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Gianluca Gianluca Cuffaro Paolo Rubinacci LOGICA DELLA CONOSCENZA SCIENTIFICA IN POPPER

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Gianluca

Gianluca Cuffaro Paolo Rubinacci

LOGICA DELLA CONOSCENZA SCIENTIFICA IN POPPER

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Logica della conoscenza scientifica in Popper

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La "Logica della scoperta scientifica" di Popper si pone innanzitutto contro il

metodo induttivo: è impossibile infatti formulare asserzioni universali partendo da

asserzioni singolari, per quanto numerose esse possano essere. Dunque, quando

diciamo che un'asserzione universale è vera per esperienza, altro non diciamo che

essa è fondata su asserzioni singolari note per esperienza che sono connesse ad

essa tramite inferenze induttive. Per giustificare dunque un'asserzione universale

ricavata tramite il metodo induttivo, bisognerebbe giustificare il metodo induttivo

stesso, ed è a questo che serve il cosiddetto "principio di induzione", un'asserzione

universale che deve essere in grado di giustificare logicamente il passaggio da

asserzioni singolari ad asserzioni universali.

Questo principio, tuttavia, non può essere un'asserzione analitica né una

tautologia1: deve trattarsi dunque di un'asserzione sintetica, e in quanto tale

fondata sull'esperienza. Ma se abbiamo detto che un'asserzione universale sintetica

in realtà è fondata su inferenze induttive, allora anch'esse dovranno essere

giustificate da un principio di induzione di ordine superiore, e ciò condurrebbe ad

un inevitabile regresso all'infinito.

Dimostrata l'ingiustificabilità logica del metodo induttivo, viene così a cadere anche

il criterio di demarcazione proposto dai sostenitori dell'induttivismo, ossia quello

secondo cui una teoria potesse definirsi scientifica se di essa fosse stato possibile

sia il verificarla, sia il falsificarla, dacché abbiamo appena dimostrato che non è

possibile verificare empiricamente alcuna teoria.

Popper risolve il problema proponendo la falsificabilità come criterio di

demarcazione: da una teoria, perché la si possa definire scientifica, non si

richiederà dunque che essa dia una conoscenza certa, ma che essa possa essere

"confutata dall'esperienza" (p. 22), secondo la logica del modus tollens.

Premesso questo, che è utile a comprendere i meccanismi che andremo ad

illustrare, gli obiettivi di questa trattazione sono quelli di mettere a fuoco in primo

luogo gli estremi della teoria epistemologica di Popper, ossia i sistemi di teorie e le

asserzioni-base, dei quali verranno mostrate le rispettive funzioni; fatto ciò, nella 1 Le asserzioni analitiche sono asserzioni in cui il predicato è già contenuto nella definizione del soggetto (Es. "Il triangolo

ha tre lati"), mentre le tautologie sono asserzioni in cui il predicato e il soggetto dicono la stessa cosa (Es. "Oggi camminerò o non camminerò"). In entrambi i casi, esse non ci danno alcuna informazione in più circa il soggetto, e proprio per questo esse non possono essere contraddette.

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seconda parte della trattazione si affronteranno due questioni fondamentali

concernenti i controlli di una teoria e la sua falsificazione da un lato e il problema

della base empirica e l'immagine della scienza che ne risulta dall'altro.

1. Sistemi di teorie

Partiamo con l’esaminare il primo dei due “estremi di universalità”: le teorie.

Incominciamo definendole: una teoria altro non è che un’asserzione strettamente

universale, che può essere raggruppata con altre teorie a formare un sistema di

teorie, che nella sua forma logica più rigorosa sarà strutturato assiomaticamente.

Esaminiamo ora nel dettaglio questa definizione.

Abbiamo detto che una teoria è un’asserzione universale. Per spiegare bene questo

concetto partiamo da un esempio: notiamo che un palloncino, capace di contenere

½ l d’aria, dopo esserne stato riempito con 1 l, è esploso; dire ciò equivale a trovare

una spiegazione causale2 all’evento “il palloncino è esploso”. Una spiegazione

causale è costituita da più parti: da una parte c’è l’ipotesi, che in questo caso sarà

“un palloncino esplode quando viene riempito da più aria di quanta ne possa

contenere”, e che chiaramente è un’asserzione universale; dall’altra parte si hanno

delle asserzioni singolari valide solo per questo caso specifico, e che saranno “il

palloncino è capace per ½ l d’aria” e “il palloncino è stato riempito da 1 l d’aria”.

Capiamo quindi che le parti costituenti una spiegazione causale sono due:

un’asserzione universale, cioè ipotesi con valore di teoria;

delle asserzioni singolari, chiamate da Popper “condizioni iniziali”, che come

già detto, valgono solo per quest’evento.

