L'Osservatore Romano 050 - 2015 03 02-03

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Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00 L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Anno CLV n. 50 (46.888) Città del Vaticano lunedì-martedì 2-3 marzo 2015 . y(7HA3J1*QSSKKM( +\!"!%!"!@ Ai vescovi del nord Africa in visita «ad limina» il Papa ricorda che la differenza va accettata come ricchezza Antidoto alla violenza E all’Angelus invoca la pace in Siria e in Iraq e la fine delle tensioni sociali in Venezuela Papa Francesco ha reso omaggio «al coraggio, alla fedeltà e alla perseve- ranza» dei vescovi, dei sacerdoti, dei consacrati e dei laici che continuano a restare in Libia nonostante i molte- plici pericoli. «Sono autentici testi- moni del Vangelo» ha detto parlan- do ai presuli della Conferenza epi- Mentre proseguono le proteste a Caracas e in altre città Maduro attacca Washington CARACAS, 2. Il Venezuela sempre più stretto nella morsa della violen- za. Dopo la morte di Kluiver Roa, studente quattordicenne ucciso una settimana fa con un proiettile alla testa da un agente della polizia an- tisommossa a San Cristóbal, nello Stato di Táchira, si sono registrati nuovi scontri fra forze dell’ordine e manifestanti anti-chavisti. La ten- sione è alta non solo nella capitale Caracas, ma anche in molte altre regioni del Paese. Il presidente Nicolás Maduro at- tribuisce la responsabilità delle vio- lenze a un’opposizione che — a suo dire — sarebbe controllata dagli Stati Uniti. E proprio per questo ieri, al termine di una grande ma- nifestazione in suo sostegno tenu- tasi a Caracas, il presidente ha an- nunciato una serie di misure anti- statunitensi: visto obbligatorio per i cittadini americani, restrizioni all’attività dei diplomatici a Cara- cas e una lista di dirigenti che non potranno mettere piede in Vene- zuela. Maduro ha attaccato l’Am- ministrazione Obama, rea di tesse- re «trame golpiste» contro il suo Paese. E di queste trame — ha ag- giunto Maduro — il suo Governo possiede «prove indiscutibili, docu- menti e foto». Maduro ha anche annunciato di aver invitato a Cara- cas il segretario dell’O rganizzazio- ne degli Stati americani (Osa), Jo- sé Miguel Insulza, e il presidente uruguaiano, Tabaré Vazquez, per «mostrare loro le prove del com- plotto». Ma nel Paese prosegue la prote- sta. Pochi giorni fa, a Caracas or- ganizzazioni studentesche hanno manifestato davanti alla sede del ministero degli Interni. E negli scontri scoppiati ieri a San Cristó- bal fra giovani anti-chavisti e unità della polizia antisommossa, sono state arrestate decine di persone. I motivi della protesta sono diversi: dalle scarse condizioni di sicurezza nei centri abitati, alle misure eco- nomiche decise dal Governo per fronteggiare la crisi che ha colpito duramente il Paese. Le prime ma- nifestazioni si sono tenute un mese fa nelle città andine di San Cristó- bal e Mérida e si sono poi diffuse in molte altre zone del Paese. In un anno di proteste — dicono i me- dia — 43 persone sono morte: cento sono rimaste ferite e la polizia ha operato migliaia di arresti. E nelle ultime settimane la ten- sione è tornata a salire a causa dell’arresto del sindaco anti-chavi- sta di Caracas, Antonio Ledezsma. Accusato di cospirazione e associa- zione in attività sovversiva per il presunto coinvolgimento in un pia- no golpista, al momento Ledezsma è rinchiuso nel carcere militare di Ramo Verde, nella periferia della capitale, dove da un anno è dete- nuto anche Leopoldo López, un altro leader del movimento anti- chavista. Liberi decine di ostaggi cristiani sequestrati dai terroristi in Siria Paesi musulmani contro l’Is Bambini palestinesi a una marcia di solidarietà con i cristiani siriani sequestrati dall’Is (Ap) NOSTRE INFORMAZIONI Manifestante durante gli scontri con la polizia a San Cristóbal (Ap) DAMASCO, 2. Si consolida la deter- minazione dei Paesi del Vicino oriente a fare fronte comune contro il sedicente Stato islamico (Is), men- tre sul piano militare le forze irache- ne, appoggiate da milizie tribali sia sciite sia sunnite, hanno annunciato in mattinata l’avvio di un’offensiva per la riconquista di Tikrit, da mesi controllata dal gruppo jihadista. Non ci sono invece conferme della notizia, circolata per tutta la giornata di ieri, del ritiro delle mili- zie che all’Is dichiarano di aderire dalla città libica di Derna, centro strategico sulla costa settentrionale della Cirenaica. L’Is, intanto, ha rilasciato nel fine settimana decine di cristiani assiri se- questrati lunedì scorso nella provin- cia siriana di Hasaka. Diciannove persone sono state liberate ieri, do- menica, dopo che sabato era stata data notizia del rilascio di altre ven- tinove. Secondo fonti locali, sarebbe stato un tribunale islamico insediato dallo stesso Is a ordinarne il rilascio. Proprio in quella zona, nei giorni successivi al sequestro dei cristiani, i peshmerga curdi sono riusciti a in- terrompere le comunicazioni tra le basi del gruppo jihadista in Siria e in Iraq. La fuga dei cristiani dalle aree si- riane investite dalle violenze jihadi- ste, comunque, non s’interrompe e il Governo del Libano ha aperto loro i confini. Dopo una riunione tra il primo ministro, Tamman Salam, il ministro degli Affari sociali Rashid Derbas, e quello dell’Interno, No- uhad Machnouk, quest’ultimo ha dato notizia dell’iniziativa, sottoli- neando che «i rifugiati cristiani sono benvenuti nel Paese a causa della ec- cezionale crisi umanitaria». Si susseguono intanto, come det- to, le affermazioni di volontà di argi- nare la minaccia jihadista. Comunità d’intenti in merito hanno espresso il re saudita Salman e il presidente egi- ziano Abdel Fatah Al Sissi che ha incominciato ieri a Riad una visita dal dichiarato scopo di rafforzare le intese, anche e soprattutto in chiave antiterrorismo, tra il suo Paese e le monarchie del Golfo persico. Deciso a combattere l’Is si è detto anche il re giordano, Abdullah II bin Hus- sein, in dichiarazioni rilasciate ieri alla Cnn. Secondo il sovrano, i mili- ziani jihadisti «sono in un certo sen- so fuorilegge dell’islam, sin da quan- do hanno tentato di espandere il lo- ro dominio sui musulmani». Poche ore dopo, al termine di un incontro con il ministro degli esteri italiano, Paolo Gentiloni, in visita a Teheran, Ali Akbar Velayati, consigliere per gli affari internazionali della guida suprema iraniana Ali Khamenei, ha ribadito l’impegno contro l’Is. «Aiu- tiamo i nostri fratelli e sorelle in Iraq a difendere l’integrità e la so- vranità del loro Paese e sosteniamo i Governi di Iraq e Siria nella loro le- gittima lotta contro il terrorismo» ha detto. I servizi di intelligence stanno in- tanto valutando l’attendibilità di un video attribuito a fiancheggiatori dell’Is con minacce di morte al fon- datore di Twitter, Jack Dorsey, e ai dipendenti del social network. scopale regionale del nord Africa (Cerna) ricevuti in udienza nella mattina di lunedì 2 marzo. «Li rin- grazio vivamente — ha proseguito — e vi incoraggio tutti a proseguire i vostri sforzi per contribuire alla pace e alla riconciliazione in tutta la vo- stra regione». Al gruppo di vescovi — che oltre a quelli della Libia comprende i pasto- ri di Algeria, Marocco e Tunisia — il Pontefice ha ricordato in particolare la necessità di intensificare il dialogo con le altre religioni, sottolineando che «l’antidoto più efficace contro ogni forma di violenza è l’educazio- ne alla scoperta e all’accettazione della differenza come ricchezza e fe- condità». Una sottolineatura signifi- cativa alla luce dell’appello rilanciato domenica dal Papa all’Angelus in piazza San Pietro. Proprio manife- stando la sua preoccupazione per il perpetuarsi delle violenze in Siria e in Iraq ai danni dei cristiani e di al- tri gruppi, Francesco aveva invitato i fedeli a pregare «insistentemente perché al più presto si ponga fine all’intollerabile brutalità di cui sono vittime». Al tempo stesso, aveva ag- giunto, «chiedo a tutti, secondo le loro possibilità, di adoperarsi per al- leviare le sofferenze di quanti sono nella prova, spesso solo a causa della fede che professano». Di violenza il Pontefice aveva par- lato anche in riferimento alle acute tensioni sociali che attraversano in questo periodo il Venezuela. Dopo aver ricordato lo studente quattordi- cenne ucciso da un agente della po- lizia antisommossa a San Cristóbal, nello Stato di Táchira, il Papa ha in- vocato l’impegno di tutti per respin- gere la tentazione dello scontro e per garantire il «rispetto della digni- tà di ogni persona e della sacralità della vita umana», incoraggiando «a riprendere un cammino comune per il bene del Paese, riaprendo spazi di incontro e di dialogo sinceri e co- struttivi». PAGINE 7 E 8 Oggi su «donne chiesa mondo» Cinquecento anni con Teresa IN ALLEGATO I Quaderni neri di Martin Heidegger Un antisemitismo metafisico CRISTIANA DOBNER A PAGINA 5 L’opposizione russa ricorda Boris Nemtsov Marcia contro la paura PAGINA 2 Il Santo Padre ha ricevuto que- sta mattina in udienza: le Loro Eccellenze Reveren- dissime i Monsignori: Ghaleb Moussa Abdalla Bader, Arcivescovo di Alger (Al- geria), in visita «ad limina Apo- stolorum»; — Vincent Landel, Arcivesco- vo di Rabat (Marocco), in visita «ad limina Apostolorum»; — Santiago Agrelo Martínez, Arcivescovo di Tanger (Maroc- co), in visita «ad limina Aposto- lorum»; Ilario Antoniazzi, Arcive- scovo di Tunis (Tunisia), in visi- ta «ad limina Apostolorum»; — Claude Rault, Vescovo di Laghouat (Algeria), in visita «ad limina Apostolorum»; — Paul Desfarges, Vescovo di Constantine (Algeria), in visita «ad limina Apostolorum»; — Jean-Paul Vesco, Vescovo di Oran (Algeria), in visita «ad li- mina Apostolorum»; Sylvester Carmel Magro, Vescovo titolare di Salde, Vica- rio Apostolico di Benghazi (Li- bia), in visita «ad limina Apo- stolorum»; — Giovanni Innocenzo Marti- nelli, Vescovo titolare di Tabu- da, Vicario Apostolico di Tripoli (Libia), in visita «ad limina Apostolorum»; i Reverendi: — Padre Mario León Dorado, O.M.I., Prefetto Apostolico del Sahara Occidentale, in visita «ad limina Apostolorum»; Monsignor Janusz Ur- bańczyk, Osservatore Permanen- te della Santa Sede presso le Organizzazioni Internazionali Governative a Vienna. Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienza la Si- gnora Irina Bokova, Direttrice Generale dell’Unesco, e Se- guito. Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienza Sua Eccellenza il Signor Nechirvan Barzani, Presidente del Consi- glio dei Ministri del Governo Regionale del Kurdistan Ira- cheno. Provvista di Chiesa Il Santo Padre ha nominato Vescovo di San Andrés Tuxtla (Messico) il Reverendo Fidencio López Plaza, del clero della Diocesi di Querétaro, finora Parroco e Vicario Episcopale della Pastorale.

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Quotidiano Vaticano

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L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO

Unicuique suum

POLITICO RELIGIOSO

Non praevalebunt

Anno CLV n. 50 (46.888) Città del Vaticano lunedì-martedì 2-3 marzo 2015

.

y(7HA3J1*QSSKKM( +\!"!%!"!@

Ai vescovi del nord Africa in visita «ad limina» il Papa ricorda che la differenza va accettata come ricchezza

Antidoto alla violenzaE all’Angelus invoca la pace in Siria e in Iraq e la fine delle tensioni sociali in Venezuela

Papa Francesco ha reso omaggio «alcoraggio, alla fedeltà e alla perseve-ranza» dei vescovi, dei sacerdoti, deiconsacrati e dei laici che continuanoa restare in Libia nonostante i molte-plici pericoli. «Sono autentici testi-moni del Vangelo» ha detto parlan-do ai presuli della Conferenza epi-

Mentre proseguono le proteste a Caracas e in altre città

M a d u roattacca Washington

CARACAS, 2. Il Venezuela semprepiù stretto nella morsa della violen-za. Dopo la morte di Kluiver Roa,studente quattordicenne ucciso unasettimana fa con un proiettile allatesta da un agente della polizia an-tisommossa a San Cristóbal, nelloStato di Táchira, si sono registratinuovi scontri fra forze dell’ordine emanifestanti anti-chavisti. La ten-sione è alta non solo nella capitaleCaracas, ma anche in molte altreregioni del Paese.

Il presidente Nicolás Maduro at-tribuisce la responsabilità delle vio-lenze a un’opposizione che — a suodire — sarebbe controllata dagliStati Uniti. E proprio per questoieri, al termine di una grande ma-nifestazione in suo sostegno tenu-tasi a Caracas, il presidente ha an-nunciato una serie di misure anti-statunitensi: visto obbligatorio peri cittadini americani, restrizioniall’attività dei diplomatici a Cara-cas e una lista di dirigenti che nonpotranno mettere piede in Vene-zuela. Maduro ha attaccato l’Am-ministrazione Obama, rea di tesse-re «trame golpiste» contro il suoPaese. E di queste trame — ha ag-giunto Maduro — il suo Governopossiede «prove indiscutibili, docu-menti e foto». Maduro ha ancheannunciato di aver invitato a Cara-cas il segretario dell’O rganizzazio-ne degli Stati americani (Osa), Jo-sé Miguel Insulza, e il presidenteuruguaiano, Tabaré Vazquez, per«mostrare loro le prove del com-plotto».

Ma nel Paese prosegue la prote-sta. Pochi giorni fa, a Caracas or-ganizzazioni studentesche hannomanifestato davanti alla sede del

ministero degli Interni. E negliscontri scoppiati ieri a San Cristó-bal fra giovani anti-chavisti e unitàdella polizia antisommossa, sonostate arrestate decine di persone. Imotivi della protesta sono diversi:dalle scarse condizioni di sicurezzanei centri abitati, alle misure eco-nomiche decise dal Governo perfronteggiare la crisi che ha colpitoduramente il Paese. Le prime ma-nifestazioni si sono tenute un mesefa nelle città andine di San Cristó-bal e Mérida e si sono poi diffusein molte altre zone del Paese. Inun anno di proteste — dicono i me-dia — 43 persone sono morte: centosono rimaste ferite e la polizia haoperato migliaia di arresti.

E nelle ultime settimane la ten-sione è tornata a salire a causadell’arresto del sindaco anti-chavi-sta di Caracas, Antonio Ledezsma.Accusato di cospirazione e associa-zione in attività sovversiva per ilpresunto coinvolgimento in un pia-no golpista, al momento Ledezsmaè rinchiuso nel carcere militare diRamo Verde, nella periferia dellacapitale, dove da un anno è dete-nuto anche Leopoldo López, unaltro leader del movimento anti-chavista.

Liberi decine di ostaggi cristiani sequestrati dai terroristi in Siria

Paesi musulmani contro l’Is

Bambini palestinesi a una marcia di solidarietà con i cristiani siriani sequestrati dall’Is (Ap)

NOSTRE INFORMAZIONI

Manifestante durante gli scontri con la polizia a San Cristóbal (Ap)

DA M A S C O, 2. Si consolida la deter-minazione dei Paesi del Vicinooriente a fare fronte comune controil sedicente Stato islamico (Is), men-tre sul piano militare le forze irache-ne, appoggiate da milizie tribali siasciite sia sunnite, hanno annunciatoin mattinata l’avvio di un’offensivaper la riconquista di Tikrit, da mesicontrollata dal gruppo jihadista.Non ci sono invece conferme dellanotizia, circolata per tutta lagiornata di ieri, del ritiro delle mili-zie che all’Is dichiarano di aderire

dalla città libica di Derna, centrostrategico sulla costa settentrionaledella Cirenaica.

L’Is, intanto, ha rilasciato nel finesettimana decine di cristiani assiri se-questrati lunedì scorso nella provin-cia siriana di Hasaka. Diciannovepersone sono state liberate ieri, do-menica, dopo che sabato era statadata notizia del rilascio di altre ven-tinove. Secondo fonti locali, sarebbestato un tribunale islamico insediatodallo stesso Is a ordinarne il rilascio.Proprio in quella zona, nei giorni

successivi al sequestro dei cristiani, ipeshmerga curdi sono riusciti a in-terrompere le comunicazioni tra lebasi del gruppo jihadista in Siria ein Iraq.

La fuga dei cristiani dalle aree si-riane investite dalle violenze jihadi-ste, comunque, non s’interrompe e ilGoverno del Libano ha aperto loro iconfini. Dopo una riunione tra ilprimo ministro, Tamman Salam, ilministro degli Affari sociali RashidDerbas, e quello dell’Interno, No-uhad Machnouk, quest’ultimo hadato notizia dell’iniziativa, sottoli-neando che «i rifugiati cristiani sonobenvenuti nel Paese a causa della ec-cezionale crisi umanitaria».

Si susseguono intanto, come det-to, le affermazioni di volontà di argi-nare la minaccia jihadista. Comunitàd’intenti in merito hanno espresso ilre saudita Salman e il presidente egi-ziano Abdel Fatah Al Sissi che haincominciato ieri a Riad una visitadal dichiarato scopo di rafforzare leintese, anche e soprattutto in chiaveantiterrorismo, tra il suo Paese e lemonarchie del Golfo persico. Decisoa combattere l’Is si è detto anche ilre giordano, Abdullah II bin Hus-sein, in dichiarazioni rilasciate ierialla Cnn. Secondo il sovrano, i mili-ziani jihadisti «sono in un certo sen-so fuorilegge dell’islam, sin da quan-

do hanno tentato di espandere il lo-ro dominio sui musulmani». Pocheore dopo, al termine di un incontrocon il ministro degli esteri italiano,Paolo Gentiloni, in visita a Teheran,Ali Akbar Velayati, consigliere pergli affari internazionali della guidasuprema iraniana Ali Khamenei, haribadito l’impegno contro l’Is. «Aiu-tiamo i nostri fratelli e sorelle inIraq a difendere l’integrità e la so-vranità del loro Paese e sosteniamo iGoverni di Iraq e Siria nella loro le-gittima lotta contro il terrorismo» hadetto.

I servizi di intelligence stanno in-tanto valutando l’attendibilità di unvideo attribuito a fiancheggiatoridell’Is con minacce di morte al fon-datore di Twitter, Jack Dorsey, e aidipendenti del social network.

scopale regionale del nord Africa(Cerna) ricevuti in udienza nellamattina di lunedì 2 marzo. «Li rin-grazio vivamente — ha proseguito —e vi incoraggio tutti a proseguire ivostri sforzi per contribuire alla pacee alla riconciliazione in tutta la vo-stra regione».

Al gruppo di vescovi — che oltre aquelli della Libia comprende i pasto-ri di Algeria, Marocco e Tunisia — ilPontefice ha ricordato in particolarela necessità di intensificare il dialogocon le altre religioni, sottolineandoche «l’antidoto più efficace controogni forma di violenza è l’educazio-

ne alla scoperta e all’accettazionedella differenza come ricchezza e fe-condità». Una sottolineatura signifi-cativa alla luce dell’appello rilanciatodomenica dal Papa all’Angelus inpiazza San Pietro. Proprio manife-stando la sua preoccupazione per ilperpetuarsi delle violenze in Siria ein Iraq ai danni dei cristiani e di al-tri gruppi, Francesco aveva invitato ifedeli a pregare «insistentementeperché al più presto si ponga fineall’intollerabile brutalità di cui sonovittime». Al tempo stesso, aveva ag-giunto, «chiedo a tutti, secondo leloro possibilità, di adoperarsi per al-leviare le sofferenze di quanti sononella prova, spesso solo a causa dellafede che professano».

Di violenza il Pontefice aveva par-lato anche in riferimento alle acutetensioni sociali che attraversano inquesto periodo il Venezuela. Dopoaver ricordato lo studente quattordi-cenne ucciso da un agente della po-lizia antisommossa a San Cristóbal,nello Stato di Táchira, il Papa ha in-vocato l’impegno di tutti per respin-gere la tentazione dello scontro eper garantire il «rispetto della digni-tà di ogni persona e della sacralitàdella vita umana», incoraggiando «ariprendere un cammino comune peril bene del Paese, riaprendo spazi diincontro e di dialogo sinceri e co-s t ru t t i v i » .

PAGINE 7 E 8

Oggi su «donne chiesa mondo»

Cinquecento annicon Teresa

IN A L L E G AT O

I Quaderni neridi Martin Heidegger

Un antisemitismometafisico

CRISTIANA DOBNER A PA G I N A 5

L’opposizione russaricorda Boris Nemtsov

M a rc i acontro la paura

PAGINA 2

Il Santo Padre ha ricevuto que-sta mattina in udienza:

le Loro Eccellenze Reveren-dissime i Monsignori:

— Ghaleb Moussa AbdallaBader, Arcivescovo di Alger (Al-geria), in visita «ad limina Apo-s t o l o ru m » ;

— Vincent Landel, Arcivesco-vo di Rabat (Marocco), in visita«ad limina Apostolorum»;

— Santiago Agrelo Martínez,Arcivescovo di Tanger (Maroc-co), in visita «ad limina Aposto-l o ru m » ;

— Ilario Antoniazzi, Arcive-scovo di Tunis (Tunisia), in visi-ta «ad limina Apostolorum»;

— Claude Rault, Vescovo diLaghouat (Algeria), in visita«ad limina Apostolorum»;

— Paul Desfarges, Vescovo diConstantine (Algeria), in visita«ad limina Apostolorum»;

— Jean-Paul Vesco, Vescovo diOran (Algeria), in visita «ad li-mina Apostolorum»;

— Sylvester Carmel Magro,Vescovo titolare di Salde, Vica-rio Apostolico di Benghazi (Li-bia), in visita «ad limina Apo-s t o l o ru m » ;

— Giovanni Innocenzo Marti-nelli, Vescovo titolare di Tabu-da, Vicario Apostolico di Tripoli(Libia), in visita «ad liminaAp ostolorum»;

i Reverendi:— Padre Mario León Dorado,

O.M.I., Prefetto Apostolico delSahara Occidentale, in visita«ad limina Apostolorum»;

— Monsignor Janusz Ur-bańczyk, Osservatore Permanen-te della Santa Sede presso leOrganizzazioni InternazionaliGovernative a Vienna.

Il Santo Padre ha ricevutoquesta mattina in udienza la Si-gnora Irina Bokova, DirettriceGenerale dell’Unesco, e Se-guito.

Il Santo Padre ha ricevutoquesta mattina in udienza SuaEccellenza il Signor NechirvanBarzani, Presidente del Consi-glio dei Ministri del GovernoRegionale del Kurdistan Ira-cheno.

Provvista di ChiesaIl Santo Padre ha nominato

Vescovo di San Andrés Tuxtla(Messico) il Reverendo FidencioLópez Plaza, del clero dellaDiocesi di Querétaro, finoraParroco e Vicario Episcopaledella Pastorale.

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Colloquio a Ginevra tra Kerry e Lavrov

D ialogosull’Ucraina

GINEVRA, 2. Il ministro degli Esterirusso, Serghiei Lavrov, e il segreta-rio di Stato americano, John Kerry,si sono incontrati oggi a Ginevraper colloqui — che sono durati oltreun’ora e mezza — sulla crisi nelDonbass, a margine di una riunionedel consiglio dei Diritti umanidell’Onu, dove è stato presentatoun rapporto proprio sul conflittonell’est ucraino. Il segretario di Sta-to americano al termine dei collo-qui ha affermato che le «discussioni— che hanno riguardato anche Siriae Iran — sono state franche».

A Bruxelles è invece prevista unariunione tra Ue, Mosca e Kiev sulconflitto del gas tra Russia e Ucrai-na, che rischia di avere ripercussio-ni anche sul transito del metanorusso verso l’Europa (oltre il 15 percento dell’importazione del gas inEuropa transita per l’Ucraina). Nelprimo pomeriggio si incontrerannoil ministro dell’Energia russo,Alexander Novak, l’a m m i n i s t r a t o redelegato del colosso di Gazprom,Alexiei Miller, il ministro dell’Ener-gia ucraino, Vladimir Demchishin,il capo della società energeticaucraina Naftogaz, Andrei Kobolev,e il vicepresidente della Commissio-ne europea, nonché commissarioper l’Unione energetica, MarošSefčovič.

Nel frattempo, l’alto commissariodell’Onu per i Diritti dell’uomoZeid Raad Al Hussein — lanciandoil suo nono rapporto sulla situazio-ne in Ucraina — ha dichiarato chesono oltre seimila le persone uccisenell’est del Paese dallo scoppio de-gli scontri nell’aprile 2014. Secondoil documento, l’escalation delle vio-lenze nelle ultime settimane, in par-

ticolare vicino all’aeroporto diDonetsk e nella zona strategica diDebaltseve, ha provocato centinaiadi morti, sia civili che militari.

