L'OblòSulCortile_2011aFebbraio

16
Complotto impunitario 2 Africa Today 3 Risposta all’articolo “Povero Cristo” 4 IOR — Inquinamento a Milano 5 Nucleare SI — Nucleare NO 6 La donna oggi, in Italia 7 Concorso Fotografico la Vendetta 8 Cogestione — Pomeriggi musicali 9 New Pop, italiano e non 10 Truman Show “Il surrealismo sono io” - S. Dalì 11 Intervista ai “Red Room” 12 13 Giochi, vignette, oroscopo e... 14 Eventi 16 NOME SOCIETÀ Giornalino del Liceo Ginnasio Statale G. Carducci B en trovati, giovani carducciani! Un nuovo anno è inizia- to e L' Oblò sul corti- le ritorna più in forma di prima (i redattori invece stanno anco- ra smaltendo quanto accumu- lato durante le feste)! In questo periodo si sta cercando di mi- gliorare ed innovare sempre di più il giornalino, un nuovo Sta- tuto è in cantiere e, cosa più bella, la redazione si sta allar- gando! Ogni giovedì alla sesta ora infatti, in Aula studenti, arrivano nuovi redattori o, più semplicemente, persone che ci mandano i loro articoli in quali- tà di collaboratori esterni. In- somma, si sta creando un'at- mosfera di condivisione e par- tecipazione che, per quanto breve (la redazione si trova per una sola ora a settimana), si sta rivelando molto intensa. Nel resto della scuola invece, a parte il nuovo corso di jazz e il cineforum inaugurato martedì 8 febbraio e promosso dal Col- lettivo, si avverte una certa passività. La situazione genera- le, invece, in cui si trova l'Italia è per certi versi drammatica. La disoccupazione ha raggiunto livelli record: oltre il 44 % dei disoccupati è di lunga durata (lo è dunque da almeno 12 mesi) e circa il 29% per quanto riguarda i giovani tra i 15 e i 24. La presi- dente di Confindustria, Emma Marcegaglia ha recentemente dichiarato che da sei mesi a questa parte l'azione del gover- no non è sufficiente e che c'è una totale disattenzione sulla crescita del paese. Ci si trova dunque in una crisi, oltre che economica, anche sociale ed etica, in cui non si ha più fiducia nella politica e i giovani non hanno punti di riferimento. Un quadro, dunque, per nulla rassi- curante che non può lasciarci impassibili. Ebbene, pur essen- do dei semplici studenti anche noi possiamo nel nostro piccolo contribuire a cambiare l'Italia. Perché dunque non iniziare L’Editoriale L’Editoriale L’Editoriale L’Editoriale Si al nucleare! Il nucleare civile, commerciale, esiste nel mondo da 60 anni. Gli im- pianti presenti sono più di 500, dislocati in paesi di ogni tipo: dalle 104 centrali negli Stati Uniti, alle 17 in India, a cui se ne aggiungono 6 in costruzione e 7 in fase di progetto. Ci sono stati, in totale, solamente due incidenti in Occidente: Three Mile Island, Stati Uniti, 1969: la mancata chiusura di una valvola per il raffreddamento porta ad una fusione parziale del reattore. Gra- zie al sistema di contenimento, presente in tutte le centrali occidentali, pur essendo capitato il peggior incidente possibile, non ci sarebbe po- tuta essere, ed infatti non ci fu, alcuna conseguenza sull'ambiente e sulla popolazione. Černobyl, Ucraina, 1986: il direttore centrale, uomo politico figlio del segretario del Partito Comunista, tenta un esperimento che a sua detta avrebbe migliorato di molto il rendimento della centrale. Forza i meccanismi del reattore e, ignorando ben 4 allarmi rossi, ne provoca l'esplosione. I morti dichiarati furono 65, stima arrotondata per eccesso. Continua a pagina 6 Energia Nucleare? No grazie! Il 25 Febbraio 2009, il premier Silvio Berlusconi e il presidente fran- cese Nicolas Sarkozy firmano l’accordo intergovernativo sul nucleare che vedrà Italia e Francia sempre più vicine nella produzione di ener- gia atomica. Non appena la legge che prevede il ritorno del nostro Paese al nucleare (bandito con un referendum popolare nel 1987) sarà approvata, i due colossi elettrici (l’italiana Enel e la francese Edf) dovrebbero attivare nel nostro Paese quattro centrali di tipo Epr (Evolutionary Power Reactor), da 1600 MW ciascuna, prodotte dalla compagnia francese AREVA. Si tratta di centrali della cosiddet- ta “terza generazione avanzata”, una delle caratteristiche di gran vanto della subdola campagna pubblicitaria pro-nucleare (Azione propagandistica apparentemente fondata ma in realtà confutabile) promossa dall’Enel con l’appoggio del governo italiano. In primo luogo l’energia nucleare viene presentata come un’energia pulita (poiché nel corso della produzione non si adoperano combustibili fossili, (principali cause delle emissioni di CO2) e a basso costo, Continua a pagina 6 A NNO V — N UMERO III F EBBRAIO 2011 SOMMARIO Nucleare SI o Nucleare NO? o scannerizzare delle fotocopie per la classe, che possono fare la differenza. Tornando per ora al nostro giornalino, posso annunciarvi che troverete in questo numero articoli di at- tualità italiana ed estera, due posizioni contrastanti sul nucle- are, un articolo sull'immagine della donna data dai media, una replica all' articolo "Povero Cristo", che ha creato un'occa- sione di confronto, musica, arte e tanto altro! Non vi resta dun- que che leggere! Xhestina Myftaraj IIIA/5A proprio dalla scuola? Lo stesso disinteresse che sembra esser- ci nel Paese, talvolta regna all'interno di quel microcosmo che è il nostro liceo. Spesso i carducciani si limitano a venire a scuola per seguire le lezioni e al suono della campanella fuggono a casa. È questo che vogliamo rappresenti per noi la scuola? Un luogo dove si prendono appunti e si studia per le verifiche? Io credo che l'ambiente scolastico possa offrire molto di più. Ed è per questo che mi rivolgo ai rap- presentanti di Istituto e li esor- to, oltre a cercare di mantene- re le promesse fatte durante la campagna elettorale, ad avere un ruolo trainante e di iniziati- va. Tuttavia non ritengo sia necessario ricoprire una carica per poter fare qualcosa di utile e bello, che sia all' interno di una classe o della scuola in generale. Ci sono tanti piccoli gesti, come portare da un viaggio un calendario

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Page 1: L'OblòSulCortile_2011aFebbraio

Complotto impunitario 2

Africa Today 3

Risposta all’articolo “Povero Cristo” 4

IOR — Inquinamento a Milano 5

Nucleare SI — Nucleare NO 6

La donna oggi, in Italia 7

Concorso Fotografico la Vendetta 8

Cogestione — Pomeriggi musicali 9

New Pop, italiano e non 10

Truman Show “Il surrealismo sono io” - S. Dalì

11

Intervista ai “Red Room” 12

13

Giochi, vignette, oroscopo e... 14

Eventi 16

Febbraio 2011

NOME SOCIETÀ

Giornalino del Liceo Ginnasio Statale G. Carducci

B en trovati, giovani

carducciani! Un

nuovo anno è inizia-

to e L' Oblò sul corti-

le ritorna più in forma di prima

(i redattori invece stanno anco-

ra smaltendo quanto accumu-

lato durante le feste)! In questo

periodo si sta cercando di mi-

gliorare ed innovare sempre di

più il giornalino, un nuovo Sta-

tuto è in cantiere e, cosa più

bella, la redazione si sta allar-

gando! Ogni giovedì alla sesta

ora infatti, in Aula studenti,

arrivano nuovi redattori o, più

semplicemente, persone che ci

mandano i loro articoli in quali-

tà di collaboratori esterni. In-

somma, si sta creando un'at-

mosfera di condivisione e par-

tecipazione che, per quanto

breve (la redazione si trova per

una sola ora a settimana), si sta

rivelando molto intensa. Nel

resto della scuola invece, a

parte il nuovo corso di jazz e il

cineforum inaugurato martedì

8 febbraio e promosso dal Col-

lettivo, si avverte una certa

passività. La situazione genera-

le, invece, in cui si trova l'Italia è

per certi versi drammatica. La

disoccupazione ha raggiunto

livelli record: oltre il 44 % dei

disoccupati è di lunga durata (lo

è dunque da almeno 12 mesi) e

circa il 29% per quanto riguarda

i giovani tra i 15 e i 24. La presi-

dente di Confindustria, Emma

Marcegaglia ha recentemente

dichiarato che da sei mesi a

questa parte l'azione del gover-

no non è sufficiente e che c'è

una totale disattenzione sulla

crescita del paese. Ci si trova

dunque in una crisi, oltre che

economica, anche sociale ed

etica, in cui non si ha più fiducia

nella politica e i giovani non

hanno punti di riferimento. Un

quadro, dunque, per nulla rassi-

curante che non può lasciarci

impassibili. Ebbene, pur essen-

do dei semplici studenti anche

noi possiamo nel nostro piccolo

contribuire a cambiare l'Italia.

Perché dunque non iniziare

L’EditorialeL’EditorialeL’EditorialeL’Editoriale

Si al nucleare! Il nucleare civile, commerciale, esiste nel mondo da 60 anni. Gli im-pianti presenti sono più di 500, dislocati in paesi di ogni tipo: dalle 104 centrali negli Stati Uniti, alle 17 in India, a cui se ne aggiungono 6 in costruzione e 7 in fase di progetto. Ci sono stati, in totale, solamente due incidenti in Occidente: Three Mile Island, Stati Uniti, 1969: la mancata chiusura di una valvola per il raffreddamento porta ad una fusione parziale del reattore. Gra-zie al sistema di contenimento, presente in tutte le centrali occidentali, pur essendo capitato il peggior incidente possibile, non ci sarebbe po-tuta essere, ed infatti non ci fu, alcuna conseguenza sull'ambiente e sulla popolazione. Černobyl, Ucraina, 1986: il direttore centrale, uomo politico figlio del segretario del Partito Comunista, tenta un esperimento che a sua detta avrebbe migliorato di molto il rendimento della centrale. Forza i meccanismi del reattore e, ignorando ben 4 allarmi rossi, ne provoca l'esplosione. I morti dichiarati furono 65, stima arrotondata per eccesso. Continua a pagina 6

Energia Nucleare? No grazie! Il 25 Febbraio 2009, il premier Silvio Berlusconi e il presidente fran-cese Nicolas Sarkozy firmano l’accordo intergovernativo sul nucleare che vedrà Italia e Francia sempre più vicine nella produzione di ener-gia atomica. Non appena la legge che prevede il ritorno del nostro Paese al nucleare (bandito con un referendum popolare nel 1987) sarà approvata, i due colossi elettrici (l’italiana Enel e la francese Edf) dovrebbero attivare nel nostro Paese quattro centrali di tipo Epr (Evolutionary Power Reactor), da 1600 MW ciascuna, prodotte dalla compagnia francese AREVA. Si tratta di centrali della cosiddet-ta “terza generazione avanzata”, una delle caratteristiche di gran vanto della subdola campagna pubblicitaria pro-nucleare (Azione propagandistica apparentemente fondata ma in realtà confutabile)promossa dall’Enel con l’appoggio del governo italiano. In primo luogo l’energia nucleare viene presentata come un’energia pulita (poiché nel corso della produzione non si adoperano combustibili fossili, (principali cause delle emissioni di CO2) e a basso costo,

Continua a pagina 6

ANNO V — NUMERO I I I

FEBBRAIO 2011

SOMMARIO

Nucleare SI o Nucleare NO?

o scannerizzare delle fotocopie per la classe, che possono fare la differenza. Tornando per ora al nostro giornalino, posso annunciarvi che troverete in questo numero articoli di at-tualità italiana ed estera, due posizioni contrastanti sul nucle-are, un articolo sull'immagine della donna data dai media, una replica all' articolo "Povero Cristo", che ha creato un'occa-sione di confronto, musica, arte e tanto altro! Non vi resta dun-que che leggere!

