L’ospite pedagogico. Analisi di pedagogia Interculturale. ospite ped... · dell’umanesimo...

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L’ospite pedagogico.Analisi di pedagogia

Interculturale.

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Cap. 1Rappresentazioni

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rappresentazioni

Straniero, ospite,barbaro

ambiguità dell’alterità

Straniero, ospite,nemico

razzismo: disuguaglianzadi valore vs. la persona

tolleranza condizionata

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FIN DALL’ANTICHITA’IL CONCETTO DI STRANIERO NON

SI SVILUPPA IN MODOLINEARE ED UNIVOCO

‘XENOS’ come straniero semplice,individuabile come altro solo a

livello politico, poiché non condivide l’etnicità ellenica

(v. in Omero)

‘BARBAROS’ come negativa diversità da sé,

straniero a livello politico,a livello di cultura e di

consanguineità

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NELL’ANTICA GRECIA‘OSPITE’ E ‘NEMICO’

SONO LEGATI INDISSOLUBILMENTE.

CON L’AVVENTO DELLEGUERRE PERSIANE

IL ‘BARBAROS’ VIENECONNOTATO DI

‘HYBRIS’ (violenza sfrenata e sacrilega baldanza) COPPIA OPPOSITIVA

‘BARBARI vs. ELLENI’

‘BARBAROS’ è colui che minaccia il greco e

alimenta la consapevolezza

della ‘grecità’

Il ‘BARBAROS’ appartiene ad un’altra

specie di uomini, per cui con lui nonsono possibili né relazione né

reciprocità

IL TERMINE ‘BARBAROS’E’ STRETTAMENTE

CONNESSO CON L’IDEOLOGIA E LA STORIOGRAFIA LEGATE ALLAGUERRA ESTERNA (POLEMOS) ,

NONCHE’ALLA NECESSITA’ DI GESTIRE

LA SUPREMAZIA POLITICA DELLA GRECIA

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NELLE LINGUE INDOEUROPEE L’ESSERE BARBARO NON HAUNA COSI’ NETTA DEFINIZIONE,

ANZI IMPLICA L’INTERA GAMMA DELLE

ACCEZIONI SEMANTICHE DELL’ALTERITA’

‘XENOS’ non è segno di ostilità(v. in Euripide,

v. Cristo come xenos)

ABRAMO come PARADIGMA DELLO STRANIERO

OSPITATO ED OSPITANTE

‘XENOS’ (tradotto come straniero o ospite a seconda dei contesti) RAPPRESENTA NELLA CLASSICITA’ UN VINCOLO, UN PATTO DI OSPITALITA’ SANCITO

CON LO SCAMBIO DI DONI

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Benveniste colloca il termine‘xenos’ all’interno della

serie funzionale in cui sono compresi il latino ‘hostis’,

il suo composto ‘hospes’ e il suo corrispettivo gotico ‘gasts’.

In Latino il passaggio dal termine ‘hostis’

a quello di ‘hospes’ coincide con iltramonto delle istituzioni arcaiche e con

la riduzione semantica di ‘hostis’a puro termine per significare

il nemico.

Benveniste sostiene che nonesistono ‘stranieri’ in sé e che,proprio nella diversità di queste

nozioni, lo straniero èsempre uno straniero

particolare.

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I ROMANI PARTIVANO DA UNAPOSIZIONE DI ‘SUPERIORITA’MORALE’ ED ERANO MOSSI

DA UNA FORTE CONVINZIONECIVILIZZATRICE

PASSAGGIO DA ‘HOSPES’AD

‘HOSTIS’ SEGNA IL PASSAGGIO DALLA

RELAZIONE DI SCAMBIOA QUELLA DIESCLUSIONE

POLITICA DI ASSIMILAZIONISMO

L’ESSERE STRANIERO, COME DIVERSO CHE STA

AL DI FUORI DI UNA CULTURA, MANTIENE LA DUPLICITÀ DI SENSO

DELL’ESSERE OSPITE ‘XENOS’, ‘HOSPES’,E DELL’ESSERE NEMICO ‘HOSTIS’

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CON IL CRISTIANESIMO IL NEMICO

SI PRECISA IN QUANTO BARBARO,

MA ANCHE IN QUANTO NEMICO

DI RELIGIONE.INOLTRE, L’ ‘HOSTIS’ PER

ECCELLENZA E’ IL DIAVOLO.