A dispetto dei successivi cessateil fuoco, «oltre seimila vite sonostate perdute in meno di un anno acausa dei combattimenti nell’estdell’Ucraina», ha detto l’alto com-missario in un comunicato, denun-ciando una «spietata devastazionedi civili e infrastrutture», dove«donne, bambini, vecchi e gruppivulnerabili sono particolarmentecolpiti». E anche la condizione del-le persone rimaste nelle zone con-trollate da gruppi armati, ha ag-giunto Zeid Raad Al Hussein, è di-ventata insostenibile.

Il rapporto denuncia inoltre arre-sti arbitrari, torture e sparizioni for-zate commessi principalmente daigruppi armati, ma anche, in alcunicasi, da parte delle forze ucraine. Sievidenzia anche la situazione parti-colarmente difficile delle centinaiadi migliaia di sfollati a causa delconflitto. «È indispensabile che tut-te le parti rispettino le decisioni de-gli accordi di Minsk e cessino ibombardamenti indiscriminati e leostilità che hanno creato una situa-zione orribile per i civili, in flagran-te violazione delle leggi umanitarieinternazionali e dei diritti dell’uo-mo», ha aggiunto.

In effetti, nonostante la treguaconcordata, un giornalista di nazio-nalità ucraina è stato ucciso sabatodurante un bombardamento suPesky, villaggio situato lungo la li-nea del fronte, a soli cinque chilo-metri a nord-ovest del centro diDonetsk, e ancora controllato daigovernativi: lo ha denunciatoAndriy Lysenko, portavoce del con-siglio di Difesa e Sicurezza ucraino.«Non conosco tutti i dettagli, maoggi a Pesky si è bombardato», si èlimitato a dichiarare Lysenko. Il fo-toreporter ucraino si chiamava Ser-ghii Nikolaiev e lavorava per ilquotidiano «Segodnia».

E stamane, il presidente ucraino,Petro Poroshenko, ha firmato undecreto attuativo dell’app elloall’Onu e all’Unione europea per ildispiegamento di una forza di pacenell’est del Paese. Lo riferisce il sitodella presidenza stessa. La decisio-ne, presa dal consiglio per la Sicu-rezza ucraino il 18 febbraio scorso,era stata criticata sia dai ribelli se-paratisti filorussi sia da Mosca.

Infine, i separatisti hanno annun-ciato di aver completato il ritiro ditutte le armi pesanti dai fronti diDonetsk e Lugansk, in ottemperan-za a una delle principali condizionidell’accordo di pace negoziato aMinsk. L’iniziativa non è ancorastata confermata dall’O rganizzazio-ne per la sicurezza e la cooperazio-ne in Europa (Osce), incaricata dimonitorare il ritiro degli armamentipesanti da entrambe le parti, chesecondo l’accordo di Minsk deveessere completato entro il 2 marzo.

L’opposizione russa ricorda Boris Nemtsov

Marcia contro la paura

guarsi, probabilmente con uno o piùcomplici. La qualità del video è pe-rò sufficiente solo a distinguere lesagome di auto e persone in movi-mento. Non di certo a identificarel’assassino.

Durante la manifestazione è statofermato e poi rilasciato il deputatoucraino, Oleksii Goncharenko, cheha detto di essere stato picchiatodalla polizia. Goncharenko ha riferi-to di essere stato fermato per nonaver obbedito all’ordine di un poli-ziotto, ma nega di aver compiutouna tale infrazione. Secondo l’agen-zia Interfax, il parlamentare è statointerrogato nel quadro di un’inchie-sta per «tentato omicidio e tortura»nei confronti di «un cittadino russodurante la tragedia di Odessa» delloscorso maggio, nella quale morironoquasi cinquanta persone.

I funerali di Boris Nemtsov sonoprevisti domani pomeriggio nel ci-mitero Troyekurovskoye, alla perife-ria occidentale di Mosca, dove è se-polta anche la giornalista AnnaPolitkovskaia, assassinata nel 2006.Le esequie saranno precedute dauna camera ardente al centro Sakha-rov, che inizierà alle 10.

Nel frattempo, gli avvocati di Ale-ksei Navalny hanno fatto domandaai giudici per il rilascio del bloggeroppositore russo, affinché possa par-tecipare domani ai funerali di Nem-tsov. Lo riferisce oggi l’agenzia In-terfax, citando l’avvocato IvanZhdanov. Navalny si trova in carce-re, condannato a quindici giorni didetenzione per aver distribuito ma-teriale informativo in metropolitanasulla marcia antigovernativa organiz-zata per ieri e trasformatasi poi inmarcia funebre per ricordare Nem-tsov. Navalny sta scontando una pe-na amministrativa e secondo la leg-ge, in casi estremi, è prevista la so-spensione della misura restrittiva.

La marcia a Moscain ricordo di Nemtsov( R e u t e rs )

B ru x e l l e schiede ad Atene

di avviarele riforme

ATENE, 2. Bruxelles vuole fatti con-creti. Se il Governo greco inizieràda subito a varare alcune delle rifor-me sottoposte ai creditori internazio-nali (Ue, Bce e Fmi), questi ultimipotrebbero versare già a marzo partedei 7,2 miliardi di euro di prestitiche ancora spettano ad Atene, se-condo il vecchio piano di assistenza.Lo ha annunciato oggi, in un’inter-vista al quotidiano britannico «Fi-nancial Times», il presidentedell’Eurogruppo, Jeroen Dijssel-bloem. «Il mio messaggio alla Gre-cia è questo: provate a far partire ilprogramma prima ancora della finedel negoziato» ha dichiarato Dijssel-bloem. «Ci sono misure che posso-no iniziare a essere applicate subito;se lo farete, ci potrebbe essere unprimo versamento durante il mese dimarzo, ma ciò richiederebbe pro-gressi e non solo intenzioni».

Il partitodi Governo

vince le legislativein Estonia

TALLINN, 2. La coalizione dicentrosinistra, attualmente alGoverno in Estonia, ha vinto leelezioni legislative di ieri nelPaese baltico.

Il presidente, Toomas HendrikIlves, dovrebbe assegnare l’inca-rico di formare il nuovo Gover-no al premier uscente, TaaviRõivas, del Partito della riforma,che cercherà di costituire l’Ese-cutivo sulla base della preceden-te alleanza con i socialdemocrati-ci, che però non sarà ancora suf-ficiente a garantire la maggioran-za assoluta di cinquantuno seggi.Il Partito della riforma (filo-Na-to) ha ottenuto trenta dei cen-touno seggi del Parlamento (trein meno rispetto alla consulta-zione del 2011), mentre i partnersocialdemocratici della coalizio-ne ne hanno conquistati quindici(quattro in meno).

Il partito di opposizione filo-Cremlino, il Centro (sostenutodalla minoranza russofona, circaun quarto della popolazione), siè assicurato ventisette deputati,uno in più della legislatura pre-cedente. I grandi perdenti diquesta tornata elettorale sono iconservatori, che ottengono soloquattordici seggi, nove in meno.

Due nuovi partiti hanno fattoper la prima volta ingresso nelParlamento di Tallinn. Si trattadel Partito liberale e di un altroconservatore e xenofobo, che oc-cupano assieme una quindicinadi seggi, mentre altre tre forma-zioni non hanno superato la so-glia di sbarramento del 5 percento. L’affluenza alle urne èstata la più alta dal 1995, con il63,7 per cento dei votanti.

Operazione a Brema

Allerta terrorismoin Germania

Debutto europeoper il presidente Mattarella

Vasto incendio in PatagoniaBUENOS AIRES, 2. Emergenza in Patagonia, nelsud dell’Argentina, dove un violento ed estesoincendio boschivo, innescato da una serie difulmini, sta divorando una vasta area di fore-sta, di cui ha già distrutto oltre ventimila etta-ri. Nella regione sono censiti anche molti albe-ri millenari. Malgrado il febbrile lavoro di cen-tinaia di uomini, le fiamme, complice il caldoestivo, stanno avanzando pericolosamente ver-so il parco nazionale Los Alerces. Secondo leprevisioni della protezione civile, un migliora-mento della situazione è previsto stasera conl’arrivo della pioggia.

Il capo del Gabinetto presidenziale argenti-no, Aníbal Fernández, ha visitato la regione diChubut per monitorare personalmente le ope-

razioni organizzate per tentare di controllare ilfronte delle fiamme.

Appena arrivato, Fernández ha annunciato illicenziamento del responsabile dell’Agenziaper la lotta agli incendi, Jorge Barrionuevo.«Il lavoro fatto non è soddisfacente e il nostroGoverno non merita questa situazione», hadetto Fernández, che da pochi giorni ha sosti-tuito Jorge Capitanich come capo del Gabinet-to ministeriale del presidente, Cristina Fe r n á n -dez.

Il governatore di Chubut, Martin Buzzi, haannunciato l’invio di diversi elicotteri e unitàmilitari per combattere le fiamme. Secondo gliesperti, ci vorranno centinaia di anni per rico-struire la foresta primaria andata distrutta.Fiamme nella provincia argentina di Chubut in Patagonia (Afp)

MOSCA, 2. Decine di migliaia dipersone hanno sfilato ieri pomerig-gio per le vie del centro di Moscaper ricordare Boris Nemtsov, il lea-der dell’opposizione assassinato acolpi di pistola venerdì notte a po-chi passi dalla Piazza Rossa.

Il delitto — di cui non si conosco-no al momento esecutori né man-danti — è stato condannato dalla co-munità internazionale. «Non abbia-mo paura», scandivano in coro alcu-ni manifestanti. Tra tanti tricolorirussi listati a lutto e qualche bandie-ra ucraina, il popolo dell’opp osizio-

ne ha fatto sentire la sua voce criti-cando il Governo per la posizioneassunta nel conflitto ucraino e ilbraccio di ferro delle sanzioni conl’Occidente che — assieme al crollodel prezzo del petrolio — sta metten-do in ginocchio l’economia.

Il corteo è partito verso le 15 dalquartiere di Kitai Gorod ed è passa-to dal ponte Bolshoi Moskvoretski,proprio dove è stato ucciso Nem-tsov. Molti dimostranti avevano inmano mazzi di rose o di garofani dalasciare sul luogo dell’assassinio che

ha scosso l’intera Russia. Molti altrimostravano ritratti dell’opp ositore.

Intanto, mentre gli inquirentihanno promesso 48.000 dollari a chifornirà loro delle informazioni suiresponsabili dell’omicidio, l’emitten-te TvTse ha trasmesso ieri un presun-to filmato del momento dell’uccisio-ne di Boris Nemtsov. Stando alleimmagini (a bassa risoluzione), ilkiller avrebbe atteso Nemtsov sulponte Bolshoi Moskvoretski, forsenascondendosi sulle scale. Poi, unavolta compiuto l’assassinio, sarebbesalito di corsa su un’auto per dile-

BE R L I N O, 2. Per la terza volta nelgiro di poche settimane, è scattatoieri in Germania, a Brema, un nuo-vo allarme terrorismo. L’allarme hatenuto col fiato sospeso per circatrenta ore la città, che ha visto unmassiccio schieramento di polizia eagenti speciali nei luoghi strategici,inclusa una sinagoga. Poi, dopofermi e perquisizioni, l’allerta è

rientrata, anche se le indagini van-no avanti.

L’allarme è scattato in seguito aun’indagine su un traffico illegaledi armi negli ambienti radicali isla-mici: «Gli indizi erano così concretiche non potevamo più escludere unattentato a Brema» ha detto il mi-nistro degli Interni, Ulrich Maurer.Nelle perquisizioni non sono state

trovate armi e i sospetti fermati so-no stati rilasciati.

Al centro delle indagini a Brema,in corso dall’autunno 2014, c’è unlibanese di 39 anni sospettato di untraffico di armi automatiche. Forzespeciali hanno perquisito un centroislamico, e varie abitazioni inclusaquella del libanese. Sono stati se-questrati dischetti che saranno oraesaminati. Lo schieramento di poli-zia potrebbe avere dissuaso gli at-tentatori: «riteniamo che sia suben-trata insicurezza nel gruppo» hafatto sapere una fonte della polizia.Secondo il ministro Maurer, i servi-zi per la sicurezza interna tengonosotto osservazione 360 salafiti: 19sono andati in Siria a combattereportandosi dietro anche 11 bambini.

Allarmi per possibili attentati dimatrice islamica erano scattati aDresda verso metà gennaio e aBrauschweig, dove due settimane faera stata cancellata una parata diCarnevale.

Interpellato dalla Dpa, un porta-voce del ministero degli Interni fe-derale ha detto che la Germania re-sta nel mirino del terrorismo jihadi-sta. «Ne deriva una forte minacciaper la sicurezza interna che può inqualsiasi momento diventare realesotto forma di attentati di dimen-sione e intensità varia» ha detto ilp ortavo ce.

BE R L I N O, 2. Prima missione euro-pea per il presidente della Repub-blica italiana, Sergio Mattarella. Ilcapo dello Stato è giunto a Berli-no, dove questa mattina ha incon-trato il presidente tedesco, Joa-chim Gauck. Subito dopo il presi-dente Mattarella si recato al Murodi Berlino per un momento dedi-cato alla memoria del recente pas-sato. La visita prosegue con uncolloquio con il cancelliere AngelaMerkel. Poi l’incontro con i fun-zionari dell’ambasciata italiana. Inserata il trasferimento a Bruxelles.Domani, martedì, la giornata sarà

interamente dedicata alle istituzio-ni europee.

Per la sua prima visita all’e s t e rodall’elezione, il presidente Matta-rella ha scelto di riprendere ilconfronto con la Germania ancheperché, spiegano fonti del Quiri-nale, «i rapporti tra i due Paesihanno un sostrato importante e ildialogo va ripreso e affrontato su-bito». La partnership tra Italia eGermania, ricordano le stesse fon-ti, è necessaria affinché l’E u ro p aaffronti «un cammino condivisoverso l’unione e la crescita econo-mica».

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L’OSSERVATORE ROMANOlunedì-martedì 2-3 marzo 2015 pagina 3

Linciata una giovane nigeriana sospettata di essere un’attentatrice suicida

Contagiodella ferocia

Altre centinaia di bambini arruolati in Sud Sudan

Infanzia di guerraIn risposta all’avvio delle esercitazioni militari congiunte tra Stati Uniti e Corea del Sud

Pyongyang lancia due missili

Intesaper la pace

nel norddel Mali

ALGERI, 2. Un’intesa che potrebbefavorire il ripristino della pace nelnord del Mali è stata raggiunta ie-ri ad Algeri tra i rappresentantidel Governo di Bamako e quellidi alcuni dei gruppi tuareg e arabidella regione. Il testo sottoscrittodalle parti fissa le basi di un pro-cesso per giungere a un accordodi pace definitivo.

Proposto dal team di diplomati-ci guidato dall’Algeria, il docu-mento prevede l’istituzione di unperiodo transitorio da diciotto aventiquattro mesi durante il qualesarà organizzata una conferenzaper stilare una Carta per la pace,l’unità e la riconciliazione nazio-nale. Il testo stilato dai mediatorialgerini propone inoltre la creazio-ne di Assemblee regionali elette asuffragio universale diretto e unamaggiore rappresentanza delle po-polazioni settentrionali nelle isti-tuzioni nazionali. Entro il 2018,queste ultime dovrebbero trasferi-re agli enti locali il trenta per cen-to delle entrate pubbliche. È inol-tre indicato l’impegno al reintegrodelle milizie del nord nell’e s e rc i t onazionale.

Ai colloqui hanno preso partesei dei numerosi movimenti politi-co-militari del Mali del nord, apartire dal Movimento nazionaleper la liberazione dell’Azawad(Mnla), originario protagonistadell’insurrezione. Hanno altresìpartecipato il Movimento arabo diAzawad, il Coordinamento popo-lare di Azawad, il Coordinamentodei movimenti e dei fronti di resi-stenza patriottica, l’Alto consiglioper l’unità dell’Azawad.

Tuttavia, nonostante la parteci-pazione della maggioranza dellesigle, gli accordi non hanno man-cato di suscitare critiche, in parti-colare da parte dall’Alleanza deiribelli tuareg, che pure è legataall’Mnla, ma che nei giorni scorsiaveva chiesto più tempo per fir-mare l’intesa.

Alla cerimonia per la firma adAlgeri hanno partecipato i rappre-sentanti diplomatici della Francia,che mantiene un corpo di spedi-zione nel Mali, e degli Stati Uniti,oltre ai delegati della squadra dimediazione guidata dall’Algeria,ma composta anche da rappresen-tanti delle Nazioni Unite,dell’Unione africana, dell’Unioneeuropea, dell’Organizzazione perla cooperazione islamica, dellaComunità economica degli Statidell’Africa occidentale.

Nuovi colloqui a Ginevrasul nucleare iraniano

Sanguinoso attentatonell’est dell’Afghanistan

Öcalan invita il Pkka deporre le armi

Alla destrale elezioni

in Kashmir

SRINAGAR, 2. Il Partito democrati-co del popolo (Pdp, filo-islamico)ha vinto le elezioni di ieri nelloStato di Jammu e Kashmir, incoalizione con il partito di Gover-no indiano del Barathiya JanataParty (Bjp). È la prima volta chela destra guida la regione a mag-gioranza musulmana, contesa traIndia e Pakistan. Il leader delPdp, Mufti Muhammed Syeed, hagià giurato come governatore in-sieme a ventiquattro ministri. Allacerimonia che si è tenuta nella ca-pitale estiva, Srinagar, protetto daun alto livello di sicurezza, hapartecipato il premier indiano,Narendra Modi. Nelle precedentielezioni, il Pdp si era confermatoil primo partito davanti al Bjp, manon aveva raggiunto la maggio-ranza necessaria per governare.

SAN’A, 2. Tre presunti membri diAl Qaeda nella penisola arabicasono stati uccisi in un attaccocompiuto da un drone questa not-te nel sud-est dello Yemen. L’at-tacco, riferisce una fonte militareall’agenzia Xinhua, ha «colpito unveicolo carico di armi ed esplosivinella zona di Khora, nella provin-cia di Shabwa». Si tratta del se-condo attacco di questo tipo in tregiorni. Venerdì notte, infatti, unaltro drone aveva colpito un’auto-vettura nella provincia di Shabwauccidendo altri tre membri di AlQaeda: lo avevano reso notoagenti della sicurezza yemenitaprecisando che l’attacco era avve-nuto nella città di Bihan. Lo Ye-men si trova in una situazionecaotica dopo la conquista della ca-pitale da parte dei ribelli huthi.

Uccisi in Yementre membri

di Al Qaeda

ABUJA, 2. La ferocia della folla ha ri-sposto ieri in Nigeria alla ferocia diBoko Haram, accanendosi controuna giovane donna linciata per il so-spetto che potesse essere un’attenta-trice suicida del gruppo jihadista re-sponsabile da cinque anni a questaparte dell’uccisione di migliaia di ci-vili in attacchi armati e atti di terro-rismo. La brutale uccisione, esito delcontagio della violenza che attana-glia il Paese, è avvenuta in un mer-cato di Bauchi, capitale dell’omoni-mo Stato settentrionale, dove la gio-vane è stata picchiata a morte e ilsuo corpo è stato poi bruciato.Un’altra ragazza che accompagnavala vittima è stata tratta in salvo epresa in consegna dalla polizia.

Su quanto avvenuto testimonianzecontraddittorie sono state riportate

dalle agenzie di stampa internazio-nali. Un commerciante del posto haaffermato che le due giovani si era-no rifiutate di sottoporsi ai controlliall’entrata del mercato suscitandosospetto tra la gente.

Alcune persone si sono allora let-teralmente scagliate contro una diloro. La ragazza è stata bastonata inmaniera selvaggia fino alla morte.Dopo le è stato messo addosso unopneumatico cosparso di benzina e leè stato dato fuoco.

Di altro parere si è detto un agen-te di polizia, secondo il quale la gio-vane uccisa è rimasta vittima «dellafolla impaurita e impazzita» per ilsemplice fatto di tenere con sé duebottiglie, poi rivelatesi comunquenon contenere alcunché di esplosivo.Secondo altre fonti di polizia citate

dalla Bbc, la vittima del linciaggio ela sua compagna potrebbero esserestate usate da Boko Haram per veri-ficare la possibilità di entrare nelmercato sfuggendo alle ispezioni.

Proprio a due attentatrici suicidesi deve anche l’ultimo attacco terro-ristico sferrato da Boko Haram, sa-bato, a una fermata di autobus in unvillaggio del nord della Nigeria e nelquale hanno ucciso oltre a se stessedue persone.

Testimoni riferiscono che le dueterroriste avevano intorno ai vent’an-ni e che hanno fatto detonare i cor-petti imbottiti di esplosivo che in-dossavano quando l’autista dell’au-tobus, insospettito dal loro atteggia-mento, ha rifiutato di farle salire abordo. L’attentato è avvenuto nelvillaggio di Ngamdu, trentacinquechilometri da Damaturu, la capitaledello Stato dello Yobe, dove il mez-zo era diretto.

Da diversi mesi Boko Haram faricorso a giovani donne — in qualchecaso anche bambine di meno di die-ci anni — per compiere attentatisuicidi. Truppe ciadiane nella città di Gambaru (Reuters)

JUBA, 2. Sono centinaia i minorirapiti nelle regioni nordorientalidel Sud Sudan nelle ultime setti-mane e costretti a diventare bambi-ni soldato. Lo ha denunciato ieril’Unicef, il fondo dell’Onu per l’in-fanzia, rivedendo purtroppo al rial-zo le stime dei giorni scorsi, quan-do aveva parlato di 89 bambinistrappati alle loro famiglie nellacittadina di Wau Shilluk, nello Sta-to dell’Alto Nilo.

«Temiamo che i bambini venga-no portati sul fronte», ha detto Jo-nathan Veitch, responsabile dellamissione dell’Unicef in Sud Sudan.Come noto, da quattordici mesi è

in atto nel Paese un conflitto civiletra le forze fedeli al presidente Sal-va Kiir Mayardit e le formazioni ri-belli che fanno riferimento al suoex vice, Rijek Machar.

Responsabile di questi nuovi ar-ruolamenti forzati sarebbe la mili-zia dell’etnia shilluk guidata daJohnson Oloni e considerata allea-ta delle forze regolari. Il Governodi Juba, comunque, in precedenzaaveva affermato di non avere alcuncontrollo sul gruppo.

Le Nazioni Unite stimano in do-dicimila i minorenni impiegati solonello scorso anno nel conflitto sud-sudanese.

PY O N G YA N G , 2. La Corea del Nordha lanciato stamani due missili acorto raggio dalle coste orientali nelmar del Giappone: lo ha annunciatolo stato maggiore di Seoul, nel gior-no di avvio delle manovre militariannuali tra Stati Uniti e Corea delSud, denominate Key Resolve e Fo a lEagle. Si tratta di vettori di gittatapari a 490 chilometri. La mossa èconsiderata una risposta alle eserci-tazioni che il regime comunista diPyongyang vede come «prove gene-rali di un’invasione» ai suoi danni.

Il lancio è il terzo da inizio anno:a febbraio, secondo i vertici delleforze armate di Seoul, sono stati cin-que i vettori a corto raggio che dallepostazioni militari della città diWonsan sono finiti nel mar delGiappone. Due giorni prima c’erastato un test di missili antinave, sot-to la guida del leader Kim Jong Un.

L’attenzione della Corea del Sudresta alta in merito «a possibili altreprovocazioni» del regime diPyongyang che si oppone alle ma-novre Key Resolve e Foal Eagle. Datempo, infatti, il regime comunistanordcoreano ha chiesto ai Corea delSud e Stati Uniti di sospendere ogni«atto ostile sostenendo che l’iniziati-va è una prova generale per un’inva-sione». Un portavoce non identifica-to dello stato maggiore nordcoreanoha minacciato «colpi spietati controatti di ingerenza della sovranità edella dignità» del Paese comunista,come ha riferito l’agenzia ufficialeKcna. «L’unico mezzo per far fronte

all’aggressione e alla guerra non èné il dialogo né la pace, ma colpispietati».

Le manovre tra Corea del Sud eStati Uniti si svilupperanno in duesettimane fino a mobilitare diecimilasudcoreani e circa novemila america-ni, allo scopo di testare diversi sce-nari. Il comando congiunto dellostato maggiore di Seoul svolgerà unruolo guida nelle operazioni. Lee s e rc i t a z i o n i saranno successivamen-te strutturate come una serie di ma-novre via terra, mare e aria (dal 2marzo al 24 aprile) coinvolgendo

duecentomila sudcoreani e alcunemigliaia di soldati statunitensi.

Le esercitazioni annuali su largascala sono fatte al fine di migliorareulteriormente la risposta alle provo-cazioni e agli attacchi della Coreadel Nord «in funzione difensiva»,secondo Washington e Seoul. Dopola guerra di Corea (25 giugno 1950 -27 luglio 1953) non si è mai arrivati aun trattato di pace. Da allora gliStati Uniti mantengono 40.000 sol-dati in Corea del Sud mentre traPyongyang e Seoul esiste il più lun-go armistizio della storia.

