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l’Obiettivo P.I. Spedizione in A.P. - 45% art. 2 comma 20/B Legge 662/96 D.C.B. Sicilia 2004 - Autorizzazione del Tribunale di Termini I. n. 2 dell’11/8/1982 Quindicinale siciliano del libero pensiero, fondato e diretto da Ignazio Maiorana 33° anno, n. 6 del 25 marzo 2014 Chi comunica vive, chi si isola langue. _xààÉÜ|? áÉáàxÇxÇwÉ ÇÉ| áÉáàxÜÜxàx äÉ| áàxáá|A l’Obiettivo tel. 340 4771387 - 329 8355116 - e-mail: [email protected] Abb. annuale: cartaceo 30 €, telematico 10 € L e note vicende giu- diziarie del com- missario-presiden- te dell’Ente Parco delle Madonie, quell’Angelo Pizzuto, “dottore” non lau- reato e artefice del dis- cusso viaggio in Canada che ha visto come “am- basciatore” a Montreal l’ex sindaco di Castelbuono Mario Cicero, hanno con- dotto alla destituzione del rappresentante del Consiglio dell’organismo madonita. Ora a presiedere di diritto il Consiglio formato dai primi cittadini dei Comuni aderenti al Parco stesso è il vicepresidente Giovanni Meli, sin- daco di Collesano (nella foto in alto col di- rettore del Parco, Carollo), fino a nuova de- signazione del titolare. Secondo quanto prevede l’art. 9 della leg- ge regionale istitutiva dei parchi, il presiden- te deve essere ed è stato sempre designato dal governatore della Sicilia. Si sa come vanno queste cose, la politica ha continuato a lot- tizzare tutto, imponendo il proprio uomo del momento che nulla conosce del territorio, tra- scurando i requisiti della competenza e della conoscenza delle problematiche delle Mado- nie. Per cui il Parco, per le Madonie, è stato da trent’anni un vero “pacco”, uno stipendi- ficio, più che un volano di sviluppo turistico. Ingenti risorse finanziarie buttate al vento o quasi. “È paradossale – dichiara Giovanni Meli – che il vicepresidente non possa parte- cipare ai lavori del comitato esecutivo del Parco. Proprio questa figura eletta dai sinda- ci non conta, invece l’estraneo al territorio, designato dal presidente della Regione, può amministrare e decidere anche se in prece- denza non ha mai messo piede nel Parco. Sal- vo poi – continua Meli – a parlare, tutti quan- ti noi, di città a rete Madonie, di area poli- centrica e di solidarietà diffusa, tutte belle pa- role ma, quando veniamo chiamati a dimostrare che a tali princìpi crediamo, cominciamo a tentennare con argomenti poco aderenti e co- erenti”. Quindi, considerato il momento propizio, forse irripetibile, e nelle more che l’ente abbia un nuovo presidente idoneo a rappresentare il territorio, il vice- presidente Meli ha pensato e proposto di af- fermare la volontà dei sindaci madoniti se- condo cui a rappresentare il Parco sia, da ora in poi, non un sindaco ma un esperto ricono- sciuto, del settore, che vive e opera nel terri- torio del Parco stesso, che sia in possesso di titoli professionali e culturali adeguati. Però, per convincere i suoi colleghi sindaci, Gio- vanni Meli ha faticato non poco. Considera- to che molti suoi colleghi dribblavano, ha do- vuto convocare per ben quattro volte la se- duta del Consiglio con all’ordine del giorno sempre con lo stesso punto, incontrando l’o- biezione del sindaco di Petralia Sottana, San- to Inguaggiato (foto in basso), caldeggiata, in qualche modo, dal suo collega di Geraci Siculo, Bartolo Vienna i quali, con il loro “po- litichese” hanno motivato l’opportunità di prendere in considerazione prima i disegni di legge sospesi in materia di Parchi. Nelle pre- cedenti sedute si era anche registrato l’as- senteismo di altri membri legati al- la carrozza poli- tica del Pd del de- putato regionale Cracolici e del se- natore Lumia, big del partito in Si- cilia. Ma i sinda- ci del compren- sorio madonita cominciano a ra- gionare in ma- niera diversa: non intendono più essere schia- vi di potentati politici alla conquista di que- sto territorio, che elargiscono posti di sotto- governo ai propri fedelissimi. Alla fine, la pervicacia del vicepresiden- te Meli è riuscita a spuntarla, convincendo i colleghi presenti alla seduta del 21 marzo scorso (tranne Inguaggiato, uscito dall’aula all’atto del voto). All’unanimità, hanno vo- tato la propria convinta volontà di chiedere alla Regione una revisione della norma per l’elezione del presidente dell’Ente Parco da parte del Consiglio dei sindaci e, inoltre, una serie di importanti correttivi per la vita e la produttività dell’organismo, proposti dal sin- daco di Castellana Sicula, Pino Di Martino. Nella discussione in aula, il primo interven- to a sostegno di Giovanni Meli è stato quel- lo del sindaco di Castelbuono, Antonio Tum- minello, col quale poi si sono allineati gli al- tri. È un evento inedito nella tormentata sto- ria politica del Parco delle Madonie, i cui ef- fetti non sono ancora prevedibili, ma pongo- no sicuramente un punto fermo: la modifica dell’art. 9 della legge regionale istitutiva dei parchi, affermando il principio che a rappre- sentare l’ente debba essere un madonita, esper- to per giunta, e non un lacchè politico di tur- no a spendere e spandere, in maniera esecra- bile, preziose risorse regionali. La provocazione dei madoniti è arrivata subito nelle stanze del potere della Regione Siciliana. Vedremo cosa succederà nei pros- simi giorni. Ignazio Maiorana “No alla lottizzazione politica. Il Parco dev’essere rappresentato dai madoniti” Una delibera del Consiglio voluta fortemente dal vicepresidente Meli

