Luglio Agosto2005
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pro
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1
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LE DUE UCCISIONIJANUSpag. 3
DA MATRIX AL RISVEGLIOANSpag. 7
AFRICA: UN CONTINENTE, MILLE IPOCRISIEGABRIELE GRUPPO
pag. 11
IL TRAMONTO DI UN SOGNO: FRANCE - AFRIQUEGABRIELE GRUPPO
pag. 14
EUROPA RISORGI!FEDERICO PRATI
pag. 18
LIMPLOSIONE BIOLOGICA DEL SUD DEL MONDOSILVANO LORENZONI
pag. 21
SPARTAAVATARpag. 25
IL CINGHIALE E LORSAALAINpag. 28
IL MONDIALISMOALECAVA
pag. 29
VICOLI DI STORIALODOVICO ELLENA
pag. 30
ADUNATA - MINNE XIV-XV-XVI-XVII ALCHEMICA
pag. 36
GUARDIA DI FERRO E LEGIONE ARCANGELOMICHELE
MILESpag. 37
LA SCIENZA PERDUTA DELLA STONE AGE (2a parte)MTHULE
pag. 41
OROSCOPO ESOTERICO: EVA BRAUNFRIDApag. 46
DI NOTA IN NOTAMTHULE
pag. 69
SOMMARIOSOMMARIO
NUMERO 7 - 8 NUMERO 7 - 8 LUGLIO - LUGLIO - AGOSTAGOSTOO 20052005
wwwwww.thule-italia.com.thule-italia.com
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Le due uccisioniLe due uccisioni
di Janusdi Janus
NNei testi della tradizione Tantra tibetana ed anchenella sua forma guerriero-ascetica generatasi in
Giappone, cio lo Zen, possibile riscontrare
un'espressione che definiamo particolare, che non
poche confusione ha potuto generare tra diversi e non
pochi ricercatori della Dottrina Tradizionale:"Se sulla
tua via incontri il Buddha, uccidilo". Per vivificare il
valore essenziale di tale insegnamento disquisiremo
in questo scritto circa due uccisioni, perch due sono
i sensi con cui pu essere intesa tale azione, perch
duplice la capacit di interazione dell'umano esiste-
re coi simboli, a secondo che essa sia condotta da
Helios o da Selene, dallo Zolfo o dal Mercurio, dal
sovraumano o dall'infraumano. In qualsiasi percorso
iniziatico che si consideri riscontrabile una rigida
gradualit ascetica, che pone ante omnia una corposa
formazione dottrinale unita ad disciplina ferrea di
purificazione interiore, che possa rappresentare cio
che i Filosofi Ermetici intendevano per Putrefactio in
Nigredo, come stadio iniziale e rigorosamente fonda-
mentale della rigenerazione che ha cominciamento
con l'Opera al Nero. In questa sede non possiamo,
anche sinteticamente, disquisire sulle varie fasi
dell'Arte - cosa a cui abbiamo accennati in diversi
nostri scritti -, ma vogliamo soffermarci su ci che
inizialmente contraddistingue una via spirituale,
caratterizzandola, conducendo il lettore al senso vivo
e diretto del nostro articolo. La fase iniziale d'ascesi,
a cui abbiamo fatto cenno, presenta delle profonde
analogie nelle diverse forme della Tradizione, analo-
gie che si riveleranno assolutamente non casuali, ma
espressione di un comune Metodo, di una primordia-
le Arte! Nelle tradizioni d'Oriente troviamo l'aspiran-
te yoghin completamente sotto il controllo del
Maestro, del Guru, con una duplice valenza: la guida
del discepolo e la rinuncia dello stesso a qualsiasi
manifestazione della propria individualit, la rinuncia
all'Io per la liberazione del S. Nella tradizione occi-
dentale diversi sono gli esempi in tal senso: l'iniziato
pitagorico, ricordiamo, era "costretto" al completo
silenzio per diversi anni dinanzi agli insegnamenti
del Maestro, proprio per quell'opera di mortificazio-
ne che risulta essenziale in qualsiasi opera rigenerati-
va. Julius Evola, inoltre, nei suoi Saggi sull'Idealismo
Magico ci parla delle tre vie di purificazione iniziale
all'iniziazione magica: la Via del Fuoco, come com-
pleto distacco dalle percezione sensoriali e dell'am-
biente; la Via del Dolore, come azione di distacco dai
vincoli della propria individualit; la Via dell'Amore,
come donazione dell'Io che non brama pi, che non
ha pi sete n desiderio. Questo il sentiero che con-
duce il myste verso una padronanza secca e solare,
temprandolo per le successive prove iniziatiche, que-
sto il sentiero che spesso viene scambiato erronea-
mente per devozionalit, essendone completamente
di natura opposta: rinunciare all'attivit del proprio Io
per assurgere a maggiore Libert, quella dimensione3
-
incondizionata che non conosce preghiere, idoli n
miti. Tali, quindi, sono le iniziali tappe ascensionali,
ermetiche, ascetiche che il myste deve percorrere
verso la Libert Assoluta, anche verso il proprio
Maestroeccoci al punto! L'Autarca, il dominatore
di s uccida il proprio Maestro, significando un supe-
ramento dell'eteronomia che lo legava all'insegna-
mento, avendolo assunto completamento in s, essen-
do divenuto Uno con esso: ma non Verit forse
quella che vuole la Traditio cessare di esistere all'av-
venuta Liberazione, assunta come mezzo, come nave
con cui si varca il guado, con cui si raggiunge l'altra
sponda? Questo il senso reale, vivo, iniziatico del-
l'espressione che indica al discepolo l'uccisione del
proprio Maestro, perch egli stesso ormai Maestro
e non pi discepolo, essendo la Veritas per lui in tutti
e in tutto, omne omne est!. E' l'uccisione liberatrice,
l'ultima fissazione alchemica, che ha trasmutato
tutte le alterit in identit:"Ti si impone cos una
disciplina di fermezza e di distacco, fino a che sia
creato un equilibrio, la qualit di una vita padrona di
s, libera rispetto a s, detersa dall'istintivit, dall'ap-
petito oscuro dell'essere naturale nella carne come
nella mente La natura solare ed aurea in te allora
potr rompere l'equilibrio ed essere pi forte: l'altro -
il tuo io, i tuoi sensi, la tua mente - sar sotto di te. E
potrai anche sospenderli: renderli inerti, neutralizzati,
fissati: il Silenzio, " l'estinzione della mania", il dis-
siparsi della nebbia. Allora nel tuo occhio rischiarato,
lampegger la visione ciclica, integrale: vedrai la tua
essenza trascendentale, il destino degli esseri e delle
cose tutte e il regno di " coloro che sono""(La Triplice
Via, Abraxa, da Introduzione alla Magia del Gruppo
di Ur). La comprensione, in tal ottica, diviene illumi-
nante, apre al ricercatore campi vastissimi e al guer-
riero mondi interi da conquistare, il realizzarsi del
Satori, del Vuoto che, allo stesso tempo, dona calma
interiore e volont, silenzio e affermazione, umilt e
fermezza: questa la prima delle due uccisioni, l'au-
tentica, la tradizionale, quella sotto il segno di Mithra
Invictus:" Sotto la spada levata dritta c' l'inferno che
ti fa tremare, ma v avanti e troverai la terra della
Beatitudine"( Musoshi Miyamoto). La seconda ucci-
sione quella sotto il segno di Maya, dell'illusione,
della superficialit, di un arrogante individualismo e
brevemente ne spiegheremo le caratteristiche. Chi
assume il suddetto insegnamento, rifiutando o igno-
rando che esso rappresenti la culminazione di un
cammino spirituale, lo usa il pi delle volte come giu-
stificazione rispetto alla propria impotenza o non-
qualificazione per un diritto pi alto di vita e d'esi-
stenza. Se l'uccisione ascetica presuppone un supera-
mento della dualit, della molteplicit, essa facendo
confluire il maturo adepto nella visione Una delle
cose, l'uccisione che definiremo individualistica e
tipicamente moderna si caratterizza per la propria
stretta familiarit con il mondo del libero pensiero,
per una sterile dialettica, per una vuota retorica, per
una sfrenata corsa all'esposizione del proprio Io, delle
proprie concezione, delle proprie opinioni. Un modus4
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vivendi che intimamente respinge ogni personale
sublimazione, perch ha paura di fare i conti con se
stesso, che rende relative le Verit che la sua natura
caduca, non eroica, borghese non gli permette di sen-
tire, di vedere ed erige a verit i relativismi dello
scientismo, del neospiritualismo, di tutto ci che
comodo assumere senza una drittura, un'ascesi, un
voler comandare senza aver imparato ad obbedire! E
sono l coloro che con la loro giovane presunzione
sono sempre pronti a giustificare od a condannare lo
Spirito con la Materia, a perdere il loro tempo parlan-
do e scrivendo di cose che non conoscono, di cui si
creano una loro idea, personalissima, uccidendo i
propri Maestri, senza che essi siano mai divenuti loro
discepoli, contrariamente alla loro immensa illusione.
Eh si! Ci si illude di superare una meta, che non si
mai raggiunta, che non si comprende nella sua viva
essenza tradizionale, magari confortandosi di avere
accanto tanti simili; come se il numero abbia mai
potuto giustificare o sostanziare un'idea, un'opinione
e se lo ha fatto, ci accaduto sempre in senso nega-
tivo, mai affermativo e normativo. Per tali viandanti
non cosa risibile l'iniziazione online ed un percorso
iniziatico consistente nella sola lettera di testi, nello
sperimentalismo dilettantistico di chi raccatta qual-
che rito o ricetta magica su qualche testo, su qualche
sito virtuale, di chi "leggucchia" Introduzione alla
Magia di Ur, il Magick di Crowley, qualche testo ind
o buddista, per poi avventurarsi nella respirazione,
nei viaggi astrali, nelle visualizzazioniquesti sono i
moderni esecutori! Uno stile precisamente indirizza-
to, inquadrato, una pratica comportante rinunce,
sacrifici, estrema volont per codesti fanciulli, ma
anche per troppi adulti, sono cose che la loro vista
non pu sopportare, sono responsabilit che il proprio
animo non pu assumere, quindi loro uccidono, evi-
tano l'ostacolo, fuggono davanti a s, innanzi ad una
luce troppo forte che si palesata, rifugiandosi nel
loro mondo fatato, con le loro impressioni rialzate al
rango di Immortali Principi, giudici ed inquisitori
contro chiunque metta in dubbio il democratico, trop-
po democratico spiritualismo, che alimenta e fagoci-
ta le loro giornate (ed anche le nottate) virtuali. La
loro cecit li rende liberi, non oscurati da qualsivoglia
dogmatismo, senza capire quanto sia vana tale pre-
sunzione, succubi, quali sono, dei pi noti fenomeni
di omologazione mondialista e moderna. Ci che
risulta assente una forma, uno stile, un'assunzione
di responsabilit, presupposti irrinunciabili! Eguale,
per, la condizione di chi si limita in una visione del
mondo mistico-devozionale, con le sue certezze,
priva di ogni slancio verso l'Assoluto, che illusioria-
mente crede di possedere gi nei propri dogmi, nel
proprio Dio, manifestando, per, quanto maggior-
mente possibile, una distanza invalicabile verso la
condizione di Libert di cui abbiamo precedentemen-
te scritto. Chi si fossilizza in forme religiose ormai
decadenti si preclude la strada per un pi arcaico
Sapere, confermando, rende normativo il distacco tra
umano e Divino, accettandolo, accettando la propria5
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caduca condizione d'impotenza, forse ancor pi peri-
colosa, perch voluta, ritualizzata e consacrata.
