L’open innovation come strumento per la diffusione d’impresa nel Mezzogiorno
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L’open innovation come strumento per la diffusione d’impresa
nel Mezzogiorno
Amedeo Lepore Università degli Studi di Bari
Luiss di Roma
Il World Wide Web 1
Il World Wide Web, acronimo WWW, spesso abbreviato in web, è uno dei servizi di Internet, la più grande rete di computer mondiale ad accesso pubblico mai realizzata. In particolare, il web è, insieme alla posta elettronica, il servizio di Internet più utilizzato e conosciuto. Il servizio mette a disposizione degli utenti uno spazio elettronico e digitale per la pubblicazione di contenuti multimediali, oltre che un mezzo per la distribuzione di software e la fornitura di servizi particolari, sviluppati dagli stessi utenti. Il web è stato creato da Tim Berners-Lee, ricercatore del CERN di Ginevra, sulla base delle idee sue e di quelle di un suo collega, Robert Cailliau. Oggi, gli standard su cui è basata la rete, in continuo sviluppo, sono mantenuti dal World Wide Web Consortium (W3C). La nascita del web risale al 6 agosto 1991, giorno in cui Berners-Lee mise on-line su Internet il primo sito web.
Il primo sito web creato da Tim Berners-Lee - online il 6 agosto 1991
Il Web 2.0: Internet interattivo
Il Web 2.0 è un locuzione utilizzata per indicare genericamente uno stato di evoluzione di Internet (e, in particolare, del World Wide Web), rispetto alla condizione precedente del Web 1.0. Si tende ad indicare come Web 2.0 l’insieme di tutte quelle applicazioni online, che permettono uno spiccato livello di interazione sito-utente (blog, forum, chat, sistemi come Wikipedia, Youtube, Facebook, Myspace, Gmail, ecc.). La locuzione pone l’accento sulle differenze rispetto al cosiddetto Web 1.0, diffuso fino agli anni novanta del secolo scorso e composto prevalentemente da siti web statici, senza alcuna possibilità di interazione con l’utente, eccetto la normale navigazione tra le pagine, l’uso delle e-mail e l’impiego dei motori di ricerca.
I social networks e i dati sulla loro attività
Fonte: h)p://xkcd.com/256/
Il Web 3.0: gli aggregatori e il Web semantico
Con il termine web semantico, termine coniato dal suo ideatore, Tim Berners-Lee, si intende la trasformazione del World Wide Web in un ambiente dove i documenti pubblicati (pagine HTML, file, immagini, ecc.) siano associati ad informazioni e dati (metadati), che ne specifichino il contesto semantico in un formato adatto all’interrogazione, all’interpretazione e, più in generale, all’elaborazione automatica. Con l’interpretazione del contenuto dei documenti che il web semantico intende perseguire, dovrebbero essere possibili ricerche molto più evolute delle attuali, basate sulla presenza nel documento di parole chiave, ed altre operazioni specialistiche, come la costruzione di reti di relazioni e connessioni tra documenti, secondo logiche più elaborate del semplice link ipertestuale.
L’open innovation nell’economia della conoscenza
L‘economia della conoscenza
Converged content, data & applica7ons: RSS, Widgets, Situa7onal Applica7ons, Dashboards, Online Media Analysis
Converged people: Social networking, Blogs, Wikis, Personas, Knowledge communi7es
Converged communica7ons: VOIP, advanced collabora7on, Digital Assistants, RSS
Intellectual Capital
Intellectual Capital
Intellectual Capital
Intellectual Capital
Intellectual Capital
Intellectual Capital Intellectual Capital
Intellectual Capital Intellectual Capital
Intellectual Capital Intellectual Capital
L‘open innova)on
Intellectual Capital
Intellectual Capital
Intellectual Capital
Intellectual Capital
Intellectual Capital
Intellectual Capital Intellectual Capital
Intellectual Capital Intellectual Capital
Intellectual Capital Intellectual Capital
Open innova*on è un termine coniato da Henry Chesbrough, per indicare un nuovo paradigma dell’innovazione industriale, ma, più in generale, una visione aggiornata della diffusione e gesHone della conoscenza a livello globale. In un mondo sempre più aperto, grazie alla generalizzazione delle reH e delle connessioni in tempo reale, diventa possibile non solo la fruizione senza limitazioni delle fonH universali della conoscenza, ma anche l’avvio di un processo di partecipazione alla costruzione del sapere, che veda coinvolH contemporaneamente gli utenH di Internet, gli esperH e gli interessaH ad una determinata temaHca.
