana, hanno uno spiccato senso della

    religione, partecipano attivamente alla vita parroc-

    chiale. [] La parrocchia si attivata per promuo-

    vere il corso di arabo, ogni domenica dalle due alle

    sei [ma non era il giorno del signore ? N.d.r.] E' pro-

    prio vero che esiste un Dio delle piccole cose e sono

    i suoi gesti quotidiani di reciproco riconoscimento a

    tracciare il sentiero della convivenza e della cittadi-

    nanza".

    Leggendo questo articolo ringrazio gli Di di avermi

    fatto pagano. Inoltre chi scrive ha grande stima del

    cristianesimo medioevale e templare e proprio per

    questo vede in queste azioni mortificanti del clero un

    segno di blasfemia. Ma vediamo come si muove la

    chiesa in altri ambiti legati agli allogeni.

    "[Da un recente studio sull'immigrazione a Torino

    promosso da un ente filo clericale] emergono dati

    che si impongono all'attenzione: al San Luigi di Via

    Ormea, il grande, attivissimo, oratorio salesiano di

    San Salvario, gli adolescenti stranieri rappresentano

    ormai il 75 % del totale dei frequentanti. [] Ma

    anche in zone meno interessate dal massiccio inse-

    diamento abitativo degli immigrati le percentuali

    sono alte "

    M.T. Martinego, La Stampa, Maggio 2005

    Inoltre non sono pochi i casi di parroci che fornisco-

    no documenti falsi per "regolarizzare" gli allogeni.

    Poi ogni tanto i mass media fanno finta di accorgersi

    del problema immigrazione.

    9

  • Recentemente le TV hanno finto di accorgersi dei

    reati compiuti dagli immigrati. Contemporaneamente

    per cominciata sui canali televisivi principali la

    solita melensa campagna anti razzista fatta di film

    anti nazisti, talk show, telefilm e altre amenit.

    Peccato per che da anni accadano reati a sfondo ses-

    suale perpetrati dagli allogeni, vere e proprie "forze

    di occupazione mondialista", nel disinteresse genera-

    le e ci fanno credere che il fenomeno sia scoppiato

    solo ora.

    Nel settembre del 2003 il quotidiano La stampa dedi-

    cava un breve trafiletto alla questione:

    "[Molti] episodi di violenza nella prima settimana di

    settembre a Milano. Una baby sitter sequestrata e

    violentata da un gruppo di rumeni mentre tornava a

    casa. Tre uomini, un peruviano e due ecuadoriani

    hanno violentato una donna di 34 anni. Un egiziano

    di 30 anni accusato di aver violentato una ragazzina

    di 15 anni. A Milano sono stati 153 i casi di violenze

    sessuali a maggiori di anni 14, 55 i casi di minori

    abusati, rilevati [] nel 2003"

    Chi si occupa di tutelare davvero gli Europei e gli

    Italiani da tutto ci ?

    Le sinistre: Non solo appoggiano l'immigrazione

    incontrollata per poter usufruire di un bacino di voti

    e di nuovi iscritti al sindacato ma soprattutto teoriz-

    zano, come fa Toni Negri, l'avvento di un tipo umano

    indifferenziato frutto del meticciato, che porter a ter-

    mine la rivolta del proletariato su scala globale.

    Le destre: Il centro destra forza politica in gran

    parte immigrazionista che in Veneto, ad esempio, ha

    promosso un bonus economico per incentivare la gi

    rilevante prolificit degli allogeni.

    Le chiese: basti la frase del nuovo Papa; "devono

    venire meno le differenze tra le razze".

    Il neofascismo: quando non apertamente immigrazio-

    nista (per filiazione storica rispetto al fascismo ven-

    gono citati i soliti ascari) generalmente anti razzista

    e mentre il meticciato si diffonde loro urlano le soli-

    te frasi stantie tipo "Viva Cristo Re", "Anche gli ebrei

    sono fascisti", "Viva gli Ascari, Viva l'Impero".

    Poi, come sempre, spuntano anche i soliti convertiti

    all'islam, che portano avanti la loro personalissima, e

    falsa, equazione "Immigrati musulmani =

    Rivoluzionari"

    Chi ha la forza di opporsi a tutto ci ? Tu lettore di

    Thule se vivrai ci in cui credi e se non scenderai a

    patti con il sistema. Svegliarsi e portare aventi, nel

    tempo, il messaggio; essere pronti quando il sistema

    croller 10

  • Africa: Un Continente, MilleAfrica: Un Continente, MilleIpocrisieIpocrisie

    di Gabriele Gruppodi Gabriele Gruppo

    BBologna, Giugno 2000, il signor CherubiniLorenzo (alias Jovanotti), cantante di professione,

    guru terzomondista nel tempo libero, decide di varia-

    re dal suo troppo italiota pubblico d'adolescenti

    urlanti, facendosi patrono di un improbabile festival

    panafricano indipendente in Italia, invitando tutte, ma

    proprio tutte, le realt del panorama musicale di que-

    sto continente.

    Risultato, enorme rissa razziale, con marocchini,

    algerini, e maghrebini in genere, che al grido: "Via

    sporchi negri!". Invitavano "gentilmente" gli africani

    di pelle pi scura a togliersi dai piedi. Ovviamente un

    fronte nigeriano, congolese, e di negritudine varia,

    rispondeva con lo stesso "fraterno" tono, sfoderando

    anche argomenti a serramanico, quale corollario dia-

    lettico panafricano. Un incredulo Jovanotti, vista la

    mala parata, decideva cos di togliere le terga dal non

    troppo quieto palcoscenico, non prima per d'aver

    piagnucolato il soccorso della sbirranza bolognese;

    precedentemente rifiutata quale servizio d'ordine, nel

    timore di urtare, con tale presenza "fascista", la sen-

    sibilit degli allogeni in festa.

    Questo solo un esempio di palese, bovina ignoran-

    za di chi pensa che l'Africa sia "tutta uguale", e che

    sia infondo "solo colpa del cattivo uomo bianco",

    colonialista sfruttatore e xenofobo, se questi buoni e

    simpatici africani non riescono ad esprimere tutta la

    loro voglia di pace e fratellanza interetnica e multi-

    razziale tanto in Europa, quanto a casa loro nei rispet-

    tivi Stati di provenienza. L'Africa per , come ogni

    continente, un vasto territorio complesso; esistono

    "tante Afriche" culturali, spirituali, economiche, ogni

    una con la sua storia, il suo presente e le sue prospet-

    tive. In Europa esistono purtroppo solo due visioni,

    entrambe errate, ma entrambe accomodanti per la

    coscienza della massa.

    Troviamo, infatti, chi vede l'Africa nel suo aspetto

    turistico/documentaristico. Ore ed ore di ricercati e

    ripetitivi filmati zoofili sul modus vivendi delle giraf-

    fe e degli ippopotami nei parchi del Kenya, pelose

    trasmissioni televisive sulla sensibilizzazione contro

    il traffico di zanne d'elefante (poi per la presentatri-

    ce di turno ti sfoggia un raffinato bracciale in avorio

    la settimana dopo); o pi grezze campagne pubblici-

    tarie d'operatori turistici che, sbavando prezzi "strac-

    ciati", progettano "vacanze da sogno" in luoghi

    incontaminati e folkloristici quali Zanzibar, Malindi,

    Sharm el Sheikh (Africa ma non troppo), ecc.. Tutte

    cose che fanno sentire all'europeo medio il fascino

    dell'esotismo della porta accanto; facile culturalmen-

    te, con un paio di documentari visti su National

    Geographic o della BBC ci si sente edotti in poco

    tempo, ed accessibile economicamente, tanto ormai

    basta un finanziamento della banca/strozzino a tasso

    agevolato e: "Via! Si parte!!".11

  • Questa mentalit da turisti organizzati, di per s gi

    becera, va affiancata poi a quella dei "turisti estremi".

    Veri e propri imbecilli patentati che, quali infantili

    neo esploratori "fai da te", pensano bene di varcare le

    sicure ed asettiche maglie di protezione dei "paradi-

    si" di propriet dell'industria dei villaggi/vacanza, per

    avventurarsi nell'Africa vera; che prontamente li

    accoglie non con fiori, canti ed amenit annesse,

    bens con una rapina a fil di machete, quando va

    bene, o con una bell'esplosione su una mina antiuo-

    mo, quando va male.

