Lotta Di Classe e Karma

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    Massimo Scaligero

    LTTICL SSEEK RM

    Perseo RomaL 2.000

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    LOTT I CL SSE E K RM

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    DELlO STESSO AUTORE

    AVVE NT O D E L L U O M O I N T E R I O R ELineamenti di una tecnica dell'esperienza .JOJ'rn.rensihilf'(SANSONI - Firenze, 1959)

    TRATTATO DEL P E N S I E R O V I V E N T EUna via oltre le lilosofie occidenta t', olcre lo Yoga,oltre lo Zen (Presso LIBRERIA TOMBOLINI - Roma. ViaIV Novembre)LA VI A DELLA V O L O N T S O L A R EFenomenologia dell'Uomo Interiore (PRESSO LIBRERIAToMBOLINI - Roma, 1962)DELL AMORE(TILOPA - Roma, 1963)

    IMMORTALE

    SEGRETI DELLO SPAZIO E DEL TEMPO(TILOPA - Roma, 1963)L A LU E - fntroduzr"one a l'imaginazione creatrice(TJLOPA - Roma, 1964)IL M A R X I S M O A C C U S A IL M O N D O

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    L attesa fedele h la sua luce l limite dellatenebra, quando l aurora pone fine alla lunganotte: si ridesta libero allora l angelo prigio-niero della Terra, che r iporta all originariocompagno umano il mistero del Sacro Amore.

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    La mancata meditazione del tema del karma nella cul-tura del presente tempo, ha tolto anche ad o s s e r v t ~ i qua-lificati la possibilit di cogliere l retroscena degli eventi. Illento spegnersi della Democrazia su tutta la Terra, oggi siriesce appena a collegare con il fatto che il Potere centrale su-perpolitico, espressivo della saggezza e dell autodeterminazione dei Popoli, epper capace di garantire l autonomia delleforze sociali, viene assunto da una corrente di parte, o da unmeccanismo politico.

    L agonia dello Stato, quale nucleo supernazionale di unacollettivit, visibile su tutta la Terra, nel suo mancare allafunzione di superiore impmzialit regolatrice, venendo essoportato fuori di s a operare nei processi socioeconomici e aimpedire lo svolgersi di questi secondo il loro proprio principio. Quando ci si verifica, non pi lo Stato che opera,esso invero non c pi: al suo luogo opera una corrente cheha sopraffatto le altre e conferisce potere statale al pmprioimpulso di parte. Lo Stato, che dovrebbe garantire l espressione verace della Cultura, l uguaglianza di tut ti dinanzi allaLegge, l autonomia nazionale-internazionale dell OrganismoEconomico, non c pi. La Democrazia si riduce a un meronome, la lotta di classe pu essere chiamata in causa

    l fenomeno riconoscibile come paralisi delle forze or-ganizzatrici dell umano, ad opera di forze della polarit oppo-

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    sta, la cui insorgenza possibile grazie alla surrettizia collu-sione della dialettica con l sub-umano. Da una simile situazione di consunzione, non possibile uscire se non mediantela conoscenza delle forze in giuoco: il cui retroscena sovrasensibile. Prescindendo dalle condizioni richieste a un'indagine del genere, si pu dire che il retroscena cognitivamenteafferrabile, grazie alla vivificazione attuale dell'idea tradizionale. di karma: termine sanscrito il cui ampio significato in particolare riferibile al tipo di forza operante nell'umano,come struttura del destino individuale e collettivo, secondo una logica trascendente, di cui l'uomo nella profonditdella coscienza, cooperatore. La necessit di ravvisare la pre-senza di una simile forza nell'attuale processo umano-sociale, il tenia del presente libro: nel quale tra l'altro viene mostrato come la cultura sia dominata da impulsi che si oppongono all'idea di karma, nell'epoca in cui questa pu essere,per la cultura, germe di reintegrazione.

    lO

    I VIA A UN METAFISICA COSCIENTE

    I problemi che l uomo contemporaneo riesce a impostare con chiarezza e d i voi ta in volta a risolvere, s da paterne trarre un sapere certo, sono quelli da lu totalmenteriducibili in termini fisico-matematici. E il dominio della fi-sica, della chimica, della tecnologia: riguardo al quale l indagine pu lecitamente affidarsi al procedimento deduttivoinduttivo, in quanto muove dall oggetto come dal propriopresupposto: le consentito rinunciare alla consapevolezzadi muovere da un idea, persino nel caso di intuizione dileggi, dato che l idea e l oggetto fisico coincidono. Ma, recando come limite originario la misurabilit, i l procedimentofisico-matematico non pu non generare il carattere dogmatico delle proprie conoscenze: esso d luogo all attuale sistema del Sapere, malgrado manchi della consapevolezza delproprio dogmatismo, allo stesso modo che della struttura ideale dell oggetto da cui muove. Malgrado tale limite realisticodogmatico, tuttavia, il pensiem scientifico rende conto cognitivamente dell aspetto sensibile del mondo: del quale l uomodel presente tempo sembra pago.

    A torto, per, l uomo di questo tempo portato a risolvere con lo stesso tipo di pensiero gli altri problemi, mo-rali, psicologici, sociali, culturali, il cui oggetto, essendo ideale, non pu venir presupposto come reale, ove tale realtnon sia la sua struttura estrasensibile, ossia la sua originaria

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    identit con i l pensiero, resa cosciente. Si tratta di temi cheesigono bens la medesima lucidezza di coscienza richiestadai temi fisico-matematici, ma n sono traducibili in quantitcalcolabili n sono in s afferrabili soltanto mediante la logica: essi esigono invero l att ivit cognitivamente capace del-la forma logica, ma in quanto anzitutto capace della coincidenza con l oggetto interiore che il pensiero logico normalmente consegue con l oggetto esteriore.

    Quando, per il suo volgere a temi morali o ideali, ilpensiero logico manca del supporto fornitogli nell indaginefisica dalla coincidenza con l oggetto sensibile, deve attingere direttamente al proprio moto interiore, se vuole attuarel ulteriore relazione, capace della stessa virt di coincidenzacon l oggetto non sensibile. Proprio la coscienza di un similemoto stata trascurata dal pensiero moderno: moto a cui,comunque pensi, il pensiero attinge, ma a cui si estrania elinisce con l opporsi, se cade nell illusione di trarre il proprio principio dall oggetto: d a Il o g g e t t o c h e n o nh a s e n o n c o m e o g g e t t o p e n s a t o.

    L intento che mosse Hegel, quando costru la Scienzadella Logica, u collegare la dialettica del concetto con il suoprincipio interiore, cos che il concetto non fosse deviatodalla sua forma riflessa. Affior per un momento nella filo-sofia la possibilit positiva dello Spirito, richiesta dalle nuoveesigenze del conoscere. Ma sbito s perdette: venne menola possibilit che i problemi morali, psicologici, sociali, culturali, fossero conosciuti mediante la stessa coincidenza delpensiero con l Oggetto, che si andava conseguendo nell indagine fisica. E ormai normale che in tale indagine il pensieroignori il rapporto con il proprio principio epper patisca illimite empirico, affidandosi esclusivamente alla possibilit diseguire con sempre pi precisa misurazione il fenomeno lisi-12

    co. Un tale limite diviene fonte di errore, se recato, comenormalmente avviene, nel conoscere teorico o etico, o nellai n t e r p re t az i o n e del fenomeno fisico, o nella Filosofia della Scienza. Si tratta comunque di un errore cl1e puessere superato soltanto l dove nasce: nell incontro delpensiero con l oggetto sensibile. Il pensiero potrebbe superare il limite empirico-dogmatico, unicamente se giungesse aprender coscienza del momento in cui, come pensiero voltoal sensibile, attua la coincidenza con l oggetto, afferrassecos il proprio elemento otiginario, intuitivo-ideale: per virt del quale sorge la relazione con l oggetto, la sua realt:realt che il pigro di pensiero crede gli giunga ponendosi pervirt propria, senza il suo percepire, senza il suo pensare.

    Nell indagine non .fisica il rapporto del pensiero conl oggetto non dovrebbe essere determinato dal fatto che l og-getto venga assunto come presupposto, ma dal fatto che ilpensiero bbi imparato la lezione dell indagine fisica e sappia che ogni dato fisico sempre risolto in idea e che l attivit della scienza comunque operazione di idee. Lo scienziato in realt non ha a che fare con percezioni, ma con pensieri tratti da percezioni, non con oggetti, ma con concetti.Volgendosi all oggetto non fisico- che pu essere> lavoro, societ, spazio, ecc. - l pensiero dovrebbe acquisire coscienza di non avere come presupposto un quirealistico, ma un idea: sotta bens dall esperienza, ma in quan.to l esperienza sostanzialmente atto interiore, in cui l lo,il soggetto umano, presente, come in un suo momento divita, che sinmltaneamente momento di vita del mondo.Dovrebbe essere capace di consapevolezza della sua riduzionedell oggetto a idea, che inconsapevolmente, come pensieroscientifico, compie ogni volta con l oggetto fisico. In verit,il pensiero dello scienziato fisico non muove mediante c o s e,

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    Nella conoscenza del mondo fisico, l elemento interioredel pensiero ha la possibilit di esprimere il suo potere sintetico mediante la forma logica, in quanto dispone del supporto del fenomeno fisico. L osservazione obiettiva sollecitaindirettamente l i n s del pensiero: l unico i n s delquale al pensiero sia legittimo parlare, essendogli interno eidentico. l pensiero non ha necessit di sollecitare tale identit nella indagine fisica perch essa viene indirettamenteprovocata dall osservazione del fenomeno.

    Per l indagatore contemporaneo sarebbe decisivo com-prendere come l fine dell indagine sensibile sarebbe dovutoessere non tanto la costruzione del sistema della Scienza,quanto l esperienza dell identit del pensiero con l proprioprincipio interiore, richiesta dall edificazione di tale sistema.L evento estrasensibile insito nell esperienza scientifica mancato all uomo: l pensiero, identificandosi con l moto riflesso, ha ignorato il proprio potere di sintesi, pur servendosidi esso nell indagine. Cos la dialettica, separata dal propriomoto originario, divenuta l attivit capace di rivestire qualsiasi contenuto, salvo appunto il caso del procedimento fisico-matematico, in cui non coscientemente attua il moto originario, l identit del contenuto concettuale con l oggetto, possibile grazie al darsi tangibile dell oggetto, o del fenomeno.

    In quanto l rapporto del pensiero riflesso con l proprio moto interiore, nell indagine fisica, non diviene esperienza della coscienza dopo il compimento dell indagine, ilpensiero si arres ta a uno stato di a l i e n a z i o n e, comevincolato all oggettivit fisica, secondo una perdita di coscien-14

    za della propria autonomia, o inalienabilit: rispetto alla propria corrente noetica, esso cade in una condizione di estraneamente, da cui sorgono per esso incontrollabili possibilitdi arbitrio, in forma che continua a essere logica: della cuireale identit non pu rispondere, mancando della propriainterna identit. L inganno del pensiero riflesso possibileper l fatto cbe, mediant6 la forma dialettica, esso muoveestraniato al proprio i n s , ossia al proprio essere reale,senza saperlo, onde fa sorgere di contro a s un mondo

    reale >> fisico o metafisica, nel quale non riesce a scorgereci che egli stesso vi immette perch appaia reale.