Con l’epoca moderna la guerra

assume connotati semprepiù disumanizzanti,

e lo stranieroda colonizzare è identificato

con l’hostis.

‘HOMO HOMINIS LUPUS EST’sostiene Hobbes nel Leviatano;

‘OGNI GUERRA E’ UNA GUERRA CIVILE’ricorda Cesare Pavese

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CON LA NASCITA DELLO STATO-NAZIONE MODERNO VIENE SANCITO IL PASSAGGIO DAL DIRITTO NATURALE AL DIRITTO

POSITIVO, SCOMPARE L’AMBIVALENZA FRA ‘HOSPES’ ED ‘HOSTIS’,E VIENE PRECISATA UNA PIU’ MARCATA SEPARAZIONE (CONFINE)

FRA INTERNO ED ESTERNO.

Foucault proclama negli anni ’70che è in atto la fine

dell’Uomo e di ogni Umanesimo,aggravati dalla ‘riduzione dell’umano’in nome dell’ideologia, dell’interesse

economico e del tecnicismo.

Vediamo anche il prorompere

dell’ ‘etica del genoma’come grimaldello ideologico

del relativismo totalitario

I TRAGICI FATTI DELL’ 11/09/2001 SEGNANO LA DEFINITIVA SEPARAZIONE DEI CONCETTI DI ‘HOSPES’ E DI ‘HOSTIS’,

NONCHÉ UNA SEMPRE MAGGIORE INCERTEZZANEL DISTINGUERE IL NEMICO INTERNO DAL NEMICO ESTERNO

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Cap. 2Identità e persona

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Il concettostorico e culturale

di Europa

Radici e alterità

Il senso dell’uomovs. monismo

Il principio dialogicoIo-Tu

Identità e persona

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L’idea di una diversità/alterità di ordineculturale e istituzionale fra Occidente e

Oriente nasce nello spazio attraversato dallimen dell’incontro

(v. la figura di Dioniso, come “dio che viene”,lo straniero per antonomasia)

Contro l’idea di una polarità fra Occidentee Oriente, possiamo inseguire l’immagine

di un popolo mediterraneo con ascendenzain eroi e divinità perennemente alla ricerca

di un’altra terra, ma accomunati da unterritorio.

La parola “Europa” è di origine greca ed èintrisa di spirito greco: “differenza socratica”

(tra bene e beni) e “democrazia” (legataall’eumonia platonica).

Essa si è costruita nel tempo sulla sintesifra due radici: greca e cristiana

(v. discorso di Ratisbona di Benedetto XVI)

Europa:un concetto storico

e culturale da rileggere

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Il mancato inserimento del riferimento alleradici classico-giudaico-cristiane dell’Europa

nella Costituzione europea è la spia delpericolo che con il pretesto della difesa deidiritti dell’uomo si vuole eliminare la voce

del Cristianesimo.Per G. Reale il fondamento dell’essere

europei è la persona, perché l’Europa ha treradici, riferite alla cultura classica, a quella cristiana e a quella scientifica moderna.

Per il cardinale J. Ratzinger l’Europa ha bisogno di accettare se stessa e di non dimenticare la

fratellanza che ci unisce nel Sinai e nel Golgota.La questione dell’altro è una questione

cristiana ma anche umana, dal momento cheè l’altro a farci esistere come persone.

Questa tematica va affrontata in terminicoevolutivi, facendo attenzione a mettere alcentro la persona, a non ridurla a oggetto di

potere.

Radici e alterità:uscire da una controversia

La laicità dello Stato deve avere comeapprodo una concezione pluralistica

della società(v. J. Locke, Lettera sulla tolleranzaJ. Maritain, Umanesimo integrale)

La verità e la libertà sono ilfondamento di una società democratica.

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L’incontro con la diversità non va respintoo semplicemente tollerato, ma va accettatocome iscritto in una problematica di pace,come strumento di sopravvivenza in unmondo che non voglia ridursi a fortezza

assediata. Per Touraine, occorre recuperareil “senso dell’uomo”.

