Educazione e Comunicazione. Per Una Ped
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Fosso Irma, Educazione e comunicazione. Per una pedagogia della comunicazione dei nuovi media
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INDICE
INTRODUZIONE 3
CAPITOLO 1: LO SCENARIO PEDAGOGICO DELLA POST-MODERNIT
1.1 La post- modernit.. 7
1.1.1 Crisi della post- modernit.... 9
1.1.2 Luomo post- moderno........13
1.2 La Societ della comunicazione.... 17
1.2.1 Discorsi fondatori e indicatori temporali........ 20
1.3 Il mondo come immagine. 23
1.3.1 La realt nel mondo come immagine.. 28
1.3.2 Effetti del mondo come immagine.. 30
1.4 Digital divide: nativi digitali e immigrati digitali. 35
1.4.1 Identikit del nativo digitale..... 36
1.4.2 I consumi mediali nellepoca 2.0........ 37
1.4.3 Digital divide.......41
CAPITOLO 2: LA COMUNICAZIONE NELLERA DIGITALE 2
2.1 I significati della comunicazione ..45
2.1.1 Assiomi della comunicazione..47
2.1.2 Dimensioni e modelli della comunicazione.... 49
2.2 Elementi della comunicazione.. 53
2.2.1 Il Segno... 53
2.2.2 Il Codice. 55
2.2.3 Il Testo 56
2.3 La comunicazione nellera digitale: nascita e sviluppo del medium.57
2.3.1 Dal pensiero orale al villaggio globale ...58
2.3.2 Nascita ed evoluzione dei mass- media.. 62
2.3.2.1 Dal telegrafo al cinema.63
2.3.2.2 Dalla radio alla televisione... 65
2.3.3 Il computer e lera di Internet: nuovi prodotti mediali67
2.3.3.1 Comunicazione testuale... 68
2.3.3.2 Comunicazione Multimediale.......... 69
2.3.3.3 Espressione Multimediale del Web 2.0 e new media...........................71
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Fosso Irma, Educazione e comunicazione. Per una pedagogia della comunicazione dei nuovi media
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2.4 Principali media ed effetti sulluomo moderno.........72
2.4.1 Televisione ..... 75
2.4.2 Internet e new media....... 78
2.4.2.1 I Social Networks... 82
CAPITOLO 3: PER UNA PEDAGOGIA DELLA COMUNICAZIONE DEI MEDIA 3
3.1 Presupposti morali: letica della comunicazione... 91
3.2 Pedagogia della comunicazione educativa 98
3.2.1 Comunicazione relazione....... 105
3.3 Pedagogia dei media... 110
3.3.1 Il campo della pedagogia dei media e ambiti di ricerca. ...115
3.4 Educazione ai media... ....117
3.4.1 Modelli e luoghi per un'educazione ai media........118
3.4.2 Obiettivi delleducazione ai media....... 121
3.4.2.1 Senso critico....... 123
3.4.2.2 Educazione alla salute............ 125
3.4.2.3 Educazione civica.......126
3.4.2.4 Educazione allidentit di genere... 128
CAPITOLO 4: LA RICERCA EDUCATIVA NELLA MEDIA EDUCATION 4
4.1 La ricerca educativa nellambito dei media e ricerca nella Media Education 129
4.2 La ricerca teorica..... 134
4.2.1 Le metateorie.135
4.2.1.1 Inquadramento disciplinare.... 138
4.2.2 Teorie strategiche.. 141
4.2.3 Teorie Descrittive e Prescrittive 144
4.2.4 Teorie Interpretative.. 147
4.3 Ricerca pragmatica...... 148
4.4 Ricerca politica........153
4.5 La Media Education in Italia....... 157
4.5.1 Un progetto di Media Education a Bari: Reputazione in rete....161
CONCLUSIONI...... 164
BIBLIOGRAFIA. 171
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Fosso Irma, Educazione e comunicazione. Per una pedagogia della comunicazione dei nuovi media
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Introduzione
Prima di mettere mani su questo lavoro di tesi, ho voluto dare unocchiata alla tesi
da me svolta nel corso dei primi tre anni di questo percorso formativo universitario.
Sebbene inizialmente mi sia accostata ad essa solo per un desiderio di riscoperta (e anche
per ricordarmi da dove partire per la successiva), pensando che il tema fosse
completamente diverso (Il carcere utile) rispetto a quello scelto questanno, mi sono
resa conto che in realt sono proprio in quel lavoro le prime tracce di un percorso
riflessivo che mi ha portato qui.
Una buona parte della mia riflessione sul carcere, infatti, consisteva
nellesaminare il tipo di concezione che i media riuscivano a creare nella mente di coloro
che ne fruivano e di come tale concezione non solo influenzasse il pensiero della massa
sullargomento carceri, ma anche di come ci comportasse anche un rallentamento sulle
riforme ad esso collegate. stata una piacevole riscoperta e anche la conferma ulteriore
del motivo per cui ho deciso di intraprendere questo percorso di tesi.
Dopo questa breve digressione, cercher di delineare il percorso intellettuale che
mi ha portato alla definizione delloggetto dei miei studi.
Il punto di partenza stato la lettura della realt che mi circonda, ormai caratterizzata
dall utilizzo sempre pi invasivo e persuadente dei media. A seguito di tale lettura, mi
sono posta alcune domande che hanno successivamente guidato il mio lavoro: Che tipo
di relazioni nascono e si formano attraverso i new media?; La persona in quanto tale
(come definita dal personalismo) che spazio pu costruirsi allinterno di queste relazioni
mediata?; Qual il compito della pedagogia? Come pu accompagnare veramente ed
efficacemente la persona in questa epoca definita della tecnica?.
Rispondere a queste domande implica rispondere anche ad unaltra domanda: da
imputare solo allavanzamento tecnologico la crisi valoriale odierna, o piuttosto la
conseguenza di una deriva gi iniziata in passato?.
Diverse sono le posizioni a riguardo. Umberto Eco le riduce nel dibattito tra apocalittici
ed integrati1, ovvero tra coloro che pensano che i nuovi mezzi di comunicazione sono
la causa di tutti i mali della nostra epoca e chi, invece, preso dallentusiasmo del loro
utilizzo, riscontra in essi solo elementi positivi e di progresso. La mia posizione rispetto
1 U. ECO, Apocalittici e integrati: comunicazioni di massa e teorie della cultura di massa, Milano,
Bompiani, 1964
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Fosso Irma, Educazione e comunicazione. Per una pedagogia della comunicazione dei nuovi media
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ad essi si trova nel mezzo e consiste nella considerazione globale di entrambi i risvolti,
positivi e negativi, che luso di tutti i mezzi di comunicazione comporta. Perch, se da
una parte vero che il cattivo utilizzo dei media comporta non poche conseguenze
nefaste, anche vero che, come afferma Morcellini, [] sullorizzonte della
comunicazione, sulle dinamiche di rete, sulla navigazione nelloceano dei link
ipertestuali, si accrescano le potenzialit individuali di accesso alle risorse della
conoscenza e dellinformazione.2
Ci che ne determina effetti pi o meno positivi , quindi, non il mezzo in s, ma
come ci si approccia a tale mezzo. Entra in gioco, quindi, la necessit di educare
allutilizzo dei media, attraverso una scienza specifica per tale ambito: la pedagogia dei
media. Lassunto che orienta questa tesi, quindi, che i media possono essere un
vantaggio e un rischio e che siamo noi a decretarne la valenza. Alla pedagogia, quale
scienza del divenire umano, affidato il compito di condurre le nuove generazioni (e le
meno giovani) a fare di questi mezzi, un uso pi umanizzante.
I tempi corrono e la richiesta di dare un senso ai cambiamenti che vi stanno avvenendo
crea ancora di pi lesigenza di dar maggiore spazio alla pedagogia. Stiamo, infatti,
entrando nellera 3.0, evoluzione dellattuale 2.0, in cui tutto ci che riguarder la
telematica sar sempre pi a misura di uomo, ovvero sempre pi personalizzato e
personalizzabile.
Tale situazione comporta uno stravolgimento totale del modo di vivere,
soprattutto per coloro che non sono cresciuti negli anni di questa rapidissima rivoluzione
tecnologica (mi riferisco a coloro che sono nati prima del 2000), mentre rientra nella
normalit per coloro che vengono ormai definiti Nativi Digitali, ovvero i ragazzi che sono
nati e cresciuti in un ambiente completamente mediatizzato. proprio ad essi che ho
pensato quando mi sono chiesta quali fossero le conseguenze di questa situazione,
soprattutto perch lattuale gap digitale tra loro e le generazioni precedenti, comporta non
pochi problemi dal punto di vista educativo e formativo.
Una metafora che mi sembra appropriata a descrivere questa situazione quella
del funambolo. Luomo moderno, difatti, chiamato a diventare una sorta di funambolo,
che cammina sul filo della realt (dove il virtuale costituisce non un suo contrario, ma un
modo ulteriore per far della propria vita una virt), aiutato dal bilanciere dei suoi valori,
dei suoi sogni e progetti e di tutto il suo universo interiore. Il rischio di cadere nel baratro
2 M. MORCELLINI, La TV fa bene ai bambini, Meltemi, Roma, 1999, p. 15
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Fosso Irma, Educazione e comunicazione. Per una pedagogia della comunicazione dei nuovi media
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del mero tecnicismo presente ma la pedagogia ha il compito di mostrare il percorso, i
modi e i mezzi tali da non permettergli di sprofondare. La pedagogia ha il compito di
essere luce nel buio per condurre, anzi ricondurre, lumanit verso un nuovo
umanesimo, dove luomo possa mantenere il suo primato rispetto alla tecnica.
Una delle strategie di cui si avvale tale scienza la Media Education, sotto-area
della pi vasta Pedagogia dei Media, che ha proprio il compito di educare i ragazzi ad un
corretto e libero (nel senso di non suggestionato) uso dei media. Prendendo in prestito,
ancora una volta le parole di Morcellini, possiamo affermare che la societ attuale: []
sembra investita da una rinnovata assunzione di responsabilit: alla scuola e alla
formazione affidata la costruzione di una nuova e pi salda mediazione culturale,
parallela a quella dei mezzi di comunicazione e capace di integrarsi con essa []. La
comunicazione pu assumere la valenza positiva di riuscire a cambiare le persone, se
adeguatamente ancorata alla diffusione della cultura di base e della partecipazione
scolastica3
Comunicazione ed educazione, quindi, saranno le fautrici di un nuovo mondo, fine e
mezzo di ogni intervento di insegnanti, genitori ed educatori della societ 2.0.