GINEVRA, 2. Il ministro degli Esteriiraniano, Mohammad Javad Zarif,è giunto a Ginevra per l’inizio diun nuovo round di colloqui sulprogramma nucleare di Teherancon il gruppo cinque più uno (Sta-ti Uniti, Gran Bretagna, Francia,Russia e Cina, membri permanentidel Consiglio di sicurezzadell’Onu, più la Germania). Il ta-volo negoziale si sposterà il 5 mar-zo a Montreux, dall’altro lato dellago Lemano, dove arriverà ancheil segretario di Stato americano,John Kerry.

Paolo Gentiloni, ministro degliEsteri italiano, ha intanto sottoli-neato che l’Italia vuole trovarsi inprima fila non appena si riaprirà ilmercato iraniano. Ma per superareil regime di sanzioni impostoall’Iran, è necessario moltiplicaregli sforzi per giungere a un accor-do sul nucleare. Gentiloni — che èstato nel fine settimana in missionea Teheran — ha esortato i suoi in-terlocutori iraniani «a considerareun approccio il più flessibile possi-bile, pur comprendendo le posizio-ni legittime dell’Iran».

AN KA R A , 2. Svolta decisiva nel san-guinoso conflitto del Kurdistan tur-co, che in trent’anni di combatti-menti ha provocato oltre quaranta-mila vittime. Dall’isola-carcere diImrali, dove sconta un condannaall’ergastolo, il leader del Partitodei lavoratori del Kurdistan (Pkk),Abdullah Öcalan, ha lanciato ieriun appello ai ribelli curdi perchédepongano le armi e aprano un ne-goziato di pace diretto con il Go-verno di Ankara. «Invito il Pkk aconvocare un congresso in primave-ra per prendere questa decisionestorica e strategica sulla base dellarinuncia alla lotta armata», ha scrit-to Öcalan in un messaggio letto aIstanbul dal leader del partito lega-le curdo Hdp, Sirri Süreyya Önder,in una conferenza stampa congiun-ta con esponenti governativi turchi.

Önder, che era seduto accanto alvicepremier, Yalçin Akdoğan, molto

vicino al presidente islamico RecepTayyip Erdoğan, e al ministro degliInterni, Efkan Âlâ, ha chiesto a tut-ti i partiti democratici di appoggia-re questa soluzione politica. L’ap-pello arriva dopo mesi di incertezzanei colloqui — in corso da fine 2012— fra Öcalan e il capo dell’intelli-gence di Ankara, Hakan Fidan, conla mediazione dell’Hdp.

Nel 2013 si era arrivati a una fra-gile tregua, ma l’anno scorso la di-rezione militare del Partito dei lavo-ratori del Kurdistan, in esilionell’Iraq settentrionale, aveva so-speso il ritiro dal territorio turco eminacciato di riprendere le ostilità.

Un portavoce dell’Alto rappre-sentante dell’Unione europea pergli Affari esteri e la Politica di sicu-rezza ha espresso soddisfazione perl’annuncio verso la riconciliazione ela democraticizzazione, garantendoassoluto sostegno.

KABUL, 2. Due studenti afghani so-no morti e un terzo è rimasto feritoper l’esplosione avvenuta oggi, nel-la città di Jalalabad capoluogo del-la provincia orientale di Nangarhar,di un ordigno nascosto in un conte-nitore di metallo. Come riferiscel’agenzia di stampa Pajhwok, anco-ra non è chiaro l’obiettivo degli at-tentatori: un portavoce della poli-zia, Hazrat Hussain Mashriqiwal,ha precisato soltanto che lo scoppioè avvenuto verso le otto del mattinonell’area di Farm-i-Hada mentre glistudenti rimasti coinvolti stavanorecandosi a scuola. Nessun gruppoper il momento ha rivendicato ilsanguinoso attentato. I maggiorisospetti ricadono, però, sui talebaniche nelle ultime ore hanno smentitole voci di possibili colloqui di pacecon il Governo di Kabul.

Intanto, tre guerrigliere dell’Uz-bekistan arrestate dalle forze di si-

curezza afghane sono state scambia-te con tre operatrici sanitarie seque-strate dai talebani nella provinciasettentrionale di Faryab. Lo scriveoggi il portale di notizie KhaamaP re s s .

Da una parte, il portavoce pro-vinciale Ahmad Javid Baidar, haconfermato il rilascio delle tre guer-rigliere uzbeke, arrestate due setti-mane fa nel capoluogo Maimana.D all’altra Hayatullah Bakhtari,coordinatore dell’assistenza umani-taria (Cha) in Faryab, ha annuncia-to che le tre infermiere rapite neldistretto di Khwaja Sabzposh sonotornate in libertà. In un primo mo-mento le autorità afghane avevanorespinto le richieste degli insorti,ma quando una quarta infermierasequestrata dai ribelli è stata uccisa,le trattative sono riprese, conclu-dendosi con lo scambio delle seip ersone.

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 4 lunedì-martedì 2-3 marzo 2015

Libertà e offese secondo Claudio Magris

Mortedella logica

«Tra le vittime dell’efferata stragedei redattori di “Charlie Hebdo”c’è anche la logica». Lo scriveClaudio Magris sull’inserto «la Let-tura» allegato al «Corriere della se-ra» del 1o marzo, aggiungendo cheovviamente le vittime dell’attentatoe i loro familiari hanno diritto «atutta la nostra solidarietà e parteci-pazione», ma «non più — né meno— di altre vittime delle stesse o dialtre mani fanatiche, a cominciaredai tanti africani che in quegli stessigiorni venivano massacrati in nomedi analoghi fanatismi e quasi appe-na nominati nelle cronache».

Qualche giornale, sostiene Ma-gris, «non si è dimenticato della lo-gica, osservando come sia insensatoconsiderare l’eccidio parigino un at-tentato alla libertà di stampa, quasifosse una censura governativa: sa-rebbe come dire, è stato giustamen-te scritto, che mettere una bomba almercato orto-frutticolo è un attenta-to alla libertà di comperare frutta everdura. È invece un attentato auna libertà e a un diritto più gran-di, alla libertà e al diritto di vivere,alla vita delle persone».

La totale solidarietà con gli auto-ri delle vignette in quanto vittimedi una sanguinosa violenza, argo-menta, «non significa necessaria-mente osannare quelle vignette. Di-no Cofrancesco, laico sino al midol-lo e radicalmente scevro di quellapappa del cuore che inquina ragio-ne e sentimento», ha scritto nel suoblog che «se qualcuno assassinasseun negazionista egli chiederebbe lagiusta dura pena per l’assassinosenza per questo identificarsi in

non è la stessa cosa che portare alcollo una catenina con la croce, co-sì come portare lo zucchetto o icernecchi non è la stessa cosa cheinnalzare un cartello che inneggiaalla Shoah, perché portare lo zuc-chetto o una catenina al collo indi-ca semplicemente una legittima ap-partenenza, mentre la bestemmia ol’irrisione della Shoah vuoi ferirel’appartenenza dell’a l t ro » .

In nome della stessa logica, con-clude Magris, «ognuno, a casa sua,solo o in compagnia di maggioren-

di RICHARD ROUSE

Ascoltare, discernere,accogliere e servire:sono questi i quattroverbi che formano iltessuto delle sessioni

dei lavori della Conferenza inter-nazionale «Rinnovare la Chiesain un’epoca secolare: dialogo oli-stico e visione kenotica» che sisvolge il 4 e il 5 marzo alla Ponti-ficia Università Gregoriana sottol’alto patronato del PontificioConsiglio della cultura, comeparte del progetto di The Coun-cil for Research in Values andPhilosophy a cinquant’anni dallachiusura del concilio Vaticano II.

Il cardinale Gianfranco Ravasitratterà il tema «Il Verbo si fececarne», che ispira anche il padi-glione della Santa Sede alla Bien-nale di Venezia 2015, mentreCharles Taylor parlerà dell’auten-ticità. Gli organizzatori prevedo-no inoltre una serie di conversa-zioni sui temi che caratterizzanoil dibattito odierno della Chiesa.

Taylor (Templeton Prize 2007)è noto soprattutto per il suo li-bro A Secular Age dove, distin-guendo tra secolarità (afferma-zione positiva della sfera secola-re), secolarismo (ideologia chedesidera eliminare la religionedalla vita pubblica) e secolarizza-zione (processo storico che untempo prevedeva il declino dellareligione) permette di leggeremeglio i segni dei tempi e stabili-re legami più forti con i nostricontemp oranei.

Spesso la Chiesa post-concilia-re viene accusata di seguire lemode della società secolare o, alcontrario, di stringere i ranghi inuna reazione conservatrice in se-guito a processi d’identità difensi-vi. Esiste invece una terza via, un

di bisogni spirituali e secolari,con Giuliano Amato, CharlesTa y lor, José Casanova, Alessan-dro Ferrara, Giacomo Marramaoe François Bousquet.

La modernizzazione non portaal declino religioso, bensì allamoltiplicazione plurale del modoin cui crediamo. Un’analisi dellamodernità non ci mostra tanto laseparazione della religione dallapubblica piazza o cambiamentinella pratica ecclesiale, quantol’emergere di una preferenza perla scelta soggettiva e le opzionispirituali personali.

È alla luce di quest’ultima cate-goria, perlomeno in Occidente,che i membri del Council for Re-search in Values and Philosophy,organizzazione fondata e presie-duta da George McLean, che inpassato ha ricevuto il sostegno eil contributo di uomini di culturacome Paul Ricoeur e Hans-GeorgGadamer, hanno identificatoquattro contrapposizioni dellequali, a loro giudizio, il Popolodi Dio ha sofferto. La prima è tracercatori e dimoranti, la secondatra responsabilità personale, nonsolo individuale, e chiamata ge-rarchica all’obbedienza. La terzacontrapposizione è tra pratica edetica e, infine, la quarta tra la sfe-ra delle pluralità spirituali e le ri-gide cristologie.

Per uscire dalle costrizioni delpunto di vista occidentale, gli

studiosi stanno ora lanciandouna serie di progetti di ricercache guardano alle diverse secola-rizzazioni che avvengono in Afri-ca, Asia e America latina. Se iprocessi di secolarizzazioni diffe-renti sono il punto di partenzanecessario per la nostra ricerca di

Le sessioni dei lavori alla Pon-tificia Università Gregoriana, or-ganizzate dai membri dell’Istitutodi Filosofia, sono poste in unquadro dialogico e contano, tragli altri, sul contributo di pensa-tori quali José Casanova, HansJoas, Tomáš Halík, William De-smond, Adela Cortina, Juan Car-los Scannone e Louis Caruana.L’attenzione sarà posta su comeascoltiamo e su chi ascoltiamo, esu come comprendiamo la perso-na umana in mezzo alle costantirivoluzioni scientifiche, digitali ecomunicative. L’analisi sarà fattasu base biblica, specialmente leBeatitudini, e ci sarà un atteggia-mento di accoglienza, modellatosulla necessità di abbracciare siale realtà confortevoli, sia quelledure delle periferie esistenziali,utilizzando la narrativa, l’immagi-nazione e la letteratura in un attodi servizio kenotico. Concluden-do la conferenza, Taylor, inoltre,svilupperà il tema «Autenticità: lavita della Chiesa in un’epoca se-colare», indicando ramificazionipastorali per il Popolo di Dio. Inpassato criticate come contrappo-sizioni, questi argomenti stannorapidamente diventando punti diincontro, marchi di fabbrica della

Pietro salvato dalle acque(Évangéliaire de Saint-Bertin,Flandres, XII secolo)

Dialogo sulle sfide dell’evangelizzazione

La stradadell’ascolto

autocomprensione, crescita e san-tità, allora è necessario cercare ilsostegno delle scienze sociali checi consentono questo approccio:siamo quelli che siamo, nellastessa misura in cui siamo quelliche vorremmo essere e che siamostati.

Chiesa nell’era di Papa France-sco. Ma superare, rinnovare ulte-riormente la Chiesa, richiederà unatteggiamento di autenticità, co-me suggerisce l’intervento diGeorge McLean, di cui è possibi-le leggere uno stralcio in questapagina.

Spesso la Chiesaviene accusatadi seguire le modeo di essere conservatriceEsiste una terza via

approccio equilibrato sulla basedel riconoscimento delle comples-sità dell’attuale situazione storica,che consente processi multipli estrategie differenti e varie, attin-gendo a ricche fonti teologiche,in un dialogo efficace coinvolgen-te. Tra questi, quello che si svol-gerà il 6 marzo per il Cortile deigentili sul tema «La piazza e iltempio» (American Study Cen-ter), che analizzerà la coesistenza

La teologia del servo sofferente

Come essere lievitodi GEORGE FRANCIS MCLEAN

Il fenomeno generale della progressivasecolarizzazione degli ultimi quattrocen-to anni deve essere visto sotto diverseprospettive: anzitutto quella dei vastiprocessi umani della reazione della Ri-forma contro la gerarchia e della corri-spondente affermazione dell’autenticitàindividuale e dell’uguaglianza. Poi quel-la della scissione illuminista fra la ragio-ne umana e l’influenza unitiva della sag-gezza e della fede. Infine, quella dellademocrazia e della libertà nel valutare eguidare l’azione. Tutti questi fattori sisono uniti, dopo la seconda guerra mon-

diale, con lo sviluppo del sistema di co-municazione pervasivo che raggiunge ilsingolo e ha di fatto surclassato la par-rocchia come contesto dominante nellaformazione dell’opinione personale. Per-tanto, è diventato del tutto comune peri giovani affrontare la vita con l’atteggia-mento degli esploratori che s’i m b a rc a n onell’avventura eccitante, anche se a voltepericolosa, di costruire la loro vita se-condo parametri propri. Consideranol’imposizione di un modello di vita o diuno schema culturale predeterminatouna minaccia molto più grande del ri-schio di sbagliare.

La prima serie di disgiunzioni/con-giunzioni inizia quindi con chi è alla ri-cerca, contrapposto a chi ha come prio-rità dimorare nella Chiesa e nelle suetradizioni. Gli enigmi dell’esistenza en-fatizzati dalla mentalità e dalla culturacontemporanea e le tante sfide da af-frontare nella vita fanno sembrare inade-guate a rispondere le leggi universali.Questo tende a favorire sempre di più ildesiderio di costruire la propria vita se-condo le coordinate individualistichedella modernità.

Qui i “c e rc a t o r i ” possono essere vistinon tanto come persone che hanno ab-bandonato il popolo di Dio, quanto co-

me persone che si sforzano di vivere laprofonda ispirazione dello Spirito men-tre affrontano molteplici responsabilitànella Chiesa e nel mondo, interne edesterne. Il prezzo della loro ricerca diautenticità può essere molto alto, poichéli porta oltre il mero seguire le autorità egli atteggiamenti culturali dei vicini edei confratelli.

Hanno bisogno di una Chiesa chenon sia un’istituzione ideale, ma reale, eche sia un modo fallibile, ma concreto,umano e positivo di vivere i valori evan-gelici. Si tratta di una comunità caratte-rizzata non dal potere e dal controllo,ma dall’accettazione e dall’incoraggia-mento di quanti guardano a essa tra lenecessità che sperimentano nella loro ri-cerca. Qui Cristo sulla croce è il model-lo kenotico della Chiesa, manifestandouna disponibilità infinita a soffrire pers e r v i re .

Queste stesse sfide, però, spingonoaltri a cercare come “dimoranti” la gui-da costante della tradizione della Chie-sa e a desiderare che questa sia articola-ta nella maniera più ampia possibile.Ciò pone la guida della Chiesa in unaposizione scomoda tra due — e più —gruppi, con esigenze e attese molto di-verse. In termini di auto-consapevolez-

za questa è, di fatto, la formazione del-la propria identità, così come descriveCharles Taylor in Sources of the Self; e inquesto caso il compito davvero difficileè collegare l’ecclesiale e il secolare inmodi che siano complementari e reci-procamente utili. Per esempio, il ruolodella Chiesa può essere non un’alterna-tiva a quello dello Stato laico, ma comehanno concluso John Rawls e JürgenHabermas, un utile sostegno allo sforzodemo cratico.

Un percorso alternativo vede il viverela propria identità cattolica non più co-me un sentirsi parte di un’istituzione su-periore e ostile alla costruzione dellapropria nazione dalla base, ma nell’esse-

La solidarietà con gli autoridelle vignette di «Charlie Hebdo»in quanto vittime di violenzanon significa necessariamenteosannare quelle vignette

quel caso con l’assassinato, senzamettersi al collo un cartello con lascritta “sono David Irving”, l’ingle-se che nega la Shoah».

Alcune vignette del settimanale,aggiunge Magris, «hanno indubbia-mente offeso legittime fedi e senti-menti. Non per questo i loro autorimeritavano la morte, perché un’in-giuria viene punita con un’ammen-da e non con la ghigliottina. Èun’ingiustizia perseguire Dieudon-né, il sedicente artista specializzatoin oscenità antisemite? Roberto Ca-sati ha scritto, sul “Sole 24 Ore”,che se si persegue la blasfemia biso-gna perseguire pure l’ostentazionedi simboli religiosi, che a suo avvi-so offende i bestemmiatori comequesti offendono i credenti».

Prima di tutto, secondo Magris,«la libertà d’espressione, il rispettoe la satira non riguardano soltantole religioni e le loro negazioni, maquestioni e valori non meno impor-tanti, dall’apologia di reato all’isti-gazione a delinquere, ad esempio innome di un’ideologia. Ma libertàd’espressione dovrebbe voler dire li-bertà di esprimere i propri valorisenza offendere quelli altrui e senzasentirsi offesi dai valori professatidagli altri. Perché chi si fa il segnodella croce passando davanti a unachiesa dovrebbe offendere chi nonse lo fa o viceversa?».

Ognuno, sottolinea, dev’essere li-bero «di credere e di non crederesenza offendere né sentirsi offesoda chi la pensa all’opposto. Nonc’è ragione di sentirsi offeso da chiva in chiesa né da chi non ci va. Lapiaga del nostro tempo, ha scrittoAmos Oz sul “Corriere della Sera”,non è l’islam bensì il fanatismo, cheaccomuna gli assassini di Parigi aicristiani, musulmani ed ebrei vio-lenti».

Certamente ci possono essereostentazioni offensive, aggiungeMagris, «ma di per sé la blasfemia

della libertà di satira, qualche imbe-cille facesse delle vignette che sbef-feggiano i vignettisti di “CharlieHeb do” che, in quanto vite stronca-te da abietti assassini, rappresenta-no veramente l’umanità ossia tuttinoi?».

ni adulti e vaccinati ea patto di non violarespecificamente la legge(ad esempio con vio-lenze), è e deve esserelibero di fare ciò chevuole, di bestemmiarea suo piacimento osputare sul pavimento,cosa lecita in casa pro-pria. Ma come reagi-remmo se, in nome

re “lievito”. Ciò implica una teologiadella Chiesa nei termini kenotici del ser-vitore sofferente. Viceversa, una nazionediventata un’entità più legislativa chepolitica e una Chiesa diventata un’istitu-zione più morale che spirituale, insieme,lasciano «un mondo senza perdono esenza progetto».

Le persone hanno bisognodi una comunitàche sia un’istituzione realeCapace di vivereil Vangelo in modo concreto e umano

Benedetto Luti, «Allegoria della sapienza»

Ford Madox Brown, «Jesus Washing Peter’s Feet»(1852–1856 circa)

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L’OSSERVATORE ROMANOlunedì-martedì 2-3 marzo 2015 pagina 5

rezza della sua andatura — non la-scia fronti scoperti o il fianco apertoa critiche: si propone «di evitare diessere una ennesima storia criminaledella filosofia, non intende servirenessuna causa». L’intento è quellouniversale di ogni filosofia che talevoglia dirsi: «Sollevare gli interroga-tivi filosofici, politici, teologici, intutta la loro gravità».

Tale premessa è stata ampiamenteonorata e viene a costituire un sen-tiero che necessariamente bisogneràpercorrere, con passo lento e medita-tivo, nel tentativo di comprendere edi afferrare uno dei drammi persona-li che sconvolsero la vita di Heideg-ger, ed ebbero una ricaduta pesantesul pensiero e sull’esistenza del mon-do europeo a lui coevo e ancheo dierno.

Non si può confrontarsi con laShoah senza conoscere il suo pensie-ro e la sua azione, sulla cui vita gra-va l’ombra dei forni crematori edell’annientamento degli Ebrei:«L’orrore che Auschwitz ha intro-dotto nella storia non sta solonell’annientamento, né solo nel nu-mero delle vittime, ma nell’offesa ar-recata alla dignità della morte.L’idea che il cadavere meriti rispetto,e dunque l’idea della sepoltura, faparte del patrimonio etico dell’uma-

Di Cesare però scandaglia più afondo: il valore di rinnovamento del-la filosofia heideggeriano non vienemesso in dubbio, liberarsi della me-tafisica significava riscoprire l’E s s e re ,

che sostituisce quello di soggettonelle filosofie antecedenti e che con-duce alla sostituzione dell’individuoa favore del popolo. Questo essercinon condivide con tutti gli esserciun mondo unico ma ciascun essercisi relaziona, sempre se lo si conside-ra da un punto di vista ontologico, apiù mondi diversi radicati sulla terrain cui sono nati. L’insieme di tuttigli esserci portano alla realizzazionedell’E s s e re .

A ben riflettere non esiste una ba-se più esplicita per dare ragione filo-sofica alla disuguaglianza umana edare adito al razzismo, in qualsiasiveste lo si voglia presentare.

Solo quattordici volte nei Quader-ni neri ritorna il termine “E b re o ”,ma tale computo non è valido e suf-ficiente per affermare che per MartinHeidegger l’Ebreo e l’ebraismo fos-

equivale a impedimento alla storiadell’Essere: «sebbene sia la storiadell’Essere il paesaggio in cuil’Ebreo compare, se in quella storianon trova posto, se viene espulsodall’Essere, è perché, nella definizio-ne dell’Ebreo, Heidegger non ab-bandona la metafisica. Tuttavia nonfu l’ispiratore di Hitler ma caddenella colpa di non aver compresouna realtà che si imponeva: Au-schwitz è una rottura radicale nellastoria».

Peraltro il filosofo non si allonta-nò molto dal pensiero e dall’azioneconcreta di Hitler. Favorendo nonsolo il massacro ma anche la scom-parsa degli ebrei con le sue categoriedi «fabbricazione di cadaveri», «do-minio della tecnica» e simili non cisi può avvicinare Auschwitz e, diconseguenza, neppure comprendereil mondo.

I due principi che reggono la spe-culazione heideggeriana: la conce-zione destinale della storia e l’assun-zione di un principio di comunità,aprono alla possibilità del F ü h re r -prinzip e dei legami con la terra e ilsangue, consentendogli di esaltare«l’intima grandezza del nazionalso-cialismo». Se filosoficamente gliebrei sono nulla, verso questo stessonulla vanno indirizzati.

La chiusura del saggio, in realtàun’apertura totale che delinea i para-metri di fondo di altre ricerche sullafilosofia della Shoah, tira una riganetta che costringe a riflettere. E ariprendere tutta l’a rg o m e n t a z i o n esvolta e dimostrata.

Di Cesare, citando Walter Benja-min, ripropone l’angelo della storiail cui sguardo è rivolto all’i n d i e t rosulle macerie, pur nell’occhio dellatempesta: «La tempesta non spiradal paradiso, non lo solleva in alto.Il vento tagliente soffia gelido con-tro le sue ali e l’angelo resta immer-so nelle brume della Foresta Nera».

I Quaderni neri di Martin Heidegger

Un antisemitismometafisico

Non ci si può confrontare con la Shoahsenza conoscere il suo pensieroe la sua vitaSulla quale graval’ombra dei forni crematori

«Shades of Truth»

Meglio rinunciareL’ultimo libro dello scrittore azero Kamal Abdulla

Uno copre l’a l t ro

Per il filosofo tedescol’Ebreo non trova postonella storia dell’E s s e reFilosoficamente gli ebrei sono nullae verso il nulla vanno indirizzati

di CRISTIANA DOBNER

Martin Heidegger haattraversato la storiadel secolo scorso e ilpensiero che si è ar-ticolato nei tempi

bui del nazismo e della Shoah. Mol-to si è già scritto ma molto di più siscriverà sulla scia della sorpresa su-scitata in Germania quando i Qua-derni neri, pubblicati nella primave-ra del 2014, saranno dati tutti allestampe e consentiranno un confron-to serrato, cronologico e ideologico,relativo all’arco di tempo che copro-no. Ancora inediti in Italia, si com-pongono di 1.200 pagine, stese dal1931 al 1941, mentre i volumi succes-sivi giungeranno fino al 1969.

La ricerca di Emmanuel Faye del2005, Heidegger, l’introduzione del na-zismo nella filosofia, aveva impostouna virata nella concezione costruitaintorno al ben noto “caso Heideg-ger”, il Terzo Reich e sull’i n t e r ro g a -

tivo relativo al suo pensiero che ri-tiene gli ebrei immondi. Il dibattitofra i filosofi di tutto il mondo è mol-to vivace, anche per la nuova pro-spettiva che i Quaderni neri apronosul pensiero heideggeriano.

