Innovation Scoreboard
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Transcript of Innovation Scoreboard
Ottavo Quadro Regionale
di Valutazione dell’Innovazione
Innovation Scoreboard Regione Lazio
2012
Filas
Finanziaria laziale di sviluppo
Ottavo Quadro Regionale
di Valutazione dell’Innovazione
Innovation Scoreboard Regione Lazio
2012
Filas
Finanziaria laziale di sviluppo
Credits
Il Rapporto è stato realizzato dal gruppo di lavoro coordinato dal Prof. Matteo G. Caroli e costituito da Eleonora Fracassi, Maria Concetta Gasbarro, Lucilla Mercuri.
Filas
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presentazione
In linea con la propria missione istituzionale e con una cultura aziendale orientata da sempre alla “misurazione”, FILAS realizza da molti anni lo “Scoreboard dell’Innovazione” del Lazio. Lo studio analizza in manieraorganica una serie di dati e di indicatori relativi al rilievo assunto nella regionedall’innovazione in termini di investimenti finanziari, capitale umano, diffusione tra le imprese, performance raggiunte. Per una migliore comprensione, i valori relativi al Lazio sono posti a confronto con i corrispondentidi un certo numero di regioni benchmark italiane e nel tempo.Quella di quest’anno è l’ottava edizione, la quale presenta un impiantoconcettuale fortemente rinnovato e coerente con l’impostazione di analoghi studi realizzati a livello europeo ed internazionale. I dati raccolti ed elaborati nello “Scoreboard dell’Innovazione” 2012 mostrano come il Lazio si collochi ai primissimi posti tra le regioni italiane,consolidando, tra l’altro, la posizione di eccellenza già raggiunta da diversi anni.Considerato che l’innovazione costituisce oggi il principale perno dello sviluppoorganico di un territorio come di una singola impresa, appare fondamentalevalorizzare l’eccellenza raggiunta in questo ambito nella nostra regione. Proprio a tal fine, FILAS ha supportato il Governo regionale nella predisposizionedel “programma triennale per la ricerca, l’innovazione e il trasferimentotecnologico” finalizzato a rendere il Lazio un territorio particolarmentefavorevole all’innovazione delle imprese. Gli stessi dati evidenziati dallo Scoreboard di Filas confermano le priorità su cui lavorare ed individuate nel programma triennale. In primo luogo, ilrafforzamento dell’impegno diretto delle imprese laziali nella R&S per fardiventare l’innovazione la loro principale leva competitiva. In questa prospettiva,si dovranno attivare misure per favorire la crescita dimensionale delle aziende, e tra queste in particolare quelle a supporto della creazione di reti d’impresa.Altrettanto importante è l’intensificazione delle collaborazioni tra i grandi Gruppi ed il tessuto di piccole imprese super specializzate; in questo senso,
Ing. Laura Tassinari | Direttore Generale
sarà importante proseguire il lavoro svolto a favore dei distretti tecnologici della nostra regione, segnatamente quello delle bioscienze, dell’aerospazio e dei beni culturali. Una seconda importante linea di azione riguarda il sempremaggiore collegamento tra dipartimenti universitari, centri di ricerca ed imprese;proprio questo è uno degli ambiti dove il Lazio ha in questi ultimi anni raggiuntorisultati particolarmente significativi, ma molto deve ancora essere fatto. Si tratta di favorire l’integrazione dei ricercatori nelle strutture aziendali;stimolare la ricerca scientifica a cercare soluzioni a concrete problematiche di produzione, di innovazione dei prodotti e di gestione aziendale; favorire la nascita di nuove imprese ad altissima tecnologia dall’alveo della ricerca universitaria.Gli ambiti di azione sono dunque numerosi, ma non ci si può tirare indietroperché il primato di oggi può essere facilmente perso se non si continua a lavorare intensamente. L’ampiezza e complessità delle politiche che la Regionesta attuando nel campo dell’innovazione rendono quindi particolarmente utile uno strumento di monitoraggio dei risultati come lo Scoreboard curato da FILAS. Fornisce un affidabile insieme di dati e un’analisi utili per elaborarein maniera ottimale le politiche per l’innovazione e lo sviluppo economico della nostra comunità.
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introduzione
Questa edizione dello “Scoreboard dell’Innovazione” del Lazio ha una struttura logica basata sul modello dell’Innovation Union Scoreboard elaborato dall’UnioneEuropea per monitorare l’innovazione nei Paesi Membri e sul Global Innovation Indexdi Insead. L’aspetto metodologico caratterizzante consiste nella distinzione tra gli input, ovvero l’insieme di condizioni rilevanti nel generare innovazione nel territorio, e gli output, intesi come manifestazioni concrete dell’innovazione,generati dalla capacità innovativa esistente nel territorio. Tenuto conto che la rigidadistinzione tra input dell’innovazione ed output, è accettabile solo in parte, sul pianosia concettuale che pratico, l’analisi consente di valutare il grado di innovatività di un territorio (nel nostro caso di una Regione) a diversi livelli. In primo luogo, quellorelativo all’impegno posto a favore dell’innovazione in termini di risorse investite, di attori coinvolti, di capitale umano disponibile; in secondo luogo, la competitività del sistema produttivo del territorio, sul piano appunto della sua innovatività, misurataattraverso i risultati effettivamente raggiunti in termini di prodotti della ricerca e sfruttamento economico dell’innovazione. Il terzo livello di valutazione è di particolare interesse poiché il confronto tra il posizionamento sul piano degli input a favore dell’innovazione e quello in termini di risultati raggiunti consente dicomprendere aspetti essenziali ai fini della elaborazione ed attuazione delle politicheper le innovazioni; in particolare: l’efficienza ed efficacia dell’utilizzazione delle risorseper l’innovazione, ovvero la capacità di trarre da queste risultati adeguati; l’effettivaqualità del capitale umano impegnato in attività innovative, al di là della sua formalequalificazione e posizione professionale; il potenziale di sviluppo dell’innovazione in un territorio in relazione al livello delle risorse investite in ricerca e sviluppo. Nella prima parte, lo studio spiega nel dettaglio il modello concettuale su cui è basatoe presenta i 15 indicatori di input ed i sette di output, a loro volta divisi in variecategorie, utilizzati per misurare il livello di innovazione della regione. La secondaparte presenta e commenta i risultati osservati per ciascun indicatore, commentandolianche rispetto alle performance ottenute dalle altre Regioni di riferimento e allevariazioni relative ai dati di cinque anni addietro. Per comprendere nella giusta
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Prof. Matteo G. Caroli | Coordinatore Scientifico
prospettiva i valori degli indicatori esaminati, sono in molti casi valutati anche ivalori assoluti delle grandezze rilevanti. La terza parte riguarda la determinazionedell’”indicatore sintetico”, dando evidenza delle modalità seguite per il suocalcolo. La parte conclusiva del lavoro evidenzia i risultati più significativi al fine di elaborare delle ipotesi di policy per rafforzare il grado di innovatività del sistema Lazio. Il risultato dell’indicatore sintetico di input e di outputconsente di posizionare il Lazio tra le regioni leader in Italia in termini di innovazione. Diversi sono i fattori che risultano alla base di questo primato; in primo luogo la notevolissima concentrazione di risorse umane qualificateimpegnate nella ricerca di base o applicata in organizzazioni sia pubbliche cheprivate. Una elevata e diffusa qualità del capitale umano che risulta anche dallapresenza nella regione di un sistema di dipartimenti universitari e centri di ricercamolto articolato e competitivo, in grado di produrre grandi quantità di giovanicon competenze tecnico- scientifiche avanzate. La rilevanza che l’innovazione ha nel Lazio deriva anche dalle molto consistenti risorse investite dalle istituzioni e dagli organismi pubblici aventi sede nel suo territorio; un fattore questo che vàvalutato con attenzione, tenuto conto che tali soggetti hanno anche al di fuoridella nostra regione le sedi operative dove concretamente realizzano le attività di ricerca, e quindi impiegano i finanziamenti disponibili. È anche significativa ladiffusione nel Lazio delle imprese considerabili come “innovative”, in particolarenel chimico – farmaceutico e nelle bioscienze, nell’aerospazio, nell’ICT, in alcuniambiti dell’audiovisivo e dei servizi alle imprese. Un sistema di imprese innovativeche, tra l’altro, fa sì che il Lazio abbia la quota di esportazioni “high tech” sul totale delle proprie esportazioni di gran lunga maggiore tra le regioni italiane.Nel realizzare questo studio ho beneficiato del prezioso indirizzo istituzionaledell’Ing. Laura Tassinari, direttore generale di FILAS, oltre al supporto di ungruppo di lavoro costituito da Maria Concetta Gasbarro, Lucilla Mercuri ed Eleonora Fracassi che hanno apportato competenze tecniche, entusiasmo e dedizione allo stesso momento. A tutte loro va il mio sentito ringraziamento.
indice
1. Il modello concettuale1.1 La struttura dello Scoreboard 2012 1.2 La costruzione dell’indice sintetico
2. I risultati2.1 Gli input dell’innovazione
2.1.1 Le risorse finanziarie investite2.1.2 Il capitale umano2.1.3 Istituzioni, organizzazioni e strutture di ricerca2.1.4 Il tessuto produttivo
2.2 Gli output dell’innovazione2.2.1 I risultati scientifici della ricerca 2.2.2 Le innovazioni realizzate 2.2.3 Il valore economico generato dall’innovazione
3. L’indice sintetico3.1 Premessa metodologica3.2 I risultati
3.2.1 L’indice sintetico di input3.2.2 L’indice sintetico di output
3.3 Osservazioni conclusive
4. Le variabili utilizzate nel calcolo dell’Indice sintetico
5. Metodologia, anni utilizzati, glossario
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1.1 La struttura dello Scoreboard 2012
A livello internazionale, sono stati elaborati diversi modelli di Scoreboard,finalizzati a misurare le performance dei diversi Paesi nel campo dell’innovazione1.La Commissione Europea pubblica annualmente l’Innovation Union Scoreboard, evoluzione del precedente European Innovation Scoreboard,finalizzato a monitorare il progresso dei 27 paesi dell’Unione rispetto agli obiettividella strategia per l’innovazione comunemente denominata “Europa 2020”. L’Innovation Union Scoreboard è articolato in 24 indicatori, raggruppati in 7 categorie o “dimensioni” e tre grandi ambiti. Gli ambiti sono: i) enablers; ii) attività delle imprese (considerabili rilevanti o comunque riferite all’innovazione); iii) output.Gli enablers sono i drivers rilevanti dell’innovazione di natura “esterna” all’impresae sono articolati in tre categorie di indicatori: i) risorse umane; ii) sistema della ricerca; iii) risorse finanziarie. Le “attività delle imprese” descrivonogli sforzi nella R&S e innovazione realizzati dalle imprese stesse; sono articolateanch’esse in tre categorie di indicatori: i) le spese per la ricerca; ii) l’attivitàinnovativa delle imprese e le partnership finalizzate alla R&S con altre imprese ocon soggetti pubblici; iii) la rilevanza degli intellectual assets controllatidall’azienda. Per quanto riguarda gli output, ovvero gli effetti delle attività innovative delle imprese, gli indicatori sono raggruppati in tre categorie: i) i risultati scientificidella ricerca; ii) le innovazioni; iii) gli effetti economici collegati all’innovazione.A livello regionale la disponibilità dei dati per calcolare questi indicatori risulta molto parziale2. Pertanto, è stato necessario procedere alla elaborazione di un nuovo Scoreboard, basato solo su indicatori frutto di dati disponibili a livello regionale e direttamente correlati con l’innovazione.Questo studio presenta uno Scoreboard in grado di misurare l’innovazione del Lazio e delle altre regioni italiane messe a confronto. Esso distingue gli input, ovvero l’insieme di condizioni rilevanti nel generare innovazione, e gli output, intesi come i risultati generati dalla capacità innovativa presente nelterritorio. Va evidenziato che l’articolazione dello Scoreboard in un insieme di indici di input e di output dell’innovazione, rispecchia la struttura del Global Innovation Index elaborato annualmente da Insead.È evidente che, la rigida distinzione tra input dell’innovazione ed output,ovvero tra fattori che la determinano e fattori che ne rappresentano una concretadimostrazione, è accettabile solo in parte, sul piano sia concettuale che pratico. In primo luogo, va considerato che spesso i risultati dell’innovazione sono a loro volta determinanti della capacità innovativa degli attori del territorio,diventando, quindi, input. Si pensi, ad esempio, al caso di un brevetto che, in prima battuta, rappresenta il risultato di un certo impegno di risorse umane,finanziarie, organizzative nella ricerca, ovvero un output. Successivamente,
Il modello concettuale1
1 Per un’ampia disamina dei principali Scoreboarddell’Innovazione, si vedaMeasuring innovation potential and results in: The global innovation index 2011.
2 Si veda la puntuale analisi a riguardo in Hollanders H. et al. Regional InnovationScoreboard 2012 – methodologyreport, Innometrics, 2012.
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la disponibilità di quel brevetto rafforza l’innovatività dell’impresa che ne ha la titolarità, diventando quindi una determinante del potenziale innovativo del territorio in cui essa opera. Un altro esempio significativo è rappresentatodalle risorse finanziarie investite nell’innovazione: si tratta evidentemente di impieghi finalizzati a svolgere attività innovative, pertanto, di input. Tuttavia,almeno per quanto concerne gli investimenti privati, è possibile considerare tali risorse anche come il risultato della presenza più o meno diffusa nel territoriodi imprese orientate all’innovazione e quindi ad investire in ricerca e sviluppo. Le imprese innovative sono un caso evidente della difficoltà di distinguere tra input ed output dell’innovazione in un territorio, essendo al tempo stesso una determinante e una risultante della diffusione di innovazione al suo interno. Tenuto conto dei limiti concettuali insiti nella distinzione tra input ed outputdell’innovazione, lo studio del livello di innovazione di un territorio, distinto ma integrato rispetto a queste due grandezze, offre delle prospettive di analisi rilevanti. L’analisi consente, infatti, di valutare il grado di innovatività di un territorio (nel nostro caso di una Regione) a diversi livelli. In primo luogo,quello relativo all’impegno posto a favore dell’innovazione in termini di risorseinvestite, di attori coinvolti, di capitale umano disponibile; in secondo luogo, la competitività del sistema produttivo del territorio, sul piano appunto della suainnovatività, misurata attraverso i risultati effettivamente raggiunti in termini di prodotti della ricerca e sfruttamento economico dell’innovazione. Il terzo livello di valutazione è di particolare interesse poiché il confronto tra il posizionamento sul piano degli input a favore dell’innovazione e quello in termini di risultati raggiunti consente di comprendere aspetti essenziali ai finidella elaborazione e attuazione delle politiche per le innovazioni; in particolare:l’efficienza ed efficacia di utilizzazione delle risorse per l’innovazione, ovvero la capacità di trarre da queste risultati adeguati; l’effettiva qualità del capitaleumano impegnato in attività innovative, al di là della sua formale qualificazione e posizione professionale; il potenziale di sviluppo dell’innovazione in unterritorio in relazione al livello delle risorse investite in ricerca e sviluppo.Il modello di Scoreboard proposto considera in maniera dunque distinta gli input e gli output dell’innovazione (Fig. 1). I primi sono articolati in quattrodimensioni: i) risorse finanziarie investite; ii) capitale umano; iii) istituzioni,organizzazioni e strutture di ricerca; iv) tessuto produttivo. Ciascuna di queste dimensioni è descritta mediante un certo numero di indicatori, per un totale di quindici nella categoria degli input (Fig. 2). In modo analogo, gli output sono articolati in tre dimensioni: i) risultati scientifici della ricerca; ii) innovazioni; iii) valore economico generatodall’innovazione. Queste tre dimensioni risultano complessivamente descritte da nove indicatori (Fig. 3).
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Input
Risorse finanziarieinvestite
• Finanziamenti europei per la ricerca acquisiti• Spesa pubblica in R&S• Spesa delle imprese in R&S• Valore degli investimenti in private equity
• Popolazione con istruzione terziaria• Laureati in materie scientifiche e tecnologiche• Personale addetto alla R&S• Occupati in settori Technology & Knowledge intensive
• Diffusione dei dipartimenti Universitari scientifici e tecnologici rispetto alle imprese rilevanti
• Diffusione dei Centri di Ricerca pubblici e privati• Attrattività delle università
• Imprese innovatrici • Grado di diffusione nelle imprese di PC,
banda larga, siti web
• Numero e rilevanza pubblicazioni scientifiche• Numerosità dei PhD
• Spin offs della ricerca • Richieste di brevetti (e brevetti high tech) presso l’EPO• Depositi nazionali di marchi, invenzioni, disegni
e modelli utilità, traduzioni in brevetti
• Esportazioni tecnologiche
Capitale umano
Istituzioni,organizzazioni e strutture di ricerca
Tessuto produttivo
Risultati scientificidella ricerca
Innovazioni
Valore economico
Output
Fig. 1: Il modello di Scoreboard dell’innovazione a livello regionale
Fonte: nostre elaborazioni
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1.2 La costruzione dell’Indice sintetico
La costruzione dell’indicatore sintetico è stata effettuata ponderando i valori degli indicatori considerati nel modello, evidenziandone la diversa significatività.I pesi ad essi attribuiti tengono conto di: i) rilevanza delle grandezze input/outputdell’innovazione nell’ambito del sistema economico di una Regione; ii) robustezza metodologica dell’indicatore; iii) grado di correlazione con altriindicatori facenti parte della stessa categoria. Rispetto a quest’ultimo punto,quando la correlazione risulta troppo elevata, agli indicatori vengono attribuiticoefficienti inferiori.Va precisato che la definizione dei pesi da attribuire a ciascun indicatore si basa su valutazioni di carattere qualitativo.Come illustrato nel precedente paragrafo, il modello individua quattro classi di indicatori di input specificatamente riguardanti: i) risorse finanziarie investite;ii) capitale umano; iii) istituzioni, organizzazioni e strutture di ricerca; iv) tessuto produttivo. Le tre categorie di indicatori di output sono, invece, rappresentate da: i) risultati scientifici della ricerca; ii) innovazioni; iii) valore economico generato dall’innovazione. Le categorie relative agli inputsono rappresentate attraverso un insieme complessivo di quindici indicatori;quelle che descrivono gli output sono articolate in nove indicatori. L’elaborazione dell’indicatore sintetico di innovatività del Lazio avviene mediante l’attribuzione a ciascun indice di un peso diverso sulla base dei criteri illustrati in precedenza. Nelle seguenti figure (Fig. 2 e Fig. 3) vengono illustrate per ciascun indicatore,prima con riferimento alle grandezze input, poi a quelle output, il valore di ponderazione e le motivazioni essenziali che lo hanno determinato.
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Fig. 2: I pesi degli indicatori - Input
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Indicatore
Finanziamenti comunitari/PIL regionale
Spesa pubblica in R&S/PIL regionale
Spesa delle imprese in R&S/PIL regionale
Ammontare delle operazionidi private equity / PILregionale
Persone con istruzioneterziaria/ totale pop. tra i 25 e i 64 anni
Laureati in disciplinescientifiche/giovani tra 20 e 29 anni
Personale addetto alla R&S/totale occupati
Occupati in settori T&Kintensive/totale occupati
Peso
4%
5%
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2%
3%
9%
9%
9%
Descrizione
Indica le risorse europee per la ricerca affluite nelle varie regioni,mostrando anche la capacità degli attori di predisporre progettiscientifici di elevato livello
Indica le risorse di attori pubblici con sede nel Lazio investite in R&S. Va considerato che: i) i beneficiari sono soggetti nazionali che utilizzano le risorse per la ricerca non necessariamente nel Lazio; ii) l’efficacia di utilizzodi queste risorse è di difficile valutazione; iii) la ricerca degli entipubblici non sempre ha concrete ricadute industriali
Analogo ma più importante del precedente, poiché riguarda risorse private in generale investite con un maggiore focus sulla generazione di innovazione produttiva. Anche per questoindicatore, resta valido il primo dei limiti osservati sopra
Riguarda una fonte di risorse finanziarie qualitativamente significativa e tendenzialmente orientata su progetti imprenditoriali innovativi
Indica la diffusione nella popolazione di capitale umano qualificato
Indica la diffusione tra i giovani di capitale umano qualificato e tendenzialmente orientato ad attività potenzialmente innovative
Indica la diffusione sul totale del capitale umano effettivamente impegnato in attività di ricerca e sviluppo nella Regione
Indica la diffusione, rispetto al totale degli occupati del capitaleumano effettivamente impegnato in settori ad alta intensità di conoscenza ed uso di tecnologie
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N. imprese di capitalimanifatturiere e servizi/n. dipartimenti universitariscientifici e tecnologici
Centri di ricerca/N. imprese di capitali manifatturiere e di servizi
Indice di attrattività delle università
N. imprese innovatrici /tot. Imprese manifatturieroe servizi
N. imprese oltre 10 addetticon PC/ tot. Imprese oltre 10 addetti
N. imprese oltre 10 addetticon banda larga/tot. Impreseoltre 10 addetti
N. imprese oltre 10 addetticon sito web/tot. Impreseoltre 10 addetti
6%
6%
8%
18%
3%
6%
3%
Non considera la qualità dei centri di ricerca e risente della numerosità dell’universo delle impresepotenzialmente innovatrici
Non considera la qualità dei centri di ricerca e risente della numerosità dell’universo delle imprese potenzialmente innovatrici
Indica la capacità delle università della regione di attrarre studenti extraregionali rispetto alla quantità di studenti della regione che preferiscono università in altre regioni
L’indicatore che più direttamente rappresenta la capacità innovativa del territorio; è molto importante non solo all’interno della sua categoria, ma in assoluto
Questo indicatore ed i successivi tre risultano poco significativi, in quanto facenti riferimento a condizioni necessarie ma non sufficienti per essere innovativi.