3 M. MORCELLINI, Media e identit scolastica. Significati di un cantiere aperto, in M. MORCELLINI (a cura
di), La scuola della modernit, Franco Angeli, Milano, 2004, p. 14.
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Fosso Irma, Educazione e comunicazione. Per una pedagogia della comunicazione dei nuovi media
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CAPITOLO 1 :
LO SCENARIO PEDAGOGICO DELLA POST- MODERNIT
1.1. La post- modernit
Nel 1749 lAccademia di Digione sul Mercure de France pubblica un bando di
concorso sul quesito: Se la rinascita delle scienze e delle arti ha contribuito a purificare
i costumi.
Rousseau, interessato alla questione, partecipa al bando scrivendo il Discorso sulle
scienze e sulle arti, successivamente premiato dallAccademia. In questo discorso il
filosofo afferma che le scienze e le arti non hanno contribuito a migliorarci, tuttaltro: ci
hanno corrotti. Questo perch esse sono nate, non dalle nostre virt, ma dai nostri vizi,
dalla nostra bramosia di potere. Le scienze e le arti abituano gli uomini ad apparire
piuttosto che a essere, a seguire schemi di comportamento artificiali, distanti da quelli
naturali. Rileva il noto filosofo che regna una vile uniformit e tutti gli spiriti sembrano
stati fusi in uno stesso stampo.4
Il fatto che gi a met del 700 ci si cominciasse a porre domande sulla valenza della
tecnica nella nostra vita significativo. Gi allepoca vi era il sentore che si potesse
tendere al peggio, come Rousseau, da grande pensatore, ha in effetti riscontrato: la scienza
ha portato (gi a quellepoca e maggiormente nella nostra) ad una omologazione del modo
di essere, di pensare e di agire.
Lincipit di questa tesi, per, non si pu fermare solo a questo: necessario che si
conoscano i risvolti positivi e negativi della tecnica, in particolare mediale e soprattutto
le loro cause, per poter correggere il tiro nel futuro.
Bisogna essere consapevoli, come afferma Postman che Ogni tecnologia al tempo
stesso un danno e una benedizione, non luna cosa o laltra, luna cosa e laltra5 e
che dipende dalluomo renderla o luna o laltra.
La riflessione circa il rapporto uomo- tecnica, quindi, non pu essere avulsa da quella sul
contesto storico- filosofico in cui tale rapporto si costituito e rafforzato. Tale valutazione
la condizione sine que non che permette di comprendere al meglio i meccanismi che
4 Cfr. F. BELLINO, Per unetica della comunicazione, Mondadori, Milano, 2010, Prefazione, pp. IX-X
5 N. POSTMAN, Technopoly, Bollati Boringhieri, Torino 1993, p. 12
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hanno costituito il terreno fertile su cui si formata ed evoluta la societ della
comunicazione- con tutte le conseguenze, positive e negative, ad essa connesse-.
Quando pensiamo al nostro tempo, la prima categoria a cui facciamo riferimento
quella della post- modernit, termine introdotto per la prima volta da J. F. Lyotard, nel
testo La condizione postmoderna 6 . Lidea di portarsi oltre la modernit implica il
superamento di una soglia mentale, pi che temporale, un superamento che riguarda la
concezione delluomo, che modifica i criteri con cui si interpreta lesperienza umana.
Le cause e le connesse conseguenze di questo fenomeno sono molteplici, quindi in questa
sede mi limiter a disegnare i tratti dello scenario storico- filosofico a cui afferiscono,
soffermandomi maggiormente, nei paragrafi successivi, su quegli aspetti strettamente
inerenti al mio lavoro di tesi.
In primo luogo nel periodo post- moderno assistiamo a diversi fenomeni che
portano alla destrutturazione delle categorie su cui societ era precedentemente fondata,
a causa de la caduta delle antiche credenze, il crollo delle ideologie, la pretesa
neutralit della scienza, la difficolt di pensare luomo come soggetto o come coscienza
7che hanno comportato linizio di una nuova fase, maggiormente complessa.
Verso la fine dell'Ottocento, infatti, per la prima volta nella storia delluomo, vengono
messi in discussione tutti i valori, le certezze, le istituzioni morali e religiose e le verit
epistemiche edificate dall'uomo nel corso dei secoli.
Questepoca caratterizzata da una crescente complessit, che stimola
maggiormente lesigenza di una riflessione pedagogica. Il discorso pedagogico, infatti,
sempre contestualizzato a quello storico- culturale in cui si inserisce e dato che la nostra
epoca caratterizzata dalla complessit, La pedagogia si presenta sempre- specie oggi-
come una teorizzazione complessa sulla complessit8.
Il paradigma della complessit (da cum- plexus, tessuto insieme) fondato su tre
principi fondamentali: il principio dialogico (i dati sono reciprocamente costitutivi), il
principio della ricorsivit (o della causalit circolare: ogni effetto al contempo causa e
6 Cfr J.-F. LYOTARD, La condizione post- moderna, Feltrinelli, Milano, 1991
7 A. DANESE, Linee antropologiche per una bioetica personalista, in F. BELLINO (a cura di), Trattato di
bioetica, Levante, Bari, 1992, p. 165
8 G. ACONE, La Paideia introvabile. Lo sguardo pedagogico sulla post- modernit, La Scuola, Brescia,
2004, p. 24
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Fosso Irma, Educazione e comunicazione. Per una pedagogia della comunicazione dei nuovi media
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prodotto di ci che lo produce) ed infine il principio ologrammatico (reciproca
coappartenenza tra le parti ed il tutto). 9
La complessit non assume unaccezione negativa, soprattutto se vista alla luce dei
principi sopra descritti e soprattutto se non la si identifica con la complicatezza: [] non
bisogna confondere complessit e complicatezza. La complicatezza uno degli aspetti
estremi della complessit.10
1.1.1. Crisi della post- modernit
Lepoca post- moderna stata definita epoca di crisi, in quanto vengono meno
tutti i capisaldi sui cui si era costituita la societ del passato.
Il termine crisi indica il momento in cui le nozioni di una disciplina o teoria, vengono
messe in discussione sin dalla loro formulazione.
Il concetto di crisi trova nella critica della dialettica di Hegel il luogo privilegiato della
sua definizione e del suo concreto significato storico. Essa ha segnato la crisi della
categoria della totalit e di ogni razionalit egemonica e totalizzante o puramente
unificatrice.
La crisi della categoria della totalit per Emanuele Severino si sviluppa in una
duplice direzione: da un lato si nega l'esistenza di un Senso, Fondamento, Centro che
raccolgano in unit la totalit delle differenze [...] dall'altro lato, questa frantumazione
della realt totale si rispecchia nella frantumazione della conoscenza della realt.11
Per Maritain e Mounier i princpi filosofici specifici del mondo moderno sono: il principio
immanentistico e quello trascendentalistico. Il principio immanentistico attesta che verit
e vita devono essere cercate unicamente allinterno del soggetto umano, poich ogni
azione daiuto che proviene dallaltro, sarebbe un attentato contro lo spirito. Il principio
trascendentalistico, invece, sostiene che non esiste pi alcun dato che ci misuri e ci
domini: la pi intima sostanza dalluomo trascende e comanda ogni dato.
Tali principi sfociano, nel mondo moderno, nel grande Principio dellindipendenza della
Creatura, che annulla lautonomia spirituale.
9 Cfr. F. BELLINO, op. cit., 2010, pp. 69- 72.
10 E. MORIN, Introduzione al pensiero complesso, Milano, Sperling & Kupfer, 1993, p. 69
11 E. SEVERINO, La filosofia contemporanea, Milano, 1986, pp. 21-22
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Possiamo rintracciare nellepoca post- moderna principalmente tre tipi di crisi12:
Crisi della ragione. Linizio dellepoca moderna stata caratterizzata
dallesaltazione della ragione umana e del suo strumento principale: la scienza.
Alla fine del 1800 la fiducia cieca nelle materie scientifiche cominci ad
incrinarsi, in quanto si cominci a mettere in dubbio il carattere di esattezza delle
scienze. Diversi sono stati i principi che hanno comportato ci; ne prender in
esame solo tre: quello di verificazione di Wittgenstein e il Circolo di Vienna,
quello di falsificazione di Popper e quello del disincantamento del mondo di
Weber. Il primo afferma che hanno significato solo le proposizioni verificabili
empiricamente (eliminando, cos, implicitamente la metafisica).
Popper, invece, nel suo principio di falsificazione afferma che una teoria vera
solo fino a quando non viene confutata. Si pu sapere se una teoria falsa (quando
viene falsificata) ma non si pu mai sapere se vera. Il concetto di "teoria" non
pu, dunque, aspirare allo statuto di "verit", ma solo alla validit provvisoria;
finch non viene falsificata rimane semplicemente unipotesi, una "congettura".
Non esiste, quindi, per Popper, un criterio generale di verit o di certezza. Il sapere
scientifico congetturale, fallibile.
Infine con Weber troviamo il concetto di disincantamento del mondo, oggi pi
che attuale. Weber afferma che la crescente intellettualizzazione e
razionalizzazione permettono alluomo di conoscere senza far ricorso a nessun
mezzo magico o religioso. Questo vuol dire avere la coscienza o la fede che, se
soltanto si volesse, si potrebbe in ogni momento venire a conoscenza e che si
possa in linea di principio dominare tutte le cose mediante un calcolo
razionale. In questo consiste il disincantamento del mondo, cio la fine del ricorso
a entit misteriose o trascendenti per spiegare i fenomeni naturali.
Possiamo, quindi affermare che la crisi della modernit ha comportato la crisi
della ragione assoluta e totalizzante a causa della ragione stessa.
Lunica categoria della scienza che non viene distrutta da questa crisi quella
della tecnica, che anzi ne esce vittoriosa e ancora pi forte.
Crisi antropologica. Il problema antropologico, riguardante il tema globale
dellidentit, stato sempre oggetto di studio della filosofia.