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Quindicinale siciliano del libero pensiero, fondato e diretto da Ignazio Maiorana33° anno, n. 6 del 25 marzo 2014

Chi comunica vive, chi si isola langue.

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Le note vicende giu-diziarie del com-missario-presiden-

te dell’Ente Parco delleMadonie, quell’AngeloPizzuto, “dottore” non lau-reato e artefice del dis-cusso viaggio in Canadache ha visto come “am-basciatore” a Montreal l’exsindaco di CastelbuonoMario Cicero, hanno con-dotto alla destituzione del rappresentante delConsiglio dell’organismo madonita. Ora apresiedere di diritto il Consiglio formato daiprimi cittadini dei Comuni aderenti al Parcostesso è il vicepresidente Giovanni Meli, sin-daco di Collesano (nella foto in alto col di-rettore del Parco, Carollo), fino a nuova de-signazione del titolare.

Secondo quanto prevede l’art. 9 della leg-ge regionale istitutiva dei parchi, il presiden-te deve essere ed è stato sempre designato dalgovernatore della Sicilia. Si sa come vannoqueste cose, la politica ha continuato a lot-tizzare tutto, imponendo il proprio uomo delmomento che nulla conosce del territorio, tra-scurando i requisiti della competenza e dellaconoscenza delle problematiche delle Mado-nie. Per cui il Parco, per le Madonie, è statoda trent’anni un vero “pacco”, uno stipendi-ficio, più che un volano di sviluppo turistico.Ingenti risorse finanziarie buttate al vento oquasi. “È paradossale – dichiara GiovanniMeli – che il vicepresidente non possa parte-cipare ai lavori del comitato esecutivo delParco. Proprio questa figura eletta dai sinda-ci non conta, invece l’estraneo al territorio,designato dal presidente della Regione, puòamministrare e decidere anche se in prece-denza non ha mai messo piede nel Parco. Sal-vo poi – continua Meli – a parlare, tutti quan-ti noi, di città a rete Madonie, di area poli-centrica e di solidarietà diffusa, tutte belle pa-role ma, quando veniamo chiamati a dimostrareche a tali princìpi crediamo, cominciamo atentennare con argomenti poco aderenti e co-erenti”.

Quindi, considerato il momento propizio,

forse irripetibile, e nellemore che l’ente abbia un nuovo presidenteidoneo a rappresentare il territorio, il vice-presidente Meli ha pensato e proposto di af-fermare la volontà dei sindaci madoniti se-condo cui a rappresentare il Parco sia, da orain poi, non un sindaco ma un esperto ricono-sciuto, del settore, che vive e opera nel terri-torio del Parco stesso, che sia in possesso dititoli professionali e culturali adeguati. Però,per convincere i suoi colleghi sindaci, Gio-vanni Meli ha faticato non poco. Considera-to che molti suoi colleghi dribblavano, ha do-vuto convocare per ben quattro volte la se-duta del Consiglio con all’ordine del giornosempre con lo stesso punto, incontrando l’o-biezione del sindaco di Petralia Sottana, San-to Inguaggiato (foto in basso), caldeggiata,in qualche modo, dal suo collega di GeraciSiculo, Bartolo Vienna i quali, con il loro “po-litichese” hanno motivato l’opportunità diprendere in considerazione prima i disegni dilegge sospesi in materia di Parchi. Nelle pre-cedenti sedute si era anche registrato l’as-

senteismo di altrimembri legati al-la carrozza poli-tica del Pd del de-putato regionaleCracolici e del se-natore Lumia, bigdel partito in Si-cilia. Ma i sinda-ci del compren-sorio madonitacominciano a ra-gionare in ma-

niera diversa: non intendono più essere schia-vi di potentati politici alla conquista di que-sto territorio, che elargiscono posti di sotto-governo ai propri fedelissimi.