Donatella Di Cesare, vicepresiden-te della Martin Heidegger Gesell-schaft, allieva di Hans-Georg Gada-mer e docente di filosofia alla Sa-pienza di Roma, ha intrapreso un la-voro ciclopico (per l’enorme massadi documenti e libri consultati) e de-cisamente a tutto tondo sul filosofotedesco di Messkirch: Heidegger e gliEbrei. I quaderni neri (Torino, BollatiBoringhieri, 2014, pagine 360, euro17). Di Cesare afferma che i Quader-ni neri «assomigliano al diario dibordo di un naufrago che attraversala notte del mondo, rischiarata daprofondi sguardi filosofici e potentivisioni escatologiche».

Come ha proceduto la studiosa?Il punto centrale è l’Ebreo e affermaa chiare lettere «che la “questioneebraica” è una questione metafisica».

Contro ogni possibilefraintendimento avverteche il tema va affrontatoentro la storia dell’E s s e re .Quale allora il rapportotra l’Essere e l’Ebreo? Inche modo l’Ebreo mine-rebbe l’Essere? Apparechiaro che l’Ebreo nonrisulta indifferente a Hei-degger ma «si è insediatoper così dire nel cuoredel pensiero, nel centrodella questione per eccel-lenza della filosofia».

L’antisemitismo diHeidegger allora si di-

mostra metafisicoe va considera-to all’internodella tradizionefilosofica, chepuò risultarneindenne o coin-volta, ed esigeanche una ri-sposta all’inter-

rogativo sulla responsabilità della fi-losofia nello sterminio e una ricercasulla fenomenologia dei campi disterminio.

Questo saggio — imponente per laricchezza del contesto storico e filo-sofico che lo sostiene, e per la chia-

nità. L’odore nauseabondo che usci-va dai camini dei forni crematori è ilsegno dell’oltraggio supremo cheAuschwitz ha inferto alla dignità deimortali».

Tutta la tradizionedella filosofia tedesca, eanche della filosofia oc-cidentale, va riletta daquesto punto di vistache è una luce oscuraper la compromissionedi Heidegger con ilpartito nazional-sociali-sta e il breve rettorato aFr i b u rg o .

Martin Heidegger

Non fu l’ispiratore di Hitlerma cadde nella colpadi non aver compreso che Auschwitzè una rottura radicalenella storia dell’umanità

ritornare ai greci, ancora prima diSo crate.

L’autrice sottolinea la continuitàdel pensiero filosofico tedesco conquello di Heidegger, per questoprende le mosse da un excursus suLutero per approdare a Adolf Hitler,letto in chiave filosofica con un fon-damento teologico-politico. Mancaancora una storia dell’antisemitismonella filosofia occidentale: Kant ave-va parlato di eutanasia dell’ebraismoe per lo stesso Hegel non vi era po-sto nella storia dell’Occidente perl’e b re o .

Nella filosofia elaborata da Hei-degger si trova il termine “e s s e rc i ”

sero marginali. Inrealtà innumerevolisono accenni agliebrei espressi concirconlocuzioni etermini diversi. L’es-senza dell’Ebreo è diessere We l t l o s , privodel mondo e nonappartenente almondo. Così viene

Non è certo con lavori come Shades of Truth che si aiu-ta la comprensione storica dell’operato di Pio XII e del-la sua Chiesa nei confronti del popolo ebraico durantela seconda guerra mondiale. Perché quando i mezziproduttivi e artistici non sono all’altezza di un compitodi tale spessore, allora è meglio rinunciare.

Il film è la storia di un giornalista americano che haun’avversione per la figura di Papa Pacelli, finché nonintraprenderà un’indagine fra Vaticano, Gerusalemme,Berlino e Lisbona che lo farà ricredere.

La regista Liana Marabini affronta con un atteggia-mento volenteroso i limiti di una produzione piccolissi-ma. Eppure anche con ambientazioni un po’ arrangiatee pochi attori — fra l’altro validi, come Remo Girone eGiancarlo Giannini — si poteva fare molto meglio. Dalpunto di vista del dossier storico siamo ai minimi ter-mini, anche se qua e là filtrano ovviamente spiragli diverità, ma è nel tentativo francamente maldestro di da-re forma drammaturgica al tutto che l’autrice rende ilprodotto complessivo ingenuo e di conseguenza pococ re d i b i l e .

Sullo stesso argomento, e con la stessa intenzione,rimane allora di gran lunga migliore, e soprattuttomolto più convincente, Sotto il cielo di Roma, la fictiontelevisiva prodotta dalla Lux Vide e trasmessa dalla te-levisione italiana nel 2010. (emilio ranzato)

declinato il fondamento ontologicodell’antisemitismo del filosofo.

Gli ebrei perciò non appartengonoa uno qualsiasi dei mondi, sono We l -tlos, privi del mondo. Lo stesso Hei-degger si spiega: l’elica dell’aereo èinanimata, non appartiene alla storia,quindi è We l t l o s . Con riflessione tra-sposta: gli ebrei sono come l’elica,non appartengono alla storia e tanto-meno al mondo. Neppure, e Di Ce-sare lo sottolinea costantemente, allastoria dell’Essere. Infatti gli ebrei vi-vono immersi negli “enti”, in quelmondo costituito da cose e oggetticon l’assoluta preclusione di giungereal contatto con l’Essere. Ebreo perciò

Addio all’i n v e n t o redei Barbapapà

È morto a Parigi, a 82 anni, il disegnatore americanoTalus Taylor, creatore, insieme con la moglie AnnetteTison, dei Barbapapà. Era il maggio 1970 e la coppiastava passeggiando a Parigi al jardin du Luxembourgquando Taylor, che non parlava francese, sentì un bimboimplorare per un «baa baa baa baa»: la moglie glispiegò che il piccolo voleva un dolcetto, il barbe à papa.Poco dopo, sulla tovaglia di un ristorante, nasceva lacelebre famiglia dalla inconfondibile silhouette colorata erotonda, come lo zucchero filato. Il primo fumetto fupubblicato in francese, venendo poi tradotto in oltretrenta lingue.

È stato presentato alla Pontificia UniversitàSalesiana a Roma, l’ultimo libro delloscrittore azero Kamal Abdulla. Ambientatonel medioevo turco e persiano, Il manoscrittoincompleto (Roma, Sandro Teti, 2014, pagine247, euro 15) è stato tradotto in ventisei Paesi.Nel romanzo, l’autore ripercorre la storiadell’Azerbaijan, ricca di miti, leggende egrandiosi personaggi storici. E per raccontareil suo Paese, Abdulla ricorre a un classicoespediente letterario che mantiene intatto ilsuo fascino da secoli, il ritrovamento di unantico testo perduto. Il manoscritto, portatoda un anonimo nella principale biblioteca diBaku, catapulta un giovane studioso in unlabirinto di indizi che svelano, forse, qualcosadi importante che è rimasto nascosto persecoli sulla storia del suo Paese. L’anticocodice non ha un inizio né una fine e moltepagine sono mancanti, ma è subito chiaro cheal suo interno si trovano tracce di due testiancora più antichi: il primo è l’ep op eadi Dede Korkut (l’Omero delle antichepopolazioni turche) che descrive un intricatogioco di spie ricco di colpi di scena,ambientato tra i turchi Oghuz del IX secolo;l’altro racconta le gesta del grande Ismail,shah di Persia e poeta azero del XVI secolo.Perché un testo copre l’altro? Dede Korkut

ne è l’unico autore? Per cercare di risponderea queste e ad altre domande, il giovanestudioso resta incollato per giorni e notti sulmanoscritto, e il lettore con lui. (ro s s e l l afabiani)

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 6 lunedì-martedì 2-3 marzo 2015

Cardinal Winning Lecture all’università di Glasgow

Per riscoprirela lingua madre dell’E u ro p a

Da quasi 600 anni l’Università diGlasgow, in Scozia, proclama il pro-prio motto Via, Veritas, Vita. Fu isti-tuita, infatti, con una bolla papaledi Niccolò V e, sebbene oggi nonsia più propriamente un’universitàcattolica, quel motto rimane visibileovunque nel campus.

Recentemente questo motto è sta-to tradotto in alcune proposte prati-che. Accademici e professori, presi-

gnor Fisichella ha richiamato la ri-flessione di Goethe sul cristianesi-mo come «lingua madre» dell’Eu-ropa, ponendo però un interrogati-vo centrale: man mano che la fedecristiana sembra svanire da questocontinente, in che modo la Chiesapuò tornare a parlare ai propri fi-gli?

L’arcivescovo ha sottolineato, inparticolare, due aspetti della que-

In Inghilterra e Galles

I vescovirichiamano

al bene comune

LONDRA, 2. «Come, alla lucedel Vangelo, il mio voto puòessere utile al bene comune?».È l’interrogativo con cui i ve-scovi di Inghilterra e Galleshanno affidato alla riflessionedei singoli fedeli e all’opinionepubblica il documento redattoin vista delle elezioni generalidel 7 maggio prossimo. Un ap-puntamento che si preannunciaparticolarmente importante perla vita del Paese. Gli analisticonsiderano il prossimo turnoelettorale come il più incertodella storia del Regno Unito,anche per la presenza accredi-tata nei sondaggi di movimentiantieuropeisti e autonomisti.Tanto che nei giorni scorsi an-che la Church of England, conun documento che la stampabritannica ha definito senzaprecedenti, ha invocato un de-ciso rinnovamento della politi-ca, con una «fresca visione mo-rale del tipo di Paese che vo-gliamo essere».

In una lettera, che in questigiorni viene distribuita in500.000 copie in tutte le par-rocchie d’Inghilterra e Galles,anche i presuli cattolici sottoli-neano l’importanza dell’appun-tamento elettorale, ricordandoil dovere di partecipare al votoe mettendo in rilievo alcune«questioni chiave» per il futurodel Paese. «Il nostro rapportocon Dio — spiegano i presuli —conduce al desiderio di costrui-re un mondo in cui rispetto, di-gnità, uguaglianza, giustizia epace sono le nostre preoccupa-zioni primarie». Certo, sottoli-neano, «le elezioni coinvolgonotutta una serie di problemi, al-cuni senza dubbio più centralirispetto ad altri, specialmentequelli riguardanti la dignità e ilvalore della vita umana».

La famiglia fra i temi discussi alla plenaria della Conferenza episcopale tedesca

Al centrodell’evangelizzazione

HILDESHEIM, 2. La famiglia comecentro dell’evangelizzazione, il cre-scente razzismo e la sfida dell’acco-glienza, l’uso della nuova comuni-cazione e dei social network nellaChiesa: sono stati questi i principa-li temi in discussione all’assembleaplenaria della Conferenza episcopa-le tedesca, svoltasi nei giorni scorsi,per la prima volta nella storia, aHildesheim, per celebrare il mille-duecentesimo anniversario dell’e re -zione della diocesi. Nel tradiziona-le incontro con i giornalisti — delquale il Sir ha diffuso una sintesi —il cardinale arcivescovo di Mün-chen und Freising, Reinhard Marx,presidente della Deutsche Bischofs-konferenz, ha ripercorso i lavori ri-cordando anche l’analisi effettuatasulle situazioni di crisi mondiale,con riferimento particolare alle mi-nacce provenienti dal cosiddettoStato islamico e alla guerra inUcraina.

Si è partiti dalla riflessione sullafamiglia, in vista del Sinodo deivescovi del prossimo ottobre, pren-dendo spunto dal nuovo questiona-rio sottoposto ai fedeli di tutto ilmondo. «Abbiamo inizialmente ri-volto uno sguardo all’Assembleagenerale straordinaria del Sinododei vescovi dell’ottobre scorso. Dairisultati, divenuti lineamenta per ilnuovo confronto, e dai quali si ègenerato il nuovo questionario, ri-sulta fondamentale che la famigliaritorni a essere il soggetto vitaledell’evangelizzazione», ha detto ilporporato. Riferendosi al nuovoquestionario, che sviluppa alcunidei temi già trattati nel precedente,ha evidenziato come «per noi ve-scovi arriva a dispetto di tutte lequestioni controverse per ampliarei nostri orizzonti e per rinnovarel’annuncio del Vangelo della fami-glia». Al prossimo sinodo parteci-

peranno, oltre al cardinale Marx, ilpresidente della Commissione sulmatrimonio e la famiglia, HeinerKoch, vescovo di Dresden-Meis-sen, e il presidente della Commis-sione pastorale, Franz-Josef Her-mann Bode, vescovo di Osna-brück. La plenaria non poteva nonaffrontare il tema dell’appro ccioall’immigrazione e della formazio-ne sacerdotale per l’accoglienza diprofughi e richiedenti asilo, anchein considerazione di fenomeni xe-nofobi e di intolleranza come Pegi-da. Monsignor Koch, come vesco-vo di Dresda (la città dove Pegidaè nata), ha lamentato il crescenterazzismo in Germania: «Chi incitacontro i rifugiati, gli stranieri, gliimmigrati e le persone di colore, hala Chiesa contro», ha detto. E rife-rendosi al movimento che si battecontro l’islamizzazione dell’O cci-dente, e alle sue manifestazioni xe-nofobe e razziste, ha riferito chePegida, pur tra problemi organiz-zativi, prosegue nel suo «radicali-smo di destra in parole e stile». Ela rielezione a capo del fondatore,Lutz Bachmann, dopo le dimissio-ni, «fa temere — secondo Koch —che la democrazia rappresentativasia in crisi di legittimità».

Sulla questione del dirittoall’azione caritativa e di protezioneda parte delle comunità ecclesialilocali, i vescovi hanno preso unaposizione molto chiara: la Chiesanon rivendica alcun diritto specialeper se stessa ma se le comunità cri-stiane ospitano i richiedenti asilo,questo accade in casi specifici, e lediscrezionalità di legge e regola-mentari debbono essere vagliateper evitare disagio umanitario oaddirittura il rischio di violazionidei diritti umani dopo le fughe daiPaesi di origine. Resta ineludibile— è stato sottolineato — la ricerca

della soluzione in collaborazionecon le autorità statali. La Chiesatedesca ha poi varato il primo«Premio cattolico contro la xenofo-bia e il razzismo», occasione per il-lustrare l’azione ecclesiale in Ger-mania su questa materia.

L’episcopato francese sul dramma dei cristiani d’O riente

Nessuna persecuzionein nome di Dio

Dopo Oslo manifestazione anche a Stoccolma

Ebrei, cristiani e musulmanimano nella mano

STO CCOLMA, 2. Oltre settecentopersone si sono date appuntamen-to venerdì scorso presso la sinago-ga di Stoccolma per dire no allaviolenza e ribadire l’impegno al ri-spetto e alla pacifica convivenzatra ebrei, cristiani e musulmani.L’iniziativa si è svolta a una setti-mana di distanza dalla catena dipace intorno alla sinagoga di Osloorganizzata per esprimere solida-rietà alla comunità ebraica danesecolpita negli attacchi del 14 feb-braio scorso. Venerdì scorso anchea Copenhagen si è tenuta una ve-glia di pace promossa da musul-mani ed ebrei.

Petra Kahn Nord, segretario ge-nerale dell’associazione svedesedei giovani ebrei, ha dichiaratoche «dalla nostra prospettiva diebrei europei è fondamentale ave-re la sensazione di non essere soli.Questa iniziativa porta con sé unmessaggio forte: abbiamo deigruppi di giovani, non solo ebrai-ci, che prendono posizione control’antisemitismo e il razzismo».

Per gli organizzatori, l’iniziativaè stata un segno concreto in rispo-sta al clima di paura che sta ser-peggiando in Europa e un gestoper dimostrare che la presenza deimusulmani non è una minaccia,

ma un arricchimento per la socie-tà. Alla manifestazione ha parteci-pato anche il premier svedese, Ste-fan Lofven.

La scorsa settimana, a Oslo,ebrei e musulmani, mano nellamano, hanno formato un anello dipace intorno alla sinagoga dellacapitale norvegese. La manifesta-zione era sostenuta anche dalConsiglio delle Chiese cristiane.Ervin Kohn, direttore della comu-nità ebraica, ha accolto l’iniziativacome un forte segno di solidarietà,ma anche come un segnale che igiovani musulmani hanno volutorivolgere alla società per far saperechi sono veramente e non lasciaread altri la possibilità di etichettar-li. La comunità ebraica ha accoltopositivamente l’iniziativa, auspi-cando che contribuisca a ridurretensioni e pregiudizi. Secondo gliorganizzatori oltre duemila perso-ne hanno partecipato alla catenaumana. Sempre a Oslo un’analogainiziativa di solidarietà si è svoltasabato attorno alla moschea dellacittà. Quella norvegese è una dellepiù piccole comunità ebraiche inEuropa — mille persone — m e n t rela popolazione musulmana contatra le centocinquantamila e le due-centomila persone.

speranze di ogni uomo. Una Chie-sa, dunque, che opera al serviziodell’umanità.

Il secondo aspetto sul quale mon-signor Fisichella si è soffermato è ilfenomeno dei “nuovi media”. Pochepersone oggi, almeno in Europa,possono ritenersi estranee all’in-fluenza esercitata dalle molte formedi comunicazione che raccogliamosotto questa espressione. Tuttavia,

PARIGI, 2. Nessuna persecuzionepuò essere compiuta in nome diDio: a ribadirlo è l’episcopato fran-cese in un breve comunicato a firmadell’arcivescovo di Marsiglia, Geor-ges Pontier, presidente della Confe-renza episcopale, e del cardinale ar-civescovo di Parigi, André Vingt-Trois, ordinario per i fedeli di ritoorientale residenti in Francia esprovvisti di ordinario del propriorito.

«Profondamente scioccati e rattri-stati di fronte al dramma vissuto inquesti ultimi giorni da migliaia dicristiani in Siria, vogliamo manife-stare la nostra totale solidarietà conle Chiese locali e assicurare loro lefervide preghiere dei cattolici diFrancia. In costante collegamentocon le autorità religiose e gli opera-tori umanitari cristiani, sappiamoquanto siano particolarmente disu-mane le situazioni subite daicristiani d’Oriente. In Iraq e in Siriatali persecuzioni e tali esodi duranoda troppi anni. È urgente — conclu-dono — che la sorte di queste mi-gliaia di uomini, donne e bambinimartirizzati in ragione della loro fe-de venga finalmente presa in consi-derazione».

Giorni fa la Conferenza episcopa-le francese, assieme all’Œu v red’Orient, era già intervenuta permanifestare inquietudine dopo il ra-pimento di numerosi cristiani in Si-ria e richiamare l’attenzione di tutti,«più che mai», sulla tragica sortedei cristiani d’Oriente. In una di-chiarazione a firma del direttore ge-nerale dell’Œuvre d’Orient, monsi-gnor Pascal Gollnisch, si affermavatra l’altro che la comunità interna-zionale deve assumersi una piena re-sponsabilità nella lotta contro leviolenze commesse dal cosiddettoStato islamico.

†Il Pontificio Consiglio per i Laici co-munica che è deceduta la

SignoraINGE VETTER

madre della signorina María del PilarMendieta Vetter, Officiale del Dica-s t e ro .

I Superiori e i Colleghi partecipanoal dolore della signorina MendietaVetter e a quello dei suoi Familiari,mentre assicurano la loro vicinanzaspirituale e la loro preghiera di suffra-gio.

società protesa alla ricerca continuadelle novità, riconoscendo in esseun’opportunità nuova per portareavanti quella che dovrebbe essere lamissione principale di ogni battez-zato: proclamare la fede in GesùCristo. Impostando il proprio inter-vento nel contesto della tradizionecristiana dei Paesi europei, monsi-

presieduta dal vescovo di Paisley,John Keenan, monsignor Fisichellaha così ribadito la necessità di par-lare di Gesù con la gente, di incon-trare le persone per le strade alzan-do i nostri occhi dai t o u c h s c re e n deinuovi media per incrociare lo sguar-do di chi abbiamo davanti (l e o n a rd of ra n c h i ).

di, studenti universitari e altrigiovani si sono raccolti presso lastessa università per ascoltare laCardinal Winning Lecture, tenutaquest’anno dall’arcivescovo RinoFisichella, presidente del Ponti-ficio Consiglio per la promozio-ne della nuova evangelizzazione.

Il cardinale Thomas JosephWinning, arcivescovo di Gla-sgow dal 1974 al 2001, fu unostrenuo sostenitore dell’educa-zione cattolica. La conferenza diquest’anno, organizzata dallaSt. Andrew’s Foundation forCatholic Teacher Educationdell’Università di Glasgow, èstata svolta proprio durantela Settimana nazionaledell’Educazione Cattolicain Scozia e ha rimarcato ilnotevole contributo delcardinale Winning inquesto campo.

Nel corso della confe-renza, l’arcivescovo Fisi-chella ha considerato le nu-merose sfide che la Chiesa cattolicasi trova ad affrontare oggi in una

non è sufficiente pensare di uti-lizzare questi mezzi come meristrumenti per la missionedell’evangelizzazione. Ciò cheserve è un radicale ripensamen-to di come la Chiesa possaevangelizzare una cultura che èstata “con-formata” dai nuovimedia e, di conseguenza, comesi possa trasmettere una culturaricca di umanesimo a una cul-tura in cui la tecnologia regnasuprema. Le questioni da porsisuonano dunque più radicali:qual è il senso della fede per il“nativo digitale”? Se la comu-

nicazione di un incontro, diun evento, di un’esp e-rienza, è da sempre alcuore del cristianesi-mo, come possiamorendere comprensibilela fede a persone cheritengono di trovare on

line le risposte ai propridesideri e bisogni?Durante l’intensa sessio-

ne di domande e risposte cheha fatto seguito alla conferenza,

stione. Anzitutto, uno studio appro-fondito di cosa significhi concreta-mente l'espressione “nuova evange-lizzazione”, che non può rimanereconfinato nelle aule delle università,ma è necessario che la Chiesa tra-sformi questa idea in un solidoumanesimo, in una cultura capacedi andare incontro alle attese e alle

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L’OSSERVATORE ROMANOlunedì-martedì 2-3 marzo 2015 pagina 7

All’Angelus il Papa indica la meta del cammino quaresimale

Dopo la croce la felicitàE invoca la pace in Siria e in Iraq e la fine delle tensioni in Venezuela

Presentata a Roma la Rete ecclesiale panamazzonica

Spegniamo i motori e fermiamoci

Commentando la pagina evangelicadella Trasfigurazione, all’Angelus didomenica 1° marzo in in piazza SanPietro, il Papa ha indicato la metadell’itinerario quaresimale diconversione: «la partecipazione allagloria di Cristo». Il cammino di Gesù,ha detto, «ci porta sempre alla felicità.Ci sarà in mezzo sempre una croce,delle prove ma alla fine sempre ciporta alla felicità».

Cari fratelli e sorelle, buongiorno.Domenica scorsa la liturgia ci hapresentato Gesù tentato da satananel deserto, ma vittorioso sulla ten-tazione. Alla luce di questo Vangelo,abbiamo preso nuovamente coscien-za della nostra condizione di pecca-tori, ma anche della vittoria sul maleofferta a quanti intraprendono ilcammino di conversione e, comeGesù, vogliono fare la volontà delPadre. In questa seconda domenicadi Quaresima, la Chiesa ci indica lameta di questo itinerario di conver-sione, ossia la partecipazione allagloria di Cristo, quale risplende sulsuo volto di Servo obbediente, mor-to e risorto per noi.

La pagina evangelica raccontal’evento della Trasfigurazione, che sicolloca al culmine del ministeropubblico di Gesù. Egli è in cammi-no verso Gerusalemme, dove si com-piranno le profezie del “Servo diD io” e si consumerà il suo sacrificioredentore. Le folle, non capivanoquesto: di fronte alla prospettiva diun Messia che contrasta con le loroaspettative terrene, lo hanno abban-donato. Ma loro pensavano che ilMessia sarebbe stato un liberatoredal dominio dei romani, un liberato-re della patria e questa prospettivadi Gesù non piace loro e lo lasciano.Anche gli Apostoli non capiscono leparole con cui Gesù annuncia l’esitodella sua missione nella passionegloriosa, non capiscono! Gesù alloraprende la decisione di mostrare aPietro, Giacomo e Giovanni un anti-cipo della sua gloria, quella che avràdopo la resurrezione, per confermar-li nella fede e incoraggiarli a seguir-lo sulla via della prova, sulla via del-la Croce. E così, su un alto monte,immerso in preghiera, si trasfiguradavanti a loro: il suo volto e tutta lasua persona irradiano una luce sfol-gorante. I tre discepoli sono spaven-tati, mentre una nube li avvolge e ri-suona dall’alto — come nel Battesi-mo al Giordano — la voce del Padre:«Questi è il Figlio mio, l’amato:ascoltatelo!» (Mc 9, 7). Gesù è il Fi-glio fattosi Servo, inviato nel mondoper realizzare attraverso la Croce ilprogetto della salvezza, per salvaretutti noi. La sua piena adesione allavolontà del Padre rende la sua uma-nità trasparente alla gloria di Dio, cheè l’Am o re .

Gesù si rivela così come l’iconaperfetta del Padre, l’irradiazione del-la sua gloria. È il compimento della

rivelazione; per questo accanto a Luitrasfigurato appaiono Mosè ed Elia,che rappresentano la Legge e i Pro-feti, come per significare che tuttofinisce e incomincia in Gesù, nellasua passione e nella sua gloria.

