L’ONU AI DELEGATI DI TUTTI I GOVERNI DEL MONDO: È ORA DI AGIRE CONTRO IL FEMMINICIDIO

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    LONU AI DELEGATI DI TUTTI I GOVERNI DEL MONDO: ORA DI AGIRE CONTRO IL FEMMINICIDIOdi Barbara Spinelli*

    Fonte: http://blog.ilmanifesto.it/antiviolenza/2012/06/28/lonu-contro-femmicidio-e-femminicidio-nel-mondo/

    Al Consiglio dei Diritti Umani stato presentato il primo Rapporto tematico mondiale sugli omicidi basati sul genereE del 2002 la notizia che la violenza maschile sulle donne costituisce la prima causa di morte al mondo per le donne tra i 16 ed i 44 anni. Da allora, troppopoco stato fatto dagli Stati a livello nazionale per contrastare gli omicidi di donne basati sul genere, e quella violenza in famiglia che troppo spesso (nel70% dei casi) li precede. Le Nazioni Unite tuttavia non sono rimaste insensibili a questa macroviolazione dei diritti umani. Gi il Comitato per lattuazionedella Convenzione ONU per leliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti delle donne aveva chiesto a vari Stati, tra cui al Messico ed allItaliaunico Paese europeo, nel 2011), di adottare misure specifiche per il contrasto al femminicidio, evidenziando come laumento dei casi potesse evidenziare

    un fallimento delle Autorit nel proteggere le donne dalla violenza, soprattutto domestica. Ma il 25 giugno 2012 stato un giorno epocale per la lotta allaviolenza maschile sulle donne: per la prima volta, ai delegati di tutti i Paesi del Mondo, riuniti a Ginevra, nel Palazzo delle Nazioni Unite, al Consiglio deiDiritti Umani, stato sottoposto un Rapporto tematico sugli omicidi basati sul genere, elaborato dalla Relatrice Speciale dellONU contro la violenza sulledonne, Rashida Manjoo.l Rapporto tematico sugli omicidi basati sul generel Rapporto tematico sugli omicidi basati sul genere, elaborato dalla Relatrice Speciale dellONU contro la violenza sulle donne, Rashida Manjoo, frutto dinumerose consultazioni. In particolare, stato preceduto nellottobre 2011 da un seminario convocato a New York dalla Relatrice Speciale, che ha coinvolto25 esperti provenienti da diverse aree geografiche, appartenenti al mondo universitario, alle organizzazioni della societ civile, ad agenzie delle NazioniUnite, tutti con comprovate competenze tecniche e professionali in materia di femminicidio. A quellincontro, nel quale io sono stata invitata in qualit diesperta per larea europea, si fatto il punto della situazione sul riconoscimento dei concetti di femmicidio e femminicidio a livello teorico. Ogni esperto haesplorato le differenti manifestazioni del femminicidio nelle varie aree geografiche, e la risposta delle Istituzioni, con particolare riguardo alle buone pratichenstaurate per garantire una effettiva protezione delle donne dalla rivittimizzazione. Al termine, stata analizzata la giurisprudenza rilevante a livelloregionale e internazionale. La Relatrice Speciale, nel suo rapporto tematico non ha usato mezzi termini nellaffermare che a livello mondiale, la diffusione