Xhestina Myftaraj IIIA/5A

proprio dalla scuola? Lo stesso

disinteresse che sembra esser-

ci nel Paese, talvolta regna

all'interno di quel microcosmo

che è il nostro liceo. Spesso i

carducciani si limitano a venire

a scuola per seguire le lezioni

e al suono della campanella

fuggono a casa. È questo che

vogliamo rappresenti per noi

la scuola? Un luogo dove si

prendono appunti e si studia

per le verifiche? Io credo che

l'ambiente scolastico possa

offrire molto di più. Ed è per

questo che mi rivolgo ai rap-

presentanti di Istituto e li esor-

to, oltre a cercare di mantene-

re le promesse fatte durante la

campagna elettorale, ad avere

un ruolo trainante e di iniziati-

va. Tuttavia non ritengo sia

necessario ricoprire una carica

per poter fare qualcosa di utile

e bello, che sia all' interno di

una classe o della scuola in

generale. Ci sono tanti piccoli

gesti, come portare da un

viaggio un calendario

Page 2: L'OblòSulCortile_2011aFebbraio

Complotto impunitario

ATTUALITÀ ANNO V — NUMERO I I I PAGINA 2

Sono quasi vent'anni ormai - fin dai tempi di Mani Pulite - che ogniqualvolta un poli-tico viene colto con le mani nel sacco in-vece di andare a nascondersi e di farsi processare come un normale cittadino si mette ad urlare al "golpe giudiziario" e ad attaccare le toghe "politicizzate" (cioè indipendenti) che minacciano "il primato della politica" (cioè l'impunità). Viene da piangere, alla luce di lustri di legislazione ad personam e ad personas, ad castam e contra iustitiam dover sentire ancora i soliti cretini presunti "terzisti" e sedicenti "liberali" (Battista, Ostellino, Badeschi e compagnia bella) sproloquiare su un "conflitto fra poteri" per il quale sarebbe lecito chiedere perentoriamente alla ma-gistratura "di restare all'interno delle pro-prie funzioni". Che il compito della magi-stratura sia quello di indagare per stabilire in un regolare processo se Tizio o Caio abbiano commesso un eventuale delitto è un pensiero che ovviamente non li sfiora nemmeno, intenti come sono a gettare acqua su un incendio che non c'è. Per non parlare poi di quando l'azione penale ri-guarda la persona di Silvio Berlusconi, nel qual caso il pm impertinente si macchie-rebbe dell'orrido crimine di lesa maestà. Secondo Ostellino (Corriere, 15 gennaio) sarebbe "un dato di fatto (...) che il capo del governo, a ragione delle sue funzioni, non è un cittadino come gli altri anche di fronte alla legge". Peccato che l'articolo 3 della Costituzione reciti che tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge "senza di-stinzioni (...) di condizioni personali e so-ciali". Sicché è fuori dal mondo pensare che un presidente del Consiglio possa godere di un trattamento speciale di fron-te alla giustizia. Perché fortunatamente in Italia, almeno sulla carta, vige il principio di uguaglianza. Ma questo il nostro presti-gioso (si fa per dire) opinionista (si fa sem-pre per dire) ancora non lo sa. E quindi se un procedimento giudiziario riguarda un cittadino comune si tratta di ordinaria amministrazione, se invece riguarda Al Tappone si tratta di "scontro". O, peggio ancora, di "persecuzione giudiziaria", per dirla con i cortigiani del Cavaliere. I quali non perdono un minuto per denunciare i "soliti teoremi" delle "toghe rosse", senza peraltro mai presentare al lettore uno straccio di argomentazione o di documen-to per suffragare questa improponibile dottrina. Infatti le uniche "toghe politiciz-zate" di cui si abbiano prove sembrano essere i magistrati Carbone, Miller, Mar-

tone, Mirabelli e Marra, implicati nello scandalo della cosiddetta P3, collusi finan-co al midollo con i pidiellini Marcello Del-l'Utri e Denis Verdini, o i battaglioni di toghe a libro paga di Cesarone Previti (Metta, Squillante etc). L'unico "uso politi-co della giustizia" di cui si abbia notizia, dunque, non c'entra nulla con le "toghe rosse". Se mai, c'entra con le toghe "azzurre", anzi verdine. E l'unico "solito teorema" è proprio quello per cui il Privato Corruttore sarebbe un "perseguitato", come dimostrerebbero le "centinaia di processi a suo carico" inten-tatigli "da quando è sceso in campo". In realtà i procedimenti a suo carico sono "solo" 25 e risalgono a ben prima della "discesa in campo" (addirittura al 1979). E non è certo colpa dei magistrati se Berlu-sconi il codice penale non lo digerisce proprio. Si dirà: ma allora perché è stato sempre prosciolto? Balle. Se non è mai andato in carcere è perché o ha beneficia-to della prescrizione o ha beneficiato del-l'amnistia o ha depenalizzato il reato per cui era sotto processo (ma in quei casi i "liberali" dov'erano?). Le assoluzioni nel merito sono solo 6. Su 25 non parrebbe un dato confortante. Vallo a spiegare ai descamisados. Altra boiata sesquipedale ricorrente nel formulario dei peones arcoresi è quella della "giustizia ad orologeria". Ossia pre-tendere di processare Mr. B. in prossimità di una qualsiasi scadenza, politica e non. Non va bene indagarlo né processarlo prima delle elezioni, non va bene dopo, non va bene quando è in crisi, non va bene quando è all'apice, non va bene in prossimità di un giudizio della Consulta (frequentissimi grazie alle imprese di Ghe-dini e Alfano), non va bene in prossimità di una votazione sulla fiducia. Insomma, non va bene mai. "Nessuno lo può giudi-car". Anzi, la magistratura avrebbe il do-vere di consentire "il sereno svolgimento delle funzioni" del premier (cioè di lasciar-lo delinquere). Essendo però l'azione pe-nale obbligatoria l'unica soluzione plausi-bile restano le dimissioni. Anche perché il "legittimo impedimento" continuativo targato Vietti (promosso al Csm) si è rive-lato illegittimo, dunque l'utilizzatore fina-le non ha più scuse per non comparire davanti ai giudici. Non si capisce dunque su quali basi si fondino le corbellerie dei teorici dello "scontro", dal momento che inquisire un politico o un ministro, fino a prova contra-

ria, rientra pienamente nei compiti della magistratura. A meno di affermare che i politici (soprattutto il premier) non sia-no soggetti alla legge come tutti gli altri cittadini ma ne siano al di sopra. Cosa di cui taluni - Berlusconi in primis, Ostelli-no in secundis - sono intimamente e sinceramente convinti. Anche perché uno "scontro" prevederebbe un recipro-co darsi battaglia, cosa che di fatto non accade. Infatti le uniche aggressioni sono prerogativa della politica. E in par-ticolare del premier. Così i giudici che osano indagare su di lui "vanno puniti"; i magistrati sono "avversari politici" quando non "malati di mente" e "antropologicamente diversi dal resto della razza umana"; il pm che lo accusa di corruzione in atti giudiziari è "famigerato"; chi è portatore di legalità è un "cospiratore"; le toghe sono "comuniste" o comunque "politicizzate" ed "eversive", colpevoli di ordire un "complotto giudiziario". Dunque ecco giustificate le continue ispezioni ministe-riali comminate dal prono ministro Alfa-no ai danni delle Procure troppo indi-pendenti. Perché è questo che Berlusco-ni e compari non possono tollerare: l'indipendenza della magistratura. Così come D'Alema e compagni che, da buoni ex-comunisti, mal sopportano la separa-zione dei poteri. Molto meglio vincolare l'iniziativa dei pubblici ministeri al gover-no (e quindi al partito), come da model-lo sovietico. La dimostrazione che l'anti-comunismo urlato dell'ometto è un me-ro strumento propagandistico. Per questo motivo destra e sinistra, tutti insieme appassionatamente, si battono da anni per l'approvazione di una legge che metta definitivamente il bavaglio alle intercettazioni e al diritto di crona-ca. Supportati dal sempre spiritoso Pigi Battista che rigurgita frasi senza senso circa un presunto "onnipotente stato di polizia" modello "Stasi o Kgb" - ovvia-mente attribuibile ai magistrati e alla stampa "di sinistra" - per cui le intercet-tazioni e la pubblicazione di esse sareb-bero strumenti per "distruggere privacy e reputazione". Probabilmente Cerchio-bottista confonde i procuratori con gli spioni della security Telecom. Le inter-cettazioni infatti altro non sono che un fondamentale strumento di indagine. E la pubblicazione di esse, qualora conten-gano elementi di pubblico interesse, è un diritto costituzionalmente garantito

“Nessuno lo può giudicar”

Page 3: L'OblòSulCortile_2011aFebbraio

ATTUALITÀ FEBBRAIO 2011 PAGINA 3

Il Sudan si divide

La popolazione del Sudan meridionale ha votato in un referendum la scissione dalla parte settentrionale del Paese.

Il Sudan è il più grande Stato africano, dila-niato da quarant'anni da una sanguinosa guerra civile, combattuta soprattutto nella regione del Darfur. Il Sudan meridionale dovrebbe diventare indipendente il 9 luglio di quest'anno, ma alcune questioni territo-riali sono ancora da sciogliere: la maggior parte dei pozzi di petrolio sudanesi si trova nella parte meridionale del Paese e, in parti-colare, nella regio-ne di Abyei. Non è ancora chiaro se la regione farà parte del nuovo Stato o se resterà legata a Khartoum.

La comunità inter-nazionale spera che l'indipendenza porterà alla fine delle tensioni tra Nord e Sud, ma teme conseguen-ze nell'approvvigionamento di idrocarburi. Il Sudan Meridionale, infatti, è una delle regioni economicamente più depresse dell'Africa: infrastrutture, come strade asfaltate e aeroporti, mancano quasi del tutto e molti esperti ritengono che il Sud Sudan non sia ancora pronto a gestire au-tonomamente le risorse del suo sottosuo-lo.

Tensioni in Costa d'Avorio

Il presidente della Costa d'Avorio Laurent Gbagbo ha rifiutato di lasciare la guida del Paese, pur avendo perso le elezioni. Il suo rivale, vincitore delle elezioni presidenzia-li, Ouattara, ha ottenuto la maggior parte dei voti nella parte Nord dello Stato afri-cano. La maggior parte della popolazione ivoriana del Nord è costituita da immigrati dei paesi vicini, di etnia e religione diversa dagli ivoriani del Sud, che non li conside-

rano veri ivoriani. La Costa d'Avorio è divisa dal 2002, quando dei solda-ti provenienti dal Nord del Paese si sono ribellati allo Stato Maggiore e hanno marciato sulla capitale Abidjane. I ribelli detengono tutt'o-ra il controllo del Nord e, per que-sto motivo, Gba-gbo ha accusato i militari irregolari di aver condizio-nato il voto. Gli Stati Uniti e l'O-NU hanno racco-

mandato una rapida transizione di poteri, ma la crisi politica non sembra destinata a risolversi presto.

La Costa d'Avorio è anche il più grande produttore al mondo di cacao: produce, infatti, oltre il 40% del cacao totale. L'in-stabilità politica del Paese potrebbe cau-sare l'aumento del prezzo del cioccolato.

Tunisia in rivolta

Il presidente tunisino Ben Alì è stato co-stretto a lasciare il paese, a seguito delle proteste per la crisi economica scoppiate all'inizio dell'anno.

Ben Alì è rimasto alla guida del Paese per 23 anni, conferendo importanti incarichi di governo alla moglie e ai parenti. Dopo la fuga del presidente, la guida del paese è andata al primo ministro Gannouchi, che, secondo la costituzione, deve indire elezioni entro 60 giorni. Nel frattempo, il governo ad interim ha perso tre compo-nenti ancora prima di insediarsi: troppi, a detta dell'opposizione i rappresentanti del vecchio regime che hanno conservato un posto di governo.

Anche in questo caso la comunità interna-zionale auspica una rapida transizione democratica, temendo soprattutto la compromissione degli investimenti stra-nieri in Tunisia, principale partner com-merciale africano dell'Europa. Il 60% della produzione industriale tunisina, infatti, viene esportata in Europa.

Dilaga la protesta del Maghreb

La protesta tunisina si è subito estesa agli altri Stati del Maghreb, alla Giordania (dove re Abdallah ha nominato un nuovo primo ministro) e all'Egitto: qui milioni di manifestanti si sono riversati nelle piazze, per protestare contro il presidente Hosni Mubarak, alla guida del Paese da 30 anni. Le manifestazioni sono proseguite per 18 giorni, durante i quali il presidente egizia-no ha promesso maggiori libertà e dialogo con le opposizioni. Le promesse, però, non sono bastate e il presidente Mubarak ha rassegnato le dimissioni.

Mattia Serranò IIIB/5B

(art. 21). In caso contrario, ma questo probabilmente Battista non lo sa, ci pen-sa il codice penale (diffamazione a mezzo stampa, art. 596-bis cp). Non bastasse, delle plateali "invasioni di campo" (come amano chiamarle i garan-tisti da riporto) si verificano ogni volta che una delle due camere viene chiama-ta ad esprimersi sull'autorizzazione per l'uso giudiziario delle intercettazioni o per procedere nei confronti di uno dei suoi membri. Basti pensare che nella cosiddetta Seconda Repubblica, dal 1994 ad oggi, le richieste di autorizzazione all'arresto di parlamentari sono state tutte respinte. Per legge, il Parlamento non può negare nessuna autorizzazione

salvo che non venga dimostrato un fu-mus persecutionis. Cosa che non avviene mai, non essendoci stato mai nessuno in grado di dimostrare questa tesi. In com-penso, però, i parlamentari abusano spesso dei loro poteri sostituendosi ai giudici per garantire una giustizia fai-da-te ai loro colleghi. Costituzione alla ma-no, senza fumus persecutionis il Parla-mento si deve limitare a votare per l'ar-resto. Invece, puntualmente, deputati e senatori si sostituiscono ai giudici e sen-tenziano: tutti assolti. Fino a prova con-traria, però, il potere giudiziario non rientra fra le prerogative del Parlamento ma della magistratura. Così come non spetta al Parlamento stabilire la natura

di un reato. Eppure qualche giorno fa la Camera ha decretato il rinvio degli atti del "caso-Ruby" alla Procura di Milano perché la competenza sarebbe non del Tribunale ordinario ma del Tribunale dei ministri (Falso, naturalmente). Ma in questo caso nessun "terzista" è saltato in piedi per denunciare "l'assalto" della politica alla magistratura intimando al Parlamento "di restare all'interno delle proprie funzioni". Eccolo svelato, dun-que, il garantismo fasullo di questi "liberali" del cavolo, berlusconiani trave-stiti. Si chiama impunità. E con il garanti-smo non c'entra proprio nulla.