2 «Dare una spiegazione causale [cors. dell’autore]di un evento significa dedurre un’asserzione che lo descrive, usando

come premesse della deduzione una o più leggi universali [cors. dell’autore], insieme con le alcune asserzioni singolari dette condizioni iniziali» (p. 44).

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Possiamo dire che dall’asserzione universale (teoria) e dalle condizioni iniziali si

deduce un’asserzione singolare, che sarà chiamata predizione singolare3, e che nel

caso dell’esempio precedente è “il palloncino esploderà”.

Chiarito dunque il concetto di teoria come asserzione universale, è bene

distinguere due tipi di tali asserzioni4 le asserzioni strettamente universali, e le

asserzioni numericamente universali5. Facciamo un esempio: le asserzioni “tutti i

cigni sono bianchi” e “tutti i cigni presenti sulla Terra sono bianchi”; queste due

asserzioni sono entrambe universali, ma fra le due vi è una fondamentale

differenza6: la prima pretende di avere carattere di verità ovunque e sempre; la

seconda solo entro limiti spazio-temporali ben precisi. Definiremo quindi la prima

come asserzione strettamente universale, e la seconda come numericamente

universale. Questo tipo di asserzioni, sono in linea teorica classi finite di asserzioni

singolari, e dunque in un lasso di tempo sufficientemente lungo si potrebbero

enumerare tutti gli elementi di tale classe, rendendo possibile sostituirle con una

congiunzione di tutti quegli elementi; quest’operazione è invece impossibile nel

primo caso7. Le asserzioni utilizzate da Popper sono esclusivamente di universalità

stretta; egli le considera asserzioni-tutti, ossia asserzioni che riguardano un numero

illimitato di individui. Riguardo al considerare le leggi scientifiche, e dunque le

teorie, come asserzioni strettamente o numericamente universali, Popper assume

una posizione convenzionalista, e sostiene che sarebbe più utile per il suo lavoro

considerarle asserzioni sintetiche strettamente universali; «ciò equivale a

considerarle asserzioni non-verificabili8 che possono essere messe nella forma “Di

tutti i punti nello spazio e nel tempo (o in tutte le regioni dello spazio e del tempo)

è vero che…”» (p. 49). 3 Le condizioni singolari di un evento sono quelle che di solito vengono chiamate “cause”, e le predizioni “effetti”. Tuttavia

Popper rifiuta questa terminologia. 4 Possiamo definire diversi gradi di universalità: le asserzioni di grado di universalità più alto hanno carattere ipotetico nei

confronti di quelle di grado più basso, poiché da esse si possono dedurre tali asserzioni di minor livello, e dunque mediante la falsificazione delle asserzioni di grado più basso si possono falsificare le asserzioni di grado più alto. 5 Si distingue in tali categorie solo nel caso di asserzioni sintetiche, nonostante tale categorizzazione si possa applicare ad

alcune asserzioni analitiche (come ad esempio alcune asserzioni matematiche). In logica classica tale distinzione non viene operata; essa distingue esclusivamente, avendo come mira l’inferenza: asserzioni universali, che si riferiscono a tutti gli elementi di una data classe; asserzioni particolari, che si riferiscono ad alcuni elementi di tale classe; e asserzioni singolari, che si riferiscono a un singolo elemento della classe. 6 Per Popper; cfr. sopra.

7 A meno che non si assuma che il mondo è finito nel tempo e nello spazio

8 La concezione di Popper delle asserzioni-tutti, che implica la loro non verificabilità, si contrappone a un punto di vista,

sostenuto ad esempio da Kaufmann, che rifiuta tali asserzioni in base al criterio di significato, che esige la verificabilità.

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Consideriamo ora la parte finale della nostra definizione; abbiamo detto che è

possibile raggruppare le teorie in sistemi. Tali sistemi costituiscono le scienze

empiriche, ma soltanto certe branche della scienza, e solo temporaneamente,

possono acquistare un sistema di teorie che sia elaborato e logicamente ben

costruito. Queste sono condizioni necessarie: secondo Popper, un sistema di teorie

deve avere una forma logica tale da essere ben definito, in modo da non poter

modificarlo a proprio piacimento, e sufficientemente chiaro da poter passare un

severo controllo. Egli ritiene che sia per questa ragione che si tende sempre verso

una forma rigorosa di sistema, che viene incarnata da un sistema assiomatizzato;

viene così definito perché le asserzioni al vertice del sistema sono appunto

chiamati assiomi9 (o postulati, o proposizioni primitive): questi sono asserzioni

dalle quali possono essere derivate tutte le altre asserzioni del sistema per mezzi

puramente logici o matematici. Per definire un sistema “assiomatizzato” bisogna

soddisfare tre condizioni necessarie:

due riguardano il sistema isolato rispetto alla teoria, e sono

il sistema deve essere privo di contraddizioni10;

il sistema deve essere indipendente11;

una riguarda il rapporto che il sistema di assiomi ha con gli altri sistemi, ed è

gli assiomi devono essere necessari e sufficienti a dedurre tutte le asserzioni

appartenenti alla teoria.