Quest'ultimi non uccideranno mai il proprio Maestro,
essendo servi pi che discepoli, avendo rinunciato a
priori alla loro potenza, alla loro volont, alla subli-
mazione del proprio demone. Il superamento, quindi,
deve divenire doppio: l'eccidio si estenda tanto alla
condizionalit della propria esistenza, del proprio
misticismo, quanto ad una Libert che sia realmente
tale, cio frutto di un processo trasmutatorio indivi-
duale, severo e spartano che contempli ogni aspetto
del nostro essere, al di l di puerili intellettualismi o
di fascinazioni filosofiche o pseudo-
iniziatiche:"Omnia orta occidunt et aucta sene-
scunt"(Sallustio). In merito a tutto ci, crediamo sia
immenso il patrimonio che l'opera del Divin Platone
ci ha consegnato in termini di educazione, di Paideia
correlata alla Prassi, proprio come insorgenza tradi-
zionale al dilagare del relativismo sofistico e come
Conoscenza, superamento attivo della Fede.
Seguendo tale Via, che quella arcaica della
Tradizione Occidentale, che nell'ultimo numero della
rivista Camelot, in prima pagina, riproponemmo un
preciso insegnamento ermetico-alchemico, che qui
vogliamo inserire in conclusione del nostro breve
scritto:"Patientiam, quia secundum Gebrum festinan-
tia a diabolo est; ideo qui patientiam non habet, ab
operatione manuali suspendat. Mora est etiam neces-
saria, quia omnis actio naturalis, quam sequitur ars
nostra, suum habet modum et tempus determinatum"
(Tommaso D'Aquino, Trattato della pietra filosofale).
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Da Matrix al Risveglio: Da Matrix al Risveglio: AppuntiAppuntiper il lettore di per il lettore di ThuleThule
di di AnsAns
PPer questo numero di Thule, voglio proporre alcunistralci di notizie, accuratamente selezionate per esse-
re agghiaccianti, il cui "risvolto" descrive puntual-
mente di cosa fatto il sistema: illusioni, bugie,
schiavit. Una sorta di Matrix appunto. E sulle spon-
de di Thule, l'isola degli iperborei, necessario, come
nel film citato poco sopra, ingerire la pillola che con-
sente di svegliarsi, di capire e trovare ci che cerchia-
mo da una intera vita: la libert rispetto alla schiavit
del sistema. Che poi questa schiavit assuma le fat-
tezze del genocidio dei popoli europei, basteranno
questi pochi esempi, alternati da qualche commento
di chi scrive.
"L'Europa sta morendo per mancanza di un numero
sufficiente di nuovi nati. E' come se le giovani donne
d'Europa pensassero: se la vita del tutto priva di
significato perch aumentare il dolore ? Tutto quel
che rimane il multiculturalismo, termine dietro il
quale si nasconde l'autodisprezzo. Tuttavia, c' anco-
ra un folto gruppo di europei a giudizio dei quali la
vita ha un significato, uno scopo e una direzione: si
tratta della grande fiumana di musulmani che conti-
nua a penetrare legalmente in Europa. Quei musul-
mani annientano in silenzio il [] Welfare State,
semplicemente con il loro ottimismo e con gli elevati
tassi di natalit. Ci che non sono riusciti a conqui-
stare con la forza delle armi [] ora lo stanno otte-
nendo quasi senza incontrare alcuna opposizione"
M. Novak, Il Giornale, 20/10/2004
E i giovani europei invece possiedono questo ottimi-
smo e questo senso della vita e delle cose ? Vediamo
quali sono stati i risultati di una recente inchiesta in
Piemonte, regione un tempo ricca (di denaro ) e di
tradizioni
"Il 65 % [dei giovani intervistati N.d.R.] ha messo al
primo posto [come sentimento pi radicato nella pro-
pria persona ] il sentirsi isolati, soli anche in mezzo
alla gente. Poi il 51 % ritiene che ci si costruisca una
barriera verso gli altri. Seguono la mancanza di
voglia o piacere di fare le cose ( 44 %) la tristezza (
40 % ) l'uso di sostanze stupefacenti o alcool ( 33,2%
) l' eccesso di sensibilit ( 21 % ). La ricerca di rischi
eccessivi tata indicata nel 17,9 % delle risposte: in
pratica il tentativo di uscire da una situazione tal-
mente opprimente, da rendere necessaria una solu-
zione forte, pericolosa. Anoressia e bulimia sono poi
una manifestazione di disagio per il 15,3 % degli
intervistati"
Massimo Putzu, La Stampa, Aprile 20057
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L'articolo continuava chiarendo che l'88 % dei con-
tratti di lavoro che interessano i giovani piemontesi
sia atipico. Quindi precario. Quindi impedisce di spo-
sarsi e farsi una famiglia. Quindi porta all'estinzio-
ne/genocidio degli italiani. Vi siete mai chiesti a cosa
serve la legge "Berlinguer", del cosiddetto "3+2",
quella che ha stravolto e distrutto l'universit italiana
? Questa legge ha come scopo quello di "sfornare" un
numero di laureati pari a quello degli altri paesi euro-
pei. Per farlo sono stati ridotti drasticamente i pro-
grammi, tanto che i miei colleghi pi giovani, quelli
che a differenza di scrive si sono iscritti al "3+2", non
hanno le basi per lavorare. Ma il vero problema, oltre
a quello della diminuzione del livello qualitativo del-
l'insegnamento, che il "3+2" ha portato a iscriversi
una massa di studenti pari al 120 % annuo in pi
rispetto a dieci anni fa. Questo significa che chi
sarebbe andato a lavorare a vent'anni circa, si sareb-
be sposato due anni dopo e avrebbe "donato un figlio
al nostro avvenire asfittico", adesso si iscrive all'uni-
versit, compie i 5 anni di studi ( nessuno infatti si
ferma ai primi 3 ) non trova pi lavoro perch le
aziende non offrono lavoro a tutti i laureati, anzi, cer-
cano di solito operai e piccoli impiegati. Quindi si
ritrova a 25 anni, con una laurea che non vale nulla in
termini di conoscenze, senza lavoro perch i laureati
sono troppi e chi ha fatto l'ordinamento "3+2" vale
meno sul mercato dei laureati vecchio ordinamento.
Quindi non si sposa, non fa figli e gli italiani si
estinguono.
Ma i problemi nel mondo del lavoro riguardano
anche gli extracomunitari non solo gli italiani ?
Falso, quanto emerge da recenti studi della regione
Lombardia, quella per intenderci con pi allogeni al
suo interno.
"Nel 2004 gli stranieri senza permesso di soggiorno
[ in Lombardia ] sono il 14 % del totale, contro l'11
% del 2003. Ma intanto diminuiscono i poverissimi e
aumentano gli immigrati con buoni stipendi: il 18 %
guadagna pi di 1.500 al mese. Attualmente gli
extracomunitari in Lombardia sono 650.000, e rad-
doppiano ogni 5 anni. Inoltre gli immigrati a reddito
molto basso, 500 , diminuiscono passando dal 15 %
del 2001 al 5 % del 2004"
A cosa pensano i nostri politici mentre accade tutto
ci ? Riportiamo un interessate intervento, sulle pagi-
ne de "La Stampa", di Livia Turco, ex ministro,
responsabile dell'ingresso di due milioni di immigra-
ti irregolari dal '99 al '01.
"[Titolo] Immigrati, il futuro convivenza. La
Parrocchia di Morozzo [il paese in cui Livia Turco
cresciuta N.d.r.] mi particolarmente cara. L sono8
-
stata battezzata, ho ricevuto la prima comunione e la
cresima. L da adolescente e da giovane ho pregato
con molta intensit. Anche Enrico [Il Figlio N.d.r.]
molto religioso. Davanti alla chiesa abbiamo trovato
un banchetto che offriva dolci tipici preparati dalle
diverse famiglie di immigrati e c'erano persone gen-
tili dal Marocco che li porgevano ai morozzesi. La
messa era affollata come sempre. Era celebrata da
Padre Ndasula Nulebo, originario dl Congo. Un
gruppo di senegalesi suonava i tamburi. Ciascuna
comunit ha preso la parola, attraverso il canto e le
preghiere, e cos si sono alternate le invocazioni ad
Allah del cittadino marocchino [] e il canto della
donna brasiliana. "E' stato pi divertente della messa
per la mia prima comunione" [dice il figlio dell'ex
ministro]. Gli immigrati ci sono ma non si vedono
[Evidentemente l'ex ministro ha problemi di vista.
N.d.r.] . Farli conoscere, diffondere la loro cultura, fa
bene a loro prima ancora che a noi [???]. Intanto
proseguono le azioni di inserimento, innanzi tutto dei
ragazzi [allogeni] che dice [il Parroco] don Antonio
dimostrano di avere una marcia in pi dei nostri figli
perch conoscono gi due o tre lingue, si interessano
della storia italiana, hanno uno spiccato senso della
religione, partecipano attivamente alla vita parroc-
chiale. [] La parrocchia si attivata per promuo-
vere il corso di arabo, ogni domenica dalle due alle
sei [ma non era il giorno del signore ? N.d.r.] E' pro-
prio vero che esiste un Dio delle piccole cose e sono
i suoi gesti quotidiani di reciproco riconoscimento a
tracciare il sentiero della convivenza e della cittadi-
nanza".
Leggendo questo articolo ringrazio gli Di di avermi
fatto pagano. Inoltre chi scrive ha grande stima del
cristianesimo medioevale e templare e proprio per
questo vede in queste azioni mortificanti del clero un
segno di blasfemia. Ma vediamo come si muove la
chiesa in altri ambiti legati agli allogeni.
"[Da un recente studio sull'immigrazione a Torino
promosso da un ente filo clericale] emergono dati
che si impongono all'attenzione: al San Luigi di Via
Ormea, il grande, attivissimo, oratorio salesiano di
San Salvario, gli adolescenti stranieri rappresentano
ormai il 75 % del totale dei frequentanti. [] Ma
anche in zone meno interessate dal massiccio inse-
diamento abitativo degli immigrati le percentuali
sono alte "
M.T. Martinego, La Stampa, Maggio 2005
Inoltre non sono pochi i casi di parroci che fornisco-
no documenti falsi per "regolarizzare" gli allogeni.
Poi ogni tanto i mass media fanno finta di accorgersi
del problema immigrazione.
