Lucarini, Una Nuova Testimonianza Sul Mito Di Fineo e Di Paraibios

8

Click here to load reader

description

Lucarini, Una Nuova Testimonianza Sul Mito Di Fineo e Di Paraibios

Transcript of Lucarini, Una Nuova Testimonianza Sul Mito Di Fineo e Di Paraibios

Page 1: Lucarini, Una Nuova Testimonianza Sul Mito Di Fineo e Di Paraibios

Carlo M. Lucarini

UNA NUOVA TESTIMONIANZA SUL MITO DI FINEOE DI PARAIBIOS

Il secondo libro degli Argonautica di Apollonio Rodio contiene la descrizione delviaggio degli Argonauti, dalla Bebricia alla Colchide. All’interno di tale descrizione,l’episodio di Fineo occupa una parte considerevole (vv. 176–530)1. Come è noto, delmito di Fineo esistono varie versioni2, ma il legame con la spedizione degli Argonautiè antichissimo e diffusissimo: Fineo è un re, dotato di capacità divinatorie, di una re-gione poco a sud dello stretto delle Simplegadi; tuttavia, per una sua colpa contro glidèi, egli è stato punito con l’invio delle Arpie, le quali tormentano i suoi pasti o ruban-dogli il cibo o sporcandoglielo; inoltre egli è cieco. L’arrivo degli Argonauti segna perlui la fine del tormento delle Arpie, poiché i fratelli di sua moglie Cleopatra, cioè iBoreadi Zetes e Calais, riescono a fugare i terribili mostri. Fineo dà quindi un pre-zioso aiuto agli Argonauti, profetizzando loro ciò che li attende per il resto del viag-gio. Questo racconto, con molte varianti, si incontra in numerose fonti antiche, let-terarie e non. Vi sono tuttavia nel racconto di Apollonio Rodio alcuni particolari chenon trovano altrove paralleli; fra questi il più significativo è la storia di Paraibios.Secondo Apollonio, gli Argonauti si trattengono per più di un mese presso Fineo, magli episodi che hanno per protagonista Fineo si concentrano nei primi due giorni.All’alba del secondo giorno, mentre i Boreadi sono assenti perché impegnati nellalotta contro le Arpie, una folla di persone che abitano nelle vicinanze (periκtítai) sireca da Fineo per portargli del cibo; in cambio, Fineo fa loro profezie che possanoaiutarli (2. 450–455). Fra queste persone ce ne è una con la quale Fineo ha un rapportoparticolarmente stretto, Paraibios. Il rapporto è così stretto, che Fineo, dopo avercongedato tutti gli altri periκtítai, lascia che il solo Paraibios resti con lui e gli Argo-nauti (vv. 462–464). Subito dopo, Fineo manda Paraibios a prendere una pecora perfare un sacrificio e, nel tempo in cui egli è assente per prendere la pecora, Fineo narrala storia di Paraibios agli Argonauti (468–489):

„¥W fíloi, ou¬κ a¢ra pántev u™pérbioi a¢ndrev e ¢asin,ou¬d’ eu ¬ergesíhv a¬mnämonev· w™v κaì oçd’ a¬närtoîov e ¬œn deûr’ h®lqen, e ™òn móron o¢fra daeíh. 470

1 Per un orientamento generale sulla struttura e la cronologia interna del libro II degli Argonautica, cfr.Apollonios de Rhodes, ed. Vian-Delage (1974) 117–175.