Un sistema assiomatizzato rende molto più facili le indagini sulla dipendenza

reciproca delle varie parti della teoria, chiarificando i rapporti fra le varie

asserzioni.

9 In un sistema assiomatizzato gli assiomi sono le asserzioni di livello di universalità più alto.

10 Ciò significa che il sistema non deve contenere asserzioni auto-contraddittorie o vicendevolmente contraddittorie. Un

sistema di teorie autocontraddittorio infatti non ci fornisce alcuna informazione, poiché, da esso è possibile derivare qualsiasi conclusione, a nostro piacimento. 11

Ciò significa che gli assiomi del sistema non devono essere deducibili da altri sistemi.

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2. Asserzioni-base

Vediamo ora il secondo "estremo" della teoria epistemologica di Popper: le

asserzioni-base. Le asserzioni-base hanno un ruolo fondamentale all'interno della

teoria epistemologica di Popper. Esse sono intese innanzitutto come asserzioni

singolari non autocontradditorie, ossia logicamente possibili, e svolgono due

fondamentali funzioni: in primo luogo, esse sono necessarie per stabilire se una

teoria sia falsificabile o meno, e dunque se possa essere definita empirica o meno;

in secondo luogo, esse servono a corroborare le ipotesi falsificanti utili alla

falsificazione delle teorie, seguendo la logica del modus tollens12.

La prima funzione delle asserzioni-base può aver bisogno di qualche spiegazione:

essa si riferisce al fatto che una teoria può essere definita falsificabile, e dunque

empirica, se essa divide tutte le asserzioni-base logicamente possibili in due

sottoclassi formate l'una da tutte le asserzioni-base che essa non contraddice, e

dunque permette, l'altra da tutte le asserzioni-base che essa contraddice, e dunque

vieta, definite da Popper "falsificatori potenziali": una teoria può essere definita

veramente falsificabile se e soltanto se la classe dei suoi falsificatori potenziali, e

dunque delle asserzioni-base che essa contraddice, non è vuota.

Questo concetto può risultare più chiaro se si prende d'esempio per contrasto

un'asserzione tautologica come la seguente: "Oggi camminerò o non camminerò".

Quest'asserzione non divide tutte le asserzioni-base in due sottoclassi distinte,

dacché qualsiasi asserzione-base è compatibile con quanto affermato

dall'asserzione, e di conseguenza la sottoclasse dei suoi falsificatori potenziali è

vuota. L'asserzione, dunque, non ci dà alcuna informazione, o, per meglio dire, non

vieta niente: proprio per questo non può essere falsificata da alcuna asserzione-

base e dunque non può essere definita empirica.

Ricapitolando, dunque, le asserzioni-base devono essere nel primo caso

logicamente possibili, per permetterci di definire falsificabile una teoria, e nel

secondo caso accettate convenzionalmente per la corroborazione di ipotesi

falsificanti utili alla falsificazione di una teoria.

12

Per questa seconda funzione cfr. § 3.

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A queste due funzioni fondamentali delle asserzioni-base è strettamente connessa

la loro forma logica:

• Esse non devono poter essere dedotte da asserzioni universali senza

condizioni iniziali: se infatti si considerasse "asserzione-base" un'asserzione

direttamente deducibile da un'asserzione universale, quest'asserzione non

potrebbe assolvere le funzioni che abbiamo detto essere proprie di un'asserzione-

base, in quanto non potrebbe fungere minimamente da falsificatore potenziale di

una teoria; sono, infatti, proprio le condizioni iniziali che ci permettono il controllo

empirico di una teoria, e ne rendono possibile, dunque, la falsificazione;

• Esse possono contraddirsi reciprocamente con un'asserzione universale:

questo presupposto è infatti fondamentale perché le asserzioni-base possano

fungere da falsificatori di una teoria. Per fare un esempio, l'asserzione "c'è un cigno

nero" contraddice l'asserzione universale "tutti i cigni sono bianchi", e può dunque

essere considerata un'asserzione-base.