9
-
Recentemente le TV hanno finto di accorgersi dei
reati compiuti dagli immigrati. Contemporaneamente
per cominciata sui canali televisivi principali la
solita melensa campagna anti razzista fatta di film
anti nazisti, talk show, telefilm e altre amenit.
Peccato per che da anni accadano reati a sfondo ses-
suale perpetrati dagli allogeni, vere e proprie "forze
di occupazione mondialista", nel disinteresse genera-
le e ci fanno credere che il fenomeno sia scoppiato
solo ora.
Nel settembre del 2003 il quotidiano La stampa dedi-
cava un breve trafiletto alla questione:
"[Molti] episodi di violenza nella prima settimana di
settembre a Milano. Una baby sitter sequestrata e
violentata da un gruppo di rumeni mentre tornava a
casa. Tre uomini, un peruviano e due ecuadoriani
hanno violentato una donna di 34 anni. Un egiziano
di 30 anni accusato di aver violentato una ragazzina
di 15 anni. A Milano sono stati 153 i casi di violenze
sessuali a maggiori di anni 14, 55 i casi di minori
abusati, rilevati [] nel 2003"
Chi si occupa di tutelare davvero gli Europei e gli
Italiani da tutto ci ?
Le sinistre: Non solo appoggiano l'immigrazione
incontrollata per poter usufruire di un bacino di voti
e di nuovi iscritti al sindacato ma soprattutto teoriz-
zano, come fa Toni Negri, l'avvento di un tipo umano
indifferenziato frutto del meticciato, che porter a ter-
mine la rivolta del proletariato su scala globale.
Le destre: Il centro destra forza politica in gran
parte immigrazionista che in Veneto, ad esempio, ha
promosso un bonus economico per incentivare la gi
rilevante prolificit degli allogeni.
Le chiese: basti la frase del nuovo Papa; "devono
venire meno le differenze tra le razze".
Il neofascismo: quando non apertamente immigrazio-
nista (per filiazione storica rispetto al fascismo ven-
gono citati i soliti ascari) generalmente anti razzista
e mentre il meticciato si diffonde loro urlano le soli-
te frasi stantie tipo "Viva Cristo Re", "Anche gli ebrei
sono fascisti", "Viva gli Ascari, Viva l'Impero".
Poi, come sempre, spuntano anche i soliti convertiti
all'islam, che portano avanti la loro personalissima, e
falsa, equazione "Immigrati musulmani =
Rivoluzionari"
Chi ha la forza di opporsi a tutto ci ? Tu lettore di
Thule se vivrai ci in cui credi e se non scenderai a
patti con il sistema. Svegliarsi e portare aventi, nel
tempo, il messaggio; essere pronti quando il sistema
croller 10
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Africa: Un Continente, MilleAfrica: Un Continente, MilleIpocrisieIpocrisie
di Gabriele Gruppodi Gabriele Gruppo
BBologna, Giugno 2000, il signor CherubiniLorenzo (alias Jovanotti), cantante di professione,
guru terzomondista nel tempo libero, decide di varia-
re dal suo troppo italiota pubblico d'adolescenti
urlanti, facendosi patrono di un improbabile festival
panafricano indipendente in Italia, invitando tutte, ma
proprio tutte, le realt del panorama musicale di que-
sto continente.
Risultato, enorme rissa razziale, con marocchini,
algerini, e maghrebini in genere, che al grido: "Via
sporchi negri!". Invitavano "gentilmente" gli africani
di pelle pi scura a togliersi dai piedi. Ovviamente un
fronte nigeriano, congolese, e di negritudine varia,
rispondeva con lo stesso "fraterno" tono, sfoderando
anche argomenti a serramanico, quale corollario dia-
lettico panafricano. Un incredulo Jovanotti, vista la
mala parata, decideva cos di togliere le terga dal non
troppo quieto palcoscenico, non prima per d'aver
piagnucolato il soccorso della sbirranza bolognese;
precedentemente rifiutata quale servizio d'ordine, nel
timore di urtare, con tale presenza "fascista", la sen-
sibilit degli allogeni in festa.
Questo solo un esempio di palese, bovina ignoran-
za di chi pensa che l'Africa sia "tutta uguale", e che
sia infondo "solo colpa del cattivo uomo bianco",
colonialista sfruttatore e xenofobo, se questi buoni e
simpatici africani non riescono ad esprimere tutta la
loro voglia di pace e fratellanza interetnica e multi-
razziale tanto in Europa, quanto a casa loro nei rispet-
tivi Stati di provenienza. L'Africa per , come ogni
continente, un vasto territorio complesso; esistono
"tante Afriche" culturali, spirituali, economiche, ogni
una con la sua storia, il suo presente e le sue prospet-
tive. In Europa esistono purtroppo solo due visioni,
entrambe errate, ma entrambe accomodanti per la
coscienza della massa.
Troviamo, infatti, chi vede l'Africa nel suo aspetto
turistico/documentaristico. Ore ed ore di ricercati e
ripetitivi filmati zoofili sul modus vivendi delle giraf-
fe e degli ippopotami nei parchi del Kenya, pelose
trasmissioni televisive sulla sensibilizzazione contro
il traffico di zanne d'elefante (poi per la presentatri-
ce di turno ti sfoggia un raffinato bracciale in avorio
la settimana dopo); o pi grezze campagne pubblici-
tarie d'operatori turistici che, sbavando prezzi "strac-
ciati", progettano "vacanze da sogno" in luoghi
incontaminati e folkloristici quali Zanzibar, Malindi,
Sharm el Sheikh (Africa ma non troppo), ecc.. Tutte
cose che fanno sentire all'europeo medio il fascino
dell'esotismo della porta accanto; facile culturalmen-
te, con un paio di documentari visti su National
Geographic o della BBC ci si sente edotti in poco
tempo, ed accessibile economicamente, tanto ormai
basta un finanziamento della banca/strozzino a tasso
agevolato e: "Via! Si parte!!".11
-
Questa mentalit da turisti organizzati, di per s gi
becera, va affiancata poi a quella dei "turisti estremi".
Veri e propri imbecilli patentati che, quali infantili
neo esploratori "fai da te", pensano bene di varcare le
sicure ed asettiche maglie di protezione dei "paradi-
si" di propriet dell'industria dei villaggi/vacanza, per
avventurarsi nell'Africa vera; che prontamente li
accoglie non con fiori, canti ed amenit annesse,
bens con una rapina a fil di machete, quando va
bene, o con una bell'esplosione su una mina antiuo-
mo, quando va male.
La seconda, distorta, visione che all'europeo viene
propinata sull'argomento "Africa" quella prove-
niente dai saccenti guru terzomondisti. Questi "signo-
ri" sono i portavoce e i cultori di quello che dovrebbe
essere l'eterno senso di colpa, il passato che non
passa, di noi europei, a causa delle lontane spedizio-
ni coloniali che caratterizzavano la politica estera di
molti Stati del vecchio continente (tra cui l'Italia), nei
riguardi dei popoli africani (e non solo), tra la fine del
XIX e l'inizio del XX secolo. Bene, che il fenomeno
"colonialismo" sia stata una porcata storica, amman-
tata da ogni sorta di giustificazione mendace, un
dato di fatto assodato e, spero, indiscutibile. Sfido
chiunque oggi a tessere le lodi di chi, con la scusa di
portar "progresso", di evangelizzare e di democrati-
cizzare, gettava le basi di un brutale e rozzo sfrutta-
mento economico. Anche coloro che auspicavano che
"la grande proletaria si muovesse" avrebbero fatto
meglio ad accendere il cervello, prima di parlare, visti
anche gli scarsi risultati ottenuti dal nostro paese in
quel periodo e la pesante eredit che ora "noi", nati un
secolo dopo, dobbiamo gestire. S perch oggi tutta
una linea di pensiero, portata avanti dai personaggi
pi svariati e stravaganti, intellettualoidi progressisti,
medici senza frontiere, artisti d'ogni categoria, cri-
stiani dalle pi inquietanti sfaccettature etnomasochi-
ste ecc.; tendono a voler continuamente addossare la
responsabilit della povert africana solo ed esclusi-
vamente sulle spalle di chi, uomo bianco qualunque,
deve confrontarsi ogni giorno con l'invadenza del-
l'immigrazione allogena, di cui la componente africa-
na ne considerevole in quantit e criminosit.
Secondo questo pensiero in fondo "tutti i bianchi
sono colpevoli" del neo colonialismo delle multina-
zionali, poco importa per che tutte le classi dirigen-
ti degli Stati africani, a vario livello, abbiano delle
partecipazioni azionarie di rilievo proprio nelle mul-
tinazionali a torto definite "bianche" o "europee". Un
esempio eloquente l'attuale antagonista dell'uomo
forte della Nigeria il generale Olusegun Obasanjo,
"democraticamente eletto" grazie a clientele etniche
(stranezze africane), cio il vicepresidente Atiku
Abubakar. Questo "simpatico briccone" stato presi-
dente di ben sette grosse compagnie private nigeria-
ne, nonch direttore generale della Nigerian
Universal Bank Ltd.. Oggi casualmente dirige il
"Consiglio Nazionale sulle Privatizzazioni" (National
Council on Privatization) ed ha gi avviato la secon-
da fase del piano di smantellamento delle attivit eco-12
-
nomiche statali, con il trasferimento a compagnie pri-
vate nazionali ed estere, collegate a lui ed anche al
Presidente Obasanjo ("democraticamente eletto" in
base a clientele etniche, ci tenevo a ribadirlo), di
societ pubbliche. Manco a dirlo questa "strana cop-
pia" d'amici/nemici vista da Washington e Londra
come un "faro" di democrazia e progresso nella lotta
sia contro il fondamentalismo islamico africano, che
contro ci che resta dell'economia tradizionale detta,
con il tono dispregiativo da economisti rampanti, "di
sussistenza". Il problema che dietro a questo agget-
tivo "di sussistenza" si cela in realt l'unico modello
economico che ha garantito la prosperit degli africa-
ni dall'alba dei tempi ad oggi, cio l'economia triba-
le; quella che per non permette l'accumulo di capita-
li o la speculazione finanziaria, ma che sfamava i
popoli e che avrebbe mantenuto l'Africa indipenden-
te sia dal debito estero sia dagli ipocriti interventi
umanitari delle varie O.N.U. od O.N.G..
Questi significativi esempi bastino per far capire
quanto ormai, tutto ci che concerne la rete di rela-
zioni Occidente/Africa non sia pi inquadrabile n
negli stereotipi del terzomondismo militante, di qual-
siasi provenienza, n in scenari da idillio naturalisti-
co. Quindi non si pu continuare a disinformare la
gente riducendo la complessit di un intero continen-
te a solo due punti di vista fallaci e grossolani. Oggi,
e va detto a chiare lettere, esistono responsabilit ben
precise dell'lite africana al potere; una classe diri-
gente matura, non certo sprovveduta o "vittima" dei
subdoli bianchi e dei loro eserciti mercenari, ma atti-
va in quello che l'attuale, disastroso, assetto del
continente in tutte le sue latitudini. Ci che si pu
ancora imputare alla nostra agonizzante civilt dei
"lumi democratici" e della "scienza esatta" il voler
ostinatamente insistere sul fatto che tutti i popoli del
pianeta possano esser organizzati politicamente ed
economicamente nel medesimo modo; con gli stessi
principi/guida e le stesse dogmatiche parole d'ordine.