2 Resta esemplare per chiarezza e concisione la trattazione di Ziegler (1941).

Philologus 156 2012 1 158–165

Page 2: Lucarini, Una Nuova Testimonianza Sul Mito Di Fineo e Di Paraibios

eu®te gàr ou®n w™v pleîsta κámoi κaì pleîsta mogäsai,dæ tóte min peripollòn e ¬passutérh biótoiocrhsmosúnh trúcesκen, e ¬p’ h¢mati d’ h®mar o¬råreiκúnteron· ou¬dé tiv h®en a¬nápneusiv mogéonti,a¬ll’ oçge patròv e ™oîo κaκæn tínesκen a¬moibän 475a¬mplaκíhv. o™ gàr oi®ov e ¬n ou¢resi déndrea támnwndä poq’ a™madruádov númfhv a¬qérixe litáwn,hç min o¬duroménh a¬dinøı meilísseto múqwımæ taméein prémnon druòv hçliκov, h©ı e ¢pi poulúnai ¬øna tríbesκe dihneκév· au¬tàr o™ tänge 480a¬fradéwv e ¢tmhxen a¬ghnoríhı neóthtov.tøıd’ a¢ra nhκerdñ númfh póren oi®ton o¬písswau¬tøı κaì teκéessin. e ¢gwge mén, eu®t’ a¬fíκanen,a¬mplaκíhn e ¢gnwn· bwmòn d’ e ¬κéleusa κamóntaQuniádov númfhv, lwfäia r™éxai e ¬p’ au¬tøı 485i™erá, patråıhn ai ¬teúmenon ai®san a¬lúxai.e ¢nq’ e ¬peì e ¢κfuge κñra qeälaton, ou¢pot’ e ¬meîoe ¬κláqet’ ou¬d’ a¬qérixe· móliv d’ a¬éκonta qúrazepémpw, e ¬peì mémonén ge parémmenai a¬scalównti.“

Dunque il padre di Paraibios aveva cominciato a tagliare un albero e, sebbene unaninfa amadriade lo avesse pregato affinché si fermasse, egli non le aveva dato ascolto eaveva tagliato l’albero. La ninfa aveva per questo punito lui e la sua discendenza con lapovertà, finché Paraibios non si era rivolto a Fineo, il quale, avendo capito quale era laragione di tale povertà, aveva esortato Paraibios a costruire un altare per la ninfa e afarle un sacrificio. Una volta fatto ciò che Fineo gli aveva raccomandato, la povertà diParaibios ebbe fine; né Paraibios si dimenticò dell’azione dell’indovino, ma anzi sem-pre gli serbò riconoscenza. Questa storia non si trova, secondo gli studiosi di mito-grafia e di Apollonio Rodio, in nessuna altra fonte. L’unica altra notizia certa cheabbiamo circa Paraibios ci viene dallo scolio ai vv. 456–457 (p. 165 W.), il quale ci in-forma che o™ mèn’Apollåniov tòn Paraíbion fílon Finéwv ei ®naí fhsi, oi™ dè a¢lloidoûlon ei ®nai pistón. Lo studioso che più di ogni altro ha cercato di valorizzare loscolio è senza dubbio il Wilamowitz3, il quale ritiene che il nome stesso Paraíbiovindichi lo stato servile del personaggio (egli cita i nomi Parámonov e Parménwn,ugualmente tipici di schiavi) e una conferma dell’esistenza di un servo di Fineo ilWilamowitz la vede nella narrazione che della vicenda di Fineo incontriamo in Pale-fato. Questi ci informa (cap. 22 F.) che oi ¬κteírantev dè au¬tòn [scil. Phineum] Zäthvκaì Kálaiv, a¬stugeítonev au¬tøı o¢ntev, Boréou dè paîdev (a¬ndróv, ou¬κ a¬némou),bohqäsantev au¬tøı, táv te qugatérav e ¬xedíwxan e ¬κ tñv pólewv κaì tà crämatasunaqroísantev, e ¬pítropon au¬tøn κatésthsan tøn Qraκøn tina. Tale e ¬pítropov

Philologus 156 (2012) 1

3 Wilamowitz-Moellendorff (1924) 2, 222–223, n. 3.

159

Page 3: Lucarini, Una Nuova Testimonianza Sul Mito Di Fineo e Di Paraibios

è dal Wilamowitz identificato con il Paraibios di cui parla Apollonio. Che Apollonio ePalefato alludano alla stessa persona sarei anch’io incline a credere, tanto più che esis-tono, a quanto pare, anche testimonianze iconografiche, le quali sembrano attestarel’esistenza di un servo di Fineo4. Certo, la storia narrata da Palefato non è in tutto con-ciliabile con quella di Apollonio, poiché in quest’ultimo Paraibios non solo non sem-bra essere l’e ¬pítropov dei beni di Fineo, ma egli è legato a Fineo da prima dell’arrivodei Boreadi, mentre in Palefato sono i Boreadi che lasciano il Trace quale e ¬pítropov5.Comunque, le testimonianze iconografiche, congiunte a quella di Palefato, rendonopoco verisimile l’ipotesi che la figura di Paraibios sia una freie Erfindung di ApollonioRodio. Si è ipotizzata per tale figura una fonte tragica e tale ipotesi è accolta anche nelpiù recente commento al II libro di Apollonio Rodio6.