Questo e il precedente hanno differenze regionali molto modeste
È relativamente più significativo rispetto ai precedenti due date le maggiori differenze regionali
Fonte: nostre elaborazioni
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Fig. 3: I pesi degli indicatori - Output
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Indicatore
N. dottori di ricerca/n.dipartimenti universitari
N. spin-offs della ricerca/totale centri di ricerca
N. richieste brevetti pressoEPO per milione di abitanti
N. richieste brevetti “high tech” presso EPO per milione di abitanti
N. depositi di “marchi”/ n. società di capitalimanifatturiere e di servizi
N. depositi di invenzioni/ n. società di capitalimanifatturiere e di servizi
N. depositi di “disegni”e “modelli di utilità”/ n. società di capitalimanifatturiere e di servizi
N. depositi di ”traduzioniBE”/ n. società di capitalimanifatturiere e di servizi
Valore delle esportazioni“tecnologiche”/totaledell’export nel settoremanifatturiero
Peso
10%
20%
5%
15%
2,5%
15%
5%
2,5%
25%
Descrizione
Considera anche dottori di ricerca in discipline non tecnico –scientifiche e comunque poco o affatto correlate all’innovazione
È un indicatore rilevante della capacità dei centri di ricerca di produrre risultati concreti ed economicamente significativi
Considera solo le “richieste” di deposito. È influenzato dalla dimensione della popolazione residente. È molto correlato con il successivo
Considera solo le “richieste” di deposito. È influenzato dalla dimensione della popolazione residente. È molto correlato con il precedente
È un indicatore di innovazione rilevante anche se non concerne l’innovazione tecnologica in senso stretto
È un indicatore rilevante della capacità di generare risultati riconosciuti, anche se solo a livello nazionale
È un indicatore rilevante della capacità di generare risultati riconosciuti, anche se solo a livello nazionale
È un indicatore simile ai precedenti, ma riferito ad una grandezzameno significativa in termini di capacità innovativa
È un indicatore di output molto significativo
Fonte: nostre elaborazioni
I risultati | 17
Questo capitolo riporta nel dettaglio i risultati registrati dal Lazio relativamente ai diversi indicatori impiegati nell’elaborazione dell’indice sintetico. Per ciascunindicatore, i risultati vengono confrontati con quelli riguardanti un campione di regioni italiane, scelte in relazione alla loro rilevanza economica generale,nonché specifica nei settori innovativi, e selezionate in modo da comprenderetutte le macro-aree del Paese. In particolare, le regioni considerate sono:Piemonte, Lombardia, Trentino Alto Adige, Veneto, Emilia Romagna, Toscana,Campania, Puglia e Sicilia. Per ogni indicatore, inoltre, vengono illustrati sia i datidisponibili relativamente all’anno più recente (in gran parte dei casi, il 2011), sia quelli del 2007; questo confronto consente di effettuare una valutazioneinerente le dinamiche di medio termine dei fenomeni osservati3.
2.1 Gli input dell’innovazione
Il livello degli input per l’innovazione nella regione Lazio è valutato sulla base di quindici indicatori raggruppati in quattro categorie: i) risorse finanziarieinvestite; ii) capitale umano; iii) istituzioni, organizzazioni e strutture di ricerca; iv) tessuto produttivo. Di seguito vengono illustrati e commentati i risultatirispetto a ciascun indicatore e classe.
2.1.1 Le risorse finanziarie investiteLa dimensione delle risorse finanziarie investite nella ricerca, sviluppo ed innovazione in un certo territorio esprime, per un verso, l’impegno posto in essere da attori pubblici e privati nella realizzazione di attività e progetti volti a produrre conoscenza ed innovazione; per l’altro, il potenziale di sviluppo di competenze tecnologiche avanzate da parte di attori economici non localizzatinell’area dove esse sono state investite. Utile ricordare che tali investimentirappresentano un fattore certamente molto importante ma, comunque, non esaustivo, essendo altrettanto rilevante l’efficacia con cui essi vengonorealizzati e la qualità delle attività di ricerca finanziate. La sola dimensionequantitativa degli investimenti in ricerca, sviluppo ed innovazione deve, quindi,essere valutata con notevole attenzione, in particolare per quanto riguarda gli effetti in termini di conoscenza ed innovatività generate; è evidente che un territorio pur con una elevata spesa in R&S può essere meno virtuoso di altri se utilizza tali risorse in maniera inefficace e poco produttiva. In definitiva, le prime posizioni in termini di investimenti in R&S rappresentano una condizione necessaria, ma non sufficiente ad eccellere nell’innovazione. Al contrario, bassi investimenti in R&S determinano in maniera abbastanzaineluttabile una minore capacità innovativa.Gli indicatori utilizzati nella misurazione della posizione del Lazio sul piano degli investimenti in ricerca, sviluppo e innovazione sono i seguenti:
I risultati2
3 Nel commento dei dati siprecisa l’anno di riferimento;per semplicità di linguaggionon verrà specificato che si tratta sempre del dato di più recente disponibilità.
• Finanziamenti comunitari/PIL regionale• Spesa pubblica in R&S/PIL regionale• Spesa delle imprese in R&S/PIL regionale• Ammontare delle operazioni di private equity/PIL regionaleL’insieme degli indicatori relativi agli investimenti in R&S posizionano il Lazio tra le primissime regioni italiane (Fig. 4). Questa eccellenza deve, però, essere valutatacon attenzione, essendo basata sulla spesa di organismi pubblici e sull’attrazione di finanziamenti comunitari (nell’ambito del Settimo programma quadro della ricerca). La natura pubblica di gran parte delle risorse finanziarie finalizzatealla ricerca nel Lazio pone l’attenzione su tre fattori: i) poiché i beneficiari di queste risorse sono soggetti di dimensione nazionale, solo parte di esse vieneutilizzata per ricerca effettivamente realizzata nel Lazio; ii) il grado di efficacia ed efficienza con cui i soggetti pubblici utilizzano le risorse per la ricerca è piuttosto incerto e risulta, comunque, molto eterogeneo; iii) la rapida ed intensariduzione della spesa pubblica non potrà non riguardare in una certa misura anche l’ambito della ricerca (soprattutto di base), riducendo la rilevanza di questoindicatore per quanto attiene l’entità dei flussi di risorse disponibili nella Regione.Sul piano della spesa sostenuta dalle imprese (comprese quelle pubbliche) per la ricerca, il Lazio rimane in buona posizione, ma non si colloca tra le regionidi vertice, riportando valori pari a quasi la metà della spesa pubblica (Fig. 4). La minore capacità di attrarre risorse private trova conferma anche nell’indicatore relativo al private equity. Esso evidenzia un ammontare di operazioni pari a € 63.417 abbastanza limitato rispetto alla dimensione del tessuto produttivo laziale, potenzialmente consona ad attrarre tale forma di capitale. Occorre inoltre sottolineare che in questo ambito, il risultatoriguardante il totale delle operazioni di private equity nel 2011 è in fortepeggioramento rispetto a quello del 2007 (16 operazioni a fronte delle 27 del 2007)4. In chiave positiva, va invece rilevato il consistente incremento tra il 2007 e il 2009 sia dell’indicatore relativo alla spesa pubblica, sia di quello riguardante la spesa privata (in entrambi i casi, in rapporto al PIL), (Fig. 4).
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Fig. 4: La posizione del Lazio negli indicatori relativi agli investimenti in R&S
Posizione Differenziale5 Differenziale Differenziale del Lazio tra del Lazio del Lazio dalla del Lazio
Valore le 10 regioni rispetto al prima regione rispettoIndicatore del Lazio italiane valore Italia italiana tra le 10 al 2007
Finanziamenti comunitari/PIL regionale 0,410 Prima +0,22 +0,06 n.d.Spesa pubblica in R&S/PIL regionale 1,110 Prima +0,56 +0,37 +0,05Spesa delle imprese in R&S/PIL regionale 0,640 Sesta -0,03 -0,74 +0,08Ammontare delle operazioni di private equity/PIL regionale 0,038 Settima -0,19 -0,56 -0,04
Fonte: nostre elaborazioni
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Il Lazio si colloca al primo posto in Italia per spesa degli organismi pubblici(Pubblica Amministrazione ed Università) rispetto al PIL della Regione, a notevoledistanza dalle altre regioni. Con riferimento al 2009, Il valore del Lazio è infattipari al 1,1%, circa il doppio del valore medio italiano e circa il 40% superiore a quello della Campania collocata al secondo posto (Tab. 1).Il risultato del Lazio registra un progresso di circa lo 0,05% rispetto al 2007periodo nel quale la regione si dimostrava già la migliore del Paese.
4 Fonte: AIFI.
5 Utile precisare che i risultati“differenziali” riportati indicano la differenza tra valori del Laziorispetto all’Italia, al valore della prima regione in termini di posizionamento, nonché del Lazio nell’ultimo anno disponibile rispetto al 2007.
6 L’indicatore è stato calcolatoconsiderando la spesa pubblica in Ricerca & Sviluppo sostenuta dalla Pubblica Amministrazione e dall’Università. Prima del 1982 il dato relativo alla spesa per R&S a livello regionale era disponibileunicamente per il settore imprese.Dall’anno 1993 nella spesa per R&Sdella Pubblica Amministrazione è stata inclusa la spesa delleUniversità che prima di tale anno non era disponibile a livello regionale.
REGIONI 2007 REGIONI 2009
Lazio 1,06 Lazio 1,11Emilia Romagna 0,66 Campania 0,74Campania 0,65 Toscana 0,68Sicilia 0,60 Sicilia 0,60Toscana 0,59 Puglia 0,53Puglia 0,56 Emilia Romagna 0,51Trentino Alto Adige 0,42 Trentino Alto Adige 0,50Piemonte 0,38 Piemonte 0,39Veneto 0,33 Veneto 0,37Lombardia 0,28 Lombardia 0,30Italia (20) 0,53 Italia (20) 0,55
Fonte: ISTAT – EUROSTAT
Tab. 1: Spesa pubblica in Ricerca e Sviluppo/PIL regionale6
In valore assoluto la spesa pubblica in R&S è risultata nel 2009 circa 1,9 miliardi di €, pari ad oltre il 22% della spesa pubblica in R&S totale in Italia e doppia rispetto a quella della Lombardia, collocata al secondo posto (Tab. 2).
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REGIONI 2009 %
Lazio 1.875.644 22Lombardia 946.691 11Toscana 710.942 9Campania 703.996 8Emilia Romagna 675.788 8Veneto 529.519 6Sicilia 518.680 6Piemonte 472.769 6Puglia 364.155 4Trentino Alto Adige 167.439 2Italia (20) 8.336.558 100
Fonte: ISTAT – EUROSTAT
Tab. 2: Spesa pubblica in Ricerca e Sviluppo (valori assoluti in migliaia di Euro e % rispetto al totale nazionale)
I risultati | 21
La Tab. 3 mostra che la posizione del Lazio risulta decisamente meno forte se si considera l’incidenza della spesa delle imprese (sia private che pubbliche) sul PIL regionale. Il valore di questo indicatore nel 2009 è pari allo 0,64%,sostanzialmente in linea con la media nazionale (uguale allo 0,67%), ma decisamente inferiore al valore di tutte le principali regioni industriali: il Piemonte riporta, infatti, un valore di 1,38%; Lombardia ed Emilia Romagna si attestano su valori di poco inferiori allo 0,9%; il Veneto arriva a quasi allo 0,7%. Interessante osservare la dimensione relativamente elevata delle spese in R&D sostenute dalle imprese del Trentino Alto Adige, rispetto alla dimensione dell’economia regionale (0,75%).
La relativa modestia del dato è compensata da una dinamica positiva negli anni.La Tab. 3 evidenzia che rispetto al 2007, il valore dell’indice in questione è aumentato per il Lazio di circa lo 0,08%, più della crescita complessivaosservata a livello nazionale (0,06%) o in Piemonte (-0,01%) e Lombardia(0,04%). Anche sul piano della crescita, è opportuno richiamare il risultatoeclatante ancora del Trentino Alto Adige che è passato da un valore dello 0,36% nel 2007 allo 0,75% nel 2009.
7 L’indicatore è stato costruitoconsiderando la spesa in R&Ssostenuta dalle imprese di natura pubblica e privata.
REGIONI 2007 REGIONI 2009
Piemonte 1,39 Piemonte 1,38Lombardia 0,83 Emilia Romagna 0,88Emilia Romagna 0,81 Lombardia 0,87Lazio 0,56 Trentino Alto Adige 0,75Campania 0,55 Veneto 0,69Veneto 0,50 Lazio 0,64Toscana 0,41 Toscana 0,53Trentino Alto Adige 0,36 Campania 0,51Sicilia 0,19 Sicilia 0,23Puglia 0,16 Puglia 0,20Italia (20) 0,61 Italia (20) 0,67
Fonte: ISTAT – EUROSTAT
Tab. 3: Spesa delle imprese in Ricerca e Sviluppo/PIL regionale7
Questi dati trovano riscontro nei valori assoluti della spesa (Tab. 4). Nel Laziol’investimento complessivo delle imprese è di circa € 1,1 miliardi, pari al 10%del totale nazionale; nel 2007, il totale regionale era di poco inferiore al miliardo. Utile rilevare che in Lombardia la spesa in R&S da parte delle imprese è di € 3,1 miliardi mentre in Piemonte di € 1,7 miliardi, valori sostanzialmente omogenei rispetto a quelli del 2007. Nel Lazio, dunque, la spesa delle imprese è circa il 60% di quella pubblica ed il totale regionale della spesa delle imprese più quella pubblica rappresentala sola spesa delle imprese in Lombardia (circa 3,1 miliardi di Euro), (Tab. 2 e 4).
22 | I risultati
REGIONI 2009 %
Lombardia 3.085.116 28Piemonte 1.749.504 16Emilia Romagna 1.180.048 11Lazio 1.132.793 10Veneto 1.000.166 9Toscana 560.772 5Campania 519.352 5Trentino Alto Adige 269.155 2Sicilia 207.514 2Puglia 173.070 2Italia (20) 10.872.394 100
Fonte: ISTAT – EUROSTAT
Tab. 4: Spesa delle imprese in Ricerca e Sviluppo (valori assoluti in migliaia di Euro e % rispetto al totale nazionale)
8 I finanziamenti comunitari, fanno riferimento afinanziamenti relativi alla ricercastanziati nel 7° ProgrammaQuadro di Ricerca Comunitario. I finanziamenti sono calcolati in funzione del periodo 2007-2011.
I risultati | 23
Dalla Tab. 5 è possibile osservare che il Lazio è la prima regione in termini di attrattività di finanziamenti europei rispetto al totale dei finanziamenti (i dati fanno riferimento ai fondi stanziati a favore della ricerca a seguito del Settimo Programma Quadro di Ricerca Comunitario). Il valore del 2011, pari al 23,6% è molto superiore a quello complessivo nazionale fermo al 9%.La sola Lombardia con il 21,4% realizza un risultato comparabile, mentre le altre regioni con risultati relativamente migliori sono comunque molto staccate, intorno al 10%.
REGIONI 2011 %
Lazio 688.852,7 23,6Lombardia 625.037,7 21,4Piemonte 310.333,4 10,6Toscana 278.280,2 9,5Emilia Romagna 242.147,5 8,3Veneto 174.835,7 6,0Campania 174.835,7 6,0Puglia 145.696,4 5,0Trentino Alto Adige 116.557,1 4,0Sicilia 8.741,8 0,3Italia (20) 2.913.928,7 9,0
Fonte: MIUR – EUROSTAT
Tab. 5: Finanziamenti comunitari8
La posizione del Lazio è invece molto distante dalle regioni leader del Paese in termini di afflussi di risorse di private equity misurate in funzione del PILregionale (Tab. 6). Nel 2011, infatti, il Lazio registra lo 0,038% del PIL in terminidi ammontare di operazioni di private equity e rispetto ad un valore Italiadello 0,224%. Nel 2007, il Lazio riportava un risultato superiore (0,077%).
24 | I risultati
9 L’indicatore è stato costruitoconsiderando al denominatore il PIL regionale in valori assoluti.Tale dato si riferisce all’anno2007, in quanto non disponibileper il periodo riguardante il 2011.
REGIONI 2007 REGIONI 2011
Lombardia 0,596 Veneto 0,601Emilia Romagna 0,389 Lombardia 0,389Veneto 0,315 Toscana 0,307Toscana 0,154 Emilia Romagna 0,184Piemonte 0,148 Piemonte 0,081Lazio 0,077 Campania 0,055Campania 0,027 Lazio 0,038Trentino Alto Adige 0,006 Puglia 0,026Puglia n.d. Sicilia 0,026Sicilia n.d. Trentino Alto Adige 0,004Italia (20) 0,236 Italia (20) 0,224
Fonte: AIFI
Tab. 6: Ammontare delle operazioni di private equity/PIL regionale9
I risultati | 25
In termini di numero assoluto di operazioni di private equity (Tab. 7), il Lazionel 2011 si colloca in una posizione decisamente migliore rispetto alle suddetteregioni (sesta); anche se comunque a notevole distanza dalle regioni leader(Lombardia nettamente al primo posto, poi Veneto ed Emilia Romagna).
REGIONI 2011
Lombardia 80Veneto 34Emilia Romagna 34Toscana 25Piemonte 24Lazio 16Campania 11Puglia 7Sicilia 6Trentino Alto Adige 4Italia (20) 312
Fonte: AIFI
Tab. 7: Numero delle operazioni di private equity per regione
2.1.2 Il capitale umano La presenza di capitale umano con competenze, caratteristiche ed esperienze professionali rilevanti sotto il profilo dell’innovazione costituisce evidentemente una determinante essenziale della capacità di un territorio di esprimere un elevato grado di innovatività. La rilevanza del capitale umano sul piano dell’innovazione deriva dalla considerazione che l’apporto di intelligenza delle persone possiede un’importanza almeno pari alla disponibilità di risorse e strutture tecniche adeguate alla ricerca ed allo sviluppo. Le “economie di agglomerazione” forniscono un’ulterioresupporto a tale spiegazione, considerando che le imprese tendono a concentrare le loro attività innovative nelle aree dove la presenza di istituzioni, organismi di ricerca, aziende innovative e ricercatori risulta di maggiore entità. Gli indicatori disponibili per misurare la qualità del capitale umano sul piano del potenziale coinvolgimento in attività innovative, nonché la diffusione di persone effettivamente dedicate alla ricerca e sviluppo ed all’innovazione sono: • Persone con istruzione terziaria/totale popolazione tra i 25 ed i 64 anni• Laureati in discipline scientifiche/giovani tra 20 e 29 anni• Personale addetto alla R&S/totale degli occupati• Occupati in settori technology and knowledge intensive/totale occupati.
26 | I risultati
I risultati | 27
Sul piano del capitale umano, il Lazio vanta un primato assoluto (Fig. 5),risultando al primo posto tra le dieci regioni considerate nell’ambito di tutti gli indicatori oggetto di analisi. La posizione del Lazio appare particolarmenteforte rispetto a quella nazionale per quanto riguarda la quota di popolazioneattiva con formazione universitaria e la presenza tra i giovani di laureati in discipline scientifiche e tecnologiche.
L’entità relativamente elevata delle persone impegnate nella ricerca e sviluppoo comunque in settori “ad elevata conoscenza e tecnologia” evidenzia comenel Lazio vi sia una notevole concentrazione (almeno relativamente al resto del Paese) di attività correlate alla ricerca ed all’innovazione. Va però ricordato che la presenza di tali attività non è omogenea nel territorioregionale, risultando in massima parte concentrata a Roma e in alcuni ambiti della sua provincia.
10 Utile precisare che i risultati“differenziali” riportati indicanola differenza tra valori del Laziorispetto all’Italia, al valore della prima regione in termini di posizionamento nonché del Lazio nell’ultimo annodisponibile rispetto al 2007.
Fig. 5: La posizione del Lazio negli indicatori relativi alla qualità del capitale umano
Posizione Differenziale10 Differenziale Differenziale del Lazio tra del Lazio del Lazio dalla del Lazio
Valore le 10 regioni rispetto al prima regione rispettoIndicatore del Lazio italiane valore Italia italiana tra le 10 al 2007
Persone con istruzione terziaria/totale popolazione tra i 25 ed i 64 anni 19,1 Prima +4,3 +3,1 -0,5Laureati in discipline scientifiche/giovani tra 20 e 29 anni 19 Prima +6,8 +0,9 +2,6Personale addetto alla R&S/totale degli occupati 1,4 Prima +0,42 +0,04 +0,07Occupati in settori T&K intensive/totale occupati 7,5 Prima +3,0 +1,02 +0,2
Fonte: nostre elaborazioni
La Tab. 8 mostra che nel 2009 il Lazio risulta al primo posto tra le dieci regioniitaliane considerate per numero di laureati in discipline tecnico – scientificherispetto al totale dei residenti in età compresa tra i 20 e i 29 anni, con un valorepari al 19%; seguono Emilia Romagna poco al di sopra del 18% e la Toscanaintorno al 17%; Piemonte e Lombardia sono più indietro con valori inferiori al15%, mentre la media delle regioni italiane è del 12%. La qualità del dato lazialenel 2009 risulta enfatizzata dal fatto che nel 2007, il valore era piuttosto minore(16,4%) e la regione si collocava al terzo posto dopo Emilia Romagna e Toscana.