Occorre impegnarsi per una globalizzazione“dal volto umano” e per riorganizzare i

propri sistemi nazionali non a fini di mercato.Bisogna combattere il “sottosviluppo

mentale”, che corrode la civiltà e produce un pensiero riduttivo intorno all’uomo.

Dal riconoscimento di sé e delle proprieradici, coniugato con il principio di

reciprocità, scaturisce il riconoscimentodell’altro e della sua appartenenza.

Prendendo avvio dall’identità di ciascunapersona, dobbiamo imparare ad essere

“terrestri”.

Il senso dell’uomovs. il monismo

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Ricoeur ci ricorda che la nostra “finitudine”rende impossibile qualsiasi fondazione

assoluta, qualsiasi concezione monolitica daTorre di Babele.

L’alterità è una componente essenziale enecessaria della nostra individualità.

Buber sostiene che la relazione con il Tueterno restituisce all’uomo contemporaneoil rapporto con gli altri uomini, con Dio e

con l’umanità intera. La condizione esistenziale dell’uomo è

essere consapevole che esiste altro da sé,facendo venir meno ogni etnocentrismo.

La persona è relazione io-tu, è un microcosmo,ove l’esperienza del tu consente di

comprendere “chi sono io” e “chi sono gli altri”,cioè aiuta a costruire una propria identità

(come flusso). Da qui scaturisce una strettarelazione fra comprensione e riconoscimento.

Io-tu:il principio dialogico

è cogente.

I percorsi di formazione della persona devono

essere ripensati nella direzionedi una “educazione morale”.

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Cap. 3Persona, cultura, intercultura

e non viceversa

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La personaè il primo valore

Cultura:riconoscimento di sé

Intercultura:una competenza

da costruire

Inclusione e

diritti umani

Persona, cultura e intercultura

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Levinas: l’esistenza degli uomini ècaratterizzata da una differenza irriducibile.

Heidegger: molteplicità dell’esserci.Occorre una nuova etica umana che sirivolga al rispetto dell’ alterità di ogni

essere.

L’uomo ha valore in sé ed esiste per sestesso (dignità umana che non coincide

con il soggettivismo etico).La persona è la singolarità irripetibiledell’esistente e del mistero dell’Essere,

è un valore indisponibile.

Il riconoscimento della persona comportauna fondazione ontologica e finalistica

dell’etica, che chiami in gioco laresponsabilità intenzionale reciproca(H. Jonas), per costruire una società

sussidiaria “a misura di persona”.

La personaè

il primo valore

L’ educazione al bivio:deve seguire la strada

dell’umanesimo integrale,non quella

del nichilismo.

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Il primo codice trascendentale si ritrovanel riconoscimento di ogni persona.

Per questo, occorre superare una concezionesocio-antropologica della cultura e

ricordare che il problema della cultura stanell’assiologia (A. Agazzi).

La cultura appartiene al mondo della qualità,è mossa da un respiro etico

(vs. concezione reificata e chiusa della cultura, come marcatore di identità,

semplice prodotto tecnico dell’evoluzionedell’uomo come essere neotenico)

Andando oltre i limiti relativisticidell’antropologia culturale,

occorre recuperare un’antropologia filosoficache ravvisi la peculiarità dell’essere uomo

nella sua intenzionalità e nella suacapacità di decentrarsi dal proprio ambiente,

cioè nella sua coscienza.

Cultura: riconoscimento di sé

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Il termine “intercultura” appare negli anni’70 per definire un modo nuovo di

considerare le relazioni fra i differenti popoli, non più inteso nel senso diacculturazione, cioè di scambiomeccanico, di accomodamento.

La cultura non è una cosa che si possiede,ma è frutto di un attraversamento

di confine, ove occorre sempre mantenere alcuni punti fermi di orientamento,

a partire dai valori primi. Altrimenti, si rischiadi rinnegare e di abbandonare

ciò che è proprio.

La cultura è un sistema aperto, prodottodal pensare e dall’agire di ciascuna personae dei gruppi: dalla loro unità combinatoria

scaturisce l’intercultura (confronto fra diversità).