La consegna per i discepoli e pernoi è questa: «Ascoltatelo!». Ascol-tate Gesù. È Lui il Salvatore: segui-telo. Ascoltare Cristo, infatti, com-porta assumere la logica del suo miste-ro pasquale, mettersi in cammino conLui per fare della propria esistenzaun dono di amore agli altri, in doci-le obbedienza alla volontà di Dio,con un atteggiamento di distaccodalle cose mondane e di interiore li-bertà. Occorre, in altre parole, esserepronti a “perdere la propria vita”(cfr. Mc 8, 35), donandola affinchétutti gli uomini siano salvati: così ciincontreremo nella felicità eterna. Ilcammino di Gesù sempre ci portaalla felicità, non dimenticatelo! Ilcammino di Gesù ci porta semprealla felicità. Ci sarà in mezzo sempreuna croce, delle prove ma alla finesempre ci porta alla felicità. Gesùnon ci inganna, ci ha promesso la fe-licità e ce la darà se andiamo sullesue strade.

Con Pietro, Giacomo e Giovannisaliamo anche noi oggi sul montedella Trasfigurazione e sostiamo incontemplazione del volto di Gesù,per raccoglierne il messaggio e tra-durlo nella nostra vita; perché anchenoi possiamo essere trasfiguratidall’Amore. In realtà l’amore è capa-ce di trasfigurare tutto. L’amore tra-

sfigura tutto! Credete voi in questo?Ci sostenga in questo cammino laVergine Maria, che ora invochiamocon la preghiera dell’An g e l u s .

Al termine della preghiera marianail Pontefice ha lanciato un appelloper la pace in Siria e in Iraq, e haauspicato la fine delle tensioni socialie politiche in Venezuela.

Cari fratelli e sorelle,non cessano, purtroppo, di giungerenotizie drammatiche dalla Siria edall’Iraq, relative a violenze, seque-stri di persona e soprusi a danno dicristiani e di altri gruppi. Vogliamoassicurare a quanti sono coinvolti inqueste situazioni che non li dimenti-chiamo, ma siamo loro vicini e pre-ghiamo insistentemente perché alpiù presto si ponga fine all’intollera-bile brutalità di cui sono vittime. In-sieme ai membri della Curia Roma-na ho offerto secondo questa inten-zione l’ultima Santa Messa degliEsercizi Spirituali, venerdì scorso.Nello stesso tempo chiedo a tutti,secondo le loro possibilità, di adope-rarsi per alleviare le sofferenze diquanti sono nella prova, spesso soloa causa della fede che professano.Preghiamo per questi fratelli e que-ste sorelle che soffrono per la fede inSiria e in Iraq... Preghiamo in silen-zio...

Desidero ricordare pure il Vene-zuela, che sta vivendo nuovamentemomenti di acuta tensione. Pregoper le vittime e, in particolare, per il

ragazzo ucciso pochi giorni fa a SanCristóbal. Esorto tutti al rifiuto dellaviolenza e al rispetto della dignità diogni persona e della sacralità dellavita umana e incoraggio a riprendereun cammino comune per il bene delPaese, riaprendo spazi di incontro edi dialogo sinceri e costruttivi. Affi-do quella cara Nazione alla maternaintercessione di Nostra Signora diC o ro m o t o .

Rivolgo un cordiale saluto a tuttivoi — famiglie, gruppi parrocchiali,associazioni — pellegrini di Roma,dell’Italia e di diversi Paesi.

Saluto i fedeli provenienti da SanFrancisco, California, e i giovani del-

le parrocchie dell’Isola di Formen-tera.

Saluto i gruppi di Fontanetod’Agogna e Montello; i Vigili delFuoco di Tassullo; e i ragazzi diZambana.

Saluto cordialmente i seminaristidi Pavia insieme al loro rettore e alpadre spirituale. Hanno appena ter-minato gli esercizi spirituali e oggitornano in diocesi. Chiediamo perloro e per tutti i seminaristi la graziadi diventare buoni preti.

A tutti auguro una buona dome-nica. Non dimenticate, per favore, dipregare per me. Buon pranzo e arri-v e d e rc i !

Nomina episcopalein Messico

La nomina di oggi riguarda laChiesa in Messico.

Fidencio López Plazavescovo

di San Andrés TuxtlaNato il 28 aprile 1950 a Capul-

lín, diocesi di Querétaro, ha stu-diato filosofia e teologia nel semi-nario della sua diocesi e il 19 feb-braio 1982 ha ricevuto l’o rd i n a z i o -ne sacerdotale. Ha ottenuto laspecializzazione in pastorale e ca-techesi nell’Istituto teologico pa-storale del Celam a Medellín. Haperfezionato la formazione anchecon corsi in sviluppo comunitarioalla facoltà di sociologia dell’Uni-versità autonoma di Querétaro.Ha svolto i seguenti incarichi pa-storali: coordinatore della segrete-ria diocesana per l’evangelizzazio-ne e la catechesi, professore nelseminario conciliare di Querétaro,parroco di diverse comunità, re-sponsabile del decanato di Gua-najuato e membro del consigliopresbiterale e del collegio dei con-sultori. Nel triennio 2010-2012 èstato coordinatore dell’équipe dibase per la missione continentalepermanente in Messico e membrodel consiglio permanente dellaConferenza episcopale messicana.Attualmente è vicario episcopaledella pastorale della diocesi diQuerétaro e parroco di Penteco-stés.

L’incontro del Ponteficecon la direttrice generale dell’Unesco

Papa Francesco ha ri-cevuto in udienza nellamattina di lunedì 2marzo la signora IrinaBokova, direttrice ge-nerale dell’O rganizza-zione delle NazioniUnite per l’educazio-ne, la scienza e la cul-tura (Unesco). La si-gnora Bokova era ac-compagnata dal signorHao Ping, presidentedella trentasettesimasessione della Confe-renza generale del-l’Unesco, e dal signorMohamed Sameh Amr,presidente del Consi-glio esecutivo.

Udienza al presidentedel Consiglio dei ministri del Governo

regionale del Kurdistan iracheno

Il Pontefice ha ricevuto in udienza lunedì mattina, 2 marzo, NechirvanBarzani, presidente del Consiglio dei ministri del Governo regionale delKurdistan iracheno.

Lutto nell’episcopato

Monsignor André Vallée, vescovoemerito di Hearst, in Canada, èmorto sabato mattina, 28 febbraio.

Il compianto presule era nato aSainte-Anne-de-Pérade, diocesi diTrois Rivières, il 31 luglio 1930 edera stato ordinato sacerdote il 24giugno 1956 per la Società per lemissioni estere della provincia diQuébec, di cui era poi divenuto su-periore generale (1973-1979). Il 28 ot-tobre 1987 era stato eletto alla sedetitolare di Sufasar e nel contemponominato ordinario militare per ilCanada. Il 28 gennaio 1988 aveva ri-cevuto l’ordinazione episcopale. Tra-sferito alla diocesi di Hearst, in On-tario, il 29 agosto 1996, aveva rinun-ciato al governo pastorale il 3 no-vembre 2005. Ritiratosi nel villaggionatale, da un anno era ricoveratonella residenza delle missionariedell’Immacolata concezione a Laval.Le esequie saranno celebrate venerdì6 marzo, dall’attuale vescovo diHearst, monsignor Vincent Cadieux,nella cappella della casa dei pretidelle missioni estere a Laval.

Nel 2013 a Rio de Janeiro, in occa-sione della Giornata mondiale dellagioventù, Papa Francesco parlandoai vescovi brasiliani disse che«l’Amazzonia è un banco di provaper la Chiesa e per la società» elanciò «un forte richiamo al rispettoe alla custodia dell’intera creazioneche Dio ha affidato all’uomo nonperché lo sfrutti selvaggiamente, maperché lo renda un giardino». LaChiesa latino-americana — già dadiversi anni impegnata per rispon-dere alle sfide regionali che presentail contesto amazzonico — ha raccol-to questo invito e lo scorso settem-bre ha dato vita al progetto dellaRete ecclesiale panamazzonica (Re-pam). La Rete ha in programma aRoma, il 2 e il 3 marzo, un incontrodi coordinamento e, nell’o ccasione,è stata presentata in una conferenzatenutasi nella mattina di lunedì 2marzo nella Sala stampa della SantaSede. L’incontro è stato guidato dalvicedirettore, padre Ciro Benedet-tini.

L’appuntamento è stato voluto aRoma — ha spiegato il cardinale Pe-ter Kodwo Appiah Turkson, presi-dente del Pontificio Consiglio dellagiustizia e della pace che patrocinail progetto — a testimonianza

dell’impatto transnazionale dellaproblematica e del coinvolgimentodi tutta la Chiesa, che vuole dare lapiù ampia visibilità a questo model-lo operativo: un modello che potràdiventare utile in diversi e fonda-mentali ambiti quali la giustizia, la

legalità, la promozione e la tuteladei diritti umani, lo sviluppo inclu-sivo ed equo, l’uso responsabile esolidale delle risorse naturali.

Ma cosa è la Repam? Lo ha spie-gato in un contributo audio il cardi-nale Cláudio Hummes, presidentedella Commissione per l’Amazzoniadella Conferenza episcopale delBrasile: «Nei nove Paesi latinoame-ricani che includono il territorioamazzonico, la Rete vuole unire glisforzi della Chiesa in favore dellacustodia responsabile e sostenibiledi tutta la regione, al fine di pro-muovere il bene integrale, i dirittiumani, l’evangelizzazione, lo svilup-po culturale, sociale ed economicodel suo popolo, specialmente dellepopolazioni indigene». La Chiesain Amazzonia, ha detto il porpora-to, «vuole “fare rete”, per congiun-gere gli sforzi, per incoraggiarsi re-ciprocamente e avere una voce pro-fetica più significativa a livello in-ternazionale».

Ancora più nel dettaglio sonoscesi l’arcivescovo Pedro RicardoBarreto Jimeno, presidente del Di-partimento giustizia e solidarietà delConsiglio episcopale latinoamerica-no (Celam), e Mauricio López Oro-peza, segretario esecutivo della Re-pam. Richiamando anche quantoaffermato nel documento di Apare-cida (2007), il presule ha descrittol’immensa realtà amazzonica e sot-tolineato come questo territorio sia«devastato e minacciato» dalle

grandi imprese estrattive, dalle mo-nocolture, dalla deforestazione, daicambiamenti climatici; e oltre a que-sto, non meno devastante è la di-struzione della cultura e dell’auto-determinazione dei popoli.

Tutto ciò, ha spiegato LópezOropeza, non è solo un problemalocale: l’impatto «non riguarda solole popolazioni direttamente coinvol-te, ma tutti noi». Tutti siamo chia-mati, ha detto, «a una genuina con-versione per rispetto al futurodell’umanità». Quello dell’Amazzo-nia è un dramma planetario. «Insie-me alla foresta del Congo», ha det-to Michel Roy, segretario generaledi Caritas internationalis che è coin-volta nel progetto Repam, «l’Amaz-zonia è forse ciò che resta di piùprezioso per il pianeta» ed è «no-stra responsabilità “spegnere i mo-tori” e fermarci. Fermarci dal volerprodurre a ogni costo, dal saccheg-giare e distruggere, fermarci dallospogliare i popoli dell’ambiente chepermette loro di vivere, con la lorocultura e le loro ricchezze umane».

«L’Amazzonia — ha tenuto a pre-cisare l’arcivescovo Barreto Jimeno

— non è semplicemente il polmonedella terra, ma è una fonte di vitanel cuore della Chiesa». Perciò laRepam, come ha spiegato LópezOropeza, è in cerca di un «modellosolido che permetta di collaborareanche all’esterno della rete ecclesia-le»: importante, ha detto, anche ilcoinvolgimento delle università, cat-toliche e non. Tutte le competenzesono chiamate a dare un contributo.

E l’importanza del “fare rete” èemersa anche dal dibattito seguitoalle relazioni. È intervenuto infatti ilvescovo Fridolin Ambongo Besun-gu, della Repubblica democraticadel Congo, presidente della localecommissione per le risorse naturali,il quale ha messo in parallelo la si-tuazione amazzonica con quella del-la foresta equatoriale, dove «nonappena viene scoperta una risorsa,che siano minerali preziosi o petro-lio, si sa già che scoppierà unaguerra». L’arcivescovo Barreto Jime-no ha immediatamente messo a di-sposizione l’esperienza della Repamper poter dar vita a un’analoga retedi collaborazione ecclesiale anche inAfrica, e il cardinale Turkson hadetto che il Pontificio Consiglio sa-rà lieto di appoggiare un’iniziativadi questo genere.

Roberto Alabiso«Trasfigurazione» (2012)

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 8 lunedì-martedì 2-3 marzo 2015

Nella cattedrale di Bogotá

Il cardinale Pimiento Rodríguez ha ricevuto la porpora

Ha ricevuto la porpora nella suaColombia, sabato scorso, 28 feb-braio, il cardinale novantaseienneJosé de Jesús Pimiento Rodrí-guez. La cerimonia, che non haprecedenti nella storia della Chie-sa colombiana, si è svolta nellacattedrale primaziale di Bogotá,presieduta dal nunzio apostolico,arcivescovo Ettore Balestrero. Èstato il cardinale Rubén SalazarGómez, arcivescovo di Bogotá, aimporre la berretta e a consegnarel’anello, simboli della dignità car-dinalizia, al nuovo porporatocreato insieme ad altri diciannoveecclesiastici da Papa Francesco nelconcistoro dello scorso 14 feb-braio. A causa dell’età avanzatal’arcivescovo emerito di Manizalesnon aveva potuto parteciparvi.

Ai presuli del nord Africa in visita «ad limina» il Papa ricorda che la differenza va accettata come ricchezza

Antidoto alla violenzaE rende omaggio al coraggio e alla fedeltà di vescovi, sacerdoti, consacrati e laici in Libia

«L’antidoto più efficace contro ogniforma di violenza è l’educazionealla scoperta e all’accettazionedella differenza». È quantoha raccomandato Papa Francescoai presuli della Conferenza episcopaleregionale del nord Africa (Cerna),ricevuti in udienza lunedì mattina,2 marzo, in occasione della visita «adlimina Apostolorum». Di seguito unanostra traduzione del discorsoin francese consegnato dal Pontefice.

Cari Fratelli nell’episcopato,È con gioia che vi accolgo in questigiorni in cui realizzate la vostra visi-ta ad limina. Auspico che il pellegri-naggio presso le tombe degli Apo-stoli rafforzi la vostra fede e consoli-di la vostra speranza al fine di pro-seguire il ministero che vi è stato af-fidato in ognuno dei vostri Paesi.

riconciliazione in tutta la vostra re-gione.

La vostra Conferenza episcopale,che riunisce regolarmente i pastoridi Marocco, Algeria, Tunisia e Libia,è un luogo di scambio e di dialogoimportante, ma deve anche essereuno strumento di comunione chepermetta di approfondire relazionifraterne e fiduciose tra voi. Il vostropellegrinaggio a Roma è una feliceoccasione per rinnovare il vostro im-pegno comune al servizio della mis-sione della Chiesa in ognuno dei vo-stri Paesi. Questa missione la svolge-te con i sacerdoti, vostri collaborato-ri diretti. Originari di numerosi Pae-si, hanno a volte difficoltà ad adat-tarsi a situazioni molto nuove perloro. È dunque particolarmente ne-cessario che siate vicini a ognuno diessi e attenti alla loro formazionepermanente, affinché possano vivereil proprio ministero pienamente e se-renamente. A ognuno di loro rivolgo

il mio più cordiale saluto e assicu-ro tutti della mia preghiera.

Le religiose e i religiosihanno anch’essi un ruoloimportante nella vita e nel-la missione delle vostreChiese. Sono loro ricono-scente per la testimo-nianza di vita fraterna eper l’impegno tanto ge-neroso al servizio deipropri fratelli e sorelle.In questo Anno della Vita

c o n s a c ra t a , li invito a pren-dere rinnovata coscienza

dell’importanza della con-templazione nella loro vita e a

far così risplendere la bellezza ela santità della loro vocazione.Al centro della vostra missione e

alla sorgente della vostra speranza,ci sono innanzitutto l’incontro per-sonale con Gesù Cristo e la certezzache egli è all’opera nel mondo dovesiete stati inviati a nome suo. La vi-talità evangelica delle vostre diocesidipende dunque dalla qualità dellavita spirituale e sacramentale diognuno. La storia della vostra regio-ne è stata segnata da numerose figu-re di santità, da Cipriano e Agosti-no, patrimonio spirituale di tutta laChiesa, al beato Charles de Fou-cauld, di cui il prossimo anno cele-breremo il centenario della morte; e,più vicini a noi, da quei religiosi equelle religiose che hanno donatotutto a Dio e ai loro fratelli fino alsacrificio della propria vita. Spetta avoi sviluppare questa eredità spiri-tuale innanzitutto tra i vostri fedeli,ma anche aprendola a tutti. Mi ralle-gro inoltre di sapere che in questiultimi anni in Algeria sia stato possi-bile restaurare diversi santuari cri-stiani. Accogliendo ciascuno, cosìcom’è, con benevolenza e senza pro-selitismo, le vostre comunità mostra-no di volere essere una Chiesa dalleporte aperte, sempre “in uscita” ( c f r.Evangelii gaudium, nn. 46-47).

Nelle situazioni talvolta difficiliche la vostra regione vive, il vostroministero di pastori conosce moltegioie. Così l’accoglienza di nuovi di-scepoli che si uniscono a voi, avendoscoperto l’amore di Dio manifestato

in Gesù, è un bel segno dato dal Si-gnore. Condividendo con i loro con-cittadini la preoccupazione dell’edifi-cazione di una società sempre piùfraterna e aperta, mostrano di esseretutti figli di uno stesso Padre. Li sa-luto in modo particolare e li assicurodel mio affetto, auspicando che oc-cupino tutto il loro posto nella vitadelle vostre diocesi.

Anche l’universalità è una caratte-ristica delle vostre Chiese, i cui fede-li provengono da numerose nazioniper formare comunità molto vive. Liinvito a manifestare sul loro volto lagioia del Vangelo, la gioia di avereincontrato Cristo che li fa vivere.Anche per voi è un’occasione permeravigliarvi dinanzi all’opera diDio, che si diffonde tra tutti i popolie in tutte le culture. Vorrei offrire ilmio incoraggiamento ai numerosigiovani studenti provenientidall’Africa sub-sahariana, che forma-no una parte importante delle vostrecomunità. Mantenendosi forti nellafede, saranno capaci di stabilire contutti legami di amicizia, di fiducia edi rispetto e contribuiranno così

all’edificazione di un mondo più fra-terno.

Il dialogo interreligioso è una par-te importante della vita delle vostreChiese. Anche in questo ambito, lafantasia della carità sa aprire innu-merevoli cammini per portare il sof-fio evangelico nelle culture e negliambiti sociali più diversi (cfr. LetteraApostolica a tutti i consacrati in occa-sione dell’Anno della Vita consacrata,28 novembre 2014). Sapete quantola scarsa conoscenza reciproca siafonte di tante incomprensioni e tal-volta persino di scontri. Eppure, co-me ha scritto Benedetto XVInell’Esortazione apostolica Africaemunus, «Se tutti noi credenti in Diodesideriamo servire la riconciliazio-ne, la giustizia e la pace, dobbiamooperare insieme per bandire tutte leforme di discriminazione, di intolle-ranza e di fondamentalismo confes-sionale» (n. 94). L’antidoto più effi-cace contro ogni forma di violenza èl’educazione alla scoperta e all’accet-tazione della differenza come ric-chezza e fecondità. È altresì indi-spensabile che nelle vostre diocesisacerdoti, religiose e laici siano for-mati in questo ambito. E a tale ri-guardo, sono lieto di osservare che ilPontificio Istituto di Studi Arabi edIslamistica (Pisai), che celebra que-st’anno il suo cinquantesimo anni-versario, è nato nella vostra regione,

a Tunisi. Sostenere e utilizzare que-sto istituto tanto necessario per im-pregnarsi della lingua e della culturapermetterà di approfondire un dialo-go nella verità e nell’amore tra cri-stiani e musulmani. Il dialogo, voilo vivete giorno per giorno anchecon i cristiani di diverse confessioni.Che l’Istituto ecumenico Al Mowafa-qa, fondato in Marocco al fine dipromuovere il dialogo ecumenico einterreligioso nel contesto che gli èproprio, contribuisca a sua volta auna migliore conoscenza reciproca!

Chiesa dell’incontro e del dialogo,volete essere anche al servizio di tut-ti senza distinzioni. Con mezzi spes-so umili, manifestate la carità di Cri-sto e della Chiesa tra i più poveri, imalati, le persone anziane, le donnenel bisogno e i detenuti. Vi ringraziovivamente per il ruolo che svolgetenell’andare in aiuto dei numerosi im-migranti originari dell’Africa checercano nei vostri Paesi un luogo dipassaggio o di accoglienza. Ricono-scendo la loro dignità umana, e ado-

perandovi per risvegliare le coscien-ze di fronte a tanti drammi umani,mostrate l’amore che Dio nutre perognuno di loro.

Cari Fratelli nell’episcopato, vorreiinfine assicurarvi del sostegno di tut-ta la Chiesa nella vostra missione.Voi siete “alle periferie”, con il servi-zio particolare di manifestare la pre-senza di Cristo nella sua Chiesa inquesta regione. La vostra testimo-nianza di vita nella semplicità e nellapovertà è un segno importante pertutta la Chiesa. Siate certi che ilSuccessore di Pietro vi accompagnanel vostro duro cammino e v’inco-raggia a essere sempre uomini dellasp eranza.

Vi affido alla protezione di NostraSignora d’Africa, che veglia su tuttoil continente, e all’intercessione disant’Agostino, del beato Charles deFoucauld e di tutti i santi d’Africa.Di tutto cuore imparto un’affettuosabenedizione apostolica a voi e a tuttii vostri diocesani.

Messa a Santa Marta

Vergogna e misericordiaLa capacità di vergognarsi e accusa-re se stessi, senza scaricare la colpasempre sugli altri per giudicarli econdannarli, è il primo passo sullastrada della vita cristiana che con-duce a chiedere al Signore il donola misericordia. È questo l’esame dicoscienza suggerito dal Papa nellamessa celebrata lunedì 2 marzo,nella cappella della Casa SantaMarta.

Per la sua riflessione Francescoha preso le mosse dalla prima lettu-ra, tratta dal libro di Daniele (9, 4-10). C’è, ha spiegato, «il popolo diDio» che «chiede perdono, ma nonè un perdono di parola: questochiedere perdono è un perdono cheviene dal cuore perché il popolo sisente peccatore». E il popolo «nonsi sente peccatore in teoria — p er-ché noi tutti possiamo dire “siamotutti peccatori”, è vero, è una verità:tutti qui! — ma davanti al Signoredice le cose cattive che ha fatto equello che non ha fatto di buono».Si legge infatti nella Scrittura: «Ab-biamo peccato, abbiamo operato damalvagi e da empi, siamo stati ri-belli, ci siamo allontanati dai tuoicomandamenti e dalle tue leggi!Non abbiamo obbedito ai tuoi ser-vi, i profeti, i quali hanno in tuonome parlato ai nostri re, ai nostriprincipi, ai nostri padri e a tutto ilpopolo del paese».

In sostanza, ha fatto notare Fran-cesco, in queste parole del popoloc’è «la descrizione di tutto quelloche di cattivo hanno fatto». E così«il popolo di Dio, in questo mo-mento, accusa se stesso». E non sela prende con «quelli che ci perse-guitano», con i «nemici». Piuttostoguarda se stesso e dice: «Io accusome stesso davanti a te, Signore, emi vergogno». Parole chiare, chetroviamo anche nel passo di Danie-le: «Signore, a noi la vergogna sulvolto».

«Questo brano della Bibbia — hasuggerito il Papa — ci fa rifletteresu una virtù cristiana, anzi più diuna virtù». Infatti «la capacità diaccusare se stesso, l’accusa di sestesso» è «il primo passo per in-camminarsi come cristiano». Invece«tutti noi siamo maestri, siamo dot-tori nel giustificare noi stessi» conespressioni del tipo: «Io non sonostato, no, non è colpa mia, ma sì,ma non era tanto... Le cose non so-no così...».

Insomma, ha detto Francesco,«tutti abbiamo un alibi» a giustifi-cazione «delle nostre mancanze, deinostri peccati». Di più, ha aggiun-

la chiedo — la misericordia». Pro-prio come dice la Scrittura: «Signo-re, la vergogna sul volto a noi, per-ché abbiamo peccato contro di te».E lo «possiamo dire, perché sonocapace di peccare e fare tante cosecattive: “A te, Signore, nostro Dio,la misericordia e il perdono. La ver-gogna a me e a te la misericordia eil perdono”». È un «dialogo con ilSignore» che «ci farà bene fare inquesta Quaresima: l’accusa di sestessi».

«Chiediamo misericordia» ha ri-lanciato poi il Papa riferendosi inparticolare al passo liturgico di Lu-ca (6, 36-38). Gesù «è chiaro: siatemisericordiosi come il Padre vostroè misericordioso». Del resto, haspiegato Francesco, «quando unoimpara ad accusare se stesso è mise-ricordioso con gli altri». E può di-re: «Ma chi sono io per giudicarlo,se io sono capace di fare cose peg-giori?». È una frase importante:«Chi sono io per giudicare l’al-tro?». E la si comprende alla lucedelle parole di Gesù «Siate miseri-cordiosi come il Padre vostro è mi-sericordioso» e con il suo invito a«non giudicare». Invece, ha ricono-sciuto il Pontefice, «come ci piacegiudicare gli altri, sparlare di lo-ro!». Eppure il Signore è chiaro:«Non giudicate e non sarete giudi-cati; non condannate e non saretecondannati; perdonate e sarete per-donati». È certamente una strada«non facile», che «incomincia conl’accusa di se stesso, incomincia daquella vergogna davanti a Dio e daquel chiedere perdono a lui: chiede-re misericordia». Proprio «da quelprimo passo si arriva a questo che ilSignore ci chiede: essere misericor-diosi, non giudicare nessuno, noncondannare nessuno, essere genero-si con gli altri».