12 Cfr F. BELLINO, Persona e ragionevolezza dopo Mounier, Levante Editori, Bari, 1997, pp. 41- 65
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Fosso Irma, Educazione e comunicazione. Per una pedagogia della comunicazione dei nuovi media
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Nellepoca moderna e maggiormente in quella post- moderna, l'uomo cerca di
autocomprendersi non misurandosi in rapporto a Dio, come succedeva nel
Medioevo, ma ritenendosi misura di tutte le cose e di se stesso.
Oggi luomo incontra delle difficolt a trovare una risposta alla domanda Chi
sono io?. Ricoeur, filosofo personalista, afferma che ci la conseguenza degli
apporti di tre pensatori, definiti da lui filosofi della scuola del sospetto13: Marx
Nietzsche e Freud. L'immagine dominante dell'uomo della tradizione occidentale,
che assegnava il primato alla coscienza e al cogito e considerava l'uomo come
soggetto unitario e padrone della propria vita, viene messa in crisi dai concetti di
inconscio, di falsa coscienza e di volont di potenza.
La coscienza risulta essere mossa da fattori inconsci di natura bio-psichica
(Nietzsche e Freud) o socio-economica (Marx), rendendola uno strumento di
occultamento della verit. La verit non quella che il soggetto pensa, ma
altrove. L antropologismo contemporaneo nasce non tanto dal ricondurre tutti i
problemi filosofici al problema antropologico, quanto alla riduzione di tutti i
problemi e di tutte la realt onto- assiologica (mondo, Dio, valori, natura)
all'uomo"14. Il problema dellantropologismo post- moderno che riconduce tutte
le domande poste dalluomo a problemi di antropologia, riducendo tutto a misura
di uomo, anche ci che lo trascende. da esso che nasce anche il solipsismo
ontologico e la solitudine esistenziale dell'uomo contemporaneo, un uomo solo
perch riduce l'Altro (mondo, natura, trascendente, uomo) a strumento e,
negandolo nella sua irriducibile alterit, lo rende medesimo. Il maestro di questa
tendenza Nietzsche che ha messo in atto la sua arte dello smascheramento e del
sospetto, servendosi di una distruttiva e nichilistica psicologia che mira a
dissolvere ogni ideale e anche la stessa realt. Egli fa una riduzione
antropologistica della metafisica, della religione, dell'arte e della morale. Questi
sono i presupposti nichilistici, alimentati anche dal riduzionismo e dallo
scientismo delle scienze umane, che hanno prodotto il "rimpicciolimento
dell'uomo" che per Nietzsche doveva essere l'unico fine affinch sorgesse una
specie umana pi forte.
13 P. RICOEUR, Della interpretazione. Saggio su Freud, trad. it., Milano, 1967, p. 46
14 F. BELLINO, op. cit., 1997, p. 56
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Fosso Irma, Educazione e comunicazione. Per una pedagogia della comunicazione dei nuovi media
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Crisi della morale. Luomo post-moderno stato definito un uomo senza qualit,
che non ricerca pi spiegazioni ultime, che va perdendo la memoria storica e ha
come unica sua realt lesteriorit e la ripetizione della quotidianit. La radice
della crisi della morale risiede nel primato dellavere sullessere: luomo moderno
luomo che ha perduto il senso dellEssere, mettendo in atto un processo di
reificazione delluomo e personificazione delle cose. Luomo ormai si identifica
con ci che ha, con le sue propriet.
Possiamo riassumere la crisi della morale con Eric Fromm che traduce lontologia
borghese consumistica in una semplice formula: io sono= ci che ho e ci che
consumo15.
La crisi della modernit comporta delle conseguenze importanti anche in un altro ambito:
quello educativo. Un ottimo contributo su questo tema lho individuato in un lavoro di
Acone.
Giuseppe Acone, nel testo La Paideia introvabile. Uno sguardo pedagogico
sulla post modernit. fa unanalisi della situazione post- moderna partendo dal concetto
di Paideia, definita dallo stesso autore come [] intersezione di Zeitgeist (Spirito del
tempo), Stimmung (atmosfera culturale), contesto sociale e strategie pi o meno riflesse,
con cui una fase storica incarnata in una forma di civilizzazione affronta le modalit
educative (istruttive, formative, evolutive, socializzanti) delle giovani generazioni e degli
uomini in generale16.
Essa definita dallautore introvabile perch scissa tra una sorta di ibridismo tra la
tradizione negata e lincapacit dellinnovazione di dare risposte di senso. Anche la triade
che compone tale paideia (educazione, istruzione e formazione) ha perso la capacit di
assolvere pienamente alle proprie funzioni: mentre istruzione e formazione sono diventate
il braccio armato della tecnica, leducazione non pi in grado di assolvere al suo ruolo
di offrire un orizzonte di senso alluomo in cerca della sua piena affermazione. Ci si trova,
di fronte a due morali: la prima, quella religiosa, ormai obsoleta, (principio del fare il
bene), la seconda, quella individualista (prospettiva psicometrica del benessere\
malessere) non in grado di offrire un orizzonte di senso
Gli stessi elementi di crisi sono rintracciabili anche nelle istituzioni formali che
dovrebbero essere la culla della paideia: scuola, Chiesa e famiglia.
15 E. FROMM, Avere o essere, Milano, 1977, p. 47
16 G. ACONE, op. cit., p. 5-6
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Fosso Irma, Educazione e comunicazione. Per una pedagogia della comunicazione dei nuovi media
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La crisi delleducativo viene individuato non nella crisi della conoscenza, ma della
coscienza, ovvero delleducare dentro una dimensione di senso, verso una dimensione di
senso. Vi una contrapposizione (e non ancora unintegrazione) tra tradizione, valori e
senso, e linnovazione, scienza e tecnica. 17
1.1.2. Luomo post- moderno
Per intraprendere una riflessione sulla condizione delluomo post- moderno,
potremmo iniziare da unosservazione di Martin Buber: "Io distinguo nella storia del
pensiero umano le epoche in cui luomo possiede una sua dimora (Epochen der
Behaustheit) dalle epoche in cui egli ne senza (Hauslosigkeit). Nelle prime, luomo
abita nel mondo come se abitasse in una casa, nelle altre, egli come se vivesse in aperta
campagna e non possedesse neppure i quattro picchetti per impiantare una tenda".18
Ci si chiede, a questo punto, nella nostra epoca, dove dimora luomo?
Riferendosi all uomo nellet post- moderna Francesco Bellino lo associa alla figura
romanzesca di don Chisciotte. Nella sua lucida follia don Chisciotte inverte il rapporto
tra realt e mondo fantastico dei romanzi cavallereschi. Parafrasando Nietzsche, il
mondo, per don Chisciotte, diventato favola e la favola diventata la vera realt.19
Come per il personaggio del libro di Miguel de Cervantes, per il quale i libri romantici
diventarono la realt, al punto da reinterpretare la realt stessa come se fosse
lambientazione di un libro cavalleresco, anche per luomo postmoderno il mondo
mediatico divenuto per un vero e proprio mondo, al punto tale da non riuscire a
distinguere dove risieda la realt e la verit. Come annota Kapuscinski i media hanno
smesso di occuparsi esclusivamente di informazione: essi si occupano della creazione
della realt.20
Quindi, a fronte di questa riflessione, potremmo affermare, riprendendo la
succitata frase di Buber, che nellepoca contemporanea luomo non ha una sua fissa
dimora, potremmo definirlo un nomade il cui itinerario va dal reale al virtuale e
viceversa.
17 Id., pp. 5- 15
18 BUBER M., Il problema dell'uomo, ELLEDICI, Torino, 1983, p. 35
19 F. BELLINO, op. cit., 2010, p. 14
20 Cfr. F. BELLINO, op. cit., 2010, p. 1
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Fosso Irma, Educazione e comunicazione. Per una pedagogia della comunicazione dei nuovi media
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Questa unutile premessa che ci permette di delineare i tratti delluomo moderno e,
successivamente, anche della sua cyber- vita.
Un punto di partenza dal quale iniziare quello di una serie di filosofi e pedagogisti, che
hanno identificato nelluomo contemporaneo una condizione di accentuata
problematicit esistenziale21, tale da essere oggetto di studi.
Il disagio esistenziale delluomo moderno si configura nellimpossibilit e
nellincapacit di questo di porsi in rapporto con gli altri e il mondo che lo circonda.
Paradossalmente questa situazione si sta verificando nel periodo storico contraddistinto
dal massimo degli scambi comunicativi e dallannullamento delle distanze spazio-
temporali, ma la comunicazione invece di preservare la relazione tra Io e Tu, si sta sempre
pi autocentrando. Citando Giuseppe Elia, possiamo affermare che labuso delle
tecniche di comunicazione rischia di trasmutare loriginaria attitudine al
miglioramento/facilitazione della comunicazione tra le persone, in sviluppo e
promozione di una sterile retorica, che vende la libert in cambio dellattitudine alla
persuasione.22
Non in grado di interrogarsi su se stesso, di leggersi dentro e quindi di prendere
pienamente consapevolezza di chi . In questo modo diventa sconosciuto a se stesso e
agli altri.
Lindifferenza e la spersonalizzazione contraddistinguono sempre pi le relazioni umane;
si afferma uno stile di vita sempre pi narcisistico, basato sulla smisurata ossessione per
la propria realizzazione personale, a scapito della relazione con laltro. 23 Attraversiamo
una fase storico- culturale nella quale mentre sembrano ampliarsi le possibilit di
comunicazione, si assiste allaffermazione e alla moltiplicazione di tendenze
narcisistiche, da cui dipende la chiusura dei flussi interattivi e lincapacit di dialogo e
di ascolto delluomo24
Noi viviamo nellet della tecnica. Ci significa molte cose. Innanzitutto vuol
dire che viviamo in unepoca nella quale gli strumenti tecnologici ci facilitano
21 L. PATI, Pedagogia della comunicazione educativa, La Scuola, Brescia, 1984, p. 5
22 G. ELIA, La comunicazione come creazione di uno spazio comune, in Quaderni di Dipartimento,
Universit di Bari, Numero 8, Anno XI, Novembre 2008- Ottobre 2009, p. 89
23 Cfr G. ELIA, A. RUBINI, Educazione e comunicazione, in G. ELIA (a cura di), Le forme delleducazione,
Laterza, Bari, 2006, p. 83
24 G. ELIA, op. cit., p. 83
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enormemente la vita e ci permettono di comportarci come se tutto ci che ci circonda
fosse al nostro completo servizio.