    degli omicidi basati sul genere, nelle loro diverse manifestazioni, ha assunto proporzioni allarmanti e che culturalmente e socialmente radicati, continuanoad essere accettati, tollerati e giustificati, e limpunit costituisce la norma. Il diverso significato dei concetti di femmicidio e femminicidio viene ricostruitometicolosamente, riconoscendo che questi termini sono diventati di uso comune grazie alle lotte del movimento femminista, come alternativa alla naturaneutra del termine omicidio, che trascura la realt di disuguaglianza, oppressione e violenza sistematica nei confronti delle donne, e per creare una vera epropria resistenza a questa forma di violenza letale. Rashida Manjoo non manca di notare una certa ipocrisia in chi continua a definire gli omicidi basati sulgenere delitti passionali in Occidente, come atto di un singolo individuo, e delitti donore a Oriente, quale esito di pratiche religiose o culturali. Questadicotomia, spiega la Relatrice richiamando lottima criminologa Nadera Shaloub Kevorkian, esprime una visione concettuale semplicistica, discriminatoria espesso stereotipata, che oscura lintersezionalit dei fattori politici, economici, sociali, culturali, e di genere che riguardano tutte le donne del mondo. Gliomicidi basati sul genere nel Mondo si manifestano in forme anche diverse tra loro. Qualsiasi sia la forma in cui si manifestino, viene chiarito in via definitivache Non si tratta di incidenti isolati che accadono allimprovviso, inaspettati, ma rappresentano piuttosto lultimo atto si un continuum di violenza. Ed infatti,a forma di femminicidio che accomuna tutte le donne del mondo proprio luccisione a seguito di pregressa violenza subita nellambito della relazionedintimit. Altre forme di femminicidio sono quelle legate alle accuse di stregoneria o di magia, diffuse in alcuni Paesi dellAfrica, dellAsia e delle isole delPacifico; gli omicidi di donne commessi in nome dellonore; i ginocidi perpetrati nellambito dei conflitti armati; le uccisioni di donne a causa della dote,

    assai diffusi in alcuni Paesi dellAsia meridionale; gli omicidi di donne indigene e aborigene; le forme estreme di accanimento sui corpi delle donne in cuisono coinvolte la criminalit organizzata e le organizzazioni paramilitari; le uccisioni a causa dellorientamento sessuale o dellidentit di genere (che sono incontinuo aumento, tanto che il Consiglio dei Diritti Umani ha adottato una risoluzione rivoluzionaria sulle violazioni dei diritti umani basate sullorientamentosessuale e lidentit di genere, la n. 17/19); e le altre forme di uccisioni correlate al genere, come la pratica del sati (le vedove indiane bruciate vive sulla pirafuneraria del marito) o laborto dei feti e luccisione delle bambine in quanto donne. Un aspetto significativo di questo Rapporto tematico la condanna deimedia che spesso, nel riportare delle uccisioni di donne, hanno perpetuato stereotipi e pregiudizi, ma che tuttavia, in mancanza di una raccolta datiufficiali, riportando informazioni sulla relazione autore/vittima e su eventuali pregresse violenze, spesso hanno aiutato le associazioni di donne a adistinguere i femminicidi dagli altri omicidi di donne. La Relatrice Speciale ha individuato, tra le sfide principali per prevenire e contrastare il femminicidio: ladifficolt di una trasformazione sociale profonda in generale, le difficolt nellaccesso alla giustizia, lassenza o insufficienza di un discorso basato sui dirittiumani nellapproccio agli omicidi di donne; la cecit delle disuguaglianze strutturali e la complessa intersezione tra le relazioni di potere nella sfera pubblicae privata, che rimane la causa pi profonda delle discriminazioni sessuali e basate sul genere.Le raccomandazioniLa Relatrice speciale invita gli Stati a utilizzare categorie adeguate per la classificazione degli omicidi di donne, che tengano conto della dimensione di

