Mezzogiorno, impresa, innovazione

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Amedeo Lepore Università “Aldo Moro” di Bari – Luiss di Roma CdA SVIMEZ

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 Amedeo  Lepore  

Università  “Aldo  Moro”  di  Bari  –  Luiss  di  Roma  CdA  SVIMEZ  

     

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 “Il  tema  più  affascinante  di  tu2a  la  ques4one  meridionale  è  cos4tuito  dallo  studio  delle  origini,  della  stru2ura  e  delle  possibilità  di  rinnovamento  della  classe  dirigente  del  Mezzogiorno.  

 (…)  La  formazione  di  una  classe  dirigente  è  un  mistero  della  storia,  che  né  il  materialismo  né  l’idealismo  sono  ancora  riusci4  a  svelare.  Il  primo  non  è  andato  al  di  là  della  descrizione  delle  suddivisioni  economiche,  sociali  e  psicologiche  della  società;  il  secondo,  invece,  ignorando  assai  spesso  la  realtà  delle  cose  e  sos4tuendo  a  essa  supposte  ed  arbitrarie  realtà,  ci  ha  frequentemente  condoI  al  disastro.  

 La  formazione  di  una  classe  dirigente  è  perciò  un  mistero  divino  e  non  sarò  certo  io  ad  illudermi  sulla  possibilità  della  teoria  poli4ca  di  sos4tuire  efficacemente  la  filosofia.  

 Tu2avia,  non  credo  sia  presuntuoso  l’affermare  che  è  còmpito  proprio  della  teoria  poli4ca  ricostruire  a  grandi  linee  la  genesi  e  la  stru2ura  di  una  classe  dirigente,  per  influire,  in  tal  modo,  sulla  poli4ca  propriamente  de2a,  cioè  per  illuminare  l’azione  ed  aiutare  a  sorreggere  in  maniera  quanto  più  consapevole  è  possibile,  il  misterioso  processo  di  ricambio  tra  pensiero  e  realtà.  

 Solo  in  tal  modo,  le  grandi  corren4  poli4che  possono  acquistare  concretezza,  e,  pur  adornandosi  di  quei  leggiadri  veli,  che  formano  il  tessuto  fondamentale  delle  ideologie,  riescono  a  saggiare  vi2oriosamente  la  loro  forza  di  espansione  nel  mondo.  

 Questo  lavoro  di  autocoscienza  e  di  auto-­‐orientamento  è  poi  addiri2ura  urgente  per  le  èlites  di  avanguardia  del  Mezzogiorno,  poiché,  in  ques4  prossimi  mesi,  esse  avranno  la  non  invidiabile  responsabilità  di  decidere  il  des4no  dell’intero  popolo  meridionale,  forse  per  un  periodo  di  tempo  tanto  lungo  quanto  quello  trascorso  dai  primordi  dell’unificazione  nazionale  fino  ad  oggi”.    (G.  Dorso,  Di#atura,  classe  poli0ca  e  classe  dirigente,  Bari,  Laterza,  1986,  p.  7)  

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L’Italia  tra  crisi  e  declino  

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L’Italia  e  l’innovazione.  Il  World  Knowledge  Compe44veness  Index    

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Performance  dell’innovazione  nei  Paesi  europei  

Fonte:  Commissione  europea  (2009),  <www.proinno-­‐europe.eu/metrics>  

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L’Italia  perde  compe44vità  �  Nella  classifica  del  World  Economic  Forum  (rispetto  al  Growth  

Competitiveness  Index)  l’Italia  nel  2005  “consolida”  il  47°  posto,  dietro  la  Grecia,  tutti  i  Paesi  dell’UE  15,  e  appena  avanti  il  Botswana  

�  Secondo  l’indice  di  Innovazione  della  Commissione  Europea,  nel  2005  l’Italia  permane  in  una  posizione  di  retroguardia,  inferiore  alla  media  dei  Paesi  UE  15  e  anche  UE  25.  