L'Africa ci dimostra che la democrazia rappresentati-
va pu essere lo strumento di potere di una trib
dominante sulle altre, e che la tanto vantata economia
mercantile liberista sia semplicemente il modo in cui
poco meno del 20% della popolazione mondiale
possa chiedersi:
"Dove andiamo in vacanza quest'anno?"
Gabriele Gruppo
13
-
Il Il TTramonto di un Sogno:ramonto di un Sogno:France-AfriqueFrance-Afrique
di Gabriele Gruppodi Gabriele Gruppo
SSe dovessi pensare a qual per me l'essenza delconcetto di "France-Afrique" mi verrebbe subito alla
mente l'immagine, immortalata nel film di G.
Pontecorvo "La Battaglia d'Algeri", dell'ingresso
trionfale dei par francesi ad Algeri nel 1957.
Una folla di coloni europei e di maghrebini francofi-
li salutano l'incedere marziale dei militari giunti per
ristabilire "l'ordine" ed il dominio di Parigi, in quel
tumultuoso angolo d'Africa ancora controllato dalla
republique dei "lumi" e degli "immortali principi
democratici", contraddizioni della storia. L'ovazione
festante dei civili altrettanto in stridente contrasto
con gli occhiali scuri ed il viso truce di questi ultimi
gendarmi coloniali. Quest'immagine simboleggia
l'idea di un potere logoro e desueto che tenta di pre-
servare se stesso con ogni mezzo; con la precisa
volont di annullare la storia, ed i suoi processi orga-
nici di "nascita/sviluppo/morte".
Quando nel 1945, a Yalta, si riunirono i vincitori/scia-
calli del secondo conflitto mondiale, la preoccupazio-
ne strategica di Churchill per l'Europa era quella di
"rimettere in sella la Francia" (parole sue), di modo
d'aver manforte nel contenimento della potenza stali-
niana in Europa, virulenta ed infida. Cos De Gaulle
riusc a ritagliarsi, grazie ai buoni ed interessati
appoggi inglesi, un ruolo nel "club dei grandi" quale
preservatore di quell'idea colonialista borghese che
aveva dominato in occidente per quasi un secolo. Il
problema riguardava l'ormai radicalmente mutato
panorama internazionale, improntato dalla nascente
"Guerra Fredda" tra i due nuovi blocchi geopolitici
U.S.A/U.R.S.S.; in cui le pretese francesi trovavano
sia una marcata ostilit sovietica, che soffiava sul
fuoco dell'indipendentismo dei popoli sottomessi
nelle colonie per trarne vantaggio, sia una scarsa sen-
sibilit degli alleati occidentali, che non condivideva-
no pi metodi cos palesemente ottocenteschi nel
controllo delle sfere d'influenza strategiche.
De Gaulle comprese, dopo le rovinose sconfitte in
Indocina (Dien Bien Phu 7 Maggio 1954) e la dram-
matica escalation algerina, che la Francia non poteva
pi permettersi "figuracce" cos plateali, e che s'im-
poneva un cambio di strategia pi adatto ai tempi
nuovi. Persa cos ogni velleit in Asia, fu l'Africa a
diventare la "nuova frontiera" di quella grandeur di
cui Parigi non poteva fare a meno.
Tra il 1958 (viaggio di De Gaulle nelle colonie fran-
cesi) ed il 1966 (indipendenza del Botswana
dall'Inghilterra), gran parte dei popoli africani si tro-
varono raggruppati in Stati indipendenti, dai confini14
-
artificiali, e dalle molteplici difficolt etniche ed
organizzative. Il risultato fu che, accanto ad approssi-
mative strutture politiche, si crearono varchi e spazi
di manovra per il proseguimento di una politica di
sfruttamento delle risorse economiche dei neo Stati
indipendenti. Il concetto era semplice, attraverso con-
tratti/capestro s'imponevano alle lite africane di per-
mettere alle multinazionali straniere occidentali di
gestire tutto ci che poteva essere economicamente
appetibile, dalle miniere alle piantagioni, dalle infra-
strutture al commercio; tutto questo sempre, e
comunque, in nome del "progresso".
Mentre l'Inghilterra per prendeva posizioni politiche
sempre pi defilate, restando nella scia a stelle e stri-
sce, lasciando cos le multinazionali agire autonoma-
mente; la Francia divenne invece attivissima in quel-
lo che fu, e per certi aspetti a tutt'oggi, il suo sogno
di grande potenza nazionalista, l'idea della "France-
Afrique".
Questa vera e propria dottrina neo coloniale ha
accompagnato un gran numero di Stati africani e ne
ha influenzato negativamente il cammino, decretan-
done l'inesorabile sottosviluppo "pilotato". Le inge-
renze politiche ed economiche di Parigi sono innu-
merevoli nel corso dell'ultima met del XX secolo e
varie nella sostanza. Esse vanno dalla torbida storia
della secessione del Katanga, dal Congo ex belga
(1960/1963), alla presa di potere di Mobutu (1965),
quale "paladino dell'unit del Congo" e degli interes-
si francesi. Fino al gran numero di presidenti/autocra-
ti/cleptocrati che, come Mobutu, furono sparsi per
tutto il continente nero nel corso dei decenni post
coloniali.
Ecco alcuni illuminanti esempi:
Eyadma in Togo; oltre quarant'anni di "mandato"
indiscusso, defunto poco tempo fa, ma gi egregia-
mente sostituito dal suo degno figliolo per la "gioia
dei togolesi". Nota a margine, tutti i presidenti fran-
cesi, di qualsiasi parrocchietta politica, definivano
Eyadma "un buon amico".
Bokassa in Centroafrica; dedito al cannibalismo, e ad
altre "delicatezze" quali una smisurata ammirazione
per Napoleone, da cui scatur la sua idea d'autopro-
clamarsi imperatore del suo povero paese, con tanto
d'incoronazione fastosa, dove Parigi non fece manca-
re il suo "tocco di classe".
In Ciad Idriss Deby; che ha preso il posto del sangui-
nario dittatore Hissene Habr, stato recentemente
accusato di comprare armi con i soldi che la Banca
Mondiale ha donato al suo Paese per progetti di svi-
luppo. Non estraneo forse alla crisi in Sudan nella
regione del Dharfur.
Nella Repubblica del Congo/Brazzeville c' Denis
Sasso-Nguesso, protagonista di una sanguinosa guer-
ra civile nella fine degli anni Novanta, durante la
quale i miliziani a lui fedeli, riuniti in un gruppo
armato chiamato Cobra, si macchiarono di numerose
atrocit contro la popolazione civile nella capitale
Brazzaville e nei dintorni.
Theodoro Obiang Nguema invece presidente della15
-
piccola Guinea Equatoriale dal 1979, anno in cui fece
uccidere lo zio e sal al potere, diventando per le
organizzazioni dei diritti umani uno dei pi feroci
despoti della storia contemporanea del continente
africano.
El Hadj Omar Bongo del Gabon, un altro di quegli
eterni presidenti coccolati sapientemente da Parigi.
Questo satrapo nero ha, da quando salito al soglio
presidenziale oltre trent'anni fa, la "graziosa" abitudi-
ne di confondere le casse dello Stato con i suoi conti
bancari sparsi per mezza Europa. Cos come sono
disseminate per tutta la Francia e la Svizzera le sue
propriet immobiliari, probabilmente confinanti con
quelle di un altro cleptocrate africano, sempre "buon
amico" dell'Eliseo, il defunto Mobutu, ex dittatore del
Congo/Zaire, nazione dove ha lasciato un indelebile
ricordo di s e della sua visione di "democrazia
all'africana".
Purtroppo per la Francia i tempi cambiano, e la sua
grandeur, favorita e consentita comunque dalla glo-
bale contrapposizione della "Guerra Fredda", di
nuovo diventata pesante, ingombrante e desueta, pro-
prio in ragione della scomparsa del pericolo comuni-
sta dal continente africano. In questi ultimi dieci anni
la "France-Afrique" ha intrapreso, infatti, una fase di
crollo tanto politico quanto economico vistoso ed
irreversibile. Se nel 1960 i soldati francesi in Africa
erano una forza di cinquantamila uomini, oggi ne
restano solo diecimila. In oltre la loro presenza viene
sempre meno apprezzata. Il presidente (a vita) di
Gibuti, Stato affacciato sul Mar Rosso, Omar
Guelleh, non sopporta pi il distaccamento di tremila
legionari, preferirebbe, infatti, un bel gruppone di
marines americani, pagano di pi. In Costa d'Avorio
le cose non vanno meglio. La guerra civile tra il nord
ed il sud del paese ha reso i quattromila figli di
Francia, giunti l in missione di pace, poco graditi alla
popolazione ed al loro capoccia, il presidente
Gbagbo, che ritiene responsabile proprio Parigi della
situazione torbida nel nord ribelle.
Gli Stati Uniti stanno in oltre disseminando i loro
efficientissimi consiglieri militari in ben nove paesi
della fascia sahariana, tutti Stati fino a poco tempo fa
"legatissimi" alla vecchia potenza europea. E mentre
Chirac non trova di meglio da fare che stringere lega-
mi con Mugabe, il padre/padrone dello Zimbabwe,
che gli U.S.A. vorrebbero defenestrare, proprio Bush
fa piovere dollari sui paesi aderenti al Franco CFA
(Franc de la Communaut Financire d'Afrique), di
cui Parigi dirigeva di fatto tutte le scelte operative, e
ad altri "nuovi amici africani" per lo sviluppo demo-
cratico del continente; facendo cos definitivamente
affondare ci che restava del controllo anche moneta-
rio che l'idea "France-Afrique" portava tra i suoi stru-
menti.
Ma il peggio per la Francia ancora da venire; le
esportazioni africane verso gli U.S.A. nel 2004 fanno
segnare un aumento dell'88%, mentre la vecchia
potenza europea alle prese con una recessione eco-
nomica grave, che ne mina ogni velleit di rivalsa. In16
-
oltre, a quanto pare, tutto quel codazzo di dittatori e
di tiranni tanto "amici" scoprono ormai il fascino
d'oltre Atlantico, ed incominciano a preferire la
California o le praterie texane, ai palazzoni della
Loira o al Lago di Ginevra. Ingratitudine nera vera e
propria.
Cosa resta quindi dell'idea della "France-Afrique"?
Decisamente poco, e quel poco oltre tutto si sta deci-
samente dissolvendo. La Francia passata da ultimo
gendarme coloniale, nel secondo dopoguerra, a
mestatrice di un politica ambigua fatta dal sostegno
prezzolato a "presidenti eterni" e di ingerenze econo-
miche spacciate col termine "cooperazione e svilup-
po", che hanno portato le economie tradizionali dei
popoli di questi Stati nel circolo infernale del debito
estero e dello sfruttamento liberista ad opera dei gran-
di trust.