Su questo punto io credo che gli studiosi abbiano ragione; la figura di una personache assisteva Fineo esisteva di sicuro nella tradizione precedente ad Apollonio. Glistudiosi sembrano altresì abbastanza concordi nel ritenere che, quanto Fineo narracirca la storia di Paraibios e di suo padre (l’episodio cioè del taglio dell’albero e dellaconseguente punizione da parte della ninfa e della successiva purificazione), vada in-vece attribuito alla freie Erfindung di Apollonio Rodio. In questo senso si era giàespresso il Wilamowitz (op. cit., loc. cit.) e sulla stessa linea si son posti il Blumberg7,lo Stoessl8 e la Matteo (ad 468–489). Come è stato più volte osservato, la storia delpadre di Paraibios ricorda per molti versi quella di Erisittone, sia nella versione calli-machea, sia, ancora di più, in quella ovidiana9. La somiglianza è evidente: sia il padredi Paraibios sia Erisittone iniziano a tagliare un albero: una ninfa o addirittura una dèali prega di smettere, ma essi non la ascoltano e tagliano la pianta; per punizione essivengono colpiti dalla povertà o dalla fame. Non è mia intenzione discutere qui lesomiglianze fra i due miti e il loro significato. Voglio invece richiamare l’attenzione suuna fonte tarda, la quale, secondo me, ci trasmette il mito di Paraibios nella forma incui lo conobbe Apollonio e, poiché non è affatto sicuro che essa dipenda da Apollo-

Carlo M. Lucarini, Una nuova testimonianza sul mito di Fineo e di Paraibios

4 Cfr. Schmidt (1949) 1182; Kahil (1994) 174, con ulteriore bibliografia sulle fonti iconografiche.5 Wilamowitz propone di leggere e ¬pítropon au¬tøı κatésthsan in luogo di e ¬pítropon au¬tøn κatésthsan;

ad accogliere l’emendamento osta crämata del periodo precedente, con il quale ben si lega au¬tøn.6 Matteo (2007) ad 456–489; cfr. anche Vian (commento ad loc.) e Stoessl (1941) 89–90.7 Blumberg (1931) 34: „So ist das Bild des Phineus durch viele, über die ganze Geschichte hin verstreute

Züge ausserordentlich deutlich und lebendig. Seiner Charakterisierung allein dient es auch, wenn uns derDichter die Geschichte von dem Paraibios erzählt, sicher in dieser Gestalt freie Erfindung des Dichters (V. 456 ff.), die zudem auch noch der Belebung der Erzählung wegen eingeschoben ist“.

8 Stoessl (1941) 90–91: „Die Ähnlichkeit der Geschichte mit der Erzählung von Erysichton (Kallim.Hymn. VI, 31 ff.) fällt sofort auf; der breitere Ton und manche liebevoll ausgeführte Einzelheit (etwa 488 f. dietreue Fürsorge des Paraibios) lässt in dem Ganzen am ehesten Eigentum des Apollonios vermuten, der hieralso an seiner Quelle ergänzt und erweitert hätte. Die Erwähnung des Altars für die Nymphe Thynias, Dar-stellung eines Aition also, weist in dieselbe Richtung. Übrigens scheint die Geschichte unvollendet: das 484begonnene Aition bleibt unausgeführt.“

9 Cfr. Vian, op. cit., loc. cit.; Crusius (1884–1886) 1379; cfr. anche Larson (2001) 75–78; Mc Kay (1962) 86;W. Mannhardt (1904–21906), vol. 2, 9–14. Nulla in Eichgrün (1961).