Dalla combinazione di entrambe queste condizioni segue il fatto che un'asserzione-

base «deve avere una forma logica tale che la sua negazione non possa essere a sua

volta un'asserzione-base» (p.95): l'asserzione "c'è un cigno bianco", ad esempio,

può essere considerata un'asserzione-base perché non può essere contraddetta da

un'altra asserzione-base come "c'è un cigno nero", ma solo da un'asserzione

universale come "tutti i cigni sono neri".

Da queste considerazioni deriva il fatto che le asserzioni-base vengono da Popper

concepite fondamentalmente come asserzioni singolari esistenziali, ossia

asserzioni che affermano l'esistenza di un qualcosa, cosa che invece le asserzioni

strettamente universali negano13. Vediamo dunque come questo tipo particolare di

asserzioni soddisfa le condizioni che abbiamo detto dover essere proprie di

un'asserzione-base:

• Un'asserzione singolare esistenziale (ossia un'asserzione "c'è") non può

essere dedotta da un'asserzione strettamente universale (ossia un'asserzione "non

c'è") in assenza delle condizioni iniziali: dall'asserzione "tutti i cigni sono bianchi", 13

Per il significato del termine "strette" in relazione alle asserzioni cfr. § 1.

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che equivale all'asserzione "non esistono cigni neri", non può essere, infatti,

dedotta l'asserzione "qui c'è un cigno bianco" in assenza della condizione iniziale

"qui c'è un cigno";

• Un'asserzione singolare esistenziale permette di derivare da essa

un'asserzione strettamente esistenziale tramite la semplice eliminazione di

qualsiasi riferimento spazio-temporale, e questa può contraddire un'asserzione

strettamente universale: dall'asserzione singolare esistenziale "nel luogo k ad

orario t c'è un cigno bianco" può, infatti, derivare facilmente, tramite l'eliminazione

delle coordinate spazio-temporali, l'asserzione strettamente esistenziale "Ci sono

cigni bianchi" che contraddice l'asserzione strettamente universale "Tutti i cigni

sono neri".

Si nota dunque chiaramente la differenza che c'è tra asserzioni strettamente

universali, ossia le teorie, e asserzioni strettamente esistenziali, che possono

fungere da falsificatori delle teorie: da un lato, infatti, le asserzioni strettamente

universali non possono essere mai verificate con il ricorso all'esperienza e deve

essere possibile il falsificarle; dall'altro lato, invece, le asserzioni strettamente

esistenziali sono solo verificabili tramite esperienza, e possono essere contraddette

solo da una teoria. Questo concetto può risultare più chiaro facendo ricorso ad un

esempio: l'asserzione "Tutti i cigni sono bianchi" non può infatti essere verificata

empiricamente per quanto numerosi siano gli esemplari di cigno bianco osservati,

mentre basta l'osservazione d'un solo cigno nero perché essa venga falsificata; al

contrario, l'asserzione "Ci sono dei cigni bianchi" non può essere falsificata

empiricamente per quanto numerosi siano gli esemplari di cigni neri osservati, che

mai potrebbero contraddire l'esistenza di un qualche cigno bianco, mentre può

essere verificata empiricamente dall'osservazione anche di un solo cigno bianco.

Adottando il criterio di falsificabilità scelto da Popper, secondo cui un'asserzione

può definirsi empirica se è possibile che questa venga confutata dall'esperienza,

dunque, le asserzioni-base, in quanto asserzioni singolari esistenziali, e dunque

verificabili e mai falsificabili empiricamente, sono da definire necessariamente

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metafisiche14.

Oltre a queste condizioni formali, un'asserzione-base deve tuttavia soddisfare

anche una condizione materiale, che consiste nel fatto che un'asserzione-base può

essere definita tale se asserisce che in una certa regione dello spazio e del tempo

sta accadendo un evento osservabile15, che dunque sia controllabile

intersoggettivamente16 mediante l'osservazione.

3. Falsificabilità e corroborabilità

Il discorso di Popper sulla falsificabilità comincia con una presa di posizione

contraria nei confronti del convenzionalismo17, di cui egli si serve per esporre

alcune regole metodologiche. Il convenzionalismo, infatti, apre una discussione

intorno al criterio di demarcazione assunto da Popper, appunto la falsificabilità;

infatti un convenzionalista potrebbe ammettere, come Popper, che le teorie non

siano mai verificabili, ma contemporaneamente potrebbe negare anche la

possibilità di falsificarle, poiché esiste sempre la possibilità di «raggiungere […]

quella che viene chiamata la “corrispondenza con la realtà”»18, mediante alcuni

espedienti: si possono introdurre ipotesi ad hoc; si possono modificare le

“definizioni ostensive”19; oppure si può assumere un atteggiamento scettico nei

confronti della ricerca, definendola sostenuta in modo insufficiente, o addirittura