Ci che materialmente i francesi potranno ben presto
costatare sar lo scotto, che stanno comunque da
sempre inconsapevolmente pagando, di questa politi-
ca di grandeur cos ostinatamente perseverata.
Migliaia di allogeni africani, provenienti da tutte le
latitudini della "France-Afrique" imperversano ormai
in enormi quartieri autogestiti, ai margini delle loro
citt cos europee e benestanti; disprezzando i bianchi
e le loro leggi, ed arrogandosi ogni genere di diritto e
di libert in nome di un senso di rivalsa razziale, giu-
stificato paradossalmente da una propaganda cultura-
le etnomasochista il cui concetto portante :
"In fondo colpa nostra, siamo noi bianchi che li
abbiamo sempre sfruttati".
Al peggio non c' dunque mai fine.
Gabriele Gruppo
17
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EuropEuropa Risorgi!a Risorgi!
di Federico Pratidi Federico Prati
CCome etnonazionalisti vlkisch abbiamo il dovereimperativo di essere innanzitutto buoni Patrioti
Europei.
Abbiamo cio lobbligo morale di difendere le nostre
comunit di Sangue e Suolo, di opporci con tutte le
nostre forze ai mali che da troppo tempo affliggono
lEuropa: limmigrazione allogena, il mondialismo
massonico, la globalizzazione omologante, il mate-
rialismo comunista, il liberismo capitalista.
E solo letnonazionalismo vlkisch sar in grado di
ridare e ripristinare quella grandezza che da sempre
ha caratterizzato lEuropa, la Terra degli Arii.
Dalla Tradizione deriva il vero concetto di Patria ,
che il capo vandeano Charette , in lotta mortale con-
tro i rivoluzionari giacobini, seppe esprimere com-
piutamente: " La Patria per noi sono i nostri villaggi,
i nostri altari, le nostre tombe, tutto ci che i nostri
Padri , hanno amato prima di noi. La nostra Patria
la nostra Fede, la nostra terra, il nostro reMa la loro
patria che cos per loro? Voi lo capite? Loro lhanno
nel cervello, noi la sentiamo sotto i nostri piedi".
Patrioti dunque, radicati nellamore per i Popoli
dEuropa, per le nostre comunit etnonazionali, per
la nostra Tradizione, per la nostra Storia, per la
nostra Fede millenaria.
Ammantati in bandiere millenarie che mai conobbero
la sconfitta: il Leone di San Marco, la Croce di San
Giorgio, il Drap, l'Aquila Tyrolensis, la bandiera di
Lepanto e tutti quei meravigliosi vessilli europei
dIdentit e Tradizione che abbiamo ricevuto dai
nostri Avi come retaggio di tempi gloriosi e che oggi
facciamo garrire di nuovo nel vento impetuoso della
storia.
Il mondialismo, lungi dallessere una invenzione
complottistica, invece progetto di societ comple-
to, organico (elaborato da ambienti massonico-tecno-
cratici ) che portato avanti per tappe progressive
(per renderlo pi digeribile ai Popoli che lo subi-
scono) e che ha come scopo ultimo quello di imporre
ai Popoli un Nuovo Ordine Mondiale fondato sulla
distruzione e sulle macerie dellIdentit etnonaziona-
le e della Tradizione dei Popoli Europei. Un proget-
to preciso che interessa ed interesser ogni aspetto del
nostro vivere.
Massicce invasioni immigratorie, societ multiraz-
ziale, distruzione della famiglia tradizionale, denata-
lit, distruzione delle protezioni sociali, turbocapita-
lismo, sincretismo religioso: questi i tossici ingre-
dienti della ricetta mondialista che precisi ambien-
ti finanziari, politici e religiosi (ci riferiamo in parti-
colare ad associazioni di potere semi-segrete quali
Trilateral, CFR, Bilderberg) esportano per trasfor-
mare (meglio sarebbe dire sovvertire) le nostre
comunit.
18
-
Un vero e proprio governo occulto che muove dietro
le quinte della politica ufficiale, con potere immenso
per la realizzazione del tanto decantato "villaggio
globale".
Valori di riferimento e di distinzione sociale non
saranno pi l'appartenenza etnica ad una determina-
ta comunit di Sangue e Suolo bens il possesso di
beni materiali. Si passer cio dalla societ dellesse-
re (quella delluomo tradizionale) alla societ del-
lavere (quella dellhomo oeconomicus: l"uomo a
taglia unica"). Per determinare il proprio progetto i
pescecani della massoneria mondialista stanno
seguendo due strade: uneconomica che passa per
l'eliminazione della piccola e media impresa e dei
commercianti (e cio del sistema economico tradizio-
nale), concentrando il potere economico nelle mani
della grande distribuzione e degli ipermercati con-
trollati dalle cosiddette multinazionali; l'altra di tipo
sociale che (attraverso immigrazioni massicce ed
indiscriminate ) punta alla distruzione dei Popoli
affogando la loro identit antropobiologica nei gorghi
della prepotenza dei nuovi venuti. Per quanto riguar-
da laspetto economico l'eliminazione dei piccoli
commercianti e produttori avviene con l'aiuto delle
banche (veri e propri centri dusura con sempre meno
controlli) dei vari Paesi che schiacciano il piccolo
imprenditore con tassi d'interesse elevatissimi sulle
cifre concesse in prestito. Altro elemento che deter-
mina crisi nel settore del piccolo-medio commercio
quel liberoscambismo planetario (cio l'eliminazione
di barriere e protezioni) che mette a confronto il
panettiere di Verona con la multinazionale con i
risultati catastrofici che tutti possiamo immaginare (
e che abbiamo sotto agli occhi) per lossatura econo-
mica europea .
Il risultato che l'impresa o il negozio di medie
dimensioni costretto a chiudere i battenti o a cedere
l'attivit a gruppi finanziari legati alle summenziona-
te multinazionali.
Ma visto che mettere sul lastrico un popolo impadro-
nendosi della sua economia non sempre sufficiente
per annientarne l'orgoglio, il piano mondialista con-
templa una "soluzione finale" anche dal punto di vista
etnico e spirituale: ovvero la distruzione totale di tutti
i vincoli etnici, sociali, culturali, e affettivi che lega-
no ogni uomo alla propria terra e alla propria comu-
nit. La religione, le tradizioni, la cultura legano il
singolo ad un gruppo pi vasto (a partire da quello
familiare fino a quello etno-nazionale), la cui caratte-
ristica quella di essere formato da persone con un
retroterra comune, un idem sentire, la cui funzione
dovrebbe essere quella di proteggere i membri del
cerchio da pericoli esterni. Ma proprio l'esistenza di
queste istituzioni comunitarie fondate su basi etno-
culturali, ostacola i piani dell'alta finanza che mira
all'uomo schiavo della produzione e del consumo fine
a se stesso e che, per ottenere questo tipo di risultato,
deve pescare in una societ snaturata, dominata dal-
l'individualismo e dall'egoismo.
19
-
Ecco allora gli attacchi alla famiglia tradizionale
(pensiamo allaborto usato come contraccettivo che
ha sterminato milioni di Europei!).
La sinistra mondialista (serva sciocca dei Poteri Forti
e della Grande Finanza Cosmopolita) preme non solo
per il riconoscimento delle coppie omosessuali ma
anche per concedere loro la possibilit di adottare dei
bambini (quando nello stesso tempo si rende difficol-
toso a coppie eterosessuali di liberare tanti bimbi
dalla prigionia degli orfanotrofi). Si vuol dunque far
passare lidea che la procreazione non deve necessa-
riamente passare dall'unione uomo-donna e non
legata al concetto di "famiglia". Al di l dell'aspetto
morale e affettivo c' poi da considerare l'altro fonda-
mentale obiettivo perseguito dai nemici della Natura
che combattono la famiglia: la sua decadenza impe-
disce il normale ricambio generazionale e si ripercuo-
te sulla configurazione demografica dell'Europa: un
continente di vecchi di cui a sentire i filosofi "pro-
gressisti" dovremmo andare fieri. Peccato che poi
questo continente di debosciati forzatamente sterili
debba farsi carico dei milioni di pargoletti che gli
immigrati sfornano a ritmo continuo con l'assenso e i
cospicui sussidi di quegli stessi Stati che sconsigliano
(e praticamente impediscono) ai propri cittadini ori-
ginari di mettere al mondo figli. Un controsenso? No,
perch la diminuzione delle nascite di bimbi europei
e 1'aumento vertiginoso di figli di coppie di invasori
o, peggio ancora, di coppie miste il primo passo
verso la realizzazione della famigerata societ multi-
razziale. Una societ in cui tradizioni, religioni e cul-
ture originarie sono viste come cose estranee, prive di
senso e sostituite da un unico valore: il denaro.
Il mondialismo un vortice infernale dove vedremo
sparire ogni legame etnico-tradizionale e ogni orgo-
glio e dal quale uscir , forgiato nelloscurit, secon-
do la terrificante visione dei suoi ideologi, luomo
nuovo. Luomo nuovo che altro non sar che lapoli-
de perfetto, il consumatore globale, lidiota, senza
sentimenti; intanto nei dorati palazzi dellolimpo
mondialista una ristretta cerchia di potenti gestir
tutto il potere senza pi nessun controllo.
Di fronte a questo fenomeno distruttivo nostro
dovere di etnonazionalisti vlkisch contrapporci!
Con tutte le nostre forze! Tanto pi il nemico pre-
potente, tanto pi degna di essere combattuta sar la
battaglia che ci aspetta!
Federico Prati
Segretario della Associazione Culturale Identit e
Tradizione
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LLimplosione biologica delimplosione biologica delSud del mondoSud del mondodi Silvano Lorenzonidi Silvano Lorenzoni
NNel 1990, un lungimirante autore tedesco, ManfredRitter1, scrisse che il terzo mondo era sullorlo del-
limplosione biologica e che il mondo civile non
aveva la possibilit di impedire quellimplosione.
Lunica sua scelta possibile era di essere oppure non
essere esso stesso risucchiato dal vortice. Ma per non
esserne risucchiato, esso avrebbe dovuto voltare le
spalle al terzo mondo. Entrambe queste possibilit,
prospettate da Manfred Ritter, stanno cominciando a
prendere forma adesso, alla svolta del XXI secolo.
