Luglio 2014

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Anno IV n. 17-18 Luglio–Dicembre 2014 Trimestrale di informazione dell’Ass. “Amici del Cuore” della Casa di Cura Villa l’Ulivo Carmide S.r.l. Aderente a CONACUORE Coordinamento Nazionale Associazioni del Cuore Vacanza e riabilitazione cardio-circolatoria Settembre. Vacanze in Normandia lungo le spiagge famose dove avvenne lo sbarco delle trup- pe alleate che liberarono l’Europa dal nazifascismo durante l’ultima guerra. E famose anche, come certamente si sa, per le alte maree che alzano il li- vello del mare di parecchi metri (fino ai 15 di Mont Saint-Michel!) e per le basse maree che lasciano all’asciutto lunghissimi tratti di spiaggia, centina- ia e centinaia di metri e anche qualche chilometro come nel caso del già citato Mont Saint-Michel. Ebbene, quel pomeriggio (non dimenticherò la data: era sabato 20) eravamo andati lungo la costa tra Courseulles e Arromanches-les-Bains e cam- minavamo sulla sabbia asciutta che il mare riti- randosi aveva lasciato piena di conchiglie, piccoli granchi, alghe, stelle di mare e pesciolini boccheg- gianti. Ci allontanavamo per andare ‘incontro’ al mare, come si dice con una bella espressione fran- cese, senza accorgerci che stavamo andando forse un po’ troppo avanti. Vedevamo a distanza di 30- 40 metri dei piccoli trattori gommati che trascina- vano verso le passerelle a ridosso del lungomare imbarcazioni da diporto e gommoni. Un gruppo di giovani a cavallo anch’essi rientravano verso la costa e sembrava quasi che volessero precedere il mare che intanto avanzava col crescere della ma- rea. Intanto la sabbia sotto i miei piedi era già ba- gnata e i miei passi sprofondavano. Avevo l’acqua ormai dentro le scarpe. Suggestionato dai racconti che si facevano a proposito di persone improvvide affogate nell’alta marea, preso da improvvisa paura mi girai e con uno scatto mi misi a correre come se qualcuno mi inseguisse all’improvviso. “Piano, piano - mi gri- dò mia moglie che si mise a correre anche lei - attento al cuore!”. E intanto l’acqua era arrivata sopra le caviglie. Fu la tanto improvvisa quanto ingiustificata paura che non mi fece fermare finché non raggiunsi le scalette per salire sul lungomare. Intanto avevo corso per un buon centinaio di metri e il mio cuore ne aveva risentito. Ero stato operato nel 2009 per l’innesto di due by-pass. Sentivo una fitta al petto. Meglio fu farsi accom- pagnare in ospedale a Bayeux, il centro più vicino. Il cardiologo di turno era, quasi a farlo apposta, un siciliano trapiantato in Francia. “Montalvo, della provincia di Enna”, mi disse mentre mi visitava, E lei?”. “Di Catania” gli risposi. Mi chiese quan- ti cicli di riabilitazione e con che cadenza avevo Mont Saint-Michel L’esperienza qui riportata, mi ha fatto capire quanto sia importante per il cardiopatico non sottovalutare la necessità di continuare a casa la pratica riabilitativa dopo un infarto o un intervento al cuore. In altri Paesi ho visto che il paziente è accompagnato dalle strutture stesse su percorsi periodici di riabilitazione “cronica”, da effettuarsi presso centri preposti. Qui da noi ci si sente abbandonati alla propria “pigrizia”. di FRANCESCO TURCO

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Vacanza e riabilitazione cardio circolatoria

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Anno IV n. 17-18 Luglio–Dicembre 2014

Trimestrale di informazione dell’Ass. “Amici del Cuore” della Casa di Cura Villa l’Ulivo Carmide S.r.l.Aderente a CONACUORE – Coordinamento Nazionale Associazioni del Cuore

Vacanza e riabilitazionecardio-circolatoria

Settembre. Vacanze in Normandia lungo le spiagge famose dove avvenne lo sbarco delle trup-pe alleate che liberarono l’Europa dal nazifascismo durante l’ultima guerra. E famose anche, come certamente si sa, per le alte maree che alzano il li-vello del mare di parecchi metri (fino ai 15 di Mont Saint-Michel!) e per le basse maree che lasciano all’asciutto lunghissimi tratti di spiaggia, centina-ia e centinaia di metri e anche qualche chilometro come nel caso del già citato Mont Saint-Michel.