    La seconda, distorta, visione che all'europeo viene

    propinata sull'argomento "Africa" quella prove-

    niente dai saccenti guru terzomondisti. Questi "signo-

    ri" sono i portavoce e i cultori di quello che dovrebbe

    essere l'eterno senso di colpa, il passato che non

    passa, di noi europei, a causa delle lontane spedizio-

    ni coloniali che caratterizzavano la politica estera di

    molti Stati del vecchio continente (tra cui l'Italia), nei

    riguardi dei popoli africani (e non solo), tra la fine del

    XIX e l'inizio del XX secolo. Bene, che il fenomeno

    "colonialismo" sia stata una porcata storica, amman-

    tata da ogni sorta di giustificazione mendace, un

    dato di fatto assodato e, spero, indiscutibile. Sfido

    chiunque oggi a tessere le lodi di chi, con la scusa di

    portar "progresso", di evangelizzare e di democrati-

    cizzare, gettava le basi di un brutale e rozzo sfrutta-

    mento economico. Anche coloro che auspicavano che

    "la grande proletaria si muovesse" avrebbero fatto

    meglio ad accendere il cervello, prima di parlare, visti

    anche gli scarsi risultati ottenuti dal nostro paese in

    quel periodo e la pesante eredit che ora "noi", nati un

    secolo dopo, dobbiamo gestire. S perch oggi tutta

    una linea di pensiero, portata avanti dai personaggi

    pi svariati e stravaganti, intellettualoidi progressisti,

    medici senza frontiere, artisti d'ogni categoria, cri-

    stiani dalle pi inquietanti sfaccettature etnomasochi-

    ste ecc.; tendono a voler continuamente addossare la

    responsabilit della povert africana solo ed esclusi-

    vamente sulle spalle di chi, uomo bianco qualunque,

    deve confrontarsi ogni giorno con l'invadenza del-

    l'immigrazione allogena, di cui la componente africa-

    na ne considerevole in quantit e criminosit.

    Secondo questo pensiero in fondo "tutti i bianchi

    sono colpevoli" del neo colonialismo delle multina-

    zionali, poco importa per che tutte le classi dirigen-

    ti degli Stati africani, a vario livello, abbiano delle

    partecipazioni azionarie di rilievo proprio nelle mul-

    tinazionali a torto definite "bianche" o "europee". Un

    esempio eloquente l'attuale antagonista dell'uomo

    forte della Nigeria il generale Olusegun Obasanjo,

    "democraticamente eletto" grazie a clientele etniche

    (stranezze africane), cio il vicepresidente Atiku

    Abubakar. Questo "simpatico briccone" stato presi-

    dente di ben sette grosse compagnie private nigeria-

    ne, nonch direttore generale della Nigerian

    Universal Bank Ltd.. Oggi casualmente dirige il

    "Consiglio Nazionale sulle Privatizzazioni" (National

    Council on Privatization) ed ha gi avviato la secon-

    da fase del piano di smantellamento delle attivit eco-12

  • nomiche statali, con il trasferimento a compagnie pri-

    vate nazionali ed estere, collegate a lui ed anche al

    Presidente Obasanjo ("democraticamente eletto" in

    base a clientele etniche, ci tenevo a ribadirlo), di

    societ pubbliche. Manco a dirlo questa "strana cop-

    pia" d'amici/nemici vista da Washington e Londra

    come un "faro" di democrazia e progresso nella lotta

    sia contro il fondamentalismo islamico africano, che

    contro ci che resta dell'economia tradizionale detta,

    con il tono dispregiativo da economisti rampanti, "di

    sussistenza". Il problema che dietro a questo agget-

    tivo "di sussistenza" si cela in realt l'unico modello

    economico che ha garantito la prosperit degli africa-

    ni dall'alba dei tempi ad oggi, cio l'economia triba-

    le; quella che per non permette l'accumulo di capita-

    li o la speculazione finanziaria, ma che sfamava i

    popoli e che avrebbe mantenuto l'Africa indipenden-

    te sia dal debito estero sia dagli ipocriti interventi

    umanitari delle varie O.N.U. od O.N.G..

    Questi significativi esempi bastino per far capire

    quanto ormai, tutto ci che concerne la rete di rela-

    zioni Occidente/Africa non sia pi inquadrabile n

    negli stereotipi del terzomondismo militante, di qual-

    siasi provenienza, n in scenari da idillio naturalisti-

    co. Quindi non si pu continuare a disinformare la

    gente riducendo la complessit di un intero continen-

    te a solo due punti di vista fallaci e grossolani. Oggi,

    e va detto a chiare lettere, esistono responsabilit ben

    precise dell'lite africana al potere; una classe diri-

    gente matura, non certo sprovveduta o "vittima" dei

    subdoli bianchi e dei loro eserciti mercenari, ma atti-

    va in quello che l'attuale, disastroso, assetto del

    continente in tutte le sue latitudini. Ci che si pu

    ancora imputare alla nostra agonizzante civilt dei

    "lumi democratici" e della "scienza esatta" il voler

    ostinatamente insistere sul fatto che tutti i popoli del

    pianeta possano esser organizzati politicamente ed

    economicamente nel medesimo modo; con gli stessi

    principi/guida e le stesse dogmatiche parole d'ordine.

    L'Africa ci dimostra che la democrazia rappresentati-

    va pu essere lo strumento di potere di una trib

    dominante sulle altre, e che la tanto vantata economia

    mercantile liberista sia semplicemente il modo in cui

    poco meno del 20% della popolazione mondiale

    possa chiedersi:

    "Dove andiamo in vacanza quest'anno?"

    Gabriele Gruppo

    13

  • Il Il TTramonto di un Sogno:ramonto di un Sogno:France-AfriqueFrance-Afrique

    di Gabriele Gruppodi Gabriele Gruppo

    SSe dovessi pensare a qual per me l'essenza delconcetto di "France-Afrique" mi verrebbe subito alla

    mente l'immagine, immortalata nel film di G.

    Pontecorvo "La Battaglia d'Algeri", dell'ingresso

    trionfale dei par francesi ad Algeri nel 1957.

    Una folla di coloni europei e di maghrebini francofi-

    li salutano l'incedere marziale dei militari giunti per

    ristabilire "l'ordine" ed il dominio di Parigi, in quel

    tumultuoso angolo d'Africa ancora controllato dalla

    republique dei "lumi" e degli "immortali principi

    democratici", contraddizioni della storia. L'ovazione

    festante dei civili altrettanto in stridente contrasto

    con gli occhiali scuri ed il viso truce di questi ultimi

    gendarmi coloniali. Quest'immagine simboleggia

    l'idea di un potere logoro e desueto che tenta di pre-

    servare se stesso con ogni mezzo; con la precisa

    volont di annullare la storia, ed i suoi processi orga-

    nici di "nascita/sviluppo/morte".

    Quando nel 1945, a Yalta, si riunirono i vincitori/scia-

    calli del secondo conflitto mondiale, la preoccupazio-

    ne strategica di Churchill per l'Europa era quella di

    "rimettere in sella la Francia" (parole sue), di modo

    d'aver manforte nel contenimento della potenza stali-

    niana in Europa, virulenta ed infida. Cos De Gaulle

    riusc a ritagliarsi, grazie ai buoni ed interessati

    appoggi inglesi, un ruolo nel "club dei grandi" quale

    preservatore di quell'idea colonialista borghese che

    aveva dominato in occidente per quasi un secolo. Il

    problema riguardava l'ormai radicalmente mutato

    panorama internazionale, improntato dalla nascente

    "Guerra Fredda" tra i due nuovi blocchi geopolitici

    U.S.A/U.R.S.S.; in cui le pretese francesi trovavano

    sia una marcata ostilit sovietica, che soffiava sul

    fuoco dell'indipendentismo dei popoli sottomessi

    nelle colonie per trarne vantaggio, sia una scarsa sen-

    sibilit degli alleati occidentali, che non condivideva-

    no pi metodi cos palesemente ottocenteschi nel

    controllo delle sfere d'influenza strategiche.

    De Gaulle comprese, dopo le rovinose sconfitte in

    Indocina (Dien Bien Phu 7 Maggio 1954) e la dram-

    matica escalation algerina, che la Francia non poteva

    pi permettersi "figuracce" cos plateali, e che s'im-

    poneva un cambio di strategia pi adatto ai tempi

    nuovi. Persa cos ogni velleit in Asia, fu l'Africa a

    diventare la "nuova frontiera" di quella grandeur di

    cui Parigi non poteva fare a meno.

    Tra il 1958 (viaggio di De Gaulle nelle colonie fran-

    cesi) ed il 1966 (indipendenza del Botswana

    dall'Inghilterra), gran parte dei popoli africani si tro-

    varono raggruppati in Stati indipendenti, dai confini14

  • artificiali, e dalle molteplici difficolt etniche ed

    organizzative. Il risultato fu che, accanto ad approssi-

    mative strutture politiche, si crearono varchi e spazi

    di manovra per il proseguimento di una politica di

    sfruttamento delle risorse economiche dei neo Stati

    indipendenti. Il concetto era semplice, attraverso con-

    tratti/capestro s'imponevano alle lite africane di per-

    mettere alle multinazionali straniere occidentali di

    gestire tutto ci che poteva essere economicamente

    appetibile, dalle miniere alle piantagioni, dalle infra-

    strutture al commercio; tutto questo sempre, e

    comunque, in nome del "progresso".