Intercultura:una competenza

da costruire

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Fare la scelta interculturale significa mettere al centro la personae pensare che l’aggancio (varco) fra (inter) le diversità

(culturali, linguistiche, ecc.) si costruirà sia ribaltando la gerarchiafra cultura e persona, sia attraverso le risorse della comunicazione

umana (cfr. gli assiomi di Palo Alto).

Occorre riscoprire un nuovo tipo di discorso, che ci porti a sentireche l’ alterità è scritta in noi.

In questo modo, è possibile prendere le distanzedalla concezione (e politica) assimilazionistica del tipo melting pot,

da quella del transculturalismo, da quella del multiculturalismopluralista (salad bowl).

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La Dichiarazione universale dei dirittiumani (1948) si preoccupa di affermare

il diritto degli uomini all’uguaglianza piuttostoche alla differenza. Sono diritti “fragili”perché non fondati sulla legge naturale,

ma su quella positiva.

In alcune dichiarazioni successive, redatte da vari organismi internazionali, si ricordache la diversità culturale è necessaria per

l’umanità quanto la biodiversitàlo è per la natura.

Nella Convenzione sui diritti politici e civili(1966), i principi sono collocati in ambitoeducativo e sono visti in interconnessionefra loro e inseriti nel contesto della pace.Essi sono inscindibili dalla formazione

morale.

Inclusionee

diritti umani

La matrice dei diritti umani èoccidentale, ma recentementela Chiesa ha riconosciuto in essianche l’impronta della tradizione

cristiana (v. l’ idea modernadi libertà).

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Cap. 4

Interdipendenza

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Navigare oaffondare insieme:nuovo problema per

l’identità

Globalizzazione e deterritorializzazione:

progresso vs.sviluppo?

Economia,organizzazione,educazione:

porsi il problema

“Scontro di civiltà”o svelamento dell’alterità?

Interdipendenza

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Il termine “migrazione” deriva da “migratio”,che significa “passaggio”, “spostamento”,ma anche, per traslazione, “trasgressione e

violazione delle regole”. La “migratio” èfaticosa e onerosa; Cicerone definisce il

migrante come il rivoluzionario etico e politico.

La migrazione mette in gioco il problema dell’identità, con la modifica degli equilibri

della società di partenza e di quella di arrivo.Il migrante viene percepito come “nuova

persona” o “non- persona”, ma anche come“doppia assenza”, grazie all’innescarsi di un

processo di contro-transfert culturale.

La “persona in esodo” vive in uno spazioibrido, tra l’essere sociale e il “non essere” in

un “non luogo”.La migrazione è un fatto sociale totale, ovel’immigrato è una “presenza che si impone”.

Navigare oaffondare insieme:nuovo problema per

l’identità

Bauman sostiene che siamo tuttisulla stessa barca: o affondiamo o

decidiamo di navigare.Occorre promuovere una

globalizzazione nella solidarietà, senza marginalizzazioni.

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Da quando gli esploratori del XV e XVI secoloscoprirono la diversità, via via la cultura è

passata da una forma al singolare ad una formaplurale.

E’ un fatto che l’umanità sia attraversata dadiverse specificità culturali; ogni tentativo di

oggettivizzarle opera una coercizione.

Passare da una concezione di cultura en-demica(chiusa) a una di cultura epidemica (aperta)

significa condividere con “gli altri” lo spostamentonel territorio e intraprendere un viaggio versol’alterità, in cui siamo ricompresi anche noi,

“sulle orme di Abramo”.La diversità dell’altro è una richiesta autenticadi uscire da noi stessi, un appello ad un esodoe a una costante percezione del nostro limite.

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Con l’avvento, in epoca moderna, delloStato-nazione si è affermata la pretesa di

avanzare una propria supremazia sulterritorio e di distinguere fra sudditi o

cittadini e stranieri. Nasce così il concetto dimigrante come colui che oltrepassa i confini.

M. Walzer ricorda che nelle società odiernesi sta riproducendo quella divisione, giàpresente nella Grecia antica, fra cittadini

e meteci, ovvero lavoratori stranieri tolleratiin quanto utili, ma privi di diritti.