Alla fine, la pervicacia del vicepresiden-te Meli è riuscita a spuntarla, convincendo icolleghi presenti alla seduta del 21 marzoscorso (tranne Inguaggiato, uscito dall’aulaall’atto del voto). All’unanimità, hanno vo-tato la propria convinta volontà di chiederealla Regione una revisione della norma perl’elezione del presidente dell’Ente Parco daparte del Consiglio dei sindaci e, inoltre, unaserie di importanti correttivi per la vita e laproduttività dell’organismo, proposti dal sin-daco di Castellana Sicula, Pino Di Martino.Nella discussione in aula, il primo interven-to a sostegno di Giovanni Meli è stato quel-lo del sindaco di Castelbuono, Antonio Tum-minello, col quale poi si sono allineati gli al-tri.

È un evento inedito nella tormentata sto-ria politica del Parco delle Madonie, i cui ef-fetti non sono ancora prevedibili, ma pongo-no sicuramente un punto fermo: la modificadell’art. 9 della legge regionale istitutiva deiparchi, affermando il principio che a rappre-sentare l’ente debba essere un madonita, esper-to per giunta, e non un lacchè politico di tur-no a spendere e spandere, in maniera esecra-bile, preziose risorse regionali.

La provocazione dei madoniti è arrivatasubito nelle stanze del potere della RegioneSiciliana. Vedremo cosa succederà nei pros-simi giorni.

Ignazio Maiorana

“No alla lottizzazione politica.Il Parco dev’essere rappresentato dai madoniti”

Una delibera del Consiglio voluta fortemente dal vicepresidente Meli

l’Obiettivo 25 marzo 2014 2

L’ItaliettaIl pregiudicato e lo spregiudicato

L’accoppiata è sintomatica dello sta-to confusionale dell’attuale regi-me politico, perché di regime si

tratta e non di espressione della demo-cratica volontà popolare. Infatti il primoè stato espulso dal Senato, interdetto daipubblici uffici, in attesa della decisionedella magistratura circa la sua futura sor-te (arresti domiciliari o lavori socialmenteutili); già condannato in primo grado inaltro processo penale a sette anni di re-clusione e all’interdizione perpetua daipubblici uffici, in attesa del secondo gra-do, quindi del pronunciamento della Cor-te di Cassazione, ma in realtà in attesadella tanto sospirata e salvifica prescri-zione; dichiarato contumace in altro pro-cesso per la compravendita dei senatoriper far cadere il governo Prodi, anche quiin attesa della prescrizione che gli resti-tuisca la verginità definitivamente per-duta.Il secondo, presidente del Consiglio deiministri senza alcuna consultazione elet-torale, nominato dal presidente della Re-pubblica sull’onda di un entusiasmo pa-rolaio, privo di ogni remota ipotesi di pro-grammazione, con promesse di manovreatte a migliorare la condizione economi-ca delle classi più deboli. In realtà si trat-ta di manovre pre-elettorali, in vista del-le consultazioni europee, che dovrebbe-ro dotare il governo dei non eletti, di unalegittimità democratica che, in atto, nonha.

Il punto da chiarire sarebbe quello diidentificare i reciproci interessi dei due“soci in governo”: a chi conviene e chici perde.Lo spregiudicato vuole vincere alle eu-ropee, sperando nella forza di traino diuna tale vittoria, da proiettare nelle ele-zioni nazionali, che in tal caso verrebbe-ro anticipate.Il pregiudicato delle elezioni europee sene frega, gli interessano solo per toglier-si dai piedi personaggi che non seguonopedissequamente i suoi orizzonti, tipo laSantanchè, Capezzone, Verdini, Bondi,Brunetta, Gasparri, etc., i quali, in casodi elezioni anticipate, farebbero solo per-dere voti a Forza Italia, perché gli elet-tori, specialmente quelli di destra, pur dinon votarli, ne sancirebbero anche la scon-fitta.

L’Italia non sta nemmeno in mezzo aloro, perché lontanissima dai loro inte-ressi, soddisfatti di avere tacitato le fa-sce più deboli con 80 euro al mese, chevengono però recuperati dall’aumento dal20 al 26% delle rendite finanziarie. Co-me dire che un giovane impiegato ag-guanta 80 euro al mese, ma sono quelliche paga il padre sui suoi modesti risparmi,dopo una vita di sacrifici, messi da par-te per garantirsi un supplemento di pen-sione. Una partita di giro verso il basso,

tanto per non scontentare il pregiudicatoche non vuole una patrimoniale riserva-ta alle fasce opulente, quale risarcimen-to allo Stato per le evasioni fiscali, le tan-genti, le corruttele, gli stipendi e le pen-sioni d’oro.Si verifica, così, quanto sta accadendonelle nazioni a regime comunista per lamaggioranza del paese, ma capitalista peri pochissimi personaggi, realizzandosi undivario incolmabile tra ricchissimi e po-veri e/o poverissimi (si veda il caso del-la Cina).