L‘open innova)on Intellectual Capital
Intellectual Capital
Intellectual Capital Intellectual Capital
Intellectual Capital
In sintesi, quello che viene definito come crowdsourcing -‐ una parola che non ha ancora un corrispeMvo nella lingua italiana e che sta a indicare un modello di aMvità, nel quale un’azienda o un’isHtuzione richiede lo sviluppo di un proge)o, di un servizio o di un prodo)o ad un insieme decentrato di persone, a)raverso lo strumento del web -‐ rappresenta la fronHera più avanzata e, allo stesso tempo, semplice dello sviluppo dei collegamenH telemaHci. I creatori e i realizzatori di un’idea, di un’innovazione o anche di uno scambio di conoscenze non sono più un numero molto ristre)o di ricercatori, chiusi in un ufficio aziendale, magari denominato di “ricerca e sviluppo”, ma diviene la popolazione di Internet, ovvero le competenze e i cervelli diffusi su territori reali molto ampi, che nel sistema virtuale possono essere facilmente raccolH, connessi tra loro e messi in grado di interagire per la soluzione di problemi o, quanto meno, per la loro individuazione.
L‘open innova)on
Fonte: www.wikipedia.org
Innovazione tradizionale
Open
Innovation Le menti più brillanti del settore lavorano nella nostra azienda.
Poiché i cervelli migliori non lavorano tutti nella nostra azienda, è necessario cercare la collaborazione di persone "illuminate" sia dentro sia fuori l'azienda.
Per approfittare al massimo dei vantaggi dell'area Ricerca e Sviluppo occorre trovare soluzioni innovative, svilupparle e commercializzarle senza chiedere l'intervento di persone esterne all'azienda.
L'area R&S esterna genera notevole valore per l'azienda; l'area R&S interna contribuisce in parte alla creazione del valore aziendale.
Un'azienda è vincente quando trova e mette a punto idee rivoluzionarie nel proprio ambito di attività.
Un'azienda è vincente quando utilizza in modo efficace le idee provenienti da dentro e fuori l'azienda.
Dove si utilizza la Open Innovation
Innovation Seeker
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COINVOLGIMENTO ESTERNO
CO
INV
OLG
IME
NTO
INTE
RN
O
Il Mezzogiorno può rappresentare il terreno reale
per lo sviluppo dell’open innovation, come leva per la diffusione
del sistema d’impresa
Il Mezzogiorno nella crisi
Si è affermata la convinzione che la crisi economica riguardi sopra)u)o il Centro-‐Nord. Un convincimento tanto diffuso e radicato, quanto lontano dalla realtà. La situazione che emerge del mercato del lavoro meridionale è invece drammaHca. Nel Mezzogiorno vengono escluse fasce crescenH di popolazione, sopra)u)o giovane, dal mercato del lavoro.
Il Mezzogiorno nella crisi Tra aprile 2008 e aprile 2009 l’occupazione si è ridotta di 271 mila unità, -4,1%; contrazione assai più sostenuta di quella registrata nelle regioni del Centro-Nord (-107 mila unità, pari -0,6%). Il tasso di occupazione della popolazione in età da lavoro si è ridotto dal 47% al 45%; quello femminile dal 31,8% al 30,7%, confermandosi uno dei più bassi tra tutte le regioni dell’Unione europea;
96,0
98,0
100,0
102,0
104,0
106,0
108,0
110,0
I2004
II2004
III2004
IV2004
I2005
II2005
III2005
IV2005
I2006
II2006
III2006
IV2006
I2007
II2007
III2007
IV2007
I2008
II2008
III2008
IV2008
I2009
II2009
Mezzogiorno Centro-Nord
Andamento dell’occupazione nel Mezzogiorno e nel Centro-Nord nel periodo 2004-2009 (I trim. 2004 uguale a 100)
Il Mezzogiorno nella crisi • la perdita di occupazione, pur riguardando tutti i settori,
risulta di estrema gravità soprattutto nel comparto industriale, dove la flessione registrata nei primi due trimestri del 2009 è stata mediamente al Sud del 7,9% (-71 mila addetti industriali), con punte del -14,4% in Basilicata, del -9,7% in Campania e del -8,7% in Puglia.