    Un contenuto c per il logico o il dialettico che erra,ma non quello che egli crede. Non avendo egli la possibilit di seguirne il processo interiore, in quanto s identificacon il pensiero riflesso estraniato alla propria luce intuitiva, inevitabile cbe un contenuto psichico, o istintivo, assumain lui l veste di lettic e che egli edifichi corfle scienz sociale o economica o storica, qualcosa che viene dal suo mododi sentire, o dalla sua natura soggettiva, e che il suo costrutto scientifico sia tuttavia plausibile, per la sua conformital sentire e all istintivit altrui, fuori di un rappor to con larealt. La forma logica in tal caso pu divenire la veste dellanecessit inferiore dell umano, l espressione delle sue inclinazioni piuttosto che dei suoi ideali, e tuttavia apparire rispondente a esigenze d indagine sociale e storica.

    L esperienza di s del pensiero si trova riflesso nel sistema di Hegel. E importante tuttavia notare che non vi sitrova l esperienza in s nella sua compiutezza: questa, Hegel,se gli fosse stato possibile, avrebbe potuto esprimerla comeun iiiinayoga occidentale, ossia come un metodo di ascesidel pensiero. Egli invece non comunic la propria e s p e-r i enz dell atto pensante e del puro momento intuitivo,

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    bens soltanto il suo prodotto dialettico, l estrinsecazione spe-culativa, ]ogia e gnoseologica.I discepoli di Hegel, che non afferrarono questo ins >> del pensiero su cui si fondava il filosofare del maestro,non essendo dotati del potere intuitivo di lui, non sospettarono che la Fenomenologia dello Spirito avesse come sensofinale l a f f r an ca r s i d e 11 a u t o c o sci enza d a l-I a l i e naz ione dovuta al momento dell oggettivit: og-gettivit. ritenuta da Hegel relativa e strumentale, da Marxinvece proclamata sovrana, in s reale e permanente, secondola persuasione connessa ad ogni realismo immediato. Questaoggettivit, che divenne il riferimento assoluto di Marx,avrebbe dovuto, nel disegno noetico di Hegel, operare qualesollecitatrice del compimento dell autocoscienza, in quantoquesta riconoscesse l essenza dell oggettivit nell in s delpensiero: da tale compimento, se si sa leggere Hegel, sarebbe dovuto scaturire l rapporto con la realt. Evidentementemanc a Hegel la capacit di mostrare l esperienza dell e s s e n z a come un conseguimento simultaneamentepragmatico (da praxis e ascetico.

    Il caso di Marx e di ogni sviluppo dottrinario marxiano,mostra la possibilit di uno svolgimento della dialettica, prescindente dall esperienza dell essenza, epper come posi z i o n e a s s o l u t a della coscienza riflessa. D onde la suasistematicit. Quando l assolutezza non giustificata dal pensiero quale moto sintetico originario a s sufficiente, bens daaltro, ossia da un pensa t o, come l oggettivit del

    mondo, ogni sua posizione inevitabilmente dogmatica: losviluppo del cosmo dialettico a cui d luogo non l idea inmovimento, bens il pensiero condizionato dall oggetto, ep-per capace solo di sviluppo logico, ossia di movimento de-duttivo dal presupposto. Tuttavia, in s, sempre riduzione16

    del mondo a d e a, materialista, socialista, comunista, mainevitabilmente idea: in i la speranza che possa come taleun giorno divenire consapevolezza di s.

    L autoconoscersi dello Spirito, che era il senso finale delpensiero di Hegel, non ebbe pi significato per quei discepoli: ad alcuni dei quali non fu possibile concepire altro contenuto del processo dialettico che quello sensibile, sfuggendo loro il momento metadialettico del pensiero assumentetale contenuto. L equivoco tuttavia fu possibile in quantoHegel non propose la realizzazione dello Spirito che era riuscito appena a scorgere, bens la sua filosofia: egli non fondl esperienza dello Spirito che gli consentiva il conoscere, bens la forma del conoscere, come prodotto dello Spirito, ladialettica: cl1e cos pot essere usata meccanicamente, fuo r id e 11 o p i r i t o da pensatori ansiosi di realismo storico sociale, naturale.

    Giova chiarire questo punto, perch da allora tutta laproduzione razionale, sino alle forme attuali della logica, alNeo-hegelismo di destra e di sinistra, al generale modo dipensare, patisce le conseguenze di questo equivoco, costituendo per l uomo l impossibilit a uscire dal limite discorsivo per afferrare la realt, oltre quello che di essa gli consentito assumere fisicamente e tradurre in attivit tecnologica.

    Riguardo a simile alienazione del pensiero nella dialettica, importante comprendere il senso del momento riflessodel pensiero, in cui il pensatore comune ha la possibilitdella coscienza di s, che ingenuamente scambia per la realecoscienza, sfuggendogli la coscienza del momento originariodel pensiero: che Hegel conobbe, ma non uno dei suoi discepoli comprese. In effetto Hegel scorse il retroscena delprocesso del pensiero, che fu deliberatamente ignorato daMarx: l quale dal retroscena prospettato da Hegel trasse

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    l apparato dialettico, a sostegno del contenuto che gli era necessario far valere: quello sensibile, dell uomo corporeo, do-tato dell anima in funzione del corpo e non del corpo in fun-zione dell anima: il rovesciamento della visione di Hegel.

    Se il pensiero una luce che l uomo comune pu averesoltanto come luce riflessa dall organo cerebrale, ossia comedialettica, l arte del pensatore, quale aiutatore di s e delprossimo, consiste nel mantenere congiunto il riflesso con laluce da cui origina: arte che H egei in qualche modo conob-be, ma fu considerata nebbioso misticismo da Marx. Questiebbe ragione di fare del pensiero estraniato alla propria sor-gente la veste del sensibile, la forma dell apparire materialedel mondo, ravvisando nella struttura del mondo fisico ilprincipio assoluto: gli sfugg che l apparire gi tale forma,dietro la quale non vi una materia, se non come matetiaimaginata. Spezzate una pietra, ogni frammento di essa ri-peter ci che la pietra in grande, apparire formale e feno-menologia chimica, sernpre risolubili in pensiero, sino l pul-viscolo.

    Furono indubbiamente ragioni interiori che portaronoMarx ad elevare a sistema e a valore universo il pensiero riflesso negante la luce di cui riflesso, acciocch fosse possibile la ptoclamazione dell oggettivit fisica come tealt indi-pendente dal percepire e dal pensare umano, perci non piriferibile al soggetto conoscente, bens a un essere reale, noncome soggetto in s ma solo in quanto postulante il sogget-to vero, la Societ. L individuo, cmne essere riflesso, ossiacorrelato all oggettivit riflessa, risult reale semplicementeiil quanto essere corporeo, di cui ogni credo, etica, posizioneculturale, filosofia, non che proiezione. La proiezione dellacorporeit assoluta fu in sostanza l impossibilit di scorgerel alienazione dell uomo nella riflessit, piuttosto che nella si-18

    tuazione sociale. Le ragioni di Matx ebbero potete inesisti-bile, in quanto con la loro espressione si trov a coincidereil generale livello della coscienza umana, nella quale forzeimmanenti pi profonde avrebbeto avuto bisogno, per assu-mere l oggettivit del mondo, di un impulso pi radicale chela Logica di Hegel: l animadversio pragmatica dell autoco-scienza destantesi nell esperienza rigorosa del sensibile. Taleanimadversio mancata. Quelle forze che, una volta consa-pevoli della loro dimensione, sarebbero dovute confluire nell conoscenza della realt estrasensibile, fluirono invece nelladirezione opposta, auspice Marx: ma non si pu dire a causadi Marx, la cui fortuna fu l andare incontro alla generale ten-denza della coscienza umana. l centro del problema iden-tificare il tipo di deficienza spirituale a cui si dovuto il pre-valere di questa generale tendenza della coscienza.

    l Materialismo non una causa, ma una conseguenza:il male non i l a t e r i a li smo ma ci chel o c o mb a t t e s enza c o n o s c e r l o, ci che lonega credendo di possederne i l superamento. Ci sono oggicritiche della civilt che sembrano recare le forze di supera-mento del Materialismo: esse sono preoccupanti perch pre-sumono indicare una via dello Spirito e tuttavia mancano dipenetrazione i quell elemento dialettico del Materialismo,la cui conoscenza il principio del suo superamento. enuove forze dell autocoscienza si sarebbero dovute ricongiun-gere con la loro scaturigine metadialettica, non per restaura-re sis temi del passato, o tradizioni esaurite, ossia non per unritorno a stati di dipendenza interiore, bensi per rendere cosciente l uomo razionale dell elemento originario del suo conoscere, onde la conoscenza compiesse il trapasso dal gradoriflesso a quello della sua realt sovrasensibile, per un espe-rienza diretta del reale, della natura, della materia, del cosmo:

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    che la vera esperienza del Sensibile. Marx aveva la lodevol intenzione di liberare l uomo dalla soggezione alla metafisica, dimentic che l uomo pu liberarsi unicamente dici che riesce a possedere. In effetto, la conquista della realt fisica, epper socioeconomica, non pu venire se non dauna conquista del grado metafisica i tale realt. Il Materialismo sarebbe stato utile all uomo, se avesse avuto come controparte u na m e t a f i s i c a c o s c i e n t e, capace di riconoscere le ragioni sovrammateriali i esso: non dunqueuna metafisica tradizionale , sapiente eppur impotente dinanzi al mondo moderno .

    Il pensiero r1flesso, valendo wucamente come riflesso,estraniandosi o abdicando alla propria sorgente di forza, nonpu non rimettersi all oggettivit cui fornisce configurazione.Esso ignora i fornire tale configurazione, perch non hacoscienza della parte di s impegnata nel configurare: senzal incontro di tale parte i s con l elemento sensibile nonsorgerebbe rappresentazione. E mancata all uomo i questotempo la coscienza di questo momento del conoscere fisico,che certo non gli pu venire dall antica Metafisica, o dallaGnosi, n dalle dottrine orientali, proprie a un tipo umanoancora non necessitante dell esperienza fisica del reale. Ilsenso ultimo i tale esperienza appunto la percezione cosciente del momento originario del pensiero, che un tempooperava come intuito estracosciente.