Anche in Italia sta accadendo la me-desima contraddizione, infatti il 50% del-la ricchezza nazionale è in mano al 10%della popolazione. Non saranno mai leelemosine pre-elettorali a modificare strut-turalmente una condizione di sperequa-zione dove il gap che divide la popola-zione è finanziario ed economico, ma so-stenuto politicamente. Si tratta di un gapche diventerà sempre più incolmabile senon dovesse essere affrontato dalla poli-tica non con pannicelli caldi, bensì conriforme strutturali, quelle riforme che ilpregiudicato non vuole e che lo spregiu-dicato non accenna nemmeno.

La prossima tappa ci chiarirà i rap-porti tra i due soci, compari e compagnidi merende. Si dovrà affrontare la rifor-ma della giustizia, con un presidente delConsiglio ostaggio del pregiudicato e as-sediato dall’interno dai vertici politici delministero di Grazia e giustizia. Si tratte-rà di una riforma ad personam per sana-re i conti che il pregiudicato ha con laGiustizia per i suoi reati passati, presen-ti e, per prudenza, anche futuri. In merito – i tempi urgono – infatti si stan-no incrociando le dichiarazioni del pen-tito Spatuzza, respinte dagli avvocati del-la difesa con una risibile motivazione:“Perché rese dopo i 180 giorni previstiper accogliere le dichiarazioni dei pen-titi”, come se il ritardo inquinasse tali di-chiarazioni. È anche intervenuto l’arre-sto dell’ex “dama bianca” di Berlusconi,pizzicata con 24 kg di droga, diretta inCampania e destinata, ovviamente, allecosche della camorra. Detta ‘corriera’ del-la droga è stata componente di delega-zioni ufficiali, guidate dal presidente delConsiglio Berlusconi, e come tali coper-te da immunità diplomatica: sia le per-sone sia i loro bagagli. Poiché non è cre-dibile che tale trasporto sia avvenuto perla prima volta (non si affidano 6 milio-ni di euro a una principiante, ma soloa una persona che ha già dimostrato disapersi muovere, al punto di intrufo-larsi financo in una delegazione uffi-ciale, con tanto di immunità diploma-tica), viene da chiedersi quali furono lereali motivazioni di una tale partecipa-zione, che oggi appare anche compro-mettente per chi l’ha autorizzata.

Il governo ombra

Con la sentenza della Corte di Cassazione, ilpregiudicato rimane pregiudicato, anzi è rei-terata la sua condizione di pregiudicato in at-

tesa che la magistratura decida sull’esecuzione del-la condanna, se agli arresti domiciliari (che sarebbela soluzione più corretta) oppure ai lavori social-mente utili definiti dal pregiudicato “ridicoli” per unpersonaggio del suo livello: uomo di Stato (che hacondotto la nazione alla rovina), uomo di sport (ve-dasi le condizioni in cui si trova il Milan), e uomodell’imprenditoria (con Mediaset, Mondadori, Me-diolanum, Fininvest sull’orlo del fallimento).Con la conferma a due anni di interdizione dai pub-blici uffici (sentenza Mediaset passata in giudicato)e sei anni di ineleggibilità (legge Severino voluta evotata da FI), il pregiudicato è fuori dalla politica,dallo sport e dall’imprenditoria.Cosa gli resta?1) Il patetico tentativo della Santanchè di raccoglie-re milioni di firme per mettere il capo dello Stato al-l’angolo, obbligandolo a concedere la grazia, can-cellando le condanne passate, presenti e future, re-galandogli una ‘misericordia’ tombale in forza del-le firme raccolte. La Santanchè, in cerca spasmodicadi visibilità propria, e cooperata dal compagno Sal-lusti, che ossessiona i pochi lettori del suo quotidia-no a firmare l’appello della pitonessa, ignora che ilconsenso elettorale e l’appello con firme, non sonoun lavandino dove mettere i panni sporchi per farlitornare puliti. Hitler arrivò al potere ottenendo lamaggioranza dei voti. Il resto si è visto.2) Il governo ombra, affidato a Rotondi, con unaserie di ministri ombra impresentabili, come segna-le della qualità dei fedelissimi. Ecco che ritrovere-mo tutti questi ministri ombra candidati alle euro-pee, capitanati da Marina e Barbara Berlusconi eFrancesca Pascale in Berlusconi, non avendo fidu-cia nelle elezioni nazionali, quando FI non riusciràa superare il 15% dei consensi, segnando la fine delberlusconismo.