14

Circa il valore della metafisica, è bene precisare che essa viene rivalutata da Popper. Al contrario dei positivisti, che ponevano la metafisica al pari di una chiacchiera insignificante, Popper ritiene, infatti, che spesso siano state proprio le idee metafisiche a indicare la strada per delle scoperte scientifiche, come nel caso dell'atomismo di Democrito o delle speculazioni di Cartesio sulla materia (1959, p. XXVI), o ancora come nel caso della teoria lunare delle maree che "fu storicamente un frutto della tradizione astrologica" (p. 205), dunque di una pseudoscienza. 15

L'espressione "evento osservabile" viene utilizzata da Popper nello stesso senso in cui viene utilizzata l'espressione "evento che implica la posizione e il movimento dei corpi fisici macroscopici", dunque ogni asserzione-base viene intesa da Popper come l'equivalente di un'asserzione di tipo "meccanicistico" o "materialistico". Egli dunque di fatto non permette allo psicologismo, mediante l'utilizzo del termine "osservabile", di insinuarsi nella sua teoria più di quanto lo permetta al meccanicismo o al materialismo. 16

Circa il controllo "intersoggettivo" cfr. anche i §§ 3 e 4. 17

Popper dice che, nonostante ritenga che il convenzionalismo sia valido, esso è inaccettabile per la sua concezione della scienza: Popper, infatti, non esige di trovare una certezza definita nella scienza, a differenza del convenzionalista, il quale, dato che pensa che qualsiasi sistema scientifico possa essere interpretato come un sistema di definizioni implicite, cerca una conoscenza basata su fondamenti definitivi. 18

Carnap, Über die Aufgabe der Physik [Il compito della fisica], in «Kantstudien», 28 (1923), p. 100. 19

Si intende l’assegnazione di «un determinato significato empirico definito ad un soggetto facendolo corrispondere a certi oggetti appartenenti al mondo reale. Il concetto viene allora considerato simbolo di quegli oggetti. » (p. 61 – 62).

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dubitando delle capacità o della buona fede dello scienziato. Per evitare tali

stratagemmi bisogna adottare, come già detto, alcune regole metodologiche:

riguardo agli ultimi due, Popper propone di passare al vaglio di controlli

intersoggettivi gli esperimenti, in modo da poterli accettare o rigettare alla luce di

contro – esperimenti; per quanto riguarda il primo, Popper propone di accettare

solo quelle ipotesi che aumentano il grado di falsificabilità, e dunque di

controllabilità20; per quanto riguarda il secondo21, propone di applicare

cambiamenti a tali definizioni22 solo se questi si rivelino utili, ovvero evitando

modifiche arbitrarie e illegittime. Solo seguendo tali regole si può incominciare a

cercare una forma logica dei sistemi falsificabili. Secondo Popper: «una teoria è

falsificabile se la classe dei suoi falsificatori potenziali non è vuota» (p.76); ciò vuol

dire, utilizzando termini più precisi, che una teoria falsificabile produce due classi di

asserzioni-base23 non vuote: una delle proposizioni con le quali è compatibile;

un’altra, detta dei falsificatori potenziali24, contenente le asserzioni con le quali è

contraddittoria. Questo concetto può essere chiarito meglio con un esempio, che

per essere compreso però ha bisogno dell’introduzione di due nuovi termini, che

sono accadimento ed evento. Questi due vocaboli in realtà corrispondono all’incirca

a concetti già discussi, che sono rispettivamente quelli di asserzione-base e di

asserzione universale, tradotti nel linguaggio “realistico", più vicino al linguaggio

ordinario. Così, anziché parlare di asserzioni-base vietate da una teoria, diremo che

un certo accadimento è vietato dalla teoria, e che la teoria sarà falsificata se tale

accadimento avrà luogo. Riguardo agli accadimenti bisogna specificare un’altra

cosa: due asserzioni singolari logicamente equivalenti25 descrivono lo stesso

accadimento26. Similmente accade nel rapporto fra accadimento ed evento27.

Chiariti i significati di questi termini passiamo al nostro esempio: si pensi alla

classe di tutte le possibili asserzioni-base come ad un cerchio; l’area di tale cerchio 20

Cfr. più sotto. 21

Modificazione di definizioni ostensive. 22

Che andrebbero intesi come cambiamenti all’intero sistema, che quindi dovrebbe essere riesaminato come se fosse nuovo. 23

Il sistema cui Popper qui si riferisce non è quello delle asserzioni-base accettate, bensì di tutte le asserzioni singolari non contraddittorie con una certa forma logica. 24

«Una teoria fa asserzioni soltanto intorno ai suoi falsificatori potenziali. (Asserisce la loro falsità). Intorno alle sue asserzioni-base “lecite”, non dice nulla. In particolare, non dice che sono vere» (p.76) 25

Deducibili l’una dall’altra. 26

«Sia pk un’asserzione singolare […]. Chiameremo allora accadimento Pk la classe di tutte le asserzioni equivalenti a p» (p. 79). 27

«La classe Pk delle asserzioni singolari equivalenti a pk, è un elemento dell’evento (P)» (p. 80).