Ci che comunemente definiamo tecnica si rivela un fenomeno ambiguo: da una parte
attua un potenziamento delle capacit umane, dallaltra introduce una sorta di filtro, una
barriera, tra luomo e lambiente del quale fa parte.25 Questo comporta che, malgrado il
continuo proliferare di mezzi di comunicazione di massa, luomo contemporaneo solo.
Ha la sensazione di non avere pi la possibilit dincontrarsi, di confrontarsi e di dialogare
con il mondo. Come affermava D. Riesman, Vi solitudine in mezzo alla folla.
Lo stato di isolamento il pi duro da accettare e da vivere nel momento in cui si
considera essere unepoca contrassegnata dalla comunicazione. Luomo contemporaneo
posto in un mondo di messaggi nei quali la parola sopraffatta da immagini
pubblicitarie e di propaganda e spesso non il frutto della nostra spontaneit ma
ripetizioni di battute riprese da particolari produzioni cinematografiche e letterarie. La
comunicazione interpersonale ha perso, infatti, il suo valore esistenziale.26
Data la molteplicit delle caratteristiche delluomo moderno, le esaminer
dividendole per sfere della vita: affettiva, psicologica, conoscitiva e morale, seguendo
limpostazione.
Sfera affettiva. Luomo del XX secolo non sa comunicare con i propri sentimenti.
La convinzione illuministica di poter affrontare e risolvere qualsiasi problema,
facendo ricorso alla ragione ha causato nel nostro tempo la frattura tra mente e
cuore, impedendo, cos, di stabilire legami ideologici con il prossimo. Per J.
Lacroix la caratteristica propria delluomo moderno quella di essere isolato.
un essere incapace di comunicare, che ha perduto lessenza stessa del comunicare
che costituita dallincontro con laltro. 27
Sfera psicologica. Luomo di oggi incapace di dialogare con s stesso. Chi
sono? questo linterrogativo che lo accompagna per tutto larco della sua vita.
Vi lincapacit di essere realmente se stessi e si assiste ad una vera e propria
spersonalizzazione. Oggi, anche nelladulto presente il sentimento, in origine
prettamente adolescenziale, della solitudine e la paura di essere abbandonato a s
25 Cfr. A. FABRIS, Etica della comunicazione, Carocci, Roma, 2006, pp. 25- 27
26 Cfr. L. PATI, op. cit., pp. 9- 12
27 Cfr G. ELIA, op. cit., p. 85- 86
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stesso, incrementato dallincapacit di colmare il vuoto interiore prodotto dalla
mancanza di identit.
Per tali ragioni luomo ha un comportamento opportunistico, ossia un passivo
adeguamento degli eventi, che prescinde da qualsiasi tipo di ideale. Tende,
piuttosto, a sfuggire dalle proprie responsabilit e ad annullarsi nel conformismo
di idee e comportamenti. Con il venire meno del senso di identit risulta incapace
il riconoscere nel proprio simile il prossimo, nel quale vede semplicemente il
riflesso del suo vuoto esistenziale.
Sfera conoscitiva. Luomo contemporaneo inadatto a cominciare un dialogo
costruttivo con i prodotti della propria ragione, i quali, usati senza alcuna
preoccupazione circa lutilit o il danno che pu derivare dal loro impiego,
acquistano una tale autonomia rispetto al loro ideatore e costruttore da
assoggettarlo e dominarlo.28 La creativit umana ha permesso di raggiungere
traguardi impensabili. Soprattutto allinizio di questo secolo si assistito ad una
accelerazione del processo conoscitivo ed il conseguente radicale mutamento
sociale. Nel corso di alcuni decenni si passati da un lavoro prettamente manuale,
ad uno quasi completamente meccanizzato, che ricorre sempre pi spesso
allintelligenza meccanica.
Il computer oggi si avvia a diventare un elemento indispensabile, anche perch
in grado di svolgere operazioni in tempi pi brevi rispetto a quelli umani. Esso
favorisce ladeguamento passivo allambiente circostante e lesaltazione dellutile
immediato. Si promuove insomma la robotizzazione delluomo, la sua completa
meccanizzazione. Assistiamo [] al costante rivoltarsi del nuovo modello di
sviluppo contro la persona. Spesso non luomo a sfruttare la macchina ma
questultima ad imprimere al primo un certo ritmo di produzione e di vita.29
Sfera morale. Luomo conduce la propria vita seguendo i dettami del semplice
esistere, trascurando di collocarsi in una prospettiva di senso. Osserviamo come
il vuoto valoriale spieghi ancora meglio linstabilit della sfera psicologica,
conoscitiva, affettiva della personalit individuale: laridit e la mancanza di
significati producono estraniazione, sottomissione, adesione al futile ed
allimmediato. Luomo doggi si dibatte tra il nulla e langoscia smarrendo la
28 L. PATI, op. cit., p. 15
29 Id. p. 16
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Fosso Irma, Educazione e comunicazione. Per una pedagogia della comunicazione dei nuovi media
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speranza. Si adegua alla propria e allaltrui esistenza, rende duro il proprio cuore.
La scelta alla quale siamo moralmente chiamati, insomma, non solo quella fra
bene e male, anche in ambito comunicativo, ma, pi radicalmente, quella
fra essere e nulla. [] Scegliere lessere piuttosto che il nulla significa fare
in modo che i nostri gesti, i nostri atti, i nostri comportamenti, i nostri pensieri
risultino davvero permeati di senso. Solo in relazione a questa scelta lo possono
essere. Si tratta di un atto etico. Infatti etica rapportarsi al senso di ci che pu
avere senso.30
Lalienazione rappresenta uno degli aspetti pi gravi del disturbo del processo di
comunicazione, in quanto vieta al singolo di allacciare autonome e costruttive
relazioni con lambiente circostante. Estranea luomo da se stesso e quindi anche
dal rapporto con gli altri, nega la storia le perplessit dellaltro. Inoltre si ignora il
funzionamento degli oggetti, si usano selvaggiamente incuranti di salvaguardarne
lintegrit.
1.2. La Societ della comunicazione
Noi ci troviamo in una societ della comunicazione31 in cui tutto si risolve nello
scambio di informazioni. Essa caratterizzata dalla predominanza della categoria
comunicativa, che diviene [] la cifra per comprendere la realt sociale attuale32
Oggi pi che mai la comunicazione un tema alla moda. I suoi processi, infatti,
incidono profondamente sulla nostra vita e la modificano in modo radicale: tanto che
non possiamo pi pensare a noi stessi, n interrogarci sul nostro futuro, senza fare
riferimento agli strumenti e alle tecniche della comunicazione33
Come vedremo successivamente, questa situazione si amplificata (ed esasperata) con
lintroduzione dei new Media non pi semplicemente pervasivi, ma ormai facenti
definitivamente parte della vita attuale.
Allinterno della societ la tecnica costituisce un vero e proprio sistema, di cui
quello mediatico la parte centrale e propulsiva. Dalla seconda met degli anni novanta
vi stata la fusione dei mass Media globalizzati e personalizzati, con la comunicazione
30 A. FABRIS, op. cit., p. 133
31 Cfr E. NEVEU, Une socit de communication?, Montchrestien, Paris, 1994
32 P.C. RIVOLTELLA, Teoria della comunicazione, La Scuola, Brescia, 1998, p. 49
33 A. FABRIS, op. cit, p. 9
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Fosso Irma, Educazione e comunicazione. Per una pedagogia della comunicazione dei nuovi media
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mediata dal computer che ha permesso lestensione della comunicazione elettronica a tutti
gli ambiti della vita. Questo sistema stato definito multimedia.
La societ della comunicazione cancella la linea di separazione tra pubblico e
privato, spingendo a mostrare in pubblico il proprio io interiore, rendendo quasi
obbligatoria lesibizione pubblica del privato, come afferma Bauman. Chi si sottrae a
questa modalit come se non esistesse.34 Per questo ora tutto in rete, tutto alla portata
di tutti: dalle 10 meraviglie del mondo (talmente tanto pubblicizzate che al vederle non ci
si meraviglia pi), alle foto e\o video di una rissa tra adolescenti avvenuta sotto casa. La
nostra esperienza quotidiana e quanto abitualmente ci circonda e costituisce dallinterno
il nostro tempo sociale, anche a uno sguardo disattento si dimostrano ritmati dal dato
della comunicazione. Tale dato, pertanto, facilmente si presta a essere assunto come una
delle pi efficaci categorie interpretative del nostro tempo, vero e proprio imperativo
categorico della modernit35.
Tutto si basa sulla necessit di apparire, di mostrare. Questa regola implicita, per,
va a discapito del contenuto della comunicazione. Sembra che ci che importante
comunicare (senza badare al tipo di contenuto scelto) e fare in modo che attraverso tale
comunicazione si abbia una certa visibilit. Questo vale sia per i privati, persone che
basano la propria identit sociale sul numero di mi piace o di visualizzazioni ricevuto,
sia per il pubblico, ovvero giornali e telegiornali che spesso utilizzano laudience per
garantirsi una certa percentuale di share (termine ormai rientrato nel vocabolario di tutti
che indica i punti di percentuale di visualizzazione). In teoria, una comunicazione
corretta, dovrebbe basarsi sul rispetto per coloro che ne sono i destinatari, in questo caso
laudience. Ma [] se il modo in cui qualcosa comunicato prende il sopravvento su
ci che viene comunicato, ne risultano esiti deleteri. In ambito giornalistico, ad esempio,
letica del primato dellaudience fa s che lo stile con cui viene posta una notizia finisce
per essere pi importante della notizia stessa. La forma diviene sempre pi autonoma
rispetto al contenuto, e dunque suscettibile di rispondere ad altri principi ed altre istanze,
che non sono quelli motivati dalla fedelt al contenuto stesso.36
Gli strumenti tecnologici e le loro evoluzioni successive, i new Media, hanno
comportato effetti importanti sulle abitudini, gli usi sociali e i modelli di comportamento
34 Cfr. F. BELLINO, op. cit., 2010, p. 2- 3
35 P.C. RIVOLTELLA, op. cit., p. 15
36 A. FABRIS, op. cit., p. 81
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Fosso Irma, Educazione e comunicazione. Per una pedagogia della comunicazione dei nuovi media
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degli utenti. Il primo effetto cognitivo la configurazione del rapporto percettivo del
soggetto con le immagini con cui si trova a contatto, caratterizzato da una nuova modalit
di articolazione dello sguardo. Si passa da una visione reale, diretta, ad uno sguardo
incorniciato, che implica lidea che vi sia un raddoppio di visione. Ad esso si accosta,
inoltre, uno sguardo ravvicinato, iperreale, che permette di guardare oggetti pi reali della
realt stessa. Infine, si pu parlare di sguardo virtuale, che trasferisce il soggetto nella
realt sintetica del mondo, come se appartenesse ad un grande videogioco.