160

Page 4: Lucarini, Una Nuova Testimonianza Sul Mito Di Fineo e Di Paraibios

nio, mi pare renda almeno dubbia l’idea che anche la storia del padre di Paraibios sia una freie Erfindung apolloniana. Si tratta del commento di Ermia di Alessandria al Phaedrus di Platone. Tale commento, scritto nel V secolo d. C., è stato studiatopochissimo; io ne sto preparando, assieme a C. Moreschini, la nuova edizione teubne-riana, la quale dovrebbe sostituire la vecchia edizione di P. Couvreur10. Commen-tando Phaedr. 244 d Ermia scrive (p. 97 C.): ¿H telestiκæ ou®n, w©ı a£n e ¬ggénhtai au¬tónte a¬norqoî tòn e ¢conta tæn manían, κaì di’ au¬toû κaì a¢llouv polloùv såızei· wçsperdæ κaì e ¬pì e ¬κeínou légetai toû temóntov11 tæn drûn κaì paraκalouménou u™pò tñvNúmfhv mæ temeîn, oçmwv ou¬κ e ¬feísato, a¬ll’ e ¢teme κaì e ¢meine poinhlatoúmenov κaìtøn a¬nagκaíwn troføn deómenov, κaì ei ¢ pote κaì e ¬népipté <ti> au¬tøı eu¬qùv e ¬xe-foreîto a¢criv ou© o™ telestæv au¬tøı ei ®pe bwmòn i™drúsasqai κaì qûsai tñıde tñı Númfhı·κaì ouçtwv e ¬paúsato tøn sumforøn. ºAllwı dè mhtroκtonäsanti ei ®pen o™ qeòvzhtñsai a¢llhn gñn parà tæn ou®san κaì e ¬κeî oi¬κñsai, oÇ dé, nñson a¬nadoqeîsan u™pòtoû potamoû sumbalœn dhloûsqai, a¬pelqœn w¢ıκhse, κaì e ¬paúsato poinhlatoúme-nov. Ermia allude qui a due storie, la prima delle quali occupa il pezzo wçsper dæ κaìe ¬pì e ¬κeínou … e ¬paúsato tøn sumforøn, la seconda da ºAllwı dè mhtroκtonäsantifino alla fine. Couvreur dice di non sapere a quali storie qui Ermia si stia riferendo eanche la Bernard12 non lo ha capito.

Chi sia il protagonista della seconda storia non è, secondo me, difficile da capire: sitratta evidentemente di Alcmeone, il figlio di Amfiarao ed Erifile, il quale, dopo averucciso la madre, ricevette un vaticinio, secondo cui, per sfuggire ai tormenti e alle sof-ferenze, avrebbe dovuto recarsi in una terra, la quale ancora non esisteva nel momentoin cui egli aveva commesso il matricidio13.

Più difficile è senza dubbio scoprire il protagonista della prima storia narrata Er-mia; a me pare tuttavia che ci siano elementi sufficienti per credere che Ermia abbia inmente la storia di Paraibios. Le somiglianze fra le due storie sono troppo numeroseper essere casuali. In entrambi i casi un uomo inizia a tagliare una drûv; una ninfa lo prega a quel punto di cessare, ma egli non le dà ascolto e continua (vv. 476–481). Per questo egli viene punito con la povertà e con la fame (vv. 482–483), finché untelestäv (nel passo di Ermia, Fineo in Apollonio) non rivela (a lui stesso o al figlio) laragione dei mali che lo affliggono; per liberarsene, egli deve costruire un altare allaninfa e sacrificarle (vv. 483–486). Gli studiosi di mitografia antica hanno da temporiconosciuto che la storia di Paraibios trova il suo parallelo più stretto in quella diErisittone (cfr. nota 9), ma è evidente che la storia narrata da Ermia presenta somig-