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può essere considerata come «la totalità di tutti i possibili mondi di esperienza, o di

tutti i possibili mondi empirici» (p. 81); ciascun raggio del cerchio può essere

considerato come un evento; possiamo allora enunciare il postulato della

falsificabilità richiedendo che per «ogni teoria empirica debba esserci, nel nostro

diagramma, almeno un [cors. dell’autore] raggio […] che la teoria vieta» (p. 81).

Dopo aver illustrato il concetto di falsificabilità, bisogna però specificare quando

una teoria può essere definita falsificata. Prima, però, è bene stabilire con criterio

quali sono i controlli sotto cui, secondo Popper, una teoria deve passare. In primo

luogo vengono dedotte delle asserzioni-base dalla teoria da controllare; in secondo

luogo si procede al controllo della teoria mediante tali conclusioni; questo controllo

avviene seguendo quattro linee differenti:

inizialmente vi è il confronto delle asserzioni-base fra di loro, col fine di

verificare la coerenza interna del sistema;

in secondo luogo, si indaga la forma logica della teoria;

in terzo luogo vi è il confronto con altre teorie, per evidenziare eventuali

progressi scientifici, nel caso sopravviva ai vari controlli;

infine vi è il controllo della teoria mediante le applicazioni empiriche delle

asserzioni-base da essa derivate.

Quest’ultimo controllo ricopre un ruolo fondamentale, poiché il risultato che ci

fornisce è decisivo nella falsificazione, o nella temporanea verificazione della teoria.

Tale controllo ha carattere fortemente deduttivo, e avviene in questo modo: dopo

aver dedotto dalla teoria delle “predizioni”28, bisogna selezionare fra di esse quelle

che sono più facili da controllare o applicare, e confrontarle con i risultati delle

applicazioni pratiche e degli esperimenti; se tale confronto avrà come risultato una

decisione negativa, allora la teoria sarà falsificata, mentre se avrà come risultato

una decisione positiva la teoria sarà temporaneamente verificata, o per dirlo in

termini più precisi “corroborata”.

Sarà meglio approfondire questi due risultati. Iniziamo dal risultato negativo, la

falsificazione di una teoria; una formulazione migliore del concetto espresso

precedentemente sarà: «diciamo che una teoria è falsificata soltanto se abbiamo

28

Cfr. § 1.

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accettato asserzioni-base che la contraddicano» (p. 76). Tuttavia tale condizione è

necessaria ma non sufficiente: infatti un accadimento singolo è insignificante per la

scienza. Dunque, per falsificare una teoria abbiamo bisogno di un cosiddetto effetto

riproducibile, che confuti la teoria, ovvero accettiamo la falsificazione solo quando

sia proposta e corroborata un’ipotesi empirica di basso livello di universalità, che

chiameremo ipotesi falsificante. Tale ipotesi si trova in uno stretto legame con le

asserzioni-base; infatti è qui che queste svolgono una delle loro più importanti

funzioni: quella di corroborare l’ipotesi falsificante, aiutando in questo modo a

falsificare una teoria.

In quest’ultimo paragrafo si è molto spesso citata la corroborazione. Andiamo

dunque ad esaminare tale concetto. In precedenza abbiamo descritto i controlli che

una teoria deve sostenere; alla luce di ciò, «diciamo che una teoria è “corroborata”,

finché29 regge a questi controlli» (p. 293). Riguardo alla valutazione

corroborativa30, possiamo stabilire due relazioni fondamentali: la compatibilità e

l’incompatibilità. Per ciò che concerne l’incompatibilità, possiamo dire che coincide

con la falsificazione. Tuttavia, la sola compatibilità non basta per stabilire un grado

di corroborazione positivo31. Infatti il grado di corroborabilità è strettamente

collegato con il grado di controllabilità32 (o falsificabilità), e dunque con la

semplicità dell’ipotesi: quanto più l’ipotesi sarà semplice, e quindi falsificabile a un

livello più alto, tanto più sarà corroborabile a un livello più alto. Ovviamente,

questo non è il solo modificatore del grado di corroborabilità. Un ruolo importante

lo svolge anche la severità dei controlli: fra due teorie di cui magari una sia stata

sottoposta a numerosi controlli, ma meno severi, e l’altra a pochi controlli, ma

molto severi, diremo che la seconda è meglio corroborata. Nella corroborazione di

un’ipotesi è molto importante l’ordine in cui vengono effettuati i controlli: i primi,

infatti, avranno un grosso impatto sul grado di corroborazione, mentre i successivi

andranno ad incidere solo minimamente. Tuttavia ciò non è sempre valido: può

essere infatti che un nuovo esperimento, molto diverso dai primi, corrobori la 29