    Mentre l'Inghilterra per prendeva posizioni politiche

    sempre pi defilate, restando nella scia a stelle e stri-

    sce, lasciando cos le multinazionali agire autonoma-

    mente; la Francia divenne invece attivissima in quel-

    lo che fu, e per certi aspetti a tutt'oggi, il suo sogno

    di grande potenza nazionalista, l'idea della "France-

    Afrique".

    Questa vera e propria dottrina neo coloniale ha

    accompagnato un gran numero di Stati africani e ne

    ha influenzato negativamente il cammino, decretan-

    done l'inesorabile sottosviluppo "pilotato". Le inge-

    renze politiche ed economiche di Parigi sono innu-

    merevoli nel corso dell'ultima met del XX secolo e

    varie nella sostanza. Esse vanno dalla torbida storia

    della secessione del Katanga, dal Congo ex belga

    (1960/1963), alla presa di potere di Mobutu (1965),

    quale "paladino dell'unit del Congo" e degli interes-

    si francesi. Fino al gran numero di presidenti/autocra-

    ti/cleptocrati che, come Mobutu, furono sparsi per

    tutto il continente nero nel corso dei decenni post

    coloniali.

    Ecco alcuni illuminanti esempi:

    Eyadma in Togo; oltre quarant'anni di "mandato"

    indiscusso, defunto poco tempo fa, ma gi egregia-

    mente sostituito dal suo degno figliolo per la "gioia

    dei togolesi". Nota a margine, tutti i presidenti fran-

    cesi, di qualsiasi parrocchietta politica, definivano

    Eyadma "un buon amico".

    Bokassa in Centroafrica; dedito al cannibalismo, e ad

    altre "delicatezze" quali una smisurata ammirazione

    per Napoleone, da cui scatur la sua idea d'autopro-

    clamarsi imperatore del suo povero paese, con tanto

    d'incoronazione fastosa, dove Parigi non fece manca-

    re il suo "tocco di classe".

    In Ciad Idriss Deby; che ha preso il posto del sangui-

    nario dittatore Hissene Habr, stato recentemente

    accusato di comprare armi con i soldi che la Banca

    Mondiale ha donato al suo Paese per progetti di svi-

    luppo. Non estraneo forse alla crisi in Sudan nella

    regione del Dharfur.

    Nella Repubblica del Congo/Brazzeville c' Denis

    Sasso-Nguesso, protagonista di una sanguinosa guer-

    ra civile nella fine degli anni Novanta, durante la

    quale i miliziani a lui fedeli, riuniti in un gruppo

    armato chiamato Cobra, si macchiarono di numerose

    atrocit contro la popolazione civile nella capitale

    Brazzaville e nei dintorni.

    Theodoro Obiang Nguema invece presidente della15

  • piccola Guinea Equatoriale dal 1979, anno in cui fece

    uccidere lo zio e sal al potere, diventando per le

    organizzazioni dei diritti umani uno dei pi feroci

    despoti della storia contemporanea del continente

    africano.

    El Hadj Omar Bongo del Gabon, un altro di quegli

    eterni presidenti coccolati sapientemente da Parigi.

    Questo satrapo nero ha, da quando salito al soglio

    presidenziale oltre trent'anni fa, la "graziosa" abitudi-

    ne di confondere le casse dello Stato con i suoi conti

    bancari sparsi per mezza Europa. Cos come sono

    disseminate per tutta la Francia e la Svizzera le sue

    propriet immobiliari, probabilmente confinanti con

    quelle di un altro cleptocrate africano, sempre "buon

    amico" dell'Eliseo, il defunto Mobutu, ex dittatore del

    Congo/Zaire, nazione dove ha lasciato un indelebile

    ricordo di s e della sua visione di "democrazia

    all'africana".

    Purtroppo per la Francia i tempi cambiano, e la sua

    grandeur, favorita e consentita comunque dalla glo-

    bale contrapposizione della "Guerra Fredda", di

    nuovo diventata pesante, ingombrante e desueta, pro-

    prio in ragione della scomparsa del pericolo comuni-

    sta dal continente africano. In questi ultimi dieci anni

    la "France-Afrique" ha intrapreso, infatti, una fase di

    crollo tanto politico quanto economico vistoso ed

    irreversibile. Se nel 1960 i soldati francesi in Africa

    erano una forza di cinquantamila uomini, oggi ne

    restano solo diecimila. In oltre la loro presenza viene

    sempre meno apprezzata. Il presidente (a vita) di

    Gibuti, Stato affacciato sul Mar Rosso, Omar

    Guelleh, non sopporta pi il distaccamento di tremila

    legionari, preferirebbe, infatti, un bel gruppone di

    marines americani, pagano di pi. In Costa d'Avorio

    le cose non vanno meglio. La guerra civile tra il nord

    ed il sud del paese ha reso i quattromila figli di

    Francia, giunti l in missione di pace, poco graditi alla

    popolazione ed al loro capoccia, il presidente

    Gbagbo, che ritiene responsabile proprio Parigi della

    situazione torbida nel nord ribelle.

    Gli Stati Uniti stanno in oltre disseminando i loro

    efficientissimi consiglieri militari in ben nove paesi

    della fascia sahariana, tutti Stati fino a poco tempo fa

    "legatissimi" alla vecchia potenza europea. E mentre

    Chirac non trova di meglio da fare che stringere lega-

    mi con Mugabe, il padre/padrone dello Zimbabwe,

    che gli U.S.A. vorrebbero defenestrare, proprio Bush

    fa piovere dollari sui paesi aderenti al Franco CFA

    (Franc de la Communaut Financire d'Afrique), di

    cui Parigi dirigeva di fatto tutte le scelte operative, e

    ad altri "nuovi amici africani" per lo sviluppo demo-

    cratico del continente; facendo cos definitivamente

    affondare ci che restava del controllo anche moneta-

    rio che l'idea "France-Afrique" portava tra i suoi stru-

    menti.

    Ma il peggio per la Francia ancora da venire; le

    esportazioni africane verso gli U.S.A. nel 2004 fanno

    segnare un aumento dell'88%, mentre la vecchia

    potenza europea alle prese con una recessione eco-

    nomica grave, che ne mina ogni velleit di rivalsa. In16

  • oltre, a quanto pare, tutto quel codazzo di dittatori e

    di tiranni tanto "amici" scoprono ormai il fascino

    d'oltre Atlantico, ed incominciano a preferire la

    California o le praterie texane, ai palazzoni della

    Loira o al Lago di Ginevra. Ingratitudine nera vera e

    propria.

    Cosa resta quindi dell'idea della "France-Afrique"?

    Decisamente poco, e quel poco oltre tutto si sta deci-

    samente dissolvendo. La Francia passata da ultimo

    gendarme coloniale, nel secondo dopoguerra, a

    mestatrice di un politica ambigua fatta dal sostegno

    prezzolato a "presidenti eterni" e di ingerenze econo-

    miche spacciate col termine "cooperazione e svilup-

    po", che hanno portato le economie tradizionali dei

    popoli di questi Stati nel circolo infernale del debito

    estero e dello sfruttamento liberista ad opera dei gran-

    di trust.

    Ci che materialmente i francesi potranno ben presto

    costatare sar lo scotto, che stanno comunque da

    sempre inconsapevolmente pagando, di questa politi-

    ca di grandeur cos ostinatamente perseverata.

    Migliaia di allogeni africani, provenienti da tutte le

    latitudini della "France-Afrique" imperversano ormai

    in enormi quartieri autogestiti, ai margini delle loro

    citt cos europee e benestanti; disprezzando i bianchi

    e le loro leggi, ed arrogandosi ogni genere di diritto e

    di libert in nome di un senso di rivalsa razziale, giu-

    stificato paradossalmente da una propaganda cultura-

    le etnomasochista il cui concetto portante :

    "In fondo colpa nostra, siamo noi bianchi che li

    abbiamo sempre sfruttati".

    Al peggio non c' dunque mai fine.

    Gabriele Gruppo

    17

  • EuropEuropa Risorgi!a Risorgi!

    di Federico Pratidi Federico Prati

    CCome etnonazionalisti vlkisch abbiamo il dovereimperativo di essere innanzitutto buoni Patrioti

    Europei.

    Abbiamo cio lobbligo morale di difendere le nostre

    comunit di Sangue e Suolo, di opporci con tutte le

    nostre forze ai mali che da troppo tempo affliggono

    lEuropa: limmigrazione allogena, il mondialismo

    massonico, la globalizzazione omologante, il mate-

    rialismo comunista, il liberismo capitalista.

    E solo letnonazionalismo vlkisch sar in grado di

    ridare e ripristinare quella grandezza che da sempre

    ha caratterizzato lEuropa, la Terra degli Arii.