Il Lazio mostra, dunque, un discreto stock di laureati in discipline tecnico-scientifiche rispetto al totale dei giovani tra i 20 e 29 anni, sicuramente migliore rispetto a quello delle altre regioni considerate.Particolarmente significativa è la crescita osservata in questi anni (2,6%), anche questa superiore a quella nazionale e delle altre principali regioni del Paese.Il valore del 19% colloca inoltre il Lazio al pari dei primi Paesi in Europa (Francia, Romania e Finlandia), che registrano valori tra il 19 e il 20%12.
28 | I risultati
11 Al Numeratore sono staticonsiderati i diplomati (corsi di diploma del vecchioordinamento), i laureati, i dottori di ricerca, i diplomati ai corsi di specializzazione, di perfezionamento e dei master di I e II livello(corrispondenti ai livelli Isced5A, 5B e 6) nelle seguentifacoltà: Ingegneria, Scienze e tecnologie informatiche,Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali, Scienze statistiche,Chimica Industriale, Scienzenautiche, Scienze ambientali e Scienze biotecnologiche,Architettura (corrispondenti ai campi disciplinari Isced 42, 44, 46, 48, 52, 54 e 58).
12 Fonte: EUROSTAT
REGIONI 2007 REGIONI 2009
Emilia Romagna 17,3 Lazio 19,0Toscana 16,4 Emilia Romagna 18,1Lazio 16,4 Toscana 16,8Lombardia 15,2 Piemonte 14,7Piemonte 13,7 Lombardia 14,3Veneto 11,2 Veneto 10,7Campania 9,9 Campania 10,4Sicilia 7,0 Trentino Alto Adige 7,6Trentino Alto Adige 6,7 Puglia 7,0Puglia 6,4 Sicilia 6,9Italia (20) 11,9 Italia (20) 12,2
Fonte: ISTAT
Tab. 8: Laureati in discipline scientifiche/giovani tra 20 e 29 anni11
I risultati | 29
Anche in termini di livello più generale di formazione della popolazione, il Lazio si colloca al primo posto tra le dieci regioni italiane considerate (Tab. 9);in particolare, nel 2010, la percentuale di persone con livello di istruzione“terziaria” (almeno laurea triennale) è del 19,1%; la media italiana raggiunge il 14,8% e l’Emilia Romagna, seconda regione rispetto a questoparametro, è al 16%.
In questo caso, il Lazio registra una leggera diminuzione del valore rispetto al 2008, in controtendenza rispetto al Paese che invece aumenta sia pur leggermente.
13 Le forme di istruzione terziariasi riferiscono ai livelli 5 (first stage of tertiary education)e 6 (second stage of tertiaryeducation) della classificazioneinternazionale standarddell’educazione ISCED(International StandardClassification of Education)creata dall’UNESCO comesistema internazionale di suddivisione dei corsi di studio e relativi titoli. Nel sistema di istruzione italiano tali livelli corrispondonorispettivamente alla laurea e laurea magistrale (liv.5) ed al dottorato di ricerca (liv.6).
REGIONI 2008 REGIONI 2010
Lazio 19,6 Lazio 19,1Emilia Romagna 15,9 Emilia Romagna 16,0Toscana 15,5 Lombardia 15,9Lombardia 15,2 Toscana 15,3Piemonte 13,8 Trentino Alto Adige 14,3Veneto 12,9 Piemonte 14,1Trentino Alto Adige 12,8 Veneto 13,8Puglia 11,9 Campania 12,8Sicilia 11,9 Sicilia 12,3Campania 11,8 Puglia 11,6Italia (20) 14,4 Italia (20) 14,8
Fonte: EUROSTAT
Tab. 9: Persone con istruzione terziaria/totale popolazione tra i 25 ed i 64 anni13
Il Lazio registra il valore più alto tra le regioni italiane anche per quantoriguarda la percentuale di occupati in settori technology & knowledgeintensive rispetto al totale degli occupati (Tab. 10). Con riferimento al 2008,tale valore è pari a circa il 7,5%, mentre la media italiana è al 4,4%. Il TrentinoAlto Adige, al secondo posto in questo caso, registra un valore del 6,4%.
30 | I risultati
14 I settori Technology &Knowledge intensive sono statidistinti sulla base del criterio di classificazione NACE Rev.1.1(Statistical Classification ofEconomic Activities) impiegatoda Eurostat nella suddivisionedelle attività economiche.
REGIONI 2007 REGIONI 2008
Lazio 7,3 Lazio 7,5Trentino Alto Adige 6,7 Trentino Alto Adige 6,4Piemonte 5,4 Lombardia 5,4Lombardia 5,4 Piemonte 5,1Veneto 4,8 Veneto 4,7Emilia Romagna 4,2 Emilia Romagna 4,1Toscana 3,6 Toscana 3,3Campania 3,2 Campania 3,2Sicilia 3,0 Sicilia 3,1Puglia 2,5 Puglia 2,3Italia (20) 4,4 Italia (20) 4,4
Fonte: EUROSTAT
Tab. 10: Occupati in settori T&K intensive/totale occupati14
I risultati | 31
Interessante osservare che nel Lazio sono oltre 167.000 le persone occupate in settori innovativi, pari al 16,2% del totale nazionale (Tab. 11); un valore che pone il Lazio al secondo posto dopo la Lombardia che conta quasi il 23% di tutti gli occupati in settori technology and knowledge intensive del Paese.Utile anche evidenziare che al terzo posto si collocano Veneto e Piemonte con valori compresi tra il 9 e il 10%. Il Lazio e la Lombardia vantano, dunque,di un nucleo di capitale umano impegnato in attività basate sulla conoscenza e la tecnologia di dimensioni molto maggiori rispetto a quello delle altreregioni considerate.
Va dunque sottolineato che il Lazio è la prima regione italiana per quantoriguarda il peso degli occupati nei settori innovativi rispetto al totaledell’occupazione interna e la seconda in termini di concentrazione di questi occupati rispetto al totale nazionale (Tab. 10 e 11).
REGIONI 2008
Lombardia 22,9Lazio 16,2Veneto 9,7Piemonte 9,3Emilia Romagna 7,9Campania 5,2Toscana 5,0Sicilia 4,4Puglia 2,9Trentino Alto Adige 1,4Italia (20) 100,0
Fonte: EUROSTAT
Tab. 11: % degli occupati in settori T&K intensive rispetto al totale Italia
Il quarto indicatore, relativo alla percentuale di addetti in ricerca e sviluppo sul totale degli occupati regionali, è correlato al precedente e quindi comeprevedibile, conferma il primato del Lazio (Tab. 12). Il valore medio nazionalenel 2008 è pari allo 0,95%, mentre quello della regione Lazio risulta dell’1,4%, pochissimo superiore a quello del Piemonte (1,3%).
32 | I risultati
15 Il personale addetto alla R&Scomprende ricercatori, tecnici ed altro personale addetto alla ricerca e sviluppo nellaPubblica Amministrazione, nelle Università, nelle imprese e nelle istituzioni private nonprofit. Il numero è espresso in unità equivalenti a tempopieno valutato in base al tempodi lavoro dedicato ad attività di ricerca. La definizione di personale addetto alla Ricerca e Sviluppo vienefornita dal Manuale Ocse-Eurostat (Manuale di Frascati).L’unità equivalente a tempopieno rappresenta la quantità di lavoro prestato nell’anno da un occupato a tempo pieno,oppure la quantità di lavoroequivalente prestata dalavoratori a tempo parziale o da lavoratori che svolgono un doppio lavoro. Questoconcetto non è legato allasingola persona fisica, ma risulta ragguagliato ad un numero di ore annue corrispondenti adun’occupazione esercitata atempo pieno, numero che puòdiversificarsi in funzione delladifferente attività lavorativa.
REGIONI 2007 REGIONI 2008
Lazio 1,3 Lazio 1,4Emilia Romagna 1,1 Piemonte 1,3Piemonte 1,1 Emilia Romagna 1,0Lombardia 0,9 Veneto 1,0Toscana 0,8 Lombardia 1,0Trentino Alto Adige 0,7 Toscana 0,9Veneto 0,7 Campania 0,8Campania 0,7 Trentino Alto Adige 0,8Sicilia 0,6 Sicilia 0,7Puglia 0,5 Puglia 0,6Italia (20) 0,8 Italia (20) 0,9
Fonte: ISTAT
Tab. 12: Personale addetto alla R&S/totale degli occupati15
I risultati | 33
La Tab. 13 evidenzia che anche per quanto concerne il capitale umanoimpegnato in attività di ricerca e sviluppo, il Lazio dispone di un insiemeconsistente rappresentato, sempre con riferimento al 2008, da quasi 35.000persone e secondo solo alla Lombardia la quale riporta un valore di circa45.000 unità. Infatti, rispetto al totale Italia, la regione Lazio si colloca in seconda posizione con circa il 14% degli addetti nazionali alla R&S.
REGIONI 2008 %
Lombardia 44.671 19Lazio 34.629 14Piemonte 27.311 11Veneto 23.884 10Emilia Romagna 23.091 10Toscana 15.987 7Campania 14.943 6Sicilia 10.004 4Puglia 8.216 3Trentino Alto Adige 3.995 2Italia (20) 239.015 100
Fonte: ISTAT
Tab. 13: Personale addetto alla (R&S) valori assoluti ed in % al totale Italia
2.1.3 Istituzioni, organizzazioni e strutture di ricerca La capacità innovativa di un territorio dipende anche dall’assetto delle Istituzioni e delle Organizzazioni operanti nel campo di ricerca ed innovazione esistenti al suo interno. La loro rilevanza si manifesta, in primo luogo, perché trattasi in molti casi di soggetti direttamente attivinella ricerca e sviluppo con propri programmi e finanziamenti; in altri casi, essi agiscono da attuatori delle politiche per l’innovazione volute dagli organidi governo, favorendo l’impiego efficace ed efficiente delle risorse disponibili.Infine, possono rappresentare degli attrattori rilevanti nel rendere il proprioterritorio la sede vantaggiosa per investitori internazionali, risorse umane o imprese interessate a svolgere attività ad alto contenuto di innovazione.La rilevanza del sistema istituzionale e organizzativo a favore della ricerca va misurata sia intermini di quantità di strutture di ricerca esistenti, che di loro qualità effettiva. In tal senso, sono considerati tre indicatori:• N. imprese di capitali manifatturiere e di servizi/n. Dipartimenti universitari
scientifici e tecnologici• N. imprese di capitali manifatturiere e di servizi/Centri di ricerca • Indice di attrattività delle università
Nella valutazione della posizione del Lazio rispetto a questi indicatori, è importante evidenziare che il risultato dei primi due risente delle notevolidifferenze di dimensione proprie dell’insieme di imprese di capitalimanifatturiere e di servizi operanti nelle regioni grandi ed economicamentepiù forti rispetto a quelle presenti in territori di minor dimensione comunque più deboli. Infatti, regioni come Lombardia, Piemonte, Veneto,Toscana presentano valori elevati, persino maggiori di quello del Lazio.
34 | I risultati
I risultati | 35
Tenuto conto di questo aspetto, la posizione del Lazio risulta intermedia: esiste certamente un numero elevato di dipartimenti universitari scientifici e tecnologici così come di centri di ricerca; tale numero risulta però non cosìelevato se considerato in proporzione alla numerosità delle imprese chepotenzialmente potrebbero beneficiare delle attività scientifiche di talistrutture. Sul piano dell’“offerta” di entità di ricerca, il Lazio recuperafortemente in termini di capacità delle proprie università nell’attrarre studenti da altri territori, determinando un potenziale miglioramento della qualità del capitale umano disponibile nella Regione (Fig. 6).
16 Utile precisare che i risultati“differenziali” riportati indicanola differenza tra valori del Laziorispetto all’Italia, al valore della prima regione in termini di posizionamento nonché del Lazio nell’ultimo annodisponibile rispetto al 2007.
17 La differenza dal valore nazioneè “non rilevante”, perchél’indice di attrattività delleuniversità su scala nazionalenon ha significato se calcolatosul totale nazionale, tenutoconto che non sono inclusi glistudenti stranieri immatricolatinelle sedi universitarie italiane.
Fig. 6: La posizione del Lazio negli indicatori relativi alla presenza di istituzioni, organizzazioni e strutture ricerca
Posizione Differenziale16 Differenziale Differenziale del Lazio tra del Lazio del Lazio dalla del Lazio
Valore le 10 regioni rispetto al prima regione rispettoIndicatore del Lazio italiane valore Italia italiana tra le 10 al 2007
N. imprese di capitali manifattur. e servizi avanzati/n. dipartimenti universitari scientifici e tecnologici 400,6 Sesta -41,3 +441,1 +123,1N. imprese di capitali manifattur. e servizi avanzati/n. centri di ricerca 145,7 Settima -8,7 -257,1 +44,8Indice di attrattività delle università 24,9 Seconda n.r.17 -6,6 +0,6
Fonte: nostre elaborazioni
La Tab. 14 mostra che le università laziali posseggono il secondo miglior indice di attrattività dopo quello dell’Emilia Romagna precedendo Toscana e Lombardia: il numero di immatricolati iscritti nelle università del Lazio è molto superiore al numero dei residenti nella stessa Regione ed immatricolatiin tutto il sistema universitario nazionale essendo pari a circa il 25% del totale degli studenti immatricolati. Per le università dell’Emilia Romagna,questo valore supera il 31%; al terzo posto c’è la Toscana con il 19,7%, seguita dalla Lombardia la quale, con un valore di 16,5%, risulta piuttostostaccata dalle prime due. Rispetto al 2007, il Lazio registra un leggeromiglioramento, mentre l’Emilia Romagna subisce una contrazione di circa due punti percentuali.
36 | I risultati
18 L’indicatore è stato costruitoconsiderando al numeratore il saldo migratorio netto degli studenti ed aldenominatore il totale degli studenti immatricolati. Il saldo migratorio netto è definito come la differenza tra gli immatricolati iscritti nelle sedi della regione e gli immatricolati al sistemauniversitario residenti nella regione stessa. Nel saldomigratorio non sono inclusi glistudenti stranieri immatricolatinelle sedi universitarie italiane,gli italiani residenti all’estero e gli iscritti alle Universitàtelematiche. A partire dal 2001-02 il saldo degli studenti e il numero di immatricolati per regione sono calcolati per regione sede del corso e non più per regione sededell’ateneo. Tale calcolopermette di attribuirecorrettamente la sede di immatricolazione deglistudenti: è il caso degli studentidell’Università Cattolica di Milano (sede dell’ateneo)iscritti nelle sedi dei corsi di Roma.
REGIONI 2007 REGIONI 2010
Emilia Romagna 33,7 Emilia Romagna 31,4Lazio 24,3 Lazio 24,9Toscana 18,0 Toscana 19,7Lombardia 8,3 Lombardia 16,5Piemonte -7,8 Piemonte -4,0Veneto -8,7 Veneto -12,6Sicilia -10,6 Campania -17,4Campania -17,9 Trentino Alto Adige -18,5Trentino Alto Adige -22,0 Sicilia -22,4Puglia -38,9 Puglia -44,3Italia (20) n.r. Italia (20) n.r.
Fonte: MIUR – CNVSU (Comitato Nazionale per la Valutazione del Sistema Universitario)
Tab. 14: Indice di attrattività delle università18
I risultati | 37
Come già accennato, gli indicatori relativi alla diffusione rispettivamente dei dipartimenti universitari scientifici e tecnologici e dei centri di ricercarispetto alla numerosità delle imprese potenzialmente innovatrici devonoessere considerati tenendo conto di alcuni limiti intrinseci19. Poiché il numerodelle imprese potenzialmente innovatrici è al numeratore, l’indice è migliorequando ha valori relativamente bassi. I diversi valori regionali di questi due indicatori risentono naturalmente della differente consistenza numericache l’insieme delle imprese “potenzialmente innovatrici” ha nelle varie regioni;di conseguenza, è evidente che tendono ad essere penalizzate le regioni dove questi insiemi sono maggiori, le quali sono, per altro, le regioni “più forti”. Inoltre, un valore molto basso potrebbe indicare una presenza“eccessiva” di dipartimenti universitari e di centri di ricerca rispetto alladomanda potenziale del territorio. Va inoltre considerato che la semplicenumerosità dei centri di ricerca esistenti in una regione rappresenta in maniera parziale l’offerta scientifica e di ricerca a disposizione delle imprese di quel territorio, poiché né la dimensione né la qualità degli stessi centri di ricerca può essere valutata.
19 Si assume che le impresepotenzialmente innovatricisiano sostanzialmente le società di capitali nei settorimanifatturiero e servizi alle imprese.
Tenuto conto di queste limitazioni, il Lazio è sesta tra le dieci regioni italianeconsiderate per quanto riguarda la diffusione di dipartimenti universitariscientifici e tecnologici in proporzione alle imprese di capitali manifatturiere e di servizi (Tab. 15); il valore del 2011 è pari a 400 imprese per ognidipartimento, in netta crescita rispetto al 2007 anno nel quale risultava pari a 277. La media nazionale nel 2011 è di 442; la Lombardia ha un valore di 841,il Piemonte di 570, il Veneto di 589. Toscana e Campania registrano valori di poco superiori a quello del Lazio. Tra le regioni economicamente più forti,emerge l’Emilia Romagna con un valore di 368.
Va detto che nel Lazio sono concentrati circa il 10% (48) dei Dipartimentiuniversitari in discipline scientifiche e tecnologiche; valori migliori si osservanosolo per la Lombardia (63 dipartimenti, pari al 13%) e per l’Emilia Romagna (54 dipartimenti, pari all’11%)21.
38 | I risultati
20 Il campione di Dipartimentiriguarda nello specifico materie di Ingegneria, Economia,Medicina, Farmacia, Biologia,Fisica e Matematica. Per quantoriguarda il numeratore, società di capitali manifatturieree di servizi, esso è statodeterminato considerando che la classificazione delleattività economiche valida a seguito del 2008 (ATECO 2007)è differente rispetto a quellariguardante gli anni precedenti(ATECO 2002), pertanto, è statoosservato il criterio di raccordotra le due classificazioni. Per l’anno 2007 è stataimpiegata la classificazioneATECO 2002 ed i settoriselezionati corrispondono alleSezioni: Attività manifatturiere(D) Trasporti magazzinaggio (I) e telecomunicazioni (I64),Informatica ed attività connesse(K72), Ricerca e sviluppo (K73).Per l’anno 2011 è stataimpiegata la classificazioneATECO 2007 ed i settoriselezionati corrispondono alleSezioni: Attività manifatturiere(C), Trasporti e magazzinaggio(H), Telecomunicazione (J61),Produzione di Softwareconsulenza informatica econnesse (J62), Attività di Servizi di Informazione ed altri serviziinformatici (J63), Ricerca e sviluppo (M72).
21 Fonte: MIUR.
REGIONI 2007 REGIONI 2011
Lombardia 794,1 Lombardia 841,7Veneto 556,6 Veneto 589,6Piemonte 540,8 Piemonte 570,5Toscana 410,4 Toscana 434,7Campania 363,4 Campania 422,1Emilia Romagna 353,7 Lazio 400,6Puglia 315,2 Emilia Romagna 367,9Lazio 277,5 Puglia 366,9Trentino Alto Adige 272,3 Trentino Alto Adige 304,1Sicilia 175,0 Sicilia 207,9Italia (20) 400,7 Italia (20) 441,9
Fonte: MIUR – Infocamere, Movimprese
Tab. 15: N. imprese di capitali manifatturiere e di servizi/n. dipartimenti universitari scientifici e tecnologici20
I risultati | 39
Nel Lazio esiste un centro di ricerca ogni 146 imprese “potenzialmenteinnovatrici” (Tab. 16); un valore decisamente migliore di quello medionazionale (pari a quasi 154). Interessante osservare che il risultato migliore è registrato dal Piemonte (con un valore di 402). Occorre evidenziare che, a parte la citata Toscana (65 imprese ogni centro di ricerca), le grandi regioni riportano nel complesso valori molto elevati: la Lombardia, 200; il Veneto circa 280; l’Emilia Romagna quasi 166.
Se si considera il numero assoluto dei centri di ricerca operanti nel territorio, il Lazio, contandone 132, si colloca al terzo posto ma a grande distanza da Lombardia (265) e Toscana (254) e con un valore invece non lontano da quello dall’Emilia Romagna (120) collocata al quarto posto23.
22 Il denominatore, riguardante le società di capitali manifatturiere e di servizi, è stato determinatoconsiderando che la classificazionedelle attività economiche valida a seguito del 2008 (ATECO 2007) è differente rispetto a quellariguardante gli anni precedenti(ATECO 2002), pertanto, è statoosservato il criterio di raccordo tra le due classificazioni. Per l’anno 2007 è stata impiegata la classificazione ATECO 2002 ed i settori selezionati corrispondonoalle Sezioni: Attività manifatturiere(D) Trasporti magazzinaggio (I) e telecomunicazioni (I64), Informaticaed attività connesse (K72), Ricerca e sviluppo (K73). Per l’anno 2011 è stata impiegata la classificazioneATECO 2007 ed i settori selezionaticorrispondono alle Sezioni: Attività manifatturiere (C) Trasporti e magazzinaggio (H),Telecomunicazione (J61), Produzionedi Software consulenza informatica e connesse (J62), Attività di Servizi di Informazione ed altri serviziinformatici (J63), Ricerca e sviluppo(M72).Si precisa, inoltre, che ai fini di una maggiore coerenza nelladeterminazione dell’indicatoresintetico di Input, è stato impiegatol’indice relativo al N. dei Centri di ricerca/N. imprese di capitalimanifatturiere e di servizi. Il rapportoimplica l’inversione del numeratore e del denominatore rispetto a quanto riportato nella Tabella 16.