Iniziata verso il 1950, lesplosione demografica del
Sud del globo fece s che quelle masse umane passas-
sero dal 20% della popolazione mondiale all80%
circa, verso il 1990. Tale fenomeno fu dovuto non
soltanto, e forse non principalmente, allintroduzione
in quei territori di pratiche e strutture mediche e ospe-
daliere proprie del mondo civile - difatti, lesplosio-
ne demografica l continu anche dopo la decoloniz-
zazione, che determin il collasso quasi immediato di
quelle pratiche e di quelle strutture -, ma piuttosto al
fatto che la colonizzazione aveva provocato la cesura
di certe abitudini che gli indigeni manifestavano da
tempo immemorabile e con le quali contenevano la
loro crescita numerica e mantenevano il proprio equi-
librio con la natura. Erano abitudini che si esprimeva-
no in pratiche anticoncezionali, ma soprattutto nel-
luso indiscriminato dellaborto, dellinfanticidio,
delleutanasia, delluccisione di infermi, di disabili,
di invalidi, di vecchi. E nello stesso modo che
lesplosione demografica del terzo mondo provoc
reali effetti catastrofici, assai probabili sono da consi-
derarsi le conseguenze catastrofiche della sua implo-
sione, una volta che i fattori innescanti abbiano dimo-
strato piena efficacia.
Il punto sullargomento stato fatto nel gennaio
2004, al 36 congresso dellassociazione GRECE2.
In tale occasione, Herv Coteau-Bgarie ha presenta-
to alcune statistiche che indicano come sia in atto un
calo demografico su scala globale, dovuto essenzial-
mente alla ripresa delle epidemie: le malattie, in par-
ticolare lAIDS, stanno ridiventando un fattore essen-
ziale nellandamento demografico umano. Con lec-
cezione della Palestina e dello Jemen - ancora fino al
2003 -, tutti i grafici della popolazione mondiale
hanno cessato di avere quella disposizione a pera
caratteristica delle popolazioni in crescita sfrenata
dove c una preponderanza assoluta di bambini, per
assumere quella a salsiccia delle popolazioni in via
di invecchiamento, prodromo di quella a fungo vele-
noso, caratteristica adesso dei paesi civili, dove la
popolazione in massima parte formata da vecchi. E
nel terzo mondo incomincia a esserci, anche l, una
preponderanza di vecchi, perch i vecchi sono meno
propensi a essere colpiti dallAIDS. La relazione di
Herv Coteau-Bgarie riflette comunque tendenze
gi riprese occasionalmente dalla stampa quotidiana21
-
ancora alla fine degli anni Novanta. Chi labbia
seguita con una certa attenzione, non avr mancato di
percepire come la crescita numerica del terzo mondo
abbia subto una battuta di rallentamento e forse dar-
resto. Pur se la sua contrazione risulta gi evidente,
lecito pensare che si stia assistendo ai prodromi di
una implosione che - lo si ripete - una volta innesca-
ta proceder quasi sicuramente in modo catastrofico.
Il fattore principale costituito dallAIDS, ma anche
da altre malattie. Ci si pu aspettare che, nellAfrica
nera e nel Sud-est asiatico, numerose patologie
(soprattutto virali) stiano per subire quella mutazione
che permetter loro il passaggio da individuo umano
a umano - invece che solo da animale a umano come
avviene ora -, per divenire in breve tempo dei nuovi
AIDS3. Fenomeni del genere contribuirebbero in
modo decisivo al carattere vorticoso del declino
demografico del Sud del Mondo.
Viceversa, le comunit terzomondiali incistite nel
mondo civile stanno benissimo e la loro crescita
numerica esponenziale: molto superiore a quella
delle popolazioni ospitanti che rischiano, di questo
passo, di esserne travolte a breve termine (poche
generazioni?)4. Il terzo mondo, che nelle sue zone
circumtropicali originarie in via di annientamento
biologico, si trasferisce, per sopravvivere, nel mondo
civile. E nel mondo civile continua a perpetuarsi,
perch qui esso dispone di un sistema produttivo e
sanitario ancora funzionale, da continuare a parassi-
tare. Se dovesse mancare questultimo, anche gli
extracomunitari presenti nelle zone settentrionali e
occidentali del pianeta sarebbero destinati allestin-
zione a pi o meno breve termine: da soli, non ce la
farebbero mai a evitare lo stesso destino dei loro con-
generi rimasti nelle terre di origine5.
E potrebbe esser proprio la presenza degli stranieri a
innescare lo sfacelo di quel vivere civile dal quale
essi stessi dipendono. Sappiamo che non pi del 25%
degli stranieri presenti in Europa risulta funzionale6
alleconomia europea, cos come questa adesso
strutturata. Invece, il restante 75% costituito da
parassiti che rappresentano un peso sociale oppri-
mente e minaccioso. Ma la influenza di questi ultimi
nel campo sanitario ancora pi grave.
Specificamente nel Veneto, il 40% dei finanziamenti
per la sanit assorbito dagli extracomunitari, i quali
compongono forse il 10% della popolazione totale7.
Negli ospedali europei, il 50% dei posti letto destina-
ti alle malattie infettive gi monopolizzato da extra-
comunitari8. E ancora pi indicativo rimane il caso
dellAIDS: esso uno dei tre fattori principali che
stanno determinando linflazione dei costi sanitari
(assieme allinvecchiamento della popolazione e al
prolungamento delle fasi terminali di certe patolo-
gie)9. Eppure, gli europei contraggono sempre meno
lAIDS: in Italia, per esempio, fra gli italiani inter-
vengono attualmente circa 3.000 casi di contagio
allanno, contro i circa 20.000 degli anni Ottanta10
(mentre il numero complessivo dei casi registrati in
Italia di 53.000, 34.000 dei quali gi morti11: que-22
-
sti ultimi, presumibilmente, non gravano sulle spese
sanitarie...). LAIDS, in Europa, un fenomeno ades-
so essenzialmente di importazione: le cifre ufficiali
del ministero italiano della sanit indicano che il 15%
degli immigrati terzomondiali in Italia risulta siero-
positivo12 e quindi c da scommettere che le cifre
reali siano almeno il doppio. Con i sieropositivi
extracomunitari arrivano, fra laltro, sempre nuovi
ceppi di virus13. E in Europa ormai lAIDS non pi
ereditato dai neonati14: il contagio dei neonati non si
registra pi grazie allazione di parto cesareo, tratta-
mento della madre con farmaci antiretrovirali e allat-
tamento artificiale. A parte il costo di questi interven-
ti, che sicuramente altissimo e totalmente a carico
del contribuente europeo, ecco un chiaro esempio di
quanto si detto pi sopra: il terzo mondo si trasferi-
sce nel mondo civile per potere sopravvivere e per-
petuarsi.
A questo tipo di notizie si d poca pubblicit, mentre
i mezzi di comunicazione preferiscono dare risalto a
proiezioni che pretendono di indicare tutto il contra-
rio oppure che, interpretate per quel che veramente
dicono, risultano contraddittorie. Come esempio di
questultimo caso, proponiamo un fantasioso prono-
stico proveniente dagli Stati Uniti dAmerica15:
secondo esso, nel 2050 ci saranno sul pianeta quasi 9
miliardi di bipedi, dei quali solo il 4% sar nei
paesi avanzati e il rimanente 96% ammassato nel Sud
del mondo, soggetto alla fame e alle malattie, soprat-
tutto a una pandemica sieropositivit. Non assoluta-
mente chiaro come una situazione del genere possa
essere raggiunta. Gli stessi organismi internazionali
ci assicurano infatti che i sieropositivi possono esse-
re oggi contati in diecine (non in centinaia) di milio-
ni, e sostengono pure che lAIDS la quarta causa di
morte nel mondo16 e che nellAfrica subsahariana
l80% dei minorenni sono orfani perch i loro genito-
ri sono morti di AIDS17.
Agisce una logica perversa dietro questa disinforma-
zione e a questo occultamento della verit, che obbe-
disce a un fatto: lesistenza di quelle masse larvali,
pullulanti e infette, divenuta una necessit del
mondo contemporaneo, intossicato da ideologie uma-
nitarie - e anche quando il terzo mondo sar sprofon-
dato nel vortice della dissoluzione, e fino a tanto che
quelle ideologie continueranno a prevalere, esso con-
tinuer a esistere, per forza, sia pure di unesistenza
virtuale fabbricata dai mezzi di comunicazione di
massa.
I marxisti puntano ora pi che mai sulle masse terzo-
mondiali dimportazione per assicurarsi il potere
politico futuro, perch saranno gli immigrati terzo-
mondiali a formare, secondo loro, il futuro serbatoio
di voti progressisti. Gi negli anni Venti, fra i primi
bolscevichi, cera chi assicurava che la leva per far
saltare il mondo borghese sarebbe stata costituita
dalle masse di colore - ma questo tipo di previsioni si
riferiva, allora, soprattutto allAmerica. Adesso, inve-
ce, che la cosiddetta lotta di classe fallita in tutto il
mondo civile, le sinistre, per cercare di non scom-23
-
parire, puntano sulla creazione di un nuovo sottopro-
letariato miserabile, che sar formato da extracomu-
nitari di importazione, contrapposto a quel che rimar-
r della popolazione europea autoctona. Il fondo dal
quale viene la materia prima per la fabbricazione di
questo nuovo sottoproletariato il terzo mondo - per
cui la sua scomparsa taglierebbe le gambe alla sini-
stra. Ne segue che esso per la medesima una neces-
sit vitale.
S gi detto che, secondo le tendenze attuali, si
intravvede la possibilit che il terzo mondo, importa-
to in quello euroccidentale e nordamericano attraver-
so tutta una rete di complicit e di protezionismi,
minacci di travolgerlo e di annientarlo. Herv
Coteau-Bgarie pessimista, ma ricorda, concordan-
do con il geopolitico Jordis von Lohausen18, che la
storia il regno dellimprevedibile. E, a ben vedere le
cose, niente poi tanto pazzesco come laffermazio-
ne che la storia : il futuro asso-
lutamente aperto, e a fare la storia sono sempre stati
e sempre saranno gli uomini - almeno fino a quando
rimarranno uomini in piedi.
Silvano Lorenzoni
Presidente della Associazione Culturale Identit e
Tradizione
1 Manfred Ritter, Sturm auf Europa, Hase und
Koehler, Mnchen, 1990.
2 Herv Coteau-Bgarie al 36 colloquio annuale del
GRECE, Parigi, 18 gennaio 2004. Un ottimo riassun-
to in italiano del suo intervento stato pubblicato dal
mensile Orion,Milano, febbraio 2004.
3 Cfr., per esempio, Libero, Milano, 24 agosto 2003.
4 Herv Coteau-Bgarie, cit.
5 Cos si espresse anche Guillaume Faye, nel suo
libro (di recente sequestrato in Francia)
La colonisation de LEurope, LAencre, Paris, 2000.
6 Funzionali non significa indispensabili. Con un
sistema sociale e politico diverso dallattuale,
anche leconomia verrebbe articolata in modo da
non avere necessit di alcun extracomunitario.
7 Notizia appresa dallautore alla Scuola Quadri della
Lega Nord a Verona, il 4 dicembre 2004.
8 Cfr., per esempio, La Padania, Milano, 28 maggio
2002.
9 A. M. Giacomin, Welfare comunitario, opuscolo
della Lega Nord, Milano, agosto 2002.