Philologus 156 (2012) 1

10 Hermias, ed. Couvreur (1901).11 È probabilmente da accogliere tém‹n›ontov, suggerito dal Couvreur.12 Hermeias, ed. Bernard (1997).13 Cfr. Thuc. 2. 102. 5: légetai dè κaì ∫Alκméwni tøı ∫Amfiárew, oçte dæ a¬lâsqai au¬tòn metà tòn fónon

tñv mhtróv, tòn ∫Apóllw taúthn tæn gñn crñsai oi ¬κeîn, u™peipónta ou¬κ ei ®nai lúsin tøn deimátwn prìn a£neu™rœn e ¬n taúthı tñı cåraı κatoiκíshtai hçtiv oçte e ¢κteine tæn mhtéra mäpw u™pò h™líou e ™wrâto mhdè gñ h®n, w™v tñv ge a¢llhv au¬tøı memiasménhv. o™ d’ a¬porøn, wçv fasi, móliv κatenóhse tæn próscwsin taúthn toû∫Acelåıou. Cfr. anche Paus. 8. 24. 8–9.

161

Page 5: Lucarini, Una Nuova Testimonianza Sul Mito Di Fineo e Di Paraibios

lianze ben maggiori con quella di Paraibios, di quante non ne presenti quella di Eri-sittone. Su questo punto non mi pare valga la pena insistere, poiché esso è evidente achiunque confronti la saga di Erisittone (sia nella versione callimachea sia in quellaovidiana) con il testo apolloniano. Piuttosto è necessario determinare se la storia nar-rata da Ermia sia proprio la stessa narrata da Apollonio; qualcuno potrebbe infattiobiettare che fra le due storie esistono alcune notevoli differenze. La differenza piùevidente consiste nel fatto che in Ermia è la stessa persona che ha tagliato l’albero acompiere la purificazione, mentre in Apollonio è il di lui figlio. Anche circa la puni-zione inflitta al druotómov non si può dire che fra le due fonti ci sia completo accordo,poiché Apollonio parla genericamente di un nhκerdæv oi ®tov, mentre Ermia parlaspecificamente di fame (tøn a¬nagκaíwn troføn deómenov, κaì ei ¢ pote κaì e ¬népipté<ti> au¬tøı eu¬qùv e ¬xeforeîto14). Io credo che queste differenze siano dovute allascarsa esattezza di Ermia. Per quanto riguarda la prima (che è l’unica davvero signifi-cativa), è interessante osservare come per tutta la sezione precedente (pp. 96–97 C.)Ermia abbia parlato di colpe e di punizioni che passano da una generazione all’altra,cercando di dimostrare che è logico e razionale che le colpe delle generazioni anterioriricadano su quelle posteriori (cfr. p. 96, 8–30 C.: ∫Allà pøv lógon e ¢cei tò e ¬κgónouvu™pèr progónwn díκav didónai; h£ málista mèn κaì diedéxanto tàv e ¬κeínwn κtäseiv[…]. ºEpeita dè κaì mía tiv sunéceia o™râtai toû génouv· wçsper gàr tøn sper-mátwn κaì tøn fusiκøn lógwn gínetaí tiv κoinwnía, ouçte dæ κaì tøn toiønde yucøn κaì genøn κaì tøn toútoiv e ™poménwn a¬gaqøn h£ κaκøn […]. tà polucróniatøn a™marthmátwn duseκniptóterá ei ¬sin, aÇ κaì telestiκñv mónhv deîtai ei ¬v κáqar-sin). È difficile credere che sia un caso che il mito di Paraibios venga citato subitodopo la dimostrazione della teoria, secondo la quale le colpe dei padri ricadono suifigli. Certo, è da chiedersi perché Ermia abbia riunito in un’unica persona una vicendache Apollonio divide fra padre e figlio. Io credo che la spiegazione vada cercata nellanatura compendiaria dell’opera del filosofo di Alessandria; come è noto i Commen-tarii di Ermia risentono molto delle lezioni di Siriano e la loro origine orale e sco-lastica è spesso riconoscibile15. Può dunque ben darsi che Ermia non abbia udito benequanto Siriano aveva detto, ovvero lo abbia abbreviato16. Tuttavia, su questo punto lacautela è d’obbligo, poiché anche l’esempio che Ermia cita subito dopo il nostro, ilquale si riferisce, se la nostra interpretazione è giusta, ad Alcmeone, non riguarda uncaso in cui la colpa di un padre o di un antenato ricade sur un discendente. L’altradifferenza fra la storia narrata da Ermia e quella apolloniana si può forse spiegareanche più facilmente. Il druotómov era, secondo Ermia, tormentato dalla mancanza dicibo κaì ei ¢ pote κaì e ¬népipté <ti> au¬tøı eu¬qùv e ¬xeforeîto. Cosa di preciso significhiquest’ultima frase, non è ben chiaro; la Bernard traduce: „und wenn ihm doch einmal