23 Fonte: MIUR.
REGIONI 2007 REGIONI 2011
Piemonte 381,8 Piemonte 402,7Veneto 265,0 Veneto 280,8Lombardia 188,8 Campania 206,5Campania 177,5 Lombardia 200,1Emilia Romagna 159,2 Trentino Alto Adige 171,1Trentino Alto Adige 153,2 Emilia Romagna 165,6Puglia 118,8 Lazio 145,7Sicilia 101,3 Puglia 138,3Lazio 100,9 Sicilia 119,7Toscana 61,4 Toscana 65,0Italia (20) 140,0 Italia (20) 154,4
Fonte: MIUR – Infocamere, Movimprese
Tab. 16: Centri di ricerca/N. imprese di capitali manifatturiere e di servizi22
2.1.4 Il tessuto produttivo Nella prospettiva dei suddetti fattori di input, il sistema delle imprese presenti nella regione laziale va valutato in relazione al livello di innovativitàed alla capacità di generare innovazione. Gli indicatori disponibili sul pianoregionale e volti a misurare tali aspetti sono:• N. imprese “innovatrici”/totale imprese manifatturiero e servizi• N. imprese oltre 10 addetti con PC/totale imprese oltre 10 addetti• N. imprese oltre 10 addetti con banda larga/totale imprese oltre 10 addetti• N. imprese oltre 10 addetti con sito web/totale imprese oltre 10 addetti
Come già precisato, il secondo, terzo e quarto indice vanno considerati come indicatori “deboli” del grado di innovatività di un’impresa (e ancor più della sua capacità di generare innovazioni), facendo riferimento ad aspettitecnologici ormai “di base”, pertanto, certamente necessari ma non sufficientia qualificare un’impresa realmente innovativa. Tuttavia, occorre rilevare che tali indicatori sono comunemente utilizzati negli Scoreboard internazionaliper misurare il livello di innovazione dei Paesi.
40 | I risultati
I risultati | 41
Sulla base degli indicatori considerati, il Lazio si colloca in una posizionecomplessivamente intermedia tra le regioni italiane, piuttosto lontana da quelledi vertice (Fig. 7). Rispetto alle altre categorie di input dell’innovazione, quellarelativa al tessuto produttivo rappresenta la classe nella quale il Lazio registra laposizione relativamente più debole. Per altro, questa debolezza è particolarmenteforte rispetto all’indicatore più significativo presente in questo insieme e tra i piùrilevanti in generale, ovvero la diffusione di imprese “innovatrici” nell’ambito di quelle del manifatturiero (in senso stretto) e dei servizi. Va precisato che il valore del 27%, riguardante il territorio laziale, sconta la diffusione di impresedi servizi “tradizionali”, legate al grande mercato interno, molto maggiorerispetto a quello delle principali regioni del Paese.Anche rispetto a questi indicatori, si osserva comunque un trend in miglioramentorispetto al 2007.
Il dato relativo alla presenza di imprese “innovatrici” nel manifatturiero in “sensostretto” e nei servizi è evidentemente molto rilevante per misurare l’orientamentoe la capacità innovativa delle aziende. È tuttavia, un dato di non facile rilevazionee l’ultimo disponibile è stato prodotto nel 2009, con riferimento alle innovazioniintrodotte nel periodo 2006-2008. Tale informazione misura un fenomeno in buona parte strutturale, che, salvo casi particolari, muta abbastanza lentamentenel tempo e rispetto al quale ancora più lentamente mutano le posizioni relative tra i territori. Di conseguenza, si è ritenuto opportuno considerarlo nello Scoreboard nonostante rifletta eventi trascorsi da circa quattro anni.
24 Utile precisare che i risultati“differenziali” riportati indicanola differenza tra valori del Laziorispetto all’Italia, al valore della prima regione in termini di posizionamento nonché del Lazio nell’ultimo annodisponibile rispetto al 2007.
Fig. 7: La posizione del Lazio negli indicatori relativi al tessuto produttivo
Posizione Differenziale24 Differenziale Differenziale del Lazio tra del Lazio del Lazio dalla del Lazio
Valore le 10 regioni rispetto al prima regione rispettoIndicatore del Lazio italiane valore Italia italiana tra le 10 al 2007
N. imprese innovatrici/totale imprese manifatturiero e servizi 27,0 Settima -3,2 -8,5 n.r.N. imprese oltre 10 addetti con PC/totale imprese oltre 10 addetti 94,7 Sesta -0,4 -3,4 +2,2N. imprese oltre 10 addetti con banda larga/totale imprese oltre 10 addetti 84,3 Quinta +1,2 -2,2 +7,9N. imprese oltre 10 addetti con sito web/totale imprese oltre 10 addetti 56,0 Settima -5,3 -18,6 +4,2
Fonte: nostre elaborazioni
Il Lazio registra un valore pari al 27% (Tab. 17), piuttosto modesto anche rispetto alla media nazionale che supera di poco il 30% e lontano dai risultati dei territori più “forti” in questo ambito: Lombardia con un valore del 35,5%,Emilia Romagna con 35,4% e Piemonte con 34,3%.
42 | I risultati
25 Per impresa innovatrice si intende l’impresa che nel triennio 2006-2008 ha introdotto sul mercatoinnovazioni di prodotto/servizioo ha adottato al proprio interno innovazioni di processo.Il confronto regionale è svoltocon riferimento alle impresepresenti nella fasciadimensionale 10-249 addetti.Per la metodologia utilizzatanella regionalizzazione dei dati statistici della CIS(Community Innovation Survey) si rimanda all’ISTAT.
REGIONI 2006-2008
Lombardia 35,5Emilia Romagna 35,4Piemonte 34,3Veneto 34,1Trentino Alto Adige 30,9Puglia 27,7Lazio 27,0Toscana 25,2Sicilia 22,6Campania 18,3Italia (20) 30,2
Fonte: ISTAT – CIS4 (Fourth Community Innovation Survey)
Tab. 17: N. imprese innovatrici/ totale imprese manifatturiero e servizi25
I risultati | 43
Dei tre indicatori relativi alla diffusione delle tecnologie ICT nelle imprese, questo relativo alla presenza di Personal Computer nelle aziende risulta il menosignificativo ai fini della rilevazione dell’innovatività. La Tab. 18 evidenzia che nel 2010, il Lazio si collocava solo al sesto posto tra le regioni italiane, ma a soli3,4 punti percentuali dalla prima (Trentino Alto Adige) e un punto percentualedalla terza (il Piemonte).Il valore del Lazio è per altro migliorato rispetto al 2007, quando la percentuale sul totale delle imprese con oltre dieci dipendenti dotate di PC risultava pari al 92,5%.
Più consistente rispetto agli obiettivi di misurazione dello Scoreboarddell’innovazione è il rapporto tra le imprese con oltre 10 dipendenti che dispongono di collegamento a banda larga ed il totale delle imprese della stessa tipologia.
26 I dati sono riportanti infunzione della classificazionedelle attività economiche Ateco 2007. Nel dettaglio,vengono considerati i settoricorrispondenti alle lettere C, D, E, F, G, H, I, J, L, M (eccetto la 75), N.
REGIONI 2007 REGIONI 2010
Trentino Alto Adige 98,7 Trentino Alto Adige 98,1Piemonte 98,1 Lombardia 96,9Emilia Romagna 97,9 Piemonte 95,7Veneto 97,5 Veneto 95,5Lombardia 97,4 Emilia Romagna 95,5Campania 96,3 Lazio 94,7Toscana 95,9 Toscana 94,1Sicilia 95,8 Puglia 93,0Puglia 94,7 Sicilia 92,4Lazio 92,5 Campania 91,3Italia (20) 96,6 Italia (20) 95,1
Fonte: ISTAT
Tab. 18: N. imprese oltre 10 addetti con PC/tot imprese oltre 10 addetti26
Con riferimento al 2010, il Lazio si posiziona al quinto posto, con un valoredell’84,3%, a due punti percentuali dalla Lombardia e dal Piemonte, le quali si trovano rispettivamente al primo e secondo posto (Tab. 19). Rispetto ad Emilia Romagna e Trentino Alto Adige, terza e quarta postazione, la regione laziale presenta uno scostamento di circa un punto percentuale. L’indicatore illustrato nella Tab. 19 evidenzia un progresso piuttosto significativo in termini di valore riportato dalla regione Lazio. Lo stesso, infatti, presenta un aumento di quasi l’8% rispetto al 76,4% registrato nel 2007.
44 | I risultati
27 I dati sono riportanti in funzione della classificazionedelle attività economiche Ateco 2007. Nel dettaglio,vengono considerati i settoricorrispondenti alle lettere C, D, E, F, G, H, I, J, L, M (eccetto la 75), N.
REGIONI 2007 REGIONI 2010
Emilia Romagna 80,9 Lombardia 86,5Toscana 79,7 Piemonte 86,3Lombardia 79,0 Emilia Romagna 85,5Trentino Alto Adige 78,8 Trentino Alto Adige 85,4Piemonte 77,5 Lazio 84,3Lazio 76,4 Veneto 82,7Sicilia 72,8 Toscana 82,0Veneto 72,1 Sicilia 81,4Puglia 70,2 Puglia 77,5Campania 69,6 Campania 75,2Italia (20) 75,6 Italia (20) 83,1
Fonte: ISTAT
Tab. 19: N. imprese oltre 10 addetti con banda larga/tot. imprese oltre 10 addetti27
I risultati | 45
La posizione del Lazio risulta invece relativamente debole nell’ambito della diffusione del sito web nelle imprese (Tab. 20). Inoltre, occorreevidenziare, che l’indicatore oggetto di analisi presenta delle differenze tra le regioni piuttosto pronunciate rispetto a quanto osservato nei precedenti due indicatori.Il dato 2010 mostra il Lazio in settima posizione tra le regioni italiane, con un valore di appena il 56%. Tale dato risulta inferiore di circa il 20%rispetto a quello del Trentino Alto Adige (primo posto), nonché sensibilmenteminore con riguardo alla media nazionale, pari al 61,3%.Non particolarmente significativo è l’incremento del Lazio rispetto al 2007,considerato che in quest’ultimo anno lo stesso riportava un valore del 51,8%.
28 I dati sono riportanti infunzione della classificazionedelle attività economiche Ateco 2007. Nel dettaglio,vengono considerati i settoricorrispondenti alle lettere C, D, E, F, G, H, I, J, L, M (eccetto la 75), N.
REGIONI 2007 REGIONI 2010
Trentino Alto Adige 66,4 Trentino Alto Adige 74,6Emilia Romagna 66,2 Veneto 68,4Piemonte 64,1 Emilia Romagna 66,6Lombardia 61,3 Lombardia 65,0Veneto 57,6 Toscana 63,6Toscana 56,1 Piemonte 60,2Lazio 51,8 Lazio 56,0Campania 50,9 Puglia 53,6Puglia 46,4 Campania 52,2Sicilia 42,8 Sicilia 49,6Italia (20) 56,9 Italia (20) 61,3
Fonte: ISTAT
Tab. 20: N. imprese oltre 10 addetti con sito web/tot imprese oltre 10 addetti28
2.2 Gli output dell’innovazione
Il modello di Scoreboard adottato individua nove indicatori di valutazionedell’output in termini di innovazione generata nella regione Lazio; gli indici sono raggruppati in tre categorie: i) risultati scientifici della ricerca; ii) innovazioni realizzate; iii) valore economico prodotto dall’innovazione.
2.2.1 I risultati scientifici della ricerca In tale contesto, si considerano “risultati scientifici” della ricerca le persone con una particolare qualificazione e le pubblicazioni scientifiche prodotte da attività connesse alla ricerca. I soggetti analizzati rappresentano coloro che conseguono il titolo di dottorato nell’anno oggetto del presente studio.Per quanto concerne le pubblicazioni scientifiche, si è già accennato alla difficoltà di disporre dei dati necessari per il calcolo dell’indice. Tale problematica ha impedito la determinazione dell’indicatore, almeno per la presente edizione dello Scoreboard.Il dato relativo ai dottori di ricerca viene rapportato al numero dei Dipartimenti universitari presenti in ogni regione. Nello specifico, il Lazio si colloca in prima posizione riportando un valore di circa il 15% (Fig. 8).
46 | I risultati
29 Utile precisare che i risultati“differenziali” riportati indicanola differenza tra valori del Laziorispetto all’Italia, al valore della prima regione in termini di posizionamento nonché del Lazio nell’ultimo annodisponibile rispetto al 2007.
Fig. 8: La posizione del Lazio negli indicatori relativi ai risultati scientifici della ricerca
Posizione Differenziale29 Differenziale Differenziale del Lazio tra del Lazio del Lazio dalla del Lazio
Valore le 10 regioni rispetto al prima regione rispettoIndicatore del Lazio italiane valore Italia italiana tra le 10 al 2007
N.dottori di ricerca/n. dipartimenti universitari 15 Prima +7,14 +6,40 n.d.
Fonte: nostre elaborazioni su dati MIUR
I risultati | 47
2.2.2 Le innovazioni realizzate Brevetti, disegni, modelli di utilità, marchi sono i “prodotti” generalmenteconsiderati per misurare il grado di innovazione, tanto a livello “micro”,pertanto di singola impresa, quanto a livello “macro”, perciò di Paese o di regione. Il dibattito scientifico ha ampiamente evidenziato i limiti di questo approccio, in particolare nella misurazione dell’innovatività delle piccole e medie imprese; al tempo stesso, ha dimostrato come,soprattutto a livello aggregato, brevetti e altre forme di “conoscenza”codificata rappresentino comunque una proxi affidabile della capacitàinnovativa. Del resto, le forme di innovazione “implicita” non sono misurabiliin termini oggettivi e, quindi, non possono essere prese in considerazione nella costruzione di uno Scoreboard.Gli spin offs della ricerca rappresentano un secondo fondamentale output del potenziale innovativo esistente in un determinato territorio. Questo fenomeno appare particolarmente correlato agli input considerati in precedenza poiché considera in modo specifico gli spin offs della ricercapubblica.Per misurare l’output in termini di innovazioni realizzate vengono, dunque, considerati indicatori relativi alla diffusione nella Regione di brevetti ed altri “prodotti dell’ingegno”; in particolare:• N. spin offs della ricerca/totale centri di ricerca • Numero richieste Brevetti presso l’EPO (per milione di abitanti)• Numero richieste Brevetti high tech presso l’EPO (per milione di abitanti)• N. depositi di “marchi nazionali”/n. società di capitali manifatturiere
e di servizi • N. depositi di “invenzioni”/n. società di capitali manifatturiere e di servizi • N. depositi di “disegni” e “modelli di utilità”/n. società di capitali
manifatturiere e di servizi • N. depositi di “traduzioni BE”/n. società di capitali manifatturiere e di servizi
La posizione del Lazio è complessivamente “intermedia”, ma con risultatifortemente differenziati nei diversi indicatori (Fig. 9). Il Lazio risulta piuttostoindietro per quanto riguarda la diffusione di brevetti europei (in proporzione agli abitanti), la capacità delle imprese di capitali (manifatturiere e di serviziavanzati) di produrre e depositare “invenzioni” e la capacità dei centri di ricercaoperanti nella regione di generare spin offs nella forma di imprese innovative. IlLazio si posiziona in maniera invece migliore per quanto concerne la produzioneda parte delle imprese di capitali (manifatturiere e di servizi avanzati) di disegni,modelli di utilità e traduzioni BE. È importante rilevare che in tutti gli indicatori di output considerati, il Lazio registra un peggioramento delle performancerispetto al 2007, in alcuni casi anche piuttosto netto.
48 | I risultati
30 Utile precisare che i risultati“differenziali” riportati indicanola differenza tra valori del Laziorispetto all’Italia, al valore della prima regione in termini di posizionamento nonché del Lazio nell’ultimo annodisponibile rispetto al 2007.
Fig.9: La posizione del Lazio negli indicatori relativi alle innovazioni realizzate
Posizione Differenziale30 Differenziale Differenziale del Lazio tra del Lazio del Lazio dalla del Lazio
Valore le 10 regioni rispetto al prima regione rispettoIndicatore del Lazio italiane valore Italia italiana tra le 10 al 2007
N. spin offs della ricerca/totale centri di ricerca 0,52 Sesta -0,19 -2,5 n.d.N. richieste Brevetti presso l’EPO (per milione di abitanti) 36 Settima -33,9 -136,7 -2,8N. richieste Brevetti high techpresso l’EPO (per milione di abitanti) 2,6 Ottava -1,0 -17,9 -5,4N. depositi di “marchi nazionali”/n. società di capitali manifatturiere e si servizi 42,9 Prima 17,1 4,4 -18,7N. depositi di “invenzioni”/n. società di capitali manifatturiere e si servizi 3,8 Quinta -0,6 -5,6 -1,7N. depositi di “disegni” e “modelli di utilità”/n. società di capitali manifatturiere e si servizi 2,2 Prima +0,5 +0,2 -1,2N. depositi di “traduzioni BE”/n. società di capitali manifatturiere e si servizi 18,8 Terza +7,5 -24,1 -5,4
Fonte: nostre elaborazioni
I risultati | 49
La capacità dei centri di ricerca del Lazio di generare spin offs risultacomplessivamente abbastanza modesta (Tab. 21). Nel 2011, sono registrati 0,52 spin offs per centro di ricerca; un valore inferiore a quello medio (pur modesto) dell’Italia, che pone il Lazio al sesto posto tra le regioni italiane considerate, molto lontano dalle prime.
In assoluto, gli spin offs registrati nel Lazio sono stati nel 2011 pari a 68, meno del 7% del totale nazionale; quasi la metà dei 115 di Lombardia ed Emilia Romagna e meno anche di quelli nati in Piemonte, Toscana e Puglia32.
31 Per imprese spin offs della ricerca pubblica si intendono le aziende nate come veicolo per la valorizzazione di mercatodelle attività scientifiche svolteall’interno delle università e degliEnti Pubblici di Ricerca (EPR).
32 Fonte: Rapporto Netval sullavalorizzazione della ricerca nelle università italiane.
REGIONI 2011
Piemonte 3,0Puglia 1,1Trentino Alto Adige 1,0Emilia Romagna 1,0Veneto 0,8Lazio 0,5Lombardia 0,4Toscana 0,4Sicilia 0,4Campania 0,3Italia (20) 0,7
Fonte: Rapporto Netval sulla valorizzazione della ricerca nelle università italiane - MIUR
Tab. 21: N. spin offs della ricerca/totale centri di ricerca31
La Tab. 22 mostra piuttosto limitata anche la diffusione di richieste di brevetti a livello europeo da parte di soggetti operanti nel Lazio, almeno se considerati in proporzione alla popolazione. Nel 2008, il valore del rapporto è per il Lazio pari a 36, contro una media delle regioni italiane di 69,9 e valori tra i 120 e i 150 delle regioni leader(Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte). Al primo posto si colloca il Trentino Alto Adige con un risultato addirittura di 173.
50 | I risultati
33 Il numeratore fa riferimento alle richieste di brevettidepositate presso l’Ufficioeuropeo dei brevetti (EPO). La scelta della popolazioneresidente in qualità di denominatore si riferisce a quanto previsto per gli indicatori strutturali di Lisbona. I dati relativi all’anno 2009 non sono statiinseriti in quanto provvisori.
REGIONI 2007 REGIONI 2008
Emilia Romagna 184,4 Trentino Alto Adige 172,6Trentino Alto Adige 180,1 Emilia Romagna 148,1Lombardia 144,1 Lombardia 124,6Veneto 139,9 Piemonte 118,6Piemonte 139,1 Veneto 110,5Toscana 76,6 Toscana 70,6Lazio 38,8 Lazio 36,0Puglia 14,7 Campania 17,1Campania 13,8 Puglia 13,3Sicilia 8,5 Sicilia 8,6Italia (20) 81,6 Italia (20) 69,9
Fonte: EUROSTAT – European Patent Office - ISTAT
Tab. 22: N. richieste di Brevetti presso l’EPO (per milione di abitanti)33
I risultati | 51
Situazione simile si osserva nel caso dell’indicatore relativo alle richieste di brevetti high tech presso l’EPO. Nel 2009, il Lazio ha un valore di 2,6 (Tab. 23); un punto inferiore al valoremedio dell’Italia e largamente al di sotto del valore delle regioni leader, in particolare Trentino Alto Adige, Piemonte e Lombardia. Inoltre, il risultato è in forte peggioramento rispetto a quello del 2007. Anche in questo caso,colpisce l’eccellenza del Trentino che registra un valore pari a 20,5, quasi tre volte quello della Lombardia al secondo posto tra le regioni.
34 Il numeratore fa riferimento alle richieste di brevetti hightech depositate presso l’Ufficioeuropeo dei brevetti (EPO). La scelta della popolazioneresidente in qualità di denominatore si riferisce a quanto previsto per gliindicatori strutturali di Lisbona.