In questa prospettiva, il Papa hainvitato a pregare perché «il Signo-re, in questa Quaresima, ci dia lagrazia di imparare ad accusare noistessi, ognuno nella sua solitudine»,chiedendo a se stessi: «Ma io sonocapace di fare questo? Con questosentimento sono capace di fare que-sto? Con questo sentire che ho den-tro sono capace delle cose più mal-vagie?». E pregando così: «Abbipietà di me, Signore, aiutami a ver-gognarmi e dammi misericordia, co-sì io potrò essere misericordiosocon gli altri».

to, «tante volte siamo capaci di farequella faccia da “ma io non so!”,faccia da “ma io non l’ho fatto, for-se sarà un altro!”». In una parola,siamo sempre pronti a «fare l’inno-cente». Ma così, ha avvertito il Pa-pa, «non si va avanti nella vita cri-stiana».

Dunque, ha ribadito, «il primopasso» è la capacità di accusare sestessi. Ed è certamente «bene» farlocon il sacerdote in confessione. Pe-rò, ha domandato Francesco, «pri-ma e dopo la confessione, nella tuavita, nella tua preghiera, sei capacedi accusare te stesso? O è più facileaccusare gli altri?».

Questa esperienza, ha notato ilvescovo di Roma, suscita «una cosaun po’ strana ma che, alla fine, cidà pace e salute». Infatti «quandonoi incominciamo a guardare diquali cose siamo capaci, ci sentiamomale, sentiamo ribrezzo» fino a do-mandarci: «Ma io sono capace difare questo?». Per esempio, «quan-do io trovo nel mio cuore un’invi-dia e so che questa invidia è capacedi sparlare dell’altro e ucciderlomoralmente», mi devo domandare:«Io ne sono capace? Sì, io sono ca-pace!». E proprio «così incominciaquesta sapienza, questa saggezza diaccusare se stesso».

Dunque «se noi non impariamoquesto primo passo della vita — haaffermato Francesco — mai faremopassi sulla strada della vita cristia-na, della vita spirituale». Perché,appunto, «il primo passo» è semprequello di «accusare se stesso», an-che «senza dirlo: io e la mia co-scienza».

In proposito il Papa ha propostoun esempio concreto. Quando si vaper la strada e si passa davanti alcarcere, ha detto, si potrebbe arriva-re a pensare che i detenuti «se lomeritano». Ma — ha invitato a con-siderare — «tu sai che se non fossestato per la grazia di Dio, saresti lì?Hai pensato che tu sei capace di fa-re le cose che loro hanno fatto, an-che peggio ancora?». Questo, ap-punto, «è accusare se stesso, nonnascondere a se stesso le radici dipeccato che sono in noi, le tantecose che siamo capaci di fare, anchese non si vedono».

È un atteggiamento, ha prosegui-to Francesco, che «ci porta alla ver-gogna davanti a Dio, e questa èuna virtù: la vergogna davanti aDio». Per «vergognarsi» bisognadire: «Guarda, Signore, ho ripu-gnanza di me stesso, ma tu seigrande: a me la vergogna, a te — e

Ringrazio Monsignor Vincent Lan-del, Arcivescovo di Rabat e Presi-dente della vostra Conferenza, cheha espresso a nome di tutti voi senti-menti di comunione con il Successo-re di Pietro. Attraverso di voi, miunisco ai fedeli delle vostre diocesidel Nord dell’Africa. Portate lorol’affetto del Papa e la certezza cheegli resta vicino a loro e li incorag-gia nella generosa testimonianza cherendono al Vangelo di pace e diamore di Gesù. Il mio cordiale salu-to va anche a tutti gli abitanti deivostri Paesi, in particolare alle perso-ne che soffrono.

Da diversi anni, la vostra regionevive sviluppi significativi, che hannopermesso di sperare di vedere realiz-zate certe aspirazioni a una maggio-re libertà e alla dignità e di favorireuna più grande libertà di coscienza.Ma talora questi sviluppi hanno por-tato a esplosioni di violenza. Vorreiin particolare rendere omaggio al co-raggio, alla fedeltà e alla perseveran-za dei Vescovi in Libia, come puredei sacerdoti, delle persone consa-crate e dei laici che rimangono nelPaese nonostante i molteplici perico-li. Sono autentici testimoni del Van-gelo. Li ringrazio vivamente, e vi in-coraggio tutti a proseguire i vostrisforzi per contribuire alla pace e alla Padre Charles de Foucauld

Antoine Bessac, «Agostino e il bambinosulla spiaggia»

(1924, basilica di Sant’Agostino a Ippona)

Miniatura raffiguranteil martirio di san Cipriano

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L’OSSERVATORE ROMANO marzo 2015 numero 33

Sua madre confrontavatutte queste cose nel suo cuoredonne chiesa mondo

Cinquecento anni con Teresa

Quante madri, quanti genitori hanno scelto il suo nome per leloro figlie. Quante religiose (molte divenute a loro volta beate esante) lo hanno voluto per il loro battesimo spirituale. Quantepersone, credenti e non, hanno attinto dal suo esempio e dallesue pagine forza e nuovo coraggio per affrontare la vita. Incinquecento anni — tanti ne sono passati dal 28 marzo 1515 —Teresa ha lasciato segni profondi. Per questo abbiamo deciso didedicarle questo numero di «donne chiesa mondo», ripercorrendola sua eredità: nel dialogo tra una carmelitana scalza e unastudiosa atea (eccezione alla nostra regola che vuole sempreintervistata in prima pagina una donna cattolica); nel racconto diuna scrittrice francese che le ha appena dedicato il suo ultimoromanzo; nell’inchiesta di una storica cattolica che indaga leinnumerevoli metamorfosi a cui la santa è stata sottoposta neisecoli; nella narrazione di una storica ebrea che di Teresa ciracconta le origini non cristiane. Meditare su di lei è compiere,però, anche un viaggio nella storia dell’arte. A partire dall’unicoritratto eseguito quando Teresa era ancora viva, a sessantunoanni: il dipinto di fra Juan de la Miseria (oggi l’immagine piùriprodotta nei tantissimi souvenir in vendita ad Ávila), restituisce itratti di una donna intelligente, forte e sicura ( «Dio ti perdoni!Mi hai fatta cisposa e vecchia!» disse all’artista). E se nelSettecento importanti pittori la ritrassero in piena estasi mistica —Zurbarán, Velázquez, Ribera e Rubens tra gli altri — chi fece dilei il simbolo stesso della mistica fu però Bernini, nel capolavoroora nella chiesa di Santa Maria della Vittoria a Roma. Unagalleria di immagini capace di far uscire Teresa dal modelloriduttivo di monaca obbediente. Un’uscita ribadita nei secoli, finoad arrivare al Novecento, quando Teresa diviene icona, tra lealtre, di artiste molto diverse tra loro, come la polacca Tamara deLempicka e la belga Ade Bethune, i cui santi in bianco e nerohanno illustrato per decenni le pagine del «Catholic Worker».Ma è Teresa stessa che ci proietta nel futuro: «Vedo — scrisse nelCammino di perfezione — il profilarsi dei tempi in cui non c’è piùragione di sottovalutare animi virtuosi e forti per il solo fatto cheappartengono alle donne». (g.g.)

Modernità di una misticaIntervista con l’intellettuale atea Julia Kristeva, che ha studiato a lungo la santa di Ávila

di CRISTIANA DOBNER

«Ho incontrato Teresa — ci racconta JuliaKristeva — su sollecitazione di un editore:ho passato una decina d’anni con la stra-vagante monaca spagnola, di cui avevoappena sentito parlare, divenuta per meuna figura imprescindibile della culturaeuropea. Sono lieta di aver trovato, graziea lei, quello slancio barocco che ha trasfi-gurato il cattolicesimo medievale e haaperto le porte all’umanesimo dell’illumi-nismo».

Come ha affrontato la fede di Teresa?

Mi sono proiettata nella scrittura diquesta donna, che ha vissuto e descrittouna fede che viene chiamata mistica, dovecelebra così la sua unione con Gesù:«L’Anima si consuma di desiderio e nonsa tuttavia chiedere, perché sente chiara-mente che il suo Dio è con lei» (Castelloi n t e r i o re ). «Il dolore della ferita era così vi-vo che mi faceva emettere quei gemiti dicui ho parlato, era così grande la dolcezzache mi infondeva questo enorme dolore,che non c’era da desiderarne la fine, nél’anima poteva appagarsi d’altro che diDio. Non è un dolore fisico, ma spirituale,anche se il corpo non tralascia di parteci-parvi un po’, anzi molto» (Vita). «Nonsiamo angeli ma abbiamo un corpo» e «ilSignore come uomo». E così via. L’ho ac-compagnata anche nell’arte barocca chel’avvicina ancora di più a noi moderni, acominciare dall’estasi di Bernini, che fa vi-brare quell’estasi nel marmo: si liquefàsotto i miei occhi nella chiesa di SantaMaria della Vittoria a Roma. Ma anche lamessa che le ha dedicato Haydn o il qua-dro del Tiepolo a Venezia. Poiché non so-no credente, ho cercato di familiarizzarmicon il suo modo di sentire e di pensare,ossia di interpretarla. Teresa invita il mon-do secolarizzato a rivalutare, instancabil-mente e senza pregiudizi, il bisogno dicredere che sottende il desiderio di sapere.

E la sua straordinaria scrittura?

In effetti, attraverso il raccoglimentodelle letture e il fervore delle preghiere,ma anche lasciandosi pervadere da musi-ca, pittura e scultura, la scrittura di questadonna senza frontiere ci offre il suo corpofisico, erotico, buongustaio e anoressico,isterico, epilettico, che si fa verbo e si facarne, che si fa e si disfa in sé fuori di sé,fiotti di immagini senza cornici, costante-mente alla ricerca dell’Altro e della parolagiusta. Matrice aperta che palpita perl’amato sempre presente senza essere mailì. Le estasi di Teresa sono d’un tratto esenza distinzione, parole, immagini e sen-sazioni fisiche, spirito e carne, o forse pro-prio carne e spirito: «Il corpo non trala-

va gli abusi della religione nel suo celebreromanzo incompiuto La religiosa. Ma Di-derot, ex canonico e scrittore-filosofodell’illuminismo, piange riconoscendosiincapace di finire la sua storia: poi-ché, liberata dagli abusi della vitamonastica, la sua religiosa è getta-ta in una vita priva di senso. Sonoconvinta che la psicanalisi freudia-na, che interroga i miti e la storiadelle religioni, aprendo al contempole porte della vita interiore degli es-seri moderni, sia la via maestra pertrasvalutare, giustamente, questatradizione che ci precede e con laquale abbiamo tagliato i ponti.Noi, i non credenti. Ma anchenoi, i credenti molto spesso ri-dotti a “elementi di religione”. Larilettura che le dobbiamo non deveessere solo astratta, una visione dall’alto.Lei coinvolge la memoria affettiva partico-lare, l’intimità di ognuno. Il seminario diLacan fa di lei una scopritrice del “go di-mento femminile”, dal titolo suggestivo:An c o ra . Il godimento femminile sarebbedunque insaziabile? Ancora e ancora...Perché non si limita agli organi sessuali,ma infiamma tutti i sensi e trasporta ilcorpo nell’infinito del senso, mentre faprecipitare il senso stesso nel nonsenso,sintomi e follie. Un godimento di cui Te-

resa è la migliore esploratrice, e che la esi-lia da se stessa: perpetuo trasporto versol’Impossibile, l’Innominabile. Che nonsmette tuttavia d’invitarla a parlare, a pen-sare, corpo e anima, passione della scrittu-ra. Una testimonianza straordinaria, se cene fosse bisogno, del fatto che esiste unumanesimo cristiano intenso e ancora in-compreso, e che la cultura europea si devereinterpretare continua-mente, se vuole sopravvive-re al pensiero-calcolo e ri-fondarsi costantemente.

Perché ha affrontato unadonna del XVI secolo, che hacontinuato a conoscere e as t u d i a re ?

Spero di averla convintadella modernità di questamistica, così come apparenella mia lettura. Ma posso precisarle for-se meglio la seduzione che Teresa esercitasu di me, ricordando due caratteristichedella sua opera che prediligo. La primasarebbe quella santa ironia che rasental’ateismo. In un passo poco ricordato delCammino di perfezione, Teresa consiglia allesue sorelle di giocare a scacchi nei mona-steri, sebbene il gioco non fosse consenti-to dal regolamento, per fare «scacco mat-to a questo Re divino». Un’imp ertinenzache riecheggia la celebre formula del Mae-stro Eckart: «Chiedo a Dio di lasciarmi li-

bero da Dio». La seconda è formulata daLeibniz, che in una lettera a Morell del 10dicembre 1696 scrive: «Quanto a santa Te-resa, lei ha ragione a stimarne le opere; viho trovato quel bel pensiero secondo ilquale l’anima deve concepire le cose comese non ci fossero che Dio e lei al mondo.Il che porta persino a un’importante ri-flessione in filosofia, che ho impiegatoutilmente in una delle mie ipotesi». Teresaispiratrice delle monadi leibniziane checontengono l’infinito? Teresa precursoredel calcolo infinitesimale? Qualunque siala modestia dello scrivere, questo atto dellinguaggio amoroso è ancora oggi — e losarà sempre — un’esperienza che nonignora questi rapimenti, queste estasi. Lacarmelitana non ha inventato la psicanali-si, e neppure la scrittura moderna ma, cin-que secoli prima di noi, ha chiarito quellastrana esperienza che è il pensiero ai con-fini del senso e del sensibile, corpo e ani-ma insieme: i segreti della scrittura. Teresaè nostra contemporanea.

La sua femminilità oggi ci dice qualcosa?

E se la femminilità di Teresa fosse post-moderna? Questa santa barocca è di unasensualità iperbolica ma anche sublimata,senza precedenti e unica fra le stesse mi-stiche, portate (donne e uomini) più allasofferenza e al puro abbandono, che allapienezza dei sensi. Ma Teresa è anche «lapiù virile delle monache» (Huysmans): os-sia di una bisessualità psichica — per ri-prendere la terminologia freudiana — qua-si rivendicata, esigente.

Qual è il senso di maternità di questa santache scorre da secoli?

La secolarizzazione è la sola civiltà pri-va di un discorso sulla maternità. MentreTeresa, nelle sue preghiere, ma anche nellasua opera di rifondatrice del Carmelo de-scritta dettagliatamente nelle sue Fo n d a z i o -ni, fa apparire una visione e una praticadella sua maternità simbolica come “ma-dre superiore”. Per quanto sorprendenteciò possa apparire, alcune delle sue rifles-sioni a tale proposito possono illuminare— ancora oggi! — le genitrici (le donneche portano i bambini nel loro utero)quando diventano madri: quando vivonola passione e lo spassionamento da questoprimo legame all’altro, che è il legame conil bambino, e diventano capaci di trasmet-tere la tenerezza, il linguaggio e il pensie-ro. Teresa comincia glorificando la soffe-renza come via verso Dio, e anche comecammino obbligato della maternità. Maha anche il genio di distaccarsi dall’affettomuto, sia esso dolore o gioia. E raccoman-da di «non godere di più» (che si tratti digodere di dolore o di godere di piacere),ma di «fare la volontà di Dio», che consi-

ste nel «considerare gli altri senza legarsile mani». Straordinaria, questa indefettibi-le dedizione agli altri, sostenuta dall’alteri-tà dell’Altro! Sarebbe dunque questo a es-sere chiamato dipendenza materna: nonaccontentarsi di godere in sé e per sé, maconsiderare l’esistenza di un Terzo, per ac-cedere alla volontà di rispettare e sostene-re gli altri, e non venire mai meno! Han-nah Arendt aveva diagnosticato, dopo laShoah, che il «male radicale» cominciadal momento in cui gli umani diventanoincapaci di «pensare dal punto di vistadell’altro». Ebbene, per Teresa, essere ma-dre sarebbe, insomma, tutto il contrario:la capacità di pensare dal punto di vistadell’altro. Oggi la freschezza di Teresapermette di riscoprire che esiste un cattoli-cesimo complesso, insolito, che “parla”all’intensità del nostro bisogno di crederee del nostro desiderio di sapere. Per i qua-li siamo privi di sostegni.

La sua freschezza permette di riscoprireche esiste un cattolicesimo complesso e insolitoche parla all’intensitàdel nostro bisogno di credereE del nostro desiderio di sapere

L’intellettuale atea JuliaKristeva, di origine bulgaranaturalizzata francese, èstudiosa che opera tralinguistica, psicanalisi, filosofiae narrativa. InsegnaSemiologia alla StateUniversity of New York eall’Université Paris 7 DenisDiderot. Tra i suoi libri,Thérèse mon amour (2008).Presidente onoraria delConsiglio nazionale Handicap:sensibiliser, informer, former, dal2015 è Commandeur dellaLegion d’o n o re .

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Gian Lorenzo Bernini, «Transverberazione di santa Teresa d’Avila» (1647-1652)

“visioni” si possono ottenere dapprima edessenzialmente al tatto, al gusto e all’udi-to, per poi raggiungere la vista. Se l’acquaè l’emblema del rapporto fra Teresa el’Ideale, si capisce perché il suo Castelloi n t e r i o re non s’innalza come una fortezza,ma si lascia sistemare come un puzzle didimore, m o ra d a s , dimore dai muri permea-bili che il divino non domina ma abita.Vuol solo dire che la trascendenza secon-do Teresa si rivela anche immanente: il Si-gnore non è al di là, ma in lei! Il che leprocura prevedibili noie con l’Inquisizio-ne. In definitiva, più che in quei rapimen-ti, l’enigma di Teresa sta nel racconto chelei stessa ne fa: le sue estasi esistono al difuori di quei racconti? Lei ne è pienamen-te consapevole: «Che io mi serva di taleimmagine (hacer esta ficción) per farvi in-tendere quel che dico», scrive nel Cammi-no di perfezione (28, 10). Nega di essereuna teologa, e rivendica solo — con mode-stia o con coraggiosa modernità? — di es-sere l’autrice di una finzione («La finzio-ne, quell’elemento vitale delle scienze del-lo spirito», dirà in seguito Husserl). Unascrittrice.

Qual è il ruolo testimoniale di Teresanell’umanesimo di oggi?

La narratrice del mio libro Thérèse mona m o u r, la psicanalista Sylvia Leclercq, chemi rassomiglia, conclude la sua coabitazio-ne con Teresa indirizzando una lettera aDenis Diderot che, al suo tempo, fustiga-

scia di partecipare al gioco, e anche mol-to». Oggetto e soggetto, perduta e ritrova-ta, dentro e fuori e viceversa, Teresa è unfluido, un flusso costante. L’acqua sarà ilsuo elemento: «Sono attratta in modoparticolare da questo elemento, pertantol’ho osservato con un’attenzione speciale»;e la metafora fluida è il suo modo di pen-sare. Si tratta di una folgorazione intima odel ritorno al tema evangelico del battesi-mo? Lo stile teresiano è intrinsecamenteradicato nelle immagini, esse stesse desti-nate a trasmettere quelle visioni che nonsono percepite dalla vista (o almeno nonsoltanto dalla vista), ma risiedono nel cor-po-e-spirito intero, nello psiche-soma. Tali

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L’OSSERVATORE ROMANO marzo 2015 numero 33

Inserto mensile a cura di RI TA N N A ARMENI e LU C E T TA SCARAFFIA, in redazione GIULIA GALEOTTIwww.osservatoreromano.va - per abbonamenti: [email protected] a

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Risposta alle urgenze e ai pericoli del suo tempo

Il mondo è in fiamme

di LU C E T TA SCARAFFIA

La forte personalità di Teresa emer-geva con troppa libertà nella Chie-sa della Controriforma: già le pri-me edizioni delle sue opere furonopurgate dei passi ritenuti troppo

arditi per una donna — e non erano pochi —in modo da garantirle una perfetta ortodos-sia in vista della canonizzazione. Che futrionfale: celebrata nel 1622 — in compagniadei grandi santi della Controriforma, il con-terraneo Ignazio di Loyola e Filippo Neri —dopo che era trascorso un lasso di tempo in-solitamente breve dalla sua morte, avvenutanel 1582. Una canonizzazione esemplare per-ché per la prima volta la santità veniva misu-rata in base all’esercizio eroico delle virtù, enon più solo sulle prove di capacità miraco-losa. Anche in questo Teresa fu una pioniera,la prima donna santificata per le sue virtù.

Teresa è stata la prima anche nell’unica al-tra forma di glorificazione che la Chiesa pre-vede per le donne: è stata infatti la primadonna dichiarata, nel 1970 da Paolo VI, dot-tore della Chiesa. Bisogna ammettere che lasua personalità è stata così forte e così riccada aprire sempre vie nuove e da imporsi atutti, nonostante si fosse tentato, in più mo-di, di soffocarla.

Chi era veramente Teresa de Jesús? La ri-sposta a questa domanda ha una storia lungae complessa: ha contribuito lei stessa a occul-tare parti della sua vita, per prudenza, dalmomento che il suo operato è stato sempreguardato con sospetto dall’Inquisizione. Hasempre detto «scrivo per obbedienza» facen-done un’efficace formula di protezione esibi-ta, quasi con ironia, all’inizio di ogni scritto.

Ma naturalmente i custodi dell’orto dossia,quanti pensavano che una donna può scrive-re solo se le viene dato il permesso da unrappresentante del clero, la presero sul serio.E questa divenne una prassi abituale, nei se-coli successivi, e fu seguita dai confessori ditutte le monache desiderose di narrare le pro-prie esperienze mistiche. Potevano scriveresolo se richieste dal confessore, per obbe-dienza.

L’immagine di Teresa che emerge dalla ca-nonizzazione e dai suoi scritti opportuna-mente “p u rg a t i ” è quindi quella di una mo-naca obbediente, assolutamente aderente aquella cultura controriformistica chiusa e ag-gressiva verso l’esterno che aveva prevalso: lasanta quindi viene raffigurata come una ne-mica acerrima dei luterani — dei quali nonsapeva quasi niente — e di qualsiasi compor-tamento che non fosse stabilito e accettatodalla Chiesa.

Ma la descrizione che ne ha fatto una car-melitana che l’aveva conosciuta personalmen-te, María de San José, ci fa cogliere la forzadella sua personalità e ci fa capire che la sualibertà spirituale era visibile nel volto: «Lasanta era di media statura, più grande chepiccola; in gioventù ebbe fama di essere mol-to bella e dimostrava di esserlo stata fino invecchiaia; il suo volto non era affatto comu-ne, ma straordinario, e non poteva dirsi nétondo né affilato».

Ma per alcuni secoli questa immagine fol-gorante — questa forte personalità che avevaaffermato «non dirò cose che non so peresperienza», staccandosi così da tutta la lette-ratura devozionale precedente — è stata ap-pannata, quasi spenta.

Tanto che si può dichiarare devoto dellasanta un personaggio che con la sua verapersonalità certo non aveva molto a che fare:Francisco Franco, che nel 1939 riceve una suareliquia — il braccio — dalla quale non si se-para più, sino alla fine. In Teresa il caudillo

vede la santa de la raza, cioè la discendentedi puro sangue spagnolo, colei che in un mo-do inflessibile difende la Chiesa più tradizio-nale, e ne fa un uso politico a sostegno dellasua ideologia. In sostanza, Franco costituiscel’apoteosi di un processo di normalizzazione

della santa iniziato in occasione della cano-nizzazione.

Ma la situazione riceve una scossa definiti-va nel 1946, quando il diligente erudito Nar-ciso Alonso Cortés trova nell’archivio di Val-ladolid le carte che provano, fuori di ognidubbio, l’origine ebraica della famiglia di Te-resa. Emergono così il processo al nonno diTeresa, accusato di essere un marrano, la suacondanna a sfilare con il sanbenito per la cit-tà di Toledo e il successivo trasferimento adÁvila, città meno importante, ma dove erameno conosciuto questo disonore, a cui se-gue l’acquisto di un certificato di limpieza des a n g re per far dimenticare le origini e riscat-tare l’onore della famiglia. Da questo mo-mento anche la figura di Teresa viene guar-data in modo diverso e torna a illuminarsi diluce propria. E si comincia a leggere con altriocchi la risposta che la santa diede al supe-riore dei carmelitani che la interrogava suisuoi nobili antenati: Teresa avrebbe detto che«le pesava di più avere commesso un peccatoveniale che se fosse stata discendente dei piùvili e bassi villani e c o n v e rs o s del mondo».