10 Cfr. La Padania, Milano, 19 novembre 2004.
11 Cfr. Il Giornale, Milano, 31 luglio 2004.
12 Cfr. La Padania, Milano, 24 novembre 2002.
13 Cfr. La Padania, Milano, 29 novembre 2003.
14 Cfr. La Padania, Milano, 25 giugno 2003, nonch
lopuscolo della Bundeszentrale fr gesundheitliche
Aufklrung, AIDS von A-Z, Kln, 2004.
15 Cfr. La Padania, Milano, 18 agosto 2004.
16 Cfr. Il Giornale, Milano, 31 luglio 2004.
17 Cfr. La Padania, Milano, 10 dicembre 2004.
della missionaria, Minimum Fax, 1997.
18 Jordis von Lohausen, Mut zur Macht, Vowinckel,
Berg am See, 1979.24
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SSppartartaa
di di AAvatvatarar
SSparta significa la "sparpagliata" e oggi avr si e nocinquemila abitanti.
E' rimasto ben poco di quella stupenda stirpe dorica.
Ma un tempo, un uomo, un legislatore, in questa citt
cre un sistema sociale che rimarr alla storia,
appunto il sistema "spartano".
Il suo nome era Licurgo. In quel tempo su una massa
di trecentomila anime pelagiche o mezzo achee
dominava la minoranza guerriera dei trentamila con-
quistatori dorici, aldil di quelle montagne solo
Atene rimaneva immune alla loro avanzata.
A Sparta gi esisteva una struttura aristocratica, in cui
era la Stirpe Dorica a detenere il comando, ma
Licurgo aggiunse delle fondamentali linee educative.
Sulla sua figura storica si irradia un alone di mistero,
si dice che sia vissuto circa novecento anni prima
della nascita di Cristo. Non era un Re ma fu lo zio
nonch tutore del giovane sovrano Carialo. Licurgo
and a trovare il modello della sua costituzione a
Creta, quando torn annunci che era stato l'oracolo
di Delfi a suggerirgliela in nome degli Dei.
Una sera Licurgo parlava agli Spartani della sua legi-
slazione, e un giovane di nome Alcandro lo colp con
una pietra su un occhio, fu lui stesso a sottrarlo alla
furia della folla e lo port con lui a cena, punizione
che non si sarebbe aspettato nessuno. Durante la notte
spieg al feritore perch intendeva dare a Sparta delle
leggi cos dure, cos, convinse Alcandro che divenne
il suo pi fedele propagandista. Storie simili si ripete-
ranno anche con altri "tiranni" della storia.
Le sue leggi divennero in poco tempo la consuetudi-
ne e formarono tutto il costume di quel popolo.
Bastano le sue stesse parole: "Le mie leggi sono il
disprezzo del comodo e del piacevole", cos annunci
alla folla: "Partir per Delfi, voi dovete mantenerle in
vigore fino a che io non torner". Arrivato a Delfi si
chiuse in un tempio e si lasci morire di fame, cos le
sue leggi rimasero per sempre valide.
Il sistema politico era gestito da una diarchia in modo
che un re potesse vigilare l'altro e il Senato si doveva
occupare delle loro possibile diatribe, questo era
composto da ventotto membri tutti al di sopra dei ses-
santenni. Quando moriva un senatore i candidati alla
successione sfilavano nell'aula in fila indiana, veniva
eletto chi riceveva i migliori applausi. Al Senato sot-
tostava l'Assemblea e a questa una Camera a cui
accedevano tutti i cittadini con un'et al di sopra dei
trent'anni, era essa a nominare i cinque efori, ossia i
ministri che dovevano applicare la legge, ma non era
tanto questo a darli quel carattere che differenziava
Sparta dagli altri stati dell'antichit. Ma furono le
regole ascetiche e guerriere con cui si doveva educa-
re la giovent. Si detto che Sparta non aveva un
esercito ma lo era. I Cittadini non si dovevano dedi-
care all'industria e al commercio ma dovevano riser-
varsi solo per la politica e la guerra. Era vietata l'im-25
-
portazione dell'argento e dell'oro e anche le monete
furono sempre e solo di ferro.
Quando nasceva un bambino, questo veniva esamina-
to da una commissione governativa, i minorati fisici
erano soppressi lanciandoli dal picco del Taigeto, gli
altri venivano fatti dormire all'aperto anche d'inverno
in modo che solo i pi robusti e atti alla resistenza
potessero sopravivere, e chi sposava una donna poco
fertile pagava una multa. Non vi era posto per nessun
tipo di morale "mediterranea" e il marito doveva
dolersi se la moglie lo tradiva con uno pi alto e forte
di lui. Licurgo disse che la gelosia in questa casi era
ridicola e immorale.
Il bambino a sette anni andava a vivere nel collegio
militare dove veniva istruito a spese dello Stato, in
ogni classe era nominato un paidonomos, e questo
doveva essere il pi rispettato, il pi forte e il pi atto
al comando, veniva cos applicato il fuhrerprinzip .
Le loro menti non erano occupate con inutili nozioni,
dovevano saper leggere, scrivere e conoscere la sto-
ria dei loro Avi per emularne le gesta. Cantavano in
coro nelle loro lunghe marce, era amata la musica,
come era amata nella Prussica del secolo scorso. Ci
fu un tempo in cui si cerc si importare stili musicali
stranieri, ma gli efori lo impedirono.
La vita militare dello spartano continuava fino ai
trent'anni, senza mai conoscere n il letto n le altre
comodit domestiche. A questa et doveva tornare a
casa per sposarsi.
Nelle palestre di sparta giostravano nude le ragazze
che cos non avevano segreti da nascondere ai guer-
rieri che sceglievano la pi florida e sana. Il celibato
era punito con la nudit anche d'inverno e doveva
cantare un inno in cui riconosceva di aver disobbedi-
to alla legge.
Si mangiava tutti insieme nella mensa pubblica, fino
ai sessant'anni, qui la dieta era rigorosa e chi ingras-
sa oltre un certo limite veniva mandato al confine, i
borghesi ingrassati di oggi si troverebbero assai male.
Ogni lusso era un oltraggio alla societ.
A Sparta vivevano trecentomila servi di trentamila
Dori. Un sibarita and in visita ed esclam : "Sfido
che gli Spartani sono bravi soldati. Facendo questa
vita che paura possono avere di morire?"
Platone esalter la grandezza di Sparta.
Le mamme salutavano i propri figli che partivano per
la guerra con un ritornello che faceva: "Torna sullo
scudo o sopra di esso", perch lo scuso era cos
pesante che per fuggire occorreva buttarlo via, e in
caso di morte serviva da bara.
La forza centripeta della sua societ e i suoi eroici
costumi la tennero in piedi pi di Atene.
I Dori, questa stirpe nordica discesa dal baltico fon-
darono una potenza militare che per secoli fece tre-
mare di paura i suoi vicini, e il perch essi si diedero
tale forma sta nelle corde che suonavano nella loro
anima. Essi diramandosi per la Grecia furono i fauto-
ri della cultura ellenica, cultura che ancora oggi ci
illumina e ci irradia in tutta la sua grandezza, e se noi
oggi uniamo la luce dell'ellenismo con la potenza26
-
dello spirito germanico vediamo l'Europa della
Tradizione, e cos otteniamo di fronte a noi il pi
sublime simbolo della Bellezza.
Roma fu degna di Sparta? Certo conosciamo la Roma
dei Patrizi della Repubblica, ma questa non la
Roma dell'impero, di quell'impero che di fatto non
tenne mai alla conservazione di una identit romana,
chiunque poteva essere cittadino romano. Resta certo
il Mito della Roma che pi amiamo, ma allora qui
urge una distinzione, a cui non ci si pu sottrarre. E'
una discussione che ha impegnato negli anni tanti
studiosi e pensatori, stata spesso fonte di forti dia-
tribe, e ancora c' da discuterne. Non credo per che
uomini della Tradizione possano dubitare del fatto
che la prima Sparta rimane come un candido fiore di
fronte al caos tenebroso dell'ultima Roma, e questa fu
tale perch all'Impero si prefer poi l'imperialismo.
27
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Il Cinghiale e lOrsaIl Cinghiale e lOrsa
di di AlainAlain
II l cinghiale e l'orsa sono due simboli di origine iper-borea. Il cinghiale rappresenta l'autorit spirituale dei
Druidi, mentre l'orsa il potere temporale dei
Cavalieri. Caste equivalenti a quelle indiane dei bra-
mani e dei kshatriya. Oggi noto che la civilt celti-
ca rappresent il punto di passaggio e di unione fra la
tradizione iperborea e l'Atlantide, "sostituto" del cen-
tro originario. Anche la tradizione ind deriva da
quella primordiale e iperborea (Veda) e il cinghiale
presente e vivo come varha, ovvero la terza delle
dieci manifestazioni (avatra) del dio Vishnu nel
ciclo attuale (manvantara); e l'intero ciclo della mani-
festazione del nostro mondo (kalpa) definito come
vta-varhakalpa, ovvero "ciclo del cinghiale bian-
co". Per questo la terra sacra polare fu anche chiama-
ta Vrh, cio "terra del cinghiale". Quindi il cin-
ghiale simbolo spirituale e segno dei Druidi che
vivevano il loro ministero in isolamento, nel ritiro
nella foresta, come gli ind, proprio come questo sel-
vaggio animale. Vrh anche un aspetto della akti
(sposa) di Vinu (sua terza manifestazione) e dato il
carattere solare di questo dio, la cosa ci riconduce alla
"terra solare" o "Syria" primitiva, che un'altra delle
designazioni di Thul iperborea, cio del centro spiri-
tuale primordiale. La radice var, quindi, del nome
sanscrito cinghiale nelle lingue del Nord si ritrova
nella forma bor e quindi, l'equivalente di Vrh
"Borea", mentre il termine "Iperboride" fu usato solo
dai Greci quando ne ebbero gi perso il senso. Vara
anche significato di elezione per cui la regione aveva
il senso di "terra degli eletti", "terra dei santi", "terra
dei beati".
Anticamente il cinghiale rappresentava la costellazio-
ne dell'Orsa Maggiore (anche chiamata della bilancia
o tul, quindi si ritorna alla Thul). Questa sostituzio-
ne dei nomi espresse la lotta fra il cinghiale e l'orso,
nella rivolta del potere temporale civile contro i rap-
presentanti spirituali. "Borea" divenuta da "terra del
cinghiale", "terra dell'orso" durante il predominio dei
kshatryia al quale mise fine Parau-Rma, secondo la
tradizione ind. In quel periodo l'Orsa maggiore ebbe
il nome di sapta-riksha, dove riksha il nome dell'or-
so come in celtico arth, in greco arktos e in latino
ursus. Le sette stelle dell'Orsa erano le sette luci
dimora simbolica dei sette Rshi che trasmisero la tra-
dizione. In seguito lo stesso nome fu passato alle sette
stelle delle Pleiadi, nel periodo di Atlantide ed infatti
le Pleiadi erano le sette figlie di Atlante, chiamate
anche le Atlantidi. La rivolta dei kshatryia in Grecia
fu espressa dalla caccia al cinghiale di Calidone e
quel cinghiale era bianco. Atalanta sarebbe stata
nutrita da un'orsa e questa rivolta sembra inquadrarsi
in Atlantide, quindi. Il nome Calidone lo ritroviamo
nel nome dell'antica Scozia, ovvero Calidonia, paese
dei "Scaldi" o "Celti". Ma i due simboli del cinghiale
e dell'orsa non furono solo in lotta, ma si affiancaro-
no anche come nel caso del potere spirituale del
Druido Merlino e del potere temporale di Arturo.