REGIONI 2007 REGIONI 2009
Trentino Alto Adige 14,4 Trentino Alto Adige 20,5Piemonte 13,5 Lombardia 7,6Lombardia 12,7 Piemonte 4,8Emilia Romagna 9,4 Sicilia 3,7Toscana 9,1 Emilia Romagna 3,6Lazio 8,0 Campania 2,9Veneto 6,1 Veneto 2,8Campania 3,4 Lazio 2,6Puglia 1,9 Toscana 1,4Sicilia 1,9 Puglia 0,8Italia (20) 7,2 Italia (20) 3,6
Fonte: EUROSTAT
Tab. 23: N. richieste di Brevetti high tech presso l’EPO (per milione di abitanti)34
La posizione del Lazio è simile anche se si considerano le “invenzioni” in proporzione al numero di imprese di capitali nel manifatturiero e servizi(Tab. 24). Nel 2011, il Lazio ha un valore del 3,8%, in diminuzione rispetto al 2007 quando era al 5,5%. La media nazionale è pari al 4,4% (nel 2007 era il 5,2%); ai primi posti si trovano il Piemonte (9,4%) e l’Emilia Romagna (7,6%).
Nel 2011, in termini di numero assoluto di invenzioni, il Lazio è risultato al quinto posto tra le dieci regioni più importanti considerate (dopo Piemonte,Lombardia, Veneto e Emilia Romagna) con un numero complessivo di 730(simile al valore del 2007), pari a quasi l’8% del totale nazionale36.
52 | I risultati
35 Le invenzioni si riferiscono alladefinizione fornita dall’art. 2585 c.c.(Oggetto del brevetto) ai sensi del quale possono costituire oggettodi brevetto le nuove invenzioni attead avere un’applicazione industriale,quali un metodo o un processo di lavorazione industriale, una macchina, uno strumento, un utensile o un dispositivomeccanico, un prodotto o unrisultato industriale e l’applicazionetecnica di un principio scientifico,purché essa dia immediati risultatiindustriali. Il denominatore, numero delle società di capitalimanifatturiere e di servizi, è stato costruito considerando che la classificazione delle attivitàeconomiche valida a seguito del 2008 (ATECO 2007) è differenterispetto a quella riguardante gli anni precedenti (ATECO 2002),pertanto, è stato osservato il criteriodi raccordo tra le due classificazioni.Per l’anno 2007 è stata impiegata la classificazione ATECO 2002 ed i settori selezionati corrispondonoalle Sezioni: Attività manifatturiere(D) Trasporti magazzinaggio (I) e telecomunicazioni (I64),Informatica ed attività connesse(K72), Ricerca e sviluppo (K73). Per l’anno 2011 è stata impiegata la classificazione ATECO 2007 ed i settori selezionati corrispondonoalle Sezioni: Attività manifatturiere(C) Trasporti e magazzinaggio (H),Telecomunicazione (J61), Produzionedi Software consulenza informatica e connesse (J62), Attività di Servizi di Informazione ed altri serviziinformatici (J63), Ricerca e sviluppo (M72).
36 Fonte: Ministero dello SviluppoEconomico.
REGIONI 2007 REGIONI 2011
Emilia Romagna 9,1 Piemonte 9,4Piemonte 8,0 Emilia Romagna 7,6Lombardia 5,9 Lombardia 5,4Veneto 5,8 Veneto 5,4Lazio 5,5 Lazio 3,8Toscana 3,9 Toscana 3,1Sicilia 2,6 Trentino Alto Adige 2,5Trentino Alto Adige 2,6 Puglia 1,2Puglia 1,5 Sicilia 1,2Campania 1,2 Campania 0,5Italia (20) 5,2 Italia (20) 4,4
Fonte: Ministero dello Sviluppo Economico – Infocamere, Movimprese
Tab. 24: N. depositi di “Invenzioni”/ n. società di capitali manifatturiere e di servizi35
I risultati | 53
Per quanto riguarda la diffusione dei disegni e modelli di utilità, il Lazio si colloca in una posizione decisamente migliore, con un valore nel 2011 pari al 2,2% (Tab. 25), al quarto posto rispetto al totale delle regioni insieme al Piemonte e dopo Marche e Umbria. Il risultato è però significativamentepeggiore di quello osservato nel 2007; peggioramento anche in questo casodovuto soprattutto all’incremento del numero delle imprese considerate al denominatore dell’indice.
Per numero di disegni e modelli di utilità, il Lazio si colloca al secondo postodopo la Lombardia, con un valore di 426, corrispondente ad oltre l’11% del totale nazionale38.
37 I modelli di utilità, ai sensi dell’art. 82 c.p.i., sono nuovi modelliche possono consistere in particolariconformazioni, disposizioni,configurazioni o combinazioni di parti, atti a conferire unaparticolare efficacia o comodità di applicazione o di impiego a macchine o parti di essi, strumenti, utensili oppure oggetti di uso in genere. Il riconoscimentodel brevetto per il modello di utilità avviene qualora sussistanole condizioni di: novità, attivitàinventiva, applicazione industriale e liceità. Il denominatore, società di capitali manifatturiere e di servizi,è stato costruito considerando che la classificazione delle attivitàeconomiche valida a seguito del 2008(ATECO 2007) è differente rispetto a quella riguardante gli anniprecedenti (ATECO 2002), pertanto, è stato osservato il criterio di raccordo tra le due classificazioni.Per l’anno 2007 è stata impiegata la classificazione ATECO 2002 ed i settori selezionati corrispondonoalle Sezioni: Attività manifatturiere(D) Trasporti magazzinaggio (I) e telecomunicazioni (I64), Informatica ed attività connesse(K72), Ricerca e sviluppo (K73). Per l’anno 2011 è stata impiegata la classificazione ATECO 2007 ed i settori selezionati corrispondonoalle Sezioni: Attività manifatturiere(C) Trasporti e magazzinaggio (H),Telecomunicazione (J61), Produzione di Software consulenzainformatica e connesse (J62), Attività di Servizi di Informazione ed altri servizi informatici (J63),Ricerca e sviluppo (M72).
38 Fonte: Ministero dello SviluppoEconomico
REGIONI 2007 REGIONI 2011
Lazio 3,5 Lazio 2,2Piemonte 2,6 Piemonte 2,2Veneto 2,3 Puglia 2,0Puglia 2,2 Emilia Romagna 1,9Emilia Romagna 2,0 Veneto 1,8Toscana 2,0 Toscana 1,8Lombardia 1,9 Lombardia 1,7Sicilia 1,3 Trentino Alto Adige 1,3Trentino Alto Adige 0,9 Sicilia 1,2Campania 0,7 Campania 0,7Italia (20) 2,0 Italia (20) 1,8
Fonte: Ministero dello Sviluppo Economico – Infocamere, Movimprese
Tab. 25: N. depositi di “Disegni” e “Modelli di utilità”/ n. società di capitali manifatturiere e di servizi37
Ancora migliore risulta la posizione del Lazio per quanto riguarda le “traduzioni BE”; sempre con riferimento al 2011, la regione registra un valore di quasi il 19% (Tab. 26); un risultato che pone la regione al terzo posto dopo Piemonte (42,9%) e Lombardia (23%).La terza posizione del Lazio trova riscontro anche se si considera il numeroassoluto di traduzioni BE. Nella regione ne sono state contate 3.623, pari a circa il 15% del totale nazionale40.
54 | I risultati
39 Il numeratore si riferisce alletraduzioni in brevetti frutto dei depositi presso l’Ufficioitaliano Brevetti. Il denominatore, società di capitali manifatturiere e di servizi, è stato costruitoconsiderando che laclassificazione delle attivitàeconomiche, valida dal 2008(ATECO 2007), è differenterispetto a quella riguardante gli anni precedenti (ATECO 2002), pertanto, è stato osservato il criterio di raccordo tra le dueclassificazioni. Per l’anno 2007 è stata impiegata laclassificazione ATECO 2002 ed i settori selezionaticorrispondono alle Sezioni:Attività manifatturiere (D)Trasporti magazzinaggio (I) e telecomunicazioni (I64),Informatica ed attività connesse(K72), Ricerca e sviluppo (K73). Per l’anno 2011 è stataimpiegata la classificazioneATECO 2007 ed i settoriselezionati corrispondono alle Sezioni: Attivitàmanifatturiere (C) Trasporti e magazzinaggio (H),Telecomunicazione (J61),Produzione di Softwareconsulenza informatica e connesse (J62), Attività di Servizi di Informazione ed altri servizi informatici (J63),Ricerca e sviluppo (M72).
40 Fonte: Ministero dello SviluppoEconomico.
REGIONI 2007 REGIONI 2011
Piemonte 54,2 Piemonte 42,9Lombardia 32,9 Lombardia 23,1Lazio 24,2 Lazio 18,8Trentino Alto Adige 4,2 Veneto 3,2Emilia Romagna 2,6 Trentino Alto Adige 3,1Veneto 2,2 Emilia Romagna 2,9Toscana 1,6 Toscana 1,3Puglia 0,1 Puglia 1,0Campania 0,0 Campania 0,0Sicilia 0,0 Sicilia 0,0Italia (20) 14,9 Italia (20) 11,4
Fonte: Ministero dello Sviluppo Economico – Infocamere, Movimprese
Tab. 26: N. depositi di “Traduzioni BE”/ n. società di capitali manifatturiere e di servizi39
I risultati | 55
La Tab. 27 evidenzia la prima posizione del Lazio, rispetto alle dieci regioniconsiderate, in termini di marchi depositati (42,9%). Anche in questo caso tali elementi vengono espressi con riferimento alle società di capitalimanifatturiere e di servizi, pertanto in percentuale delle stesse.
41 Ai sensi dell’art. 7 c.p.i. possonocostituire oggetto di registrazionecome marchio d’impresa tutti i segni suscettibili di essererappresentati graficamente, in particolare le parole, compresi i nomi di persone, i disegni, le lettere, le cifre, i suoni, la formadel prodotto o della confezione di esso, le combinazioni o letonalità cromatiche, purchè sianoatti a distinguere i prodotti o i servizi di un’impresa da quellidi altre imprese. Il denominatore,società di capitali manifatturiere e di servizi, è stato costruitoconsiderando che la classificazionedelle attività economiche valida a seguito del 2008 (ATECO 2007) è differente rispetto a quellariguardante gli anni precedenti(ATECO 2002), pertanto, è statoosservato il criterio di raccordo tra le due classificazioni. Per l’anno 2007 è stata impiegatala classificazione ATECO 2002 ed i settori selezionaticorrispondono alle Sezioni:Attività manifatturiere (D)Trasporti magazzinaggio (I) e telecomunicazioni (I64),Informatica ed attività connesse(K72), Ricerca e sviluppo (K73). Per l’anno 2011 è stata impiegatala classificazione ATECO 2007 ed i settori selezionaticorrispondono alle Sezioni:Attività manifatturiere (C),Trasporti e magazzinaggio (H),Telecomunicazione (J61),Produzione di Softwareconsulenza informatica e connesse (J62), Attività di Servizi di Informazione ed altri servizi informatici (J63),Ricerca e sviluppo (M72).
REGIONI 2007 REGIONI 2011
Lazio 61,6 Lazio 42,9Piemonte 41,8 Piemonte 38,5Lombardia 31,9 Lombardia 29,0Emilia Romagna 28,0 Trentino Alto Adige 27,0Trentino Alto Adige 24,6 Emilia Romagna 26,8Toscana 23,4 Toscana 23,0Puglia 22,5 Veneto 20,4Sicilia 21,4 Puglia 19,2Veneto 21,2 Sicilia 17,7Campania 15,0 Campania 14,5Italia (20) 28,3 Italia (20) 25,8
Fonte: Ministero dello Sviluppo Economico – Infocamere, Movimprese
Tab. 27: N. depositi di “Marchi”/ n. società di capitali manifatturiere e di servizi41
2.2.3 Il valore economico generato dall’innovazioneTenuto conto dei dati effettivamente disponibili a livello regionale, il valoreeconomico generato dall’innovazione è stato misurato in termini di esportazioninei settori “tecnologici” del manifatturiero rispetto al totale delle esportazioni del comparto manifatturiero.In questa sede i settori high-tech vengono identificati sulla base dellaclassificazione relativa alla tassonomia di Pavitt, pertanto è possibile considerare le seguenti tipologie di attività: Specialized Suppliers e Science-based. Nel primo caso si tratta di imprese di piccole dimensioni e specializzate nella produzione di tecnologia da vendere ad altre aziende (ad esempiospecialized machinery production ed high-tech instruments). Esse presentano un alto livello di appropriabilità dell’innovazione dovuta alla natura tacita della conoscenza. I settori Science-based, invece, riguardano vere e proprieimprese high-tech le quali ripongono affidamento sulla ricerca e sviluppo sia per mezzo di investimenti di risorse interne che mediante la ricerca universitaria.Sono inclusi settori come il farmaceutico e l’elettronico. Le imprese appartenenti a tali ambiti sviluppano innovazioni di processo e di prodotto ed hanno un elevato grado di appropriabilità grazie a strumenti di protezione quali lepatents o grazie al semplice fatto di possedere un tacit know how molto radicato.
Rispetto a questo indicatore, il Lazio si trova nettamente al primo posto, con un valore maggiore più del doppio rispetto a quello delle regioniimmediatamente seguenti (Puglia e Lombardia), (Tab. 28). Il risultato del 2011 è anche in leggero miglioramento rispetto a quello del 2007 (Fig. 10).
56 | I risultati
Fig. 10: La posizione del Lazio negli indicatori relativi al valore economico generato dall’innovazione
Posizione Differenziale42 Differenziale Differenziale del Lazio tra del Lazio del Lazio dalla del Lazio
Valore le 10 regioni rispetto al prima regione rispettoIndicatore del Lazio italiane valore Italia italiana tra le 10 al 2007
Valore delle esportazioni “tecnologiche”/totale dell’exportnel settore manifatturiero 48 Prima +33,2 +25,2 +3,17
Fonte: nostre elaborazioni
42 Utile precisare che i risultati“differenziali” riportati indicano la differenza tra valori del Lazio rispettoall’Italia, al valore della prima regione in termini di posizionamento nonché del Lazio nell’ultimo annodisponibile rispetto al 2007.
I risultati | 57
Nel Lazio, nel 2011, circa il 48% delle esportazioni del manifatturiero sono state generate da settori “tecnologici”, a fronte di una media italiana di meno del 15% e del 20% della Lombardia (Tab. 28). Utile considerare, che in valore assoluto, il Lazio ha registrato esportazioni dei settori“tecnologici” per un valore di circa € 7,8 miliardi, rispetto ai € 20,5 della Lombardia.La posizione del Lazio nell’indicatore considerato beneficia del fatto che le
esportazioni manifatturiere della Lombardia sono in valore assoluto maggioridi circa sei volte43. L’indicatore mostra, quindi, che nel Lazio le esportazioni di settori “tecnologici” a la Pavitt pesano rispetto al totale proporzionalmentemolto di più di quello che accade nelle principali regioni – benchmark e in primo luogo la Lombardia; in termini assoluti, tuttavia, queste rimangono al primo posto.
43 Fonte: ISTAT.
44 Nello specifico, il numeratoreinclude i settori high-techcorrispondenti allaclassificazione seguita dallatassonomia di Pavitt, pertanto le attività riguardantiSpecialized suppliers(Strumenti ottici, di precisione e medici) e Science based(chimica, farmaceutica,elettronica) corrispondono ad i seguenti codici ATECO 2007:chimica (CE20), farmaceutica(CF21), elettronica (CI261, CI262,CI263, CI254, CI265, CI266,CI267, CI268). Il denominatoreinclude tutte le attività delmanifatturiero corrispondentialla classe C (ATECO 2007).
REGIONI 2007 REGIONI 2011
Lazio 44,8 Lazio 48,0Lombardia 18,5 Puglia 22,8Sicilia 16,3 Lombardia 20,3Puglia 14,9 Campania 18,0Campania 12,7 Sicilia 14,3Trentino Alto Adige 10,9 Trentino Alto Adige 11,6Piemonte 9,5 Piemonte 10,7Toscana 9,0 Emilia Romagna 10,1Emilia Romagna 8,5 Toscana 8,8Veneto 5,8 Veneto 6,1Italia (20) 13,4 Italia (20) 14,8
Fonte: ISTAT
Tab. 28: Valore delle esportazioni “tecnologiche”/totale dell’export nel settore manifatturiero44
3.1 Premessa metodologica
L’indicatore sintetico di innovatività delle regioni è basato sui risultati di 15 indicatori di input e di 9 indicatori di output. I valori di ciascun indicatore (presentati e commentati per il Lazio nel precedente capitolo) sono stati normalizzati e ponderati con i pesi proposti nel primo capitolo. Per la Val d’Aosta, non sono risultati disponibili i dati relativi a tre indicatori.
L’indicatore sintetico è calcolato come media semplice dei valori dei singoliindicatori normalizzati e ponderati. Coerentemente con il modello di Scoreboard proposto, è stato calcolato un indicatore sintetico relativo agli input ed uno per gli output dell’innovazione.
L’indicatore è stato calcolato con riferimento al 2011 e al 2007; in entrambi i periodi sono stati considerati gli stessi insiemi di indici di input e di output;sono anche rimasti immutate le fonti dei dati utilizzati per i vari indici e il peso per la loro ponderazione nel calcolo dell’indicatore sintetico. La completa omogeneità dei valori riferiti ai due anni presi in considerazionepermette di valutare l’evoluzione del livello di innovazione nelle singoleregioni e del loro posizionamento relativo rispetto all’innovazione stessa.
È importante sottolineare che l’indicatore sintetico, data la natura degli indici da cui deriva, rende conto dell’innovazione di una regione (in termini distintamente di input e di output) in relazione alla dimensionecomplessiva del suo sistema economico, sociale e produttivo. Esso non riflette,invece, l’entità assoluta mostrata dai vari drivers dell’innovazione in ciascunaregione. Il posizionamento di queste in relazione al valore dell’indicatoresintetico non riguarda, quindi, la “quantità” di innovazione esistente nei vari territori, ma la diffusione che essa ha nel sistema economico e sociale di ciascuno.
L’indice sintetico3
58 | L’indice sintetico
L’indice sintetico | 59
3.2 I risultati
3.2.1 L’indice sintetico di inputL’indicatore sintetico degli indici di input riferito al 2011 mostra per il Lazio un valore del 71,4% che pone la regione al primo posto tra quelle italianeinsieme a Lombardia (70,7%) e Piemonte (70,2%) e a poca distanza da Friuli Venezia Giulia (69,9%) ed Emilia Romagna (67,5%). Questa posizione è propiziata in primo luogo dall’eccellenza del capitale umano; in tutti i quattro indicatori relativi alla qualità di questo, il Lazio ottiene,infatti, i valori più alti e, in molti casi, notevolmente superiori a quelli delle regioni immediatamente seguenti. La posizione relativa del Lazio è molto forte anche sul piano delle risorse finanziarie investite, ma in virtùdell’elevata spesa di soggetti pubblici operanti nella ricerca e innovazione e dei notevoli finanziamenti comunitari per la ricerca acquisiti dalle imprese;per contro, è relativamente modesto il valore relativo all’indicatore della spesa delle imprese. Il Lazio ha anche una buona posizione nell’ambitodelle “istituzioni, organizzazioni e strutture di ricerca”, in particolare grazieall’elevata attrattività del suo sistema universitario. Relativamente meno forte è, invece, la posizione nella dimensione relativa al “tessuto produttivo”,ove gli indicatori considerati mostrano il Lazio su valori intorno alla medianazionale, e quindi piuttosto lontani da quelli delle regioni leader.Rispetto al 2007, la posizione del Lazio è migliorata da due punti di vista: è aumentato il valore dell’indice (nel 2007 era pari al 70,9%) ed è migliorata la posizione rispetto alle altre regioni italiane; cinque anni fa, il Lazio si collocava ad una certa distanza dalle primissime (Emilia Romagna al 73,2%,Lombardia al 73% e Piemonte al 72,1%).Nell’intervallo temporale considerato, Il Lazio ha migliorato la sua posizionerispetto alle altre regioni italiane per quanto riguarda la diffusione dei PC nelle imprese, il livello di spesa delle imprese in ricerca e sviluppo e la diffusione dei laureati in discipline tecnico – scientifiche. Non si rilevano, invece, indicatori ove vi siano stati peggioramenti significativi.