È interessante notare la congiunzione finché: essa ci fa capire che in realtà la corroborazione non può mai avere carattere definitivo, a causa dell’impossibilità di verificare una teoria data dall’ingiustificabilità logica del metodo induttivo. 30

La valutazione del grado di corroborazione di una teoria. 31

«Nulla infatti è più facile che costruire un numero qualsiasi di sistemi di teorie che siano compatibili con le asserzioni-base accettate» (p. 293). 32

Il grado di controllabilità è in rapporto inverso con la probabilità logica di una teoria: meno dunque una teoria è probabile, più sarà controllabile, e viceversa. È (il grado di controllabilità) invece direttamente proporzionale al grado di corroborabilità.

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teoria in un nuovo dominio di applicazione, accrescendo considerevolmente il grado

di corroborazione della teoria.

4. Il problema della base empirica

L'adozione del criterio di falsificabilità da parte di Popper porta all'utilizzo

necessario di asserzioni-base che abbiamo visto servire sia per definire una teoria

empirica, sia come premesse di inferenze falsificanti attraverso le quali possiamo

falsificare una teoria33. Si potrebbe dunque dire che la questione circa il carattere

empirico della scienza si è ora semplicemente spostata dalle teorie alle asserzioni-

base.

Questo problema è definito, nella logica della scienza, come il "problema della base

empirica" e verte innanzitutto sulla relazione che sussiste tra esperienze percettive

ed asserzioni-base. Si è a lungo considerato, infatti, che esse fossero strettamente

connesse e che le esperienze percettive fornissero una sorta di giustificazione per

le asserzioni-base, ma ciò è frutto di una confusione che c'è stata nel tempo tra

psicologia della conoscenza e logica della conoscenza. Per questi motivi Popper fa

sin da subito una netta distinzione tra queste due discipline: la prima ha come suo

interesse la ricostruzione dei «processi che entrano in giuoco quando si stimola o si

dà sfogo a un'ispirazione» (p. 10), mentre la seconda si concentra sulla

ricostruzione razionale dei «controlli successivi in seguito ai quali si può scoprire

che l'ispirazione è una scoperta» (p. 10).

La confusione tra questi due aspetti ha portato nel tempo ad affrontare in maniera

superficiale il problema della base empirica, stabilendo una connessione tra

esperienze percettive ed asserzioni-base oltremodo oscura, «descritta da

espressioni egualmente oscure che non spiegavano nulla ma sorvolavano sulle

difficoltà o, nel migliore dei casi, le nascondevano dietro metafore» (p. 26).

Colui che si è concentrato maggiormente su questo problema è stato sicuramente il

filosofo tedesco Jakob Friedrich Fries, che ha schematizzato il problema della base

empirica nel cosiddetto "trilemma di Fries"34: se infatti decidiamo di non accettare

33

A tal proposito cfr. §§ 2 e 3. 34

J. F. Fries, Neue order anthropologische Kritik der Vernunft [Nuova critica - antropologica - della ragione], 1828-31.

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le asserzioni-base come dei dogmi, allora dobbiamo poterle giustificare; se le

dobbiamo giustificare logicamente, allora dobbiamo necessariamente ricorrere ad

altre asserzioni-base che giustifichino le asserzioni-base che dobbiamo giustificare,

il che condurrebbe ad un regresso all'infinito; l'ultima scelta possibile sembra

essere, dunque, lo psicologismo, secondo cui le asserzioni-base possono essere

giustificate anche dalle esperienze percettive, il che ci permetterebbe di non cadere

nel suddetto regresso all'infinito senza, con questo, accettare le asserzioni-base

come dogmi.