    Nel procedimento fisico-matematico il pensiero attua unmovimento che normalmente in s non possiede, in quantolo genera in relazione a un tema o ad un oggetto: senza lostimolo di tale relazione opponentegli l a l t e r i t e s t e_r io re, esso non genererebbe il proprio movimento Lagenerazione del movimento un giorno sar riconosciuta comeci che necessario alla penetrazione dell a l t e r i t i n-20

    t e r i o r e. Il movimento del pensiero, infatti, sperimentatoin s allo s t a t o puro si rivela come l oggettivo sovrasensibile, capace i congiungere con la propria scaturigine lSoggetto pensante: si rivela come l senso ult imo dell esperienza fisica, in quanto at tuazione di una relazione con l sensibile necessaria alla coscienza che volga al l esperienza sovrasensibile: esperienza un tempo giustamente cercata oltre lacoscienza, ma che oggi grave errore di pensiero cercarettadizionalmente >> allo stesso modo. E decisivo scoprireche nell esperienza scientifica lo Spiri to, come potere esi tasoggettivo, affiora, sia pure al livello pi basso, perch la coscienza apprenda la capacit i contemplare l oggetto impersonalmente, con indipendenza dalla psiche: la capacit richiesta alla contemplazione del l oggetto sovrasensibile. LoSpirito che i Materialisti negano in nome della concretezzascientifico-fisica e che gli Spiritualisti cercano fuori di essa,s fugge ad ambedue come a t t i v i t chep e n e t r a t a l e c o n c r e t e z z a.La via dello Spirito dei nuovi tempi, essendo la viadell Io, la v i a d e l pens i e ro . Le reazioni concordidella recente filosofia e della generale cultura materialisticaallo Hegelismo, hanno servito egregiamente lo scopo di confondere tale via del pensiero con una sorta di nuovo HegeJismo, o con un qualsiasi altro tipo i idealismo. In verit,quella che noi chiamiamo via del pensiero >> non ha nullaa che vedere n con l idealismo, n con alcun altra dialettica. Pu essere compreso t senso di tale via >> se si tieneconto che le filosofie europee dell Io, come l esperienza fisico-matematica del mondo, a cominciare da Galileo, sono i segnidi un mutamento i rapporto della coscienza umana con loSpirito. Lo Spirito affiora nel pensiero: esso non quellocercato dagli Spiritualisti nei seducenti sistemi metafisici del

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    passato, n quello che i Materialisti ravvisano come attivitpensante della Materia rivolta alla stessa Materia. L esperienza sensibile una via verso la conoscenza, solo nella misurain cui possa rivelare il proprio contenuto sovrasensibile, nelquale il Perenne Spirituale delle antiche tradizioni oggi af-fiora: la forma inaspettata della Verit, secondo l ammonimento di Eraclito.

    L ascesi del pensiero, come cmpito pragmatico, im-plicita nel metodo sperimentale della Scienza: alla quale in-vero manca la coscienza delle forze interiori impiegate nellasperimentazione del mondo fisico. l possesso di tali forzedecider dell imminente fase della civilt. l cercatore spirituale che riproduca l movimento del pensiero, svincolandolo dall oggetto fisico-matematico, pu sperimentare l pensiero come puro d arsi o rivelarsi, i una vita s o v r ~sensibile in s obiettiva, normalmente presente nel percepirecome immediato potere di relazione con l oggetto, esterioreo interiore. J: la via della concentrazione e della meditazione. Un ente pu essere oggetto di pensiero, in quanto in s gi fatto, un passato: si d come oggetto al pensiero, inquanto l pensiero vive nel momento in cui sorge x se comecontinuum presente, ogni volta indipendente dal passato, li-bero da oggetto: onde il dato originario, in cui l ulteriorepensiero non ha bisogno di alienarsi per assumerlo come og-getto, anzi ritrova se stesso vivente: si riconosce come l ele-mento dinamico di continuo integrante il percepire sensorio.E la Via del Pensiero, che riconduce allo Spirito, e perci rifiutata con pari opposizione dai Materialisti misticamentedeificanti la Materia e dagli Spiritualisti materialisticamentedcercanti lo Spirito nei testi, o nelle formule tradizionali.

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    II GENESI BORGHESE DELLA DIALETTICADI CLASSE

    Con la visione marxiana della realt, con l interpretazione univoca della storia, dell economia, del fatto sociale, delsenso di ogni attivit, dalla religiosa alla fisiologica, in funzione della Materia, si verificato un fatto singolare: cheuna simile interpretazione andata talmente incontro allacondizione generale umana, da riuscire a prevenire qualsiasialtra visione del reale. Qualsiasi altra interpretazione non haavuto la forza di persuasione di quella che ha risposto algrado della massima coincidenza della natura umana con isuoi bisogni fisici e perci con l inclinazione a spiegare in unsolo modo i fenomeni sociali: d onde la vocazione a far ricadere su qualcuno o qualcosa di identificabile fisicamente laresponsabilit di ci cbe irregolare nei processi sociali, piuttosto cbe a ravvisare nella s t r u t t u r a m o r a l e diguesti l irregolarit .

    Se una possibilit esisteva di identificare dal punto divista del soggetto umano, ossia dello Spirito, l senso deiprocessi sociali, delle attivit economiche, del lavoro umanoe delle sue implicazioni etiche e giuridiche, questa stataprevenuta: stata sopraffatta dalla unanime rispondenzadell umana natura all interpretazione che pi ha incontratoil grado della sua identificazione con l supporto fisico: ilgrado della coscienza riflessa. Della quale non stato pi

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    possibile concepire la ttansitoriet, n essere consapevoli diaver assunto come normale la transitoriet.

    Per la sua dipendenza dall organo fisico che lo riflette,il pensiero riflesso non pn identmcare cause morali, masolo cause fisiche. Al pensiero riflesso non pu non risultareretorico il motivo morale, che l eco di una realt basaledella coscienza a cui esso, come riflesso, sorge opposto.L opposizione dovrebbe essere momentanea, in quanto me-diazione Per la dialett ica riflessa, la momentaneit dell opposizione diviene un fatto definitivo, mentre l senso realedel pensiero riflesso sarebbe mediare il p e n s i e r o o r i-gin r i o. Questo originario viene ignorato.

    Privo dell accordo con la propria scatnrigine, epper dicontenuto vivente, il pensiero riflesso non pu non divenireforma del sensibile: che in tal modo assurge a contenutodella realt. Onde si verifica la strana situazione che, perquanto ogni contenuto di pensiero sia i d e a e l uomo dialettico confel isca r e l t ~ t a sensibile mediante ideare, siapure riflesso, egli incapace di riconoscere la natura idealedel pensiero con cui lo assume. Limitandosi all immediatacoscienza riflessa, egli anche se professante Spiritualismo,anche se

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    Occorre dire che un support o sensibile all alterazionedel pensiero ormai esiste. Le conseguenze negative dell opposizione del pensiero riflesso alla propria sorgente, non sicolgono soltanto nella situazione immediata della riflessit,che del resto teoreticamente era stata identificata da Hegel,ma soprattutto nel fatto che il pensiero riflesso stato fissatoe organizzato a sistema nel suo momento di opposizione,ossia nel suo momentaneo potere di autonomia dal proprioprincipio interiore. Tale autonomia, ave avesse tuttavia con-seguito coscienza di s, avrebbe agito in Wl secondo tempocome veicolo della libert del principio interio re: invece,mancandole tale coscienza, scaduta nell identificazione conla corporeit, a beneficio della vita degli istinti. Nel veicolodel pensiero riflesso, lo strumento della libert stato im-pugnato dal polo opposto allo Spirito. Del rapporto tra luceincidente e luce riflessa del pensiero, l cui senso sarebbe do-vuto essere nn accordo, per il sorgere di una coscienza dellalibert, ai contrario, ad opera dei decadente Hegeiismo, stato fatto nn dissidio: dissidio che si manifesta sul pianoumano i n un u s o d e l e l e m e n t o d e 11 a l i-b e r t da p a r t e di c i che non l i b e r onell uomo, la sfera dell Inconscio. n sostanza, la dipendenzadel pensiero riflesso dalla cerebralit si traduce nella identi-ficazione della libert con l istin to.

    l dissidio reagisce sul decorso stesso della mediazionecerebrale da cui origina come semplice opposizione, anzicome opposizione inizialmente necessaria all autonomia delpensiero. riflesso: tale autonomia degenera. L organo cerebra-le, che dovrebbe fllilzionare come strumento rispecchiantedel pensiero, estraneo all essere del pensiero, interferisce in-vece nel processo pensante, in quanto viene irregolarmentesollecitato dal l uso inlpertinente della dialettica: che 26

    l a u t o n o m i a de l p e n s i e r o a l i e n a t a ne l l ar i f l es s i t . L uomo libero, ma, non possedendo il prin.cipio del suo essere libero, va ad esprimere mediante l sup-porto corporeo la libert. La illecita sollecitazione inevi-tabile ormai a qualsiasi operazione dialettica, in cui la rifles-sit, come forma iniziale, epper provvisoria, dell elementolibero della coscienza, viene usata fuori di esso: alla meta-mente formale autonomia, l contenuto viene fornito dagliistinti. Con ci, la provvisoriet diviene regolarit e il rap-presentare riflesso, subendo la necessit sensibile, muove incontrasto con le leggi del pensiero. Tuttavia, provvisto di re-golare struttura formale, tale pensiew pu sentirsi pago diconformit alle leggi della dialettica.

    L uomo pu credersi libero, in quanto muove origina-riamente da un principio libero: del quale per non avvertel momento dell alienazione. l pensiero, che in s nna cor-

    rente di vita, si scinde dal proprio contenuto di vita per di-venire cosciente di s, ma come tiflesso. Ove non si scindessedalla propria corrente di vita, l pensiem non avrebbe pro-blema del conoscere, perch non vedrebbe duale l mondo,ossia s opposto al mondo: si percepirebbe uno con l essenzadel mondo, ma non sarebbe libero: avrebbe in s la veritdelle cose come un ontinuum fluente, che lo condizionereb-be. l pensiero deve in un primo tempo perdere la veritestracosciente del mondo, per riacquisirla cosciente. La sualibert consiste nella sua indipendenza dalla propria internaverit, nella possibilit persino di dubitare di essa, nell op-porsi ad essa epper sentendo opposta a s l oggettivit delmondo. Ma gi nella relazione che comincia a ristabilire conl mondo, come pensiero razionale indagante, esso volge a

    restaurare l unit sotto l segno della autocoscienza e dellalibert. Ma la restaurazione iniziata appena da qualche se

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    colo in Occidente e gi compromessa ad opera del Materialismo e dello Spiritualismo. Da una parte, infatti, lo Gnosticismo, l neo-Esoterismo tradizionale e lo Yoga in ritardo, tendono a disconoscere l senso di tutto il processo delpensiero e a restaurare l antica sua dipendenza dall internaver i t- che invero non c p i - dall altra, il Materialismotende ad arrestare l esperienza del pensiero allo stato dualee riflesso, consacrando un monismo della oggettivit esteriore contenente l uomo.

    Normalmente l uomo portato a non riconoscere realtal pensiero, e quando tende a un elemento di realt del proprio essere interiore, fa appello alla volont, ma non avverteche il rapporto con la volont passa per l pensiero, essendoil pensiero l punto di presa dell Io nella coscienza: non av-verte che, essendo l pensiero riflesso, sfugge all Io la corrente dell volont: onde egli pu essere tentato da una v i ad e l v o e r e m e d i a n i c o, per quanto possa chiamarla esoterica o m gic o spagirica non avvertendone lcarattere sub-personale. In realt l uomo pu volere solocorporeamente mediante un volere esecutivo o motorio in-dipendente dalla vita della coscienza. Pu operare direttamente nella volont, solo in quanto operi d i r e t t a m e n-t e n e pens ie ro come inconsciamente opera nell immediato pensare, ossia in quanto possa sperimentare il passaggio dal pensiero riflesso al vivente. Ma l operazione cheoggi egli rischia di non comprendere pi.