In realtà gli rimane ancora l’ombra del gover-no, nel cui ‘cono d’ombra’ si è abusivamente collo-cato, grazie all’ingenuità di Renzi, che lo ha risolle-vato dalla fase terminale, per riproporlo come il “deusex machina” del suo governo, chiamandolo a detta-re le riforme, secondo gli interessi politici-econo-mici-giudiziari che lo assillano. Per adesso si parlasolo della riforma della legge elettorale, dove il pre-giudicato ha imposto le sue esigenze, ma si discute-rà anche di riforma delle strutture economiche e im-prenditoriali, disponendo della ministra Guidi, condelega allo sviluppo economico e alle TV. Ma il co-no d’ombra del governo nasconderà anche legginee norme interpretative nel campo della giustizia, chefanno parte degli accordi segreti tra i due. Già, in vi-sta delle condanne e dei provvedimenti restrittivi,appare all’orizzonte l’ipotesi di un rientro nell‘areadella maggioranza di FI, ma solo per scalzare quelpoveretto di Angelino Alfano, caduto nella trappoladi un gioco molto più grande di lui. Ora il pregiudi-cato è sicuro di avere un alleato determinante, chenon è Matteo Renzi, bensì l’ambizione di MatteoRenzi, che concederà al pregiudicato Berlusconi lapossibilità di godere della protezione all’ombra delsuo governo, disposto com’è, pur di mantenere lapoltrona tanto sospirata, a concedere tutto quello cheil pregiudicato e i suoi consigliOri chiederanno.

Pagina a cura di

Rosario Amico Roxas

L’Italietta

l’Obiettivo 25 marzo 2014 3

Èquella che serve ad attirare l’attenzione,richiamando l’interesse dei media e del-la gente, dribla un’altra notizia che l’in-

teressato vuole far passare sotto silenzio.Nel bel mezzo di una notizia di reato gravissi-ma, dove emerge l’inquietante figura di una bel-la donna, coinvolta, accusata e arrestata pertraffico internazionale di droga, ecco spuntarela notizia-bomba: “Mi candido in tutte e cinquele circoscrizioni per le europee”. Nell’immagi-nario collettivo, il coinvolgimento dell’ex presi-dente del Consiglio con questa dama bianca (co-sì identificata per la sua tenera amicizia con ilmedesimo) passa nel secondo livello di impor-tanza dell’informazione. Scopo raggiunto! Fin qui la notizia da offusca-re. Non è un caso, infatti, che i viaggi di Berlu-sconi con la dama bianca erano sempre diret-ti in paesi dell’America Latina, dove la produ-zione di cocaina, lo smercio e la distribuzionesono un fatto endemico e la commercializza-zione molto florida. In quei paesi è più faciletrovare un pane di cocaina che un filone di pa-ne di frumento.Non un viaggio nei paesi del terzo mondo, masolo in America Latina, con l’aggravante di un’al-tra compagnia inquietante, quella di Lavitola ilquale è attualmente nelle patrie galere per unamiriade di motivi, con il delicato incarico di or-ganizzare le serate di bunga bunga. In mezzo aidue, il pregiudicato Silvio Berlusconi vittima in-consapevole o architetto in incognito? Il silenzio su questo fatto, che lo coinvolge e an-che pesantemente, risulta essere un’aggravan-te.Una persona innocente avrebbe molta premuraa prendere le distanze per sollevare la cortinafumogena che lo ha avvinghiato mentre la suastampa, le sue TV e tutti i media esaltano la nuo-va notizia, quella civetta, che lo vorrebbe can-didato alle europee malgrado dichiarato ine-leggibile, privato dei diritti politici, per cui nonpotrebbe neanche votare per se stesso. Il suo povero Toti è costretto alla piaggeria piùservile e dichiara che sia un vulnus alla demo-crazia non permettere al suo padrone di candi-darsi, mentre il vulnus alla democrazia sta nelnon averlo sbattuto in galera, non appena pro-nunciata la sentenza della Cassazione, mortifi-cando la Costituzione che vuole tutti i cittadiniuguali davanti alla legge. Al pregiudicato non importa nulla dell’Europae della candidatura, se ne serve per oscurare ilsuo coinvolgimento in un reato che, se provato,lo condurrebbe nelle patrie galere; cosa che Ber-lusconi ha sempre temuto, ben conoscendo lospessore dei suoi reati, specialmente quelli an-cora da scoprire, tant’è che in una intervista adun settimanale francese, minacciò la guerra ci-vile in caso di suo arresto.

Anche i suoi fedelissimi tacciono, ma forsesi tratta di complici più che di fedelissimi. Percui, in questo caso, quello che potrebbe appari-re come silenzio, in concreto si chiama omertà.