Ebbene, quel pomeriggio (non dimenticherò la data: era sabato 20) eravamo andati lungo la costa tra Courseulles e Arromanches-les-Bains e cam-minavamo sulla sabbia asciutta che il mare riti-randosi aveva lasciato piena di conchiglie, piccoli granchi, alghe, stelle di mare e pesciolini boccheg-gianti. Ci allontanavamo per andare ‘incontro’ al mare, come si dice con una bella espressione fran-cese, senza accorgerci che stavamo andando forse un po’ troppo avanti. Vedevamo a distanza di 30-40 metri dei piccoli trattori gommati che trascina-vano verso le passerelle a ridosso del lungomare imbarcazioni da diporto e gommoni. Un gruppo di giovani a cavallo anch’essi rientravano verso la costa e sembrava quasi che volessero precedere il mare che intanto avanzava col crescere della ma-rea. Intanto la sabbia sotto i miei piedi era già ba-gnata e i miei passi sprofondavano. Avevo l’acqua ormai dentro le scarpe.

Suggestionato dai racconti che si facevano a proposito di persone improvvide affogate nell’alta marea, preso da improvvisa paura mi girai e con

uno scatto mi misi a correre come se qualcuno miinseguisse all’improvviso. “Piano, piano - mi gri-dò mia moglie che si mise a correre anche lei - attento al cuore!”. E intanto l’acqua era arrivata sopra le caviglie. Fu la tanto improvvisa quanto ingiustificata paura che non mi fece fermare finché non raggiunsi le scalette per salire sul lungomare. Intanto avevo corso per un buon centinaio di metri e il mio cuore ne aveva risentito. Ero stato operato nel 2009 per l’innesto di due by-pass.

Sentivo una fitta al petto. Meglio fu farsi accom-pagnare in ospedale a Bayeux, il centro più vicino. Il cardiologo di turno era, quasi a farlo apposta, un siciliano trapiantato in Francia. “Montalvo, della provincia di Enna”, mi disse mentre mi visitava, “E lei?”. “Di Catania” gli risposi. Mi chiese quan-ti cicli di riabilitazione e con che cadenza avevo

Mont Saint-Michel

L’esperienza qui riportata, mi ha fatto capire quanto sia importante per il cardiopatico non sottovalutare la necessità di continuare a casa la pratica riabilitativa dopo un infarto o un intervento al cuore. In altri Paesi ho visto che il paziente è accompagnato dalle strutture stesse su percorsi periodici di riabilitazione “cronica”, da effettuarsi presso centri preposti. Qui da noi ci si sente abbandonati alla propria “pigrizia”.

di FRANCESCO TURCO

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Interventi Psico-educazionali di gruppo in Riabilitazione Cardiologica

Attualmente si considera che la combinazione di un adeguato monitoraggio ed intervento cli-nico, un programma di esercizio fisico e di interventi strutturati educativi e psicologici rappre-sentino la forma più efficace di Riabilitazione Cardiologica. Gli aspetti psicologici hanno un ruolo fondamentale rispetto alla percezione che l’individuo ha del proprio benessere e della propria Qualità di vita, ma an-che rispetto al decorso della sua malattia, indipendentemente da-gli altri fattori di rischio cardio-vascolare riconosciuti.

Qualsiasi malattia si inseri-sce nel contesto della vita di un individuo come un evento traumatico che costituisce un attacco all’integrità personale, mette il soggetto in condizio-ni di debolezza, interrompe il normale corso dell’esistenza e, di conseguenza, diviene causa di frustrazione. Questi elementi determinano in ogni persona che

si scopre malata la comparsa di esperienze emotive disturbanti quali l’ansia e/o la depressione. L’ansia e la depressione si colle-gano con i diversi significati che assume la malattia nel vissuto individuale, quello di minaccia e quello di perdita.