    Anche pensatori che si ritengono autocoscienti, oggi, al-lorch aspirano a una formazione interiore, credono di poteragire direttamente sulla volont: solo l insistenza malgradoi fallimenti pu portarli a scoprire il loro errore. In effettoil pensiero diviene riflesso in quanto si scinde dalla sua originaria forza, che l volere, per acquisire l iniziale coscien-28

    za di s: la sua alienazione il suo vincolarsi al supportosensibile, ossia ai processi mediativi cerebrali, o l t r e i lm o m e n t o n e c e s s a r i o a Il a c o s c i e n z a d i s .L alienazione, la cui reale funzione venir assunta da un picosciente moto di pensiero - che dovrebbe essere l sensoultimo del processo - permane come valore in s, divienealterazione: si traduce in un processo psichico, il cui impulso l opposizione profonda all iniziale moto preriflesso.L opposizione del pensiero riflesso al vivente, divenendo processo psichico e ripercotendosi nell organo cerebralemediante il quale si produce, rende inevitabile che gli istintiafferrino la dialettica e si esprimano mediante essa: si verifica un i d e n t i t tra attivit dialettica e istinto, difficil-mente riconoscibile al pensiero riflesso. Al tipo di istinto chegiunge a prevalere, oggi risponde una vocazione, o una vi-sione della vita, o la scelta di un parti to: quale che sia ladiversit delle vocazioni o dei partiti, l livello identico. Intal senso, non pu esservi distinzione tra l materialista el antimaterialista: l rappresentare per ] uno e per l altroparimenti dipendente dalla sfera dei sensi, manovrato dallacondizione dell alienazione: della quale i filosofi, gli psicologi gli psichiatri, non hanno pi consapevolezza. In fondoFreud si spiega con una estrinsecazione della sfera istintiva,intellettualmente dotata e provvista di tutte le articolazionidella dialettica psicologica propria allo stato cosciente: ca-pace di struttura scientifica grazie all identit del pensieroriflesso con l processo psichico: qui la privazione della me-diazione pensante diviene intelligenza della vita istintiva,I o p p o s t o p r o o n d o d e l l o S p i r i t o , l rappresentare contro l pensiero.

    Il rappresentare normalmente l immediatezza del pensiero: il pensare nel suo sorgere come forma del sensibile.

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    Quando si afferma che il rappresentare ordinario del mate-rialista, agnostico o gnostico, risulta dall attivit animica ine-rente oltre un limite di equilibrio ai processi mediativi cere-brali, ci si riferisce alla sfera riflessa del pensiero, che limitaprovvisoriamente la propria att ivit all mbito sensibile, nonLrscendo da questo neppure quando argomenta sul non sen-sibile. Tale pensiero, assumendo come condizione normaleil proprio stato riilesso, vi si identifica sino alla incapacitdi concepirne uno diverso, pur potendolo grazie all accenna-ta operazione di osservazione del proprio movimento (v. pag20): che un assunto insito nella logica sostanziale del pen-siero. Mancando della quale, il pensiero si estrania alla pro-pria coscienza di profondit e opera dialetticamente in op-posizione ad essa. In tal modo d luogo all inconsapevoledissidio della coscienza dialettica con la coscienza di profondit.

    La coscienza dialettica, traendo il suo essere da un op-posizione, non pu non tenere all espressione polemca,come all estrinsecazione della propria immediata natura. Nel-l opposizione del pensiero riilesso alla propria scaturigine in-teriore, i I g e r m e d e Il a i n c o n c i l i a b i l i t .Nel caso di Freud, ad esempio, l elemento della inconciliabi-lit o della lotta, non appare f o r m a l m e n t e ma s o-s t a n zia I m e n t e presente, come erosione di tut to ciche originario e autonomo nella coscienza. Alla base delsistema di Freud, come di ogni sistema fondato sul pensieroriflesso; si pu scorgere l odio profondo verso la realt su-periore dell uomo.

    L estraneamente alla coscienza di profondit, si verifica,per il pensiero, nel suo riflettersi dall organo cerebrale. Ilriflesso smarrisce l rapporto con la propria scaturigine. Nel-la profondit, peraltro, l elemento vivo del pensare, o del30

    rappresentare, s continua inconsciatnente come potere dina-mico del volere che muove gli arti. E la zona in cui l pen-siero potrebbe giungere coscientemente, ove fosse capace disuperare l limite cerebrale, ossia la riflessit del rappresen-tare, mediante l rappresentare stesso sperimentato in s,ossia mediante le forze originarie che rendono possibilel esperienza del mondo fisico: forze che, rese coscienti, da-rebbero ragione del volere come dell arto dello Spirito, pa-rimenti che del volere come estrasensibile corporeo moventel corporeit.

    La coscienza riflessa opera alla rappresentazione del mo-vimento, non al movimento, e tuttavia ha nel rappresentarel moto interiore che pu tradursi nel movimento. L osser-vazione interiore pu rilevare che il s e n t i r e e s t r a c o-s c i e n t e la forza mediatrice tra l rappresentare e il vo-lere: per questo, ogni rispondenza predeterminata della vo-lont al pensiero autonomo, o alla rappresentazione libera,diviene educatrice del sentimento. Ci pu spiegare l attualeparalisi del sentire quale forza etica, sociale, pedagogica: nonviene consentito infatti dalla condizione del pensiero riflessoun rapporto tra pensiero e volont, che appartenga al pen-siero, epper educhi l sentimento: l rapporto tra pensieroe volont viene dominato dalla natura fisica, malgrado essomuova radicalmente dalla natura metafisica del pensiero.Questa contraddizione, che si riilette nel guasto delle forzeoperanti come potere di destino, peraltro l segno dellapossibilit smarrita dall uomo nell epoca dell anima coscien-te: che lo Spirito si traduca in Volont, in Conoscenza libe-ratrice. Oggi dalla morta landa del pensiero, fioriscono lepedagogie, le psicologie, le sociologie, gli studi raffinati ri-guardo alle at tivit morali dell uomo, prive di consapevolez-za del rapporto tra pensiero e volont. Questa privazione

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    impedisce alla cultura del tempo di aprirsi alla conoscenzadel tema del karma come a una corrente di vita urgentenella coscienza dell uomo: recante a lui l senso della vitaindividuale e della Storia: essendo la corrente cosmico-umana unente le forze del pensiero con quelle profonde dellavolont.

    Come attivit interiore, il pensiero non ha nulla a chevedere con il cervello. Anche quando si fa cerebrale, acquisendo forma sensibile, in s libero dalla cerebralit: manon sapendo di esserlo, per insufficiente coscienza di s, formalmente s identifica con il proprio rillettersi dall organo cerebrale: con ci identifica il rappresentare con il sensibile:cade nella visione materiale del reale. In sostanza, l pensiero ignora sia i l m o m e n t o p r e c e r e b r a l e, sia il suocontinuarsi come attivit dinamica corporea sino l rn o v i-m e n t o o alla manifestazione sensibile. Questa deficientecoscienza di s determina, sul piano della conoscenza, quelmeccanicismo che vede soltanto enti misurabili nel mondo eprocessi fisici alla base del pensiero.

    La provvisoria identificazione del pensiero con il proprio riflettersi dall organo cerebrale, determina il livello della razionalit, al quale vengono costrette le correnti del sentire e del volere, che si lterano nel loro doversi adeguaread esso per- giungere a coscienza. L alterazione del sentire edel volere il costituirsi della natura inferiore come forzatendente a codificarsi, dato il suo potere immediato sul mentale. La dipendenza dell uomo dagli istinti non sar mai compresa, finch non sar veduta come una dipendenza dell anima dalla cerebralit, per via del pensiero riflesso. In effettoMarx e Freud sono stati i codificatori di una condizione dell anima, secondo lo stato di fatto della riflessit.

    L opposizione della coscienza riflessa alla coscienza di32

    profondit, costrtmsce l tessuto imaginativo dell avversionecome attitudine immediata, l cui carattere polemico sfuggealla coscienza riflessa medesima. L a d i a l e t t i c a p r iva di cosc ienz del p r o p r i o proce ssom e t a d i a e t t i c o, l e s p r e s s i o n e d e 11 a vv e r s i o n e, che la coscienza riflessa reca come propria immediatezza, in quanto inconsciamente opposta alla coscienzadi fondamento. Solo la conquista di tale coscienza, ossial esperienza metadialettica, onde l pensiero si rende indipendente dalla riflessit, o dal supporto cerebrale, potrebbe superare l avversione congeniale alla dialettica. Ma l esperienza resa irriconoscibile, se non impossibile dalla struttura riflesso-dialettica della cultura dominante: la quale elettivamente materialista, soprattutto quando crede schierarsi contto il Materialismo. Si pu parlare di un pensiero riflesso,che pu parimenti assumere la forma materialista o antimaterialista. Ma, se si guarda, lo stesso pensiero borghese >>che esige la codificazione della sua riflessit, ora materialistico-proletaria, ora antimaterialistico-gnostica: l identicacondizione del momento dell alienazione, divenuto continuit.

    Si pu parlare, per l intellettuale moderno, di una mediazione razionale estraniantesi alla coscienza di veglia chela suscita, epper riguadagnante consapevolezza sulla basedella oggettivi t misurabile e della logica analitica. T aie mediazione opera a condizione di non sapere nulla di s inquanto esaurentesi nell oggetto: che tuttavia essa ritiene avere come oggetto, per via della dialettica. E l oggettivit chea un determinato momento viene assunta corne fondamentodai pensa ori di punta della sinistra hegeliana >>: oggettivit puramente rappresentata, senza consapevolezza del rappresentare, che ogni volta sostituita dalla dialettica della

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    dialettica mediatrice. Grazie ad un rapporto affine, il misticoantico si apriva a correnti spirituali, a lui trascendenti, conseguendo il collegamento con esse, mediante l alienazione della coscienza di veglia. Lo Spiritualismo che oggi tenta ridarvita alle antiche mistiche, o alle metafisiche tradizionali >>per combattere l Materialismo, in sostanza si comporta comequesto: attua la stessa relazione di questo nella posizione delteale e nel non scorgere lo Spirito nel Soggetto conoscente.