Rosario Amico Roxas

Il fatto è che Mauro Moret-ti, storico amministratoredelegato delle Ferrovie del-

lo Stato, qualche giorno fa ha minacciatodi andarsene dall’Italia se decideranno perlegge di abbassargli lo stipendio. Mica so-lo a lui, intendiamoci, dato che la cosa ri-guarderebbe tutti i manager pubblici chepotrebbero ritrovarsi con un tetto alla “pa-ghetta”. Che poi questa cosa succeda ve-ramente nella realtà, è tanto probabile quan-to vedere il sig. Moretti che si beve unaMoretti sul carrozzone ferroviario Paler-mo-Trapani, mentre si aggira per i corri-doi della seconda classe cercando un po’di campo per il suo tablet. Hai voglia di co-struire tetti quando poi hai a che fare conprofessionisti delle superfetazioni e su queltetto ci carichi premi di produzione da stardel cinema, grappoli di incarichi così fittiche neanche nelle vigne di re Salomone,incentivi a gogò, buoneuscite che ci cam-pano sette generazioni e tutte le furbate cheriescono a inventarsi restando “nella leg-ge”.Però il fatto è che il solo annuncio di unapossibile riduzione dello stipendio ha in-dotto il sig. Moretti a sbuffare come un vec-chio treno a vapore: “Lo Stato può farequello che desidera, sconterà che una buo-na parte di manager vada via. Questo lodeve mettere in conto”.

E poi ancora, arrivando sul personale:“Io prendo 850 mila euro l’anno e il mioomologo tedesco ne prende tre volte e mez-za tanto. Siamo delle imprese che stannosul mercato ed è evidente che sul mercatobisogna anche avere la possibilità di retri-buire, non dico alla tedesca e nemmeno al-l’italiana, un minimo per poter far sì che imanager bravi restino ad operare là doveci sono imprese complicate e dove c’è delrischio ogni giorno da dover prendere”.

Capita l’antifona? Il signor Moretti, conil suo quasi milione di euro l’anno di sti-pendio, si sente già uno “sfruttato” dal si-stema, un sottopagato rispetto ai colleghieuropei. Quindi, se qualcuno deciderà dipagarlo anche meno di così, lui farà le va-ligie e andrà all’estero e con lui, secondoil suo ragionamento, tanti altri managerpubblici. Una minaccia che è stata presa

sul serio daitanti che han-no commen-ta to ques tapresa di posi-z i o n e . A desempio sulsito di Repub-blica, dove lanotizia, pubblicata il 21 marzo, già dopoun’ora aveva più di 100 commenti, e do-po due giorni più di 1.300. Praticamenteun sondaggio spontaneo sulla questione, equello che ne è venuto fuori è che nessu-no dei lettori di Repubblica la pensa comeMoretti, anzi, sono in tanti a festeggiareper una sua possibile fuga dall’Italia.

Moretti parla di guadagnare meno deisuoi omologhi ma, in realtà, tutti gli indi-catori che arrivano dall’Europa dicono chei redditi di manager e dirigenti pubblici ita-liani sono i più alti del vecchio continen-te. Lo stesso non si può dire di chi lavoraalla base della piramide, e non sto parlan-do degli operai, ma anche dei giovani in-gegneri, ad esempio quelli che lavoranoper il gruppo delle ferrovie. Ricordo di ami-ci che lavoravano a Milano nel 2009 peruno dei più grandi cantieri d’Italia, quan-do ancora mancavano pochi mesi all’a-pertura della linea veloce Roma-Milano.Tre anni di lavoro da ingegnere con rin-novi semestrali per conto di un’agenzia in-terinale che forniva lavoratori alle Ferro-vie (RFI), per 1.300 euro al mese circa, epoi un bel calcio in culo. Tutto per faregrande l’azienda dove il signor Moretti sisente sottopagato. Alcuni di questi inge-gneri sono già all’estero. Adesso dovrem-mo aspettarci che siano i super-managerad abbandonare il carrozzone Italia. Ce nefaremo una ragione, potrebbe essere la pri-ma fuga di cervelli che, in realtà, arricchi-sce l’Italia.

Volendo, per incentivare questo tipo diemigrazione, si possono anche organizza-re dei treni speciali. A prezzo scontato, na-turalmente, non sia mai intaccare la pa-ghetta di Stato.

La notizia civetta

L’incredibile esodo dei manager

di Giampiero Caldarella

Scr

ivet

eci!Il giornale

è l’anima di un popolo. Sostenetelo!

l’Obiettivo 25 marzo 2014 4

Politica a 5 stelle

Province: cala finalmente il sipario

M5S: “L’idea dello stop entrata nel Palazzo assieme a noi”

11 marzo 2014. Cala finalmente il sipa-rio sulle Province. Va a posto uno dei tas-selli del programma del Movimento 5stelle, che dell’eliminazione dell’Ente e,soprattutto, della sua componente politi-ca, ha fatto uno dei suoi cavalli di batta-glia.“L’idea dell’abolizione delle Province,come quella della riduzione dei costi del-la politica – affermano i deputati – è en-trata nel Palazzo assieme a noi. Prima quidentro e poi in ambito nazionale, certi te-mi erano tabù e mai avrebbero avuto di-ritto di cittadinanza nelle stanze del po-tere, dove finora si è sempre pensato al-la coltivazione estensiva del proprio or-ticello. Fare funzionare i nuovi enti è oracompito del governo che deve comincia-

re da subito a lavorare al disegno di leg-ge che assegni loro le competenze. Nonaspetti, com’è suo costume, l’ultimo mi-nuto per mettersi al lavoro e dimostri, unavolta tanto, di avere le idee chiare sul fu-turo, visto che l’andamento dei lavori hadimostrato tutt’altro e che solo alcuni no-stri importanti correttivi hanno permes-so che dall’aula non uscisse un aborto”.