Carlo M. Lucarini, Una nuova testimonianza sul mito di Fineo e di Paraibios

14 L’espressione non è del tutto perspicua, cfr. infra.15 Cfr. Praechter (1912) 733. Sui neoplatonici e le Schulunterricht, cfr. da ultimo Reis (2007) 99–119.16 Che l’opera di Ermia risenta, almeno parzialmente, delle lezioni di Siriano non c’è dubbio; quanto però

tale influenza sia profonda è oggetto di discussione fra gli studiosi; cfr. infra.

162

Page 6: Lucarini, Una Nuova Testimonianza Sul Mito Di Fineo e Di Paraibios

<etwas> zufiel, wurde es ihm sogleich wieder abgenommen“. Io credo che anche quici troviamo di fronte a un’imprecisione di Ermia; credo cioè che egli abbia attribuito aldruotómov la punizione che era invece del telestäv che lo aveva liberato dai suoitormenti, cioè Fineo17. In effetti, molte fonti antiche ci narrano che le Arpie sottrae-vano a Fineo il cibo che veniva lui dato; è altresì evidente che il verbo e ¬κforeîn indicache qualcuno sottraeva violentemente il cibo al povero druotómov. Se questo è vero,ne risulta che anche Ermia (come Apollonio) presupponeva un legame fra la storia deldruotómov e Fineo. La storia di (ovvero del padre di) Paraibios druotómov, il quale sirivolge a Fineo, affinché lo liberi da una povertà della quale non capisce l’origine, sem-bra dunque essere nota anche ad Ermia.

Se è vero quanto abbiamo fin qui sostenuto, ne risulta che Ermia conosceva il mitodi Paraibios e Fineo in maniera pressoché identica a come noi lo leggiamo in Apollo-nio. A questo punto dobbiamo chiederci se Ermia abbia attinto la conoscenza diquesto mito dal poema di Apollonio o lo abbia conosciuto per altra via. Rispondere atale domanda è difficilissimo. Innanzitutto non è affatto sicuro quanto nei Commen-tarii di Ermia vada ascritto a Ermia stesso e quanto invece vada rivendicato alle lezionidi Siriano alle quali Ermia aveva preso parte. Questo è uno dei problemi più grandiche pongono i Commentarii in Platonis „Phaedrum“ e io credo che una rispostasicura ancora manchi. Da un lato c’è chi, come la Bernard (op. cit., 4–23) e il Mores-chini18, ha teso a valorizzare l’indipendenza di Ermia rispetto al maestro, dall’altro c’è invece chi, come da ultimo la Manolea19, crede che l’opera di Ermia rifletta inmaniera supina e priva di originalità le lezioni di Siriano. Anche per noi questo pro-blema ha una certa importanza, poiché, se si ritiene che Siriano abbia influenzato pro-fondamente l’opera di Ermia, dovremo chiederci non tanto se sia verisimile che Ermiadipenda da Apollonio Rodio, quanto se sia verisimile che ne dipenda Siriano. Io credoche, per risolvere questo problema, sarebbe necassaria un’analisi dettagliata del pen-siero e della cultura letteraria dei Commentarii in „Phaedrum“ alla luce del pensiero edella cultura letteraria presenti negli In Metaphysica commentaria di Siriano (nonchédei commenti a Ermogene, cfr. nota 20): senza una tale analisi è davvero difficile pro-pendere per l’una o per l’altra tesi. Chi ritiene che i Commentarii di Ermia riflettanofedelmente le lezioni di Siriano, potrà osservare che, mentre Ermia non cita mai Apol-lonio Rodio, Siriano una volta lo cita per un uso linguistico20. Questo, ovviamente,

Philologus 156 (2012) 1

17 Paralleli fra la storia del druotómov e quella di Fineo sono riscontrabili anche nel racconto apolloniano(cfr. Lawall, 1966, 145–146), dove però essi non son certo nati da confusione o da errori, come sembra inveceessere accaduto a Ermia.