    genere, e di adottare gli indicatori ONU per la raccolta disaggregata dei dati. Sottolinea limportanza di una corretta informazione sul tema da parte deimedia, di unadeguata valutazione del rischio, della previsione di strumenti di tutela civili e penali, e dellimportanza di poter disporre di servizi sociali e dicase rifugio in numero adeguato. Evidenzia come, nei casi di crisi o debolezza delle Istituzioni, limpunit dovuta alla corruzione e alla rinuncia da parte delloStato a offrire tutela giurisdizionale renda possibili e favorisca gravissime violazioni dei diritti fondamentali delle donne. Suggerisce che un Protocollo diazione, rivolto alla magistratura, alle forze dellordine e ai politici, potrebbe essere utile a definire linee guida basate su standard internazionali per laprevenzione e le indagini sui femminicidi, e potrebbe rendere pi facile far valere la responsabilit internazionale degli Stati per la loro violazione.Leliminazione della violenza sulle donne basata sul rispetto degli standards internazionali nella previsione legale di misure di protezione, nelladozione dipolitiche adeguate, e nella promozione di una cultura del rispetto e non discriminatoria. In sostanza, lunica soluzione sta in un approccio olistico alle causestrutturali di discriminazione, oppressione e marginalizzazione delle donne, che preveda azioni sul piano politico, operativo, giuridico e amministrativo.La reazione degli Stati alla presentazione del Rapporto tematico sul femmi nicidi oLa maggior parte delle delegazioni governative presenti ha accolto con ampio favore il Rapporto Tematico, ringraziando la Relatrice Speciale edmpegnandosi a perseguire a livello nazionale ed internazionale gli obbiettivi indicati. Le uniche note critiche sono venute dallAlgeria, che ha affermato chesuo codice penale punisce qualsiasi persona responsabile di violenza nei confronti di unaltra persona, aldil del genere, e che quindi era necessario che il

    rapporto non avesse incluso aspetti controversi non riconosciuti dal diritto internazionale, e dallEgitto che, analogamente, si espresso in totale disaccordocon il legame individuato nel Rapporto tra discriminazione nei confronti di donne e bambine e gli omicidi e che ha rigettato categoricamente il tentativocompiuto dalla Relatrice Speciale di introdurre nozioni estranee al quadro internazionale dei diritti umani e delle obbligazioni degli Stati, come le nozioni diorientamento sessuale e identit di genere.l ruolo della societ civile: la storia siamo noiLa Piattaforma CEDAW stata presente a Ginevra, ed ha attivamente preso parte ai lavori. Sono state presentate tre dichiarazioni scritte e gli interventiorali si sono alternati sia nellambito del dialogo interattivo (Giuristi Democratici e centro antiviolenza di Parma) sia nellambito del dibattito generale (Pangea

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    e D.i.re). Inoltre, abbiamo organizzato un evento parallelo per approfondire il dibattito, con un panel di relatori nazionali ed internazionali. La RelatriceSpeciale nel Rapporto tematico ha affermato che la formulazione di istanze basate sul riconoscimento dei propri diritti fondamentali da parte delle donne,resta unimportante strumento strategico e politico per lempowerment delle donne e per fronteggiare le violazioni dei diritti umani. E cos. Ce lo dimostranorisultati ottenuti nel contrasto al femminicidio dalle donne messicane, ma ce lo dimostra anche la nostra storia. C una parte di societ in Italia che ha

    modo di vedere con i suoi occhi quanto fa male la violenza maschile sulle donne: non fa male solo alla donna che viene picchiata o umiliata ogni giornonellinferno di casa sua, ma fa male anche allazienda in cui lavora, per i giorni di malattia che si prende e la perdita di produttivit, e fa male al sistemasanitario, e alla democrazia in generale. C una parte di societ, uomini e donne, che ha voglia di raccontare lentusiasmo di lavorare in rete percontrastare la violenza nelle relazioni di intimit, e le frustrazioni legate alla mancanza di fondi per farlo: dai soldi che mancano per la benzina delle volanti,alle case rifugio che chiudono per il mancato rinnovo delle convenzioni con gli enti locali. C una parte di societ che ha documentato tutto questo, che hafornito il proprio contributo allelaborazione del Rapporto ombra sullimplementazione della CEDAW in Italia. Tante esperte ed esperti, tanti operatori eoperatrici, tanti collettivi femministi e associazioni, tante donne sopravvissute alla violenza o alla discriminazione, hanno raccontato il loro pezzo di storia, il