Lo scopo degli interventi psico-educazionali di gruppo in Cardiologia è quello di aiutare i pazienti a: 1. riconoscere ed esprimere le

proprie emozioni riguardanti la malattia;

2. fornire supporto nei momenti di crisi;

3. aiutare il paziente a reperire informazioni, ad assimilarle e ad agire conformemente;

4. attuare strategie per il control-lo dei fattori di rischio e per la modificazione dello stile di vita;

5. implementare la corretta au-togestione dei trattamenti ri-abilitativi sulla base delle ca-ratteristiche individuali;

6. riacquistare il benessere psi-cologico e una soddisfacente Qualità di vita.L’adattamento alla malattia

non va inteso come un’accetta-zione passiva ed una sottomis-sione alla malattia stessa, ma come un atteggiamento flessi-bile ed equilibrato che permette al soggetto di cambiare il suo modo abituale di funzionamento senza disgregarsi. Bisogna aiu-tare il paziente a convivere con la malattia attraverso l’appren-dimento pianificato ed organiz-zato di competenze utili per la gestione della malattia nella vita quotidiana.

Si tratta di spazio relaziona-le in cui i bisogni dei pazienti vengono ascoltati ed affronta-ti, all’interno di un approccio globale che favorisce un nuovo orientamento sul piano emozio-nale, comportamentale e moti-vazionale.

NUNZIA DI GREGORIOGIOVANNA GIUFFRIDA

fatto dopo l’intervento. “Soltanto uno, un mese dopo l’intervento, con un ricovero di circa 10 giorni e un successivo breve periodo in day-hospital. Poi basta. Si dovrebbe continuare a casa, ma si sa che dopo qualche giorno un po’ ci si dimentica, un po’ ci si annoia e si riprende la vita normale”, risposi.

A quel punto, accertato che non correvo al-cun pericolo e che avrei dovuto riposare per un giorno intero prima di riprendere con maggiore prudenza la mia vacanza, mi parlò della grande importanza della riabilitazione cardiaca.

“La riabilitazione è la vera terapia post-in-tervento - mi disse - senza la quale si rischia di vanificare l’intervento stesso. I cicli riabi-litativi dovrebbero avere una cadenza media-mente semestrale. Qui lo facciamo invitando i pazienti a collaborare. Abbiamo istituito una prassi secondo la quale il paziente viene avvi-sato del suo turno prossimo. Sta a lui poi se ri-spondere o meno. Noi mettiamo a disposizione la struttura riabilitativa e il personale”.

Purtroppo da noi, mi viene di pensare, le te-orie sono le stesse ma la pratica è un’altra. A parte le poche strutture riabilitative forse man-cano i mezzi o meglio le ‘politiche’ nel campo della sanità. Se ne sentono troppe in giro. Tagli di qua, tagli di là. Se non fosse per una strut-tura come la nostra Carmide-Villa l’Ulivo non avremmo molte opportunità di riabilitarci qui a Catania. Altro che riabilitazione cronica, a ca-denza semestrale! È un sogno. Un sogno però che i nostri cugini d’oltralpe hanno realizzato. Cosa si aspetta qui da noi?

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“Parliamone”Rubrica

Eccoci di nuovo in stampa e ancora insieme, anche se in maniera virtuale. Le occasioni per incontrarci sono tante e le attività della nostra Associazione, hanno proprio questo scopo, ma il Giornalino, invece, ci permette di racconta-re a tutti, notizie, fatti, avvenimenti e in questa piccola rubrica, le disavventure che ci troviamo a dover affrontare quotidianamente, quando en-triamo a contatto con la Burocrazia. Ogni gior-no, la nostra mail si riempie di segnalazioni, ma anche il mio telefono squilla continuamente e ad ogni pronto, c’è sempre una voce che mi vuo-le raccontare qualcosa. Questa volta vi racconto una vicenda molto triste, che riguarda un bambi-no di 6 anni, che assieme ai suoi genitori, lotta per far valere un suo diritto. Matteo (nome di fantasia), deve frequentare la prima classe della scuola primaria invece di rimanere alla scuola dell’infanzia per un altro anno.