    Dalla Tradizione deriva il vero concetto di Patria ,

    che il capo vandeano Charette , in lotta mortale con-

    tro i rivoluzionari giacobini, seppe esprimere com-

    piutamente: " La Patria per noi sono i nostri villaggi,

    i nostri altari, le nostre tombe, tutto ci che i nostri

    Padri , hanno amato prima di noi. La nostra Patria

    la nostra Fede, la nostra terra, il nostro reMa la loro

    patria che cos per loro? Voi lo capite? Loro lhanno

    nel cervello, noi la sentiamo sotto i nostri piedi".

    Patrioti dunque, radicati nellamore per i Popoli

    dEuropa, per le nostre comunit etnonazionali, per

    la nostra Tradizione, per la nostra Storia, per la

    nostra Fede millenaria.

    Ammantati in bandiere millenarie che mai conobbero

    la sconfitta: il Leone di San Marco, la Croce di San

    Giorgio, il Drap, l'Aquila Tyrolensis, la bandiera di

    Lepanto e tutti quei meravigliosi vessilli europei

    dIdentit e Tradizione che abbiamo ricevuto dai

    nostri Avi come retaggio di tempi gloriosi e che oggi

    facciamo garrire di nuovo nel vento impetuoso della

    storia.

    Il mondialismo, lungi dallessere una invenzione

    complottistica, invece progetto di societ comple-

    to, organico (elaborato da ambienti massonico-tecno-

    cratici ) che portato avanti per tappe progressive

    (per renderlo pi digeribile ai Popoli che lo subi-

    scono) e che ha come scopo ultimo quello di imporre

    ai Popoli un Nuovo Ordine Mondiale fondato sulla

    distruzione e sulle macerie dellIdentit etnonaziona-

    le e della Tradizione dei Popoli Europei. Un proget-

    to preciso che interessa ed interesser ogni aspetto del

    nostro vivere.

    Massicce invasioni immigratorie, societ multiraz-

    ziale, distruzione della famiglia tradizionale, denata-

    lit, distruzione delle protezioni sociali, turbocapita-

    lismo, sincretismo religioso: questi i tossici ingre-

    dienti della ricetta mondialista che precisi ambien-

    ti finanziari, politici e religiosi (ci riferiamo in parti-

    colare ad associazioni di potere semi-segrete quali

    Trilateral, CFR, Bilderberg) esportano per trasfor-

    mare (meglio sarebbe dire sovvertire) le nostre

    comunit.

    18

  • Un vero e proprio governo occulto che muove dietro

    le quinte della politica ufficiale, con potere immenso

    per la realizzazione del tanto decantato "villaggio

    globale".

    Valori di riferimento e di distinzione sociale non

    saranno pi l'appartenenza etnica ad una determina-

    ta comunit di Sangue e Suolo bens il possesso di

    beni materiali. Si passer cio dalla societ dellesse-

    re (quella delluomo tradizionale) alla societ del-

    lavere (quella dellhomo oeconomicus: l"uomo a

    taglia unica"). Per determinare il proprio progetto i

    pescecani della massoneria mondialista stanno

    seguendo due strade: uneconomica che passa per

    l'eliminazione della piccola e media impresa e dei

    commercianti (e cio del sistema economico tradizio-

    nale), concentrando il potere economico nelle mani

    della grande distribuzione e degli ipermercati con-

    trollati dalle cosiddette multinazionali; l'altra di tipo

    sociale che (attraverso immigrazioni massicce ed

    indiscriminate ) punta alla distruzione dei Popoli

    affogando la loro identit antropobiologica nei gorghi

    della prepotenza dei nuovi venuti. Per quanto riguar-

    da laspetto economico l'eliminazione dei piccoli

    commercianti e produttori avviene con l'aiuto delle

    banche (veri e propri centri dusura con sempre meno

    controlli) dei vari Paesi che schiacciano il piccolo

    imprenditore con tassi d'interesse elevatissimi sulle

    cifre concesse in prestito. Altro elemento che deter-

    mina crisi nel settore del piccolo-medio commercio

    quel liberoscambismo planetario (cio l'eliminazione

    di barriere e protezioni) che mette a confronto il

    panettiere di Verona con la multinazionale con i

    risultati catastrofici che tutti possiamo immaginare (

    e che abbiamo sotto agli occhi) per lossatura econo-

    mica europea .

    Il risultato che l'impresa o il negozio di medie

    dimensioni costretto a chiudere i battenti o a cedere

    l'attivit a gruppi finanziari legati alle summenziona-

    te multinazionali.

    Ma visto che mettere sul lastrico un popolo impadro-

    nendosi della sua economia non sempre sufficiente

    per annientarne l'orgoglio, il piano mondialista con-

    templa una "soluzione finale" anche dal punto di vista

    etnico e spirituale: ovvero la distruzione totale di tutti

    i vincoli etnici, sociali, culturali, e affettivi che lega-

    no ogni uomo alla propria terra e alla propria comu-

    nit. La religione, le tradizioni, la cultura legano il

    singolo ad un gruppo pi vasto (a partire da quello

    familiare fino a quello etno-nazionale), la cui caratte-

    ristica quella di essere formato da persone con un

    retroterra comune, un idem sentire, la cui funzione

    dovrebbe essere quella di proteggere i membri del

    cerchio da pericoli esterni. Ma proprio l'esistenza di

    queste istituzioni comunitarie fondate su basi etno-

    culturali, ostacola i piani dell'alta finanza che mira

    all'uomo schiavo della produzione e del consumo fine

    a se stesso e che, per ottenere questo tipo di risultato,

    deve pescare in una societ snaturata, dominata dal-

    l'individualismo e dall'egoismo.

    19

  • Ecco allora gli attacchi alla famiglia tradizionale

    (pensiamo allaborto usato come contraccettivo che

    ha sterminato milioni di Europei!).

    La sinistra mondialista (serva sciocca dei Poteri Forti

    e della Grande Finanza Cosmopolita) preme non solo

    per il riconoscimento delle coppie omosessuali ma

    anche per concedere loro la possibilit di adottare dei

    bambini (quando nello stesso tempo si rende difficol-

    toso a coppie eterosessuali di liberare tanti bimbi

    dalla prigionia degli orfanotrofi). Si vuol dunque far

    passare lidea che la procreazione non deve necessa-

    riamente passare dall'unione uomo-donna e non

    legata al concetto di "famiglia". Al di l dell'aspetto

    morale e affettivo c' poi da considerare l'altro fonda-

    mentale obiettivo perseguito dai nemici della Natura

    che combattono la famiglia: la sua decadenza impe-

    disce il normale ricambio generazionale e si ripercuo-

    te sulla configurazione demografica dell'Europa: un

    continente di vecchi di cui a sentire i filosofi "pro-

    gressisti" dovremmo andare fieri. Peccato che poi

    questo continente di debosciati forzatamente sterili

    debba farsi carico dei milioni di pargoletti che gli

    immigrati sfornano a ritmo continuo con l'assenso e i

    cospicui sussidi di quegli stessi Stati che sconsigliano

    (e praticamente impediscono) ai propri cittadini ori-

    ginari di mettere al mondo figli. Un controsenso? No,

    perch la diminuzione delle nascite di bimbi europei

    e 1'aumento vertiginoso di figli di coppie di invasori

    o, peggio ancora, di coppie miste il primo passo

    verso la realizzazione della famigerata societ multi-

    razziale. Una societ in cui tradizioni, religioni e cul-

    ture originarie sono viste come cose estranee, prive di

    senso e sostituite da un unico valore: il denaro.

    Il mondialismo un vortice infernale dove vedremo

    sparire ogni legame etnico-tradizionale e ogni orgo-

    glio e dal quale uscir , forgiato nelloscurit, secon-

    do la terrificante visione dei suoi ideologi, luomo

    nuovo. Luomo nuovo che altro non sar che lapoli-

    de perfetto, il consumatore globale, lidiota, senza

    sentimenti; intanto nei dorati palazzi dellolimpo

    mondialista una ristretta cerchia di potenti gestir

    tutto il potere senza pi nessun controllo.

    Di fronte a questo fenomeno distruttivo nostro

    dovere di etnonazionalisti vlkisch contrapporci!

    Con tutte le nostre forze! Tanto pi il nemico pre-

    potente, tanto pi degna di essere combattuta sar la

    battaglia che ci aspetta!

    Federico Prati

    Segretario della Associazione Culturale Identit e

    Tradizione

    20

  • LLimplosione biologica delimplosione biologica delSud del mondoSud del mondodi Silvano Lorenzonidi Silvano Lorenzoni

    NNel 1990, un lungimirante autore tedesco, ManfredRitter1, scrisse che il terzo mondo era sullorlo del-

    limplosione biologica e che il mondo civile non

    aveva la possibilit di impedire quellimplosione.

    Lunica sua scelta possibile era di essere oppure non

    essere esso stesso risucchiato dal vortice. Ma per non

    esserne risucchiato, esso avrebbe dovuto voltare le

    spalle al terzo mondo. Entrambe queste possibilit,

    prospettate da Manfred Ritter, stanno cominciando a

    prendere forma adesso, alla svolta del XXI secolo.