    oro pezzo di resistenza quotidiana, fornito i dati raccolti, evidenziato le conseguenze sulle loro vite, o sulle vite delle persone che assistevano, di leggisbagliate, ingiuste, e politiche incuranti degli effetti devastanti prodotti sulle vite delle donne. Hanno riferito delle battaglie portate avanti per cercare undialogo con le Istituzioni a tutela di quei diritti, e di come non sempre fossero riusciti ad ottenerlo. Tutto questo materiale, raccolto e rielaborato dal gruppo diavoro della Piattaforma CEDAW, stato da me tradotto nel linguaggio dei diritti: ovvero, nel Rapporto Ombra abbiamo identificato le violazioni dei dirittiumani delle donne in Italia, diritto per diritto, dal diritto allistruzione, al diritto alla salute, al lavoro, e cos via, fino al diritto a una vita libera dalla violenza. E,dentificate tutte le violazioni, le abbiamo sottoposte allONU, al Comitato per limplementazione della CEDAW. Il Comitato CEDAW, ricevute anche lecorpose documentazioni ufficiali dal Governo italiano, e a seguito di un dialogo costruttivo da tra esperti del Comitato CEDAW ed esperti dei vari Ministeri,ha ritenuto che la maggior parte delle violazioni da noi identificate fossero effettivamente tali, ed ha indirizzato allItalia una serie di raccomandazioni moltosevere, identificando come problemi principali la lotta agli stereotipi e alla violenza sulle donne. Su questi temi, il Governo italiano chiamato a riferire nel2013. Ma come Piattaforma CEDAW, ed in particolare Giuristi Democratici e la rete nazionale dei centri antiviolenza D.i.re, nel periodo in cui preparavamo ilRapporto Ombra, abbiamo anche invitato in Italia la Relatrice Speciale dellONU contro la violenza sulle donne, per proporre tre giorni di incontri e seminarisugli strumenti internazionali di tutela dei diritti delle donne. In quei giorni la Relatrice Speciale ebbe modo di conoscere dalla societ civile le cause e leconseguenze della violenza sulle donne in Italia. Successivamente, decise di chiedere al Governo italiano la possibilit di venire in Italia in visita ufficiale,

    possibilit che fu prontamente accordata. La Missione, avvenuta dal 15 al 26 gennaio 2012, ha permesso alla Relatrice di poter ottenere informazioni direttedalle Istituzioni, attraverso incontri con esperti dei vari Ministeri, esponenti della Magistratura e altri organismi, che lhanno ricevuta ufficialmente ed hannodialogato con Lei, rispondendo alle sue domande e offrendole informazioni rilevanti. Il Governo le ha anche concesso la possibilit di visitare carceri eC.I.E., e di parlare con donne detenute e trattenute, in privato. Inoltre, ci sono stati gli incontri con la societ civile: dalle operatrici dei centri antiviolenza,alle mediatrici culturali, a medici, avvocate, psicologhe, accademiche, associazioni filogovernative e organizzazioni non governative, collettivi, e poi vittimedi violenza o di discriminazioni. Si creata una rete di contatti e relazioni per documentare attraverso resoconti documentati, dati, ricerche e storie di vitavissuta una realt che le Istituzioni si ostinano a non voler vedere, quella del percorso a ostacoli che devono affrontare le donne che vogliono uscire da unasituazione di violenza e gli operatori che le assistono. La Relatrice Speciale dellONU contro la violenza sulle donne, In contemporanea al Rapportoematico sul femminicidio, davanti al Consiglio dei Diritti umani dellONU a presentato anche il Rapporto sulla Missione in Italia, che contiene delleRaccomandazioni specifiche rivolte alle Istituzioni italiane su quali azioni necessario porre in essere per il futuro per il contrasto alla violenza maschilesulle donne e la prevenzione del femminicidio. E evidente che il protagonismo della Piattaforma CEDAW e della rete nazionale dei centri antiviolenzaDIRE), nonch di tutte quelle realt femminili e femministe che vi orbitano intorno e che hanno apportato dati fondamentali allelaborazione delle istanzepromosse davanti allONU (si pensi al prezioso lavoro di Femminismo ASud sulla PAS o dellASGI sulla condizione delle donne migranti e le problematiche