• L’apparato produttivo meridionale somma all’inversione ciclica debolezze strutturali (specialmente in settori tradizionali quali il tessile e l’abbigliamento) che affondano le loro radici nel tempo e che si aggravano nell’attuale congiuntura;
La riapertura del divario di sviluppo negli anni duemila
La differenza tra le due aree appare parHcolarmente rilevante se le)a nel medio periodo: tra il 2002 e il 2008 il PIL è cresciuto del 5,6% in termini reali nel Centro-‐Nord e del 2,2% nel Sud. Ciò vuol dire che se la contrazione a)esa per il 2009 dovesse riguardare in egual misura le due riparHzioni, il Prodo)o interno lordo meridionale tornerebbe al di so)o dei livelli che aveva 10 anni fa.
7,9
Mezzogiorno
Centro-Nord 5,0
TASSI ANNUI DI VARIAZIONE % DEL PIL NEGLI ANNI 2000
2001 - 2008 Cumulata
Mezzogiorno Centro-Nord
0,5
0,4
2002
0,0
-0,3
2003
1,8
0,5
2004
0,8
0,4
2005
2,1
1,7
2006
0,9
2007
1,8
-1,1
2008
-1,0
1,7
2,3
2001
2,4
5,8
-2,6
2,3 1,2
11,0
Mezzogiorno
Centro-Nord
3,5
-2,1
2,9 2,3 -0,
3
9,3 2001 2002 2003 2004 2005
TASSI ANNUI DI VARIAZIONE % DEGLI INVESTIMENTI FISSI LORDI TOTALI
2001 - 2008
4,5
2006
2,4
Cumulata
Mezzogiorno Centro-Nord
1,1
2007
2,3
-2,8
2008
-3,0
PIL IN PPA NELLE AREE “DEBOLI” E NELLE AREE “FORTI”
Tassi medi annui di crescita (%) 2000-2005
REGIONI CONVERGENZA
REGIONI COMPETITIVITA’ TOTALE
ITALIA 1,5 1,7 1,7
GERMANIA 3,0 2,8 2,8
SPAGNA 6,5 5,8 6,0
IRLANDA 7,6 7,0 7,2
GRECIA 6,6 4,4 6,5
UE a 27 4,8 3,3 3,7
Le poliHche meridionaliste nella crisi
q PoliHche congiunturali vs poliHche stru)urali. Il rischio dell’indebolimento delle poliHche per lo sviluppo è reale e richiede una consapevolezza nuova del Mezzogiorno e dei meridionali.
L’open innova*on come occasione per il Mezzogiorno oltre la crisi
L’interrogaHvo sul futuro dell’Italia e, in parHcolare, sul desHno della sua macro-‐area più debole, il Mezzogiorno, si fa quanto mai insistente. Il focus delle valutazioni e delle risposte necessarie riguarda proprio la capacità del Mezzogiorno di affrontare, in un quadro comparaHvo globale, evenH estremamente sfavorevoli dal punto di vista stru)urale, che rischiano di aggravarne per molH anni le condizioni e di allontanare sempre più una prospeMva di convergenza verso stadi di sviluppo avanzaH. Tu)avia, la crisi economica perme)e anche una considerazione di altro Hpo.
L’open innova*on come occasione per il Mezzogiorno oltre la crisi
InfaM, proprio a causa del suo divario, ma anche di alcune sue cara)erisHche peculiari, il Mezzogiorno può giocare una parHta significaHva nei se)ori dell’economia legata a Internet e all’innovazione. L’open innova*on indica un nuovo paradigma dell’innovazione industriale, ma, più in generale, una visione aggiornata della diffusione e gesHone della conoscenza a livello globale. In un mondo sempre più aperto, grazie alla generalizzazione delle reH e delle connessioni in tempo reale, diventa possibile non solo la fruizione senza limitazioni delle fonH universali della conoscenza, ma anche l’avvio di un processo di partecipazione alla costruzione del sapere, che veda coinvolH contemporaneamente gli utenH di Internet, gli esperH e gli interessaH ad una determinata temaHca.
