LOM-01 Alta Valtellina - PAYS MED · presentasi l'antico sentiero cavalchereccio, che discende pel...

2
Alta Valtellina LOM-01 Montagna Collina Pianura Litorale Naturale Rurale Urbano Paesaggio alpino di alta quota Le percorrenze storiche. Ghiacci e ghiacciai Fenomeni periglaciali Nel paesaggio alpino delle alte quote - generalmente oltre i 2000 m – gli affioramenti rocciosi, le nevi e i ghiacciai predominano sulla copertura vegetale. Si tratta di un paesaggio aperto, dai vasti orizzonti visivi, che si frammenta nel dettaglio delle particolarità litologiche, nel complesso articolarsi dei rilievi, nelle linee verticali delle pareti rocciose, nelle frastagliate linee di cresta. Trae il suo carattere precipuo dall'elevato grado di naturalità. Si ritrova in Lombardia nelle regioni più elevate delle Alpi Retiche e, in parte, delle Lepontine, nella fascia sommitale delle Prealpi Orobiche e nel gruppo dell'Adamello. Nelle prime spiccano le rocce cristalline (graniti, dioriti, nieis compatti, pietre verdi ecc.), sono i luoghi dove si osservano i risultati dell'orogenesi alpina. La copertura di neve e ghiaccio, comune per buona parte dell'anno, talvolta perenne, è un altro rilevante aspetto e compone l'immagine delle cime più elevate (Bernina, Adamello, Ortles). I processi di modificazione, lentissimi, sono dovuti all'azione degli elementi meteorici e atmosferici. La copertura vegetale è limitata a praterie naturali, cespugli, ad ambienti floristici rupicoli e di morena. La presenza dell'uomo è sporadica, limitata stagionalmente. Si tratta di presidi connessi al controllo di impianti idroelettrici, di rifugi alpini, di impianti sciistici. Talvolta si rinvengono tracce di frequentazioni antiche (miniere, percorsi, fortificazioni). Essendo ambiente poco incline alla colonizzazione umana, maggiore è stata la sua sacralizzazione in termini evocativo divinatori tipica delle più alte montagne del globo. Vette alpine praterie di alta quota rotabile del passo dello Stelvio (sec. XIX) solco erosivo di valle scisti cristallini e lembi di rocce dolomitiche e calcaree detriti e sfasciumi di roccia Praterie di alta quota Le reti tecnologiche (elettrodotti) L'alternanza di gelo e disgelo ad alte quote pro- voca un particolare disegno dei pendii pasco- livi come la formazione di cuscinetti erbosi, di gradinate (effetto del 'soliflusso'), di suoli poli- gonali e di vere e proprie frane, come si nota qui lungo il solco fluviale. Da notare altresì, al di sopra della fascia pascoliva, la deposizione delle falde detritiche, dovuta alla progressiva demolizione dell'edificio di roccia sovrastante. Si consideri che per almeno 8-9 mesi l'anno questo paesaggio è ricoperto da un alto strato di neve. L'immagine qui riprodotta è stata ripresa nel mese di agosto 2005. iI valichi alpini sono spesso tagliati da tracciati storici, la cui fortuna e frequentazione dipese dalle contingenze politiche ed economiche dei territori collegati. La Via Imperiale di Alemagna o di Umbraglio ebbe, fin dalla Preistoria, fun- zione commerciale con la Val Venosta e, in seguito, di diffusione del messaggio cristiano attraverso l'importante cenobio di Mustair. Le strade alpine hanno valore di documento sui contatti e le influenze tra le diverse comunità alpine. In alcuni casi, quando la loro importan- za non è decaduta, sono state sostituite, nel corso del XIX secolo, da carrozzabili di valico che conservano oggi rilevante interesse pano- ramico (Spluga, Stelvio, ecc.) e sono in sè pre- zioso documento d'ingegneria stradale. Il modellamento del paesaggio alpino avviene con la congiunta azione dei fenomeni di erosione e di accumulo sedimentario. La loro incidenza dipende da tre elementi, ovvero i fattori geologici, il clima e gli agenti del modellamento. Il ghiaccio è fra i principali agenti morfogenetici. Le grandi colate dell'epoca quaternaria, in particolare, hanno plasmato gran parte dei rilievi lombardi fino alla soglia della pianura. Il loro lavorìo erosivo si legge nella forma delle valli, come questa del Braulio, e nei depositi morenici lasciati a centinaia di chilometri di distanza da qui. Il gruppo Ortles-Cevedale conserva alcuni tra i più estesi ed imponenti ghiacciai italiani, fra cui il ghiacciaio dei Forni. La cima dell'Ortles (3905 m) che forma con il Cevedale uno dei più elevati massicci mon- tuosi della Lombardia, è costituita da rocce cal- caree marine mesozoiche. La zona dell'Ortles fa parte del sistema di falde alpine, situate a nord della cosiddetta “Linea Insubrica”, acca- vallate le une sulle altre con vergenza a nord. Le falde sono costituite da rocce cristalline antiche (paleozoiche), separate da formazioni sedimentarie (permiane e mesozoiche) di ori- gine prevalentemente marine. L'abito vegetale rientra nella definizione di tun- dra alpina, per le sue estreme condizioni microclimatiche. Il substrato siliceo del tro- guolo vallivo favorisce, specie sul versante rivolto a mezzogiorno (Piz Umbrail) la prateria a Festucetum halleri, graminacea utilizzata nelle prime settimane d'alpeggio in quota. Il versante di sinistra (destra nella foto) abbonda di pascoli meno fertili a prevalenza di Carice- tum curvulae e con significativa presenta di Salice erbaceo. I caratteri basici e acidi del suolo facilitano l'insediamento di specie flo- reali anche molto rare. Da segnalare anche la vegetazione delle vallette nivali, il cui periodo vegetativo si limita a 2-3 mesi all'anno con muschi e licheni di rapidissimo sviluppo. Gli insediamenti turistici d'alta quota (passo dello Stelvio) e le reti tecnologiche (elettrodot- ti), oltre alle rotabili, appaiono come gli unici, tangibili segni della presenza umana a queste altezze. Il loro impatto è pertanto più evidente, quanto più sporadico. Gran parte delle aree di alta quota della Regione Lombardia sono tute- late entro il perímetro di parchi naturali, in ques- to caso il Parco Nazionale dello Stelvio. Sotto il profilo storico non vanno trascurati i reperti e le memorie della Grande Guerra, combattuta fin oltre quota 3000 durante lunghi e rigidi inverni. Passo Stelvio 2758 m Monte Scorluzzo 3095m Tipo di testata di vallata alpina glaciale (Alta Valle del Braulio), al di sopra della vegetazione arborea e al limite delle nevi perenni. Punto di ripresa: Giogo di S. Maria (Sondrio), lungo il sentiero per la Forcola di Rims. Altezza: 2438 m Orientamento: E-SE Riferimento geografico: 46°32'29.64"N –10°25'47.48"E Riferimento cartografico: CTR 1:10.000, foglio D1d3 [PAYS.DOC] Osservatorio virtuale del paesaggio mediterraneo # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # #

Transcript of LOM-01 Alta Valtellina - PAYS MED · presentasi l'antico sentiero cavalchereccio, che discende pel...

Alta Valtellina LOM-01

Montagna

Collina

Pianura

Litorale

Natur

ale

Rural

e

Urban

o

Paesaggio alpino di alta quota

Le percorrenze storiche.Ghiacci e ghiacciai Fenomeni periglaciali

Nel paesaggio alpino delle alte quote - generalmente oltre i 2000 m – gli affioramenti rocciosi, le nevi e i ghiacciai predominano sulla copertura vegetale. Si tratta di un paesaggio aperto, dai vasti orizzonti visivi, che si frammenta nel dettaglio delle particolarità litologiche, nel complesso articolarsi dei rilievi, nelle linee verticali delle pareti rocciose, nelle frastagliate linee di cresta. Trae il suo carattere precipuo dall'elevato grado di naturalità. Si ritrova in Lombardia nelle regioni più elevate delle Alpi Retiche e, in parte, delle Lepontine, nella fascia sommitale delle Prealpi Orobiche e nel gruppo dell'Adamello. Nelle prime spiccano le rocce cristalline (graniti, dioriti, nieis compatti, pietre verdi ecc.), sono i luoghi dove si osservano i risultati dell'orogenesi alpina. La copertura di neve e ghiaccio, comune per buona parte dell'anno, talvolta perenne, è un altro rilevante aspetto e compone l'immagine delle cime più elevate (Bernina, Adamello, Ortles). I processi di modificazione, lentissimi, sono dovuti all'azione degli elementi meteorici e atmosferici. La copertura vegetale è limitata a praterie naturali, cespugli, ad ambienti floristici rupicoli e di morena.