�  Le  stesse  valutazioni  sono  affermate  negli  studi  di  altri  Istituti  indipendenti  (come  la  Fondazione  Rosselli,  l’Economist  Intelligence  Unit,  …)    che  classificano  l’Italia  sempre  dietro  i  maggiori  Paesi  Industrializzati  e  in  pericolosa  stasi  (se  non  in  regressione).  

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La struttura industriale del sistema economico italiano basata su molte piccole imprese è un limite?

Secondo taluni SI perché le imprese grandi trainano l’export e l’innovazione

Secondo altri NO: il limite è dato dal fatto che le nostre piccole e medie imprese devono specializzarsi e posizionarsi meglio sul mercato.

OCCORRE DISTINGUERE A SECONDA DEI SETTORI:

-  nei settori high-tech e nei settori dove la dimensione, e le economie di scala contano, conta la dimensione

-  laddove occorre forte specializzazione, qualità, design, creatività la piccola impresa può essere competitiva e eventualmente connessa a impresa più grandi.

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Gli ostacoli all’innovazione delle Piccole Imprese

1.  la  difficoltà  ad  analizzare,  conoscere  e  valutare  il  ruolo  che  l’innovazione  tecnologica  può  svolgere   per   il  miglioramento  dei   processi   interni   e   nei   confronti   degli   interlocutori  esterni  con  l’aumento  della  produttività  e  della  competitività;  

2.  una  insufficiente  conoscenza  e  disponibilità  di  strumenti  e  finanziamenti  disponibili,  sia  in  termini  sostanziali  (incapacità  ad  individuare  progetti  adeguati  e  sostenibili),  sia  in  termini  formali  (modulistica,  tempistica,  adempimenti  formali);  

3.  l’assenza   di   una   fase   di   monitoraggio   e   valutazione   degli   investimenti   nella   fase   di  “cantiere”  e  nella  fase  di  “gestione”;  

4.  sul   fronte   della   “conoscenza”:   una   bassa   capacità   di   reperimento   degli   skill   necessari,  una   scarsa   propensione   alla   ricerca   e   sviluppo,   una   bassa   disponibilità   e   propensione  alla   collaborazione   con   altre   imprese,   con   il   mondo   accademico   e   con   i   centri   di  competenza  

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Le  poli4che  di  sviluppo.  Ricerca  e  innovazione  per  la  compe44vità  

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COESIONE

Obiettivo politico che tutte le istituzioni sono chiamate a perseguire, allo scopo di ridurre le differenze tra i territori dell’UE e garantire livelli accettabili di crescita e sviluppo

equi per tutti

CONVERGENZA Processo di coinvolgimento di tutti gli operatori economici,

in particolare impresa e mercato, e sociali all’elaborazione di un metodo che consenta di realizzare questi obiettivi

INTEGRAZIONE Sintesi, sotto una dimensione temporale, della coesione politica e

della convergenza ecomonica

Tre  Concetti  /  Obiettivi  perseguiti  dall’UE  

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La  “nuova”  strategia  di  Lisbona        

LA CRESCITA ECONOMICA L’OCCUPAZIONE

occorre

Rendere l’Europa più capace di attrarre

investimenti e lavoro

Conoscenza e innovazione devono

rappresentare il fulcro della crescita europea

Elaborare politiche che consentano alle imprese europee

di creare nuovi e migliori posti di lavoro

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Quadro Strategico Nazionale per la politica regionale di sviluppo 2007-2013

Pesi percentuali delle dieci priorità del QSN 1. Miglioramento e valorizzazione delle risorse umane 9,0

di cui: istruzione 5,0 2. Promozione, valorizzazione e diffusione della ricerca e dell'innovazione per la competitività 14,0 3. Uso sostenibile ed efficiente delle risorse ambientali per lo sviluppo 15,8

di cui: energia rinnovabile e risparmio energetico (interreg.) 2,8 4. Inclusione sociale e servizi per la qualità della vita e l'attrattività territoriale 8,8

di cui: sicurezza (PON) 1,4 5. Valorizzazione delle risorse naturali e culturali per l'attrattività per lo sviluppo 9,0

di cui: attrattori culturali, naturali e turismo (interreg) 2,3 6. Reti e collegamenti per la mobilità 17,0 7. Competitività dei sistemi produttivi e occupazione 16,0 8. Competitività e attrattività delle città e dei sistemi urbani 7,2 9. Apertura internazionale e attrazione di investimenti, consumi e risorse 1,2 10 Governance, capacità istituzionali e mercati concorrenziali e efficaci 2,0

Totale 100,0

LE PRIORITA’

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Quadro Strategico Nazionale per la politica regionale di sviluppo 2007-2013

Priorità 2.