    La posizione materialista del reale sostanzialmentemistica. l razionalista-tecnologo oggi realizza tale posizione,comportandosi riguardo all oggetto della sua indagine comemistico moderno: la sua fede rivolta non ad oggetto spirituale, ma ad oggetto valido in quanto misurabile. n realtegli, in quanto escluso come Soggetto, non lo ha come oggetto: una contingente oggettivit lo domina. l procedimento logico regolare, ma muove da un presupposto trascendente: il fa t t o, o il f e n o m e n o, o la m i su r az o n e. a sua logica verte solo a conferrnare ci a cuiegli si rimette con fiducia religiosa, come il mistico del passato, in ci imitato dal mistico del presente, il cui presupposto trascendente sia t rad i z ione o r i to o i n i-z i a z i o n e, meccanicismo esoterico che rifiuta l esperienza metadialettica del Soggetto, il vero spirituale.

    n realt, non si pu dire che il fatto, o il fenomeno,sia un vero presupposto, epper non presupponga esso stesso ci da cui muove e da cui muove la stessa ricerca: qualcosa che, se sfugge all indagatore, mancher sempre comefondamento alla ricerca. V , per, una differenza. Nell antica esperienza mistica, come giustamente osserv Fichte,l uomo poteva giungere a percezioni del retroscena basaledell essere, in cui, malgrado l assenza di intenzione cognitiva o scientifica, egli come soggetto contingente era alie-34

    nato , ma come soggetto essenziale viveva l suo rapportocon l oggetto sovrasensibile, identificandosi con esso: mentre nell esperienza scientifica moderna, come in quella delmistico del tradizionalismo, l soggetto contingente si potenzia mediante ] alienazione del Soggetto essenziale.

    Una simile posizione, parimenti materialista e spiritualista, ha una profonda correlazione con la visione che Marxebbe del processo della conoscenza. e forze della coscienzaimpegnate nell indagine, mancando della possibili t di conoscere se stesse come attivit indipendente dall oggetto, mancano della possibilit di operare nel sistema del Sapere, comesegno della presenza del Soggetto umano. L uomo, comeautore, viene eliminato: gli viene contrapposta ]a Societ:di lui rimane solo l simulacro astratto, l ombra dell Io,l ego: l individuo come ente fisico, i cui problemi non possono essete che fisici ed economici. Quelle forze, nel loromoto adialettico, vanno ad alimentare come potenze d op-posizione l antica psiche istintiva. L atti tudine mistica scadein quella del medium. Cosi ogni mito collettivo del tempo una fDl ma di medianit di massa: propiziata dai cultorispiritualisti del m o m e n t o m e d i a n i c o, sotto la patvenza tradizionale, in cui l elusione del puro elementocosciente opera in sostanza come opposizione alla reale continuit dello Spirituale, alla Tradizione.

    L opposizione, rispetto alla quale ha una funzione positiva l allarme della coscienza suscitato dai fenomeni nevrotici, cessa di essere avvertibile quando la direzione spiritopsiche-corpo del tutto invertita e petci dominata, senzacontrasti, dalla polarit opposta, ovvero dalla COl poreitpsicbicizzata. L elemento dell inversione agisce in tal casocome un Inconscio inavvertibile, giungendo ad assumere non

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    tanto il ruolo della coscienza normale, quanto quello di unasupercoscienza.

    L impulso inconscio dell avversione si traduce in tensione dialettica e a sua volta la dialettica diviene dottrina, azio-ne sociale, attivit politica. L avversione inconscia si fa scienza umana, la regressione verso la sfera degli istinti operacome forza etica, religiosa, sociale: si instaura come thostendente a conformare la vita, esaltante dal profondo comeumano ci che inferiore all umano: contro tutto ci che spirituale e superiore. In nome di una evoluzione dello strato inferiore della collettivit umana, fa ascendere ci che pi basso dell umano, eccitandolo al rovesciamento di ciche ancora appare autori t. L autorit non viene annientata,ma impugnata da coloro che presumono abolirla: questi lottano contro l auto rit in nome della propria, operando nonall elevazione dello strato umano che intendono difendere,bens all opposto, alla esaltazione di ci che fa di esso unac a t ego r i a i r re v e r si i l e, o intrasformabile: co-me categoria, infatti, essa potrebbe essere aiutata ad evolvere solo da ci che categorialmente, ossia spiritualmente, le superiore. Ma proprio contro ci che superiore e capacedi guida, si svolge il processo della cultura del pensiero riflesso onde ci che pi basso giunga a costituire la categoria dominante della vicenda umana: l autorit pi oscura.

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    III. SPIRITUALISMO, HEGELISMO, MATERIALISMO

    E giustificato chiedersi quale sarebbe stato il decorsodell attuale storia, se non si fossero diffuse nel mondo leideologie materialiste n perci queste avessero influenzatola politica in ogni Paese del mondo. Non va rifiutata l ipotesiche l problema sociale avrebbe potuto avere soluzioni tecnicamente autonome, se non fosse stato proiettato sul pianoeli una lotta politica che ha in s i germi della inarrestabilit.L evoluzione stessa della scienza e della tecnica, epper dell economia, avrebbe potuto da sola portare l rapporto di la-voro a sempre pi logiche condizioni, con conseguimenti daparte dei lavoratori >> dovuti al clima dell intesa e dellarazionalit, piuttosto che a quello della polemica?

    C da chiedersi se le ideologie non abbiano avuto lcmpito eli prevenire la soluzione, perch l problema permanesse tale, e fervesse un urto, o una lotta, che prendessegli uomini su tutta la Terra, obbligandoli a identificare neltema del lavoro il massimo tema umano: sl da distrarli dallapossibilit eli avvedersi di essere anzitutto uomini e poi tral altro lavoratori. Forse tutto avvenuto, perch alla finesia ravvisato un limite e ritrovato l umano, oltre l suo simulacro ideologico.

    Il problema del lavoro, non risolto in alcun Paese, oin qualcuno portato ad apparire risolto, diviene anormalmente in tutto il mondo l fulcro del reale, in quanto, per indu-

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    zione psichica politica, polarizza le attivit quotidiane, la cul-tura, la scienza, gli eventi sociali: obbliga l umanit a unsolo movimento, condizionandola secondo un\mica preoccupazione, distraendo gli individui da ogni altra indagine, ri-cerca, o contemplazione, che non sia in definitiva in relazione con il tema, con il fulcro: onde, nella maggior parte deiPaesi, il part ito assurge a scuola di orientamento dellecoscienze. l mezzo per vivere diviene il fine della vita,escludendo da essa ogni altro significato.

    Alla questione posta, non si pu non rispondere sullabase di quanto si considerato nei primi due capitoli: se ilpensiero riflesso, nella sua alienazione, diviene misura delvalore, se un tale pensiero nella sua articolazione dialetticanon si accorda con la scaturigine viva, inevitabile che essodivenga strumento logico della natura fisica. Perci il Materialismo inevitabile: anche se non ci fosse come dottrinao come ethos il problema sociale non potrebbe comunqueevitare la forma rispondente al suo scaturire dal dominioLmiversale della coscienza riflessa: della unilaterali t della vi-sione sensibile.

    Se la Scienza dello Spirito fosse stata accolta da un mi-nimo numero di discepoli, come decisione di vita, o comeimpulso profondo della volont, meglio che come impulsosentimentale: se la filosofia e la religione minimamente sifossero lasciate fecondare da tale Scienza, accogliendone ilcontenuto di reintegrazione rispetto agli impulsi di regressione verso la natura istintiva, l Marxismo non avrebbeavuto bisogno di assumere il peso di tanta responsabilit umana: quasi ovunque nel mondo il problema socioeconomicosarebbe stato probabilmente assunto come problema giuridico-tecnico, ossia anzitut to come tema etico: dalla sua eticit sarebbe scaturito l suo aspetto giuridico. Nel Matxismo,

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    invero, non c da ravvisare una causa, bens un effetto. Ilproblematismo senza uscita del fatto socioeconomico non una conseguenza dell ideologia: invece l ideologia la conseguenza di quella condizione riflessa del mentale umano,che vincola il problema a un piano in cui non possibile so-luzione, ma in cui possibile dialetticamente inscenare al-l infinito l ~ p p a r a t o della ~ o l u z i o n e : possibilit propiziatadal fatto che lo strumento umano dell ideologia, l operaio,non conosce altre vie: non pu averne altre. n alcuni Paesiviene persuaso contro l ingiustizia sociale, in altr i invece vie-ne persuaso che l ingiustizia stata eliminata, che tutto stato fatto, o sta facendosi, ma, se ancora non perfezionato,si deve alle sussistenti insidie di un determinato sistema.Lo strano che un simile sistema si rafforzi sempre pi, manmano che culturalmente si vada imbevendo della ideologia.

    Coloro che oggi presumono opporsi al Materialismo,dovrebbero anzitutto scoprire dove e come essi stessi gliaprano la strada. Gli aprono la strada sempre mediante ldialettica riflessa, in quanto credono di affrontarlo realmentesul piano politico, o sociale, prevenendolo mediante provvedimenti non meno pregni di Materialismo. Questi nonvengono concepiti secondo un rapporto del pensiero autonomo con lo stato di fatto, ma secondo attivismo che emula,o cerca di imitare, l procedimento materialista: come se sitrattasse di un giusto strumento da impugnare: con ci fa-cendo il suo giuoco. Perch un simile strumento obbediscea un solo padrone, quale che sia la mano che pretende impugnarlo: n il Marxista n l Antimarxista in definitiva lodomina.

    Taluni credono ancora che il Marxismo possa essereprevenuto mediante innovazioni politico-sociali, che non sa-ranno perseguite grazie alla coscienza di una loro obiettiva

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    necessit, ma come mezzi di emulazione. Costoro dovrannopassare di delusione in delusione, per comprendere che sulpiano politico l Marxismo un processo inevitabilmenteprogressivo. La politica non pu che essere strumento delMarxismo. Non una prassi politica che pu dar modo dioltrepassare il Marxismo, ma solo una prassi di idee: chenon potrebbero essere le disanimate idee della dialettica ri-flessa, epper neppure della politica. I ferrei dialettici. sonogracilissimi pensatori. Se l potenziale delle idee manca an-che agli Antimarxisti, questi in sostanza non possono nonagire come pedine dell identico gioco. Cos come in realtsono pedine gli stessi Marxisti.

    I Materialisti credono di muovere l Materialismo. Sesapessero che cosa li muove in tutto l mondo, come pedinedi un giuoco che essi, ligi alla ideologia, neppure concepi-scono, avrebbero in s l principio di una evoluzione di se del mondo: scoprirebbero la zona della coscienza in cui,senza saperlo, hanno rinunciato ad essere autonomi. In realtsoltanto un azione dis incantatrice dello Spirito nel pensieropu superare il limite materialista: non si tratta di lotta o diguerra, bensl di messa in atto di forze originarie della co-scienza. Se di lotta si pu parlare, si tratta di lotta controse stessi, ossia contro l inconscia part e materialista di se stes-si: specificamente il cmpito di chi ravvisa la presenza delsovrasensibile del presente tempo, nell impulso interiore delpensiero, affiorante, ma inconsapevole di s, nell esperienzadella Scienza.Se l Materialismo l immediato prodotto del pensieroinconsciamente identificatosi con il proprio riflesso, eppersubente un automatismo che non appartiene alla sua natura,come stato mostrato nel capitolo precedente, compren-sibile cbe non col combattere l Materialismo si supera la40

    ptigiorua della riflessit. Si visto come il pensiero riflesso,in quanto rinuncia alla mobilit che gli dovrebbe ve re dallascaturigine metadialettica, riceve mobilit dall automatismocorporeo, e si veduto come una simile rinuncia del pensie-ro alla proptia originaria funzione, alteri l suo rapporto conl organo cerebrale. Il fenomeno gmduale e collettivo. E se,divenendo un evento generale dell umanit, produce i proprisistemi e persino le proprie autocritiche, coloro che indicanol esigenza della liberazione del pensiero, in sostanza tentanouna impresa divenuta incomprensibile. Da coloro stessi checredono opporsi al Materialismo con mezzi politici e cultu-rali, la v i a d e l p e n s i e r o, o dell a z i o n e m e-d i a n t e p o t e r e d i d e a, viene ritenuta tm idealismorevivescente, o una posizione fuori della realt. Fuori dellarealt, in effetto, la loro posizione antimaterialista, n pii1n meno che quella materialista, in quanto fuori del pen-siero che la genera.