Sul tema delle Province, il Movimen-to tiene a sottolineare come si sia con-cretizzato uno storico esempio di demo-crazia diretta. “A decidere – affermano ideputati – sono stati i cittadini, che ab-biamo chiamato ad esprimersi tramite unavotazione online. Non ci pare che la vec-chia politica abbia mai fatto qualcosa delgenere”.

12 marzo 2014. Tra gli edifici degradati,pericolanti e in pessime condizioni sonooltre 1.600 quelli che avrebbero bisognodi seri interventi. Una guerra che, però, ilComune combatte con le armi spuntate: so-no solo due, infatti, i tecnici tra gli 84 di-rigenti a disposizione e con le casse vuo-te. Per rifare il volto al centro storico oc-correrebbe oltre mezzo miliardo. Almenocento milioni di euro per dare il via ad unpiano di sicurezza.

I dati sono stati resi noti il 12 marzo, nelcorso di un’audizione convocata dal presi-dente della commissione Ambiente del-l’Ars, Giampiero Trizzino, alla quale han-no partecipato, tra gli altri, i deputati 5 stel-le Giorgio Ciaccio, Claudia La Rocca, Va-lentina Palmeri e Angela Foti, il sindacoLeoluca Orlando, gli assessori Agata Baz-zi e Tullio Giuffrè e il dirigente generaledel dipartimento regionale Protezione ci-vile Calogero Foti.

I numeri forniti dal Comune hanno sve-lato ferite veramente profonde. Nel detta-glio, in un’area di 249 ettari, sono 1.620gli edifici che richiedono interventi, di que-sti 248 prevederebbero azioni urgenti, 368sono pericolanti, e 1.004 “solo” degradati.

Tra questi figurano 1.466 edifici privati,102 di proprietà comunale e 52 chiese.

“È indubbio – afferma la deputata LaRocca – che per risolvere il problema deldegrado del centro storico le difficoltà daaffrontare siano di varia natura. Oltre alproblema della carenza di tecnici, è fon-damentale la scarsità di risorse per la mes-sa in sicurezza degli edifici appartenenti aprivati inadempienti. Noi, come gruppoparlamentare, abbiamo individuato alcunesomme cui attingere per la ristrutturazio-ne e le abbiamo segnalate in una lettera in-dirizzata al sindaco. Bisogna, comunque,mettere mano anche a strumenti normati-vi, come l’istituzione del fascicolo dei fab-bricati, una sorta di carta di identità degliedifici per la quale stiamo approntando undisegno di legge”.

È certo, però, che bisogna fare in fret-ta. Il tempo, infatti, è uno dei peggiori ne-mici da affrontare nella guerra contro il de-grado. Un raffronto fra i dati del 2010 conquelli attuali mostra la situazione degli edi-fici in preoccupante e veloce peggiora-mento. “Quelli pericolanti – conclude LaRocca – sono passati da 304 a 332 e quel-li solo degradati da 799 a 910”.

Dopo le dimissioni dell’assessore regionale Bianchi

M5S: “Ora vada acasa anche Crocetta”

“È fallita la linea economica di ungoverno, ora completamente sen-za bussola e pronto a brancolare

nel buio. Crocetta ora può solo dimet-tersi”. I deputati del Movimento 5 stel-le all’Ars tornano a invocare le dimis-sioni di un ‘esecutivo fallimentare, ric-co di proclami, ma povero di fatti’.“Le rivoluzioni annunciate da Crocet-ta – affermano i deputati di sala d’Er-cole – non hanno partorito nemmenoil classico topolino, anzi il governo siaccinge a spegnere il lume della spe-ranza per i prossimi lustri, pianifican-do un mutuo che paralizzerà l’econo-mia dell’Isola per i prossimi trent’an-ni. La retromarcia di Bianchi, che se-gue la batosta del commissario delloStato sulla Finanziaria, è una nuovabocciatura senza appello. Non tenerneconto sarebbe uno schiaffo, l’ennesimo,ai siciliani, che aspettano provvedimentiveri per tenere in piedi le imprese e ibilanci familiari”.