Occorre definire i termini dell’incontro/scontrotra le genti e dell’interrogarsi tra le forme

al plurale e al singolare del concetto di cultura.La globalizzazione deve essere integrale

e mettere al centro la persona umana, perchél’interdipendenza fra i popoli ha un carattere

etico.

Globalizzazione e deterritorializzazione:

progresso vs.sviluppo?

La IV mondializzazione si èpresentata come l’era del libero

scambio integrale e dell’integralismodel liberalismo.

Tra le conseguenze va ricordatal’ingiustizia sociale, legata al forte

indebitamento internazionaledei paesi del Terzo mondo.

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La mondializzazione dei problemi ha messoin crisi le democrazie occidentali e ha reso

speculari globalizzazione e frammentazione.Infatti, è venuta meno la saldezza degli

stati nazione e sono avanzati, sulla scenamondiale, nuovi protagonisti, come le

multinazionali.

J. Maritain ci ricorda che un’interdipendenzaeconomica senza una corrispondente

rielaborazione fondamentale delle strutturemorali e politiche dell’esistenza umana,non può che imporre un’interdipendenza

politica parziale e frammentaria.

K. Lewin: teoria del campoK. E. Weick: interconnessione ambiente,organizzazione e persona, che va ad intrecciarsi con il concetto di cultura.Le organizzazioni creano l’ambiente egli conferiscono significato, così come

l’agire precede il pensare e il conoscere.

Economia,organizzazione,educazione:

porsi il problema

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Negli anni ’50 si è iniziato a pensare di coniugare,negli studi organizzativi, l’approccio

classico (dottrina dell’organizzazione, che diedevita al concetto di homo oeconomicus), con

l’approccio neoclassico, descrittivo, da homo sociologicus.

In anni più recenti si è iniziato a parlare dilearning organization (organizzazione che apprende)

e di reingeneering.

Questi studi ci dicono una volta di più che nonbisogna subordinare l’uomo all’azione economica,

così come sia necessario l’incontro con la pedagogiaper spiegare e regolare i comportamenti

dell’ homo oeconomicus nel momento in cui agisceper accrescere le proprie conoscenze.

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S. P. Huntington sostiene che i conflittipiù profondi, laceranti e pericolosi delnostro mondo saranno quelli fra gruppiappartenenti ad entità culturali diverse

(“scontro di civiltà”). Ciò sarebbe acceleratodalla globalizzazione.

Per Darhendorf il “conflitto sociale moderno”diverrà uno dei problemi cruciali del complessosistema moderno a tutti i livelli: etico, politico,giuridico e pedagogico, oltre che comunicativo

e relazionale.

Amartya Sen considera piuttosto limitante la teoriadello scontro di civiltà, per la rigidità della suddivisione in civiltàriferita in maniera indifferente sia alla cultura sia alla religione.

Occorre preoccuparsi del problema dell’inclusione socialee della povertà come “incapacitazione” (impossibilità

di partecipare alla vita sociale e di realizzare le proprie potenzialità).

“Scontro di civiltà”o svelamento dell’alterità?

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In realtà, come ha ben chiarito Ricoeur, la democrazianon può essere considerata un regime politico senza

conflitti, bensì un regime in cui i conflitti sono aperti e negoziabili secondo regole di arbitraggio.

Essi aumenteranno di numero e si approfondiranno,perché il pluralismo delle opinioni (svelamento dell’alterità)

è la manifestazione del carattere non decidibiledel bene pubblico in maniera scientifica o dogmatica.

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Cap. 5

Conclusioni

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Centralità della persona:una direttiva perl’integrazione

Dignità umana e“grammatica della pace”:

bussola per l’intercultura

Convivenza civile:oltre il concetto di

cittadinanza

Lettura interculturaledegli accordi

sull’immigrazione:un bilancio sull’ “acquis”

Presenza e accoglienzadegli alunni stranieri inItalia: nuovi compitiper la pedagogia

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La questione interculturale si pone nelmondo come fatto ineludibile e comeevento, che sta ridisegnando la storia

e la geografia.

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Visione antropologica classica (filosofica)

La persona vienemessa al centrodella riflessioneinterculturale.

Dialettica fra dignitàumana (valore universale)

e ricerca della pace.