Dopo questa scoperta — nonostante qual-che resistenza — la biografia di Teresa vienerivista e riscritta, e si trova finalmente il po-sto per la sua figura di scrittrice accanto aquella della monaca mistica. Perché Teresaha sempre accettato censure e controlli senzasmettere di scrivere, di prendere appunti, diprovarsi in generi letterari minori che si sot-traevano a quei controlli. Non smise mai diricorrere alla parola scritta, anche attraversole lettere, per affrontare i problemi dell’o rd i -ne, per denunciare ingiustizie, per confidarestati d’animo.

Comincia a essere messo in luce quello checostituirà un nuovo aspetto di interesse deglistudiosi: il “femminismo” di Teresa, il suo es-sere uno dei primi autorevoli esempi di “pa-rola di donna”. Teresa allora — si scopre —non solo aveva affrontato con ironia e consa-pevolezza la sua condizione di donna, maaveva anche anticipato quello che sarebbestato poi uno dei cavalli di battaglia dellefemministe: la presenza delle donne nel Nuo-vo Testamento. Di fronte all’ennesima replicadell’unica frase di condanna, quella di sanPaolo che proibisce alle donne di parlare inchiesa e le riduce alla più stretta clausura, leireplica scrivendo: «Vagli a dire che non stia-no solo a una parte della Scrittura, che guar-dino alle altre, e che si possano per caso per-mettere di legarmi le mani».

L’attenzione di femministe laiche era stataaccesa su di lei già nel 1943, da una biografiadella scrittrice inglese Vita Sackville West,ben lontana da uno scritto agiografico, checonobbe un discreto successo. In lei le fem-ministe ritrovavano un modello di donna for-te e autorevole, che sa combattere le gerar-chie maschili con coraggio e con risultati po-sitivi.

La storia di Teresa, quindi, si capovolge:da modello di obbedienza diventa modellodi affermazione della propria volontà, delproprio progetto, in una società come quellacontemporanea, in cui le donne cercavanomodelli autorevoli e positivi nel passato.

Uno dei testi più importanti fra le opere diquesto filone è senza dubbio il libro di Ali-son Weber Teresa of Avila and the Rethoric ofFe m i n i l i t y, pubblicato nel 1996, che investigatutti i modi che la santa ha usato per difen-dersi dalle persecuzioni subite in quantodonna che scrive di teologia.

Ma sicuramente l’autrice femminista chepiù ha contribuito a una lettura contempora-nea di Teresa è Julia Kristeva, semiologa epsicanalista, che le dedica un lunghissimo ro-manzo-saggio, Thérèse mon amour, uscito nel2008. Il libro racconta un rapporto vivo, unasorta di corpo a corpo fra le due donne, lascrittrice mistica e l’autrice, un’appassionatacredente, l’altra atea. Ma il fascino di Teresasta, anche per la famosa intellettuale, nellasua fede: «L’infinito è in lei e in ogni cosa»scrive, considerandola una terapeuta delle

anime, capace di connettere mente e corpo,cultura e natura, materia e rappresentazione.Kristeva riconosce in Teresa «una premoni-zione di Freud» in quanto esperta «dellospazio interiore del sentimento amoroso».

Ma queste recenti letture, che liberano sen-za dubbio la santa dal modello costrittivo incui era stata rinchiusa, dimenticano spessoche si tratta di una donna appassionatamentelegata a Dio, che muore dicendo «alla fine,Signore, sono figlia della Chiesa».

E certe volte l’impressione è quella di pas-sare da un eccesso a un altro. A quando lavera Teresa?

Il romanzo

Figura universale

«Le grandi difficoltà sono il sale dellavita; occorre lottare per difendere ciò incui si crede»: così lo scrittore spagnoloJesús Sánchez Adalid (giudice diventatosacerdote) presenta il suo ultimo romanzoY de repente, Teresa (Ediciones B, 2014). Alcentro l’Inquisizione spagnola del XVIsecolo, «epoca difficile — spiega — in cuinessuno era libero da sospetti. Teresasoffrì le pene proprie del suo tempo e,con l’aiuto di Dio, andò avanti lasciandociun’opera imprescindibile.Sull’Inquisizione spagnola è stato scrittomolto: quasi sempre, però, con fantasia,avvolgendola in luoghi comuni cheritornano, malgrado lo scarso fondamento.Nel romanzo, cerco di presentare unracconto reale e credibile, nel quale, inmodo appassionante, si scoprono a poco apoco gli arcani, i metodi, le leggi internee i procedimenti inquisitoriali, tuttoall’interno del celebre segreto a cui eranovincolati gli inquisitori. In mezzo a tuttociò una donna si sforza di unire ilpresente e l’eterno; di separare la veritàdall’apparenza e di vivere una fedeautentica e una spiritualità pura: Teresa, lafigura più grande e universale dellaSpagna del XVI secolo, che nonostante lasua fine intuizione, la sua magistralescrittura e la sua comprovata virtù, futormentata dagli inquisitori. Fattooccultato nei secoli seguenti, che oggideve essere portato alla luce».(@GiuliGaleotti)

Il film

Ritratto sobrio

Non sono molti i film su santa Teresad’Ávila. E probabilmente il migliore di cuiè rimasta traccia, anche se difficile dareperire, è lo spagnolo Teresa de Jesús,diretto da Juan de Orduña nel 1961.Piccola produzione, rappresenta un veloce

e utile compendiosulla vita dellasanta. Anche senon si può dire cherenda interamentegiustizia al suospessore umano ereligioso. La regiainfatti non ha imezzi perrappresentare inmodo adeguato lesue illuminazionispirituali, o itormenti interioriquando vieneaccusata di essere

preda di visioni demoniache dai suoidetrattori. Rimane, in ogni caso, il ritrattosobrio e meritevolmente poco romanzatodi una donna che ha saputo lottare anchesul piano politico per le proprieconvinzioni contro un ambiente a dirpoco scettico. E se la sceneggiatura nonha la capacità di allargare lo sguardo sulcontesto storico della Chiesa dell’ep o ca,di cui almeno in parte la figura dellasanta era ovviamente il frutto, riesce peròa spiegare comunque bene il suo bisognodi riforma dell’ordine carmelitano grazie aun disegno preciso di ambienti epersonaggi, nonché all’ispiratainterpretazione di Aurora Bautista. (emiliora n z a t o )

DEBORAH SAW Y E R

Nella relazione che ha inaugurato a Terni le celebrazioniper i cinquecento anni della nascita di Teresa, DeborahSawyer, teologa dell’università di Lancaster, ha collocato ilruolo e le opere della santa di Ávila nel contesto dellastoria della rivelazione: i personaggi femminili inclusi inquesta tradizione sarebbero legati non solo e non tantodalla comune appartenenza di sesso, ma soprattutto dalmodo in cui avrebbero interpretato la rivelazione di Dio.Un’influenza sulla tradizione religiosa occidentale e,dunque, sulla fondazione della cultura occidentale, che sisarebbe esercitata solo al di fuori degli edifici visibili ditempio, sinagoga o chiesa, scaturendo dalla direttacomunicazione con Dio. Ma una comunicazione profeticache non passa per i mediatori dell’ordine convenzionale, seda un lato è soggetta a sospetto da parte delle autorità,dall’altro però ha la grande forza di indirizzare i fedeliverso direzioni più fresche e innovative. È in questatradizione il cui perno è Maria, in virtù della sua posizionespeciale all’interno del ministero di Cristo, che si collocaTeresa, sulla via già tracciata da Chiara, «faro — sostieneSawyer — nella testimonianza religiosa delle donne».Collocare Teresa in questo contesto significa sviluppareuna riflessione sul piano teologico e sull’originalecontributo femminile alla fede cristiana: tutte donne chenel corso dei secoli hanno abbracciato la povertà come stile

di vita, hanno rivalutato quanti sono privi di mezzi e dipotere, hanno riformato (fondando nuovi ordinimonastici), con coraggio e determinazione, mai scissi dacostante e profonda preghiera. Una spiritualità che non hapotuto essere ignorata dai loro contemporanei, sia principiche Papi. Nonostante i vincoli sociali a cui sono statesottoposte, la loro unione mistica con il divino le hacondotte ben oltre ciò che è raggiungibile tramite i poteridel mondo.

LOPPIANO PREMIA FABIOLA GIANOTTI

È andato a Fabiola Gianotti, prossimo direttore generaledel Cern di Ginevra, il premio “Renata Borlone, donna indialogo”, dedicato ai cultori della ricerca scientifica.Giunto quest’anno alla terza edizione, il premio è statoconferito a Loppiano il 15 febbraio alla fisica italiana, cheha tenuto una lectio dal titolo Il Bosone di Higgs e la nostravita.

IL SOLE DI KABULIl suo nome, Shamsia, significa sole: ebbene, i raggi diquesta giovane ventiseienne, insegnante di scultura pressola facoltà di Belle arti a Kabul, si stanno da qualche temporiflettendo sui muri della capitale afghana. ShamsiaHassani, infatti, disegna burqa azzurri — come raccontaJessica Cugini su «Combonifem» — che prendono vita

grazie a spray, colori acrilici e pennelli, riempiendo scorcidella città. Shamsia ha deciso di mostrare l’arte a chispesso ha potuto vivere circondato da immagini cheparlano solo di guerra, e ha scelto di farlo all’ap ertoaffinché i suoi disegni siano accessibili alla gente attraverso«immagini simboliche che riescano a dire quel che a vocesarebbe difficile esprimere in pubblico». Nata in Iran nel1988, Shamsia è figlia di rifugiati afghani originari diKandahar, patria dei talebani, dove il suo sogno didipingere e studiare arte non avrebbe potuto realizzarsi.Ma nel 2005 la famiglia decide di trasferirsi a Kabul, e perla ragazza inizia un’altra storia. Che la porta nel 2009 avenire premiata come uno dei migliori artisti del suo Paese,e poi a esprimersi pubblicamente con l’arte di strada, ideanata dopo aver frequentato un laboratorio con l’artistainglese Waybe “Chu” Edwars, noto per i graffititridimensionali. «Il problema vero — racconta la giovane —non è tanto la polizia, che non si occupa di queste cose,ma la mia sicurezza» in un Paese in cui solo il 14 per centodelle donne sa leggere e scrivere, e dove bisogna uscirevelate. Non è facile agire indisturbate: a piovere suShamsia non sono solo insulti, ma spesso anche pietre. Lemolestie sono all’ordine del giorno. Ma Shamsia non siscoraggia: se non può intervenire subito, fotografa gliscorci della città scelti e, tornata nel suo studio, davanti alcomputer, crea disegni digitali e li adorna, oppure stampa

direttamente le foto che ha realizzato e poi ci dipingesopra. A questa alternativa ha dato anche un nome,Dreaming Graffiti, perché dalla foto prima o poi — ne èsicura — il disegno arriverà al muro. «Dipingo — racconta aCugini — per lo più donne dal burqa azzurro, colore cheassocio alla libertà e alla serenità: voglio raccontare le lorostorie, trovare un modo per salvarle dal buio, per mostrarlein altro modo, per dare visibilità a una realtà di cui non sipuò parlare. La gente è convinta che il problema principaledelle donne afghane sia il burqa. Ma non è così. C’è unamentalità da combattere, che porta il sesso femminile aessere escluso dai canali dell’istruzione, relegato in casa,costretto a una vita già decisa dove la donna può esseresolo madre e moglie». Non a caso il suo graffito piùfamoso raffigura proprio una donna in burqa seduta suigradini di un’abitazione diroccata: rappresenta l’incertezzafemminile odierna. «Si sta chiedendo se riuscirà a salire omeno questa scala simbolica che altro non è che la societào se invece questa scala crollerà sotto i suoi piedi. L’hodipinta perché le donne in Afghanistan devono stareattente a ogni passo che compiono».

DIRITTI E DIGNITÀ PER LE L AV O R AT R I C I IN PA K I S TA N

Garantire assistenza sanitaria, tutela e sicurezza allelavoratrici; adottare un codice di condotta che salvaguardi

le donne da ingiustizie e soprusi; creare per loro unambiente di lavoro sicuro, privo di molestie, abusi eintimidazioni; garantire la maternità alle lavoratrici: sonoqueste le richieste formulate al Governo pakistano dalleassociazioni che promuovono nel Paese asiatico i dirittidelle donne in occasione della Giornata nazionale delladonna, tenutasi il 12 febbraio a Faisalabad. L’evento, a cuihanno partecipato donne di comunità e religioni diverse, èstato organizzato dalla Awam (Association of Women forAwareness and Motivation), in collaborazione con altreong. Zarfishan Nasir, attivista per i diritti delle donne, hadetto a Fides che la giornata, indetta per ricordare lacampagna iniziata da un gruppo di donne che hannoalzato la loro voce contro le politiche e la legislazioneimposte dal dittatore Zia-ul-Haq, subendone dureconseguenze, ha segnato «una pietra miliare nella storiadel movimento delle donne in Pakistan». La direttrice diAwam, Nazia Sardar, ha quindi ricordato che «è urgentegarantire la parità di retribuzione e istituire maternità easili nei luoghi di lavoro». Secondo l’attivista cristianaShazia George, infine, «è necessario intraprendere azioni disensibilizzazione per la promozione dei diritti delle donne.E attuare strumenti nazionali e internazionali a tutela deidiritti delle lavoratrici».

Il saggio

Vita di una scrittrice

La più bella biografia di Teresa è quelladell’ispanista comunista Rosa Rossi Te re s ad’Ávila, sottotitolo Biografia di unascrittrice, uscita nel 1983. Rossi ricostruiscecon vivezza la sua condizione di «cristiananuova», la sua personalità vivace esensibile, capace anche di diplomazia purdi realizzare i suoi progetti, e soprattuttopur di continuare a scrivere. Oltre chevalorizzare il suo lato di scrittrice comenon era mai stato fatto, Rossi ricollegacon competenza Teresa al contestoculturale nel quale era vissuta. Uncontesto complesso, conflittuale e inebollizione proprio dal punto di vistareligioso. Dagli studi realizzati negli anniSessanta dai carmelitani, infatti, «emergein modo incontrovertibile che il veroschieramento di Teresa fu quello che lavide accanto a quei cristiani spagnoli enon solo spagnoli che erano decisi asviluppare e difendere un rapporto nuovocon Dio, un rapporto interiore, silenzioso,quel rapporto che è poi il nucleo da cuinacque una delle direttrici della modernalibertà di coscienza». (@ L u c e S c a ra f f i a )

Le metamorfosi di TeresaChi era veramente colei che morì dicendo «alla fine, Signore, sono figlia della Chiesa»

Alcune letture recentise la liberano dal modello costrittivoin cui era stata rinchiusadimenticano però che fu una donnaappassionatamente legata a Dio

Anticipò quello che sarebbe statouno dei cavalli di battagliadelle femministeLa presenza delle donnenel Nuovo Testamento

di CHRISTIANE RANCÉ

È difficile riassumere la spiritualitàdi Teresa d’Ávila, tanto è ricca esottile. Quel che però si può dire,per presentarla, è che trova la suaforza nell’azione. Teresa di Gesù ha

elaborato una mistica che rispondeva alle ur-genze e ai pericoli del suo tempo e che si arti-cola attorno a tre poli: la sua illuminata com-prensione dell’Incarnazione e di ciò che com-porta come risposta; la sua invenzione — comesi dice della scoperta di un tesoro — del centrodell’anima come residenza di Dio; e infine, lapreghiera come operazione amorevole sulmondo.

«Il mondo è in fiamme», scrive Teresa nelprimo capitolo del suo Cammino di perfezione.E il mondo, aggiunge, ha bisogno di amiciforti (amigos fuertes). Contro quale fuoco vuoleagire Teresa d’Ávila? Quello che divora laChiesa dall’interno, con le idee nuove dellaRiforma e di altre correnti di pensiero checontestano a Roma il suo dogma e la sua in-fallibilità. Quel che è accaduto è che la rivolu-zione copernicana ha distrutto le basi delmondo antico e diffuso nelle menti di quelXVI secolo, il primo dell’era moderna, un’an-goscia generale: né la Terra né Dio sono più icentri di un universo eterno e incorruttibileche girava attorno a l o ro .

Teresa spazza via magistralmente gli interro-gativi che questa vertiginosa scoperta pone al-le menti di allora. Che importa se a causa diquesta teoria Dio ha perso il suo luogo di re-sidenza? Basta cercare il divino come trascen-denza pura, come esperienza interiore, rispon-de Teresa. Che importa poi se la terra non èpiù il luogo di un teocentrismo? Se Dio è tut-to, se «la macchina del mondo ha, per così di-re, il proprio centro dappertutto e la sua cir-conferenza in nessun luogo», il centro delmondo è là dove c’è l’uomo, e Dio in lui. La

citazione di Nicola Cusano ripresa da Pascal,non è un’allegoria; una sfera di raggio infinitoha effettivamente il proprio centro ovunque.Qualunque sia il punto in cui ci si trova inquesta sfera, si è de facto a una distanza infini-

del mondo — ci riesce: la sua preghiera ricol-loca il mondo nello sguardo divino e Dio alcentro dell’universo. Pregando, Teresa rimetteal suo posto Cristo che viene. Ironia della sor-te! Ciò che l’ha quasi fatta definire ereticadall’Inquisizione — la nozione del centrodell’anima — è ciò che ce la rende tanto neces-saria.

Teresa di Gesù è stata canonizzata per lasantità della sua vita, la creazione del suo Car-melo e la sua irriducibile fedeltà alla Chiesa.Ma ciò che ne fa una nostra contemporanea èquesta invenzione. Ben più dell’apertura indi-viduale di un’anima perdutamente fedele aDio, è colei che dona perpetuamente a Dio

un futuro, non con un «penso dunque sono»ma con un «credo dunque Egli è». In tal mo-do forza l’avvento di un mondo di cui GesùCristo resterà l’inevitabile misura.

Teresa d’Ávila ha compreso l’attrazione perla materia e le teorie contemporanee dei suoisimili; da qui la sua avversione per la falsaerudizione, la pretesa al sapere e le smaniedello spirito nei suoi conventi. «L’anima nonè il pensiero, e (…) la volontà non è direttada esso, il che sarebbe una vera disdetta. Neconsegue che il profitto dell’anima non consi-ste nel molto pensare, ma nel molto amare»,afferma.

Teresa si è sentita obbligata ad amare il

Gesù uomo-Dio e Dio-uomo. L’umanità diCristo offre una possibilità di unione, di co-munione e di unità d’amore. Per mezzo diGesù, la reciproca attrazione tra Dio e la suacreatura si formalizza. Che pensi alla Passioneo che mediti su questo mistero, l’orante si ri-trova ai piedi di una scala che conduce a Dio,una scala come quella di Giacobbe, una scaladi preghiera che dovrà salire per giungere

«Nada te turbe, nada teespante, todo se pasa, Dios no se

muda; la paciencia todo loalcanza; quien a Dios tiene nada lefalta. Solo Dios basta». Semplici e

radicali le parole di questa stupendapreghiera di Teresa d’Ávila, fonte di

ispirazione e conforto per donne euomini nei secoli. Addirittura per

una cantante come l’italiana Mina,che nel 2000, nell’album Dalla terra,

l’ha magistralmente interpretata.

Tamara de Lempicka,«Santa Teresa d’Avila» (1930)

Dio al centro dell’animaè la risposta all’angosciagenerata dalla scoperta copernicanata dal bordo, e ciò in tutte le direzioni

dello spazio. Così Dio, poiché risiedenel centro segreto dell’anima, è sem-pre e inevitabilmente al centrodell’universo.

È questa una delle fonti della spiri-tualità teresiana: nella scoperta delcentro dell’anima. Tomás Álvarez, nelDiccionario de santa Teresa de Jesús,sottolinea l’originalità della madre suquesta nozione che diverrà una lineamaestra del suo capolavoro, Il castelloi n t e r i o re . Questo centro dell’anima è«la stanza principale, quella dove sisvolgono le cose di grande segretezzatra Dio e l’anima». Là, nel suo centro,Dio continua a dimorare e a risplen-dere. È in questo centro che si celebral’unione dell’anima con Cristo nostroSignore, precisa Teresa, perché il suorapporto con lui sia definitivamentestabilito: «L’anima resta sempre con ilsuo Dio in quel centro di cui ho par-lato». Questa concezione, indubbia-mente singolare, attirerà su di lei le iredell’Inquisizione. Si tratta di «errorein filosofia, sogno e fantasia in teolo-gia» decretano i giudici. Quantoall’idea di Dio che sta in questo cen-tro, viene definita un’eresia rivoltante.

Tale è la risposta puramente genialedi una donna che risponde intuitiva-mente, dalla sua anima, all’angosciagenerale che la rivoluzione copernica-na genera. Riesce così a mantenere laforza di un divino pacificante. Lei cheha la folle volontà di ridare a Dio ilsuo posto — di far sì che la sua anima,se si unisce a Dio, ridivenga il centro

giorno in cui la vista di un crocifissole ha fatto capire, all’i m p ro v v i s o ,quanto Dio l’amava per averle donatola propria vita nell’infamia e nel dolo-re della croce. Quanto l’amava per es-sersi fatto così simile alla sua creaturada incarnarsi nell’essere più debole epiù umile che ci sia, non in un princi-pe, ma nel figlio di un falegname del-la periferia della Palestina. Da quelmomento comprende, in un lampo,che non potrà accedere a nessuno sta-to superiore della fede senza una pie-na consapevolezza e senza una pienaesperienza di questo amore, attraversola fusione in esso: si rende conto che,perché Dio le risponda, si deve impe-gnare in modo commisurato all’a m o reche la sua Passione ha dimostrato.

Così la rappresentazione dell’uma-nità di Cristo in ciò che ha avuto dipiù parossistico — la Passione — l’hasconvolta, ed è attraverso di essa e apartire da essa che ha potuto com-prendere appieno quella che costituivala follia e lo scandalo del cristianesi-mo: l’incarnazione. «Nessuno viene alPadre se non per mezzo di me» (Gio-vanni 14, 6). Gesù è il volto umano diDio. C’era forse metafora migliore diquesta verità, che Teresa assimilerà co-me un’ostia, ossia che la realtà di Dio,il suo essere è accessibile solo in Gesùe attraverso Gesù? Nel Libro della Vitascrive che Gesù è il vero libro dove hascoperto tutte le verità. La vista scon-volgente del corpo sofferente di Gesùle ha inoltre rivelato, in modo folgo-rante, tutte le promesse del mistero di

all’unione divina, «dove nulla è paragonabileai godimenti dell’anima».

Da qui l’esortazione di Teresa a pregare. Lapreghiera è, secondo lei, «un intimo rapportodi amicizia, un frequente trattenimento da so-lo a solo con colui dal quale sappiamo d’esse-re amati». Bisogna pregare perché la preghieraè il momento centrale della creazione religiosadi cui Gesù è il maestro. Pregare perché lapreghiera è la lingua dell’amicizia, come il si-lenzio è quella di Dio. Teresa assicura così lasopravvivenza di quella formidabile rivoluzio-ne teologica, teleologica e umana che è l’incar-nazione. Pregare e andare avanti: Ir adelante.Il suo motto ritorna ben centotrenta volte nel-la sua opera. Andare avanti nel mondo e allostesso tempo penetrare nel più profondo di sestessi. Non possiamo «pretendere di entrarenel cielo senza prima entrare in noi stessi»,avverte.

Che cosa c’insegna la sua spiritualità?Agendo d’amore, come si dice d’istinto, l’irra-diazione infinita di ognuno dei nostri atti sidiffonde nella trama infinita del mondo. At-traverso l’amore, la mistica di Teresa — la suacontemplazione beata, la sua preghiera — di-venta un’azione e crea una dinamica da dovescaturisce la carità. Di fatto, cosa sarebbel’Amore se si accontentasse di se stesso? Senon fosse partorito dalla carità? Se non s’in-carnasse a sua volta nell’amore per il prossi-mo? Sarebbe nulla. Non sarebbe altro che unavuota speculazione, il contrario stesso dellaspiritualità di Teresa, che è una misticadell’azione amorosa.

Ade Bethune,«Saint Teresa»

(da «The Catholic Worker»,ottobre 1935)

Vetrata della parrocchia di Santa Teresa a Summit, nel New Jersey

Le mura di Ávilaal tramonto

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Juan Sánchez e la macchia del sangue

Il nonno marranodi Teresa

di ANNA FOA

Teresa Sánchez de Cepeda y Ahumada nacque ad Ávila nel1515. La sua famiglia paterna veniva da Toledo, e suo non-no, Juan Sánchez, era un ricco mercante di lane e sete di

famiglia c o n v e rs a (cioè convertita dall’ebraismo alla fede cattolica)trasferitosi da Toledo ad Ávila all’inizio del Cinquecento. AdÁvila la ricchezza della casa natale di Teresa dimostra come la fa-miglia avesse mantenuto appieno il suo precedente status econo-mico e sociale. Nel 1485 Juan Sánchez era stato processatodall’Inquisizione toledana sotto l’accusa di giudaizzare e condan-nato a vestire in processione per sei settimane il sanbenito, la ve-ste gialla dei condannati dall’Inquisizione. Il sanbenito era poistato, come d’uso, appeso nella cattedrale, a segno perpetuo diinfamia.

Juan Sánchez aveva però cercato di togliersi di dosso questamacchia, che segnava indelebilmente il suo lignaggio, comprandoun certificato di limpieza de sangre e trasferendosi ad Ávila per fardimenticare l’episodio. E c’era riuscito, dal momento che nessu-no della famiglia era più stato sottoposto a processo dall’Inquisi-zione, un’istituzione, quella spagnola, che non lasciava facilmen-te cadere la presa su quanti erano passati sotto la sua giurisdizio-ne e sui loro discendenti.