Il secondo effetto cognitivo riguarda il rapporto tra testo e lettore: questultimo
non pi passivo, ma attivo, in grado di scegliere i suoi percorsi di lettura e di modificarli,
aggiungendo collegamenti o altri testi. Si configura, cos, un nuovo ruolo del lettore, che
diventa anche collaboratore, cooperando materialmente, nellatto della lettura, alla
realizzazione del testo.
Infine, un ulteriore effetto si potrebbe riscontrare in quello che Pierre Levy
definisce intelligenza collettiva, che si struttura in relazione allo sviluppo delle forme di
comunicazione da un modello uno- tutti o uno- uno a un modello tutti- tutti. Il
cyberspazio, infatti, consente a tutti di divenire potenzialmente emittente e ricevente37
Un altro ambito di ricerca molto importante quello che studia la capacit delle
tecnologie di comunicazione di modificare il comportamento degli attori sociali in
situazione. Joshua Meyrowitz concentra i suoi studi su questo aspetto, in particolar modo
ponendo lattenzione sul rapporto tra i Media e le situazioni sociali. La tesi da lui portata
afferma che lavvento dei Media elettronici comporta unemancipazione della
comunicazione che vede una sorta di trasformazione territoriale, da luogo fisico, a
luogo sociale. I nuovi mezzi elettronici, infatti, eliminano i limiti fisici (musi, cancelli,
siepi), crenando nuovi spazi sociali in cui possibile comunicare anche a distanza.38
Rispetto alla comunicazione autentica della dimensione relazionale, quella dei
Media sembra costituire una perdita di senso. Gabriel Marcel afferma che non vi
autentica profondit che quando pu realmente effettuarsi una comunicazione umana;
una tale comunicazione non sar mai possibile fra individui centrati in se stessi, e per
sclerotizzati, n pu esserlo in mezzo alla massa, nello stato della massa 39 . La
differenza, per, non molto netta, soprattutto nelle nuove forme di comunicazione
37 Cfr P.C. RIVOLTELLA, op. cit., 188- 198
38 Id, p. 245- 246
39 G. MARCEL, Luomo contro umano, Volpe, Roma, 1963, p. 71
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Fosso Irma, Educazione e comunicazione. Per una pedagogia della comunicazione dei nuovi media
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elettronica. Ad esempio, possiamo parlare di relazione nel caso della comunicazione in
rete? Da una parte sembra di s, perch, seppur mediatizzato dallo schermo del personal
computer, in questa comunicazione laltro viene incontrato e interagisce con lIo. Ma,
dobbiamo anche considerare che, questa comunicazione, fa a meno del corpo, facendo a
meno del peso affettivo della presenza fisica. 40 Lidea chiara: una cosa la
relazione, lo scambio personale che vive del rapporto diretto tra gli interlocutori, altro
la comunicazione di massa, generalizzata, impermeabile a qualsiasi possibilit di feed-
back41
1.2.1. Discorsi fondatori e indicatori temporali
Neveu afferma che la societ della comunicazione non ha genitori legittimi, n
una data di nascita certa 42, ma possibile identificare i discorsi fondatori che hanno
permesso la sua nascita. Lautore ne riconosce tre: la teoria critica della Scuola di
Francoforte, lo studio della propaganda delle prime teorie sociali della comunicazione e
il programma cibernetico di Wiener.
La teoria critica parte dal concetto di industria culturale, intesa in senso negativo,
caratterizzata dalla produzione in serie della cultura (che annulla limmaginazione ed al
servizio del controllo politico) e dalla contrapposizione tra spazio pubblico e societ
chiusa.
Per spazio pubblico [Habermas] si intende il potere dellopinione pubblica che
degenera nella cultura di massa, resa sempre pi acritica dalla rincorsa dellimmagine a
tutti i costi da parte delle istituzioni e dellazione deresponsabilizzante dei media. Ci che
ne consegue una societ chiusa [Marcuse], scevra di tutte le sue differenze.
La societ della comunicazione descritta da questa teoria quindi una societ vista in
senso negativo, in cui la cultura diventa merce, la parola chiacchiera e larte mera
propaganda.
Lo studio di Laswell si concentra, invece, sulla propaganda, diffusasi durante la
Prima Guerra Mondiale. La sua riflessione si concentra sulla gestione dellopinione e
sfocer nella celeberrima teoria dellago ipodermico.
40 Cfr P.C. RIVOLTELLA, op. cit., pp. 64- 66
41 Id, p. 65
42 E. NEVEU, op. cit., p. 20
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Fosso Irma, Educazione e comunicazione. Per una pedagogia della comunicazione dei nuovi media
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Questa teoria affermava che i mezzi di comunicazione agiscono in modo tale da inoculare,
nei destinatari dei messaggi, delle convinzioni, che danno luogo a risposte immediate. La
forza della propaganda starebbe in questa capacit manipolatoria di determinare la
risposta richiesta. Per questo secondo lautore la propaganda, insieme ai Media, sar il
nuovo protagonista della scena politica contemporanea.
Possiamo quindi affermare che la societ descritta da Laswell una societ del
consenso, in cui possedere i mezzi della comunicazione significa avere il potere di
manipolare lopinione della massa.
Infine, il programma cibernetico di Wiener aggiunge un ulteriore tassello per
comprendere le sfumatura della societ della comunicazione.
Nel 1942 Wiener pubblica un saggio che porter alla nascita di un nuovo
paradigma scientifico: la cibernetica. Dal punto vi vista teorico, esso si basa su unidea
forte: la realt non altro che un sistema di relazioni. La consapevolezza, oggi diffusa,
che tutto comunicazione, nasce proprio da qui. Tutto comunicazione perch in
questo modello non conta la consistenza reale, fisica degli esseri, ma solo gli scambi che
tra essi avvengono.
Questa teoria si intrecciata anche con tre eventi avvenuti nel 1942, in cui lutopia della
tecno- scienza ha dimostrato tutta la sua forza distruttrice: i primi bombardamenti degli
alleati, gli esperimenti sulla bomba nucleare e lidea dello sterminio di massa a danno di
una intera popolazione. Di fronte a tale situazione di grave rischio per lumanit, Wiener
decide di opporre la contro- utopia cibernetica, in cui le macchine dovrebbero sostituire
luomo nel suo compito politico e gli scienziati dovrebbero regolare tutto il sistema. Il
risultato una nuova concezione delluomo: lhomo communicans, un essere sociale,
privo di corpo e di interiorit, che abita in una societ trasparente (priva di segreti), dove
il suo essere un essere che comunica.
Lultima declinazione del concetto di societ della comunicazione, quindi, quella di una
societ trasparente, in cui tutto superficiale e razionalmente risolvibile.43
Neveu individua, inoltre, degli indicatori epocali in cui si possono rintracciare le
origini della societ della comunicazione. Egli, infatti, afferma che esiste una logica
intellettuale che associa le rappresentazioni sociali emergenti negli anni Cinquanta, la
nuova sensibilit di un largo pubblico al tema della comunicazione negli anni Sessanta,
e la consacrazione ulteriore del modello occidentale come societ della
43 Cfr P.C. RIVOLTELLA, op. cit., pp. 25- 30
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Fosso Irma, Educazione e comunicazione. Per una pedagogia della comunicazione dei nuovi media
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comunicazione 44 . Saranno proprio questi gli indicatori temporali a cui si far
riferimento.
Il primo indicatore rintracciabile negli anni 50 (definiti da Rivoltella anni in cui
si assiste alla Cultura della fine).
Aron, sociologo americano, legge le trasformazioni economiche di quegli anni come
indicatori di trasformazioni socio- culturali che porteranno alla fine della politica,
depauperata dalla tecnica, sino ad una possibile fine delle ideologie (evidente, come
processo storico, solo trentanni pi tardi).
Sebbene il tema della comunicazione, in questi anni, non ancora centrale, come invece
succeder successivamente, inevitabile che si ritagli uno spazio decisivo, soprattutto
nelle menti e nelle teorie di coloro che per primi ne hanno colto la valenza, pi o meno
positiva.
Non a caso, infatti, in questi anni Orwell scriver 1984, in cui delinea un tipo di
comunicazione onnipotente, basata sul sistema del Grande Fratello, Laswell teorizzer
il potere assoluto dei Media e Packard fornir la visione della pubblicit come potere di
persuasione occulto che assoggetta i destinatari al punto da farli trovare in uno stato di
quasi- ipnosi.
Il secondo indicatore temporale identificabile negli anni 70. In questo periodo
storico il tema della comunicazione passa in primo piano, grazie al lavoro di alcuni teorici
come McLuhan, Marcuse e Debord.
Per quanto riguarda McLuhan, sono ormai famosissime le sue tesi: lidea del villaggio
globale, di Media come protesi dei nostri organi di senso e la considerazione che il
medium il messaggio. Sebbene queste tesi siano gi state teorizzate in passato da
pensatori quali Innis e Mumford, il merito di McLuhan stato quello di rendere i Media
un discorso sociale diffuso. Marcuse e Debord, invece, fanno una critica radicale alla
cultura di massa, intesa come ultimo stadio del capitalismo. In questi anni nasce anche la
semiologia.
Infine, ultimo indicatore epocale quello che inizia negli anni 80 sino ai nostri
giorni. In questi anni vi la vera e propria consacrazione della comunicazione, che
compare anche nei discorsi politici. 45 La differenza sostanziale che, mentre dagli anni
50 agli anni 70 il discorso circa la societ della comunicazione era compiuto da critici
44 E. NEVEU, op. cit., p. 36
45 Cfr P.C. RIVOLTELLA, op. cit., pp. 30- 33
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Fosso Irma, Educazione e comunicazione. Per una pedagogia della comunicazione dei nuovi media
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o universitari, dagli anni 80 in poi le promesse della societ della comunicazione sono
ormai formulare dalle autorit legittime, legate allo stato46.