    Iniziata verso il 1950, lesplosione demografica del

    Sud del globo fece s che quelle masse umane passas-

    sero dal 20% della popolazione mondiale all80%

    circa, verso il 1990. Tale fenomeno fu dovuto non

    soltanto, e forse non principalmente, allintroduzione

    in quei territori di pratiche e strutture mediche e ospe-

    daliere proprie del mondo civile - difatti, lesplosio-

    ne demografica l continu anche dopo la decoloniz-

    zazione, che determin il collasso quasi immediato di

    quelle pratiche e di quelle strutture -, ma piuttosto al

    fatto che la colonizzazione aveva provocato la cesura

    di certe abitudini che gli indigeni manifestavano da

    tempo immemorabile e con le quali contenevano la

    loro crescita numerica e mantenevano il proprio equi-

    librio con la natura. Erano abitudini che si esprimeva-

    no in pratiche anticoncezionali, ma soprattutto nel-

    luso indiscriminato dellaborto, dellinfanticidio,

    delleutanasia, delluccisione di infermi, di disabili,

    di invalidi, di vecchi. E nello stesso modo che

    lesplosione demografica del terzo mondo provoc

    reali effetti catastrofici, assai probabili sono da consi-

    derarsi le conseguenze catastrofiche della sua implo-

    sione, una volta che i fattori innescanti abbiano dimo-

    strato piena efficacia.

    Il punto sullargomento stato fatto nel gennaio

    2004, al 36 congresso dellassociazione GRECE2.

    In tale occasione, Herv Coteau-Bgarie ha presenta-

    to alcune statistiche che indicano come sia in atto un

    calo demografico su scala globale, dovuto essenzial-

    mente alla ripresa delle epidemie: le malattie, in par-

    ticolare lAIDS, stanno ridiventando un fattore essen-

    ziale nellandamento demografico umano. Con lec-

    cezione della Palestina e dello Jemen - ancora fino al

    2003 -, tutti i grafici della popolazione mondiale

    hanno cessato di avere quella disposizione a pera

    caratteristica delle popolazioni in crescita sfrenata

    dove c una preponderanza assoluta di bambini, per

    assumere quella a salsiccia delle popolazioni in via

    di invecchiamento, prodromo di quella a fungo vele-

    noso, caratteristica adesso dei paesi civili, dove la

    popolazione in massima parte formata da vecchi. E

    nel terzo mondo incomincia a esserci, anche l, una

    preponderanza di vecchi, perch i vecchi sono meno

    propensi a essere colpiti dallAIDS. La relazione di

    Herv Coteau-Bgarie riflette comunque tendenze

    gi riprese occasionalmente dalla stampa quotidiana21

  • ancora alla fine degli anni Novanta. Chi labbia

    seguita con una certa attenzione, non avr mancato di

    percepire come la crescita numerica del terzo mondo

    abbia subto una battuta di rallentamento e forse dar-

    resto. Pur se la sua contrazione risulta gi evidente,

    lecito pensare che si stia assistendo ai prodromi di

    una implosione che - lo si ripete - una volta innesca-

    ta proceder quasi sicuramente in modo catastrofico.

    Il fattore principale costituito dallAIDS, ma anche

    da altre malattie. Ci si pu aspettare che, nellAfrica

    nera e nel Sud-est asiatico, numerose patologie

    (soprattutto virali) stiano per subire quella mutazione

    che permetter loro il passaggio da individuo umano

    a umano - invece che solo da animale a umano come

    avviene ora -, per divenire in breve tempo dei nuovi

    AIDS3. Fenomeni del genere contribuirebbero in

    modo decisivo al carattere vorticoso del declino

    demografico del Sud del Mondo.

    Viceversa, le comunit terzomondiali incistite nel

    mondo civile stanno benissimo e la loro crescita

    numerica esponenziale: molto superiore a quella

    delle popolazioni ospitanti che rischiano, di questo

    passo, di esserne travolte a breve termine (poche

    generazioni?)4. Il terzo mondo, che nelle sue zone

    circumtropicali originarie in via di annientamento

    biologico, si trasferisce, per sopravvivere, nel mondo

    civile. E nel mondo civile continua a perpetuarsi,

    perch qui esso dispone di un sistema produttivo e

    sanitario ancora funzionale, da continuare a parassi-

    tare. Se dovesse mancare questultimo, anche gli

    extracomunitari presenti nelle zone settentrionali e

    occidentali del pianeta sarebbero destinati allestin-

    zione a pi o meno breve termine: da soli, non ce la

    farebbero mai a evitare lo stesso destino dei loro con-

    generi rimasti nelle terre di origine5.

    E potrebbe esser proprio la presenza degli stranieri a

    innescare lo sfacelo di quel vivere civile dal quale

    essi stessi dipendono. Sappiamo che non pi del 25%

    degli stranieri presenti in Europa risulta funzionale6

    alleconomia europea, cos come questa adesso

    strutturata. Invece, il restante 75% costituito da

    parassiti che rappresentano un peso sociale oppri-

    mente e minaccioso. Ma la influenza di questi ultimi

    nel campo sanitario ancora pi grave.

    Specificamente nel Veneto, il 40% dei finanziamenti

    per la sanit assorbito dagli extracomunitari, i quali

    compongono forse il 10% della popolazione totale7.

    Negli ospedali europei, il 50% dei posti letto destina-

    ti alle malattie infettive gi monopolizzato da extra-

    comunitari8. E ancora pi indicativo rimane il caso

    dellAIDS: esso uno dei tre fattori principali che

    stanno determinando linflazione dei costi sanitari

    (assieme allinvecchiamento della popolazione e al

    prolungamento delle fasi terminali di certe patolo-

    gie)9. Eppure, gli europei contraggono sempre meno

    lAIDS: in Italia, per esempio, fra gli italiani inter-

    vengono attualmente circa 3.000 casi di contagio

    allanno, contro i circa 20.000 degli anni Ottanta10

    (mentre il numero complessivo dei casi registrati in

    Italia di 53.000, 34.000 dei quali gi morti11: que-22

  • sti ultimi, presumibilmente, non gravano sulle spese

    sanitarie...). LAIDS, in Europa, un fenomeno ades-

    so essenzialmente di importazione: le cifre ufficiali

    del ministero italiano della sanit indicano che il 15%

    degli immigrati terzomondiali in Italia risulta siero-

    positivo12 e quindi c da scommettere che le cifre

    reali siano almeno il doppio. Con i sieropositivi

    extracomunitari arrivano, fra laltro, sempre nuovi

    ceppi di virus13. E in Europa ormai lAIDS non pi

    ereditato dai neonati14: il contagio dei neonati non si

    registra pi grazie allazione di parto cesareo, tratta-

    mento della madre con farmaci antiretrovirali e allat-

    tamento artificiale. A parte il costo di questi interven-

    ti, che sicuramente altissimo e totalmente a carico

    del contribuente europeo, ecco un chiaro esempio di

    quanto si detto pi sopra: il terzo mondo si trasferi-

    sce nel mondo civile per potere sopravvivere e per-

    petuarsi.

    A questo tipo di notizie si d poca pubblicit, mentre

    i mezzi di comunicazione preferiscono dare risalto a

    proiezioni che pretendono di indicare tutto il contra-

    rio oppure che, interpretate per quel che veramente

    dicono, risultano contraddittorie. Come esempio di

    questultimo caso, proponiamo un fantasioso prono-

    stico proveniente dagli Stati Uniti dAmerica15:

    secondo esso, nel 2050 ci saranno sul pianeta quasi 9

    miliardi di bipedi, dei quali solo il 4% sar nei

    paesi avanzati e il rimanente 96% ammassato nel Sud

    del mondo, soggetto alla fame e alle malattie, soprat-

    tutto a una pandemica sieropositivit. Non assoluta-

    mente chiaro come una situazione del genere possa

    essere raggiunta. Gli stessi organismi internazionali

    ci assicurano infatti che i sieropositivi possono esse-

    re oggi contati in diecine (non in centinaia) di milio-

    ni, e sostengono pure che lAIDS la quarta causa di

    morte nel mondo16 e che nellAfrica subsahariana

    l80% dei minorenni sono orfani perch i loro genito-

    ri sono morti di AIDS17.

    Agisce una logica perversa dietro questa disinforma-

    zione e a questo occultamento della verit, che obbe-

    disce a un fatto: lesistenza di quelle masse larvali,

    pullulanti e infette, divenuta una necessit del

    mondo contemporaneo, intossicato da ideologie uma-

    nitarie - e anche quando il terzo mondo sar sprofon-

    dato nel vortice della dissoluzione, e fino a tanto che

    quelle ideologie continueranno a prevalere, esso con-

    tinuer a esistere, per forza, sia pure di unesistenza

    virtuale fabbricata dai mezzi di comunicazione di

    massa.