La presenza dell'uomo è sporadica, limitata stagionalmente. Si tratta di presidi connessi al controllo di impianti idroelettrici, di rifugi alpini, di impianti sciistici. Talvolta si rinvengono tracce di frequentazioni antiche (miniere, percorsi, fortificazioni). Essendo ambiente poco incline alla colonizzazione umana, maggiore è stata la sua sacralizzazione in termini evocativo divinatori tipica delle più alte montagne del globo.

Vette alpine

praterie di alta quota rotabile del passo dello Stelvio(sec. XIX)

solco erosivo di valle

scisti cristallini e lembi di rocce dolomitiche e calcaree detriti e sfasciumi di roccia

Praterie di alta quota Le reti tecnologiche (elettrodotti)

L'alternanza di gelo e disgelo ad alte quote pro-voca un particolare disegno dei pendii pasco-livi come la formazione di cuscinetti erbosi, di gradinate (effetto del 'soliflusso'), di suoli poli-gonali e di vere e proprie frane, come si nota qui lungo il solco fluviale. Da notare altresì, al di sopra della fascia pascoliva, la deposizione delle falde detritiche, dovuta alla progressiva demolizione dell'edificio di roccia sovrastante.

Si consideri che per almeno 8-9 mesi l'anno questo paesaggio è ricoperto da un alto strato di neve. L'immagine qui riprodotta è stata ripresa nel mese di agosto 2005.

iI valichi alpini sono spesso tagliati da tracciati storici, la cui fortuna e frequentazione dipese dalle contingenze politiche ed economiche dei territori collegati. La Via Imperiale di Alemagna o di Umbraglio ebbe, fin dalla Preistoria, fun-zione commerciale con la Val Venosta e, in seguito, di diffusione del messaggio cristiano attraverso l'importante cenobio di Mustair. Le strade alpine hanno valore di documento sui contatti e le influenze tra le diverse comunità alpine. In alcuni casi, quando la loro importan-za non è decaduta, sono state sostituite, nel corso del XIX secolo, da carrozzabili di valico che conservano oggi rilevante interesse pano-ramico (Spluga, Stelvio, ecc.) e sono in sè pre-zioso documento d'ingegneria stradale.

Il modellamento del paesaggio alpino avviene con la congiunta azione dei fenomeni di erosione e di accumulo sedimentario. La loro incidenza dipende da tre elementi, ovvero i fattori geologici, il clima e gli agenti del modellamento. Il ghiaccio è fra i principali agenti morfogenetici. Le grandi colate dell'epoca quaternaria, in particolare, hanno plasmato gran parte dei rilievi lombardi fino alla soglia della pianura. Il loro lavorìo erosivo si legge nella forma delle valli, come questa del Braulio, e nei depositi morenici lasciati a centinaia di chilometri di distanza da qui. Il gruppo Ortles-Cevedale conserva alcuni tra i più estesi ed imponenti ghiacciai italiani, fra cui il ghiacciaio dei Forni.

La cima dell'Ortles (3905 m) che forma con il Cevedale uno dei più elevati massicci mon-tuosi della Lombardia, è costituita da rocce cal-caree marine mesozoiche. La zona dell'Ortles fa parte del sistema di falde alpine, situate a nord della cosiddetta “Linea Insubrica”, acca-vallate le une sulle altre con vergenza a nord. Le falde sono costituite da rocce cristalline antiche (paleozoiche), separate da formazioni sedimentarie (permiane e mesozoiche) di ori-gine prevalentemente marine.