Emblematico, a tal proposito, stato il discorso fatto da Al Gore, ex Vice- Presidente
degli Stati Uniti, al Summit del G7 di Bruxelles del marzo 1995. Latteggiamento di
fiducia espresso dallex Vice- presidente durante questo discorso si evince dalle sue stesse
parole: La comunicazione tutela e amplia la libert di espressione di tutti i cittadini e
garantisce ai singoli il potere di creare linformazione di cui hanno bisogno e che
desiderano sulla base dellingente flusso di dati disponibili in ciascun momento47.
Inoltre, degno di essere preso in considerazione il commento relativo allutilizzo della
tecnologia: oggi il nostro sogno non riguarda in particolar modo la tecnologia. La
tecnologia un mezzo, non il fine. Il nostro sogno riguarda la comunicazione, vale a dire
lo strumento fondamentale mediante il quale educhiamo i nostri figli, curiamo i nostri
malati, rivendichiamo i nostri diritti e la libert di esseri umani48.
1.3. Il mondo come immagine
In principio era la Parola: cos il Vangelo di Giovanni. Oggi si dovrebbe dire
che in principio limmagine49. La comunicazione- intesa come racconto del mondo-
e la realt oggi sono ridotte a mera immagine.
Il nostro mondo completamente immerso in un sistema mediatico. Il mondo mediatico
diventato un vero e proprio mondo, dapprima concepito per rappresentare e
interpretare la vita reale, oggi sempre pi autonomo, con una sua logica interna, che
rischia di diventare autoreferenziale sostituendosi alla vita reale50
Gli attuali mezzi di comunicazione hanno di gran lunga superato la loro originaria
funzione di mediare i messaggi della realt attraverso immagini; essi, infatti, la creano:
limmagine stessa divenuta la realt. Nella sua riflessione sullepoca post- moderna
Vattimo afferma:
46Cfr E. NEVEU, op. cit., p. 46-47
47 A. GORE, La societ dellinformazione alle soglie del Duemila, in LUnit, 4 marzo 1995, p. 3
48 Ibid.
49 G. SARTORI, Homo videns. Televisione e post- pensiero, Laterza, Bari, 2007, p. 15
50 F. BELLINO, op. cit., 2010, p. 1
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Fosso Irma, Educazione e comunicazione. Per una pedagogia della comunicazione dei nuovi media
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La societ dei mass media [] tutto il contrario di una societ pi illuminata, pi
educata []; i mass media, che teoricamente rendono possibile una informazione
in tempo reale su tutto quello che accade nel mondo, potrebbero in effetti sembrare
una specie di realizzazione concreta dello Spirito Assoluto di Hegel, cio di una perfetta
autocoscienza di tutta lumanit, la coincidenza tra ci che accade, la storia e la
consapevolezza delluomo. []
Di fatto, [] rende sempre meno concepibile la stessa idea di una realt. Si attua forse,
nel mondo dei mass media, una profezia di Nietzsche: il mondo vero alla fine diventa
favola. 51
Sartori, inoltre, afferma che il primato dellimmagine si traduce nel prevalere del
visibile sullintellegibile, porta a vedere senza capire, a non essere pi capaci di pensare.
Secondo lui il video sta trasformando lhomo sapiens in homo videns, nel quale la parola
sostituita dallimmagine. Prima di Sartori stato Heidegger a definire lepoca moderna
come epoca dellimmagine del mondo, cio del mondo concepito come immagine.52
Infatti, mentre in passato le immagini esistevano nella realt, oggi la realt ad esistere
nelle immagini e come immagine.
Ma, concretamente, in cosa consiste la realizzazione del mondo come immagine?
Con lavvento della multimedialit non vi pi separazione tra immagini, media
audiovisivi, cultura popolare e cultura colta, divertimento e informazione: tutto
costituito da processi di comunicazione, che si basano sulla produzione e consumo di
segni. Non c separazione tra questi e la realt. In questo senso possiamo affermare che
tutta la realt espressione del mondo virtuale.
Inoltre, il mondo virtuale si basa su un codice binario di presenza \assenza: quindi tutto
ci che non presente sulla rete come se non esistesse. Questo aumenta ancor di pi il
divario tra realt reale e realt mediata.53
Tale situazione stata ampiamente descritta da molti filosofi. In questa sede, ne citer
solo due: Debord e Vattimo.
Il primo, nella teoria dello spettacolo, afferma che la comunicazione incentrata
sulla spettacolarizzazione della realt. Ci implica che pur di fare spettacolo si
abbandonino tutte le regole morali ed etiche.
51 G. VATTIMO, La societ trasparente, Garzanti, Milano, 1989, pp.13-14
52 Cfr. F. BELLINO, op. cit., 2010, p. 11-12
53 Cfr. Id., p. 15
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Fosso Irma, Educazione e comunicazione. Per una pedagogia della comunicazione dei nuovi media
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La parola spettacolo significa appunto apparenza, rappresentazione. Non a caso, a
preambolo della prima sezione, Debord cita un famoso pensiero di Feuerbach, tratto da
una prefazione dellEssenza del cristianesimo: E senza dubbio il nostro tempo []
preferisce limmagine alle cose, la copia all originale, la rappresentazione alla realt,
lapparenza allessere []54. Debord ripete: Tutto ci che era direttamente vissuto si
allontanato in una rappresentazione55.
La tesi di Debord, elaborata alla fine degli anni 60, era frutto di una riflessione avvenuta
in unepoca in cui la finzione, o meglio la rappresentazione della realt, avevano s
soppiantato la realt stessa, ma si era solo allinizio. Oggi tale situazione stata
estremizzata: la tele- realt ormai completamente centrata sulla spettacolarizzazione di
tutto, anche di ci che non dovrebbe fare spettacolo. Oggi, tutto si basa sul creare negli
utenti sensazioni e sentimenti che possano renderli partecipi dei drammi altrui, che li porti
a sapere tutto di tutti, soprattutto le parti pi nascoste, quelle buie e dolorose.
Se pensiamo, infatti, alla maggior parte dei reality, ci rendiamo conto che le
persone che vengono scelte non sono quelle pi talentuose o corrette, ma quelle che hanno
una storia migliore da raccontare, magari con qualche dramma da riutilizzare al momento
opportuno, per stimolare nel telespettatore un sentimento di compassione. Compassione
che per, potremmo definire vuota, anomala. Perch, se andiamo alletimologia della
parola compassione, (dal latino: cum, insieme patior, soffro), ci rendiamo conto che
questo sentimento nasce da una condivisione intima con laltro, che porta a soffrire con
lui e a creare con lui un legame forte, basato sullamore. La televisione, invece, utilizza
questo sentimento per legare gli utenti ai loro prodotti mediatici: personaggi che mettono
in mostra la loro intimit per acquisire consensi, per attirare lattenzione e magari le
simpatie.
In questa continua spettacolarizzazione della vita, soprattutto intima, i sentimenti
vengono strumentalizzati per ottenere consensi, un pubblico fedele e sempre pronto a
rispondere positivamente ad ogni richiesta fatta dal suo guru mediatico.
Nellepoca dello spettacolo, del mondo stesso concepito come immagine, come
aveva profetizzato il situazionista Guy Debord, il reale non pi un dato
54G. DEBORD, La societ dello spettacolo, trad. it, Salvadori P., Baldini e Castoldi, Milano, 2008, p. 51
55 Id, p. 53
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Fosso Irma, Educazione e comunicazione. Per una pedagogia della comunicazione dei nuovi media
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naturale, ma un prodotto, un insieme costituito di segni, simulacri, modelli di
controllo. un iperreale, frutto del lungo processo di virtualizzazione []; la
velocit ha reso il guardare sempre pi superficiale []. Linflazione visiva ha
fatto assopire la capacit di scegliere, di riconoscere, di valutare e quindi di
comprendere ci che stiamo percependo e ha reso obsolete le opposizioni
attraverso cui la modernit pensava al reale (vero\falso, originale\copia,
realt\finzione).56
Vattimo, invece, nella sua teoria dellestetizzazione dellesistenza, afferma che al
centro della societ non c lo spettacolo, bens il bello, la dimensione estetica.
Ormai un fatto assodato: il bello che fa spettacolo, che si cerca di raggiungere. Il
modello estetico ha sostituito quello morale, impoverendo la nostra esistenza, svuotando
di senso ogni nostra azione. Possiamo cos affermare, con le parole di Bellino che il
principio del piacere prende il posto del principio della realt.57
Se caliamo questa situazione nella vita della maggior parte dei nativi digitali, ci rendiamo
conto di quanto sia completamente integrata nel loro modo di vivere. Oggi, gli
adolescenti, hanno modo di raccontarsi in diversi modi, dai blog, ai social network. In
tutti questi luoghi digitali essi si presentano cercando ogni volta la foto migliore o la
frase pi bella che possa presentarli al meglio.
In loro aiuto, sono state create una serie di applicazioni (Photoshop, GIMP, Photoscape
e altri), che permettono di modificare digitalmente la loro immagine, rendendoli
esteticamente pi belli, ma moralmente pi vuoti. Questo perch leccessiva (e a volta
compulsiva) ricerca dello scatto migliore o del migliore effetto da utilizzare, porta questi
ragazzi a pensare che sia una bella foto o il numero di mi piace che guadagna, per
decretarli importanti e piacevoli.
Secondo queste teorie, quindi, la societ risolve se stessa nellapparire, divenendo
solo immagine di se stessa. Sociologicamente questo fenomeno stato preparato
dallaffermarsi del modello di realt televisiva e della telerealt. Esso, da una parte
risponde ad una logica dellapparire, dove ci che si mostra pi importante di ci che si
vede nella realt, a scapito quindi della verit; dallaltra si iscrive in una logica della
certificazione, per cui le cose avvengono solo nel momento in cui i media ne parlano.
56 F. BELLINO, op. cit., 2010, p. 43
57 Id, p. 27
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Con lavvento dei nuovi media questa situazione pare addirittura enfatizzata: limmagine
sintetica non pi restituzione del reale, ma realizzazione di un modello realmente
esistente solo nella mente delloperatore.58
Ma perch la nascita dei tele- media ha comportato la riduzione al mondo come
immagine?
Ci che contraddistingue il mezzo comunicativo la sua essenziale capacit di
creare verosimiglianze, di moltiplicare le immagini e ampliare le possibilit di pensare. Il
mondo reale viene sempre rappresentato attraverso delle immagini. Queste non sono pi
copie, rappresentazioni della realt, ma hanno un loro autonomo sviluppo, si rivelano
capaci di creare la realt stessa.