    I marxisti puntano ora pi che mai sulle masse terzo-

    mondiali dimportazione per assicurarsi il potere

    politico futuro, perch saranno gli immigrati terzo-

    mondiali a formare, secondo loro, il futuro serbatoio

    di voti progressisti. Gi negli anni Venti, fra i primi

    bolscevichi, cera chi assicurava che la leva per far

    saltare il mondo borghese sarebbe stata costituita

    dalle masse di colore - ma questo tipo di previsioni si

    riferiva, allora, soprattutto allAmerica. Adesso, inve-

    ce, che la cosiddetta lotta di classe fallita in tutto il

    mondo civile, le sinistre, per cercare di non scom-23

  • parire, puntano sulla creazione di un nuovo sottopro-

    letariato miserabile, che sar formato da extracomu-

    nitari di importazione, contrapposto a quel che rimar-

    r della popolazione europea autoctona. Il fondo dal

    quale viene la materia prima per la fabbricazione di

    questo nuovo sottoproletariato il terzo mondo - per

    cui la sua scomparsa taglierebbe le gambe alla sini-

    stra. Ne segue che esso per la medesima una neces-

    sit vitale.

    S gi detto che, secondo le tendenze attuali, si

    intravvede la possibilit che il terzo mondo, importa-

    to in quello euroccidentale e nordamericano attraver-

    so tutta una rete di complicit e di protezionismi,

    minacci di travolgerlo e di annientarlo. Herv

    Coteau-Bgarie pessimista, ma ricorda, concordan-

    do con il geopolitico Jordis von Lohausen18, che la

    storia il regno dellimprevedibile. E, a ben vedere le

    cose, niente poi tanto pazzesco come laffermazio-

    ne che la storia : il futuro asso-

    lutamente aperto, e a fare la storia sono sempre stati

    e sempre saranno gli uomini - almeno fino a quando

    rimarranno uomini in piedi.

    Silvano Lorenzoni

    Presidente della Associazione Culturale Identit e

    Tradizione

    1 Manfred Ritter, Sturm auf Europa, Hase und

    Koehler, Mnchen, 1990.

    2 Herv Coteau-Bgarie al 36 colloquio annuale del

    GRECE, Parigi, 18 gennaio 2004. Un ottimo riassun-

    to in italiano del suo intervento stato pubblicato dal

    mensile Orion,Milano, febbraio 2004.

    3 Cfr., per esempio, Libero, Milano, 24 agosto 2003.

    4 Herv Coteau-Bgarie, cit.

    5 Cos si espresse anche Guillaume Faye, nel suo

    libro (di recente sequestrato in Francia)

    La colonisation de LEurope, LAencre, Paris, 2000.

    6 Funzionali non significa indispensabili. Con un

    sistema sociale e politico diverso dallattuale,

    anche leconomia verrebbe articolata in modo da

    non avere necessit di alcun extracomunitario.

    7 Notizia appresa dallautore alla Scuola Quadri della

    Lega Nord a Verona, il 4 dicembre 2004.

    8 Cfr., per esempio, La Padania, Milano, 28 maggio

    2002.

    9 A. M. Giacomin, Welfare comunitario, opuscolo

    della Lega Nord, Milano, agosto 2002.

    10 Cfr. La Padania, Milano, 19 novembre 2004.

    11 Cfr. Il Giornale, Milano, 31 luglio 2004.

    12 Cfr. La Padania, Milano, 24 novembre 2002.

    13 Cfr. La Padania, Milano, 29 novembre 2003.

    14 Cfr. La Padania, Milano, 25 giugno 2003, nonch

    lopuscolo della Bundeszentrale fr gesundheitliche

    Aufklrung, AIDS von A-Z, Kln, 2004.

    15 Cfr. La Padania, Milano, 18 agosto 2004.

    16 Cfr. Il Giornale, Milano, 31 luglio 2004.

    17 Cfr. La Padania, Milano, 10 dicembre 2004.

    della missionaria, Minimum Fax, 1997.

    18 Jordis von Lohausen, Mut zur Macht, Vowinckel,

    Berg am See, 1979.24

  • SSppartartaa

    di di AAvatvatarar

    SSparta significa la "sparpagliata" e oggi avr si e nocinquemila abitanti.

    E' rimasto ben poco di quella stupenda stirpe dorica.

    Ma un tempo, un uomo, un legislatore, in questa citt

    cre un sistema sociale che rimarr alla storia,

    appunto il sistema "spartano".

    Il suo nome era Licurgo. In quel tempo su una massa

    di trecentomila anime pelagiche o mezzo achee

    dominava la minoranza guerriera dei trentamila con-

    quistatori dorici, aldil di quelle montagne solo

    Atene rimaneva immune alla loro avanzata.

    A Sparta gi esisteva una struttura aristocratica, in cui

    era la Stirpe Dorica a detenere il comando, ma

    Licurgo aggiunse delle fondamentali linee educative.

    Sulla sua figura storica si irradia un alone di mistero,

    si dice che sia vissuto circa novecento anni prima

    della nascita di Cristo. Non era un Re ma fu lo zio

    nonch tutore del giovane sovrano Carialo. Licurgo

    and a trovare il modello della sua costituzione a

    Creta, quando torn annunci che era stato l'oracolo

    di Delfi a suggerirgliela in nome degli Dei.

    Una sera Licurgo parlava agli Spartani della sua legi-

    slazione, e un giovane di nome Alcandro lo colp con

    una pietra su un occhio, fu lui stesso a sottrarlo alla

    furia della folla e lo port con lui a cena, punizione

    che non si sarebbe aspettato nessuno. Durante la notte

    spieg al feritore perch intendeva dare a Sparta delle

    leggi cos dure, cos, convinse Alcandro che divenne

    il suo pi fedele propagandista. Storie simili si ripete-

    ranno anche con altri "tiranni" della storia.

    Le sue leggi divennero in poco tempo la consuetudi-

    ne e formarono tutto il costume di quel popolo.

    Bastano le sue stesse parole: "Le mie leggi sono il

    disprezzo del comodo e del piacevole", cos annunci

    alla folla: "Partir per Delfi, voi dovete mantenerle in

    vigore fino a che io non torner". Arrivato a Delfi si

    chiuse in un tempio e si lasci morire di fame, cos le

    sue leggi rimasero per sempre valide.

    Il sistema politico era gestito da una diarchia in modo

    che un re potesse vigilare l'altro e il Senato si doveva

    occupare delle loro possibile diatribe, questo era

    composto da ventotto membri tutti al di sopra dei ses-

    santenni. Quando moriva un senatore i candidati alla

    successione sfilavano nell'aula in fila indiana, veniva

    eletto chi riceveva i migliori applausi. Al Senato sot-

    tostava l'Assemblea e a questa una Camera a cui

    accedevano tutti i cittadini con un'et al di sopra dei

    trent'anni, era essa a nominare i cinque efori, ossia i

    ministri che dovevano applicare la legge, ma non era

    tanto questo a darli quel carattere che differenziava

    Sparta dagli altri stati dell'antichit. Ma furono le

    regole ascetiche e guerriere con cui si doveva educa-

    re la giovent. Si detto che Sparta non aveva un

    esercito ma lo era. I Cittadini non si dovevano dedi-

    care all'industria e al commercio ma dovevano riser-

    varsi solo per la politica e la guerra. Era vietata l'im-25

  • portazione dell'argento e dell'oro e anche le monete

    furono sempre e solo di ferro.

    Quando nasceva un bambino, questo veniva esamina-

    to da una commissione governativa, i minorati fisici

    erano soppressi lanciandoli dal picco del Taigeto, gli

    altri venivano fatti dormire all'aperto anche d'inverno

    in modo che solo i pi robusti e atti alla resistenza

    potessero sopravivere, e chi sposava una donna poco

    fertile pagava una multa. Non vi era posto per nessun

    tipo di morale "mediterranea" e il marito doveva

    dolersi se la moglie lo tradiva con uno pi alto e forte

    di lui. Licurgo disse che la gelosia in questa casi era

    ridicola e immorale.

    Il bambino a sette anni andava a vivere nel collegio

    militare dove veniva istruito a spese dello Stato, in

    ogni classe era nominato un paidonomos, e questo

    doveva essere il pi rispettato, il pi forte e il pi atto

    al comando, veniva cos applicato il fuhrerprinzip .

    Le loro menti non erano occupate con inutili nozioni,

    dovevano saper leggere, scrivere e conoscere la sto-

    ria dei loro Avi per emularne le gesta. Cantavano in

    coro nelle loro lunghe marce, era amata la musica,

    come era amata nella Prussica del secolo scorso. Ci

    fu un tempo in cui si cerc si importare stili musicali

    stranieri, ma gli efori lo impedirono.