Promozione, valorizzazione e diffusione della Ricerca e dell’Innovazione per la competitività

Obiettivi generali

Rafforzare e valorizzare l’intera filiera della ricerca e le reti di cooperazione tra il sistema della ricerca e le imprese, per contribuire alla competitività e alla crescita economica.

Promuovere e sostenere la massima diffusione e l’utilizzo di nuove tecnologie e servizi avanzati. Innalzare il livello delle competenze e delle conoscenze scientifiche e tecnologiche nel sistema produttivo e nelle Istituzioni.

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Quadro Strategico Nazionale per la politica regionale di sviluppo 2007-2013

Gli obiettivi specifici sono otto: Qualificare in senso innovativo l’offerta di ricerca, favorendo la creazione di reti fra Università, Centri

di Ricerca e il mondo della produzione e sviluppando meccanismi a un tempo concorrenziali e cooperativi in grado di assicurare fondi ai ricercatori più promettenti.

Valorizzare competenze e funzioni di mediazione per superare i limiti di tipo relazionale e organizzativo tra gli attori del sistema della ricerca e dell’innovazione.

Aumentare la propensione delle imprese a investire in ricerca e innovazione, sviluppando un’offerta diversificata e innovativa di strumenti finanziari.

Valorizzare il capitale umano per favorire processi di ricerca e innovazione, promuovendo l’attrazione di investimenti, talenti e l’assorbimento di risorse umane da parte del sistema delle imprese e favorendo una migliore e più intensa interazione fra queste ultime e le Università e i Centri di Ricerca e di Sviluppo Tecnologico.

Valorizzare la capacità di ricerca, trasferimento e valorizzazione dell’innovazione da parte delle Regioni tramite la cooperazione territoriale.

Sviluppare contenuti, applicazioni e servizi digitali avanzati e accrescerne la capacità di utilizzo, l’accessibilità e la fruibilità anche attraverso adeguata promozione dell’offerta.

Sostenere la promozione di servizi pubblici moderni e rafforzare i processi di innovazione della Pubblica Amministrazione nei confronti delle nuove Tecnologie dell’Informazione e Comunicazione.

Garantire a cittadini, imprese e Pubblica Amministrazione l’accesso alle reti, riducendo il divario infrastrutturale riguardante la banda larga nelle aree remote e rurali (aree deboli/marginali).

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Quadro Strategico Nazionale per la politica regionale di sviluppo 2007-2013

Per le Regioni dell’obiettivo Convergenza è stato approvato

il PON - Programma Operativo Nazionale RICERCA E COMPETITIVITA’

  Nel complesso al PON sono state assegnate risorse comunitarie FESR pari a Euro 3.102.696.821 e pubbliche nazionali di pari importo

da destinare ad interventi a favore delle Regioni dell’obiettivo Convergenza (Campania, Sicilia, Puglia, Calabria) coerenti con le finalità delle Priorità del QSN:

�  Promozione, valorizzazione e diffusione della Ricerca e dell’innovazione per la competitività;

�  Competitività dei sistemi produttivi e occupazione; �  Apertura internazionale e attrazione di investimenti, consumi e risorse.

Sono destinate alla attuazione delle politiche centrali ulteriori 7.759,4 Meuro, che portano a circa 14 miliardi di Euro la dotazione pubblica comunitaria e nazionale da destinate al sostegno della ricerca e della competitività nelle aree sottoutilizzate, di cui oltre il 92% da spendere nelle Regioni della Convergenza.

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PON - Programma Operativo Nazionale RICERCA E COMPETITIVITA’

  L’obiettivo è quello di individuare le tecnologie chiave per ciascuna delle aree tecnologico-produttive giudicate strategiche e di tentare di stimare il loro potenziale di utilizzo nelle quattro Regioni Convergenza.