Claudio Fatti IIIF/5F

AFRICA TODAY

Page 4: L'OblòSulCortile_2011aFebbraio

ATTUALITÀ ANNO V — NUMERO I I I PAGINA 4

Cari lettori, vorremmo con questo articolo rendere noti fatti, avvenimenti e soprattutto dati per far chiarezza sull'ampio argomento che è la banca dello IOR (istituto opere religio-se). Sul numero di novembre de “L’Oblò sul cortile”, infatti, a pagina due, è stato pubbli-cato un articolo intitolato “Povero Cristo”, in cui vengono denunciati i segreti movimenti bancari di una presunta “banca Vaticana”. Sentendoci chiamati in causa abbiamo deciso di andare a fondo della questione. Abbiamo infatti avuto la possibilità di intervistare il gior-nalista Andrea Tornielli, vaticanista del quoti-diano “il Giornale”, direttore del giornale onli-ne “la Bussola quotidiana”. Vorremmo infor-mare i lettori che l'articolo pubblicato sul nu-mero di novembre non è altro che la ricopiatu-ra di un libro che emana teorie considerate da tutti “complottiste” intitolato “Tutto quello che sai è falso”. Adesso quindi vi presentiamo le domande e le relative risposte che abbiamo posto al nostro esperto.

Che cosa è la banca vaticana? Perché esiste?

La banca vaticana di per sé non esiste, nel senso che lo IOR non può essere considerato una vera banca. Lo IOR (Istituto per le opere di religione) è un istituto privato, interno alla Santa Sede, che amministra e gestisce beni mobili e immobili che gli vengono trasferiti o affidati da persone fisiche o giuridiche e che sono destinati a opere di religione e carità. Allo IOR vengono depositati gli stipendi dei dipendenti vaticani, come pure i beni di istituti ed enti religiosi. Il fatto che all'interno della banca vi siano i conti bancari di coloro che lavorano nella Città del Vaticano e nella Santa Sede non significa affatto che lo IOR tenga nascosti dei conti bancari che avrebbero altri-menti dei problemi di genere finanziario con le leggi dello Stato Italiano.

Che cosa vuol dire che la banca dello IOR è sempre stata ed è tuttora implicata in rici-claggio di oro nazista?

A questo proposito è necessario fare delle precisazioni. Nel 1946 un gruppo di nazionali-sti Croati filonazisti, chiamati Ustascia, porta-rono segretamente dell'oro in Svizzera. Que-sto scomparve improvvisamente all'interno dello stesso stato elvetico e non se ne seppe più nulla. Secondo il libro che avete citato all’inizio, quell'oro venne preso da un padre francescano, padre Draganovic, il quale lo avrebbe portato in gran segreto all'interno dello IOR. Va però ricordato che un grande storico, Richard Breitman, il quale nel 2000 per primo – grazie anche ai documenti scoper-ti negli archivi americani e inglesi – ricostruì la vicenda dell’oro rubato agli ebrei e depositato in Svizzera, nei suoi libri e nelle sue ricerche non cita mai responsabilità vaticane o dello IOR in questa vicenda. Denuncia invece le banche svizzere che per più di cinquanta anni nascosero l'oro rubato agli ebrei e mai restitui-to ai sopravvissuti o ai loro discendenti.

È vero che il Papa è l’uomo più ricco del mon-

do, e che non usa tutte le sue ricchezze per opere di carità?

Il Vaticano ha bilanci in rosso, anche per gestire il suo patrimonio artistico. Se questo è il criterio si potrebbe dire che il Re di Spa-gna è uno tra gli uomini più ricchi del mondo, perché il museo del Prado è suo. Il Papa è il sovrano della città del Vaticano, ma l’idea che questa ricchezza gli appartenga perso-nalmente è una cosa che non sta né in cielo né in terra. L’obiezione di contenuto è que-sta: la Chiesa dovrebbe essere povera. Una cosa è se la Chiesa ha patrimoni immobiliari enormi e non li usa bene, ma non si può considerare la pietà di Michelangelo o la cappella Sistina una ricchezza che dovrebbe essere venduta per dare dei soldi ai poveri. Innanzitutto perché i musei Vaticani conten-gono un patrimonio artistico che è messo a disposizione di tutti. E poi perché è innegabi-le che la Chiesa aiuti – in molti casi senza dirlo e senza farsi pubblicità – popolazioni colpite dalla povertà o da calamità naturali. Molti soldi transitati dello IOR hanno avuto e hanno queste destinazioni. Ma c’è un’obie-zione di fondo sulla quale vorrei dire qualco-sa. La sobrietà e la povertà – il cristianesimo non demonizza il denaro, ma il suo uso, che può essere morale o immorale, buono o cattivo, egoistico o solidale – non hanno tradizionalmente mai riguardato il culto litur-gico. Da sempre i cristiani hanno dedicato il meglio della loro arte e dei loro beni al culto divino, alla liturgia. C’è un passo del Vangelo che dice che Gesù e i suoi discepoli, per cele-brare l’ultima cena, andarono in una sala alta e ben addobbata, non per strada o in una grotta. Ma anche queste ricchezze e queste bellezze sono sempre state messe a disposi-zione di tutti. Perché chiunque poteva entra-re nella basilica di Assisi e vedere gli affreschi stupendi di Giotto. Il Papa, il ricco e il povero, chiunque può entrare in San Pietro e godere dei suoi tesori artistici (tra l’altro, come sa-prete, anche i musei vaticani hanno una do-menica al mese con l’ingresso gratuito). Il fatto è che la ricchezza è per il culto, perché per la Chiesa è quello il momento più alto. Comunque tante cose sono state vendute (Paolo VI vendette la sua tiara), e l’obiezione di fondo è abbastanza inconsistente.

Il caso del “cardinal” Marcinkus ha implicato anche lo IOR? e le supposte relazioni con la Massoneria?

Marcinkus (che non era cardinale, ma soltan-to arcivescovo) era presidente dello IOR, e la sua è stata una gestione della Banca Vaticana condizionata dall’accordo con Roberto Calvi, presidente del Banco Ambrosiano. Quando ci fu il crack del BA, il Vaticano, pur non ricono-scendosi responsabile nei confronti dei credi-tori, pagò 270 milioni di dollari d’allora di risarcimento. Marcinkus aveva fatto delle lettere di Patronage (assicurazioni di coper-tura) per delle esposizioni debitorie che ave-

va Calvi. Al momento del crack alcuni, sulla base di queste lettere, incolparono lo IOR, poiché aveva assicurato una copertura che non era stato in grado di sostenere. Pur non riconoscen-do la validità delle lettere la Santa Sede risarcì i creditori. Lo IOR di Marcinkus aveva dunque delle responsabilità, anche se non ci sono prove del fatto che Marcinkus fosse affiliato alla log-gia P2.

A fine articolo si dice che la Chiesa viola la normativa tenendo nascosti i suoi conti, in che senso?

Fino ad ora sono state in vigore le regole di uno Stato estero. Però proprio per evitare il ripeter-si di situazioni come quella accaduta negli anni del crac dell’Ambrosiano, o come quella di poli-tici imprenditori sfruttando amicizie ecclesiasti-che abbiano “lavato” denaro, lo IOR sta met-tendo in atto tutti i provvedimenti necessari per entrare nella White List delle banche, per cui non ci saranno più conti senza titolarità e tutto sarà rispettato cosi come avviene nelle banche che sono nella WL. Il 30 dicembre è accaduto un fatto importantissimo: il Papa ha promulga-to una nuova legge vaticana, estesa a tutti gli enti della Santa Sede (dunque non solo allo IOR), che accoglie tutte le più avanzate norma-tive internazionali antiriciclaggio e antifrode. È una decisione davvero epocale. Benedetto XVI ha anche istituito un’autorità di controllo chia-mata a verificare che tutti gli enti e gli organi-smi vaticani applichino queste nuove norme.

Detto questo, come può essere giudicato l’arti-colo?

L’articolo presenta una visione molto parziale della realtà. Le teorie dell’oro degli Ustascia sono definite teorie “complottiste” persino su Wikipedia. Il modo con cui è stato gestito negli anni lo IOR ha fatto molto discutere, vi sono state certamente delle operazioni opache, ma la Chiesa non ha mai agito come una multina-zionale.

Per concludere, quale può essere una posizio-ne intelligente e ragionevole di fronte a questi fatti che creano perplessità?

Come diceva Leone XIII aprendo agli studiosi gli archivi vaticani, la Chiesa non deve temere la verità. Siccome si sa che la storia della Chiesa è fatta “da un manipolo di santi, da un grande corpo molle di mediocri e una retroguardia di delinquenti”, c’è la possibilità di errori, anche di malaffare, e il cristiano sa che questa è una condizione che riguarda la vita di tutti. Non bisogna aver paura della verità, e ricercarla senza pregiudizi. Mi sembra che nell’ articolo ci sia una visione apocalittica che parte da un pregiudizio, tipicamente anglosassone, che raffigura il Vaticano come la sentina di tutti i mali e di tutte le trame oscure nel mondo. Ma certe affermazioni bisogna documentarle.

Dopo aver letto questo articolo alcune perso-ne hanno citato dei dati di origine ignota, se-condo cui il Vaticano possiede un terzo delle abitazioni in Italia. Continua a pag. 16

IOR IOR IOR IOR –––– BANCA VATICANA BANCA VATICANA BANCA VATICANA BANCA VATICANA

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ATTUALITÀ FEBBRAIO 2011 PAGINA 5

ghi italiani con un'emissione giornaliera di polveri superiore al tetto stabilito dalla legge, un buon 62% sia concentrato nella Pianura Padana. Se questi dati non basta-no ad accendere un campanello d'allarme forse lo farà il riferimento ad una realtà

familiare alla maggior parte di noi carducciani: la metro-politana. L'affollata e spesso ritardataria traghettatrice di studenti, infatti, si può fre-giare del titolo di "luogo più inquinato di Milano", con una concentrazione di 262 microgrammi del succitato pulviscolo in un metro cubo di aria; il numero in sé ci dice ben poco, ma se si considera

che il limite tollerato dalla legge è di 5 microgrammi quelle tre cifre assumono un significato decisamente preoccupante. Il problema ha assunto una portata tale

da costringere il sindaco Letizia Moratti a intervenire, vietando la circolazione di automobili nel comune di Milano in gior-ni stabiliti: il primo blocco del nuovo an-no è avvenuto domenica 30 gennaio dalle 8 alle 18, e ha toccato la maggior parte delle autovetture; l'iniziativa, a cui nes-sun altro comune dell'hinterland ha ade-rito, è stata riproposta secondo le stesse modalità la domenica immediatamente successiva, il 6 febbraio. Il piano della giunta Moratti, come prevedibile, è stato criticato dai comuni limitrofi e dall'oppo-sizione: «il piano anti smog della giunta Moratti è tardivo e insufficiente. I fatti dimostrano che quest'amministrazione non è stata in grado di migliorare la quali-tà dell'aria e il traffico di Milano» sostie-ne il candidato sindaco Pisapia, che pro-muove una maggiore regolarità e tempe-stività nell'istituzione di simili iniziative.

Dario Zaramella IA/3A

V ivere in una grande città come Milano, si sa, ha dei lati negativi, primo fra tutti l'onnipresente e sempre attuale problema dell'in-

quinamento. Chi non ha mai sentito parla-re di polveri sottili? Forse la loro sigla, PM10, può risultare sco-nosciuta ai più, ma in ogni caso il concetto è lo stesso: minuscole parti-celle di materia — sia essa di origine naturale o legata ad un'azione uma-na — presenti nell'atmo-sfera. Queste fantomati-che polveri si depositano lungo tutto l'apparato respiratorio fino ad arri-vare ai polmoni, andando quindi a compro-mettere la respirazione con rischi facilmen-te intuibili. Poste le dovute premesse, è inquietante notare come, tra i 48 capoluo-

Milano: dalla nebbia alle polveriMilano: dalla nebbia alle polveriMilano: dalla nebbia alle polveriMilano: dalla nebbia alle polveri

Povero Cristo: Sequel

I l diritto di replica è benvenuto per-ché, anche se sottilmente offensivo e tendenzialmente diffamante, par-te essenziale della democrazia.

Consiglio agli amici della seconda “C” (che non hanno ritenuto il giornalino degno dei loro nomi) una lettura più attenta, grazie alla quale non avrebbero riportato inesattezze ed affermazioni che non ho MAI fatto. Segnalo inoltre che le fonti citate sono varie e per lo più unanimemente utilizzate da chi non vuol partire con idee preconcette sulla mate-ria: sono infine compiaciuto che per il mio “povero” articolo sia stato disturba-to addirittura un vaticanista.

Dunque, per quanto riguarda il primo quesito che avete posto al dottor Tor-nielli, s’ha da fare una precisazione: l’Isti-tuto per le Opere Religiose sta tentando a tutti gli effetti di diventare una banca (tant’è che, come voi stessi affermate nel quesito quinto, sta applicando la procedura per entrare nella White List delle banche europee) e, con la richiesta formale dell’ingresso in questa lista, si pone automaticamente come un istituto di credito privato.