    La vita militare dello spartano continuava fino ai

    trent'anni, senza mai conoscere n il letto n le altre

    comodit domestiche. A questa et doveva tornare a

    casa per sposarsi.

    Nelle palestre di sparta giostravano nude le ragazze

    che cos non avevano segreti da nascondere ai guer-

    rieri che sceglievano la pi florida e sana. Il celibato

    era punito con la nudit anche d'inverno e doveva

    cantare un inno in cui riconosceva di aver disobbedi-

    to alla legge.

    Si mangiava tutti insieme nella mensa pubblica, fino

    ai sessant'anni, qui la dieta era rigorosa e chi ingras-

    sa oltre un certo limite veniva mandato al confine, i

    borghesi ingrassati di oggi si troverebbero assai male.

    Ogni lusso era un oltraggio alla societ.

    A Sparta vivevano trecentomila servi di trentamila

    Dori. Un sibarita and in visita ed esclam : "Sfido

    che gli Spartani sono bravi soldati. Facendo questa

    vita che paura possono avere di morire?"

    Platone esalter la grandezza di Sparta.

    Le mamme salutavano i propri figli che partivano per

    la guerra con un ritornello che faceva: "Torna sullo

    scudo o sopra di esso", perch lo scuso era cos

    pesante che per fuggire occorreva buttarlo via, e in

    caso di morte serviva da bara.

    La forza centripeta della sua societ e i suoi eroici

    costumi la tennero in piedi pi di Atene.

    I Dori, questa stirpe nordica discesa dal baltico fon-

    darono una potenza militare che per secoli fece tre-

    mare di paura i suoi vicini, e il perch essi si diedero

    tale forma sta nelle corde che suonavano nella loro

    anima. Essi diramandosi per la Grecia furono i fauto-

    ri della cultura ellenica, cultura che ancora oggi ci

    illumina e ci irradia in tutta la sua grandezza, e se noi

    oggi uniamo la luce dell'ellenismo con la potenza26

  • dello spirito germanico vediamo l'Europa della

    Tradizione, e cos otteniamo di fronte a noi il pi

    sublime simbolo della Bellezza.

    Roma fu degna di Sparta? Certo conosciamo la Roma

    dei Patrizi della Repubblica, ma questa non la

    Roma dell'impero, di quell'impero che di fatto non

    tenne mai alla conservazione di una identit romana,

    chiunque poteva essere cittadino romano. Resta certo

    il Mito della Roma che pi amiamo, ma allora qui

    urge una distinzione, a cui non ci si pu sottrarre. E'

    una discussione che ha impegnato negli anni tanti

    studiosi e pensatori, stata spesso fonte di forti dia-

    tribe, e ancora c' da discuterne. Non credo per che

    uomini della Tradizione possano dubitare del fatto

    che la prima Sparta rimane come un candido fiore di

    fronte al caos tenebroso dell'ultima Roma, e questa fu

    tale perch all'Impero si prefer poi l'imperialismo.

    27

  • Il Cinghiale e lOrsaIl Cinghiale e lOrsa

    di di AlainAlain

    II l cinghiale e l'orsa sono due simboli di origine iper-borea. Il cinghiale rappresenta l'autorit spirituale dei

    Druidi, mentre l'orsa il potere temporale dei

    Cavalieri. Caste equivalenti a quelle indiane dei bra-

    mani e dei kshatriya. Oggi noto che la civilt celti-

    ca rappresent il punto di passaggio e di unione fra la

    tradizione iperborea e l'Atlantide, "sostituto" del cen-

    tro originario. Anche la tradizione ind deriva da

    quella primordiale e iperborea (Veda) e il cinghiale

    presente e vivo come varha, ovvero la terza delle

    dieci manifestazioni (avatra) del dio Vishnu nel

    ciclo attuale (manvantara); e l'intero ciclo della mani-

    festazione del nostro mondo (kalpa) definito come

    vta-varhakalpa, ovvero "ciclo del cinghiale bian-

    co". Per questo la terra sacra polare fu anche chiama-

    ta Vrh, cio "terra del cinghiale". Quindi il cin-

    ghiale simbolo spirituale e segno dei Druidi che

    vivevano il loro ministero in isolamento, nel ritiro

    nella foresta, come gli ind, proprio come questo sel-

    vaggio animale. Vrh anche un aspetto della akti

    (sposa) di Vinu (sua terza manifestazione) e dato il

    carattere solare di questo dio, la cosa ci riconduce alla

    "terra solare" o "Syria" primitiva, che un'altra delle

    designazioni di Thul iperborea, cio del centro spiri-

    tuale primordiale. La radice var, quindi, del nome

    sanscrito cinghiale nelle lingue del Nord si ritrova

    nella forma bor e quindi, l'equivalente di Vrh

    "Borea", mentre il termine "Iperboride" fu usato solo

    dai Greci quando ne ebbero gi perso il senso. Vara

    anche significato di elezione per cui la regione aveva

    il senso di "terra degli eletti", "terra dei santi", "terra

    dei beati".

    Anticamente il cinghiale rappresentava la costellazio-

    ne dell'Orsa Maggiore (anche chiamata della bilancia

    o tul, quindi si ritorna alla Thul). Questa sostituzio-

    ne dei nomi espresse la lotta fra il cinghiale e l'orso,

    nella rivolta del potere temporale civile contro i rap-

    presentanti spirituali. "Borea" divenuta da "terra del

    cinghiale", "terra dell'orso" durante il predominio dei

    kshatryia al quale mise fine Parau-Rma, secondo la

    tradizione ind. In quel periodo l'Orsa maggiore ebbe

    il nome di sapta-riksha, dove riksha il nome dell'or-

    so come in celtico arth, in greco arktos e in latino

    ursus. Le sette stelle dell'Orsa erano le sette luci

    dimora simbolica dei sette Rshi che trasmisero la tra-

    dizione. In seguito lo stesso nome fu passato alle sette

    stelle delle Pleiadi, nel periodo di Atlantide ed infatti

    le Pleiadi erano le sette figlie di Atlante, chiamate

    anche le Atlantidi. La rivolta dei kshatryia in Grecia

    fu espressa dalla caccia al cinghiale di Calidone e

    quel cinghiale era bianco. Atalanta sarebbe stata

    nutrita da un'orsa e questa rivolta sembra inquadrarsi

    in Atlantide, quindi. Il nome Calidone lo ritroviamo

    nel nome dell'antica Scozia, ovvero Calidonia, paese

    dei "Scaldi" o "Celti". Ma i due simboli del cinghiale

    e dell'orsa non furono solo in lotta, ma si affiancaro-

    no anche come nel caso del potere spirituale del

    Druido Merlino e del potere temporale di Arturo.

    Merlino, il cinghiale, non ucciso nella foresta ma

    solo addormentato da una potenza femminile, mentre

    Arturo ha un nome che deriva da quello dell'orso, arth

    (come la famiglia McArth appartiene ad un clan guer-

    riero).

    28

  • Il MondialismoIl Mondialismo

    di di AlecavaAlecava

    Da qualche anno tutti i sedicenti antagonisti didestra e sinistra urlano la loro rabbia contro il mon-

    dialismo. Ma cosa vogliono indicare con questo

    nome?

    Il mondialismo una strategia di controllo totale su

    Stati, Nazioni, Popoli. E' onnipresente nessuno pu

    distaccarsi dalla sua presenza. E' una strategia del

    Grande Capitale per occupare tutti gli spazi delle

    nostre vite quotidiane.

    I fautori del mondialismo si dichiarano favorevoli al

    libero mercato ma la realt ben diversa: pochi oli-

    gopoli (leggi: multinazionali) tiranneggiano l'intero

    sistema industrial-finanziario.

    Da un punto di vista geopolitico l'obbiettivo ben

    definito: la nascita di un governo unico planetario

    con diritto d'intervento in ogni parte del globo. Chi

    contesta questo diritto bollato come antidemocrati-

    co e amico dei terroristi (termine con cui bollano i

    resistenti patrioti irakeni, afghani, palestinesi e tutti

    gli altri popoli che si oppongono al loro dominio).

    Purtroppo il mondialismo soprattutto una filosofia

    basata sull'individualismo, l'edonismo, il consumi-

    smo. La cosa pi triste che questa aberrante conce-

    zione di vita ha ormai contagiato l'intera Patria

    Europea. Chi osa parlare ancora di Onore,Coraggio,

    Lealt schernito come retrogrado e reazionario. Il

    sol dell'avvenire non pi rosso ma diventato

    verde, come il colore del dollaro!

    Il mondialismo il nemico giurato di ogni specificit

    etno-culturale. Al mondo esiste una sola civilt degna

    di questo nome: quella americana. E' suo dovere

    esportare ovunque i suoi valori come atto dovuto del

    Destino Manifesto di questa Nuova Israele terrena.