Nella Convivenza civileviene riconosciuta una ipotesi di vita con l’altroda sé più articolata edadatta a realizzare

un’integrazione veramenteumana delle diversità.

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La centralità della persona assegna una prospettiva dinamica (in fieri)al modo di intendere l’intercultura

(lotta all’individualismo e al “monosillabismo intellettuale ed etico”).

La persona nel suo fondamento ontologicodà linfa vitale alla democrazia, aggiungendo

una nuova dimensione prossimale.Il “chi ciascuno è” diventa riferimento della

coscienza europea e delle sue radici.

Il valore persona trova l’esatta strumentazione nell’operatività condivisa

e sussidiaria, in quanto strumento di crescitae di capacità di agire.

In questo modo, ciascunoha la possibilità di consolidare la propria

identità.

Centralità della persona:una direttiva perl’integrazione

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G. Cannarozzo- A.A. 2007/08 38

Il tema della pace è un tema costantementecaro alla Dottrina sociale della Chiesa

(encicliche papali: Populorum progressio,Gaudium et spes, Redemptor Hominis,

Mater et Magistra).

Occorre costruire un “nuovo ordinedi relazioni internazionali” vs. il capitalismodisumanizzante (papa Giovanni Paolo II).Bisogna porre le basi per una risoluta azione di pace che si fondi su verità,

giustizia, amore e libertà.

Solidarietà e pace sono principi interconnessi che si richiamano l’un l’altro:

il mondo e le sue parti trovano nella solidarietà la spinta vs. la frammentazione,

perché solidarietà e pace costituiscono un unico principio.

Dignità umana e“grammatica della pace”:

bussola per l’intercultura

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G. Cannarozzo- A.A. 2007/08 39

L’inclusione o l’esclusione degli immigratinel paese di accoglienza dipende dalle

politiche pubbliche in fatto di insediamentoe di cittadinanza, così come dall’impegno assunto in questo senso dai paesi membri

dei vari organismi e dall’Europa.

La cittadinanza europea è la risultante della somma delle discipline nazionali

rispetto al concetto stesso di cittadinanza,secondo una logica che può essere

collocata a metà strada tra la logica federale e la logica

internazionale.

C’è ancora da trovare quel punto di equilibrio dove diventano irrinunciabili idiritti fondamentali e “inviolabili” di

ciascuna persona (art. 2 Cost.),così come le “esigenze

elementari” della verità, della bellezza e della giustizia.

Convivenza civile:oltre il concetto di

cittadinanza

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Convivenzacivile

personacittadinanza

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Il concetto di cittadinanza è limitatoin se stesso, laddove esso è slegatodal concetto di educazione come

integralità. Infatti, riguarda solamentela sfera del diritto e non quella della persona. Per questo, occorre parlare

di Convivenza civile (L. 53/03).

Se cittadinanza e Convivenza civilesi incontrano a matrice sulla persona,appare un concetto multidimensionale

della cittadinanza, mentre laConvivenza civile diventa il luogo dellamediazione fra le radici, l’appartenenza,

il confronto fra culture e la persona.

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La centralità della persona, la dignità umana,la tensione verso il fine, l’eticità delle scelte,la Convivenza civile sono parametri su cui

basarsi per leggere criticamente i documentisovranazionali (es. UNESCO), quelli della UE

e quelli nazionali.

Si tratta di continuare ad interrogarci, sulpiano assiologico, prasseologico, epistemico

e deontologico, su come affrontare laquotidianità e l’imprevisto nella vita, con chi

non è come noi.

Occorre trovare la strategia migliore voltaad arricchirci l’uno delle virtù dell’altro,

andando a sostegno del percorso/processo interculturale

vicino e lontano, sottoponendolo a unacontinua manutenzione critica.

Lettura interculturaledegli accordi

sull’immigrazione:un bilancio sull’ “acquis”

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G. Cannarozzo- A.A. 2007/08 43

Il programma dell’Unione Europea continua a mantenere una prevalenteconnotazione economica.

La Convenzione di Schengen (1985) definì la condizione dello stranieroin maniera indiretta, in relazione ai requisiti per l’ingresso nel territoriocomunitario e previde l’istituzione di un visto unico ed uniforme per

tutte le parti contraenti.