Per quanto concerne il riciclaggio dell’o-ro nazista, la storia andrebbe approfon-dita meglio in quanto molto complicata: per questioni di spazio, la citerò a grandi linee.

Nel lontano 1946 i Croati di cui parlavate nel quesito secondo depositarono il loro bottino sporco di sangue semita nella banca svizzera *** (per ovvi motivi non mi è stato concesso di pubblicarne il nome), banca che poi assegnò queste ricchezze al prelato Draganovic, molto legato all’allora presi-dente del Banco Ambrosiano Calvi, e le indagini si focalizzarono sul rapporto tra i due.

Nel terzo quesito v’è invece un errore di formulazione: nel precedente articolo del giornalino di novembre 2010 MAI s’è detto che il Papa è l’uomo più ricco del mondo; invero egli è tra i più ricchi (ben diverso!) ed influenti secondo i dati ufficiali di una nota rivista americana, che lo pone al quinto posto per potenza politico-sociale. TANTO-MENO HO MAI AFFERMATO CHE LE RIC-CHEZZE DELLA CHIESA NON SONO STATE USATE PER LE OPERE DI CARITÁ: questa falsità rappresenta un dato infondato e menzognero, esattamente come i dati ri-guardanti le percentuali di profitto della chiesa.

Parlate poi della chiesa che viola la normati-va vigente, non si deve aggiungere nulla: la banca vaticana viola la normativa vigente. È un dato oggettivo. Se il papa ha istituito una commissione antiriciclaggio a maggior ragione si saranno riscontrati illeciti.

Inoltre, cari lettori, il mio articolo tiene con-to della più pura ed oggettiva realtà, mi sono limitato a descrivere gli avvenimenti

per come sono stati oggettivamente ri-scontrati, senza omettere né tantomeno distorcere fatto alcuno: consiglio una pun-tigliosa lettura prima di giudicare.

Le parole citate di Leone XIII sono giustissi-me, e spero possano trovare riscontro nella realtà, esattamente come voi; ma mi preme di dire che io (tanto per cambiare! Ma siete sicuri di aver letto il mio artico-lo?) non ho mai detto castronerie “complottiste” come “il Vaticano ha un terzo degli edifici in Italia”. Falso, natural-mente.

Stesso discorso per la penultima domanda, forse la più assurda voce mai circolata sulla Chiesa: quando mai ho detto che l’80% dei guadagni viene trattenuto? I dati wikipedia sono certamente veritieri, e non sono mai stati contraddetti o deformati.

Il vostro commento finale lo lascio al giudi-zio dei lettori, ma da parte mia è agghiac-ciante non voler condannare i preti pedofi-li perché le vittime non saranno mai risar-cite. Agghiacciante.

Mai mi permetterei inoltre di pormi in superiorità nei confronti della Chiesa, se avete letto questo nelle mie parole, le avete travisate (il che mi par probabile, viste le numerose falsità che mi avete messo in bocca).

Molte grazie comunque per la risposta, ne sono onorato. Leo

Leonardo Rovere VE/2E

Smog a Milano

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ATTUALITÀ ANNO V — NUMERO I I I PAGINA 6

andando in questo modo incontro agli obbiet-tivi stabiliti in sede europe (Riduzione del 20% delle emissioni di CO2 entro il 2020). In realtà il nucleare serve unicamente a produrre ener-gia elettrica, che è pari solo al 20% dell’ener-gia totale utilizzata da un Paese, mentre il restante 80% è costituito da combustibili fos-silii. Se il governo s’impegna a coprire col nucleare solo il 5% dei consumi totali di ener-gia elettrica, e la prima pietra verrà posata nel 2013, il primo reattore entrerà in funzione sette anni dopo (Non si è mai avviato un reat-tore ex novo in un tempo così breve), ed en-tro il 2020 si ridurrebbero i tassi di CO2 solo del 5% . In compenso, però, l’anidride carbo-nica emessa nelle produzioni relative a tutto il ciclo, dalla costruzione delle centrali, all’estra-zione e la lavorazione dell’uranio, dal tratta-mento delle scorie, al futuro smantellamento dei reattori per obsolescenza, non è insignifi-cante. Che poi l’energia atomica sia vantaggio-sa per le bollette dei privati è tutto da verifica-re: la spesa per la costruzione di centrali nu-cleari con tutte le operazioni che ne conse-guono è davvero altissima. Solo per i quattro reattori che arriveranno in Italia dalla Francia è previsto un costo di 30 miliardi di euro! (che verranno pescati dalle tasche dei cittadini!). Senza tener conto delle spese aggiuntive (costante presenza militare, indispensabile per presidiare le centrali che potrebbero di-ventare bersaglio molto pericoloso di un at-tacco terroristico)... L’uranio 238, sottoposto a processi nucleari, si trasforma in plutonio, strategico per la costruzione di armi nucleari. Inutile dire che l’Italia, povera di carbone, metano e petrolio, non abbonda certo di ura-nio, che deve importare a caro prezzo passan-

do così da una dipendenza energetica all’altra. Inoltre la “terza generazione avanzata” non è nient’altro che una risposta al famoso inciden-te di Three Miles Island (Pennsylvania, 1979): presa d’atto di alcuni malfunzionamenti che avevano portato all’incidente. Ciò significa che sono stati apportati miglioramenti solo sul piano ingegneristico, il che non risolve nessu-no dei problemi del nucleare (esaurimento dell’uranio, gestione delle scorie, radiazioni). Per farlo bisognerebbe ripensare la fisica del reattore, a cui i fisici si sono interessati fino ai primi anni ‘60 e poi basta, ma finché questo non avviene questi problemi non si risolvono. Le centrali dunque sono sempre le stesse; di Epr non ne è stato fatto ancora nessuno. Ne stanno costruendo uno in Francia (a Flaman-ville) e uno in Finlandia (a Olkiluoto), ma non essendo ancora entrati in funzione come si fa a garantire la loro sicurezza? Le stesse agenzie per la sicurezza nucleare di Francia, Inghilterra e Finlandia ritengono non appropriate le ca-ratteristiche del software dal punto di vista del controllo di situazioni di emergenza! Lo smaltimento delle scorie radioattive, infine, costituisce forse il maggior problema per il pianeta e per le generazioni future. La fissione dell’uranio 235 (presente in natura solo nello 0,7%) trasforma, infatti, l’elemento in sotto-prodotti che risultano più radioattivi di quanto non lo sia già in natura l’atomo di uranio. So-no le radiazioni, però, la causa delle maggiori preoccupazioni sorte in seguito ai primi pro-cessi nucleari, infatti, in base alla loro intensi-tà, provocano danni più o meno gravi e irre-versibili a qualsiasi organismo vivente che entri in contatto con esse. Le scorie, scarto dei reattori nucleari, sono atomi di uranio modifi-

cati e non più riutilizzabili che vengono per-ciò accumulati in appositi contenitori isolan-ti, a loro volta collezionati nei piazzali dirim-petto alle centrali, in attesa di una sistema-zione definitiva. Tutt’oggi non sono stati ancora identificati siti geologici adatti ad accogliere tali scorie praticamente per un’e-ternità: esse, infatti, diventano inoffensive in un periodo di tempo incalcolabile (per di-mezzare la sua radioattività il plutonio im-piega 24.000 anni). Come si può pensare di aumentare sempre più un tale fardello per le generazioni future? Perché il presidente Berlusconi è tanto ostinato a voler persegui-re la sua strada pro-nucleare, se è talmente evidente che i pro di una tale scelta sono nettamente inferiori ai contro? È chiaro che in un Paese come l’Italia, con una densità di abitanti pari a 200/Km2, esposta a un alto rischio sismico, carente di abbondanti risor-se d’acqua dolce (necessaria per il raffredda-mento dei reattori delle centrali) e ormai priva di ingegneri nucleari, un progetto e-nergetico basato sull’energia atomica non ha più futuro. Appare evidente che la classe dirigente non miri più al bene dello Stato, ma sia invece legata a grossi impegni econo-mici: come al solito si punta all’annuncio per poter poi giustificare spese enormi per ricer-che e appalti (V. ponte sullo Stretto di Mes-sina). Dimezzare gli sprechi, invece, e incen-tivare le ricerche e la produzione di energia alternativa potrebbe davvero porre un rime-dio al problema della continua emissione di gas serra, senza contare che l’Italia otterreb-be finalmente un’indipendenza anche dal punto di vista energetico. Martina Brandi VE/2E

Energia nucleare? No, grazie!

Ci furono anche 4.000 casi di tumore alla tiroi-de, che si sarebbero evitati se la popolazione fosse stata avvisata del disastro e avesse assun-to la dose integrativa di iodio (necessaria per evitare i tumori). In ogni caso il 90% dei malati è guarito. Nell'industria siderurgica o tessile, il totale delle vittime giornaliere è pari alle cifre riportate sopra. Ma perchè dire di sì al nucleare? Perchè esso è l'unica vera alternativa ai combustibili fossili, ovvero gas, carbone e petrolio: materiali che rappresentano, ad oggi, ben il 77% dell'energia elettrica prodotta in Italia. Queste risorse (oltre ad essere molto inquinanti) si esauriranno nel giro di 50 anni, mentre sono presenti scorte di uranio nei giacimenti conosciuti per più di 100 anni. Inoltre esistono altri giacimenti detti "di scorta", oltre alla grandissima quantità di armi atomiche in via di smantellamento da parte di USA e Russia ed alle scorie in grado di essere riciclate dagli Epr, cioè i tipi di reattori che sa-rebbero presenti nelle centrali italiane. Faccia-mo ora un confronto: un solo reattore Epr po-trebbe illuminare una città come Milano per 60 anni. Avere lo stesso risultato utilizzando sola-mente energie rinnovabili significherebbe copri-

re 15.000 ettari di pannelli fotovoltaici (150.000.000m²) oppure installare oltre 3.000 pale eoliche, ognuna delle quali supera i 100 metri di altezza e gli 80 di larghezza, inoltre una centrale nucleare produce energia 24 ore al giorno, 365 giorni all'anno, mentre un pan-nello solare può lavorare 1.000/1.500 ore l'anno ed una pala eolica 2.000/2.500. E come tutti sappiamo l'energia elettrica non è imma-gazzinabile, quindi servono impianti in grado di produrre energia quando serve, e non quando il meteo lo consente. Di fatto, dun-que, le energie rinnovabili non sono parago-nabili a quella nucleare. Parliamo ora dei ri-schi riguardanti la vita in prossimità di una centrale e del problema dello smaltimento delle scorie. Uno studio fatto dall'istituto na-zionale americano del cancro ha esaminato tutti i casi di tumori e leucemia che si sono verificati nelle 107 contee ospitanti impianti nucleari, ed è emerso il "paradosso del lavora-tore della centrale atomica": poichè infatti le persone addette sono costantemente control-late, si fa molta prevenzione, e vengono indi-viduate e curate più malattie. Inoltre le radia-zioni non sono mostri artificiali, ma sono pre-

senti in natura; compiendo un volo inter-continentale si è esposti alla stessa quanti-tà di radiazioni che si subisce vivendo ac-canto ad una centrale nucleare per 10 anni. Le scorie sono il solo problema da affrontare, ma anche in questo caso ci sono varie soluzioni. Non tutti sanno, infat-ti, che i tipi di rifiuti radioattivi sono tre e che il 90% di essi può essere riutilizzato dalla centrale. Del 10% rimasto, dunque, un’ulteriore percentuale perde la sua ra-dioattività dopo un periodo massimo di pochi anni per il primo tipo e di pochi de-cenni per il secondo. Solo una minima parte deve essere confinata permanente-mente o trasmutata, cioè trasformata in un'altro elemento della tavola periodica (poco o non del tutto radioattivo) tramite una serie di irraggiamenti e processi fisici. La Germania ha 20 centrali nucleari e la Francia 58. L'Italia è l'unico paese del G8 a non avere l'energia atomica. Tutto il mon-do industrializzato è irragionevole e ottu-so, o forse sarà che i terribili rischi dipinti dagli ambientalisti non ci sono?

Giovanni Fumagalli VE/2E

Si al nucleare!

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ATTUALITÀ FEBBRAIO 2011 PAGINA 7

Io sono una donna, vivo in bilico: se cado mi faccio male.