    Bisogna abbattere ogni razza per la creazione dell'uo-

    mo-consumatore. Tutti uguali e intercambiabili con

    gli stessi gusti e desideri (e ovviamente senza idee di

    alcun tipo).

    Il mondialismo anche antiecologista non gliene

    frega niente dell'ecosistema. L'unico interesse il

    denaro ed per questo che il suo braccio armato, gli

    Stati Uniti d'America, non hanno firmato il protocol-

    lo di Kyoto. Se arriver la distruzione non ci sono

    problemi: i ricconi si trasferiranno su Marte, per tutti

    gli altri amen.

    E' per tutti questi motivi che il nostro impegno prin-

    cipale deve essere combattere questa piovra che

    allunga i suoi tentacoli sulla nostra esistenza fin dalla

    nascita. Per riuscire in questa impresa altres neces-

    sario creare un fronte comune con tutti i veri opposi-

    tori del mondialismo, al di l delle differenze ideolo-

    giche, etniche e religiose. L'impegno che ci attende

    molto gravoso ma di una cosa sono certo: IL DOMA-

    NI APPARTIENE A NOI!

    29

  • TTratto da Vratto da Vicoli di Sicoli di Storiatoria

    di Lodovico Ellenadi Lodovico Ellena

    IL FASCINO DELL'IRRAZIONALE E DEL-

    L'ONIRICO

    OOgni singolo aspetto del nazionalsocialismo haquindi un suo lato "oscuro", una parte ancora tutta da

    spiegare razionalmente quando non proprio ancora da

    indagare a fondo. Tutti quelli che conobbero da vici-

    no il Fuhrer, lo descrivono infatti come un uomo

    assolutamente fuori dal normale, non ordinario, cos

    come la stessa ostetrica che ne not immediatamente

    gli "strani occhi azzurri" non appena questi nacque;

    ma anche gli uomini a lui pi vicini, da Goebbels ad

    Himmler, da Speer ad Hess, o da Rosenberg a

    Goering non furono da meno. Una incredibile conca-

    tenazione di eventi ha portato una ristretta cerchia di

    uomini a gestire un potere straordinario, uomini che

    nel loro bagaglio culturale avevano variegati riferi-

    menti che andavano da Helena Blavatskij a Rudolf

    Steiner, da Richard Wagner a Ren Gunon, per giun-

    gere addirittura ad un Aleister Crowley (cacciato

    dall'Italia da Mussolini nel 1923 per pratiche di

    magia nera: Crowley infatti, tra i suoi abusi di alcool

    ed eroina ed eccentricit di ogni genere, aveva addi-

    rittura preso a defecare su tappeti in quanto riteneva

    sacri i suoi escrementi). Tra le tante "attrazioni fatali"

    del Fuhrer, artista non accettato dall'Accademia vien-

    nese in quanto ritento non idoneo, non poteva comun-

    que mancare anche un fobico interesse per pittura e

    scultura. Nel caso della pittura, arte praticata in gio-

    vent soprattutto per "sopravvivenza alimentare" dal

    futuro Fuhrer e di cui restano ancora alcune opere,

    Hitler aveva una vera e propria ossessione verso un

    particolare quadro, ovvero "L'isola dei morti" dello

    svizzero Arnold Bocklin. Singolare il fatto che lo

    stesso quadro affascin profondamente anche Lenin,

    tanto che questi ne colloc una versione (Bocklin ne

    fece ben quattro) addirittura nella sua stanza da letto.

    Il quadro venne dipinto nel 1880 ed un'inquietante

    rappresentazione di un'isola illuminata da una luce

    irreale, verso la quale, su di un mare assolutamente

    immobile, una barca condotta da una sorta di fanta-

    sma bianco si dirige. Sembra che Bocklin si fosse

    ispirato per quest'opera al cimitero acattolico di

    Firenze, ma non ci sono prove in merito, certamente

    invece facile scorgere una notevole "assonanza"

    con l'isola di Heligoland, altro luogo misterioso lega-

    to al nazionalsocialismo. Hitler comunque volle il

    quadro nel proprio studio, e quando si rec a Firenze

    il 9 maggio del 1938, nei pressi del cimitero a piazza-

    le Michelangelo "si ferm in silenzio a guardare i

    cipressi e poi disse ad alta voce: Finalmente, final-

    mente capisco Bocklin"(20). Il quadro certamente

    suggestivo ed affascinante, quasi una sorta di inno al

    mistero della natura che, con rune, solstizi e vegeta-

    rianesimo, era una sorta di religione non scritta, ma

    assiduamente praticata da Hitler ma anche e soprat-30

  • tutto da Himmler. L'isola dei morti, si diceva, ricorda

    invece con il suo misterioso fascino onirico l'isola di

    Heligoland, luogo in verit piuttosto tenebroso situa-

    to nel Mare del Nord, dirimpetto alla citt di

    Amburgo ed alla foce dell'Elba. Essa fu teatro di

    alcune azioni militari, sia nella prima guerra mondia-

    le che nella seconda, quando in quest'ultima occasio-

    ne fu nuovamente fortificata al fine di utilizzarla

    come base per i sommergibili: ci che per la rende

    misteriosa un fatto in particolare. Quest'isola infat-

    ti, venne considerata dai nazisti una sorta di luogo

    magico, circondato da cos impenetrabili segreti che

    ancora non si conoscono, tanto che, per qualche

    altrettanta oscura ragione, nel 1949 a quattro anni dal

    termine della guerra gli inglesi la bombardarono cer-

    cando in tutti i modi di cancellarla fisicamente dalla

    faccia della terra. Mai nessuno ha saputo dare spiega-

    zioni a questi fatti, tanto che l'isoletta formata da alte

    coste in rapido regresso per l'incessante erosione

    delle onde, resta muta custode di uno degli ultimi

    segreti legati al Terzo Reich; solo per nel 1952 essa

    torn territorio tedesco. Le societ segrete che furono

    alle origini del nazionalsocialismo quali la Thule, la

    Loggia del Vril o la stessa organizzazione Ahnenerbe,

    si dispersero quindi nel pi fitto dei misteri legati

    appunto a tutta questa vicenda, lasciando comunque

    ancora aperti molti interrogativi, che vanno dai pi

    intimi segreti legati alla stessa persona di Hitler, fino

    alle mille domande legate ai suoi collaboratori e allo

    stesso profondo inconscio del popolo che lo volle

    come capo assoluto. Quel che per resta assoluta-

    mente fuori da ogni dubbio la singolarit, l'eccezio-

    nalit se non la vera e propria unicit di questi venti

    anni della storia occidentale, comunque essi vengano

    considerati.

    1) Ron Rosembaum, "Il mistero di Hitler", ed.

    Mondadori, Milano 1999, pag. 51.

    2) Ron Rosembaum, op.cit., pag. 52.

    3) Gian Franco Ven, "La vita di Hitler", Alberto

    Peruzzo Editore, Milano 1986, pag. 13.

    4) Marco Dolcetta, "Il nazismo esoterico", Ed. Hobby

    & Work, 1994.

    5) Marco Dolcetta, ibidem.

    6) Ron Rosembaum, op.cit., pag. 55.

    7) Marco Dolcetta, ibidem.

    8) Bernard Michal, "Himmler", Ed. di Cremille,

    Ginevra 1970, pag. 127.

    9) Giorgio Galli, "Hitler e il nazismo magico", ed.

    Rizzoli, Milano 1989, pag. 123.

    10) Vittorio Macioce - Carlo De Luca, "Seconda

    guerra mondiale", Ed. Hobby & Work, Monza 1997,

    pag. 36.

    11) Claudio Veltri, "Lenin, lo stregone", "L'Italia",

    Roma 1993, pag. 54.

    12) Nigel Pennick, "L'oracolo delle rune", Ed.

    Armenia, Monaco 1990, pag. 111.

    13) Roberto Salvadori, "La citt della follia", Storia

    & dossier, ed. Giunti, Firenze 2002, pag. 25.

    14) Nigel Pennick, op.cit., pag. 19.31

  • 15) Julius Evola, "Simboli della tradizione occidenta-

    le", Ed Arthos, Carmagnola - To, 1977, pag. 100, 102.

    16) Giorgio Galli, op. cit., pag. 112.

    17) Alfredo Castelli, "Enciclopedia dei misteri", Ed.

    Mondadori, Milano 1993, pag. 136.

    18) Marisa Camoirano, "Notizie sulla chiesetta S.

    Maria Assunta di Isana", Livorno Ferr. 2002.

    19) G. Franco Ven, op. cit., pag. 214.

    20) Francesca Di Rocco, "Sognare sull'Isola dei

    morti", "Area", Roma 2002, pag. 70.

    ******

    HIMMLER E LE SS

    II l mistero sembra comunque essere una costante sututto il percorso della vicenda legata al Terzo Reich,

    tanto che autorevoli studiosi hanno per questo usato

    termini come "magico" o "occulto" o "esoterico" o

    "segreto", quando non addir