18 Moreschini (1992) 451–460.19 Manolea (2004) passim. La studiosa ritiene che tutto il materiale omerico presente nell’opera di Ermia

derivi da Siriano.20 Syrianus, ed. Kroll (1902), 103. 32. Nessuna citazione di Apollonio invece nei Commentaria in Hermo-

genem, opera quasi certamente da attribuire a Siriano neoplatonico, cfr. Syrianus, In Hermogenem Commen-taria, ed. H. Rabe, 2 voll., Lipsiae 1913. In generale, gli studiosi del neoplatonismo (e della filosofia antica ingenerale) si sono più interessati a capire l’uso che i filosofi fanno dei miti, che la fonte donde essi li hanno attinti; cfr. e. g. Pépin (1955) 5–27.

163

Page 7: Lucarini, Una Nuova Testimonianza Sul Mito Di Fineo e Di Paraibios

non è assolutamente sufficiente a dimostrare che il passo di Ermia su Paraibios di-pende da Apollonio Rodio attraverso Siriano. È tuttavia anche questa una possibilitàche non può essere esclusa. Chi invece ritiene maggiore il contributo personale diErmia, potrà osservare che nei Commentarii in „Phaedrum“ non è presente alcunamenzione di Apollonio Rodio, né mai l’autore dimostra di conoscere o di essereinteressato alla poesia ellenistica. Da un controllo sistematico sulle citazioni di poetiin Ermia (cfr. le pp. 267–270 dell’edizione del Couvreur), risulta che, se l’autore digran lunga più citato è Omero, al secondo posto vi sono i poeti tragici e due o trecitazioni provengono da tragedie ignote (fr. adesp. 186 K./S.; fr. adesp. 187 N.2; fr. adesp. 30 T 6 K./S.)21; si osserverà che anche Siriano, almeno in un caso, cita unverso di una tragedia perduta (Eurip. fr. 474 K.). Abbiamo già accennato (cfr. nota 6) acome alcuni abbiano supposto che la figura di Paraibios sia giunta ad Apollonio attra-verso la tragedia; si potrebbe dunque ipotizzare che Ermia (o Siriano) dipendano dallastessa fonte tragica di Apollonio. Bisogna tuttavia osservare che le citazioni di tragediapresenti in questi filosofi consistono per lo più in singoli versi di contenuto gnomico,dai quali non è affatto deducibile una particolare consuetudine con la tragedia.

Né di Apollonio Rodio né della sua eventuale fonte tragica è dunque possibile direche siano stati una lettura abituale di Ermia o di Siriano. In una situazione di talgenere, è impossibile esprimere un’opinione sicura sulla fonte da cui Ermia ha attintoil mito di Paraibios.

Quello che invece mi pare si possa affermare con certezza è che Ermia questo mitolo ha conosciuto ed è, a quanto pare, l’unica altra fonte antica, oltre agli Argonauticadi Apollonio Rodio, a mostrare di conoscerlo. Inoltre, se è vera la nostra ricostru-zione, la versione conosciuta da Ermia doveva essere simillima, se non identica, aquella che leggiamo in Apollonio.