«Le statistiche dicono che una donna su tre vive come vivo io, in bilico. È vero, io sono un’equilibrista, sono stata addestrata a farlo, cammino su un filo, procedo attenta per evitare i passi falsi perché so che se sbaglio, se non presto attenzione, mi faccio male» La religione, la società, la televisione pullulano di discriminazioni nei confronti delle donne. San Paolo, in una lettera ai Corinzi, scrisse: "L'uomo non deriva dalla donna, ma la donna deriva dal-l'uomo; nè l'uomo è nato per la donna, ma la donna è nata per l'uomo"; la donna doveva tacere nelle assemblee pubbliche ed era sottomessa al proprio mari-to. Nel corano si dice che l'uomo ha autorità sulla donna, per la superiorità che ha concesso Allah all'u-no sull'altra. E ancora que-sta, se accusata di atti infa-mi, doveva essere rinchiusa in casa finché non morisse di fame; le donne di cui si temeva l'insubordinazione meritavano di essere pic-chiate. Lo spettacolo teatra-le "Home sweet home", riflessioni sulla violenza domestica, è visto con gli occhi di un bambino, che racconta gli abusi subiti dalla madre da parte del padre; l'inizio è calmo, "quotidiano", comune a tutti, con piccole discussioni, apparente-mente di poco conto, fra conviventi, mentre un improvviso stra-volgimento del clima teatrale porta allo sfociare della violenza, spiata dal bambino. Dal buio emerge la voce dell'uomo, mentre viene proiettato un video in cui compare solamente la donna, supplicante, livida; il pianto rompe le urla dell'uomo, seguono le sue derisioni verso la donna, fino ad un apparente ritorno alla quiete iniziale. Mi ha colpito il dialogo tra il figlio e la madre, che tristemente gli raccomanda di avere mani buone, a differenza del padre, e di costruirsi un sogno con esse. La madre, disperata, si reca in questura, ma, prima di firmare la denuncia, sperando in un cambiamento del marito, decide di tornare a casa, e quindi alla violenza. La storia è comune a molte altre: segreta e accecata da un amore che ormai non esiste più...

«Il tanto amato principe azzurro si trasforma poi in un mostro»

Non è semplice, per una donna maltrattata, distaccarsi dal proprio compagno, poiché si crea un rapporto di dipendenza tra i due. - Home sweet home, Quelli Di Grock

Alessandra Venezia IVB/1B

La donna media nei media.

«La maggior parte delle persone che guardano la TV hanno questa stessa come unico mezzo di informazione. Da 30 anni la TV ha monopolizzato il nostro immaginario, trascinandoci in un modello unico e facilmente manovrabile. Le feste di Arcore sono il risultato di questi 30 anni di televisione». Palasharp, 5 febbraio 2011 - Dopo un'introduzione, Lorella Zanardo, fondatrice de "Il corpo delle donne", ha proiettato 3 minuti di scene televisive scelte per rappresentare l'umiliazio-ne femminile in TV. Una showgirl molto emergente risponde

alle domande di alcuni bambini: una le chiede se è rifatta; la showgirl e il presentatore scherzano con la bambina, la incitano, la deridono in modo che lei non possa capire, le chiedono se da grande voglia rifarsi i seni per essere più bella. Cambio di tra-smissione rapidissimo, una ragazza in slip penzola appesa insie-me a prosciutti in una macelleria, un ragazzo le stampa due tim-bri da carne sui glutei; flash, altra trasmissione: il conduttore chiede ad una spettatrice se "ha lasciato a casa le tette", poi insulta una velina-riempi-scena dicendo che non ha il cervello, le tira il microfono in testa; altra scena, due conduttori esortano una ragazza seminuda a girarsi perchè le vogliono "dare un'oc-chiatina"; una conduttrice poi presenta, su testuali parole, le "bocce" di due veline. Le 9000 persone del Palasharp sono mu-te, sconvolte, troppo offese per dire qualsiasi cosa; improvvisa-mente si sollevano dei "Basta!" di disgusto, cala una cappa di tristezza sugli ospiti e sugli spettatori. Radio Radicale ha ripreso interamente l'intervento e il video, disponibile su www.ilcorpodelledonne.net. Il video inedito, come il documen-tario, che è stato proiettato anche nel nostro liceo durante una plenaria, sono esempi della situazione della donna media nei media: uno stupido oggetto sessuale. La donna inutile, con fun-zione semplicemente estetica, come una "grechina", una corni-cetta, volta a risvegliare con le sue curve la libido degli ultracin-quantenni rincasati dopo una stancante giornata di lavoro, e a mantenere la loro attenzione solamente su quel canale. «I ra-gazzi e le ragazze cercano modelli a cui ispirarsi, di uomini e donne che non hanno bisogno di nascondere i loro volti dietro a maschere di perenne giovinezza» Lorella, alla manifestazione, ha parlato di un concetto molto importante, in cui anche io ero solita identificarmi, prima di conoscere "Il corpo delle donne": «A coloro che mi dicono che "basta spegnere la televisione", rispondo che lo "spegnere la TV" è un atto elitario: spegne la TV chi conosce il piacere di un libro, il piacere di stare soli con se stessi; oggi la maggior parte degli italiani non sa spegnere la televisione». Spesso i genitori tengo-no i figli appiccicati allo schermo per farli stare buoni, o sono in prima persona teledipendenti. E' per questo che il fenomeno mediatico in Italia deve cambiare! «Un altro corpo è possibile oltre a quello imposto dalla dittatura dei Media. Anche attraverso la liberazione dei corpi, oggi incate-nati e resi fragili e così più inclini alle leggi del mercato, daremo il via ad un reale cambiamento, poichè questa prigionia trenten-nale ha bloccato un'energia che potrebbe in futuro essere formi-dabile».

Eleonora Sacco IF/3F

La donna oggi, in ItaliaLa donna oggi, in ItaliaLa donna oggi, in ItaliaLa donna oggi, in Italia

Lorella Zanardo al Palasharp, foto di Eleonora Sacco.

Locandina di “Home sweet home”.

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ANNO V — NUMERO I I I PAGINA 8 CRONACHE CARDUCCIANE

Per i fotografi che, nella precedente edizione, non erano riusciti ad acchiappare nè buoni bar nè menzioni speciali, abbiamo in-detto un sequel, a scopo prevalentemente vendicativo (Il nome

dovrebbe aiutare…), del Concorso Fotografico, sempre a te-ma libero (C’è chi li ama e chi li odia, ma viene sempre e co-munque premiata la fantasia e l’originalità, ovviamente co-

niugata al punto giusto con la tecnica foto-grafica), ma invernale. Le partecipazioni sono state sempre numerose, e altrettante le foto degne di menzione; per motivi prati-ci e tempistici abbiamo preferito sostituire la giuria (Professore di Arte, Carducciano e Non Carducciano) con tutti I Redattori (Referenti Esterni esclusi). Semplicemente si è chiesto di votare, con un massimo di due preferenze, le foto che fossero più ine-renti al tema ma al contempo originali e piacevoli, conteggiando composizione, ef-fetti di scatto, soggetti, accostamento dei colori e sensazioni trasmesse. E, dopo lun-ghi giorni di meditazione, si è finalmente giunti ad una classifica… Purtroppo il pre-mio questa volta sarà “solamente” gloria eterna (Anche il vostro Oblò ha le tasche vuote), ma speriamo vi faccia comunque

CONCORSO FOTOGRAFICO

---- La Vendetta La Vendetta La Vendetta La Vendetta ----

I classificata: Gaia De Luca di IIH/4H

II classificata: Aldebaran Alidori di IIIB/5B

III classificato ex aequo: Arturo Cerizza di IC/3C

III classificato ex aequo: Carlo Simone di ID/3D

Sempre di Gaia De Luca, terza classificata ex aequo ↓

piacere vedere i vostri capolavori stampati sul giorna-lino della scuola. Da oggi inoltre sono visualizzabili sul profilo “Oblò Sul Cortile” di Facebook le foto di tutti partecipanti. Un grazie di cuore a tutti! Eleonora Sacco IF/3F

Page 9: L'OblòSulCortile_2011aFebbraio

FEBBRAIO 2011 PAGINA 9 CRONACHE CARDUCCIANE

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A nche quest'anno la sezione concertante del Carducci ha ripreso la sua attività di gran carriera, dando il via a una

serie di incontri musicali, ognuno dei quali incentrato su uno dei generi che nel tempo hanno caratterizzato la storia della Musica.

Il primo dei generi trattati è stato il ba-rocco. L'incontro, tenuto da alcuni membri dell'Orchestra Carducciana (nonché virtuosi strumentisti!), si è svi-luppato con l'esecuzione di alcuni brani dei più conosciuti compositori dell'epo-ca, seguiti da una rapida spiegazione che aiutava a identificare in essi le ca-ratteristiche del genere. La preparazio-ne dei musicisti e la chiarezza delle loro spiegazioni hanno trasformato la lezio-

ne in un piacevole pomeriggio musicale. L'esperienza è assolutamente da ripetersi, trascurarla potrebbe significare una grave lacuna nella vostra cultura musico-carducciana! Oltre ad acquisire nuove nozio-ni, ciò che più caratterizza tali incontri sono le esecuzioni dal vivo, dietro alla cui prepa-razione c'è la volontà di condividere con altri studenti la passione per la musica!

L'estetica barocca musicale del primo Sei-cento ragiona su ciò che tale periodo ha voluto esprimere: la negazione stessa delle regole e delle certezze, la loro asimmetria, il contraddire, lo stupefare, il meravigliare. Ha scopo di stupire e meravigliare il pubblico, con un ampio sfruttamento dell'abbellimen-to. In tale periodo si sviluppò in Europa la musica strumentale (sonate, concerti, ecc.) e si consolidò quella operistica. Possiamo

affermare che “bello” diventa sinonimo di “vero” (pochi anni prima “bello” era ciò che non sembrava né del tutto vero né del tutto falso: il “verosimile”). Nasce così una musica il cui scopo è quello di descrivere sensazioni, immagini, fenomeni ed eventi in musica. I compositori del periodo ba-rocco attualmente più noti al grosso pub-blico, grazie ad una vasta produzione con-certistica e discografica nel corso degli ultimi cinquant'anni, sono gli italiani Clau-dio Monteverdi, Antonio Vivaldi e Ales-sandro Scarlatti, i tedeschi Bach e Händel, l'inglese Purcell, e numerosi altri composi-tori di grandissima notorietà ai loro tempi, come Girolamo Frescobaldi, Heinrich Schütz, Arcangelo Corelli, Dietrich Buxte-hude e Georg Philipp Telemann.

Flora Fontanelli VA/2A e Martina Brandi

“Basta che funzioni”, oltre che il titolo di un film (che non a caso ha come protagonista un fisico), è la filosofia dei fisici contempora-nei: hanno rinunciato a pensare che la scien-za possa dare una spiegazione sensata alla realtà e ritengono che le loro teorie siano valide se “funzionano”, cioè se riescono a prevedere quello che accadrà con una buona approssimazione. A me sembra il criterio migliore per valutare la cogestione di gen-naio, anche perché l’ho imparato in questa occasione.

Quest’anno le cose sarebbero cambiate radi-calmente dall’anno scorso: 6 giorni divisi in due tranches e unione di attività alternative con la settimana di recupero/approfondimento. I propositi erano ottimi, l’organizzazione impeccabile, la partecipazio-ne maggiore di quella degli anni scorsi (sia da parte dei docenti che da parte degli studenti)… Tuttavia un esperimento così complesso non è ovvio che riesca al primo colpo.

Dopo l’approvazione del progetto si è subito cominciato a raccogliere proposte sui gruppi da tenersi. All’inizio di Dicembre sono stati distribuiti nelle classi i fogli per le preiscrizio-ni. Qui si sono presentati i primi problemi: non tutti i fogli sono stati restituiti compilati correttamente. Dopo il lavoro (estenuante!) di trascrizione delle preiscrizioni sui registrini ufficiali, svolto dai volontari (il potente eser-cito dei volontari della cogestione!), si è pas-sati (prima delle vacanze di Natale) alle iscri-

zioni (e anche qui le imprecisioni di cer-te classi non hanno certo semplificato la situazione). I volontari hanno trascritto (e in molti casi riscritto) il tutto sui regi-strini, fino a lunedì 10, il giorno del rien-tro a scuola, in cui si è tentato, con scar-so successo, di informare quando e dove si sarebbero tenuti i vari gruppi.

Con scarso successo perché le vacanze, portatrici di oblio, avevano fatto scorda-re ai più perfino a che gruppo si fossero iscritti (io per primo), e non è bastato l’aver pubblicato la lista di tutte le iscri-zioni su facebook: martedì in tanti non sapevano che fare.

Oltre a “Ma a cosa mi sono iscritto? Ma in che aula è il mio corso?” si sono sen-tite frasi come: “Ma quando mai mi sono iscritto all’approfondimento sulle proprietà dei parallelogrammi? Ma che noia il corso di recupero di greco, piut-tosto…quali film ci sono? Ma non c’è nessun recupero per le 4 materie che ho insufficienti! Ma che infamata essere segnati assenti se si va in un gruppo a cui non si è iscritti…io mica facevo sul serio quando mi iscrivevo!”.

Si è temuto un disastro, un’evasione di massa, un’emergenza umanitaria…

Però, dopo i primi minuti di smarrimen-to, ognuno ha trovato un posto dove andare (nonostante spesso non fosse quello prestabilito) e non è rimasto

nessuno a vagare per i corridoi.

Nei giorni successivi, la situazione, ben-ché in pochi abbiano tenuto conto delle iscrizioni, è andata migliorando. I parte-cipanti sembravano interessati, gli e-sperti soddisfatti: la cogestione, per chi più e per chi meno, sembra essere stata utile. E pur con malfunzionamenti, erro-ri di calcolo e potenze del caos avverse, l’esperimento ha funzionato (con buona approssimazione).

Quindi abbiate fiducia: il 18, 19, 21 mar-zo avremo un fantastico secondo turno!