60 | L’indice sintetico
Piemonte 0,24 0,39 1,38 0,081 14,1 14,7 1,3 5,1 570,5 0,0025 -4,0 34,3 95,7 86,3 60,2 0,702 0,975
Valle D'Aosta n.d. 0,14 0,49 n.d. 11,0 2,6 0,5 n.d. n.d. n.d. -229,1 19,9 98,5 90,6 61,2 0,258 0,082
Lombardia 0,20 0,30 0,87 0,389 15,9 14,3 1,0 5,4 841,7 0,0050 16,5 35,5 96,9 86,5 65,0 0,707 0,985
Trentino Alto Adige 0,35 0,50 0,75 0,004 14,3 7,6 0,8 6,4 304,1 0,0058 -18,5 30,9 98,1 85,4 74,6 0,583 0,735
Veneto 0,12 0,37 0,69 0,601 13,8 10,7 1,0 4,7 589,6 0,0036 -12,6 34,1 95,5 82,7 68,4 0,597 0,765
Friuli Venezia Giulia n.d. 0,63 0,83 0,535 13,5 15,5 1,1 4,3 312,6 0,0073 12,2 34,0 99,4 84,9 66,5 0,699 0,970
Liguria n.d. 0,62 0,72 0,566 18,4 14,1 0,9 5,0 466,4 0,0121 -8,8 20,0 91,6 82,4 58,2 0,529 0,627
Emilia Romagna 0,17 0,51 0,88 0,184 16,0 18,1 1,0 4,1 367,9 0,0060 31,4 35,4 95,5 85,5 66,6 0,675 0,921
Toscana 0,27 0,68 0,53 0,307 15,3 16,8 0,9 3,3 434,7 0,0154 19,7 25,2 94,1 82,0 63,6 0,558 0,686
Umbria n.d. 0,75 0,23 0,023 16,7 11,0 0,7 3,4 212,2 0,0087 16,5 26,6 94,7 85,3 64,7 0,472 0,511
Marche n.d. 0,38 0,32 0,081 16,2 13,8 0,7 3,2 512,7 0,0043 -2,9 29,2 92,7 72,8 60,2 0,444 0,457
LAZIO 0,41 1,11 0,64 0,038 19,1 19,0 1,4 7,5 400,6 0,0069 24,9 27,0 94,7 84,3 56,0 0,714 1,000
Abruzzo n.d. 0,56 0,41 0,131 16,3 8,9 0,7 3,9 287,1 0,0128 16,6 23,8 96,2 83,7 58,2 0,465 0,499
Molise n.d. 0,43 0,08 n.d. 14,9 2,1 0,4 n.d. 392,5 0,0038 -47,7 17,4 95,8 80,9 48,3 0,218 0,000
Campania 0,18 0,74 0,51 0,055 12,8 10,4 0,8 3,2 422,9 0,0048 -17,4 18,3 91,3 75,2 52,2 0,320 0,207
Puglia 0,20 0,53 0,20 0,026 11,6 7,0 0,6 2,3 366,9 0,0072 -44,3 27,7 93,0 77,5 53,6 0,339 0,244
Basilicata n.d. 0,49 0,17 n.d. 12,6 4,9 0,6 2,8 305,5 0,0008 -199,9 27,4 93,0 73,3 42,8 0,241 0,048
Calabria n.d. 0,40 0,04 n.d. 13,9 9,2 0,4 2,2 249,1 0,0096 -56,0 20,3 93,0 77,5 44,5 0,245 0,054
Sicilia 0,01 0,60 0,23 0,026 12,3 6,9 0,7 3,1 207,9 0,0084 -22,4 22,6 92,4 81,4 49,6 0,298 0,163
Sardegna n.d. 0,58 0,07 0,027 12,3 8,1 0,5 3,7 158,6 0,0120 -24,7 27,0 96,2 83,2 45,7 0,387 0,342
ITALIA 0,19 0,55 0,67 0,224 14,8 12,2 0,9 4,4 441,9 0,0065 n.r. 30,2 95,1 83,1 61,3 0,522 0,613
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Tab. 29 - Indice sintetico di Input 2011
1.1 1.2 1.3 1.4 2.1 2.2 2.3 2.4
RISORSE FINANZIARIE INVESTITEREGIONI CAPITALE UMANO
L’indice sintetico | 61
570,5 0,0025 -4,0 34,3 95,7 86,3 60,2 0,702 0,975
n.d. n.d. -229,1 19,9 98,5 90,6 61,2 0,258 0,082
841,7 0,0050 16,5 35,5 96,9 86,5 65,0 0,707 0,985
304,1 0,0058 -18,5 30,9 98,1 85,4 74,6 0,583 0,735
589,6 0,0036 -12,6 34,1 95,5 82,7 68,4 0,597 0,765
312,6 0,0073 12,2 34,0 99,4 84,9 66,5 0,699 0,970
466,4 0,0121 -8,8 20,0 91,6 82,4 58,2 0,529 0,627
367,9 0,0060 31,4 35,4 95,5 85,5 66,6 0,675 0,921
434,7 0,0154 19,7 25,2 94,1 82,0 63,6 0,558 0,686
212,2 0,0087 16,5 26,6 94,7 85,3 64,7 0,472 0,511
512,7 0,0043 -2,9 29,2 92,7 72,8 60,2 0,444 0,457
400,6 0,0069 24,9 27,0 94,7 84,3 56,0 0,714 1,000
287,1 0,0128 16,6 23,8 96,2 83,7 58,2 0,465 0,499
392,5 0,0038 -47,7 17,4 95,8 80,9 48,3 0,218 0,000
422,9 0,0048 -17,4 18,3 91,3 75,2 52,2 0,320 0,207
366,9 0,0072 -44,3 27,7 93,0 77,5 53,6 0,339 0,244
305,5 0,0008 -199,9 27,4 93,0 73,3 42,8 0,241 0,048
249,1 0,0096 -56,0 20,3 93,0 77,5 44,5 0,245 0,054
207,9 0,0084 -22,4 22,6 92,4 81,4 49,6 0,298 0,163
158,6 0,0120 -24,7 27,0 96,2 83,2 45,7 0,387 0,342
441,9 0,0065 n.r. 30,2 95,1 83,1 61,3 0,522 0,613
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4.1 4.2 4.3 4.4 3.1 3.2 3.3 RNSII RNSII_R
ISTITUZIONI, ORGANIZZAZIONI E STRUTTURE DI RICERCA TESSUTO PRODUTTIVO
Piemonte 0,24 0,38 1,39 0,148 13,8 13,7 1,1 5,4 540,8 0,0026 -7,8 34,3 98,1 77,5 64,1 0,721 0,980
Valle D’Aosta n.d. 0,18 0,19 n.d. 11,7 0,4 0,4 n.d. n.d. n.d. -214,8 19,9 96,4 77,5 59,4 0,219 0,096
Lombardia 0,20 0,28 0,83 0,596 15,2 15,2 0,8 5,4 794,1 0,0053 8,3 35,5 97,4 79,0 61,3 0,730 0,997
Trentino Alto Adige 0,35 0,42 0,36 0,006 12,8 6,7 0,7 6,7 272,3 0,0065 -22,0 30,9 98,7 78,8 66,4 0,575 0,723
Veneto 0,12 0,33 0,50 0,315 12,9 11,2 0,7 4,8 556,6 0,0038 -8,7 34,1 97,5 72,1 57,6 0,579 0,731
Friuli Venezia Giulia n.d. 0,72 0,65 0,257 13,6 15,1 0,9 4,8 303,5 0,0075 8,3 34,0 97,6 74,4 56,7 0,678 0,906
Liguria n.d. 0,43 0,73 0,172 17,6 13,3 0,8 3,7 440,4 0,0129 -9,2 20,0 94,6 77,0 45,6 0,502 0,595
Emilia Romagna 0,17 0,66 0,81 0,389 15,9 17,3 1,1 4,2 353,7 0,0063 33,7 35,4 97,9 80,9 66,2 0,732 1,000
Toscana 0,27 0,59 0,41 0,154 15,5 16,4 0,8 3,6 410,4 0,0163 18,0 25,2 95,9 79,7 56,1 0,579 0,730
Umbria n.d. 0,69 0,18 0,061 15,1 12,7 0,7 3,4 205,8 0,0090 23,6 26,6 96,5 73,2 57,6 0,500 0,591
Marche n.d. 0,32 0,34 0,047 13,9 11,8 0,6 3,0 486,9 0,0045 0,3 29,2 95,9 72,2 56,1 0,487 0,568
LAZIO 0,41 1,06 0,56 0,077 19,6 16,4 1,3 7,3 277,5 0,0099 24,3 27,0 92,5 76,4 51,8 0,709 0,959
Abruzzo n.d. 0,58 0,44 0,003 15,8 9,6 0,6 3,2 260,1 0,0142 29,4 23,8 94,6 63,8 50,1 0,447 0,498
Molise n.d. 0,38 0,07 n.d. 15,0 1,3 0,4 n.d. 343,0 0,0044 -41,4 17,4 92,4 47,3 39,4 0,164 0,000
Campania 0,18 0,65 0,55 0,027 11,8 9,9 0,7 3,2 363,4 0,0056 -17,9 18,3 96,3 69,6 50,9 0,366 0,355
Puglia 0,20 0,56 0,16 n.d. 11,9 6,4 0,6 2,5 315,2 0,0084 -38,9 27,7 94,7 70,2 46,4 0,400 0,414
Basilicata n.d. 0,51 0,17 n.d. 12,8 5,3 0,6 2,8 259,0 0,0010 -201,1 27,4 94,1 65,6 43,7 0,290 0,221
Calabria n.d. 0,41 0,04 n.d. 13,7 9,6 0,3 2,4 211,1 0,0113 -57,2 20,3 94,7 66,3 46,4 0,289 0,220
Sicilia 0,01 0,60 0,19 n.d. 11,9 7,0 0,6 3,0 176,0 0,0099 -10,6 22,6 95,8 72,8 42,8 0,352 0,331
Sardegna n.d. 0,51 0,07 0,201 11,2 7,7 0,8 2,8 152,6 0,0125 -23,7 27,0 97,3 70,0 37,8 0,416 0,444
ITALIA 0,19 0,53 0,61 0,236 14,4 11,9 0,8 4,4 400,7 0,0071 n.r. 30,2 96,6 75,6 56,9 0,542 0,666
Tab. 30 - Indice sintetico di Input 2007
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1.1 1.2 1.3 1.4 2.1 2.2 2.3 2.4
RISORSE FINANZIARIE INVESTITE CAPITALE UMANO REGIONI
62 | L’indice sintetico
540,8 0,0026 -7,8 34,3 98,1 77,5 64,1 0,721 0,980
n.d. n.d. -214,8 19,9 96,4 77,5 59,4 0,219 0,096
794,1 0,0053 8,3 35,5 97,4 79,0 61,3 0,730 0,997
272,3 0,0065 -22,0 30,9 98,7 78,8 66,4 0,575 0,723
556,6 0,0038 -8,7 34,1 97,5 72,1 57,6 0,579 0,731
303,5 0,0075 8,3 34,0 97,6 74,4 56,7 0,678 0,906
440,4 0,0129 -9,2 20,0 94,6 77,0 45,6 0,502 0,595
353,7 0,0063 33,7 35,4 97,9 80,9 66,2 0,732 1,000
410,4 0,0163 18,0 25,2 95,9 79,7 56,1 0,579 0,730
205,8 0,0090 23,6 26,6 96,5 73,2 57,6 0,500 0,591
486,9 0,0045 0,3 29,2 95,9 72,2 56,1 0,487 0,568
277,5 0,0099 24,3 27,0 92,5 76,4 51,8 0,709 0,959
260,1 0,0142 29,4 23,8 94,6 63,8 50,1 0,447 0,498
343,0 0,0044 -41,4 17,4 92,4 47,3 39,4 0,164 0,000
363,4 0,0056 -17,9 18,3 96,3 69,6 50,9 0,366 0,355
315,2 0,0084 -38,9 27,7 94,7 70,2 46,4 0,400 0,414
259,0 0,0010 -201,1 27,4 94,1 65,6 43,7 0,290 0,221
211,1 0,0113 -57,2 20,3 94,7 66,3 46,4 0,289 0,220
176,0 0,0099 -10,6 22,6 95,8 72,8 42,8 0,352 0,331
152,6 0,0125 -23,7 27,0 97,3 70,0 37,8 0,416 0,444
400,7 0,0071 n.r. 30,2 96,6 75,6 56,9 0,542 0,666
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4.1 4.2 4.3 4.4 3.1 3.2 3.3 RNSII RNSII_R
ISTITUZIONI, ORGANIZZAZIONI E STRUTTURE DI RICERCA TESSUTO PRODUTTIVO
L’indice sintetico | 63
3.2.2 L’indice sintetico di outputL’indicatore sintetico degli indici di output mostra per il Lazio un valore del 51,8% che pone la regione anche in questo caso tra le prime del Paese,insieme a Piemonte (52%); seguono ad una certa distanza: Trentino Alto Adige (38,5%), Lombardia (36,7%), Friuli Venezia Giulia (35,6%)ed Emilia Romagna (33,9%).La lettura analitica degli indici di output evidenzia come questa posizionederivi essenzialmente dal risultato eccezionalmente maggiore di quello dellealtre regioni dell’indicatore relativo al valore delle esportazioni “tecnologiche”rispetto al totale delle esportazioni. Il Lazio registra anche il valore maggioretra le regioni italiane per quanto riguarda la “produzione” di dottori di ricerca(in proporzione al numero di dipartimenti universitari), utilizzato comeindicatore dei “risultati” scientifici dell’attività di ricerca. I risultati ottenuti in questi due indicatori compensano ampiamente valori inferiori registratinegli indicatori relativi ai risultati dell’innovazione in termini di brevetti,invenzioni, disegni industriali ecc, e alla diffusione di “spin offs” della ricerca.Nel 2007, il Lazio ha registrato un valore pari al 61,6% che la collocava al primo posto ad una certa distanza dal Piemonte (57,1%) e molto al di sopra delle regioni seguenti, tutte con valori inferiori al 50%.Il sensibile peggioramento dell’indicatore sintetico tra il 2007 e il 2011 deriva essenzialmente dall’ulteriore indebolimento sul fronte dei brevetti e delle invenzioni presentate al livello europeo e nazionale, in proporzione alla dimensione dell’economia regionale. Al contrario, migliora ulteriormente il peso delle esportazioni tecnologiche sul totale delle esportazioni.
64 | L’indice sintetico
Piemonte 6,8 3,0 118,6 4,8 38,5 9,4 2,2 42,9 10,7 0,520 1,000
Valle D'Aosta n.d. n.d. 29,1 26,4 15,4 0,0 0,0 0,0 1,1 0,208 0,229
Lombardia 7,3 0,4 124,6 7,6 29,0 5,4 1,7 23,1 20,3 0,367 0,623
Trentino Alto Adige 8,6 1,0 172,6 20,5 27,0 2,5 1,3 3,1 11,6 0,385 0,666
Veneto 6,6 0,8 110,5 2,8 20,4 5,4 1,8 3,2 6,1 0,257 0,352
Friuli Venezia Giulia 9,4 1,4 126,5 4,5 20,7 6,7 1,9 16,1 5,7 0,356 0,594
Liguria 7,6 0,7 73,8 5,4 21,7 3,8 1,4 6,4 18,5 0,299 0,455
Emilia Romagna 6,1 1,0 148,1 3,6 26,8 7,6 1,9 2,9 10,1 0,339 0,554
Toscana 8,4 0,4 70,6 1,4 23,0 3,1 1,8 1,3 8,8 0,210 0,234
Umbria 6,9 1,6 40,6 0,8 26,6 2,0 2,7 0,0 7,5 0,237 0,301
Marche 7,3 1,4 64,4 0,8 20,9 3,9 3,6 0,3 13,0 0,306 0,471
LAZIO 15,0 0,5 36,0 2,6 42,9 3,8 2,2 18,8 48,0 0,518 0,995
Abruzzo 4,9 0,2 28,5 0,2 16,2 0,9 1,2 0,0 11,3 0,115 0,000
Molise 2,7 1,3 2,1 n.d. 21,1 0,3 0,5 0,0 27,1 0,244 0,320
Campania 8,3 0,3 17,1 3,0 14,5 0,5 0,7 0,0 18,0 0,183 0,167
Puglia 6,1 1,1 13,3 0,9 19,2 1,2 2,0 1,0 22,8 0,256 0,347
Basilicata 6,2 4,0 11,7 0,6 11,0 0,6 1,9 0,0 5,5 0,292 0,437
Calabria 6,2 1,2 3,6 0,2 11,4 2,1 1,0 0,1 19,8 0,227 0,277
Sicilia 8,6 0,4 8,6 3,7 17,7 1,2 1,2 0,0 14,3 0,190 0,185
Sardegna 3,6 1,3 12,6 0,6 15,7 1,0 1,1 0,0 7,5 0,138 0,058
ITALIA 7,9 0,7 69,9 3,6 25,8 4,4 1,8 11,4 14,8 0,294 0,443
Tab. 31 - Indice sintetico di output 2011
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I RISULTATI SCIENTIFICI DELLA RICERCAREGIONI
RNSII RNSII_R
L’indice sintetico | 65
INNOVAZIONIVALORE ECONOMICO
Piemonte 6,8 3,0 139,1 13,5 41,8 8,0 2,6 54,2 9,5 0,571 0,924
Valle D'Aosta n.d. n.d. 26,7 n.d. 16,9 0,0 0,8 0,0 3,4 0,015 0,000
Lombardia 7,3 0,4 144,1 12,7 31,9 5,9 1,9 32,9 18,5 0,426 0,684
Trentino Alto Adige 8,6 1,0 180,1 14,4 24,6 2,6 0,9 4,2 10,9 0,355 0,566
Veneto 6,6 0,8 139,9 6,1 21,2 5,8 2,3 2,2 5,8 0,293 0,463
Friuli Venezia Giulia 9,4 1,4 135,5 5,2 20,7 7,6 3,3 15,5 5,2 0,391 0,625
Liguria 7,6 0,7 82,6 18,2 22,0 4,3 1,5 8,3 20,0 0,429 0,688
Emilia Romagna 6,1 1,0 184,4 9,4 28,0 9,1 2,0 2,6 8,5 0,406 0,651
Toscana 8,4 0,4 76,6 9,1 23,4 3,9 2,0 1,6 9,0 0,277 0,435
Umbria 6,9 1,6 54,2 5,4 30,1 3,1 2,1 0,0 7,5 0,271 0,426
Marche 7,3 1,4 86,1 2,6 20,8 5,7 3,0 0,6 17,5 0,364 0,580
LAZIO 15,0 0,5 38,8 8,0 61,6 5,5 3,5 24,2 44,8 0,616 1,000
Abruzzo 4,9 0,2 49,0 3,8 16,5 2,2 2,0 0,0 12,0 0,172 0,262
Molise 2,7 1,3 7,0 0,8 15,2 1,6 0,9 0,0 14,5 0,159 0,240
Campania 8,3 0,3 13,8 3,4 15,0 1,2 0,7 0,0 12,7 0,155 0,233
Puglia 6,1 1,1 14,7 2,0 22,5 1,5 2,2 0,1 14,9 0,218 0,338
Basilicata 6,2 4,0 9,7 1,6 11,7 0,9 1,5 0,0 5,4 0,279 0,439
Calabria 6,2 1,2 7,2 0,5 12,1 3,3 0,9 0,1 20,9 0,243 0,380
Sicilia 8,6 0,4 8,5 1,9 21,4 2,6 1,3 0,0 16,3 0,205 0,317
Sardegna 3,6 1,3 12,0 2,1 13,2 1,4 1,0 0,0 13,5 0,169 0,256
ITALIA 7,9 0,7 81,6 7,2 28,3 5,2 2,0 14,9 13,4 0,332 0,527
66 | L’indice sintetico
Tab. 32 - Indice sintetico di output 2007
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I RISULTATI SCIENTIFICI DELLA RICERCA
RNSII RNSII_R
INNOVAZIONIVALORE ECONOMICO
L’indice sintetico | 67
3.3 Osservazioni conclusive
I risultati degli indicatori sintetici di input e di output confermano il Lazio tra le regioni leader in Italia nell’innovazione; precisamente,evidenziano come le determinanti dell’innovazione (risorse finanziarie investite, persone, istituzioni e strutture di ricerca, imprese) e i suoi risultati (in termini di personale specializzato, di innovazioni codificate e di valoreeconomico generato attraverso le esportazioni) abbiano un peso rispettoall’economia regionale tra i maggiori in Italia. Questo implica che per moltiindicatori di innovazione il Lazio registra valori in assoluto tra i più alti del Paese, anche se in gran parte dei casi, non i “più alti”, normalmenteregistrati dai territori con i sistemi produttivi di maggiori dimensioni medie(Lombardia e, in alcuni casi Piemonte ed Emilia Romagna).La posizione di eccellenza del Lazio nell’innovazione poggia principalmente su tre pilastri: i) gli apporti del sistema pubblico; ii) la qualità del capitaleumano; iii) la rilevanza di alcune filiere produttive caratterizzate da elevatainnovazione ed in particolare di quella del farmaceutico.Relativamente al primo fattore, le tendenze in atto sul fronte della finanzapubblica rendono evidentemente necessario riflettere sulla misura in cui gliorganismi pubblici potranno in futuro continuare ad alimentare l’innovazione.Per il Lazio è una questione particolarmente delicata, dato che a fronte della attuale notevole rilevanza dei finanziamenti di origine pubblica, gli investimenti in innovazione delle imprese localizzati nella regione sono a livello aggregato relativamente modesti.L’elevato livello di preparazione del capitale umano (risultato di un sistema universitario molto robusto e con diverse punte di eccellenza), e il grande numero di persone impegnate in attività di ricerca e sviluppo o comunque in settori ad elevata innovazione rappresentano il vero punto di forza del Lazio. Si tratta di un fattore su cui fare perno per una strategiavolta per un verso ad attrarre nella regione produzioni “ad alta tecnologia”;per l’altro, a favorire il grado di innovatività delle imprese attive nel Lazio, attraverso il rafforzamento del capitale umano a loro disposizione. Queste politiche potrebbero trovare nei distretti tecnologici del Lazio un contesto di efficace applicazione.Il farmaceutico in primo luogo, ma anche l’aerospazio l’audiovisivo e potenzialmente le tecnologie digitali per i beni culturali rappresentano le filiere trainanti l’innovazione laziale e, allo stesso tempo, gli ambiti dove si potrà in futuro consolidare la posizione di eccellenza del Lazionell’innovazione. È necessario perseguire specifiche strategie per rafforzarel’attrattività del Lazio in queste filiere, anche scegliendo di concentrarvi la parte prevalente delle risorse pubbliche disponibili.È importante riflettere anche sul fatto che il Lazio mostra un risultatodell’indicatore sintetico degli input dell’innovazione largamente superiore a quello degli output.