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Ricerca,  innovazione  e  Mezzogiorno  

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Le  valutazioni  della  SVIMEZ  

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L’open  innova4on  nell’economia  della  conoscenza    

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Fonte:  http://xkcd.com/256/  

 

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L‘economia  della  conoscenza  

Converged  content,  data  &  applications:    RSS,  Widgets,  Situational  Applications,  Dashboards,    Online  Media  Analysis  

Converged  people:    Social  networking,  Blogs,  Wikis,  Personas,  Knowledge  communities    

Converged  communications:    VOIP,  advanced  collaboration,    Digital  Assistants,  RSS  

Intellectual  Capital  

Intellectual  Capital  

Intellectual  Capital  

Intellectual  Capital  

Intellectual  Capital  

Intellectual  Capital  Intellectual  Capital  

Intellectual  Capital  Intellectual  Capital  

Intellectual  Capital  Intellectual  Capital  

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L‘open  innovation  

Intellectual  Capital  

Intellectual  Capital  

Intellectual  Capital  

Intellectual  Capital  

Intellectual  Capital  

Intellectual  Capital  Intellectual  Capital  

Intellectual  Capital  Intellectual  Capital  

Intellectual  Capital  Intellectual  Capital  

Open  innovation  è  un  termine  coniato  da  Henry  Chesbrough,  per  indicare  un  nuovo  paradigma  dell’innovazione  industriale,  ma,  più  in  generale,  una  visione  aggiornata  della  diffusione  e  gestione  della  conoscenza  a  livello  globale.  In  un  mondo  sempre  più  aperto,  grazie  alla  generalizzazione  delle  reti  e  delle  connessioni  in  tempo  reale,  diventa  possibile  non  solo  la  fruizione  senza  limitazioni  delle  fonti  universali  della  conoscenza,  ma  anche  l’avvio  di  un  processo  di  partecipazione  alla  costruzione  del  sapere,  che  veda  coinvolti  contemporaneamente  gli  utenti  di  Internet,  gli  esperti  e  gli  interessati  ad  una  determinata  tematica.    

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L‘open  innovation  Intellectual  Capital  

Intellectual  Capital  

Intellectual  Capital  Intellectual  Capital  

Intellectual  Capital  

In  sintesi,  quello  che  viene  definito  come  crowdsourcing  -­‐  una  parola  che  non  ha  ancora  un  corrispettivo  nella  lingua  italiana  e  che  sta  a  indicare  un  modello  di  attività,  nel  quale  un’azienda  o  un’istituzione  richiede  lo  sviluppo  di  un  progetto,  di  un  servizio  o  di  un  prodotto  ad  un  insieme  decentrato  di  persone,  attraverso  lo  strumento  del  web  -­‐  rappresenta  la  frontiera  più  avanzata  e,  allo  stesso  tempo,  semplice  dello  sviluppo  dei  collegamenti  telematici.  I  creatori  e  i  realizzatori  di  un’idea,  di  un’innovazione  o  anche  di  uno  scambio  di  conoscenze  non  sono  più  un  numero  molto  ristretto  di  ricercatori,  chiusi  in  un  ufficio  aziendale,  magari  denominato  di  “ricerca  e  sviluppo”,  ma  diviene  la  popolazione  di  Internet,  ovvero  le  competenze  e  i  cervelli  diffusi  su  territori  reali  molto  ampi,  che  nel  sistema  virtuale  possono  essere  facilmente  raccolti,  connessi  tra  loro  e  messi  in  grado  di  interagire  per  la  soluzione  di  problemi  o,  quanto  meno,  per  la  loro  individuazione.    

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L‘open  innovation  

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Fonte:  www.wikipedia.org  

Innovazione tradizionale

Open

Innovation Le menti più brillanti del settore lavorano nella nostra azienda.

Poiché i cervelli migliori non lavorano tutti nella nostra azienda, è necessario cercare la collaborazione di persone "illuminate" sia dentro sia fuori l'azienda.

Per approfittare al massimo dei vantaggi dell'area Ricerca e Sviluppo occorre trovare soluzioni innovative, svilupparle e commercializzarle senza chiedere l'intervento di persone esterne all'azienda.