Dario Elio Pierri IIIB/5B

“BASTA CHE FUNZIONI”

Bilancio del primo capitolo della grande cogestione di quest’anno.

Riccardo Toso e Marco Membretti, gruppo di Blues. Foto di Giulia Cammarata IIID/5D

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ANNO V — NUMERO I I I PAGINA 10 CULTURA

N on è possibile catalogare la pop art come una vera e pro-pria corrente artistica: si tratta piuttosto di un movimento

culturale, all’interno del quale viene messa in scena un’opera, protagonista ed emble-ma dell’artista stesso. Il privato diventa pubblico e passa attraverso una forma di comunicazione globale. L’ossessione del singolo è esposta in un’opera d’arte e cir-condata dalle iconografie riferite al singolo elemento. La cultura new pop è immersa in un mondo po-stmoderno che rifugge qualsiasi definizione appropriata, in una società in perenne cambiamento che ci porta a smantellare le nostre sicurezze, a una vita “liquida”, fre-netica, costretta ad adeguarsi alle attitudini del gruppo, della società, del globo, per non sentirsi esclusa, strana, vecchia. Cambiano conti-nuamente i gusti, gli atteggiamen-ti, le opinioni. Sopra tutti si impone un nuovo modello antropologico: l’homo eligens, un uomo che sce-glie perennemente, che si reinven-ta, che è ogni giorno irriconoscibile rispetto a prima. “Panta rei”, dice-va il nostro caro Eraclito. Dunque anche il pop cambia: l’immediatezza di quest’arte consiste nel racchiudere in un’immagine una iconografia popolare comprensibile a tutti, in grado di far riflettere ma al con-tempo di provocare un piacere estetico. Pochi ormai sostengono di apprezzare l’arte contemporanea: i più affermano di non capirla, ma forse il problema è la posi-zione in cui ci poniamo di fronte a un’ope-ra d’arte, poiché troppo spesso il nostro sguardo è critico e ricco di disprezzo. Cosa cerchiamo, quindi, in un’opera?

L’uomo occidentale, ossessionato dalla bellezza, dal benessere, dalla giovinezza, dalla prestanza e dal presente viene catturato e impresso nelle immagini della nuova pop art. Un’iconografia deri-vata da tatuaggi, fumetto, cartoni ani-mati e manga che interagiscono con personaggi storico politici, televisione e cinema di serie B, il tutto racchiuso da una visione consapevole del passato. La

cronaca del presente infatti non può essere attuale se non viene inserita al-l’interno di una precisa definizione stori-ca confrontandosi con l’arte passata e raccogliendo le prime scintille dell’arte futura. Nei quadri new pop si intravede una cultura ibrida, onnivora, che postula l’eguaglianza di tutte le culture e al con-tempo sfugge a qualsiasi definizione che la racchiuda in una particolare etnia-/religione/politica. Non è semplice co-smopolitismo: si tratta della volontà di questi artisti di mescolare elementi ap-

partenenti a diversi patrimoni di conoscenze, operando una scelta. Si sceglie che cosa si desidera comunicare, senza escludere il re-sto, scivolando sopra le definizioni, creandosi una identità artistica immediata e fulminea. L’artista Dario Arcidiacono è solo un esempio degli innumerevoli personaggi che rendono quest’arte non solo intrigante, ma anche piacevole, eccitante, immediata: con i suoi disegni stilizzati di mostri in giacca e cravatta

ironizza sulla cronaca mondiale, cre-ando un’allegoria di buffe caricature che portano il vivido segno di un profondo amore per il fumetto, mez-zo di comunicazione istantaneo e tempestivo. Come scrive lo scrittore Franco Bolelli in Cartesio non balla, “se la cultura pop è definitivamente superiore, non è semplicemente perché è più energetica, più diver-tente, più sexy, più comunicativa, più globale. […] No, se la cultura pop è definitivamente superiore, è perché essa – innanzitutto quella più avan-zata – sta creando nuovi valori, più pieni, più abbondanti. […] Toglietevi allora dalla mente che il pop rappre-senti la perdita o la deriva di senso. La più inventiva cultura pop è mille

volte più ampia e più coraggiosa di quel mi-nuscolo microcosmo concettuale che ruota intorno a deturpamento, simulazione, este-tizzazione del banale.”

Aggiungerei: osservatela, se volete davvero amarla/odiarla, gustatela e ingurgitate que-st’arte in ogni sua più bizzarra espressione. Ma soprattutto ricordatevi che, come disse Andy Warhol, “I’m afraid that if you look at a thing long enough, it loses all of its mea-ning!”

Silvia Ainio IIE/4E

New Pop, italiano e nonNew Pop, italiano e nonNew Pop, italiano e nonNew Pop, italiano e non

THE TRUMAN SHOW THE TRUMAN SHOW THE TRUMAN SHOW THE TRUMAN SHOW

E se fosse tutto una finzione? E se tutte le persone intorno a noi fossero degli attori? La nostra casa, il nostro quoti-diano, la nostra vita, fossero artefatti? Come sarebbe scoprire che tutto ciò che ci circonda è finto e controllato

da altri, dopo aver pensato per trent’anni che fosse tutto reale? Questo è ciò che è successo al protagonista del film “The Truman show”, Truman Burbank, che è stato adottato dal Network. Tutta la sua vita, fin dalla nascita, è stata diretta dal regista Christof, che lo ha scelto tra quattro gravidanze indesiderate e lo ha portato subito sul set del film. Il regista decide su tutto, anche sull’incon-scio del ragazzo; infatti gli procura grazie ad un incidente in barca, in cui Truman perde il padre, la paura dell’acqua. In questo modo il protagonista è costretto a rimanere nella cittadina di Seahaven, completamente circondata dall’acqua, all’interno di un enorme

studio cinematografico. Tutte le persone che lo circondano sono attori, perfino la madre, attrice spietata, la moglie e il migliore amico. Tutti seguono il copione a loro affidato, ma ai tempi del liceo, Truman incontra una ragazza di nome Lauren nella finzio-ne, Sylvia nella realtà, che tenta di rivelargli tutta la verità, ma che grazie alla perfetta organizzazione della produzione, viene subito cacciata dal cast, con la scusa di una partenza per le isole Fiji. Truman, innamorato della ragazza, sognerà a lungo le Fiji, ma grazie alla paura dell’acqua e alle (finte) responsabilità, da-tegli dalla moglie, non riuscirà mai a lasciare l’isola. Questo desi-derio resterà però sempre vivo in lui e Truman per ciò tenterà più volte la fuga, soprattutto dopo aver percepito qualche stra-nezza in questa sua vita. Dopo una prima fuga rivede il padre, dato per morto, dopo l’incidente in barca, grazie a questo

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PAGINA 11 FEBBRAIO 2011 CULTURA

A distanza di cinquant’anni dal-l’ultima esposizione Salvador Dalì è tornato a Milano in una mostra che ne rivela aspetti

nuovi e meno noti al grande pubblico. Le opere introdotte, infatti, non sono tra le più famose e intendono documenta-re la parte sp ir i tua le, f i n a n c h e m i s t i c a , dell’artista che ha subi-to influenze di moltissi-mi stili di-versi, spa-ziando dalla cultura clas-sica all’a-vanguardia. Dalì sostiene più volte di esse-re l’emblema del surrealismo e per questo si dimostra un artista sicuro delle proprie capacità, anche grazie all’appoggio che ha sempre trovato nella moglie Gala, il cui legame profondo si può desumere da mol-te sue opere. È stata infatti la musa ispira-trice dell’artista, come si nota nel dipinto

“La mano di Dalí” , nel quale la raffigura come una statua greca dall’aspetto bello e prosperoso, nonostante la tarda età che essa aveva al momento del dipinto. Per-

tanto, alla morte di Gala, egli sembra non avere più una ragione di vita e le sue ope-re diventano sempre più vuote, con sce-nari desolati e inquieti, sfiorando, con “Il rapimento di Europa” , perfino l’astratti-smo che si era tanto impegnato a disprez-

zare. Vivendo tra il 1904 e il 1989 subisce l’influenza delle due guerre mon-diali alle quali, nella mostra, è stata dedicata una stanza chia-mata Stanza del Male, nella qua-le spicca “Il volto della guerra”, un dipinto che rap-presenta il ter-rore sul viso di

un teschio, in cui l’immagine è riproposta più volte in scala per esaltare l’orrore del-la guerra. In questa stessa stanza e in par-ticolare nel dipinto “Idillio atomico e ura-nico melanconico”, emerge anche il cre-scente interesse dell’artista per le disa-strose conseguenze che ha avuto la bom-ba atomica di Hiroshima e Nagasaki. Dalì, infatti, è rimasto profondamente turbato e allo stesso tempo at-tratto dalle conseguenze cata-strofiche che ha avuto questo

atto di guerra e la paura che gli ha trasmesso l’ha portato a interessarsi ad argomenti, come la fisica nucleare, diventati poi per lui una fonte di ispirazione. In alcuni dipinti si mostra come l’importanza dei temi delle opere di Dalì emerga nella ricercatezza delle tecniche che utilizzava. Nel dipinto “Spagna”, ad esem-pio, Dalì affronta il tema del

conflitto civile spagnolo

e, su uno sfondo di soldati che combat-tono, si intravede una figura di donna i cui lineamenti sono evidenziati dagli stessi piccoli uomini in lotta fra loro. Molto originale è l’opera “Viso di Mae West utilizzabile come appartamento surrealista” , allestita in collaborazione con l’amico architetto Tusquets. I tratti del volto dell’attrice sono rappresentati in una stanza: il divano è a forma di boc-ca, due quadri rappresentano gli occhi, un mobile è a forma di naso e i capelli incorniciano l’ambiente. Nell’ultima sezione della mostra chiama-ta Epilogo fantastico vengono mostrati i dipinti emersi dalla collaborazione dell’-artista con Walt Disney, riuniti poi per creare un cortometraggio, “Destino”, incentrato su una ballerina in cerca dell’-amore, che sembra trovare nell’incarna-zione del tempo. Solo attraversando un mondo surrealista fatto di giochi pro-spettici e orologi molli, riuscirà a rag-giungerlo fino a diventare parte di lui. La mostra, esposta a Palazzo Reale per più di tre mesi ha portato 330mila spet-tatori ad avvicinarsi all’animo enigmatico dell’artista surrealista per eccellenza.

Chiara Conselvan VE/2E

““““Il surrealismo sono ioIl surrealismo sono ioIl surrealismo sono ioIl surrealismo sono io””””

Incontro riesce a superare la sua paura del mare. Gli spettatori del film, che lo seguono accanitamente dalla sua nascita 24 ore su 24, lo appoggiano, poiché è l’unico ad essere vero, reale, spontaneo nello show. Il regista dello show crede di aver fatto veramente una buona azione nel creare un mondo perfetto tutto per Truman e lo si capisce da queste sue parole: “Siamo veramente stanchi di vede-re attori che ci danno false emozioni esauriti da spettacoli piro-tecnici ed effetti speciali. Anche se il mondo in cui si muove è in effetti per certi versi fittizio, simulato, non troverete nulla in Truman che non sia veritiero. Non c'è copione, non esistono

copie; non sarà sempre Shakespeare ma è autentico, è la sua vita”. Lo show è interamente ripreso da telecamere nascoste, per rendere ancora di più l’effetto che sia tutto diretto da qualcuno di esterno, il Creatore, ossia il regista. Il protagonista è interpre-tato da Jim Carrey, noto per i suoi film comici, ma perfettamente adattato a questo film comico/drammatico, affiancato dal regista Peter Weir. E come direbbe il protagonista: “Casomai non vi rivedessi... buon pomeriggio, buona sera e buona notte!”

Chiara Mazzola e Claudia Chendi IVB/1B

“Idillio atomico e uranico melanconico”

“Il volto della guerra” “La mano di Dalí”

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PAGINA 12 ANNO V — NUMERO I I I CULTURA

Q uanti conoscono l’ambiente musicale carducciano? La nostra scuola grazie all’inizia-tiva di alcuni studenti dall’an-

no scorso può vantarsi di un’orchestra, che si è già esibita più volte con succes-so. Ma l’esperienza musicale del nostro liceo non si limita ad essa, ci sono anche svariati gruppi che si sono esibiti nei due concerti tenuti in cortile e in aula magna, e tuttavia quelle esibizioni sono solo una picco-lissima parte del lavoro die-tro a ogni band. Questa rubrica, che consisterà in una serie di interviste ai musicisti car-ducciani (e non), nasce pertanto con l’intento di far conoscere meglio i gruppi emergenti ed esplorare più a fondo i progetti musicali che vi stanno dietro.

I primi intervistati per l’Oblò saranno i Red Room, gruppo alt-rock che si è esibi-to ad entrambi i concerti al Carducci e che ha avuto le prime origini proprio tra le mura di questa scuola. Il musicista interpellato è il chitarrista Stefano Fiori, membro dell’attuale 4C.

Come si sono formati e come sono ora composti i Red Room?