Limmagine ha acquisito una tale forza legittimizzante, che spesso si sente dire Lho
visto in televisione per rafforzare un giudizio o un concetto. Questo perch ci che passa
sullo schermo ha davvero la capacit di persuadere, di convincere della sua rilevanza e,
automaticamente, consente di considerare irrilevante tutto ci che non appare in Tv.
Sempre pi maggiormente emerge la consapevolezza che alla base della presunta
evidenza delle immagini, vi sia una sorta di lobby- a volte le emittenti stesse, altre volte
laudience, altre ancora i giornalisti stessi- che decida non cosa giusto far vedere, ma
cosa conviene far vedere, in unottica di share. Di certo, la selezione inevitabile, non
possibile dare visibilit a tutte le notizie che arrivano dal mondo.
Unaltra situazione occultata dalla televisione che tutte le notizie in essa
contenute e raccontate dalle diverse fonti, non sono obiettive o comunque vere in
generale poich in realt sono sempre limitate ad una certa prospettiva, inserite in un
determinato orizzonte.
Tutto oggi ripensato in funzione della sua visibilit, della sua capacit di mostrarsi, nulla
sfugge alla spettacolarizzazione, neanche lordinario e il consueto. Questo il segreto
della fiction televisiva, che ci racconta di medici, carabinieri, preti, nonni, visti nella loro
vita quotidiana. Da questa totale e globale spettacolarizzazione della vita reale, si pu
dedurre che tutto pu essere un modello, ovvero che nulla pi un modello. Se tutto
spettacolo, viene meno anche ogni distinzione tra reale e apparenza; stiamo
sviluppando una sorta di indifferenza tra ci che e ci che appare.
58 Cfr P.C. RIVOLTELLA, op. cit., pp. 18-19
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Inoltre lo spettacolo dellapparenza trova in s il proprio scopo, immediatamente. Perci,
appena apparsa, limmagine si pu dileguare. Quindi, limmagine, lapparenza non ha
uno scopo, risolvendo in se stessa il suo fine. Ma, nonostante questo, attrae e coinvolge.
Questo modus operandi della televisione in generale, lo possiamo vedere in pratica anche
nei telegiornali, in cui la notizia viene sintetizzata in informazione e intrattenimento.59
1.3.1. La realt nel mondo come immagine
Siamo in piena e rapidissima rivoluzione multimediale. Un processo a molti
tentacoli (Internet, computer personali, ciberspazio) che per caratterizzato da un
comune denominatore: il tele- vedere, e per esso un nostro video- vivere60
Lhomo sapiens si configura come luomo in grado di comunicare attraverso
unarticolazione di suoni e segni significanti, cio dotati di significato. Luomo,
definito animal symbolicum da Ernst Cassier, dispiega la sua capacit simbolica
attraverso il linguaggio.
Oggi si parla non di linguaggio, ma di linguaggi (del cinema, delle arti figurative, delle
emozioni, etc.). Tuttavia il linguaggio che caratterizza luomo quello della parola, del
nostro parlare e pensare.61
Ma in un mondo che apprende attraverso le immagini, che ruolo ha la parola?
vero che una immagine pu valere pi di mille parole. Ma ancora pi vero che un
milione di immagini non danno un solo concetto. Riassumo in tre punti. Primo: il vedere
non conoscere. Secondo: il conoscere pu essere aiutato dal vedere. Terzo: il che non
toglie che conoscere per concetti (il conoscere in senso forte) si dispiega tutto quanto
oltre il visibile.62
Se il mondo immagine, apparenza, quindi non ci sono pi fatti da raccontare. Non
avendo pi fatti da raccontare, il multimedia li crea.
Giorgio Bocca parla di disinformazione e cita il fattoide, la falsa notizia
verosimile. Le agenzie che si occupano di diffondere le informazioni, non diffondono
realmente e solamente il fatto. Si parla, infatti, di Infotainment, un misto tra informazione
59 Cfr. A. FABRIS, op. cit., pp. 119- 122
60 G. SARTORI, op. cit., Prefazione
61 Cfr. Id., pp. 5- 7
62 Id, p. 149
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e divertimento. Il lettore e il telespettatore vengono visti pi come clienti che cittadini.
Cambiando la considerazione dellaudience cambia anche il prodotto da far loro vedere.
De Kerckhove parla, invece, di attacco alla realt, da parte della cultura
contemporanea e dei media. Il messaggio viene manipolato e adattato ai vincoli del
medium. Sempre De Kerckhove teorizza la legge della realt decrescente, in cui la
realt svanisce secondo un determinato ordine: copertura diretta, diretta differita, servizio
confezionato, documento obiettivo, documentario di parte e infine docudrama63.
Noam Chomsky aggiunge alla tesi sopra riportata, lo studio sui cinque filtri attraverso
i quali passano le notizie:
1. Propriet, coloro che controllano i media dominanti;
2. Pubblicit, fonte di finanziamento principale dei media;
3. Sourcing, fonti di notizie giornaliere credibili e che non costano troppo;
4. Flak, feedback negativi;
5. Anticomunismo, una sorta di religione di stato utilizzato come meccanismo di
controllo del malcontento (riguarda soprattutto lAmerica). Questo filtro assume
un nome diverso a seconda del paese che lo utilizza: se in America si chiama
Anticomunismo, in Oriente si chiamer Anti- Occidentalismo, in Italia Anti-
europeismo (dati i continui discorsi contro lEuropa e la moneta unica che si
stanno facendo da qualche anno a questa parte) o Anti- Immigrazioni, Anti-
Politici e tanto altro. Comunque lo si chiami esso ha limportante funzione di
incanalare e controllare la rabbia- o anche il malcontento- che viene suscitato
dalle condizioni economiche e sociali64. Spesso, anche per spostare lattenzione
pubblica su questioni di poca importanza (i vari gossip dei Vip, entrati nel novero
delle notizie nazionali comunicate dai telegiornali) o su argomenti che si
trascinano per anni e anni, da tirare in ballo per non parlare di qualcosaltro di pi
scomodo.
La notizia, quindi, non mai pura ma sempre edulcorata dalle esigenze delle varie
Lobby del mondo mediatico.
Se ci spostiamo dal giornalismo, verso la televisione troviamo Baudrillard che parla
di delitto perfetto compiuto dalla televisione ai danni della realt.
63 Cfr D. DE KERCKHOVE, La pelle della cultura, trad. it., Costa & Nolan, Genova, 1996, pp. 128-129
64 N. CHOMSKY, Il bene comune, trad. it., La Biblioteca di Repubblica- Lespresso, Roma, 2004, p. 55
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Egli afferma che la televisione non pi surrogato o interpretazione della realt, ma la
realt stessa. Attesta, inoltre, che il reale vanificato nei segni; la simulazione ha preso il
posto del principio di realt. Ci avviene perch tutti i segni ormai si scambiano tra
loro, senza pi scambiarsi con qualcosa di reale65. La fine del reale, paradossalmente,
si esplicita attraverso un eccesso: liperreale, il pi del reale, ovvero il reale riprodotto.
Le cose scompaiono, rimpiazzate dalle loro simulazioni, dalla loro spettacolarizzazione.
Baudrillard riscontra unulteriore conseguenza del mondo come immagine: con il virtuale
non si assiste solo alla liquidazione del reale, ma anche a quella dello sterminio
dellAltro e di tutte le forme di alterit:
Quella della morte che si scongiura con laccanimento terapeutico;
Quella del volto e del corpo, che si persegue con la chirurgia estetica;
Quella del mondo che si cancella con la Realt Virtuale;
Quella di ciascuno che scomparir un giorno con la clonazione;
Quella dellaltro che si sta diluendo nella comunicazione perpetua.
L uomo storico stato cos sostituito dall uomo terapeutico: un uomo che,
perdendo il senso della continuit storica, ha esasperato la ricerca terapeutica del
benessere del corpo e della mente.66 La cultura iper- reale del nanosecondo col suo
ritmo annulla lo spazio e riduce lorizzonte temporale individuale e collettivo
allimmediato, determinando la caduta della coscienza storica e lavvento della
coscienza terapeutica. Mentre luomo storico si sacrifica nel presente e vive per il
futuro, luomo terapeutico abbandona ogni pretesa di missione storica. Ci che conta
adesso. Importante avere la possibilit di vivere e di godere il momento..67
1.3.2. Effetti del mondo come immagine
Se limmagine diventata la categoria principale della nostra vita, ci tocca vivere
in un mondo in cui non ha valore il mondo, ma il suo consumo68. Asserviti a questa logica
sono i mezzi tecnici di cui ci si avvale per accedere al mondo. Cos anche la libert di
usare certi apparecchi o merci ignora la costrizione al consumo.
65 J. BAUDRILLARD, Lo scambio simbolico e la morte, Feltrinelli, Milano, 1980, p. 18
66 Cfr. F. BELLINO, op. cit., 2010, p. 21- 28
67 Id., p. 27
68 Cfr. G. ANDERS, Luomo antiquato, Bollati Boringhieri, Torino, 2007, vol. I, p. 11
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La mancanza di uno solo di questi apparecchi, chiamati musts, ovvero merci dobbligo
si pensi alla televisione, al computer, al telefono 69 mette a repentaglio lintera
attrezzatura della vita [] Chi si prende la libert di rinunciare a uno, rinuncia con ci
a tutti e quindi alla sua vita. Si in grado di farlo?70.
La domanda posta da Anders sposta lattenzione sul tipo di rapporto che si ha con
i Media, in particolar modo sulla loro pervasivit nella nostra vita.
In che modo questi strumenti condizionano noi e i nostri atteggiamenti?
Gli studi degli effetti dei media sugli atteggiamenti e comportamenti individuali e
collettivi costituiscono uno dei pi importanti ambiti di ricerca delle scienze della
comunicazione, a partire dalla scuola di Francoforte. Data la vastit dei contributi, in
questa sede mi limiter a compiere una breve sintesi delle pi importanti teorie, per poi
concentrare maggiormente lattenzione sugli effetti del mondo come immagine. 71
Potremmo distinguere gli effetti dei Media sui nostri atteggiamenti e
comportamenti, seguendo la distinzione fatta da Rivoltella nel suo testo Teorie della
comunicazione72. Lautore, infatti, distingue tre tipi di effetti in base alla loro durata.