68 | L’indice sintetico
Pur considerato che la stessa situazione si osserva anche nelle altre regioni –benchmark, la rilevanza dello squilibrio a favore degli input evidenzia come il sistema produttivo della regione riesca a sfruttare in misura solo moltoparziale il notevole apporto di risorse finanziarie, umane e strutturali indirizzatea favore dell’innovazione. Si evidenzia un problema di “produttività” dellerisorse impiegate: una certa parte almeno di queste non genera risultati didimensione proporzionale sul piano economico, almeno all’interno del Lazio. Questo limite richiama la necessità di migliorare i meccanismi di “trasmissione”delle risorse disponibili per l’innovazione al sistema delle imprese, affinchéquesto riesca a meglio utilizzarle per generare innovazione e rafforzare la suacompetitività. È, quindi, importante orientare meglio gli sforzi per stimolarel’innovazione rispetto alle concrete esigenze delle imprese e alla loro capacità di appropriarsene in modo efficace.In una certa misura, il problema dell’inadeguato sfruttamento degli input
disponibili è causato dalla composizione dello stesso sistema produttivo laziale,caratterizzata da una presenza numericamente preponderante di aziende che,per dimensione ed attività, sono strutturalmente poco attente all’innovazione.Da questo punto di vista, occorre favorire la diffusione di aziende e filiereproduttive più “naturalmente” orientate verso l’innovazione e stimolarel’impegno degli operatori ad utilizzare le risorse per l’innovazione che il territorio mette loro a disposizione, anche attraverso forme di “co-investimento”.Lo squilibrio dei risultati relativi agli input dell’innovazione rispetto a quelli di output indica, però anche un notevole spazio di miglioramento della competitività dell’economia laziale in termini di innovatività. Esiste un notevole potenziale che, se opportunamente sfruttato, potrà favorire un ulteriore potenziamento dell’economia laziale, in particolare nei mercati internazionali.
Le variabili utilizzate nel calcolo dell’Indice sintetico | 69
Le variabili utilizzate nel calcolo dell’Indice sintetico4
Tab. 33 – Variabili utilizzate
Risorse finanziarieinvestite
Capitale umano
Istituzioni,Organizzazioni eStrutture di Ricerca
Tessuto produttivo
I Risultati Scientificidella ricerca
Innovazioni
Valore economico
Indicatore
1.11.21.31.4
2.12.22.32.4
3.13.23.3
4.14.24.34.4
5.1
6.16.26.36.46.56.66.7
7.1
Definizione
• Finanziamenti comunitari / PIL regionale• Spesa pubblica in R&S / PIL regionale• Spesa delle imprese in R&S / PIL regionale• Ammontare delle operazioni di private equity / PIL regionale
• Persone con istruzione terziaria / totale popolazione tra i 25 e i 64 anni• Laureati in discipline scientifiche / giovani tra 20 e 29 anni• Personale addetto alla R&S / totale degli occupati• Occupati in settori Technology & Knowledge intensive / totale occupati
• N. imprese di capitali manifatturiere e di servizi / n. dipartimenti universitari scientifici e tecnologici
• Centri di ricerca / n. imprese di capitali manifatturiere e di servizi • Indice di attrattività delle università
• N. imprese innovatrici / totale imprese manifatturiero e servizi• N. imprese oltre 10 addetti con PC / tot. Imprese oltre 10 addetti• N. imprese oltre 10 addetti con banda larga / tot. Imprese oltre 10 addetti• N. imprese oltre 10 addetti con sito web / tot. Imprese oltre 10 addetti
• N. Dottori di ricerca / N. Dipartimenti universitari
• N. spin-off della ricerca / totale centri di ricerca• Numero richieste Brevetti presso l’EPO (per milione di abitanti)• Numero richieste Brevetti High-tech presso l’EPO (per milione di abitanti)• N. depositi di “marchi nazionali” / n. società di capitali manifatturiere e di servizi• N. depositi di “invenzioni” / n. società di capitali manifatturiere e di servizi• N. depositi di “disegni” e “modelli di unità” /
n. società di capitali manifatturiere e di servizi• N. depositi di “traduzioni BE” / n. società di capitali manifatturiere e di servizi
• Valore delle esportazioni “tecnologiche” / totale dell’export nel settore manifatturiero
Fonte: nostre elaborazioni
70 | Le variabili utilizzate nel calcolo dell’Indice sintetico
Indicatore 1.1 Finanziamenti comunitari / PIL regionaleNumeratore: Finanziamenti europei per regioneDenominatore: PIL regionale in valori assolutiFonte: MIUR – EUROSTATAnni: 2007/2011Note: I seguenti dati fanno riferimento a finanziamenti relativi alla ricercastanziati a seguito del 7° Programma Quadro di Ricerca Comunitario. I finanziamenti sono calcolati in funzione del periodo 2007-2011. L’anno di riferimento per il rapporto con il PIL regionale è il 2007.
0
0
Finanziamenti europei per regione
Piemonte
Valle D’Aosta
Lombardia
Trentino Alto Adige
Veneto
Friuli Venezia Giulia
Liguria
Emilia Romagna
Toscana
Umbria
Marche
Lazio
Abruzzo
Molise
Campania
Puglia
Basilicata
Calabria
Sicilia
Sardegna
ITALIA
0,24
0,20
0,35
0,12
0
0,17
0,27
0
0
0,41
0
0
0,18
0,20
0
0
0,01
0
0,19
RISORSE FINANZIARIE INVESTITE
Le variabili utilizzate nel calcolo dell’Indice sintetico | 71
Indicatore 1.2 Spesa Pubblica in Ricerca & Sviluppo / PIL regionaleNumeratore: Spesa per Ricerca & Sviluppo sostenuta dalla PubblicaAmministrazione e dall’UniversitàDenominatore: PIL regionaleFonte: ISTAT – EUROSTATAnni: 2007, 2009Note: Prima del 1982 il dato relativo alla spesa per R&S a livello regionale era disponibile unicamente per il settore imprese. Dall’anno 1993 nella spesaper R&S della Pubblica Amministrazione è stata inclusa la spesa dell’Universitàche prima di tale anno non era disponibile a livello regionale.
Incidenza della spesa pubblica in Ricerca e Sviluppo
2009 2007
0,390,38
0,140,18
0,300,28
0,500,42
0,370,33
0,630,72
0,620,43
0,510,66
0,680,59
0,750,69
0,380,32
1,111,06
0,560,58
0,430,38
0,740,65
0,530,56
0,490,51
0,400,41
0,600,60
0,580,51
0,550,53
Piemonte
Valle D’Aosta
Lombardia
Trentino Alto Adige
Veneto
Friuli Venezia Giulia
Liguria
Emilia Romagna
Toscana
Umbria
Marche
Lazio
Abruzzo
Molise
Campania
Puglia
Basilicata
Calabria
Sicilia
Sardegna
ITALIA
Indicatore 1.3 Spesa delle imprese in Ricerca & Sviluppo / PIL regionaleNumeratore: Spesa per Ricerca e Sviluppo sostenuta da imprese pubbliche e privateDenominatore: PIL regionaleFonte: ISTAT-EUROSTATAnni: 2007, 2009Note: Per spesa sostenuta dalle imprese in R&S si intende l’esborso effettuatoda imprese di natura pubblica e privata.
2009 2007
1,381,39
0,490,19
0,870,83
0,750,36
0,690,50
0,830,65
0,720,73
0,880,81
0,530,41
0,230,18
0,320,34
0,640,56
0,410,44
0,080,07
0,510,55
0,200,160,170,17
0,040,04
0,230,19
0,070,07
0,670,61
Incidenza della spesa delle imprese in Ricerca e Sviluppo
Piemonte
Valle D’Aosta
Lombardia
Trentino Alto Adige
Veneto
Friuli Venezia Giulia
Liguria
Emilia Romagna
Toscana
Umbria
Marche
Lazio
Abruzzo
Molise
Campania
Puglia
Basilicata
Calabria
Sicilia
Sardegna
ITALIA
72 | Le variabili utilizzate nel calcolo dell’Indice sintetico
Le variabili utilizzate nel calcolo dell’Indice sintetico | 73
Indicatore 1.4 Ammontare di operazioni di private equity / PIL regionaleNumeratore: Ammontare delle operazioni di private equity per regione Denominatore: PIL regionale - valori assoluti in EuroFonte: AIFIAnni: 2007, 2011Note: Il PIL regionale è stato considerato al denominatore con riferimentoall’anno 2007, in quanto non disponibile per il periodo riguardante il 2011.
2011 2007
0,0810,148
00
0,3890,596
0,0040,006
0,6010,315
0,5350,257
0,5660,172
0,1840,389
0,3070,154
0,0230,061
0,0810,047
0,0380,077
0,1310,003
00
0,0550,0270,026
00000
0,0260
0,0270,201
0,2240,236
Ammontare delle operazioni di private equity
Piemonte
Valle D’Aosta
Lombardia
Trentino Alto Adige
Veneto
Friuli Venezia Giulia
Liguria
Emilia Romagna
Toscana
Umbria
Marche
Lazio
Abruzzo
Molise
Campania
Puglia
Basilicata
Calabria
Sicilia
Sardegna
ITALIA
Indicatore 2.1 Persone con istruzione terziaria / totale popolazione tra i 25 ed i 64 anniNumeratore: Numero di persone con una forma di istruzione terziariaDenominatore: Numero di persone appartenenti alla classe d’età 25-64Fonte: EUROSTATAnni: 2008, 2010Note: Le forme di istruzione terziaria si riferiscono ai livelli 5 (first stage of tertiary education) e 6 (second stage of tertiary education) della classificazione internazionale standard dell’educazione ISCED(International Standard Classification of Education) creata dall’UNESCO come sistema internazionale di suddivisione dei corsi di studio e relativi titoli.Nel sistema di istruzione italiano tali livelli corrispondono rispettivamente alla laurea e laurea magistrale (liv.5) ed al dottorato di ricerca (liv.6).
CAPITALE UMANO
74 | Le variabili utilizzate nel calcolo dell’Indice sintetico
2010 2008
14,113,8
11,011,7
15,915,2
14,312,8
13,812,9
13,513,6
18,417,6
16,015,9
15,315,5
16,715,1
16,213,9
19,119,6
16,315,8
14,915,0
12,811,8
11,611,9
12,612,8
13,913,7
12,311,9
12,311,2
14,814,4
Popolazione con istruzione terziaria
Piemonte
Valle D’Aosta
Lombardia
Trentino Alto Adige
Veneto
Friuli Venezia Giulia
Liguria
Emilia Romagna
Toscana
Umbria
Marche
Lazio
Abruzzo
Molise
Campania
Puglia
Basilicata
Calabria
Sicilia
Sardegna
ITALIA
Le variabili utilizzate nel calcolo dell’Indice sintetico | 75
Indicatore 2.2 Laureati in discipline scientifiche / giovani tra 20 e 29 anniNumeratore: Numero di laureati in discipline tecnico-scientificheDenominatore: Numero di persone appartenenti alla classe di età 20-29 (per 1000)Fonte: ISTATAnni: 2007, 2009Note: Sono stati considerati i diplomati (corsi di diploma del vecchioordinamento), i laureati, i dottori di ricerca, i diplomati ai corsi dispecializzazione, di perfezionamento e dei master di I e II livello(corrispondenti ai livelli Isced 5A, 5B e 6) nelle seguenti facoltà: Ingegneria,Scienze e tecnologie informatiche, Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali,Scienze statistiche, Chimica Industriale, Scienze nautiche, Scienze ambientali e Scienze biotecnologiche, Architettura (corrispondenti ai campi disciplinariIsced 42, 44, 46, 48, 52, 54 e 58).
2009 2007
14,713,7
2,60,4
14,315,2
7,66,7
10,711,2
15,515,1
14,113,3
18,117,3
16,816,4
11,012,7
13,811,8
19,016,4
8,99,6
2,11,3
10,49,9
7,96,4
4,95,3
9,29,6
6,97,0
8,17,7
12,211,9
Laureati in Scienza e Tecnologia
Piemonte
Valle D’Aosta
Lombardia
Trentino Alto Adige
Veneto
Friuli Venezia Giulia
Liguria
Emilia Romagna
Toscana
Umbria
Marche
Lazio
Abruzzo
Molise
Campania
Puglia
Basilicata
Calabria
Sicilia
Sardegna
ITALIA
Indicatore 2.3 Personale addetto alla Ricerca e Sviluppo / totale degli occupatiNumeratore: Personale addetto alla Ricerca e SviluppoDenominatore: Totale degli occupati per regioneFonte: ISTATAnni: 2007, 2008Note: Il dato comprende ricercatori, tecnici ed altro personale addetto alla ricerca e sviluppo nella Pubblica Amministrazione, nelle Università, nelle imprese e nelle istituzioni private non profit.
2008 2007
1,31,1
0,50,4
1,00,80,8
0,71,0
0,71,1
0,90,9
0,81,01,1
0,90,8
0,70,70,7
0,61,4
1,30,7
0,60,40,4
0,80,7
0,60,60,60,6
0,40,3
0,70,6
0,50,8
0,90,8
Personale addetto in Ricerca e Sviluppo sul totale degli occupati
Piemonte
Valle D’Aosta
Lombardia
Trentino Alto Adige
Veneto
Friuli Venezia Giulia
Liguria
Emilia Romagna
Toscana
Umbria
Marche
Lazio
Abruzzo
Molise
Campania
Puglia
Basilicata
Calabria
Sicilia
Sardegna
ITALIA
76 | Le variabili utilizzate nel calcolo dell’Indice sintetico
Le variabili utilizzate nel calcolo dell’Indice sintetico | 77
Indicatore 2.4 Occupati in settori Technology & Knowledge intensive / totale occupatiNumeratore: Occupati in settori Technology & Knowledge IntensiveDenominatore: Totale degli occupati per regioneFonte: EUROSTATAnni: 2007, 2008Note: I settori Technology & Knowledge intensive sono stati distinti sulla basedel criterio di classificazione NACE Rev.1.1 (Statistical Classification of EconomicActivities) impiegato da Eurostat nella suddivisione delle attività economiche.
2008 2007
5,15,4
00
5,45,4
6,46,7
4,74,8
4,34,8
5,03,7
4,14,2
3,33,6
3,43,4
3,23,0
7,57,3
3,93,2
00
3,23,2
2,32,5
2,82,8
2,22,4
3,13,0
3,72,8
4,44,4
Occupati nei settori Tecnology & Knowledge Intensive
Piemonte
Valle D’Aosta
Lombardia
Trentino Alto Adige
Veneto
Friuli Venezia Giulia
Liguria
Emilia Romagna
Toscana
Umbria
Marche
Lazio
Abruzzo
Molise
Campania
Puglia
Basilicata
Calabria
Sicilia
Sardegna
ITALIA
Indicatore 3.1 N. imprese di capitali manifatturiere e di servizi / n. dipartimenti universitari scientifici e tecnologiciNumeratore: Società di capitali attive per regioni nel campione di settoriselezionatoDenominatore: Numero di Dipartimenti universitari per regione per il campione selezionatoFonte: MIUR, Infocamere – MovimpreseAnni: 2007, 2011Note: Il campione di Dipartimenti riguarda nello specifico le facoltà di Ingegneria, Economia, Medicina, Farmacia, Biologia, Fisica e Matematica.
ISTITUZIONI, ORGANIZZAZIONI E STRUTTURE DI RICERCA
2011 2007
570,5540,8
00
841,7794,1
304,1272,3
589,6556,6
312,6303,5
466,4440,4
367,9353,7
434,7410,4
212,2205,8
512,7486,9
400,6277,5
287,1260,1
392,5343,0
422,9363,4366,9
315,2305,5
259,0249,1
211,1207,9
176,0158,6
152,6441,9
400,7
Densità delle società di capitali per Dipartimenti universitari avanzati
Piemonte
Valle D’Aosta
Lombardia
Trentino Alto Adige
Veneto
Friuli Venezia Giulia
Liguria
Emilia Romagna
Toscana
Umbria
Marche
Lazio
Abruzzo
Molise
Campania
Puglia
Basilicata
Calabria
Sicilia
Sardegna
ITALIA
78 | Le variabili utilizzate nel calcolo dell’Indice sintetico
Le variabili utilizzate nel calcolo dell’Indice sintetico | 79
2011 2007
2,52,6
0,00,0
5,05,3
5,86,5
3,63,8
7,37,5
12,112,9
6,06,3
14,416,3
8,79,0
4,34,5
6,99,9
12,814,2
3,84,4
4,85,6
7,28,4
0,81,0
9,611,3
8,49,9
12,012,5
6,57,1
Centri di ricerca per ogni 1000 società di capitali
Piemonte
Valle D’Aosta
Lombardia
Trentino Alto Adige
Veneto
Friuli Venezia Giulia
Liguria
Emilia Romagna
Toscana
Umbria
Marche
Lazio
Abruzzo
Molise
Campania
Puglia
Basilicata
Calabria
Sicilia
Sardegna
ITALIA
Indicatore 3.2 Centri di Ricerca / n. imprese di capitali manifatturiere e di servizi attiveNumeratore: Numero di Centri di ricerca per regioneDenominatore: Società di capitali attive per regioni nel campione di settoriselezionatoFonte: MIUR, Infocamere – MovimpreseAnni: 2007, 2011
Indicatore 3.3 Indice di attrattività delle università Numeratore: Saldo migratorio netto degli studenti Denominatore: Totale degli studenti immatricolatiFonte: MIUR-CNVSU (Comitato Nazionale per la Valutazione del Sistema Universitario)Anni: 2007, 2010
2010 2007
-4,0-7,8
-229,1-214,8
16,58,3
-18,5-22,0
-12,6-8,7
12,28,3
-8,8-9,2
31,433,7
19,718,016,5
23,6-2,9
0,324,924,3
16,629,4
-47,7-41,4
-17,4-17,9
-44,3-38,9
-199,9-201,1
-56,0-57,2
-22,4-10,6
-24,7-23,7
Indice di attività delle università
Piemonte
Valle D’Aosta
Lombardia
Trentino Alto Adige
Veneto
Friuli Venezia Giulia
Liguria
Emilia Romagna
Toscana
Umbria
Marche
Lazio
Abruzzo
Molise
Campania
Puglia
Basilicata
Calabria
Sicilia
Sardegna
80 | Le variabili utilizzate nel calcolo dell’Indice sintetico
Le variabili utilizzate nel calcolo dell’Indice sintetico | 81
Indicatore 4.1 N. imprese innovatrici / totale imprese manifatturiero e serviziNumeratore: Numero di imprese innovatrici nei settori dell’industria in sensostretto e dei servizi nel triennio 2006-2008Denominatore: Totale delle imprese dei settori dell’industria in senso stretto e dei serviziFonte: ISTAT-CIS4 (Fourth Community Innovation Survey)Anni: 2006-2008Nota: Per impresa innovatrice si intende l’impresa che nel triennio 2006-2008ha introdotto sul mercato innovazioni di prodotto/servizio o ha adottato al proprio interno innovazioni di processo. Il confronto regionale è svolto con riferimento alle imprese presenti nella fascia dimensionale 10-249 addetti. Per la metodologia utilizzata nella regionalizzazione dei dati statistici della CIS (Community Innovation Survey) si rimanda all’ISTAT.