S: Ora siamo formati da cinque bellissimi elementi e ci troviamo nella seconda era del gruppo: abbiamo già attraversato una prima fase in cui ero presente, insie-me ad Albi (Alberto Trovato, chitarrista), (Daniele) Zanzi (Batterista) e la Lenny (Elena Bemporad, bassista). Il primo nu-cleo si è formato in maniera abbastanza organica. Tutto è nato da Albi e Lenny che vengono da un gruppo precedente. Zanzi si è aggiunto grazie a Damon (Arabsolgar, gliel’han soffiato), io son stato reclutato al parco quando casual-mente stavo suonando con l’acustica. La sera stessa ho partecipato alle prime prove, senza cantante, una cosa molto spontanea.

Come nascono le canzoni dei Red Room, chi le compone e chi scrive i testi?

S: In teoria non esistono restrizioni; nei fatti Albi scrive le basi delle canzo-ni ma soprattutto i testi, perché per quanto riguarda la musica lui porta alle prove un’idea e in quanto gruppo

insieme cerchiamo di mettere quello che sappiamo fare nella canzone, un po’ come se avessimo materia grezza da rifinire. Non credo che le canzoni siano mai rimaste le stesse per molto tempo.

Quali sono le maggiori influenze mu-sicali e non?

S: Influenze non musicali non saprei bene... le mie influenze musicali sono piuttosto varie, io definirei il genere “rock alternativo”, anche se non mi piace come definizione, non vuol dire niente, in fondo tutto è alternativo a tutto. Le nostre influenze sono tantis-sime, per esempio ci sono i Justice e i Prodigy, che non c’entrano niente con gli Smashing Pumpkins, un gruppo che ci ha ispirato tanto. Tutto quanto va a formare un bagaglio musicale passivo, che influenza la musica che suoniamo. Direi comunque in particolare tutta la nuova scena musicale anni ’90, molto grunge e musica cosiddetta new wa-ve, sia italiana che estera.

Da cosa deriva la scelta di “Red Room” come nome del gruppo?

Eh è una cosa abbastanza interessan-te, è stato come tutto abbastanza

casuale. La cosa più difficile è stata tro-vare un nome che non fosse proprio casuale, ma che desse un’idea di cosa stesse succedendo. Anche il contesto in cui è stato scelto è abbastanza bizzarro: è la classica situazione di brain-storming a un tavolo di un pub, sparavamo tutto quello che ci passava per la testa. Di

solito dopo un po’ di stupidag-gini arrivano le buone idee, ma quelle tardavano ad arrivare. Poi abbiamo trovato un filo conduttore, che ci ha portato a parlare di film, quelli macabri, tipo Shining, e siamo giunti a “Redrum”, “murder” scritto al contrario, e suonava bene. Inol-tre l’immagine di una stanza rossa è suggestiva.

Sono disponibili delle registra-zioni delle vostre canzoni o lo saranno presto?

S: Lo saranno presto, ma non posso dire altro.

Quali sono le tua aspirazioni riguardo al gruppo?

S: in questo gruppo suono da tanto tem-

po e voglio restarci ancora molto. Il mio

obiettivo è fare molti concerti perché è

sempre stato quello che mi è piaciuto di

più.

Giuliano Pascoe III I/5I

Intervista ai “Red Room”

Stefano Fiori alla chitarra

I Red Room in concerto.

Foto di Gabriele Carbone

Foto di Gabriele Carbone

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FEBBRAIO 2011 PAGINA 13 CULTURA

I n tempi in cui i cine -panettoni o altri squallidi derivati dalla dubbia comicità sembrano l'unica produzione sul fron-te cinematografico italiano,è bene far

luce su quali sono,invece,gli artisti più o meno emergenti del Belpaese. Stavolta è il turno di Giorgio Diritti. Bolognese classe '59, Diritti spazia un po' nelle scene,passando dalla regia alla sce-neggiatura,fino ad arrivare al montaggio. Con soli due film alle spalle (Il vento fa il suo giro e L'uomo che verrà) è uno dei più promettenti artisti italiani. Dopo una ga-vetta di collaborazioni anche con Pupi Ava-ti,Federico Fellini ed Ermanno Olmi, Gior-gio realizza una serie di cortometrag-gi,mediometraggi, documentari e un pro-gramma televisivo (nell'ormai lontano '93) , finalmente approda sul grande schermo , nel 2005, con Il vento fa il suo giro. Alla sua presentazione,il film non conqui-sta affatto la maggior parte dei critici italia-ni,che,anzi,non risparmiano commenti negativi puntando il dito sulle tecniche di ripresa , il messaggio finale, il livello di recitazione (da notare che gli attori sono perlopiù tutti dei principianti). Inoltre il film è quasi interamente in occitano , lin-gua romanza parlata in Piemonte, sud della Francia, Pirenei e altre zone ristrette. È vero, il film ha un fortissimo impatto morale, dato che parla di un ex maestro delle scuole elementari che decide di cam-biare vita e trasferirsi nel paese sperduto di Chersogno a fare il pastore , ma incontra mille difficoltà a ambientarsi. Inoltre si fa molto perno sulle contraddizioni all'interno della società che va sempre più incontro alla globalizzazione, ma ama gli stranieri solo quando arrivano in veste di turisti. Se riuscite a superare il trauma dei sottoti-toli io ve lo consiglio caldamente,sebbene non ami il moralismo così manifesto, per-ché ,tra le riprese meravigliose dei paesag-gi e la scelta delle musiche, è un film auto-prodotto. Da notare la sostanziale differenza tra l'ac-coglienza nostrana e quella straniera : in Italia il film fatica ad essere distribuito per le sale,viene conosciuto quasi esclusiva-mente tramite passaparola e i critici o lo snobbano o lo disdegnano, mentre all'este-ro vince svariati premi giostrandosi diversi concorsi a livello internazionale. Nonostante questi problemi, un critico coglie a pieno la bellezza di questo film : Morando Morandini, critico a autore di uno dei tre più famosi dizionari di film che abbiamo ( completano la triade Farinotti e Meneghetti). Da questo momento in avan-

ti, il tono delle recensioni cambia total-mente tono e ,finalmente, viene resa giustizia alla pellicola. Per la serie “meglio tardi che mai”, nel 2008 il film riceve 5 candidature ai Da-vid di Donatello (tra cui miglior film,miglior regista esordiente,miglior produttore e miglior sceneggiatura) e quattro candidature ai Nastri d'Argento. Dopo quattro anni di silenzio in cui il buon regista presenta a decine di pro-duttori il suo nuovo progetto, Diritti porta a compimento un altro film degno di questo nome, presentandosi con una storia più matura, tecniche di riprese più complesse e un cast femminile deci-samente convincente : una splendida Alba Rohrwacher ( Guardatevi “Il papà di Giovanna”), Maya Sansa ( nel 2004 definita dal New York Times come la nuova icona del cinema italiano) e la

giovanissima Greta Zuccheri Montanari. L'uomo che verrà tratta della strage di Marzabotto, nota anche come eccidio di Monte Sole, strage perpetrata dai nazi-sti nel 1944 ai danni di 700 cittadini italiani trucidati senza pietà ; intere famiglie vennero uccise per contrastare la formazione del gruppo di partigiani noti con l nome di Stella Rossa. Nonostante la serietà con cui viene trat-tato l'argomento,il film non può essere definito bellico ,dato che il regista si focalizza maggiormente sulla psicologia di un tipico gruppo familiare del paese servendosi del punto di vista di una bambina, Martina (Greta Zuccheri Mon-tanari). La trama è semplice : Martina è una bambina di otto anni che ha smesso di parlare dopo la morte del fratelli-no,appartiene a una numerosa famiglia di contadini che abita sull'Appennino emiliano,dove da tempo si scontrano SS e partigiani. Segue il celebre rastrella-mento nelle campagne bolognesi in cui muoiono circa duecento bambini. Un elemento che accomuna le due pelli-

cole di Diritti è l'uso del dialetto, perché se nel primo film si parla quasi esclusiva-mente in occitano, il secondo fa largo uso del bolognese. A questo proposito, cito en passant l'opinione di Edoardo Becattini (critico di MyMovies) circa l'uso del dialet-to ; a suo parere la scelta scaturisce dal fatto che partire dalla lingua del dialetto serva per raccontare una comunità e aiuti il linguaggio del cinema a costruire un messaggio sull'identità culturale. A mio parere va notato come il regista abbia scelto di non avvalersi di spettacola-ri effetti speciali, andando decisamente controcorrente nell'era post Avatar e del 3D. Nel cinema italiano si è sempre un po' allergici all'ausilio di complesse tecniche di animazione – vuoi per i costi, vuoi che non si producono grandi colossal holliwoodiani – ma dopo aver letto articoli vari credo di poter affermare che ci troviamo di fronte

a un regista nostalgico, di vecchio stampo, che nutre la convinzione che le emo-zioni siano ancora la colon-na portante della riuscita di un film ; se notate, an-che la scelta del casting lo dimostra, perché si punta più all'imperfezione, al realismo, che al belloccio di turno. Lo sforzo di rappresentare

quegli anni,le emozioni e la cicatrice che resta nella memoria collettiva (ad esem-pio, si conserva ancora la pisside con un proiettile incastonato che teneva tra le mani don Ubaldo Marchioni, assassinato sull'altare della chiesa di Casaglia) e stato decisamente ricompensato . Dopo la presentazione , nel 2009, del film alla selezione ufficiale del Festival Interna-zionale del Film di Roma, la vittoria del Gran Premio della Giuria Marc'Aurelio d'Oro,il Marc'Aurelio d'Oro del pubblico e il premio La meglio Gioventù , il film si aggiudica, stavolta nel 2010, i premi come Miglior Film, Miglior produttore e miglior suono di ripresa diretta ai David di Dona-tello 2010 e quelli come Migliore produt-tore,migliore scenografia e miglior sonoro ai Nastri d'Argento. Dopo una mambassa anche di riconoscimenti internazionali, Diritti può rimettersi all'opera e farci spe-rare a un prossimo successo , noi ( o alme-no- io) lo aspettiamo come Martina che, sulle fronde di un albero, culla il secondo fratellino in attesa della salvezza.

Laura Vitale Lollo IIE/4E

Giorgio Diritti, il regista che verràGiorgio Diritti, il regista che verràGiorgio Diritti, il regista che verràGiorgio Diritti, il regista che verrà

Giorgio Diritti

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ANNO V - NUMERO I I I PAGINA 14

Breaking REAL-BUT-STRANGE News

N ell'Illinois, un uomo stava as-coltando musica rap quando si è involontariamente seduto sul suo cellulare. È partita una

chiamata alla moglie, che ha sentito dal telefono del marito minacce di ostaggi e riscatti da pagare, così ha avvertito la po-lizia. Gli Swat hanno circondato la scuola dove lavora l’uomo e armati e con i giub-botti antiproiettile, sono entrati nell’edifi-cio cercando un pazzo che teneva in ostaggio insegnanti e studenti. Ma l'autore della telefonata non c’era, e nel frattempo era già tornato tranquillo a casa. (Fonte: Yahoo.com, 9 Gennaio) Un uomo di soli 29 anni si appresta a di-ventare il nonno più giovane della Gran Bretagna: sua figlia quattordicenne par-torirà nei prossimi mesi. (Fonte: ANSA, 25 Gennaio) Tatsuhiko Kawata è stato condannato a cinque anni di reclusione per aver dato fuoco ad un albergo per rinviare le nozze con una donna, nonostante fosse già sposato con un'altra dal '94. Le “seconde” nozze dovevano svolgersi in un albergo di montagna ma il giorno prima Kawata, che non ha mai divorziato dalla precedente moglie, ha pensato bene di rinviare la celebrazione cospargendo di benzina al-cune sale e dando fuoco all'albergo. (Fonte: The Telegraph, 31 Gennaio) Un tribunale di Boston ha convocato in

qualità di giurato Sal Esposito, semplicemente un micio. L'animale dovrà comparire il pros-simo 23 marzo davanti alla Corte Suprema. Questo perché, compilando il censimento 2010, la padrona dell'animale lo aveva in-serito nello stato di famiglia, pur specificando che si trattasse di un felino. A nulla sono valse le proteste della sua padrona che ha più volte ripetuto che si è trattato di un malinteso. Come farà a rispondere alle domande in tribu-nale? Dirà “miao”? (Fonte Daily Mail, 20 Gen-naio). E’ in arrivo sul mercato americano la Canna-Cola. La nuova bevanda sarà disponibile dal prossimo febbraio dapprima in Colorado, Cali-fornia e Montana, i soli stati americani dove per legge è possibile l’utilizzo terapeutico della marijuana. La CannaCola sarà in vendita a un prezzo variabile dai 10 ai 15 dollari e sarà venduta solo su ricetta nelle farmacie. (Fonte: Corriere della Sera, 27 Gennaio) Ci sono delle cose che uno vuole assoluta-mente fare nella vita, almeno una volta. Evi-dentemente tra i desideri di Patricia Edwards c’era quello di rapinare una banca: la donna è entrata in una filiale della Bank of America e, dato un biglietto minatorio al cassiere, si è fatta consegnare il denaro. “Non era premedi-tato, passavo lì davanti e mi sono resa conto che era una cosa che volevo fare prima di morire”, ha poi spiegato ai giornalisti, dopo essere stata arrestata. (fonte: MyFox, 30 Gen-naio 2011)

Avremo un secondo sole. Si prevede che Betelgeuse, stella rossa super-gigante nella nebulosa di Orione, stia per giungere a un collasso gravitazionale, provocando un'es-plosione gigante, decine di milioni di volte più luminosa del Sole, dicono già nel 2012 (io spero tra qualche milione di anni, ndr). Quando ciò accadrà, sulla Terra comparirà un secondo sole; lo sostiene Brad Carter, ricercatore di Fisica all'University of South-ern Queensland, in Australia. (Fonte: News.com.au, 24 Gennaio) Ad Hong-Kong, McDonald ha iniziato a pro-porre i McWedding: pranzi di matrimonio a prezzo agevolato per gli sposi a corto di risorse ed amanti del fast-food. Il costo infatti parte dai 300 Euro. Ci sono però de-gli aspetti da considerare: i ristoranti rimar-ranno aperti al pubblico e non potranno essere serviti alcolici, in linea con la ges-tione di McDonald nel paese che viola la vendita di alcolici. (Fonte: Examiner.com, 18 Gennaio) PS: la fonte indica dove sia possibile rintrac-ciare la singola notizia o quale testata/agenzia l'abbia pubblicata per prima.

a cura di Riccardo Toso IIIH/5H

ANIMI RELAXATIO

Borbottio di fajuoli nella banda di saba: chi avrà la barba a Sarabanda sarà Barnaba o sarà Barabba? A sarabanda la barba sarà Barnaba e sarà Barabba. Tàntara trilla la tromba a Farnabazo sarà Barnaba o sarà Barabba ad avere la barba a Sarabanda? Cocci aguzzi di bottiglia…

Matteo Cairo IH/3H

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FEBBRAIO 2011 PAGINA 15 ANIMI RELAXATIO

Oroscopo! SAGITTARIO Salute: Lo sfogo che ti uscirà presto sul braccio destro non è semplice orticaria, io mi farei con-trollare... Amore: TinTinTin! Abbiamo trovato un vincitore! Denaro: Il nostro caro Spike Milligan ci dice che il denaro non può comprare degli amici, ma può procurarti una classe migliore di nemici... Quindi averne troppi è deleterio: accontentati!