È dunque la strada dello psicologismo quella che è stata nel tempo adottata come

soluzione al trilemma di Fries riguardante la base empirica, ed è la strada adottata,

tra gli altri, anche dal filosofo Rudolf Carnap: infatti, sebbene egli parli di "enunciati

protocollari"35, ossia enunciati che rappresentano esperienze, come oggetto della

logica della scienza, essi sembrano non essere altro che il frutto di una

trasposizione dello psicologismo nel modo formale del discorso36: il controllo degli

enunciati protocollari avviene infatti mediante altri enunciati protocollari che "non

hanno bisogno di conferma"37, dunque gli enunciati protocollari si riferiscono

direttamente all'"esperienza immediata"38, dunque ai "dati dei sensi". A questo

punto di vista si oppone il filosofo Otto Neurath, che sostiene che invece si debba

poter "cancellare" un enunciato protocollare che contraddica a un sistema, o

modificare quest'ultimo di conseguenza, e sebbene questo sia un passo avanti

rispetto alla teoria dell'immediatezza della conoscenza percettiva, egli non fornisce

alcuna regola per darci la possibilità di ammettere o respingere un qualsiasi

enunciato protocollare39, con la conseguenza «le asserzioni empiriche non si

distinguono più da qualsiasi altro genere di asserzioni» (p. 90).

Vediamo ora come Popper interviene su questo problema, e in che modo egli riesce 35

Il termine si può trovare utilizzato in R. Carnap, in "Erkenntnis", 2 (1932), pp. 432 sgg. ma anche in O. Neurath, Soziologie [Sociologia], in "Erkenntnis", 2 (1932), p. 393 36

Il filosofo tedesco Rudolf Carnap riteneva che la logica della scienza si dovesse occupare non di oggetti fisici, ma di parole, e dunque non di fatti, ma di enunciati, che concernono il "modo formale del discorso", contrapposto al "modo materiale del discorso", che si sarebbe potuto usare solo nel caso in cui fosse stato possibile tradurlo nel corretto "modo formale del discorso". 37

Carnap, in "Erkenntnis", 2 (1932), p. 437. 38

Ibid., p. 438. 39

A tal proposito, anche il filosofo Reininger riteneva che dovesse essere possibile rigettare determinati enunciati protocollari, ma a differenza di Neurath, questi descrive un metodo per controllare quelle che egli definisce asserzioni "elementari" tramite la deduzione e il controllo delle conclusioni, e dunque non permette che una qualsiasi asserzione possa essere definita empirica.

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a risolverlo. Ciò che propone come soluzione al trilemma è un'accettazione

convenzionale delle asserzioni-base40: «Tutti i controlli di una teoria [...], devono

arrestarsi a qualche asserzione-base o ad altre asserzioni che decidiamo di

accettare» (p. 98). L'oggettività che richiediamo alle asserzioni della scienza risiede

dunque semplicemente «nel fatto che esse possono essere controllate

intersoggettivamente» (p.27).

Vediamo nel concreto come questo risolve il trilemma di Fries, ossia il trilemma tra

dogmatismo, regresso all'infinito e psicologismo:

Il fatto che decidiamo di accettare le asserzioni-base a cui arrestiamo il nostro

controllo dà certamente origine ad una forma di dogmatismo, che però è un

dogmatismo innocuo, dacché possiamo facilmente sottoporre le asserzioni-

base che abbiamo deciso di accettare a nuovi controlli, qualora lo riteniamo

necessario;

Il fatto che si possa sottoporre le asserzioni-base a nuovi controlli potrebbe

condurre ad un regresso all'infinito, che è tuttavia anche in questo caso

innocuo, in quanto esso si arresta quando decidiamo convenzionalmente di

accettare determinate asserzioni-base;

La scelta di accettare determinate asserzioni-base e di arrestare i nostri

controlli è sicuramente connessa con le nostre esperienze percettive, ma esse

possono fornire semplicemente la motivazione della nostra scelta, non una

giustificazione di un'asserzione-base, che non può essere giustificata da esse

«più di quanto non possa essere giustificata battendo il pugno sul tavolo»

(p.100).

Dalla soluzione proposta da Popper al problema della base empirica deriva

un'immagine della scienza che è ben illustrata da una metafora dello stesso Popper,

per cui le teorie scientifiche formano una struttura costruita su palafitte: esse

vengono conficcate dall'alto, ossia deduttivamente, giù nella palude, la base

empirica, e «i nostri tentativi di conficcare più a fondo le palafitte» (p. 108) si

40

A tal proposito cfr. G. Giorello, Introduzione alla filosofia della Scienza, Bompiani, 2006, p. 35: "Popper (i) rivede la prospettiva kantiana: i "giudizi sintetici a priori" sono solo "anticipazioni provvisorie" che possono sempre venir respinte a posteriori" (Popper, 1979, p. 31); ma (ii) con una notevole iniezione di convenzionalismo in basso".

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arrestano non quando abbiamo trovato un terreno solido, ma quando decidiamo

insieme, ossia intersoggettivamente, che «almeno per il momento i sostegni siano

abbastanza stabili da sorreggere la struttura» (p. 108).