    A chi si ritiene difensore di un determinato ordine >>o di ideali democratici, va ricordato che pu essere difesosoltanto un valore che si sia capaci di possedere, in quantose ne abbia il principio e tale principio si rechi in s comeuna forza di vita. In realt dovrebbe essere restituito o rein-tegrato un contenuto sovrasensibile, altrettanto reale quantoquello sensibile. E il tessuto interno della realt visibile, delquale oggi gli Spiritualisti si occupano con rigore intellettua-le e raffinato dialettismo, raramente sospettando che non sitratta di intuizione, o di rappresentazione o di nozione, bensldi p e r c e z i o n e. In effetto l inclinazione dell anima sfuggire al cmpito della propria identit non corporea, lacui conoscenza comporta il superamento di ci che essa nella sua umana immediatezza: un esperienza radicale, cheesige coraggio, dedizione, impeto: un impeto pi radicale che

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    quello necessario alla guerriglia, o alla lot ta politica: perchqueste sono contro un nemico, o un male, che non esistefuori dell anima di colui che crede di doverlo combattereesternamente.

    Non ha senso combattere il Materialismo, quando nonsi conosce ci di cui esso la privazione. Se lo si conoscesse,non ci sarebbe bisogno di combattere nulla. L unico legitti-mo combattimento quello contro se stessi, necessario alloscaturire nell anima dell elemento originario, la cui negazio-ne rende inevitabili la persuasione materialista e l a s o- t a n z a m a t e r i a l t a d e Il o G n o s t i c i s m oD altro canto, la messa in luce della persuasione materialista ardua per il fatto che l grado di coscienza che l ha prodot-ta un livello generale umano, bisognoso di essa come delproprio linguaggio. E difficile far intendere la realt di unaltw livello, quando il senso del reale si attinge all identitinconscia con il livello da cui si muove.

    La dialettica dei Neohegeiiani d sinistra, tipo Adorno,Marcuse, ecc., ha complicato le cose, in quanto ha fatto ba-lenare la speranza che una integrazione in funzione idealisti-ca sia ancora possibile, dell apparato materialista. Ma nonv nulla di pi as tratto ormai che un Neohegelismo incapa-ce non diciamo di riprendere o continuare l opera di Hegel,ma eli essere alla sua altezza. o Hegelismo potrebbe essereripreso o compreso unicamente a un patto: che si afferrasseil limite di Hegel rispetto all e s p e r i e n z a del principiosovrasensibile della dialettica e eli Marx rispetto alla c o- c i e n z a eli tale principio. Il dramma dell uomo presente appunto questo: che i suoi problemi esigono come puntodi riferimento un tale principio, ma stato operato in modoche egli perdesse la possibilit di riconoscerlo e che al suoluogo egli trovasse l riferimento assoluto del Sensibile. Il42

    dramma, o l angoscia, o l sofferenza del presente tempo, che l uomo in ogni campo cerca un tale principio, ma non pi capace di saperlo. N possono giovargli le dialettiche,sia pure raffinate, dello spirituale, espressioni della stessaalienazione di pensiero che conduce al problematismo senzauscita, quotidianamente da lui patito.Questo Materialismo senza epilogo, perpetuantesi neltempo, come fenomeno dialettico risale a un complesso didottrine che ben presto non ebbero pi a che fare con larealt sociale su cui gli uomini, movendo da esse, operarono.Se il male dell uomo sofferente l alienazione del pensiero, il pwblematismo culturale e socioeconomico senza uscita, sipu dire che l ideologia l impulso eli perpetuazione del pro-blematismo, in quanto reca la persuasione di avere la viad uscita: il conseguimento finale sempre per venire, riman-dato di periodo in periodo, secondo un meccanicismo i cuiguasti vengono ogni volta riparati in ordine all originariocredo, allo stesso procedimento, agli stessi impulsi dialettici.Per cui l apporto dei Neohegeliani eli sinistra, tipo Adorno,Marcuse, Habermas, Simlak, ecc., si risolve in un astra ttaazione di disturbo. Allorch la dialettica non obbedisce alleleggi del pensiero, che sono leggi dello Spirito sperimenta-bili, essa necessariamente, cmne si veduto, diviene vestedella necessit fisica, opposta allo Spirito, ossia alla propriascaturigine: il destino attuale eli ogni Gnosticismo.Per Marx esiste prima l oggettivit del mondo e poi lasua dialettica: la posizione pi plausibile, perch normalmen-te l uomo sembra avere prima percezioni e sensazioni e poipensieri. Ma se si afferma che il pensiero l riflesso dell og-gettivit fisica e si deduce che cmpito della dialettica co-struirsi come riflesso di tale oggettivit, si pu ancora direche la dialettica obbedisce alle proprie leggi? Che il pensiero

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    non si sottoponga a un obiet tivit sorta dal suo immediatoincontro con l mondo? Questa realt fisica come pu diventare contenuto della dialettica, se non v un pensare autonomo che la fa sua? E pu un pensare autonomo trovarsi difronte un obiet tivit fisica, ritenerla esistente in s come op-posta, indipendente dal suo conoscerla e tuttavia conoscerla?E l tema radicale che sarebbe stato auspicabile che i Neohegeliani del presente tempo riprendessero, perch pu ricondurre al punto in cui si ritrova l esperienza interiore rifiutata: l esperienza del concetto quale punto d incontm dellacorrente dello Spirito con quella del rappresentare sensibile,nella coscienza. Ma tali Neohegeliani avrebbeto dovuto di-sporre di mezzi interior i adeguati: di qualcosa di pi essenziale che l intellettualismo di Marcuse, o la raffinata m e t a-cr i t i c a con cui Adorno coglie in fallo le ingenuit gno-seologiche di Husserl.

    L Adorno mostra una ingenuit non meno disarmanteche quella di Husserl riguardo al processo originario del pensiero, allorch di questo riesce bensi a intui re la spinta in-finita >> ma senza sospettare che cmpito del pensatore non limitarsi a beneficiare della intuizione di tale spinta, bensdi sperimentarla come fonte de ll intuire: che il senso realedell esperienza pura, .perseguita dalla Scienza e ancora sconosciuta come operazione diretta dell Io. Neppure Adorno riesce a vedere il punto in cui lo Spirito pu penetrare nel mon-do incontrando direttamente il dato dei sensi, n il pensieroche p r i m o m o t o e, come primo moto, pura forzaformatrice, pronta a essere idea o imagine o corrente del vo-lere, onde sia sperimentabile la pi importante distinzionecritica del conoscere umano: tra pensiero vivente da cui sca-turisce l concetto, e pensiero riflesso, da cui pu sorgeresolo il rappresentare. Ogni concetto nasce morto, se viene44

    assunto come proprio dal pensiero riflesso. Il mondo attualeavrebbe urgenza di pensatori capaci di ricongiungere l esperienza dei sensi con lo Spirito, il suscitatore non veduto dell esperienza. L dove sorge ancora non vincolato ai sensi eperci capace di elaborare penetrativamente il contenuto sensibile, il pensiero pu assurgere al suo ente essenziale: lconcetto, indipendente dall apparire dell oggetto. Senza unasimile esperienza del concetto, che implica la coscienza volitiva del suo sorgere, il concetto sempre un ombra senzavita: gli manca la relazione con l Io, un astratto nome,che neppure ha relazione con l oggetto. Per via del concettoprivo di vita, il S o g g e t t o u m a n o viene escluso dalprocesso della conoscenza. Questa la vera a l i e n az i o n e.

    L intelligenza aristocratica di Adorno si muove nel vastospazio della ingenuit della condizione riflessa, ossia su unpiano in cui l pensiero si pu abbandonare a tutte le speculazioni e ai correlativi ricami logici, con apparente padronanza di s ma in realt sempre al guinzaglio del dmone dellariflessit, nel cui dominio, salvo il caso del settore matematico-fisico, non vive una p a r t i c e 11 a e l e m e n t a r edi verit. E si tratta di quelle che vengono ritenute le intelligenze rivoluzionarie di questo tempo: quelle che, secondouna poco attuale interpretazione dello Hegelismo, connetterebbero l rifiuto della generale alienazione umana , dovuta alla civilt industriale , con la istanza hegeliana dellanegazione. a quale invero una situazione interiore anzisoprattutto un m o m e n t o d e l a c o n o s c e n z a :l momento in cui lo Spirito s identifica con l es sere,

    onde il suo non-essere lascia sorgere l essere: l quale, perch divenga esperienza del soggetto umano, anzi viva la suavera vita, che vita dello Spirito, deve essere a sua volta negato iu quanto assunto dal soggetto conoscente. In

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    verit la presenza reale dello Spirito nella coscienza, ciascu- questo divenne sufficiente a s Smarrita la possibilit di su-

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    no pu .dimostrarla a se stesso: non v altra via alla restituzione del Sovrasensibile.

    Il momento della negazione, di l dalla normale possibilit del suo apprendimento logico, pu risultare unicamente a n e s p r i e n z a dell Io nel rappresentare, la qualene simultaneamente i l superamento: l ulteriore negazione:cmpito che non pot essere capito dai discepoli di Hegel,n in segnito dai nuovi Hegeliani. Certo, se qualche fllosofolo attuasse e chiarisse filosoficamente, costituirebbe un serioimbarazzo per tutt i: non avrebbe la vita facile, forse nonavrebbe neppure la possibilit di insegnare o pubblicare lesue opere. La seconda negazione infatti dovrebbe essere lanegazione del momento della riflessit: dovrebbe essere ilmomento della realt, ossia dello Spirito che penetra la Ma-teria, l momento del superamento dell alienazione, la possibilit che l Io si congim1ga con il pensiero disceso nel sensibile: la possibilit che il pensiero trovi nel dato dei sensilo Spirito, e che perci non sorga il concetto morto, ma ilconcetto vivo capace di essere una forza del mondo. Appunto questo secondo momento Hegel si limit a tracciare dia-letticamente, ma non afferr nella portata richiesta dall esigenza di una m e t a f i s i c a c o s c i e n t e, o di unanuova ascesi del pensiero: ascesi attesa dall uomo modemo,onde il pensiero, solo in quanto i n d i p e n d e n t e dalsensibile, pu donarsi ad esso e perci afferrare il reale oltrel guscio della quantit, ossia oltre il limite a cui invece si

    arrestatoNon u possibile capire la prima negazione come mo-mento della riflessit, che andava a sua volta negato, median

    te m o t o v o l i t i v o del pensiero, conginngente l Iocon il portato dei sensi, o con il rappresentare sensibile:46

    perare l apparente identit del rappresentare sensibile con ilreale, la dialettica divenne l espressione del pensiero alienatonel sensibile, incapace di concepire altra alienazione chequella percepibile in termini fisici: l semiero cieco lungo ilquale non era pi possibile uscire dall alienazione. E quando i nuovi Hegeliani di sinistra e particolarmente laScuola di Francoforte hanno ripreso il tema della negazione,hanno avuto l aria di intravvedere l uscita dal labirinto dell alienazione, che invece sostanzialmente hanno finito colriaffermate in quanto sono stati capaci i ticonoscere unasola alienazione; quella dell uomo condizionato dalla civilttecnologica e dal conela tivo sapere: l a I i e n az i o n eP i n n o c e n t e perch non v uomo interiormentelibero che in realt ne venga condizionato, quale che sia ilcontratto di lavoro da cui dipende e i meccanismi sensualie culturali che lo asserrano. Lo Gnosticismo ha saputo vedere prodott i del pensiero alienato, ma non l pensieroalienato stesso, l suo proprio limite.