CAPRICORNO Salute: Diciamo che per ora non c'è, ma don't worry, è solo influenza, non TBC, guarirai! Amore: La fortuna ti assiste, quindi oltre che ad essere a braccetto con un cieco, ti ritrovi appres-so pure la dea bendata. Denaro: Passeggiando troverai ben 500 €, che poi si riveleranno falsi, sarai indagato per riciclo di denaro sporco e starai in carcere per il resto del mese, perderai l'anno scolastico per accumulo di assenze, mollerai il liceo, diventerai padre a soli 19 anni, finirai per strada di fianco al barbone che di solito squadri indignato. Caro, lascia per terra quei 500 €, e offri una birra al vecchio e caro barbone.

ACQUARIO Salute: Ottima, ottima, ottima, tranne un po' di indolenzimenti post-compleanno. Amore: Domanda di riserva…? Denaro: Pedina un qualsiasi capricorno appena

vedi che si ferma, e si allontana a malincuore, avvicinati: quei 500 € sono per te!

PESCI Salute: Se non sei sano tu, mio caro, non vedo chi possa esserlo! Amore: Tutto procede a gonfie vele, se siete single tutto procederà ancor meglio e se siete in via di separazione… beh, meglio soli che mal accompagnati! Denaro: Ma che ne so! Mica posso fare da conta-bile a tutti! Poi, come si suol dire, il denaro non conta!

ARIETE Salute: Sempre così acciaccicato eh? Amore: Farete di certo qualche nuovo incontro nel corso dell’anno (ora vi aspet-tate che dica qualche cattiveria, ma…no) Denaro: Appena il vostro neoamore sco-prirà che siete al verde, volerà via, d'un tratto, senza alcun'esitazione.

TORO Salute: Quanta fatica! Amore: L'amore, quello puro e incondizio-nato, quello che senti nelle vene, che pul-sa nel tuo cuore, che annebbia la tua mente e fuorvia i pensieri razionali... Quell'amore... No, non è vicino, non è nemmeno nel tuo futuro più prossimo! Denaro: Ritenta, sarai più fortunato!

GEMELLI Salute: Sei sano! Ora isolati dal mondo, oppure fonda una setta di 'Gemelli Sani' per non rischiare di venir contagiato. Amore: *Voce non trovata* Denaro: Il portafogli di mamma è sempre a tua disposizione.

CANCRO Salute: Qualche acciacco della vecchiaia: si risolverà tutto in qualche giorno, massi-mo in alcune settimane, non farne 'na tragedia, non sei ancora da ricovero d’ur-genza! Pensa che ci sono bimbi, in Africa, che nemmeno hanno del cibo (cit. Nonni-na cara) Amore: Troverai qualcuno che ti soppor-terà (o che sopporterai, dipende dai punti di vista). N.B. Troverai: domani, dopodo-mani, ma anche in punto di morte. Denaro: Spendaccione!

LEONE Salute: Cosa vuoi sapere? Va' dal medi-co, no? Amore: Non state molto simpatici a Cu-pido, fatevene una ragione, mannaggia!

VERGINE Salute: Salvaguardate il gatto dall'in-fluenza e la nonna dalle pulci… Amore: Suggerimento: prima di scrivere un annuncio sul giornale per un/a par-tner, scrivete AAA, ve la contano come parola, ma sarà tra i primi nell'impagina-zione! Denaro: Soldi pochi, ma vi basteranno per campare (spero!)

BILANCIA EEEtcìù! Salute! Amore: Tutto a gonfie vele, qualunque sia la vostra situazione sentimentale state bene con voi stessi, almeno per ora! Denaro...? Non conosco questa parola... Credo di non averla mai, mai sentita...

SCORPIONE Salute: Tra lo yoga, le corse al parco ver-so le 6.00, al pranzo un panino al volo.. Stai attento che la Fiesta non basta! Amore: Tanti cuoricini teneri teneri ti stanno intorno! No, solo intorno. Non ti coinvolgono nella loro danza amorosa leggiadra e aggraziata. Ti guardano e ridono. Come sono dolci! Denaro: Immaginati la stessa scena dei cuoricini, con delle banconote da 100 €.

A cura di Silena Bertoncelli VC/2C

Piccole Vigne

(Vignette) A cura di Matteo Cairo IH/3H

Page 16: L'OblòSulCortile_2011aFebbraio

ANNO V — NUMERO I I I PAGINA 16

La Redazione dell’OblòLa Redazione dell’OblòLa Redazione dell’OblòLa Redazione dell’Oblò Impaginatrice:

Eleonora Sacco IF (3F)

Correttrice di bozze:

Chiara Compagnoni IIG (4G)

Responsabile amministrativo:

Chiara Compagnoni IIG (4G)

Redattori:

Martina Brandi VE (2E)

Alessandra Ceraudo VG (2G)

Claudia Chendi IVB (1B)

Chiara Compagnoni IIG (4G)

Chiara Conselvan VE (2E)

Claudio Fatti IIIF (5F)

Giovanni Fumagalli VE (2E)

Chiara Mazzola IVB (1B)

Xhestina Myftaraj IIIA (5A)

Dario Elio Pierri IIIB (5B)

Leonardo Rovere VE (2E)

Eleonora Sacco IF (3F)

Mattia Serranò IIIB (5B)

Beatrice Servadio VG (2G)

Roberta Sivo IF (3F)

Alessandra Venezia IVB (1B)

Laura Vitale Lollo IIE (4E)

Dario Zaramella IA (3A)

@Carducci

Progetto jazz. Ritratti di una musica della

sintesi

A cura della Professoressa Gusmini, con-dotto da Simona Severini, cantante jazz.

PROSSIMI INCONTRI:

25/2 Il canto nel jazz: da Ella Fitzgerald a Norma Winstone.

4/3 Ritratti di Chick Corea e Keith Jarrett: dialogo con Antonio Zambrini, pianista e

compositore jazz.

18/3 Ironia e sintesi: spunti per un’estetica del jazz.

Incontri sulla Cultura del ‘900

A cura dei Professori Giovannetti, Re, Viola, Patetta.

PROSSIMO ED ULTIMO INCONTRO: 24/2 Lezione basata sui quesiti degli studenti.

@Teatro

Aspettando Godot di Samuel Beckett

Teatro Leonardo dal 17 al 27/3

L’ultima recita di Salomè di Ferdinando

Bruni

Teatro Elfo Puccini dal 22/2 al 20/3

@Città

La presenza della fotografia nel cinema

Roberto Mutti conduce un ciclo di lezioni aperte su fotografia e cinema, questa l’ultima della serie.

La Feltrinelli di via Manzoni, 12 3/3 h.17.30

A cura di Chiara Compagnoni IIG/4G

Eventi del mese!

Vignettisti:

Silena Bertoncelli VC (2C)

Matteo Cairo IH (3H)

Collaboratori esterni:

Silvia Ainio IIE (4E)

Flora Fontanelli VA (2A)

Giuliano Pascoe III I (5I)

Riccardo Toso IIIH (5H)

Innanzitutto bisogna distinguere tra Chiesa e Vaticano. La Chiesa è composta dalle Diocesi, che possono avere in eredità dei possedimenti che non sono del Vaticano. Infatti il Vaticano è la Città del Vaticano, ovvero uno stato a par-te. Ma anche dire che un terzo degli edifici in Italia appartiene alla Chiesa è una cosa assur-da, perché sarebbe il primo gruppo immobilia-re del Paese. Dall’unità d’Italia sono stati sot-tratti moltissimi beni ecclesiastici, anche mo-nasteri.

Ci è stato riferito che, riguardo all’otto per mille, solo il 20% dei beni che la Chiesa riceve viene investito in opere di carità nel mondo, mentre il restante 80% viene usato per la costruzione di nuovi edifici ecclesiastici o per scopi ignoti.

Su questo non ho dati precisi, ma la destina-zione dei fondi non è affatto ignota. Comun-que bisogna capire cosa si intende per benefi-cienza. Il fatto che non tutti i soldi vengano investiti per opere caritative non è una novità, ma è ben chiaro quale sia il loro utilizzo, ovve-ro quello di far fronte alle esigenze della Chie-sa.

Per amor di chiarezza, ecco qui i dati relativi al 2006-2007, riguardo all’otto per mille (fonte Wikipedia).

Negli anni 2006 e 2007 la somma, pari in me-dia a 960 milioni di euro (comprensivi di arre-trati degli anni precedenti), è stata ripartita

nel modo seguente:

35% - sostentamento dei sacerdoti (La Chiesa cattolica stabilisce che in base al principio di perequazione, un giovane sacerdote riceva uno stipendio di 852,93 €/mese per 12 men-silità. Qualora la somma del contributo della parrocchia ed eventuali altri stipendi (insegnamento nelle scuole) non raggiunga-no gli 852,93 €/mese, si attinge dall'8 per mille).

20% - interventi caritativi in Italia e nel terzo mondo

15% - alle diocesi. Le iniziative diocesane si articolano a loro volta in moltissime voci, anche di tipo sociale e caritativo.

12% - nuova edilizia di culto

10% - altre iniziative nazionali (fondo per la catechesi, tribunali ecclesiastici, ecc.)

8% - beni culturali ecclesiastici.

Per concludere vorremmo specificare che, in particolare leggendo il titolo dell’articolo “Povero Cristo”, ci è parso che l’autore si sia posto nei confronti dello IOR e, dunque, degli errori della Chiesa con una superiorità ingiu-stificata. L’articolo infatti denuncia pesante-mente la Chiesa reputandola una “setta”, che, come si suol dire, “predica bene e razzo-la male”, e sembra quindi affermare che tutti coloro che professano in maniera evidente la fede in Gesù Cristo non possono essere degni

di essere considerati veri fedeli, in quanto evan-gelizzatori di una realtà che nemmeno loro vivono realmente. Ebbene: chi, infatti, può dirsi immune da qualsiasi errore, grave o meno che sia? E chi, quindi, non si riconosce bisognoso di un perdono e, dopo gli errori più grandi, anche di una condanna? Questo fatto, dunque, ci testimonia quanto noi siamo bisognosi di giusti-zia sia quando subiamo un torto, sia quando ne commettiamo uno. Tuttavia il nostro senso di giustizia non viene e non verrà mai soddisfatto dalla giustizia umana, che non è in grado di rispondere a tutta la nostra necessità. Ciò è evidentissimo, per esempio, nel caso dei preti pedofili, scoppiato recentemente: infatti, da un lato, le vittime degli abusi non verranno mai ripagate del male subito e, dall’altro, i carnefici non potranno mai ripagare le vittime, neanche scontando la pena ch’è loro stata inflitta.

Per questo il Papa ha invitato entrambi, vittime e carnefici, a riavvicinarsi a Cristo, che è venuto sulla terra per salvare i peccatori e che è l’unica risposta alla nostra e alla loro esigenza di giusti-zia. Dunque affermare “Povero Cristo” perché rinnegato attraverso il peccato di coloro che professano i suoi insegnamenti è sbagliato: Cristo, infatti, dopo essere stato egli stesso vittima del male degli uomini, morendo in cro-ce, ci ha salvati e ha abbracciato, e abbraccia tuttora mediante la Chiesa, tutta la nostra uma-nità ferita dal peccato.

Gabriele Chiesura, Alessandro Guerra (VC/2C) e Davide Longaretti VE/2E