L'abito vegetale rientra nella definizione di tun-dra alpina, per le sue estreme condizioni microclimatiche. Il substrato siliceo del tro-guolo vallivo favorisce, specie sul versante rivolto a mezzogiorno (Piz Umbrail) la prateria a Festucetum halleri, graminacea utilizzata nelle prime settimane d'alpeggio in quota. Il versante di sinistra (destra nella foto) abbonda di pascoli meno fertili a prevalenza di Carice-tum curvulae e con significativa presenta di Salice erbaceo. I caratteri basici e acidi del suolo facilitano l'insediamento di specie flo-reali anche molto rare. Da segnalare anche la vegetazione delle vallette nivali, il cui periodo vegetativo si limita a 2-3 mesi all'anno con muschi e licheni di rapidissimo sviluppo.

Gli insediamenti turistici d'alta quota (passo dello Stelvio) e le reti tecnologiche (elettrodot-ti), oltre alle rotabili, appaiono come gli unici, tangibili segni della presenza umana a queste altezze. Il loro impatto è pertanto più evidente, quanto più sporadico. Gran parte delle aree di alta quota della Regione Lombardia sono tute-late entro il perímetro di parchi naturali, in ques-to caso il Parco Nazionale dello Stelvio. Sotto il profilo storico non vanno trascurati i reperti e le memorie della Grande Guerra, combattuta fin oltre quota 3000 durante lunghi e rigidi inverni.

Passo Stelvio 2758 m

Monte Scorluzzo 3095m

Tipo di testata di vallata alpina glaciale (Alta Valle del Braulio), al di sopra della vegetazione arborea e al limite delle nevi perenni.Punto di ripresa: Giogo di S. Maria (Sondrio), lungo il sentiero per la Forcola di Rims.Altezza: 2438 mOrientamento: E-SERiferimento geografico: 46°32'29.64"N –10°25'47.48"ERiferimento cartografico: CTR 1:10.000, foglio D1d3

[PAYS.DOC] Osservatorio virtuale del paesaggio mediterraneo

#

#

#

#

#

#

#

#

#

#

#

#

#

#

#

#

# #

##

#

#

##

#

##

#

#

#

#

#

#

#

#

1

2

3

4

5

6

La vetta del Gran Zebrù (3861 m).

I laghi dello Scorluzzo (2629 m).

Opere fortificate della Grande Guerra (1915-1918) alla Forcola di Rims (2768 m).

L'insediamento turistico al passo dello Stelvio (2758 m).

Il cervo, animale simbolo del Parco Nazionale dello Stelvio.

Anemone alpina (Pulsatilla alpina), tipica ranuncolacea dell'ambiente di alta quota, fino a 2500 metri, su pascoli e substrati calcarei.

La Val Zebrù, dal sentiero dell'Alpe Solaz di sopra.

Giovanni Donegani

Guida allo Stelvio, Milano 1842, pag. 35.

«Con belle linee sempre appoggiate al monte, e dopo

quattro tourniquets si giunge presso il giogo di Santa

Maria, ove sono costrutte la Quarta Casa cantonera e

la casa per stazione della posta de' cavalli e

dell'I.R.Finanza. Si è in questa posizione che

presentasi l'antico sentiero cavalchereccio, che

discende pel territorio Grigione al paese di Santa

Maria. Anche il pascolo verso gli ultimi accennati

tourniquets insterilisce, e ben si accorge il viaggiatore

dall'elaterio dell'aria e dall'eterne intatte nevi e

ghiacciaie, che stanno in vicinanza e dicontro, a

quale altezza sia di già pervenuto. Il cammino

prosegue elevandosi ancora per altri circa metri 300

verticali, e lambendo il confine Grigione con varj

serpeggiamenti, grandi curve e due tourniquets

giunge sino al giogo dello Stelvio, sul quale vi è una

casetta di ricovero pei rotteri situata in vicinanza di

una piazza o rondeau. La natura del suolo da

quest'ultima tratta sino al giogo è di schisto argilloso

in dissoluzione, sparso di alcuni trovanti e promontorj

di egual qualità, misti di quarzo e mica»

Alta Valtellina LOM-01Paesaggio alpino di alta quota

7

1 2

3

5

4 6 7

da Aa.Vv., La geologia del territorio della provincia di Sondrio, Amm. Prov., Sondrio 1970.

Istituto geografico militare, Carta d'Italia a scala 1:25.000, 8-I-SE Giogo dello Stelvio, levata nel 1885, scala appross. 1:30.000.

[PAYS.DOC] Osservatorio virtuale del paesaggio mediterraneo