Per Francesca e Renato, genitori del bambino, portatore di un handicap psico-motorio (art. 3 comma 3 L. 1047/92), l’incubo inizia a gennaio scorso, quando fanno richiesta alla dirigente sco-lastica di far permanere Matteo, nella classe che aveva frequentato, ancora per un altro anno. La risposta della prof. Roccaro, secondo quanto di-chiara la mamma, è stata:”Il bambino ha compiu-to sei anni e la legge mi obbliga a fargli frequen-tare la scuola primaria”. Spiazzati, delusi e fermi a continuare la battaglia, Francesca e Renato chiedono una relazione clinica alla responsabile dell’U.o. di Neuropsichiatria infantile, dott.ssa Maria Strano, che in una nota, fra l’altro, scrive: “Essendo il minore con riconosciuto handicap, si può prevedere la possibilità di frequentare per un altro anno la scuola materna, in quanto la le-gislazione consente la ripetizione per due anni di una classe del ciclo in cui il minore è inserito. E’ opportuno che il bambino possa fruire di tale facilitazione, in quanto ciò gli consentirebbe di poter continuare un percorso educativo-didattico in ambito più ludico e maggiormente risponden-te ai suoi bisogni relazionali e sociali.”

A maggio scorso, un bigliettino inserito nello zainetto di Matteo, invita la famiglia a portare il piccolo presso l’A.s.p. di Gravina, dove viene visitato dal dott. Raffaele Galatà, che giunge alle stesse conclusioni della dott.ssa Strano. Assistita da un legale, la famiglia si rivolge al C.s.a. e il 31 luglio scorso, il dott. Francesco Belluso, firma

una lettera indirizzata anche alla dirigente, in cui si legge: “Dopo avere verificato le disposizioni ministeriali ed esaminato la documentazione del caso, in accordo con la famiglia e sentito il team dei docenti, potrebbe assumere la decisione di far permanere l’alunno nella scuola dell’infanzia eccezionalmente per un altro anno scolastico, il tempo necessario all’acquisizione dei requisiti per la scuola primaria”.

A questo punto, abbiamo contattato la scuola, sulla delicata problematica, e la dirigente prof. Lucia Roccaro, dichiara: “Il bambino già da marzo scorso è iscritto in prima classe, e quello che scrive l’A.s.p. è di solo indirizzo clinico e non pedagogico. Noi abbiamo già approntato un piano educativo personalizzato per Matteo, che lo stimola e lo fa crescere dal punto di vista so-ciale e dell’integrazione. Abbiamo già l’insegna-te di sostegno, e tutto questo è stato ampiamente illustrato alla signora Francesca.” “Dal punto di vista pedagogico - prosegue la preside - è negati-vo che il bambino resti alla scuola dell’infanzia, non è scritto da nessuna parte che deve rimanere alla scuola dell’infanzia. Il bambino ha bisogno di progredire, di avere più stimoli, di avere più possibilità di integrazione e di socializzazione, che è proprio nello spirito della legge 104. Non ha bisogno di assistenza e di giocare tutto il tem-po, necessita invece di stare con bambini della sua età per crescere, e il nostro lavoro è stato improntato su tutte queste esigenze. Dal punto di vista pedagogico l’A.s.p. non può esprimere delle opinioni, queste le esprime la scuola che ha una equipe pedagogica ben formata e professio-nalizzata.”

Il bimbo dopo una breve pausa, dovuta ad una indisposizione è tornato a scuola, ma nel frat-tempo i suoi genitori continuano a lottare perché resti alla scuola dell’infanzia.

In questa rubrica si narrano le avventure/disavventure degli utenti di strutture sanitarie ed uffici pubblici.

SALVO VITALE

Visibilità internazionale per

‘Catania nel Cuore’

Adesso tutti i numeri sono consultabili

nel sito web

www.cataniacuore.it

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Lavoro a Librino da 13 anni. Tutti mi dicevano: “Beh vai, così ti fai le ossa e poi quando raggiungi un certo punteggio chiedi il trasferimento”. Anch’io la pensavo così, ma passavano gli anni e le mie idee vacillavano, cambiando poi completamente.

Vedevo colleghe, diversi anni più grandi di me, trovarsi bene e alla mia domanda “Ma quando ti tra-sferisci?” loro mi rispondevano “Perché? Mi trovo così bene!”. In effetti avevano ragione. Pian piano anch’io presi a rispondere allo stesso modo, lavora-re in un sobborgo a rischio come Librino non solo mi arricchisce ma è anche un grande banco di prova delle mie capacità.