Sia Toledo che Ávila fino al 1492, la data dell’espulsione degliebrei dalla Spagna, erano caratterizzate da una forte presenzatanto ebraica che c o n v e rs a . Ad Ávila, nel corso del Trecento lapercentuale di popolazione ebraica si avvicinava al trenta percento della popolazione complessiva. Le violenze e l’ondata diconversioni della fine del Trecento e del primo Quattrocento ave-vano disgregato il tessuto comunitario ebraico in gran parte delterritorio spagnolo, tanto in Aragona che in Castiglia, e favoritoun gran numero di conversioni, più o meno forzate. L’integrazio-ne dei convertiti nella società spagnola, molto ampia, era statabloccata però a metà del Quattrocento dalle leggi di limpieza des a n g re , norme che furono introdotte per la prima volta proprio aToledo nel 1449 e che impedivano ai “nuovi cristiani”, cioè aic o n v e rs o s e ai loro discendenti, l’accesso a università, ordini reli-giosi e militari, confraternite. Una vera e propria chiusura rispet-to all’integrazione dei c o n v e rs o s , che divise la società spagnola tra“vecchi” e “nuovi cristiani” sottoponendo questi ultimi al costan-te controllo inquisitoriale della loro ortodossia.

Juan Sánchez, il nonno di Teresa, non era infatti solo un con-v e rs o , cioè un discendente di ebrei convertiti. Era anche un mar-rano, cioè un c o n v e rs o condannato per essere ritornato alla fede

Una moglie sterileSanta Cunegonda raccontata da Sylvie Barnay

di SY LV I E BA R N AY

Una coppia reale dell’annoMille: Cunegonda ed EnricoII. Il loro incontro è forsedovuto agli slanci del cuoree dell’amore. Ma è prima di

tutto il risultato delle strategie matrimo-niali dei grandi casati aristocratici di Ger-mania. Il giovane, promesso ad alti incari-chi, non è però destinato a regnare. È difatto l’erede di un ramo cadetto e indociledella casa di Sassonia, figlio di Enricol’Uccellatore e di sua moglie, santa Matil-de. Il suo matrimonio con Cunegonda, fi-glia di Sigfrido di Lussemburgo, membrodella famiglia d’Ardenne tra il 996 e il1000 non ha l’aria di un matrimonio im-portante. Ma la morte improvvisa del gio-vane Ottone III nel gennaio 1002 cambiail destino degli sposi. In assenza di eredidiretti, la scelta del nuovo sovrano spettaai principi del regno. Con l’app oggiodell’episcopato, Enrico viene eletto il 7giugno 1002 e consacrato. Si ritrova a “ca-po della Chiesa” — caput ecclesiae — “go-vernatore delle Chiese di Dio” — rector ec-clesiarum Dei, secondo la teologia della so-vranità carolingia. Enrico II è a capo dellacristianità, incaricato di guidare il popoloverso la salvezza. Il 14 gennaio 1014, a Ro-ma, viene incoronato imperatore dal Papa.Al suo fianco, Cunegonda, consacrata re-gina il 10 agosto 1002 a Paderborn, vieneincoronata imperatrice. Tutti e due hannosaputo condurre una politica ecclesiasticadecisiva che testimonia la volontà di ac-compagnare la Chiesa nel suo desiderio diriforma e di rinnovamento.

Secondo le fonti medievali, gli sposi siamavano ma la loro unione restava infe-conda: situazione che implicava, nel me-dioevo, il ripudio della donna sventurata einfelice. Enrico II si rifiutò di ripudiarlaper prendere un’altra moglie. Non avendofigli, fece solennemente di Cristo il suoerede diretto in occasione dell’e re z i o n edella diocesi di Bamberga nel 1007. Incontrasto con gli atteggiamenti più comu-ni, il suo comportamento, conforme daogni punto di vista alle prescrizioni eccle-siastiche, gli valse l’ammirazione del mon-do cristiano. Enrico II morì nel 1024 e Cu-negonda, che si era ritirata nel monasterofemminile di Kaufungen vicino Kassel, nel1033.

La santificazione della coppia imperialefu poi opera della Chiesa di Bambergaper la quale Enrico II in vita aveva fonda-to collegiate e abbazie. La creazione dellaloro immagine agiografica, destinata a di-venire un modello di vita da imitare, inter-viene nel momento in cui la riforma —detta gregoriana — rifiuta la nozione dimonarchia sacra e contesta l’interventoreale nelle nomine episcopali o nell’ammi-nistrazione dei benefici ecclesiastici. Per-tanto la questione diviene puramente poli-tica: i promotori della causa di canonizza-zione e i loro avversari si battono a colpidi pettegolezzi. La leggenda nera, soste-nuta per esempio dal cardinale Umbertodi Silva Candida, non esita ad accusareEnrico II di furto di beni della Chiesa e avedere nei suoi peccati la ragione dellasterilità della coppia imperiale. La leggen-da bianca al contrario difende la legittimi-tà della santificazione: «Visse non comeun imperatore ma come un essere spiritua-le». Il XIX secolo definirà l’unione spiri-tuale “matrimonio di san Giuseppe”, ri-prendendo la tradizione della castità deglisposi nata alla fine dell’XI secolo. I mona-ci dell’abbazia di Montecassino, ambientepro-imperiale, sono all’origine del raccon-to che sarà ripreso a Bamberga per testi-moniare la castità degli sposi nel matrimo-nio così come lo trasmette il cronista Fru-tolf di Michelsberg poco dopo il 1100. Ilprocesso di canonizzazione ratifica la leg-genda bianca riportata dalla Vita sanctiiHeinrici: «Non ebbe né attese figli secon-do la carne, poiché si sa con ogni certezzache non conobbe mai Cunegonda, che pa-reva avere per sposa ma che amò comeuna sorella». Un miracolo presto ne diedeprova, secondo il principio dell’ordalia cheregola la giustizia nell’XI secolo: accusatadi adulterio, la regina Cunegonda, costret-ta al supplizio di camminare sui vomeriinfuocati di un aratro, li attraversò senzabruciarsi. La Vita sanctae Cunegondis fadella castità uno dei fondamenti principalidella sua elevazione alla santità. Nel XVIIsecolo l’erudizione critica farà presto a tra-sformare il paradosso letterario che ha lapropria origine nel testo biblico del rovetoardente che brucia senza bruciare per indi-care la santità divina in uno stupore chelo taglia da ogni significato spirituale. Nel1786, il filosofo e matematico Leibniz scri-verà: «Sono stato sorpreso di notare que-ste parole “per la salvezza della regina edella stirpe reale”: il che mi è parso moltocontrario all’opinione volgare, la quale cifa credere che abbia conservato la vergini-tà con sua moglie santa Cunegonda».

Docente pressol’università diLorena, SylvieBarnay è autrice didiverse monografie.Tra le altre, Le Cielsur la Terre. Lesapparitions de laVierge au Moyen Âge(Cerf, 1999), LaVierge, femme auvisage divin(Gallimard, 2000),Les saints, des êtresde chair et de ciel(Gallimard, 2004),La parole habitée.Les grandes voix duprophétisme (PointsSagesse, 2012). Pernoi ha già scrittosanta Giovannad’Arco (maggio2012).

Cunegonda, particolare dellatomba di Enrico II

di Tilman Riemenschneider(1460-1531)

nel duomo di Bamberga

« C o n v e rs o s » con lo scapolare indossato dai penitenti in una stampa cinquecentesca

Solo nel 1946 documenti scoperti a Valladolide poi scomparsi misteriosamente fino agli anni Ottantahanno restituito prove irrefutabili della sua origine ebraica

dei padri. Un’accusa, questa, verosimilmente falsa, come moltealtre del genere, come prova il percorso successivo di Juan Sán-chez, tutto volto a recuperare credibilità come “vecchio cristia-no”, ma che bastava a coprire d’infamia l’uomo e i suoi discen-denti. Ecco quindi il trasferimento ad Ávila, l’acquisto dei falsicertificati di purezza di sangue, il tentativo riuscito di far dimen-ticare i suoi trascorsi. Suo figlio Alonso, il padre di Teresa, sposòin seconde nozze Beatrice de Ahumada, di nobile stirpe di “vec-chi cristiani”. I numerosi fratelli di Teresa andarono nelle Ameri-che, come era abituale tra i discendenti di c o n v e rs o s . Suo fratelloRodrigo vi morì combattendo, tanto che Teresa lo consideravaun martire della fede, mentre suo fratello Lorenzo divenne teso-riere reale a Quito, in Perù, e tornato in patria finanziò il con-vento fondato da Teresa a Siviglia.

La macchia del sangue fu davvero sepolta dall’oblio, se solonel 1946 dei documenti scoperti nell’Archivio di Vallalolid, poiscomparsi misteriosamente fino agli anni Ottanta, hanno restitui-to le prove irrefutabili dell’origine ebraica della santa. Rimaneaperta la questione di quanto la discendenza ebraica fosse notain famiglia e conosciuta dalla stessa Teresa, anche se gli studisulle sue opere tendono a mettere in luce, dietro il velo del silen-zio più rigido su questa questione, assenze e presenze tanto te-matiche che linguistiche tali da farne presupporre la consapevo-lezza da parte della santa. Molti studi recenti hanno sottolineatoil ruolo dell’appartenenza ebraica nel suo percorso intellettuale ereligioso: dal bel libro di Rosa Rossi, agli studi di Teófanes Egi-do López, a quelli di Cristiana Dobner. Il tema è ormai moltopresente nella storiografia su Teresa.

Vorrei però far menzione di un’interpretazione più generaledella forte presenza di c o n v e rs o s nel rinnovamento religioso delCinquecento spagnolo avanzata da Yosef Hayim Yerushalmi, se-condo cui l’afflusso di c o n v e rs o s nel più ampio filone del cattoli-cesimo spagnolo avrebbe avuto un ruolo determinante sul rinno-vamento teologico e mistico, quasi i figli degli ebrei convertitiavessero voluto, divenendo interpreti di primo piano della tra-sformazione religiosa, introdurre nel mondo in cui entravanoinusitati spessori culturali e novità rilevanti, pur entro i confinidell’orto dossia.

La canonizzazione dell’imperatore Enrico II e di suamoglie Cunegonda fa così infine parte delcambiamento delle mentalità che emergonoall’indomani della Riforma gregoriana. Sicuramenteera proprio di un imperatore dell’anno Milleperpetuare la stirpe. Più che l’idea di un matrimonionon consumato, l’ipotesi più verosimile è quella dellasterilità di Cunegonda. Ma Enrico II colpì i suoicontemporanei per il suo incredibile rifiuto di ri-pudiare una sposa sterile e di far di Cristo il suo unicoerede. Fondava così un atteggiamento dinastico di ri-spetto delle norme matrimoniali ecclesiastiche. Mentre

la teoria della monarchia cristiana cambiava radical-mente natura, riducendo in particolare la funzione delmonarca a quella di un servitore della sfera spirituale— avendo la Sede romana riconquistato la sua indi-pendenza dopo il 1050 — il modello coniugale di Enri-co II e di sua moglie favorirà il completamento dellacausa.

Di fronte a una monarchia laica accusata dai chieri-ci gregoriani di essere nel peccato, diventava al contra-rio un modello di re virtuoso in grado di continuare aproclamare una forma di santità più forte di ogniteoria.

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donne chiesa mondo marzo 2015

Docente di filosofia pressol’Istituto superiore pedagogicodi Weingarten dal 1989 al1992, Hanna-Barbara Gerl-Falkovitz ha ricevuto la laureahonoris causa dall’Istituto Su-periore teologico-filosofico diVallendar (1996). Dal 1993al 2011 ha retto la cattedra,appena istituita, di filosofiadella religione e scienza religio-sa comparata all’U n i v e rs i t àtecnica di Dresda. Dal 2011presiede l’Istituto Europeo difilosofia e di religione (anch’es-so neo-istituito) presso l’Istitutosuperiore filosofico-teologico Be-nedetto XVI a Heiligenkreuz(Vienna).

Nuovo umanesimo

di HANNA-BARBARA GERL- FA L KO V I T Z

el 1932, Brave New World,l’utopia negativa diAldous Huxley, mostròl’immagine terrificante diun’umanità concepita inmaniera puramentebiologistica e manipolata,in cui gli uomini eranoprodotti in modoindustriale ed educaticollettivamente. In quelmondo c’era una parolaassolutamente vietata: laparola “m a d re ”. Una

volta riuscito il lavaggio del cervello, essascatenava sentimenti di avversione. L’uomonuovo non doveva intendersi come generato epartorito, bensì come fabbricato, un merofactum, né genitum né natum. Doveva crederedi essere dovuto soltanto alla societàtecnicizzata e a null’altro, a nessun Tupersonale più anziano o forse addirittura aDio. Tra l’altro, la parola padre non c’eranemmeno più; evidentemente era ancor piùfacile da eliminare della madre. In base a Ilsecondo sesso (1949), classico di Simone deBeauvoir, ormai potevano essere ammesse solodomande strutturali: «Come si diventa unadonna?», ma non le domande essenziali:«Che cos’è una donna?». Di fatto, secondode Beauvoir essere donna è un’invenzionedell’astuzia maschile per liberarsi di compitispiacevoli. Perciò la categoria “femminile”andrebbe bandita in partenza in quantorepressiva, e di ciò diventa vittima anche lamaternità. Esisterebbero infatti due “trapp ole”dell’essere donna: il bambino e l’uomo;entrambi portano alla volontà di legarsi equindi a doveri permanenti. Soprattutto ilbambino, a causa della sua dipendenza psico-fisica, costituirebbe la naturale “catena delladonna”. Il corpo femminile deve essere“trasceso” e neutralizzato: attraverso illivellamento chimico del bioritmo o, nel casopiù estremo, attraverso l’aborto. L’e s s e redonna continua così a essere determinato solodall’astratta autonomia del proprio essere.Questo femminismo egualitario («la donnadeve diventare uomo») ancora oggi prevalenel dibattito. Naturalmente nell’ambito dellaChiesa cattolica la difesa della maternità c’erasempre stata, tuttavia rimbalzava in largamisura contro questo discorso. Inoltre, con lateoria del gender si è imposta un’altradimenticanza del corpo, che parla sì di donnee di uomini, ma che ha sostituito le costantibiologiche con costrutti sociali. Così il corpoviene ridotto a un organismo neutrale e lamaternità viene trattata in prevalenzanell’ambito della fertilità tecnicamentefattibile. Sorprendentemente, però, esistononuovi spunti intellettuali che vanno indirezione della maternità, specialmentenell’ambito di una comprensionepsicoanalitica e fenomenologica del corpo.Julia Kristeva, filosofa e psicanalista bulgarache vive a Parigi, si è fatta notare quando,con un saggio dal titolo audace, Stabat mater(1976), ha sollecitato la riflessione mancante eaddirittura vietata sulla maternità. Le pagine

dell’edizione tedesca del libro sono divise ametà: la colonna di destra contiene riflessioniteoriche sulla maternità. A sorpresa appareanche la figura della Vergine madre; allostesso tempo viene reso omaggio all’effettoculturale di questa “costruzione immaginaria”.Nella colonna di sinistra, con linguaggiochiaramente ispirato dai sentimenti, Kristevaannota le proprie sensazioni durante lagravidanza e la nascita di suo figlio. Già lostesso cambiamento vissuto dal corpomaterno indicherebbe, secondo lei, una realtàche, durante la nascita e l’allattamento delbambino, libera esperienze incomparabili.Kristeva ha sviluppato «Dieci principi per unnuovo umanesimo», dove domandachiaramente che la corporeità venga inseritanella comprensione dell’essere umano. Esisteresignifica essere corpo, con conseguenzerispettivamente diverse per la donna e perl’uomo. Si scopre così quello che finora èstato l’angolo cieco del movimento femminile,contro il tacere, anche nella casa cristiana, econtro la paura di un pensiero internocattolico “premo derno” sulla maternità. «Lalotta per la parificazione economica, giuridicae politica esige una nuova riflessione sullascelta e sulla responsabilità della maternità.La secolarizzazione ha prodotto una civiltànella quale solo il discorso sul ruolo dellamadre è ormai carente. Il vincolo d’amore tramadre e figlio, questo primo altro, cherappresenta l’aurora dell’amore e del diventareuomo, questo legame, attraverso il quale lacontinuità biologica diventa senso, alterità eparola, è un doppio legame. Il doppio legamecon la madre si distingue sia dalla religiositàsia dalla funzione paterna, che completaentrambe, diventando in tal modo parteintera all’interno dell’etica umanistica».Infine, Kristeva chiede la riformulazione diun’«etica dell’epoca moderna»; anche lasoggettività femminile nell’etica finoracontinua a rimanere in silenzio. Secondo lasua tesi, le donne, «con il loro desiderio diriproduzione (stabilità)», caratterizzanoun’etica politica e culturale diversa. Pertanto,Kristeva dà spunto a un «nuovo discorso dimaternità». Occorre «individuare lastraordinaria costruzione del materno»,compiuta con la Vergine Maria, «e analizzarlaattentamente nella sua complessità e

molteplicità». L’equilibrio tra «aspetti diuguaglianza e di differenza» dell’uomo e delladonna oggi è alterato e deve essere riottenutocon urgenza. Sibylle Lewitscharoff,proveniente da un ambiente protestante, conil suo «discorso di Dresda» del marzo 2014,sulla possibilità della medicina di disporredella vita e della morte, ha toccato un temaaltrettanto scottante. In particolare haattaccato la fecondazione artificiale(fecondazione in vitro), nonché, in manieraimplicita, i susseguenti metodi di screening e,in modo esplicito, anche l’utero in affitto, icataloghi dei semi e la «fecondazione» suordine da parte di «concubini». Ha formulatole sue tesi in modo molto esasperato,sbagliando però in parte quando ha parlato diun bambino generato in provetta come di un«mezzo essere»: cioè «creature dubbie, metà

essere umano e metà con qualcosa diartificiale» (espressione in seguito ritirata).Anche dopo aver ricevuto aspre critiche,fondamentalmente ha continuato a rifiutare laprocreazione tecnicamente manipolata, inparticolare in considerazione delle madri, chedevono sopportare procedure umilianti, pernon dire dei padri, che con l’aiuto diimmagini pornografiche devono procurare losperma attraverso l’onanismo. Lewitscharoff èdisgustata dagli «eccessi del delirio difattibilità e (…) dalla strumentalizzazione deibambini perché aiutino a realizzare leproiezioni dei loro genitori». Quindi «meritarispetto la sua arringa (…) a non volereliminare, nell’ambito della nascita e dellamorte, tutto ciò che è destino. Qui il discorsodi Lewitscharoff può essere inteso comerisposta consapevole, come obiezione allefantasie di onnipotenza sostenute dallamedicina e come messa in guardia da unaeccessiva pretesa verso se stesso da partedell’uomo moderno». Ciò che però è statotrascurato nella critica al «discorso diDresda» è la mancanza d’intenzionalità concui dovrebbe avvenire la procreazione umana,alla quale si riferisce Lewitscharoff.Sostanzialmente questa corrisponde al rispettodella libertà di chi deve essere creato, poichéattraverso di essa egli viene sottratto inpartenza al modo di pensare utilitaristico deisuoi “pro duttori”. Laddove i bambinivengono generati in modo mirato(fecondazione in vitro, diagnostica prenatale,magari cloni), se non piacciono o in caso di“tentativo fallito” essi possono essere uccisi inmodo altrettanto mirato, poiché secondo lamentalità sono diventati prodotto dei loroproduttori. L’utilitarizzazione dell’uomo è ilmetodo di lavoro dell’homo faber dell’etàmoderna, e la società che abortisce, selezionao non è disposta a generare, è la sua fucina.L’uomo non è mai mera natura, ma semprepersona, quindi natura coltivata. Tuttavia, inteoria la base naturale dell’essere uomo, il suogenere corporeo, non può essere soppressocome portatore di personalità. A ciò ha datoun contributo illuminante la fenomenologiadel corpo. Così Edith Stein partesostanzialmente dalle costanti naturali dellacorporeità che determinano chiaramentel’essere donna: disponibilità all’accoglienza e

maternità. Entrambe queste qualità portano aun “d e n t ro ” psicologico: «La missioneprimaria della donna è procreare ed educarela prole (…). Nella donna, [si manifestano]l’attitudine a proteggere, custodire e farsviluppare l’essere in formazione e in crescita:perciò il dono, di carattere più corporeo, disaper vivere strettamente unita a un altro, diraccogliere in calma le forze, e di sopportareil dolore e la privazione, e adattarsi; il dono,di carattere più spirituale, di essereinteriormente orientata verso il concreto,l’individuale, il personale; di saperli coglierenella loro caratteristica e di adattarvisi; ildesiderio di cooperare al loro sviluppo».Psicologicamente, la disponibilitàall’accoglienza si trasforma in specifiche“empatie”: nel rapporto di coppia con l’uomo,ma anche artistiche e scientifiche; la maternitàsi trasforma in immedesimazione con ciò cheè più debole o attraentemente più grande, eda qui passa alla capacità di impegnarsi inmolteplici forme, all’aiuto nello sviluppo dellavita estranea, alla conservazione dell’umanoproprio nel campo a rischio della tecnologia.Secondo Stein sta proprio nella capacità ditale “indole” la forza fondamentale femminiledi appassionarsi a tutto ciò che è umano, inparticolare a ciò che è bello, ma anche allaverità, ovvero a tutto ciò «che da un mondodell’aldilà agisce con misteriosa potenza eforza d’attrazione in questa vita». Il tentativodi rappresentare la forma specificamentefemminile di spirito risulta straordinariamentedifficile. Stein vede in esso soprattutto il«desiderio di ricevere amore in cambiod’amore, e in ciò un anelito a venire innalzatadall’angustia della sua esistenza presenteconcreta a un essere e un agire più alti». Ilprocesso attivo-passivo di questa spiritualitàconsiste tanto nella maturazione propriaquanto nello «stimolare e favorire negli altrila maturazione fino alla sua completezza (...),anelito femminile più profondo, che puòmanifestarsi con i travestimenti più diversi, eanche come travisamenti e depravazioni». Lafenomenologa, in ultima analisi, ha difficoltàa dividere le species uomo e donna percaratteristiche spirituali «secondo il genere».Ciò che nel corpo emerge con facilità è giàmeno facile da cogliere nella formapsicologica, mentre è addirittura difficile dacomprendere nella determinazione dellospirito. Ogni persona, infatti, deve realizzare,nella propria particolarità, forme che lecorrispondono di ciò che è prescritto,addirittura l’arte (e il rischio di fallimento) èproprio di imparare ciò. Così, le parole piùforti di Stein sulla particolarità della donnasono quando pospone l’essere donna alpersonale. Sulla N o ra di Ibsen dice: «Sa didover diventare anzitutto un essere umanoprima di poter di nuovo tentare di esseresposa e madre. (...) Nessuna donna, di fatto,è solo donna». Tuttavia, per determinare ladonna, la corporeità, intesa sempre come«corpo animato», resta fondamentale: «Chel’animo umano sia immerso in un corpocorporeo (…) non è un fatto indifferente (…).Tutto ciò che è corporeo ha un lato interno,dove c’è corpo c’è anche vita interiore. Non èsolo una massa, che percepisce, bensì come

corpo appartiene necessariamente a unsoggetto, che percepisce attraverso di esso, delquale rappresenta l’aspetto esteriore e che permezzo di esso è posto nel mondo esterno enel quale può intervenire in modo creativo,che percepisce le sue condizioni». Stein hatratteggiato in maniera triplice la ricchezza ditensioni dell’essere femminile nel suocomplesso: la corporeità («natura») è puntodi partenza e base portante del progettopersonale di sé; questo include le condizioni e

i progetti sociali dell’essere donna(«cultura»). Tuttavia, la natura e la culturavengono determinate da un terzo elemento: laprovenienza e la destinazione dell’esistenza.La domanda esclusa dal discorso femministasul creatore del proprio essere in Edith Steindiventa espressa. I testi biblici, di fatto,pongono nell’umano-redento, personale, solol’essere donna naturale o determinato dallacultura. «Più in alto si sale nella somiglianzacon Cristo, più l’uomo e la donna diventanouguali (…). Così il dominio da parte delgenere viene cancellato a partire dallospirituale». In Edith Stein, dunque, il polodella “natura” viene vissuto storicamente epersonalmente: la natura stessa, infatti, non èsemplicemente “intera”, bensì ha bisognodella “soluzione” divina, della guarigionetrascendente in armonia con la propriaformazione. Rimangono tre elementi delletensioni di vita femminile: la «natura» comeindicazione corporea-spirituale; la «cultura»come modellamento personale di sé e la«grazia» come guida divina. Questi elementicontrastano l’attuale sottovalutazionedell’essere donna, poiché apportano uncorrettivo metodico e contenutistico alprogetto di sé “senza corpo” delle donne. Perconcludere con le parole di Mark Twain:«Che cosa sarebbe l’umanità senza la donna?Sarebbe scarsa, terribilmente scarsa».l’a

utric

e

Roy Lichtenstein,«The Ring» (1962)

Felice Casorati, «Tre sorelle» (1930)

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