Seguendo questa tripartizione troviamo:
1. Effetti immediati. In questa categoria rientra la succitata bullet theory (teoria del
proiettile) di Lippmann e Laswell, secondo cui i media agiscono imprimendo i
loro messaggi nella mente dei loro fruitori come proiettili o come un ago
ipodermico.
2. Effetti a breve termine. Tra le teorie pi significative troviamo quella degli usi e
gratificazioni e del two-step flow. La prima fa una considerazione attiva
dellaudience e valuta il consumo dei media come modo per ricercare delle
gratificazioni per bisogni individuali.
La teoria del two-step flow, invece, concentra il suo studio sul ruolo dei leaders
dopinione nella determinazione della scelta degli elettori. Si giunse alla
conclusione che la comunicazione attivata dai media agiva su due livelli (da qui
il nome della teoria, two- step flow): dai media ai leaders dopinione e da questi
69 F. BELLINO, op. cit., 2010, p. 28
70 Cfr. G. ANDERS, op. cit., vol. I, p. 12
71 Cfr. F. BELLINO, op. cit., p. 28- 30
72 Cfr P.C. RIVOLTELLA, op. cit., pp. 225- 231
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Fosso Irma, Educazione e comunicazione. Per una pedagogia della comunicazione dei nuovi media
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agli elettori. In risultato dellindagine rilev la grande importanza e capacit di
persuasione della comunicazione non mediale.
3. Effetti a lungo termine. In questultimo gruppo di teorie troviamo: le teorie del
potere dei Media, le teorie della dipendenza e le teorie degli effetti cumulativi.
Le prime rilevano limportanza sociale dei Media, soprattutto in relazione alle
scelte dei consumatori, che tendono a conformarsi con quanto comunicato mezzo
Media. Il secondo gruppo di teorie riflette sul rapporto esistente tra sistema sociale
e sistema dei Media e afferma che lampiezza e lintensit degli effetti dei Media
dipende dal grado di dipendenza che il sistema sociale ha dei confronti dei Media.
Infine nelle teorie degli effetti cumulativi, vi sono due teorie di cui importante
parlare: la teoria della coltivazione e l agenda setting. La prima stata
teorizzata da Gerbner, secondo cui i Media modellano valori e atteggiamenti,
attraverso la riproposizione di contenuti specifici, realizzando cos una sorta di
allevamento o coltivazione della mente degli utenti.
L agenda setting, invece sostiene che i Media non intervengono sul pubblico
in modo persuasivo, ma in modo subdolo, determinando cos i valori e le
informazioni che devono divenite importanti per il pubblico.
Una volta individuati gli effetti dei Media sui nostri atteggiamenti e comportamenti
abbiamo la base teorica per poter conoscere e comprendere gli effetti del mondo come
immagine. Essi, infatti, sono strettamente connessi allutilizzo dei Media.
I principali effetti del mondo come immagine sono i seguenti:
Atomizzazione delle conoscenze ed esperienze. Se la realt diventa illustrazione
delle sue illustrazioni 73 la conoscenza del mondo e la sua conseguente
conoscenza (spesso esperita attraverso le immagini) non potr mai essere
completa, ma parcellizzata.
Passivizzazione e liquefazione delloggetto. Il consumatore ormai abituato a
consumare i prodotti mediatici, senza poter replicare, ci abituiamo a una
esistenza nella quale siamo defraudati della met del nostro essere uomini. Chi
ascolta soltanto ma non parla e per principio non pu contraddire non solo
passivizzato, ma reso succube e schiavo74.
73 G. ANDERS, op. cit., p. 233
74 Id., p. 234
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Inoltre i prodotti mediatici, per essere pi facilmente fruibili, ci vengono serviti
allo stato liquido. Questo modo di distruggere e liquidare loggetto non solo
caratteristica dei mass Media, ma anche dellintera produzione odierna, ispirata al
principio dell obsolescenza guidata75, basata sulla produzione di oggetti che
non durino molto tempo o che verranno soppiantati dopo poco da modelli sempre
pi efficienti (un esempio sono tutta la gamma di prodotti di telefonia e computer,
prima fra tutti la Apple).
Libert illusoria. Luomo moderno, libero dalle ideologie del passato che
imprigionavano le sue azioni, oggi si ritiene libero. Ma in realt non cos. Ha
sostituito, infatti, le ideologie tradizionali, con una molto pi pericolosa e
vincolante: il consumo. Non vi libert di scelta, c solo la corsa al consumo,
allomologazione. Anders afferma, addirittura, che noi non solo stiamo perdendo
la nostra libert, ma siamo persino defraudati della libert di avvertire la perdita
della nostra libert76. Se ci trovassimo in una dittatura, avvertiremmo che la
nostra libert lesa per unovvia condizione restrittiva. Ma quando la dittatura
subdola, nascosta dietro al bello e al piacevole, allora non siamo in grado di
poter renderci conto della nostra assenza di libert.
Smaterializzazione. Come la monade di Liebniz, che non ha finestre, ma che
comunica con le altre monadi, cos lhomo mediaticus si sente perfettamente
separato e perfettamente interconnesso attraverso lo schermo di un computer
[]77. Lhomo mediaticus, cos definito da Bellino, pu essere in qualsiasi posto
del mondo, restando comodamente a casa, pu essere connesso con miriadi di
persone e non avere relazioni. Questa la smaterializzazione: disgiungere il corpo
dallIo, la vita reale (first life) dalla vita virtuali (second life).
Frantumazione delluomo e destrutturazione morale. Luomo viene frantumato da
tutto ci che gli giunge via radio, televisione, Internet e altro, senza alcun
collegamento logico. Un uomo che mescola tutta questa grande massa di
informazioni, non pu che essere disarticolato, senza un orientamento e
soprattutto incapace di dare un senso univoco a ci che legge o sente.
75 Id.,, p. 235
76 Id.,, p. 234
77 F. BELLINO, op. cit., p. 36
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Per quanto riguarda le notizie trasmesse, esse non solo non hanno un ordine o una
costruzione razionale, ma vengono incentrate su notizie sensazionali, eccitanti, di
comportamenti trasgressivi e anormali. Ci che fa notizia ci che esce fuori dagli
schemi, ci che per guadagnarsi audience punta sullamoralit degli eventi, pi
che sulla moralit. Oggi ci stupiamo se al telegiornale, invece dei soliti omicidi
efferati, sentiamo notizie di normale moralit. Oggi viene normalizzato
lanormale e anormalizzato lanormale.
Affettivizzazione ed esteriorizzazione delluomo. Quasi una conseguenza di
quanto detto prima questo effetto del mondo come immagine. Oggi il razionale
soppiantato dal sensoriale, dallaffettivo, dallimmaginario. La prima reazione
dellorganismo di fronte allimmagine televisiva e filmica una reazione emotiva.
Il problema che le immagini che noi vediamo, non suscitano riflessioni, ma solo
sensazioni. Circola, a tal proposito, unimmagine in rete che spiega bene questa
situazione: un uomo seduto davanti alla televisione che piange guardando la scena
di un bambino denutrito; nello sfondo, si vede una finestra, al di l della quale c
un bambino che piange per la fame. Di fronte ad un bambino africano, noi
proviamo compassione, ma difficilmente andiamo oltre questa sensazione, per
riflettere sui motivi per cui quel bambino denutrito o per fare qualcosa di
concreto per aiutarlo.
Violenza e adultizzazione dei minori. La massificazione della comunicazione
mediatica produce un duplice effetto: linfantilizzazione degli adulti e
ladultizzazione dei minori, che pu essere considerata una forma subdola di
violenza. Si parla addirittura di scomparsa dellinfanzia o bambini senza
infanzia. Questo perch la membrana protettiva che serviva a preservare i
bambini da precoci esperienze e dai segreti del mondo adulto si indebolita a
opera dei mass media, permettendo ai piccoli di poter accedere a tutta la gamma
di informazioni a cui accedono i grandi. In questo, per, c da rilevare che gran
parte della colpa non solo dei media, ma anche dei genitori e soprattutto di quelle
agenzie che si dovrebbero occupare di proteggere lo sguardo dei bambini. In
realt anche questo diritto fondamentale, il diritto ad avere uninfanzia, asservito
al gioco dello share e del consumo.78
78 Cfr. Id., pp.31 -40
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In particolar modo il rapporto tra media e infanzia verr trattato nel successivo paragrafo.
1.4. Digital divide: nativi digitali e immigrati digitali
Dopo la riflessione sulla post- modernit e il mondo come immagine, ho ritenuto
doveroso prevedere una piccola riflessione anche su coloro che sono nati nellepoca 2.0:
i Nativi Digitali.
Sebbene dal punto di vista teorico, ci sono ancora molte resistenze sul considerare il modo
di apprendere dei Nativi Digitali diverso dal nostro, di certo un ambito di studio molto
importante, soprattutto per uneducazione ai media che, in particolar modo per loro, non
pu prescindere da una maggiore conoscenza del loro mondo e delle loro modalit di
apprendimento.
La definizione Nativi Digitali appartiene a Marc Prensky79, che la coni per la
prima volta nel 2001 in un articolo su "On the Horizon". Prensky non si limita a coniare
un termine per i bambini nati in piena rivoluzione digitale, ma ne individua uno anche per
coloro che in questa rivoluzioni si sono trovati in un certo senso catapultati: gli Immigrati
Digitali. Il termine Immigrato offre proprio il senso di una sorta di Esodo, da una terra
conosciuta e famigliare, ad una sconosciuta, piena di insidie e pericoli. Cos si esprime
lautore per identificarli: sono soggetti che, come tutti gli immigrati, alcuni meglio di
altri, hanno dovuto adattarsi al nuovo ambiente socio- tecnologico, ma conservando il
loro accento, i loro piedi nel passato. [] come se fosse una lingua nuova imparata
non da piccoli ma pi avanti nel corso della vita e, come suggeriscono alcuni
neurobiologi, utilizzando una parte differente della mente o del cervello.80
A tal punto ci si chiede: da che periodo in poi una persona pu essere considerato
Nativo e non Immigrato? La linea di demarcazione (sebbene non sia possibile indicarla
con precisione) si potrebbe individuare nel 1996, anno in cui inizia la diffusione di massa
di Internet, anche