    Ben gramo stato l risultato dei Tre di Francoforte elimitata la loro considerazione del potere interiore dell uomo,che si lascia s p i r i t u a I m e n t e determinare dai mecca-nismi della civilt industriale da lui stesso edificata, ossiada pmcessi economici e tecnologici, sostanzialmente prodottidallo S p i r i t o : processi che con un minimo di logicareale andrebbero a posto, se ad impedirlo non ci fosserocatafalchi dottrinari, gli armamentari ideologici, i raffinatineo-hegelismi, l intellettualistica perdita di contatto con larealt. La logica reale non pu venire dalla logica formale,n dalla dialettica: non pu venire dal pensiero riflesso, bensdal pensiero pragmatico che attua se stesso nella c o n c e n-t r az i o n e e nella p e r c zio n e p u r a del sensi-

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    bile: pensiero nel quale vive l Io conoscente, o l Soggetto

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    umano: la cui presenza, come presenza dello Spirito, pu es-sere garantita da una sola prova, da una sola forza, da unsolo valore: la capacit della distinzione tra pensiero viventee pensiero riflesso: che , tra l'altro, la capacit di mostrarecome tutto l pasticcio attuale d'Oriente e d'Occidente, sidebba alla scomparsa della linfa vitale del pensiero nelle idee.Certo non si tratta di ritorno allo Yoga o alle antiche metafisiche, bens, dell' e spe r i e n z a p u r a d e l p e n s i e-ro che sia stato capace di esperienza di s nel sensibile: lavia della Scienza dello Spirito occidentale.

    Oggi hanno indubbiamente ragione di essere un'analisidella ctisi del mondo moderno , una rivolta contro lmondo moderno>>, una critica della civilt materialistica, l'attacco alla civilt meccanica, cos come la contestazione, l rifiuto globale ecc. In ordine a una reintegrazione della civiltsecondo il suo basale valore, pensatori come Huizinga,Spengler, Gunon, Evoia, Horkheimer, Adorno, iYiarcuseecc., hanno, ciascuno dal suo punto di vista, un elementodella r e i n t e g r a z i o n e da indicare, nella misura in cuiquesto costituisca un superamento del livello materialistico:la cui funzione appunto porsi come generale conseguenzalimite di un pensare che ha smarrito la consapevolezza delproprio elemento interiore e perci non pu pi riconoscerela realt interiore del sensibile. Onde l'opera di reintegrazione, per il reale pensatore, dovrebbe avere inizio come indicazione della basilare esperienza: il passaggio dal pensieromorto al pensiero vivo.

    In rapporto al male dell'epoca e all'urgenza del rimedio, occorre riconoscere che, fuori della possibilit di unasimile indicazione, la funzione dei critici della civilt rischiadi spianare la via al Materialismo, in quanto le sfugge l va- 8

    ore da contrapporre allo stato di alienazione del pensiero,epper non dispone di nulla che non appartenga allo stessolivello, non quanto a espressione dialettica - la quale inappuntabilmente critica - ma quanto a contenuto sostanziale. Qualsiasi contenuto di idee non renda conto del po-tere originario dell'ideare messo in atto, rinunciando a identificare il male nell'alienazione del pensiero e il rimedio nelpassaggio dal pensiero riflesso alla sua fonte, non pu nonessere espressione del male. Essendo i d e a la forza originaria del Materialismo e di tutto ci che muove l'uomo diquesto tempo - naturalmente l'idea scaduta in impulso inconscio - il rimedio ritrovare il potere cosciente dell'idea:non l'idea come astrazione, ma come potere pragmatico, acui non si sfugga per la tangente dialettica.

    Non si pu rifiutare il mondo attuale, senza possederepositivamente, non tanto la dialettica rifiutatrice, quanto ilprocesso el pensiero della ui lien zione esso il s1ubo1oQuando si fronteggia il mondo attuale, si ha dinanzi un insieme di fenomeni dominati da idee centrali: c h e n o nso n o e n t i t d i a l e t t i c h e m a forze Qualeche sia il giuoco delle forze, la loro percezione o intuizione possibile unicamente mediante la forza originaria tipo: ilpensiero-luce, dalla cui alterazione sorge la fenomenologia ditale mondo. L'alterazione l'alienazione non conosciuta nonsuperata, la prigione gnostica, la fonte del a t e r i a l i s perdita di livello interiore, perdita di coscienza del reale so-vrasensibile, uso illegittimo del pensiero. Lo Gnosticismoinfatti, possiede l pensiero solo come veste del s e n s i b i l ~(v. I capitolo): dalla quale indebitamente trae una dialetticapresumente afferrare cause non sensibili.

    Sarebbe utile chiedersi come mai il pensiero antimate-49

    rialista non incentri la sua critica, e il rimedio e la metodo siero onde non l oggetto pensato che conta, ma il rap

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    logia, sulla realt dinamica del pensiero con cui pensa, npercepisca la consunzione di tale realt nell ineluttabilecontinuum della riflessit: insospettata invero l alienazionedell uomo, che si continua, alimentata dallo stesso pensieroche crede li riconoscerla in questo o in quel fenomeno.L alienazione infatti si rinnova nella forma gnostica: i l suodramma si riproduce nel pensiero che presume prospettarecome valori forme trascorse dello spirituale, lamentando l assenza di queste nel l attuale mondo: cos che i l male incarnato in tale mondo permanga inconoscibile. Ogni brillanteintellettuale oggi ha il suo rifiuto, la sna contestazione, la suacritica, la sua rivolta da opporre al mondo attuale. Come posizione dialettica, priva li rapporto con il proprio moto me-tadialettico, nessuna di queste accuse capace di scalfre lapossente roccia calcareo-dialettica del Materialismo. n eifetto. simili accuse sono tessute della stessa sostanza: diet ro c

    sentimento diverso, un debole o forte sentimento, cheanela a un mondo diverso, gnostico, o tradizionale >> inrealt il mentale che lo esprime vincolato al sensibile ed condizionato dalla cerebralit, non meno del pensiero cheesprime direttamente tali condizioni, come cultura del tempo.

    Cos vincolato e condizionato, quel pensiero, per quanto critico e rifutatote, non pu volere, in profondit, unmondo diverso da quello che pone sotto accusa. Se non fossevincolato e condizionato, non avrebbe bisogno di accusarenulla: la sua azione sarebbe direttamente rinnovatrice, fornirebbe non una i n t e r p r e t a z i o n e spiritualistica delreale, ma un m e t o d o interiore per penetrarlo: comporterebbe un mutamento della coscienza, o una conversione,del pensiero presente: n o n un a so s t i tu z io n e d ic o n t e n u t i, m a u n p o t e r e d i v e r s o d e l p e n5

    porto dinamico con esso.Perch almeno alcune minoranze di pensatori, a benefi

    cio delle comunit, possano scoprire quali enti stiano mo-vendo l uomo, occorrerebbe che esse ritrovassero l elementovivente del pensiero. Poich idee-forza inferiori dominanol uomo, sarebbe decisivo per lui ritrovare le idee-forza originarie: che egli avesse l esperienza dell immediato essere delpensiero, la cui dynamis nell attuale conoscere si manifestaasservita a idoli sensibili. Lo scenario una immane lottadi idee, alla quale tuttavia manca la partecipazione dell uomo cosciente: che sempre meno capace di riconoscere ilreale originario dell idea: gli abituale ormai vedere nelleidee, semplici ombre o riflessi del reale, piuttosto che il punto di presa del l Io nel reale. Si troppo storditi dall esperienza sensibile quotidiana, per avere coscienza di tale puntodi presa: dalla cui animazione dipende che l incontro con-tinuo dello Spirito con il dato dei sensi divenga esperienza.

    Ogni nuovo dialettismo che presuma interpretare criticamente la civilt, senza rendere conto del processo di derealizzazione del pensiero e delle sue cause, un ulteriore defi-cienza li ci che urge a un ritrovamento dell elemento interiore originario. Occorre dire che in tal senso l uomo vienemagistralmente giocato: non potevano i critici della civilt,i riesumatori delle metafsiche e delle mistiche morte nonessere scelti tra le massime intelligenze della Terra, ~ e r h venisse resa impossibile la redenzione del pensiero che hacostruito la civilt: l azione reintegratr ice dello Spirito dellacivilt.

    La dialettica materialista e quella antimaterialista hannoin comune il moto del pensiero riflesso estraniato al propriocontenuto interiore, ossia la impossibilit del pensiero di af

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    ferrare l proprio processo pragmatico, epper quello della Quando si vedono cortei in marcia, pacifici o minacciosi,

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    Natura e della Storia. Ai Materialisti come agli Antimaterialisti manca la relazione del pensiero con il proprio moto originario, ossia con l iniziale moto intuitivo: agli uru la relazione viene fornita dall oggetto fisico, socioeconomico, privodella interna identit per cui sorge alla coscienza; agli altriviene fornita dall oggetto metafisica, assunto realisticamente,ossia come indipendente dal pensiero mediante cui sorge.Ambedue credono di avere a che fare con una realt - fi-sica o metafisica - piuttosto che con ci che il primo tessuto di tale realt, ossia con idee, onde il moto dell ideareviene ignotato e lasciato alle zone estracoscienti. Manca adambedue la coscienza del potere pragmatico del pensiero, chenon dialettica o speculazione, ma moto vivente, obiettivamente sperimentabile. Venendo meno questo potere pragmatico proprio all unico atto sovrasensibile di cui l uomo di-sponga come soggetto cosciente, inevitabile che delle dueideologie prevalga quella che sostiene l inesistenza di tale contenuto sovrasensibile.