Se Ermia non dipende (direttamente o indirettamente) da Apollonio, ne consegueuna cosa molto importante per l’interpretazione di Apollonio stesso: tutta la sezioneche riguarda Paraibios e suo padre non è un’invenzione di Apollonio, ma il poeta diRodi la ha tratta da una fonte a lui precedente. Questo vale non solo per l’episodio deltaglio della drûv, della preghiera della ninfa e della punizione del druotómov e dellasuccessiva purificazione, ma anche per il rapporto di gratitudine che lega Paraibios aFineo e sul quale Apollonio insiste molto (vv. 468–469; 487–489): anche questo rap-porto trova un parallelo, seppure più limitato, nel passo di Ermia: quest’ultimo, in-fatti, insiste sulla swthría che il telestäv offre a chi gli si rivolga (¿H telestiκæ ou®n, w©ı a¢n e ¬ggénhtai au¬tón te a¬norqoî tòn e ¢conta tæn manían, κaì di’ au™toû κaì a¢llouvpolloùv såızei).

Purtroppo, non credo si possa determinare con sicurezza se Ermia, in ultimaanalisi, dipenda da Apollonio o no; certo, chiunque vorrà attribuire Argon. 2. 468–489alla freie Erfindung di Apollonio Rodio, dovrà sostenere che Ermia, direttamente oindirettamente, ne dipende.

Carlo M. Lucarini, Una nuova testimonianza sul mito di Fineo e di Paraibios

21 Il secondo dei due frammenti è assente dalla nuova raccolta di Kannicht e Snell.

164

Page 8: Lucarini, Una Nuova Testimonianza Sul Mito Di Fineo e Di Paraibios

Bibliografia

Apollonios de Rhodes, Argonautiques, texte ét. et comm. par F. Vian et traduit par É. Delage, t. I, Paris 1974.K. W. Blumberg, Untersuchungen zur epischen Technik des Apollonios von Rhodos, Leipzig 1931.O. Crusius, in: Roscher, s. v. Erysichthon (1884–1886).C. D’Ancona, cf. Reis.Hermeias von Alexandrien, Kommentar zu Platons Phaidros, übers. u. eingel. von H. Bernard, Tübingen

1997.Hermiae Alexandrini, In Platonis Phaedrum Scholia, ad fidem codicis Parisini 1810 denuo collati edidit et

apparatu critico ornavit P. Couvreur, Paris 1901.E. Eichgrün, Kallimachus und Apollonios Rhodios, Berlin 1961.L. Kahil, LIMC s. v. Paraibios (1994).J. Larson, Greek Nymphs. Myth, Cult, Lore, Oxford 2001.G. Lawall, Apollonius’ „Argonautica“: Jason as Anti-Hero, YCS 19, 1966, 119–169.W. Mannhardt, Wald - und Feldkulte, 2 voll., Berlin 1904–21906.Ch.-P. Manolea, The Homeric Tradition in Syrianus, Thessanolonike 2004.K. J. Mc Kay, Erysichthon. A Callimachean Comedy, Mnemosyne, suppl. 7, 1962. R. Matteo, Apollonio Rodio, Argonautiche, Libro II, introduzione e commento a cura di R. Matteo, Lecce

2007.C. Moreschini, Alcuni aspetti degli „Scholia in Phaedrum“ di Ermia Alessandrino, in: „SOFIH◊ MAIHTO-

RE◊ «chercheurs de sagesse». Hommage a J. Pépin“, Paris 1992.J. Pépin, Plotin et les Mythes, Revue philosophique de Louvain 53, 1955, 5–27. K. Praechter, RE, s. v. Hermeias 13 (1912).B. Reis, „Curricula vix mutantur“. Zur Vorgeschichte der neuplatonischen Lektürprogramme, in: The Libra-

ries of the Neoplatonists, ed. by C. D’Ancona, Leiden–Boston 2007, 99–119.J. Schmidt, RE s. v. Paraibios (1949). F. Stoessl, Apollonios Rhodios. Interpretationen zur Erzählungskunst und Quellenverwertung, Bern–Leip-

zig 1941.Syriani In Metaphysica commentaria, (CAG 6.1), edidit G. Kroll, Berolini 1902.U. von Wilamowitz-Moellendorff, Hellenistische Dichtung in der Zeit des Kallimachos, Berlin 1924.K. Ziegler, RE s. v. Phineus (1941) 215–246.

University College

London

[email protected]

Keywords: Apollonius Rhodius, greek mythology, neoplatonic commentaries, nymphs, Hermeias

Philologus 156 (2012) 1 165