L’open innova*on come occasione per il Mezzogiorno oltre la crisi
In sintesi, quello che viene definito come crowdsourcing -‐ un modello di aMvità, nel quale un’azienda o un’isHtuzione richiede lo sviluppo di un proge)o, di un servizio o di un prodo)o ad un insieme decentrato di persone, a)raverso lo strumento del web -‐ rappresenta la fronHera più avanzata dello sviluppo dei collegamenH telemaHci. I creatori e i realizzatori di un’idea, di un’innovazione o anche di uno scambio di conoscenze non sono più un numero molto ristre)o di ricercatori, chiusi in un ufficio aziendale, magari denominato di “ricerca e sviluppo”, ma diviene la popolazione di Internet, ovvero le competenze e i talenH diffusi su territori reali molto ampi, che nel sistema virtuale possono essere facilmente raccolH, connessi tra loro e messi in grado di interagire per la soluzione di problemi o, quanto meno, per la loro individuazione.
L’open innova*on come occasione per il Mezzogiorno oltre la crisi
Il Mezzogiorno, in questo nuovo e sempre più vasto contesto, può fare di alcuni punH stru)urali di debolezza -‐ come la mancanza di una capitalizzazione e di un sistema di imprese adeguaH o la frammentazione del mercato -‐ e di alcuni elemenH cara)erizzanH di vantaggio -‐ come la presenza di creaHvità e talenH diffusi, sopra)u)o tra i giovani -‐ le premesse essenziali per un cambio di passo. InfaM, in una situazione di crisi, che determinerà inevitabilmente una profonda trasformazione degli asseM economici, è possibile cogliere l’occasione, forse unica, per realizzare un’innovazione dal basso (bo5om up, come si dice).
L’open innova*on come occasione per il Mezzogiorno oltre la crisi
Se, allo stato, vi è poco da sperare in nuove poliHche di Hpo macroeconomico, in grado di spingere le regioni meridionali verso una fase di ripresa e al graduale recupero del divario, tu)avia, la “nuova fronHera” del Sud potrebbe essere cosHtuita proprio dal dispiegamento dell’economia della rete e della conoscenza. Il momento è quello a)uale, sia perché vi sono condizioni favorevoli per l’avvio di iniziaHve di valorizzazione dei saperi e delle competenze meridionali, sia perché il progressivo superamento del mercato di massa e l’affermazione sempre più palpabile di un’economia della “coda lunga” -‐ ovvero, la crescita di un sistema basato su un’insieme di mercaH di piccole dimensioni -‐ può perme)ere anche agli svantaggi delle aree meridionali di converHrsi in opportunità e benefici.
L’open innova*on come occasione per il Mezzogiorno oltre la crisi
Si tra)a di puntare alla realizzazione di un’aggregazione delle capacità creaHve, degli ingegni e delle conoscenze del Mezzogiorno, che sia in grado di portare a sistema una delle cara)erisHche peculiari e, finora, disperse di questa parte del paese. In questo modo, le esigenze di acquisizione del sapere, all’interno della produzione, nelle isHtuzioni e, perfino, a livello individuale, potrebbero trovare una potente connessione e un molHplicatore di convenienze, smuovendo il Sud dal torpore e facendolo tornare protagonista del suo desHno.
L’open innovation rappresenta concretamente un’opportunità nuova per il Mezzogiorno, diversa dalla pura e semplice mitologia della piccola dimensione, perché si muove in una logica sistemica, di aggregaz ione e d i c resc i ta esponenziale delle attività di impresa, come “massa critica” in un nuovo mercato.
Il Mezzogiorno ce la può fare, innovando la sua c lasse dir igente, sostenendo una nuova fase delle strategie n a z i o n a l i p e r i l S u d e valorizzando la rete dei suoi talenti e delle sue imprese.