    relative alle azioni antidiscriminatorie, ma lelenco sarebbe davvero troppo lungo) ha reso possibile la definizione da parte delle Nazioni Unite di indicazioniben precise circa le politiche e le modifiche legislative che devono essere poste in essere per garantire, in concreto, miglioramenti per le donne italianenellaccesso e nel godimento dei loro diritti fondamentali. Pi che mere indicazioni, si tratta di vere e proprie obbligazioni internazionali che il Governotaliano chiamato ad adempiere, e della cui violazione pu essere chiamato a rispondere. Spetta a tutte/i noi, ora, fare si che queste raccomandazionivengano rispettate e che venga data attuazione alle misure richieste. Credo che il protagonismo di tutte/i coloro, singole e associazioni, che hannopartecipato sia al percorso che ha portato alla presentazione del Rapporto Ombra CEDAW sia alle consultazioni con la Relatrice Speciale nel corso dellasua visita ufficiale, vada riconosciuto e ringraziato, unitamente alla sensibilit di quei media che hanno dato visibilit alle raccomandazioni, output di questopercorso. E stato solo grazie a questa rete informale che questi risultati sono stati possibili, ed un meraviglioso esempio di partecipazione politica e diprotagonismo civile per la trasformazione sociale. Be the change you wish to see in the world, diceva Ghandi. Il merito mio e della Piattaforma CEDAW stato solo quello di avere fatto da regia e da cassa di risonanza delle rivendicazioni provenienti dalla societ civile, e di averle portate allattenzione delleNazioni Unite nella forma e con le modalit adeguate. Ora si tratta di andare avanti, in un processo che da un lato deve tendere alla responsabilizzazionestituzionale su queste tematiche, e dallaltro al progressivo superamento dei personalismi e delle strategie di etichettamento che fino ad oggi hannoostacolato lefficacia dellazione dei gruppi femminili, andando invece verso lidentificazione ed il perseguimento di obbiettivi comuni che vedano uniti tutti e

    utte per la rivendicazione di misure adeguate per la prevenzione e protezione delle bambine, donne, lesbiche, trans, queer ed intersessuali dalla violenzabasata sul genere e sullorientamento sessuale.l mio pensiero, nel leggere il Rapporto tematico e nel partecipare ai lavori della sessione, andato a Barbara, Maria Grazia, Vanessa, Elisa ed a tuttequelle altre di donne di cui conosciamo nomi, volti, ed esecutori, ma soprattutto andato a tutte quelle che sono scampate alla violenza femminicida, e chepassano ogni giorno della loro vita nellinsicurezza, temendo che possa succedere di nuovo, che possa accadere il peggio, con lamarezza in bocca e quelsenso di essere state abbandonate dalle Istituzioni. Queste raccomandazioni sono per voi, e per chi verr dopo di voi, che possa non provare pi questasolitudine, che possa trovare dalle Istituzioni il supporto necessario per vivere in sicurezza una vita libera dalla violenza.

    -------------------------------------------------------------------------------* Barbara Spinelli, avvocata, fa parte dellAssociazione Giuristi Democratici e della Piattaforma di ONG 30 anni di CEDAW: lavori in corsa, nellambitodella quale ha coordinato la redazione e scritto il Rapporto ombra sullimplementazione della CEDAW in Italia, presentato nel corso della 49ma sessionedel Comitato CEDAW, alle Nazioni Unite, nel luglio 2011. E autrice del libro Femminicidio. Dalla denuncia sociale al riconoscimento giuridiconternazionale (FrancoAngeli, 2008) e di altre pubblicazioni specialistiche sul tema. E stata invitata in qualit di esperta al seminario sugli omicidi basati sul

    genere promosso dalla Relatrice Speciale delle Nazioni Unite contro la violenza sulle donne, nellambito del quale ha presentato il dossier specialisticoFemmicidio e femminicidio in Europa quale esito della violenza nelle relazioni di intimit. E stata il punto di contatto per gli incontri con la societ civile

    nellambito della missione ufficiale in Italia della Relatrice Speciale delle Nazioni Unite contro la violenza sulle donne avvenuta dal 15 al 26 gennaio 2012. Era le autrici e promotrici della Convenzione NoMore!contro la violenza sulle donne femminicidio. Gestisce i blog femminicidio.blogspot.it egdcedaw.blogspot.com