L'area R&S esterna genera notevole valore per l'azienda; l'area R&S interna contribuisce in parte alla creazione del valore aziendale.

Un'azienda è vincente quando trova e mette a punto idee rivoluzionarie nel proprio ambito di attività.

Un'azienda è vincente quando utilizza in modo efficace le idee provenienti da dentro e fuori l'azienda.

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Dove si utilizza la Open Innovation

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Il Mezzogiorno può rappresentare il terreno reale

per lo sviluppo dell’open innovation, come leva per la diffusione

del sistema d’impresa

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Crisi  economica  e  ripresa  del  Mezzogiorno  

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 Le  PMI  del  Mezzogiorno  

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Il  Mezzogiorno    nella  crisi  Si  è  affermata  la  convinzione  che  la  crisi  economica  r iguardi   soprattutto   i l   Centro-­‐Nord.   Un  convincimento   tanto   diffuso   e   radicato,   quanto  lontano  dalla  realtà.    La   situazione   che   emerge   del   mercato   del   lavoro  meridionale  è  invece  drammatica.  Nel  Mezzogiorno  vengono   escluse   fasce   crescenti   di   popolazione,  soprattutto  giovane,  dal  mercato  del  lavoro.    

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Il  Mezzogiorno    nella  crisi    Tra  aprile  2008  e  aprile  2009  l’occupazione  si  è  ridotta  di   271   mila   unità,   -­‐4,1%;   contrazione   assai   più  sostenuta   di   quella   registrata   nelle   regioni   del  Centro-­‐Nord  (-­‐107  mila  unità,  pari  -­‐0,6%).      Il   tasso   di   occupazione   della   popolazione   in   età   da  lavoro   si   è   ridotto  dal   47%   al   45%;   quello   femminile  dal   31,8%   al   30,7%,   confermandosi   uno   dei   più   bassi  tra  tutte  le  regioni  dell’Unione  europea.    

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Andamento  dell’occupazione  nel  Mezzogiorno  e  nel  Centro-­‐Nord    nel  periodo  2004-­‐2009  (I  trim.  2004  uguale  a  100)  

96,0

98,0

100,0

102,0

104,0

106,0

108,0

110,0

I2004

II2004

III2004

IV2004

I2005

II2005

III2005

IV2005

I2006

II2006

III2006

IV2006

I2007

II2007

III2007

IV2007

I2008

II2008

III2008

IV2008

I2009

II2009

Mezzogiorno Centro-Nord

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Il  Mezzogiorno    nella  crisi  �  La  perdita  di  occupazione,  pur  riguardando  tutti  i  settori,  risulta  di  estrema  gravità  soprattutto  nel  comparto  industriale,  dove  la  flessione  registrata  nei  primi  due  trimestri  del  2009  è  stata  mediamente  al  Sud  del  7,9%  (-­‐71  mila  addetti  industriali),  con  punte  del  -­‐14,4%  in  Basilicata,  del  -­‐9,7%  in  Campania  e  del  -­‐8,7%  in  Puglia.    

 �  L’apparato  produttivo  meridionale  somma  all’inversione  ciclica  debolezze  strutturali  (specialmente  in  settori  tradizionali  quali  il  tessile  e  l’abbigliamento)  che  affondano  le  loro  radici  nel  tempo  e  che  si  aggravano  nell’attuale  congiuntura.  

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La  riapertura  del  divario  di  sviluppo  negli  anni  duemila  

 La  differenza  tra  le  due  aree  appare  particolarmente  rilevante  se  letta  nel  medio  periodo:  tra  il  2002  e  il  2008  il  PIL  è  cresciuto  del  5,6%  in  termini  reali  nel  Centro-­‐Nord  e  del  2,2%  nel  Sud.  Ciò  vuol  dire  che  se  la  contrazione    attesa  per  il  2009  dovesse  riguardare  in  egual  misura  le  due  ripartizioni,  il  Prodotto  interno  lordo  meridionale  tornerebbe  al  di  sotto  dei  livelli  che  aveva  10  anni  fa.  