    Dagli Agnostici come dagli Gnostici le comtmit umaneoggi vengono defraudate dell esperienza dell elemento vivente della coscienza, ossia del vero impulso sociale. L ineluttabilit del Materialismo il segno dell impotenza ideale dicoloro che presumono combatterlo e che nel non attuare tmtipo di pensiero diverso da quello che rende legittimo il Materialismo, comunque operino, intellettualmente, socialmente politicamente, spianano inevitabilmente la via ad esso. lMaterialismo non quello che facilmente appare, ma il veicolo di un destino che si deve compiere, nella misura in cuil uomo respinge le fo rz s o v r a s e n s i b i l i d e lc o n o s c e r e di cui pur si serve ai fini dell esistenza sensibile.52

    sotto qualunque segno essi muovano, recanti cartelloni ograndi ritratti, occorre pensare che, per quanto ci possaessere l espressione di sentimenti giustificati, il segno diuna mancanza di fiducia nella ragione umana: l segno dellapersistente incapacit dell uomo a operare mediante l impulso della conoscenza, a muovere la realt con la forza dellamoralit e della sua logica. n verit ci che si crede conquistare socialmente, non viene conquistato se non gli va incontro l grado di coscienza o l grado di moralit che ad essocorrisponde. Ci che si crede acquisire con provvedimentimeccanici o esteriori, presto o tardi in qualche modo vieneperduto: non potendo essere tenuto dallo Spirito.

    IV. L ARABISMO E L EQUIVOCO ESOTERICO lismo ha cteduto superate mediante vie antiche, impulsi delpassato, fuori della corrente in atto del conoscere. Ambedue

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    La dillcolt ad afferrare il moderno pensiero razionalecome att ivit pura, indipendente da nome e forma, l impossibilit di concepire il conoscere come corrente di vita, l identificarsi del pensiero con il guscio sensibile delle cose comecon la propria forma dialettica, la chiusura dell anima al So-vtasensibile, allato alle presuuzioni esoteriche o iniziatichecirca il Sovrasensibile pensato di l dal pensiero, sono eventi la cui intenelazione rimanda all influenza esercitata nelMedioevo dal pensiero arabo sul pensiero europeo: in particolate alla penetrazione in Occidente della Metafisica di Avicenna e di Averro.Al pensiero mediante cui si sarebbe dovuto esprimerein Occidente il principio dell Autocoscienza, l Atistotelismoalterato dai filosofi arabi precostitul un limite, che n la Sco-lastica, n in seguito Bacone, n Cartesio, n Kant, n Hegell uscirono pi a supetate. A un tale precedente occorre ri-salire, se si vuole spiegarsi il venir meno della missione della Filosofia. L impossibilit dell uomo conoscente di avvettire il Logos nel pensiero, o di congiungere la coscienza pensante con l Io, ebbe come analogo la perdita del Logos nellasiera teligiosa, onde oggi generalmente possibile un Cristianesimo etico o politico, senza Cristo. Dal deietto pensiero stato posto alla Conoscenza un limite, che il Materialismo haavuto tagione di assumete come fondamento e lo Spiritua-54

    hanno manifestato l incapacit di accogliere l Io nel nascenteprocesso della coscienza, l iniziale presenza dello Spirito nella consapevolezza individuale.Nei tempi moderni, l arenamento della missione dell Idealismo, epper la possibilit che da esso fliasse il Materialismo, e, in sede spiritualistica, la nascita di un Esoterismooccidentale capace di usare e tuttavia ignorate le nuove forzedella Conoscenza, mediante impulsi della Ttadizione, o dellaGnosi ctistiana, o della Teosofa anglo-indiana, incapaci diravvisare l inizio del reale Esotetismo nella connessione della coscienza conoscente con il proprio Ptincipio interiore:sono fenomeni che si possono far risalire a ci che penetrnell anima occidentale mediante l insegnamento di Avicennae di Averro riguardo al principio dell Io, secondo un alterazione della dottrina dell anima di Aristotele. La dialettica diAtistotele fu usata come forma di un contenuto appartenente all anima islamica. Un antica visione del Divino fece suala logica di Aristotele: la quale, come ptimo strumento diuna nuova consapevolezza del mondo, avrebbe dovuto recarenell attivit razionale la virt del Logos, quale forza radicaledell Autocoscienza. Questo moto sub la sua patalisi in Europa, ad opera dell Atabismo, che negava all intellet to individuale capacit sovrasensibile.L Atistotelismo penetr arabizzato in Occidente. Manon fu tanto l Al istotelismo alterato, quanto ci di cui essofu veicolo: l e l e m e n t o p s i c h i c o a v v e r s o a l

    o go s sotto forma di un sostanzialismo metafsico, misticamente fascinoso, che, pet altra via, costitu la forza dell impulso simboleggiato, nella leggenda del Graal, da Chastelmarveille , il centro occulto il ui cmpito nel Medio

    Evo fu avversare l azione del Graal : come tuttora la avver non coscienza del comune fondamento. Quando lo Spiritua

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    sa. Due sono le forme in cui ancora l impulso arabo-siculodi Chastelmarveille tenta di ostacolare il Graal, mediantenuovi testi ed esegeti: la arimanica >> che tenta di far ap-parire l Graal un Mistero non cristiano, e la lucifericache, pur apparendo cristiana, edifica un contenuto misticosentimentale della sua simbologia, eludendo la via dell Io,o del pensiero Logos >> cbe il senso ultimo della vicendadi Parsifal. Si tratta di due forme dell identico contenuto me-tafisica, affermante un mondo celeste o sidereo di l dallacoscienza che lo concepisce, secondo una separazione dal me-tafisica, possibile come riflesso di un sostanziale vincolo almondo fisico. Questo vincolo simboleggiato dalla figuradell avversario del Graal, Klingsor, originariamente cavalieredella Sacra Coppa, espulso dalla Rocca di Titurel, per avertentato di conseguire l valore metafisica del sesso mediante un fatto fisico: impresa anti-graalica, non dissimile a quell di una presunta conquista del raal nello stato sognantedi un artificioso raptus mistico. In ambo i casi si verifica l affermazione della coscienza esoterica come coscienza di ciche a l t r o d a s: l elusione del Logos immediatoall essere della coscienza, l inganno da cui origina ogni lot tacontro lo Spirito, e ormai ogni esaltazione della Materia.

    Il dualismo averroistico, la separazione tra Spirito eVita, si continu con potenza razionale in Bacone, si ripetin forma critica in Kant, indi, dopo il tentativo riunificatoredi Hegel, dette luogo alla serie traumatica delle scissioni dello Hegelismo, sino all attuale c o n i l ab i l i t di Materialismo e Spiritualismo: conciliabilit cbe si pu vederecome un analogo della duplice forma dell impulso avverso alGraal, ossia della fiazione dallo stesso ceppo arabico, orasecondo un opposizione semplicemente formale, dovuta alla6

    lismo contempla l mondo contemporaneo, lo rifiuta, perchmanca della consapevolezza dei mezzi interiori con cui Iocontempla: respingendo l attuale conoscere, del quale pertanto ftuisce, si a p p e I I a alla Tradizione, a l p a s s a t o.Analogamente, quando l Materialismo fonda la sua visionedel mondo sul dato dei sensi, ignorando il senso delle forzeconnessive del pensiero, attua in forma nuova gli impulsi diun atavico Misticismo: rivolgendo alle conclusioni dellaScienza la fede un tempo richiesta dalla Rivelazione, re su-s c i t a i l a s s a t o. N Spiritualismo, n Materialismosono capaci di avvertire I elemento di perennit evocato eogni volta alienato nel pensiero che opera nel mondo fis1co.Ad ambedue manca la consapevolezza del momento sovrasensibile con cui assumono cognitivamente il sensibile: locercano oltre l pensiero con cui Io pensano, oltre l Io che losperimenta. Cercando enti metafisici o fisici di l dal conoscere, si aprono inconsciamente alla corrente istintiva. Non av-vertono che questo conoscere pone a s un limite, che essosolo u togliere. Ma il toglierlo non operazione filosofica,o dialettica: sperimentare il conoscere, piuttosto cbe comeopus dialecticum come fluire dello Spirito indipendente dalpensiero, epper afferrabile entro l pensiero.

    Attraverso le controversie speculative cui dette luogo,l Arabismo penetr in Occidente come sott ile impulso a se-parare l elemento spirituale dal conoscere rivolto al mondofisico onde al conoscere divenne impossibile trovare in sl proprio Principio: lo vide in un di l da s, epper di l

    dalla vita. Un simile impulso pregiudic in Occidente la com-prensione della funzione dell Autocoscienza e la nascita dellafilosofia dell Io. In talune espressioni dell etica e del presunto Esoterismo, si persino giunti a vedere nell Io l ostacolo

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    allo Spirito, l prinap10 delia prevaricazione. Il germe del rienza dell Io nella coscienza umana, come principio indivi

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    pensiero d Avicenna penetr nell anima occidentale come ideadella trascendenza dell Io reale e della precariet dell Io quotidiano, che sedusse molti, ma fals preventivamente l esperienza della Scienza, iniziando una sottile alterazione del processo dell Autocoscienza: che non si seppe vedere in rapporto con la nuova posizione del reale, onde fu inevitabile lacaduta nel realismo sensibile. Non stato pi possibile com-prendere che la trascendenza dell Io pu essere posta unicamente dall Io immanente, affiorando in esso come potere didisporre di s e d intui re la propria identit trascendente:soltanto in esso la possibilit di una decisione di ricongiungimento con l Io Superiore, o con l Logos.

    Mediante l Arabismo fu immesso nell anima occidentale un impnlso i trascendimento dell Io, pr im c h eq u e s t o I o c i f o s s e e realizzasse la propria immanenza: fu invero la prematura captazione imaginativa i unadimensione superiore del l Io, senza realizzazione umana, oindividuale, de ll lo: senza relazione con il processo reale dell Io nella coscienza di veglia, alla vigilia dell epoca in cuiquesto sarebbe s tato possibile, essendo l epoca delia scienzae della razionalit. L Io, che l uomo cominciava appena asperimentare come autocoscienza, venne separato da se stesso. La concezione araba eco tardiva di una remota o n o s e n ~ze sovrasensibile, abbagli taluni ambienti della cultura d Occidente.

    La concezione i un Io superiore vivente in tutti gliuomini e animante in ciascuno un Io individuale, in s effi-mero, in. quanto dotato i vita soltanto tra nascita e morte,tidest illecitamente esauriti impulsi spirituali, giovandosidella forma aristotelica originariamente sorta per ben altrocontenuto: essa era la forma del pensiero preludente l espe- 8

    duale. L Io come principio, nella concezione arabica, non realizzabile se non di l dall umano: onde, il giorno in cuiaflorer nell umano, verr misconosciuto: l attuale civilt,infatti, spiritualisticamente e materialisticamente, ignora l Io.L Io effimero, secondo Avice1ma un raggio del Divino,che dopo la morte si riassorbe nel Divino. Ma proprio me-diante questo Io, a torto considerato effimero, si andava preparando la nascita dello Spirito in Occidente.La seducente concezione arabica, rispondente a una re-mota relazione dell uomo con il Sovrasensibile, ostacola ilfluire dello Spirito nella Vita, diviene deviante nell epoca incui l originario Sovrasensibile affiora nell umano come Io,ossia nell epoca dell anima cosciente, in quanto elimina ilsenso della funzione reale dell Io quot idiano: che congiungere la vita quotidiana con lo Spi