Merlino, il cinghiale, non ucciso nella foresta ma
solo addormentato da una potenza femminile, mentre
Arturo ha un nome che deriva da quello dell'orso, arth
(come la famiglia McArth appartiene ad un clan guer-
riero).
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Il MondialismoIl Mondialismo
di di AlecavaAlecava
Da qualche anno tutti i sedicenti antagonisti didestra e sinistra urlano la loro rabbia contro il mon-
dialismo. Ma cosa vogliono indicare con questo
nome?
Il mondialismo una strategia di controllo totale su
Stati, Nazioni, Popoli. E' onnipresente nessuno pu
distaccarsi dalla sua presenza. E' una strategia del
Grande Capitale per occupare tutti gli spazi delle
nostre vite quotidiane.
I fautori del mondialismo si dichiarano favorevoli al
libero mercato ma la realt ben diversa: pochi oli-
gopoli (leggi: multinazionali) tiranneggiano l'intero
sistema industrial-finanziario.
Da un punto di vista geopolitico l'obbiettivo ben
definito: la nascita di un governo unico planetario
con diritto d'intervento in ogni parte del globo. Chi
contesta questo diritto bollato come antidemocrati-
co e amico dei terroristi (termine con cui bollano i
resistenti patrioti irakeni, afghani, palestinesi e tutti
gli altri popoli che si oppongono al loro dominio).
Purtroppo il mondialismo soprattutto una filosofia
basata sull'individualismo, l'edonismo, il consumi-
smo. La cosa pi triste che questa aberrante conce-
zione di vita ha ormai contagiato l'intera Patria
Europea. Chi osa parlare ancora di Onore,Coraggio,
Lealt schernito come retrogrado e reazionario. Il
sol dell'avvenire non pi rosso ma diventato
verde, come il colore del dollaro!
Il mondialismo il nemico giurato di ogni specificit
etno-culturale. Al mondo esiste una sola civilt degna
di questo nome: quella americana. E' suo dovere
esportare ovunque i suoi valori come atto dovuto del
Destino Manifesto di questa Nuova Israele terrena.
Bisogna abbattere ogni razza per la creazione dell'uo-
mo-consumatore. Tutti uguali e intercambiabili con
gli stessi gusti e desideri (e ovviamente senza idee di
alcun tipo).
Il mondialismo anche antiecologista non gliene
frega niente dell'ecosistema. L'unico interesse il
denaro ed per questo che il suo braccio armato, gli
Stati Uniti d'America, non hanno firmato il protocol-
lo di Kyoto. Se arriver la distruzione non ci sono
problemi: i ricconi si trasferiranno su Marte, per tutti
gli altri amen.
E' per tutti questi motivi che il nostro impegno prin-
cipale deve essere combattere questa piovra che
allunga i suoi tentacoli sulla nostra esistenza fin dalla
nascita. Per riuscire in questa impresa altres neces-
sario creare un fronte comune con tutti i veri opposi-
tori del mondialismo, al di l delle differenze ideolo-
giche, etniche e religiose. L'impegno che ci attende
molto gravoso ma di una cosa sono certo: IL DOMA-
NI APPARTIENE A NOI!
29
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TTratto da Vratto da Vicoli di Sicoli di Storiatoria
di Lodovico Ellenadi Lodovico Ellena
IL FASCINO DELL'IRRAZIONALE E DEL-
L'ONIRICO
OOgni singolo aspetto del nazionalsocialismo haquindi un suo lato "oscuro", una parte ancora tutta da
spiegare razionalmente quando non proprio ancora da
indagare a fondo. Tutti quelli che conobbero da vici-
no il Fuhrer, lo descrivono infatti come un uomo
assolutamente fuori dal normale, non ordinario, cos
come la stessa ostetrica che ne not immediatamente
gli "strani occhi azzurri" non appena questi nacque;
ma anche gli uomini a lui pi vicini, da Goebbels ad
Himmler, da Speer ad Hess, o da Rosenberg a
Goering non furono da meno. Una incredibile conca-
tenazione di eventi ha portato una ristretta cerchia di
uomini a gestire un potere straordinario, uomini che
nel loro bagaglio culturale avevano variegati riferi-
menti che andavano da Helena Blavatskij a Rudolf
Steiner, da Richard Wagner a Ren Gunon, per giun-
gere addirittura ad un Aleister Crowley (cacciato
dall'Italia da Mussolini nel 1923 per pratiche di
magia nera: Crowley infatti, tra i suoi abusi di alcool
ed eroina ed eccentricit di ogni genere, aveva addi-
rittura preso a defecare su tappeti in quanto riteneva
sacri i suoi escrementi). Tra le tante "attrazioni fatali"
del Fuhrer, artista non accettato dall'Accademia vien-
nese in quanto ritento non idoneo, non poteva comun-
que mancare anche un fobico interesse per pittura e
scultura. Nel caso della pittura, arte praticata in gio-
vent soprattutto per "sopravvivenza alimentare" dal
futuro Fuhrer e di cui restano ancora alcune opere,
Hitler aveva una vera e propria ossessione verso un
particolare quadro, ovvero "L'isola dei morti" dello
svizzero Arnold Bocklin. Singolare il fatto che lo
stesso quadro affascin profondamente anche Lenin,
tanto che questi ne colloc una versione (Bocklin ne
fece ben quattro) addirittura nella sua stanza da letto.
Il quadro venne dipinto nel 1880 ed un'inquietante
rappresentazione di un'isola illuminata da una luce
irreale, verso la quale, su di un mare assolutamente
immobile, una barca condotta da una sorta di fanta-
sma bianco si dirige. Sembra che Bocklin si fosse
ispirato per quest'opera al cimitero acattolico di
Firenze, ma non ci sono prove in merito, certamente
invece facile scorgere una notevole "assonanza"
con l'isola di Heligoland, altro luogo misterioso lega-
to al nazionalsocialismo. Hitler comunque volle il
quadro nel proprio studio, e quando si rec a Firenze
il 9 maggio del 1938, nei pressi del cimitero a piazza-
le Michelangelo "si ferm in silenzio a guardare i
cipressi e poi disse ad alta voce: Finalmente, final-
mente capisco Bocklin"(20). Il quadro certamente
suggestivo ed affascinante, quasi una sorta di inno al
mistero della natura che, con rune, solstizi e vegeta-
rianesimo, era una sorta di religione non scritta, ma
assiduamente praticata da Hitler ma anche e soprat-30
-
tutto da Himmler. L'isola dei morti, si diceva, ricorda
invece con il suo misterioso fascino onirico l'isola di
Heligoland, luogo in verit piuttosto tenebroso situa-
to nel Mare del Nord, dirimpetto alla citt di
Amburgo ed alla foce dell'Elba. Essa fu teatro di
alcune azioni militari, sia nella prima guerra mondia-
le che nella seconda, quando in quest'ultima occasio-
ne fu nuovamente fortificata al fine di utilizzarla
come base per i sommergibili: ci che per la rende
misteriosa un fatto in particolare. Quest'isola infat-
ti, venne considerata dai nazisti una sorta di luogo
magico, circondato da cos impenetrabili segreti che
ancora non si conoscono, tanto che, per qualche
altrettanta oscura ragione, nel 1949 a quattro anni dal
termine della guerra gli inglesi la bombardarono cer-
cando in tutti i modi di cancellarla fisicamente dalla
faccia della terra. Mai nessuno ha saputo dare spiega-
zioni a questi fatti, tanto che l'isoletta formata da alte
coste in rapido regresso per l'incessante erosione
delle onde, resta muta custode di uno degli ultimi
segreti legati al Terzo Reich; solo per nel 1952 essa
torn territorio tedesco. Le societ segrete che furono
alle origini del nazionalsocialismo quali la Thule, la
Loggia del Vril o la stessa organizzazione Ahnenerbe,
si dispersero quindi nel pi fitto dei misteri legati
appunto a tutta questa vicenda, lasciando comunque
ancora aperti molti interrogativi, che vanno dai pi
intimi segreti legati alla stessa persona di Hitler, fino
alle mille domande legate ai suoi collaboratori e allo
stesso profondo inconscio del popolo che lo volle
come capo assoluto. Quel che per resta assoluta-
mente fuori da ogni dubbio la singolarit, l'eccezio-
nalit se non la vera e propria unicit di questi venti
anni della storia occidentale, comunque essi vengano
considerati.
1) Ron Rosembaum, "Il mistero di Hitler", ed.
Mondadori, Milano 1999, pag. 51.
2) Ron Rosembaum, op.cit., pag. 52.
3) Gian Franco Ven, "La vita di Hitler", Alberto
Peruzzo Editore, Milano 1986, pag. 13.
4) Marco Dolcetta, "Il nazismo esoterico", Ed. Hobby
& Work, 1994.
5) Marco Dolcetta, ibidem.
6) Ron Rosembaum, op.cit., pag. 55.
7) Marco Dolcetta, ibidem.
8) Bernard Michal, "Himmler", Ed. di Cremille,
Ginevra 1970, pag. 127.
9) Giorgio Galli, "Hitler e il nazismo magico", ed.
Rizzoli, Milano 1989, pag. 123.
10) Vittorio Macioce - Carlo De Luca, "Seconda
guerra mondiale", Ed. Hobby & Work, Monza 1997,
pag. 36.
11) Claudio Veltri, "Lenin, lo stregone", "L'Italia",
Roma 1993, pag. 54.
12) Nigel Pennick, "L'oracolo delle rune", Ed.
Armenia, Monaco 1990, pag. 111.
13) Roberto Salvadori, "La citt della follia", Storia
& dossier, ed. Giunti, Firenze 2002, pag. 25.
14) Nigel Pennick, op.cit., pag. 19.31
-
15) Julius Evola, "Simboli della tradizione occidenta-
le", Ed Arthos, Carmagnola - To, 1977, pag. 100, 102.
16) Giorgio Galli, op. cit., pag. 112.
17) Alfredo Castelli, "Enciclopedia dei misteri", Ed.
Mondadori, Milano 1993, pag. 136.
18) Marisa Camoirano, "Notizie sulla chiesetta S.
Maria Assunta di Isana", Livorno Ferr. 2002.
19) G. Franco Ven, op. cit., pag. 214.
20) Francesca Di Rocco, "Sognare sull'Isola dei
morti", "Area", Roma 2002, pag. 70.
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HIMMLER E LE SS
II l mistero sembra comunque essere una costante sututto il percorso della vicenda legata al Terzo Reich,
tanto che autorevoli studiosi hanno per questo usato
termini come "magico" o "occulto" o "esoterico" o
"segreto", quando non addir