TESSUTO PRODUTTIVO
19,9
20,0
Imprese innovatrici
Piemonte
Valle D’Aosta
Lombardia
Trentino Alto Adige
Veneto
Friuli Venezia Giulia
Liguria
Emilia Romagna
Toscana
Umbria
Marche
Lazio
Abruzzo
Molise
Campania
Puglia
Basilicata
Calabria
Sicilia
Sardegna
ITALIA
34,3
35,5
30,9
34,1
34,0
35,4
25,2
26,6
29,2
27,0
23,8
17,4
18,3
27,7
27,4
20,3
22,6
27,0
30,2
Indicatore 4.2 N. imprese oltre 10 addetti con PC / totale imprese oltre dieci addettiNumeratore: Imprese con più di dieci addetti dei settori industria e servizi che dispongono di personal computerDenominatore: Numero totale delle imprese con più di dieci addetti dei settori industria e serviziFonte: ISTATAnni: 2007, 2010
82 | Le variabili utilizzate nel calcolo dell’Indice sintetico
2010 2007
95,798,1
98,596,4
96,997,4
98,198,7
95,597,5
99,497,6
91,694,6
95,597,9
94,195,9
94,796,5
92,795,9
94,792,5
96,294,6
95,892,4
91,396,3
93,094,7
93,094,1
93,094,7
92,495,8
96,297,3
95,196,6
Grado di diffusione pc nelle imprese
Piemonte
Valle D’Aosta
Lombardia
Trentino Alto Adige
Veneto
Friuli Venezia Giulia
Liguria
Emilia Romagna
Toscana
Umbria
Marche
Lazio
Abruzzo
Molise
Campania
Puglia
Basilicata
Calabria
Sicilia
Sardegna
ITALIA
Le variabili utilizzate nel calcolo dell’Indice sintetico | 83
Indicatore 4.3 N. imprese oltre 10 addetti con banda larga / totale imprese oltre dieci addettiNumeratore: Imprese con più di dieci addetti dei settori industria e servizi che dispongono di collegamento a banda largaDenominatore: Numero totale delle imprese con più di dieci addetti dei settori industria e serviziFonte: ISTATAnni: 2007, 2010
2010 2007
86,377,5
90,677,5
86,579,0
85,478,8
82,772,1
84,974,4
82,477,0
85,580,982,0
79,785,3
73,272,8
72,284,3
76,483,7
63,880,9
47,375,2
69,677,5
70,273,3
65,677,5
66,381,4
72,883,2
70,083,1
75,6
Indice di diffusione della banda larga nele imprese
Piemonte
Valle D’Aosta
Lombardia
Trentino Alto Adige
Veneto
Friuli Venezia Giulia
Liguria
Emilia Romagna
Toscana
Umbria
Marche
Lazio
Abruzzo
Molise
Campania
Puglia
Basilicata
Calabria
Sicilia
Sardegna
ITALIA
Indicatore 4.4 N. imprese oltre 10 addetti con sito web / totale imprese oltre dieci addettiNumeratore: Imprese con più di dieci addetti dei settori industria e servizi che dispongono di sito webDenominatore: Numero totale delle imprese con più di dieci addetti dei settori industria e serviziFonte: ISTATAnni: 2007, 2010
84 | Le variabili utilizzate nel calcolo dell’Indice sintetico
2010 2007
60,264,1
61,259,4
65,061,3
74,666,4
68,457,6
66,556,7
58,245,6
66,666,2
63,656,1
64,757,6
60,256,156,0
51,858,2
50,148,3
39,452,2
50,953,6
46,442,843,7
44,546,4
49,642,8
45,737,8
61,356,9
Indice di difusione dei siti web nelle imprese
Piemonte
Valle D’Aosta
Lombardia
Trentino Alto Adige
Veneto
Friuli Venezia Giulia
Liguria
Emilia Romagna
Toscana
Umbria
Marche
Lazio
Abruzzo
Molise
Campania
Puglia
Basilicata
Calabria
Sicilia
Sardegna
ITALIA
Le variabili utilizzate nel calcolo dell’Indice sintetico | 85
Indicatore 5.1 N. Dottori di ricerca / n. Dipartimenti universitariNumeratore: Numero dei Dottori di ricerca suddivisi per regioneDenominatore: Numero dei Dipartimenti universitari suddivisi per regioneFonte: MIURAnni: 2009 (ultimo anno disponibile per la rilevazione dei Dottori di ricerca)
I RISULTATI SCIENTIFICI DELLA RICERCA
0
7,6
Dottori di Ricerca su Dipartimenti Universitari
Piemonte
Valle D’Aosta
Lombardia
Trentino Alto Adige
Veneto
Friuli Venezia Giulia
Liguria
Emilia Romagna
Toscana
Umbria
Marche
Lazio
Abruzzo
Molise
Campania
Puglia
Basilicata
Calabria
Sicilia
Sardegna
ITALIA
6,8
7,3
8,6
6,6
9,4
6,1
8,4
6,9
7,3
15,0
4,9
2,7
8,3
6,1
6,2
6,2
8,6
3,6
7,9
Indicatore 6.1 N. spin offs della ricerca / totale Centri di RicercaNumeratore: Numero di imprese spin offs della ricerca pubblica Denominatore: Numero di Centri di ricerca Fonte: Rapporto Netval sulla valorizzazione della ricerca nelle universitàitaliane – MIURAnni: 2011Note: Per imprese spin offs della ricerca pubblica si intendono le aziende nate come veicolo per la valorizzazione di mercato delle attività scientifichesvolte all’interno delle Università e degli Enti Pubblici di Ricerca (EPR).
INNOVAZIONI
86 | Le variabili utilizzate nel calcolo dell’Indice sintetico
0
0,7
Imprese spin offs su Centri di Ricerca
Piemonte
Valle D’Aosta
Lombardia
Trentino Alto Adige
Veneto
Friuli Venezia Giulia
Liguria
Emilia Romagna
Toscana
Umbria
Marche
Lazio
Abruzzo
Molise
Campania
Puglia
Basilicata
Calabria
Sicilia
Sardegna
ITALIA
3,0
0,4
1,0
0,8
1,4
1,0
0,4
1,6
1,4
0,5
0,2
1,3
0,3
1,1
4,0
1,2
0,4
1,3
0,7
Le variabili utilizzate nel calcolo dell’Indice sintetico | 87
Indicatore 6.2 Numero richieste Brevetti presso l’EPO (per milione di abitanti)Numeratore: Numero di richieste di Brevetti presso l’EPODenominatore: Popolazione residenteFonte: EUROSTAT - European Patent Office – ISTATAnni: 2007, 2008 Note: L’indicatore fa riferimento alle richieste di brevetto depositate presso l’Ufficio europeo dei brevetti. La scelta della popolazione residente in qualità di denominatore si riferisce a quanto previsto per gli indicatori strutturali di Lisbona. I dati relativi all’anno 2009 non sono stati inseriti in quanto provvisori.
2008 2007
118,6139,1
29,126,7
124,6144,1
172,6180,1
110,5139,9
126,5135,5
73,882,6
148,1184,4
70,676,6
40,654,2
64,486,1
36,038,8
28,549,0
2,17,0
17,113,813,314,7
11,79,7
3,67,28,68,5
12,612,0
69,981,6
Richieste di brevetti presso EPO
Piemonte
Valle D’Aosta
Lombardia
Trentino Alto Adige
Veneto
Friuli Venezia Giulia
Liguria
Emilia Romagna
Toscana
Umbria
Marche
Lazio
Abruzzo
Molise
Campania
Puglia
Basilicata
Calabria
Sicilia
Sardegna
ITALIA
Indicatore 6.3 Numero richieste Brevetti High-tech presso l’EPO (per milione di abitanti)Numeratore: Numero richieste di brevetti High-tech presso l’EPODenominatore: Popolazione residente Fonte: EUROSTATAnni: 2007, 2009
88 | Le variabili utilizzate nel calcolo dell’Indice sintetico
2009 2007
4,813,5
26,40
7,612,7
20,514,4
2,86,1
4,55,25,4
18,23,6
9,41,4
9,10,8
5,40,8
2,62,6
8,00,2
3,80
0,83,0
3,40,9
2,00,6
1,60,20,5
3,71,9
0,62,1
3,67,2
Richiesta di brevetti high-tech presso EPO
Piemonte
Valle D’Aosta
Lombardia
Trentino Alto Adige
Veneto
Friuli Venezia Giulia
Liguria
Emilia Romagna
Toscana
Umbria
Marche
Lazio
Abruzzo
Molise
Campania
Puglia
Basilicata
Calabria
Sicilia
Sardegna
ITALIA
Le variabili utilizzate nel calcolo dell’Indice sintetico | 89
Indcatore 6.4 N. depositi di “marchi nazionali” / n. società di capitali manifatturiere e di serviziNumeratore: Depositi per regione - MarchiDenominatore: Società di capitali attive per regioni nel campione di settoriselezionatoFonte: Ministero dello sviluppo economico - Infocamere, MovimpreseAnni: 2007, 2011
2011 2007
38,541,8
15,416,9
29,031,9
27,024,6
20,421,220,720,7
21,722,0
26,828,0
23,o23,4
26,630,1
20,920,8
42,961,6
16,216,5
21,115,2
14,515,0
19,222,5
11,011,711,412,1
17,721,4
15,713,2
25,828,3
Depositi per Regione Marchi presso UIB
Piemonte
Valle D’Aosta
Lombardia
Trentino Alto Adige
Veneto
Friuli Venezia Giulia
Liguria
Emilia Romagna
Toscana
Umbria
Marche
Lazio
Abruzzo
Molise
Campania
Puglia
Basilicata
Calabria
Sicilia
Sardegna
ITALIA
Indicatore 6.5 N. depositi di “Invenzioni” / n. società di capitali manifatturiere e di serviziNumeratore: Depositi per regione - InvenzioniDenominatore: Società di capitali attive per regioni nel campione di settoriselezionatoFonte: Ministero dello sviluppo economico - Infocamere, MovimpreseAnni: 2007, 2011
2011 2007
9,48,0
00
5,45,9
2,52,6
5,45,8
6,77,6
3,84,3
7,69,1
3,13,9
2,03,1
3,95,7
3,85,5
0,92,2
0,31,6
0,51,21,2
1,50,6
0,92,1
3,31,2
2,61,0
1,44,4
5,2
Depositi per Regione invenzioni presso UIB
Piemonte
Valle D’Aosta
Lombardia
Trentino Alto Adige
Veneto
Friuli Venezia Giulia
Liguria
Emilia Romagna
Toscana
Umbria
Marche
Lazio
Abruzzo
Molise
Campania
Puglia
Basilicata
Calabria
Sicilia
Sardegna
ITALIA
90 | Le variabili utilizzate nel calcolo dell’Indice sintetico
Le variabili utilizzate nel calcolo dell’Indice sintetico | 91
Indicatore 6.6 N. depositi di “Disegni” e “Modelli di Utilità” / n. società di capitali manifatturiere e di serviziNumeratore: Depositi per regione – Disegni e Modelli di UtilitàDenominatore: Società di capitali attive per regioni nel campione di settoriselezionatoFonte: Ministero dello sviluppo economico - Infocamere, MovimpreseAnni: 2007, 2011
2011 2007
2,22,6
00,8
1,71,9
1,30,9
1,82,3
1,93,3
4,41,5
4,92,0
1,82,0
2,72,1
3,63,0
2,23,5
1,22,0
0,50,9
0,70,7
2,02,2
1,91,5
1,00,9
1,21,3
1,11,0
1,82,0
Depositi per Regione disegni e modelli di utilità presso UBI
Piemonte
Valle D’Aosta
Lombardia
Trentino Alto Adige
Veneto
Friuli Venezia Giulia
Liguria
Emilia Romagna
Toscana
Umbria
Marche
Lazio
Abruzzo
Molise
Campania
Puglia
Basilicata
Calabria
Sicilia
Sardegna
ITALIA
Indicatore 6.7 N. depositi di “Traduzioni BE” / n. società di capitali manifatturiere e di serviziNumeratore: Depositi per regione – Traduzioni in BrevettiDenominatore: Società di capitali attive per regioni nel campione di settoriselezionatoFonte: Ministero dello sviluppo economico - Infocamere, MovimpreseAnni: 2007, 2011
2011 2007
42,954,2
00
23,132,9
3,14,2
3,22,2
16,115,5
6,48,3
2,92,6
1,31,6
00
0,30,6
18,824,2
000000
1,00,1000,10,10000
11,414,9
Depositi per Regione Traduzioni BE presso UIB
Piemonte
Valle D’Aosta
Lombardia
Trentino Alto Adige
Veneto
Friuli Venezia Giulia
Liguria
Emilia Romagna
Toscana
Umbria
Marche
Lazio
Abruzzo
Molise
Campania
Puglia
Basilicata
Calabria
Sicilia
Sardegna
ITALIA
92 | Le variabili utilizzate nel calcolo dell’Indice sintetico
Le variabili utilizzate nel calcolo dell’Indice sintetico | 93
Indicatore 7.1 Valore delle esportazioni “tecnologiche” / totale dell’export nel settore manifatturieroNumeratore: Esportazioni regionali in settori high techDenominatore: Export manifatturiero totale per regioneFonte: ISTATAnni: 2007, 2011Note: Il denominatore include tutte le attività del manifatturierocorrispondenti alla classe C (ATECO 2007). Il numeratore include i settori high tech corrispondenti alla classificazione seguita dalla tassonomia di Pavitt.Le attività riguardanti “Specialized suppliers” (Strumenti ottici, di precisione e medici) e “Science based” (chimica, farmaceutica, elettronica) corrispondonoad i seguenti codici ATECO 2007: chimica (CE20), farmaceutica (CF21),elettronica (CI261, CI262, CI263, CI254, CI265, CI266, CI267, CI268).
VALORE ECONOMICO
2011 2007
10,79,5
1,13,4
20,318,5
11,610,9
6,15,85,7
5,218,5
20,010,1
8,58,89,0
7,57,5
13,017,5
48,044,8
11,312,0
27,114,5
18,012,7
22,814,9
5,55,4
19,820,9
14,316,3
7,513,5
14,813,4
Esportazioni tecnologiche
Piemonte
Valle D’Aosta
Lombardia
Trentino Alto Adige
Veneto
Friuli Venezia Giulia
Liguria
Emilia Romagna
Toscana
Umbria
Marche
Lazio
Abruzzo
Molise
Campania
Puglia
Basilicata
Calabria
Sicilia
Sardegna
ITALIA
94 | Le variabili utilizzate nel calcolo dell’Indice sintetico
Metodologia, anni utilizzati, glossario | 95
Metodologia, anni utilizzati, glossario 5
L’indice RNSII (Regional National Summary Innovation Index) per la genericaregione r è calcolato, secondo le indicazioni EIS2003, come segue:
RNSIIr = ∑k Pk Irk / ∑k Pk dove lrk = (Ik - min Ik) / (max Ik - min Ik), r = 1…20.
Dove k indica l’indicatore e Pk il peso ad esso attribuito.
Per un ulteriore approfondimento metodologico dell’EIS e quindi del RLISrimandiamo al Documento Tecnico n. 6 “Methodological Report”, disponibile su www.cordis.lu/trendchart.
Indicatore composito RNSII
96 | Metodologia, anni utilizzati, glossario
Piemonte 2011 2009 2009 2011 2010 2009 2008 2008 2011 2011 2010 2006-2008 2010 2010 2010 2009 2011 2008 2009 2011 2011 2011 2011 2011
Valle D'Aosta 2011 2009 2009 2011 2010 2009 2008 2008 2011 2011 2010 2006-2008 2010 2010 2010 2009 2011 2008 2009 2011 2011 2011 2011 2011
Lombardia 2011 2009 2009 2011 2010 2009 2008 2008 2011 2011 2010 2006-2008 2010 2010 2010 2009 2011 2008 2009 2011 2011 2011 2011 2011
Trentino Alto Adige 2011 2009 2009 2011 2010 2009 2008 2008 2011 2011 2010 2006-2008 2010 2010 2010 2009 2011 2008 2009 2011 2011 2011 2011 2011
Veneto 2011 2009 2009 2011 2010 2009 2008 2008 2011 2011 2010 2006-2008 2010 2010 2010 2009 2011 2008 2009 2011 2011 2011 2011 2011
Friuli Venezia Giulia 2011 2009 2009 2011 2010 2009 2008 2008 2011 2011 2010 2006-2008 2010 2010 2010 2009 2011 2008 2009 2011 2011 2011 2011 2011
Liguria 2011 2009 2009 2011 2010 2009 2008 2008 2011 2011 2010 2006-2008 2010 2010 2010 2009 2011 2008 2009 2011 2011 2011 2011 2011
Emilia Romagna 2011 2009 2009 2011 2010 2009 2008 2008 2011 2011 2010 2006-2008 2010 2010 2010 2009 2011 2008 2009 2011 2011 2011 2011 2011
Toscana 2011 2009 2009 2011 2010 2009 2008 2008 2011 2011 2010 2006-2008 2010 2010 2010 2009 2011 2008 2009 2011 2011 2011 2011 2011
Umbria 2011 2009 2009 2011 2010 2009 2008 2008 2011 2011 2010 2006-2008 2010 2010 2010 2009 2011 2008 2009 2011 2011 2011 2011 2011
Marche 2011 2009 2009 2011 2010 2009 2008 2008 2011 2011 2010 2006-2008 2010 2010 2010 2009 2011 2008 2009 2011 2011 2011 2011 2011
LAZIO 2011 2009 2009 2011 2010 2009 2008 2008 2011 2011 2010 2006-2008 2010 2010 2010 2009 2011 2008 2009 2011 2011 2011 2011 2011
Abruzzo 2011 2009 2009 2011 2010 2009 2008 2008 2011 2011 2010 2006-2008 2010 2010 2010 2009 2011 2008 2009 2011 2011 2011 2011 2011
Molise 2011 2009 2009 2011 2010 2009 2008 2008 2011 2011 2010 2006-2008 2010 2010 2010 2009 2011 2008 2009 2011 2011 2011 2011 2011
Campania 2011 2009 2009 2011 2010 2009 2008 2008 2011 2011 2010 2006-2008 2010 2010 2010 2009 2011 2008 2009 2011 2011 2011 2011 2011
Puglia 2011 2009 2009 2011 2010 2009 2008 2008 2011 2011 2010 2006-2008 2010 2010 2010 2009 2011 2008 2009 2011 2011 2011 2011 2011
Basilicata 2011 2009 2009 2011 2010 2009 2008 2008 2011 2011 2010 2006-2008 2010 2010 2010 2009 2011 2008 2009 2011 2011 2011 2011 2011
Calabria 2011 2009 2009 2011 2010 2009 2008 2008 2011 2011 2010 2006-2008 2010 2010 2010 2009 2011 2008 2009 2011 2011 2011 2011 2011
Sicilia 2011 2009 2009 2011 2010 2009 2008 2008 2011 2011 2010 2006-2008 2010 2010 2010 2009 2011 2008 2009 2011 2011 2011 2011 2011
Sardegna 2011 2009 2009 2011 2010 2009 2008 2008 2011 2011 2010 2006-2008 2010 2010 2010 2009 2011 2008 2009 2011 2011 2011 2011 2011
ITALIA 2011 2009 2009 2011 2010 2009 2008 2008 2011 2011 2010 2006-2008 2010 2010 2010 2009 2011 2008 2009 2011 2011 2011 2011 2011
Fonte: nostre elaborazioni
Fin
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tà
Tab. 34 - Anni utilizzati
1.1 1.2 1.3 1.4 2.1 2.2 2.3 2.4 3.1 3.2 3.3
RISORSE FINANZIARIE INVESTITEREGIONI CAPITALE UMANO
ISTITUZIONI, ORGANIZZAZIONI E STRUTTURE DI RICERCA
Metodologia, anni utilizzati, glossario | 97
2006-2008 2010 2010 2010 2009 2011 2008 2009 2011 2011 2011 2011 2011
2006-2008 2010 2010 2010 2009 2011 2008 2009 2011 2011 2011 2011 2011
2006-2008 2010 2010 2010 2009 2011 2008 2009 2011 2011 2011 2011 2011
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5.1 6.1 6.2 6.3 6.4 6.5 6.6 6.7 7.1
TESSUTO PRODUTTIVO
I RISULTATI SCIENTIFICI DELLA RICERCA INNOVAZIONI
VALORE ECONOMICO
98 | Metodologia, anni utilizzati, glossario
Glossario
CISCommunity Innovation Survey. È l’indagine sull’innovazionedell’Unione Europea con il compito di produrre dati comparabili a livello internazionale sulla quantitàe qualità di risorse investite dalleimprese in attività di innovazione.
Manuale di Oslo(Proposed Guidelines for Collecting and InterpretingTechnological Innovation data).
Prodotto congiuntamente da Eurostate OCSE nel 1992 e aggiornato nel 1997, relativo a definizioni e metodologie per la rilevazionestatistica dell’innovazionetecnologica, un’innovazione ha luogo quando viene introdotta sul mercato (innovazione di prodotto) o utilizzata in un processo produttivo (innovazione di processo).Le innovazioni di prodotto e diprocesso non devono necessariamenteconsistere in prodotti e processi nuovicon riferimento al mercato in cuiopera l’impresa, ma è sufficiente che siano prodotti o processi nuovi o significativamente migliorati per l’impresa che li introduce. In sintesi, l’innovazione tecnologicadeve consistere in un miglioramentooggettivo delle prestazioni di unprodotto o delle modalità con cuiquesto viene realizzato o distribuito.
Manuale di Frascati(Frascati Manual. Proposed StandardPractice for Surveys on Research and Experimental Development.OCSE, 1993 e 2002).
È il manuale di riferimento per definizioni e metodologie per la rilevazione statisticadell’innovazione tecnologica.L’attività di ricerca e sviluppo è definita come il complesso dei lavori creativi intrapresi in modo sistematico sia per accrescere l’insieme delle conoscenze sia per utilizzare taliconoscenze in nuove applicazioni.Essa viene distinta in: a) ricerca di base; b) ricerca applicata; c) sviluppo sperimentale (pag. 30).
EISEuropean Innovation Scoreboardo Quadro di Valutazione Europeo dell’Innovazione.
RISRegional Innovation Scoreboardo Quadro di Valutazione Regionale dell’Innovazione.
RLISRegion Lazio Innovation Scoreboard o Quadro di Valutazionedell’Innovazione per la Regione Lazio.
RNSIIRegional National SummaryInnovation Index, indice compositoche dà una misura complessiva delle performance innovative di una regione.
RNSII_RIndice RNSII normalizzato, varia tra 0 (la regione classificata ultima) ed 1 (la regione al primo posto).
Trend Chart on Innovation in EuropeCarta europea delle tendenzedell’innovazione. Strumento in grado di fornire dati aggiornati e analisi delle politichedell’innovazione a livello nazionale e comunitario, con particolare riguardo agli investimenti, alla costituzione e allo sviluppo di imprese innovative,al trasferimento di tecnologia tra ricerca e industria.
finito di stamparenel mese di ottobre 2012presso la tipografia ...
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