Il principio della libera circolazione delle persone è stato acquisito, ma si è mano a mano affermato attraverso l’istituzione del mercato unico.L’approccio al problema migratorio non è ancora avvenuto in terminiinterculturali, restando un vuoto attorno alla persona come valore in

sé, e dando di nuovo precedenza all’economia.

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G. Cannarozzo- A.A. 2007/08 44

Nel Trattato dell’Unione Europea (Maastricht, 1992)le questioni relative all’immigrazione vennero inserite

ufficialmente fra gli ambiti della cooperazione comunitaria. Si tratta di norme

che disciplinano l’attraversamento dellefrontiere e le politiche di immigrazione dai paesi terzi.

Nonostante il riconoscimento formale all’interno dell’ordinamento europeo (acquis communitaire),non è stata ancora affrontata una politica comune

dell’immigrazione, aumentando così il gap fra quantodichiarato e quanto agito. Si tratta, invece, di

affrontare la questione dell’integrazione interculturalenel suo cuore, cioè nel rispetto delle identità personalie delle radici culturali. Fino a che le norme rimarrannoastratte, si creeranno ulteriori disuguaglianze di valore,possibile anticamera di razzismi e di fondamentalismi.

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G. Cannarozzo- A.A. 2007/08 45

Recenti indagini del Ministero della PubblicaIstruzione ci dicono che, ad oggi, sono all’incirca 500.000 gli allievi stranieri che frequentano la scuola italiana.

E’ fondamentale che le nostre politicheeducative e la pedagogia si impegninoin una continua riflessione, ponendosil’obiettivo di un’educazione protesa a

sviluppare il massimo grado di perfezione possibile in ciascuno.

A questo si aggiungono due ulterioriscopi: integrare il sistema educativo con ildinamismo del sistema sociale, così comerifuggire dalle varie forme di utilitarismoall’americana o di individualismo astratto.

Presenza e accoglienzadegli alunni stranieri inItalia: nuovi compitiper la pedagogia

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G. Cannarozzo- A.A. 2007/08 46

Alcuni studiosi ritengono fondamentale assegnarepriorità alla formazione di un effettivo pensiero

“interculturale” negli autoctoni, ai fini dell’educazione alla diversità. Si vedano, a tal

proposito, i nove principi indicati da Agostino Porteraper un’educazione culturale più vicina alla persona.

Oggi, più di ieri, l’educazione si presenta comebinomio di educazione e vita, in quanto azionecaratterizzata dalla qualità della relazione fra i

soggetti. Essa si basa su tratti umani formali, comel’educabilità del soggetto (desiderio di crescita e

di sviluppo) e l’intenzionalità di educazione (responsabilità).

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G. Cannarozzo- A.A. 2007/08 47

Questioni preliminari che sideve porre la pedagogia:

riscoprire la narrazioneumanistica dell’Occidente

farsi carico dei tre paradigmiimpliciti nell’educazione:scientifico, ermeneuticoe umanistico-filosofico

ripristinare una “ragionepedagogica”

riappropriarsi di concetti comeresponsabilità, cura, educazione

e formazione

riportare alla luce e renderecondivisibili etiche spendibilisul piano dell’autorevolezza

educativa

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Anche ai fini dell’integrazione della diversità,si precisa il problema posto dalla riflessione pedagogica

alla didattica, cioè lavorare per ricostruire il sensodi responsabilità e l’inscindibilità (consustanzialità)

fra azione di subsidium e persona (personalizzazione).

La pedagogia si fa essa stessa interculturale, perchérisponde alle esigenze e ai bisogni delle persone

che vivono nella nostra società:empatia + decentramento culturale

+ gestione dei conflitti + multiprospettività+ comunicazione interculturale.

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G. Cannarozzo- A.A. 2007/08 49

L’educazione interculturale si rafforza sui motividell’unità, della diversità e della conciliazione dialettica.

Essa rappresenta la risposta all’altezza dei problemidi una società complessa e mobile come è la nostra.

La scuola è il terreno in cui il nuovo paradigma dell’interdipendenza può essere meglio osservato,analizzato, studiato, elaborato e che più si presta

a modificare la lettura della realtà in senso critico esolidale.