È proprio lì che si mette in gioco tutta la nostra professionalità non solo di docenti ma di educatori, diventando di volta in volta madre, sorella, fratello, amico. Certo se scuola e famiglia lavorassero in si-nergia tutto diventerebbe più semplice.

E poi finiamola di chiamarlo quartiere – ben 70.000 abitanti – e potete credere che possano es-sere tutti uguali? Assolutamente no! Smettiamola di massificare e livellare.

Nel corso della mia carriera ho avuto diverse sod-disfazioni ma una in particolare mi è rimasta dentro e ho voglia di raccontarvela.

Autunno 2003: ero ancora agli inizi della mia attività professionale. Fui incaricata in una scuola media di San Cristoforo. Accettai, ma tutti mi dice-vano: “Stai attenta, è pericoloso”. Quando entrai in aula per la prima volta, mi accompagnò il Preside e mi disse: “Buona fortuna!”. Mi aprì la porta, entrai e lui se ne andò. I ragazzi erano intenti a fare al-tro: le femmine si smaltavano le unghie e i maschi scommettevano con delle cartine in mano. Appena mi videro, uno di loro si alzò e disse: “Chu sì?”. Gli risposi col sorriso, anche se avevo voglia di piange-re: “La vostra nuova insegnante di Lettere” ed egli senza batter ciglio ribatté: “Si facissi i fatti so e ci lassassi stari”.

In quel momento capii due cose, che sarebbe sta-ta davvero dura e che forse avrei insegnato lingua straniera e non Italiano!!! Ma non mi sono fatta in-timorire più di tanto, almeno apparentemente. Presi il gesso e scrissi il mio nome alla lavagna, a carat-teri cubitali. Poi mi sono seduta senza dire nulla e li guardai, o meglio li osservai in silenzio. Dopo qualche minuto, forse incuriositi, qualcuno di loro venne alla cattedra facendomi diverse domande, an-che personali, alle quali risposi serenamente.

Mossi forse dalla curiosità, si sistemarono tutti

intorno alla cattedra e iniziammo a parlare del più e del meno, ovviamente senza mai menzionare libri, quaderni, italiano, storia, ecc.! Libri in quell’anno non ne ho proprio visti! Suonò la campana, tirai un sospiro di sollievo e loro pure. L’indomani fu la stessa cosa, ma tra un discorso e l’altro cominciavo a stuzzicare la loro curiosità sulla grammatica ita-liana. Leggevo qualche pagina di narrativa, parlavo di Storia come se fosse un bel racconto e per la ge-ografia facevamo finta di viaggiare. Certo non tutti seguivano o apprezzavano le mie lezioni ma molti di loro sì, le ragazze anche di più.

Tra loro mi colpiva sempre una ragazzina tutta vestita di nero che se ne stava in un angolo, molto carina, scura di carnagione, una bellezza mediter-ranea, con le mani usurate dai detersivi. Non riu-scivo ad attirare la sua attenzione: mi guardava a stento e passava gran parte della giornata a riposarsi sul banco: si vedeva che era stanca! Provai a spro-narla diverse volte, lei neanche mi rispondeva ma continuavo a sorriderle sperando che un giorno mi avrebbe fatto l’onore di rivolgermi la parola. Dopo qualche settimana finalmente arrivò il tanto agogna-to giorno, si sedette accanto a me e cominciò a rac-contarmi la sua vita.

Angela era orfana di padre, morto ammazzato, e la famiglia voleva che portasse il lutto, passava tutto il tempo libero dalla scuola a pulire casa e a bada-re alla nonna anziana e ai fratelli piccoli! Pensavo che queste storie esistessero solo nei film, ma qui la realtà superava la fantasia. Credetti allora di aver conquistato la sua fiducia: non potevo tradirla.

Da quel momento per lei diventai un punto di ri-ferimento, mi raccontava tutto ed io ne ero onora-ta. Un giorno arrivò a scuola tutta vestita di bianco, era deliziosa, le chiesi: “E la mamma?” Mi rispose “Non mi interessa, io sto bene così”. Pian pianino riuscii anche a farla incuriosire allo studio e dopo diversi progetti fatti in classe, che non sto qui a rac-contare, la maggior parte di loro, compresa Angela, ovviamente, mi mostrò interesse e voglia di cambia-re. Il nostro rapporto era diventato speciale e diver-so con ciascuno. Avevo conquistato la loro fiducia e i loro cuori: facevano già progetti per la terza media ed io non avevo il coraggio di dire che tutto sarebbe finito a giugno e che l’anno successivo sarebbe arri-vata un’altra insegnante.