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7,9

Mezzogiorno

Centro-Nord 5,0

TASSI ANNUI DI VARIAZIONE % DEL PIL NEGLI ANNI 2000

2001 - 2008 Cumulata

Mezzogiorno Centro-Nord

0,5

0,4

2002

0,0

-0,3

2003

1,8

0,5

2004

0,8

0,4

2005

2,1

1,7

2006

0,9

2007

1,8

-1,1

2008

-1,0

1,7

2,3

2001

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2,4

5,8

-2,6

2,3 1,2

11,0

Mezzogiorno

Centro-Nord

3,5

-2,1

2,9 2,3 -0,

3

9,3 2001 2002 2003 2004 2005

TASSI ANNUI DI VARIAZIONE % DEGLI INVESTIMENTI FISSI LORDI TOTALI

2001 - 2008

4,5

2006

2,4

Cumulata

Mezzogiorno Centro-Nord

1,1

2007

2,3

-2,8

2008

-3,0

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La  crisi  come  occasione  

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L’open  innova0on  come  opportunità  per  il  Mezzogiorno    oltre  la  crisi  

  Si   tratta   di   puntare   alla   realizzazione  di   un’aggregazione  delle   capacità   creative,   degli   ingegni   e   delle   conoscenze  del  Mezzogiorno,  che  sia  in  grado  di  portare  a  sistema  una  delle  caratteristiche  peculiari  e,  finora,  disperse  di  questa  parte   del   paese.   In   questo   modo,   le   esigenze   di  acquisizione  del  sapere,  all’interno  della  produzione,  nelle  istituzioni   e,   perfino,   a   livello   individuale,   potrebbero  trovare   una   potente   connessione   e   un   moltiplicatore   di  convenienze,   smuovendo   il   Sud   dal   torpore   e   facendolo  tornare  protagonista  del  suo  destino.  

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L’open   innova0on   rappresenta   concretamente  un’opportunità  nuova  per  il  Mezzogiorno,  diversa  dalla   pura   e   semplice   mitologia   della   piccola  dimensione,   perché   si   muove   in   una   logica  sistemica,   di   aggregazione   e   di   crescita  esponenziale   delle   aQvità   di   impresa,   come  “massa  criRca”  in  un  nuovo  mercato.  

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Il   Mezzogiorno   ce   la   può   fare,  innovando   la   sua   classe   dirigente,  sostenendo   una   nuova   fase   delle  strategie   nazionali   per   il   Sud   e  valorizzando  la  rete  dei  suoi  talenR  e  delle  sue  imprese.  

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 Va  ricordato  “il  presupposto  formulato  così  dal  Governatore  Draghi:  ‘Gli  spazi  di  crescita  sono  molto  più  ampi  al  Sud  che  al  Nord.  Azioni  volte  a  sfruttarli  possono  dare  un  contributo  decisivo  al  rilancio  di  tutta  l'economia  italiana’.  Si  tratta  (…)  di  un  concreto  interesse  nazionale,  oltre  che  di  un  imperativo  storico  e  politico,  quello  della  coesione  del  paese”.    

 “Ma  se  è  vero  che  s'impone  un  grande  sforzo  comune  per  sostenere  la  crescita  economica  del  paese,  può  questo  obbiettivo  generale  essere  perseguito  senza  tener  conto  dei  limiti  e  delle  potenzialità  che  il  Mezzogiorno  rappresenta,  e  rinviando  a  non  si  sa  quale  "dopo"  azioni  specificamente  rivolte  a  far  leva  sugli  "spazi  di  crescita"che  ci  sono  al  Sud?  Non  dovrebbe  ogni  intervento  pubblico  anti-­‐crisi  mirare  anche  e  in  particolare  al  Mezzogiorno,  che  già  soffre  di  condizioni  di  persistente  arretratezza  e  le  cui  popolazioni  soffrono  di  un  più  forte  disagio  sociale?”.      (Dall’intervento  del  Presidente  della  Repubblica,  Giorgio  Napolitano,  al  convegno  "Mezzogiorno,  Innovazione  e  Sviluppo",  Napoli,  01/12/2008)  

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