Un giorno il Preside entrò in classe e disse chia-ramente che quello sarebbe stato l’unico anno in cui io sarei stata con loro. Si sentirono ingannati, volevo morire. Angela con gli occhi pieni di lacri-

Istituto Comprensivo Dusmet-Doria di Librino

Nello spirito di collaborazione scuola-società attuato dal nostro Centro di car-diologia preventiva “Pino D’Urso” e da questo istituto, proponiamo un bell’ar-ticolo di una docente dello stesso ed il brillante tema di un ottimo allievo che ha magistralmente commentato la “Festa della donna”, argomento introdotto dall’anziana e frizzante poetessa dialettale Ida Giulia La Rosa.

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Qualche settimana fa si è festeg-giata la “Festa delle donne” anche se personalmente la chiamerei “Festa dei diritti delle donne” perché in real-tà l’8 marzo è il giorno in cui le don-ne hanno rivendicato i loro diritti, la loro posizione all’interno della socie-tà. Riguardo la storia vera e propria della festa i pareri si dividono, alcuni dicono che la festa è nata per ricorda-re la morte di circa cento donne av-venuta in seguito ad una rivolta nella fabbrica tessile Triangolo in quanto i dirigenti avevano abbassato i salari, il caso volle che sia forse scoppiato un incendio e queste donne siano state incenerite.

Ma la vera storia è avvenuta il 27 febbraio 1911 in Russia (che ricordo il calendario gregoriano corrisponde appunto all’8 marzo), sempre durante la rivolta di alcune donne russe che avevano intenzione di mandare un messaggio al mondo, con lo scopo di fare finire la guerra (per quello che poteva valere), l’azione dei cosacchi per porre fine alla rivolta non bastò, e da allora queste donne fondarono un vero e proprio partito che con gli anni si ampliò. Questa è la storia della nascita della festa, ma in Italia anche se la festa è stata ufficializzata nel 1920 la condizione della donna nella società è rimasta uguale, fino a quando le donne hanno avuto il diritto di votare, nel 1969, al giorno d’oggi comunque, sono tante quelle che vengono incomprese e per questo uccise…

Giorno 10 marzo abbiamo avuto l’onore di incontrare una poetessa che ha vissuto sulla sua pelle questi cambiamenti, il suo nome è Ida Giulia La Rosa un’83enne con un carisma ed una vitalità incredibili. Ci ha illustrato alcune delle sue poesie rigorosamente in siciliano e nel frattempo ci raccontava come negli anni ha visto cambiare i diritti politici e sociali della donna. È stato un incontro che mi ha fatto ride-re e pensare mi ha fatto pensare se la donna aveva più diritti mezzo secolo fa o oggi, quando ogni giorno sentiamo notizie sconcertanti in TV riguardo il femminicidio.

Secondo me, la “Festa delle donne” nel 2014 non deve servire sol-tanto per ricordare l’equità che hanno uomo e donna nella società ma deve servire per capire che cosa si può migliorare, che cosa bisogna cambiare veramente.

Oramai l’8 marzo per la maggior parte delle persone è solo con-sumismo come molte altre feste d’altronde… e questo è sbagliato perché bisogna ricordare che Dio ha creato la donna dalla costola dell’uomo per fare capire che sono uguali sotto ogni punto di vista non dai piedi perché inferiore o dalla testa perché superiore.

Sono sicuro che questo incontro mi ha illuminato le idee su que-sto tema e per questo sono onorato di avere incontrato Ida Giulia La Rosa, anzi mi farebbe piacere riincontrarla.

me, incurante della presenza del Preside uscì di corsa sbattendo forte la porta ed io la inseguii in una corsa sfrenata in quel lun-go corridoio. L’abbracciai forte piangendo anch’io e lei mi disse guardandomi negli occhi “E ora io che faccio, mi hai solo illusa, chi mi darà consigli, chi mi aiu-terà a crescere?” Le dissi che per lei ci sarei sempre stata. E così fu. Negli anni successivi mi chiamò spesso. In una delle nostre telefo-nate– aveva 16 anni – era molto scossa, stava per fare la “fuiti-na”.La pregai di non farlo. Dopo qualche giorno mi richiamò: ave-va seguito il mio consiglio.

Ora Angela è grande, non la sento da un po’; in quell’anno la mia presenza è stata importante, non solo per loro ma anche per me. Ho capito quanto sia fonda-mentale il nostro compito di do-centi. Certo casi come quelli, tutti insieme, non li ho più trovati ma di sicuro quell’esperienza mi ha aiutata molto.

Adesso insegno alla Dusmet-Doria da quattro anni e sono mol-to soddisfatta. Devo essere grata al mio Dirigente Scolastico e alla sua vice che mi permettono di re-alizzare tanti progetti con i miei ragazzi!

Tre anni fa ho incontrato Mar-co; oggi frequenta la terza media, un ragazzo dall’aspetto compìto e serio. Da subito mostra un atteg-giamento curioso verso tutte le discipline, grandi capacità e vo-glia di apprendere. Non nascondo che è per me un grande sprone, molto diverso rispetto ad Angela ma altrettanto esaltante. Scrive in maniera eccezionale, sempre pre-parato, approfondisce autonoma-mente gli argomenti che spiego in classe, ha grande capacità criti-ca, mi pone 1.000 domande e non gli bastano 10.000 risposte!

Ma va bene così; a me piace soddisfare le sue curiosità, anche se a volte, non mi vergogno a dir-lo, mi mette in difficoltà. Per certi versi mi fa onore perché mi tiene in alta considerazione, presumen-do che io sia depositaria del sa-pere assoluto! Ma egli frequenta una scuola a “rischio”! E quindi? Direte voi. Beh, lo dico perché si cominci a sapere che anche in

quartieri come questo esistono delle realtà così meravigliose e si smetta finalmente di ghettizzare Librino.

Angela e Marco sono agli anti-

podi ma sono anche quegli oppo-sti meravigliosi che intrigano gli insegnanti e li spingono a fare il proprio mestiere nel migliore dei modi.

TANIA PAGLIAROTO

Tema in classe di Marco Bentivegna

(studente di II media)

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Attività 2014-2015

TUTTI INSIEMEA LIBRINO... ...ED ALTROVE

• AMICO CUORE A LIBRINO

Il Centro di cardiologia preventiva Pino D’Urso, nel corso di tutto l’anno sco-lastico, organizza:

- “La prevenzione in cardio-logia” incontri con studenti, con insegnanti, conferenze, esami clinici ed altro.

- CONOSCIAMOCI MEGLIO

Incontri di educazione alimen-tare e comportamentale con pazienti cardiopatici e i loro familiari nelle strutture della Carmide e della Parr. Resurr. del Signore. Telefonare per informazioni

• IN MONTAGNA CON IL CUORE

Messa - Chiesa Madonna delle Nevi (Etna Sud), poi pranzo:ristorante Terrazza dell’Etna

sab. 13 settembre – ore 8:00(al cancello della Carmide)

• BICICLETTANDO CON IL CUORETutti insieme per le strade di Librino

dom. 12 ottobre – ore 10:00

• Mangio giusto, mi muo vo e sto bene il corso si terrà nell’Audito-rium della Parr. Resurrezione del Signore. 1° appuntamen-to: gio. 20 nov. – ore 16:00

• NATALE CON IL CUORE Tutti insieme alla Parr. Santa Maria La Guardia gio. 11 dicembre – ore 20:00

• L’ARTI DI MANCIARI Piatti stagionali, sani e dietetici della cucina siciliana

(data da definire)

- COPPA AMICO CUORETorneo di calcio che si tiene al campetto sportivo a partire da gennaio (giorno da definire)

• “I VOTA VOTA” DEL CUORE Tutti insieme alla cena di fine corso “Mangio giusto, mi muo-vo e sto bene”Parr. Risurrezione del Signoreven. 06 febbraio – ore 20:00

• 9^ GIORNATA DEL CUO-RE – dedicata a tutti.

Conferenze, esami clinici: colesterolo, glicemia; pressione arteriosa. Casa di Cura Villa l’Ulivo Car-mide s.r.l.sab. 7 marzo – ore 09:00-13:00

• PASQUA CON IL CUORE Parr. Santa Maria La Guardia

marzo-aprile (giorno da definire)

• BOUCHET DI NOTEConcerto per Violino e Piano-forte Auditorium Parr. Resurre-zione del Signoreaprile (giorno da definire)

• CUORINCONCERTO “Tablarmonica Ensemble” Auditorium Parr. Resurrezione

del Signoremaggio (giorno da definire)

• CAMMINANDO

CON IL CUORE... da p.zza Europa a p.zza Net-

tuno maggio (giorno da definire)

• PIZZOLATA DEL CUORE

Cena alla Parr. Resurrezione del Signoregiugno (giorno da definire)

• GITA A... Scicli (RG)

giugno (giorno da definire)(al cancello della Carmide)

A settembre è partita un’altra edizione del progetto “Amico Cuo-re a Librino”, a cura del Centro di cardiologia preventiva Pino D’Urso (nelle persone del dr. Antonio Cir-co, della dr.ssa Giovanna Giuffrida, e di altri), presso i locali della Parr. Resurrezione del Signore e con la collaborazione della stessa, dell’ Ist. Comprensivo Campanella-Sturzo e da quest’anno anche dell’Ist. Com-prensivo Dusmet-Doria.

Tale progetto si propone, con va-rie iniziative, di coinvolgere quanti più ragazzi di Librino sia possibi-le (sono già più di 1000), e le loro famiglie, in uno stile di vita sano, facendo prevenzione cardiologica con attività fisica, controlli clinici periodici, educazione alimentare, ecc., avvalendosi anche del Calen-dario edito dall’ass. Conacuore.

Daremo seguito agli eventi e alle iniziative degli anni passati, ma in particolare vi segnalo:– il campionato di calcio “Coppa

Amico cuore”, riservato ai ra-gazzi delle due scuole dai 10 ai 12 anni: avrà 10 squadre in tor-neo per un totale di oltre 100 giovani. Le partite di andata e ri-torno si giocheranno al campetto sportivo ad iniziare da gennaio.

– il corso, per tutti, “Mangio giu-sto mi muovo e sto bene” di educazione alimentare e com-portamentale sarà diviso in 4 incontri (20/11; 04/12; 15/01 e 29/01) di 2 ore a partire dalle ore 16:00 e coinvolgerà circa 20 re-latori, tutti presi dalle famiglie di Librino. La cena di fine corso è prevista per ven. 06 febbraio.

Ho in mente due nuovi progetti:1. L’apertura di un “Centro diurno

per anziani” presso alcuni loca-li, vicino alla Parrocchia, che ci concederà il Comune di Catania;

2. L’ampliamento dello sportello di prevenzione che non avrà solo la Cardiologia ma ci saranno anche altre specialità. Come vedete non mancano le

idee. Purtroppo molte volte fra il dire e il fare sorge qualche ostaco-lo, spesso burocratico o economico o anche di carenza di volontari. Per-ciò chi avesse tempo da dedicarci, si faccia avanti, sarà il benvenuto!

Ho pensato anche ad alcune pro-poste per fare in modo che la nostra Associazione possa avere un soste-gno economico un po’ più consi-stente di quello attuale. Un obietti-vo difficile... ma necessario!

Apertura anno2014-2015

a cura di Antonio Circo

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I nostri sponsor

La Pizzoleria

P.zza Mazzini, 1 - 95121 CataniaTel. 095-34.99.02

Trattoria Pizzoleria I Quattro Canti

Via Libertà, 88 - 96010 Sortino (SR)Tel. 0931-95.40.66

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Catania nel CuoreTrimestrale di informazione cardiologica

Direttore: Antonio CircoDirettore responsabile: Salvatore Vitale

Direttore editoriale: Mario GuzzardiRedattore capo: Francesco Turco

Comitato di redazioneAntonio Circo, Marcella Guzzardi,Mario Guzzardi, Nunzio Spitalieri, Francesco Turco, Salvatore Vitale

Stampa: Tip. Francesco LazzaraVia Zurria, 46 – 95121 Catania

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Cena - “Natale con il cuore” 11 dic. ‘14

Biciclettando... a Librino - 12 ott. ’14

In montagna... 13 set. ‘14