Per il Movimento 5 stelle, il falli-mento di Crocetta è anche il fallimen-to di una maggioranza impalpabile e,soprattutto, di un Pd che per stessa am-missione di Bianchi ha seguito il go-verno con intermittenza, ma che balzapuntualmente agli onori della cronacaper episodi censurabili. Come dimostrail freschissimo caso Genovese.“La richiesta di rinvio a giudizio di Ge-novese – sostengono i parlamentari – èla lapalissiana testimonianza, ove ce nefosse ancora bisogno, di un sistema del-la Formazione da ripensare in toto”.Per l’emanazione del piano formativodella Formazione, relativo agli anni2014 e 2015, il gruppo parlamentare al-l’Ars ha, intanto, presentato una mo-zione che vede come prima firmatariaValentina Zafarana.

A Genovese, nel frattempo, i depu-tati chiedono un ulteriore passo indie-tro: “L’autosospensione annunciata nonbasta, deve dimettersi”.

Pagina a cura di

Tony Gaudesi

Oltre 1.600 edifici a rischioA pezzi il centro storico di Palermo

Solo due tecnici per combattere la guerra al degrado

Gnocchi di patateLa ricetta di Carmela Miceli

Ingredienti:

300 gr di farinadi grano duro900 gr di patate1 uovo intero100 gr di granagrattugiatoUn cucchiaio diolioUn cucchiaio digrappaUn pizzico di no-ce moscata.

La preparazione di questa ricetta è molto semplice. Les-sate le patate, schiacciatele, aggiungete farina, uovo,grana, olio di oliva, grappa e noce moscata. Impastate fi-no ad ottenere un composto liscio e omogeneo. Ricavatedei cilindri, tagliateli a tocchetti e con l’aiuto di una for-chetta formate gli gnocchi, cuoceteli, scolateli e adagia-teli su una vellutata di finocchietti selvatici e asparagi.

Il 3 marzo l’amministrazione co-munale di Petralia Soprana ha det-to no all’installazione di aeroge-neratori nel proprio territorio. Laposizione del Comune è stata espo-sta dal vicesindaco Francesco Gen-naro (nella foto a destra), nel cor-so della conferenza dei servizi,svoltasi presso l’assessorato re-gionale all’Energia, riguardanteil parco eolico da realizzarsi nel-la località “Portella Massariazza-Cozzo Salito” nella borgata Ver-di. Il progetto prevede la posa didieci aerogeneratori per una po-tenza complessiva di 8,5 MW dicui sei nel territorio di Geraci Si-culo e quattro in quello di Petra-lia Soprana. Al tavolo si sono seduti i funzio-nari dei vari uffici chiamati adesprimere il proprio parere, i rap-presentanti dei comuni interessa-ti e la Sovrintendenza. Quest’ul-tima, così come il Comune di Ge-raci Siculo, ha disertato l’incon-tro. “Un’assenza – affermaFrancesco Gennaro – che non hagiustificazioni, visto l’argomen-to in questione. La tutela del ter-ritorio, infatti, non deve esserecircoscritta solamente ai centristorici. Il paesaggio rurale è un“centro storico” naturale che de-ve essere salvaguardato al pari dialtri beni perché anche in esso èscritta la storia di un territorio. Lasalvaguardia del paesaggio è im-portantissima perché un dannocreato oggi si ripercuoterebbe inmodo quasi irreversibile per de-cine di anni sulla nostra comuni-tà”.

Il parere contrario all’installa-zione dei quattro aerogeneratoriricadenti nel territorio di PetraliaSoprana nasce da varie motiva-zioni ed è legato anche alla vo-lontà degli abitanti della frazione

Verdi che, nel corso dei vari in-contri tenuti sull’argomento, han-no sempre contestato l’eventua-lità di avere a ridosso delle pro-prie abitazioni queste macchinedel vento. Il no del Comune di Petralia So-prana è anche legato all’inquina-mento acustico che si produrreb-be e al fatto che gli aerogenera-tori creerebbero un impatto am-bientale e paesaggistico devastantenei confronti di un territorio la cuivocazione è quella agricola e tu-ristica con una spiccata predi-sposizione al turismo rurale. Aconclusione del tavolo tecnico ealla luce delle osservazioni del vi-cesindaco Francesco Gennaro,l’ing. Alberto Tinnirello, dirigen-te dell’assessorato all’Energia, haproposto di ridurre a tre il nume-ro degli aerogeneratori da instal-lare soltanto nel territorio di Ge-raci Siculo.

“L’amministrazione comuna-le – dichiara il vicesindaco di Pe-tralia Soprana – ha mantenutol’impegno con i propri cittadini econtinuerà a difendere il proprioterritorio. Auspico che il pareredella Sovrintendenza sia in lineacon quello espresso dal Comunedi Petralia Soprana”.

l’Obiettivo 25 marzo 2014 5

L’uomo e l’ambiente

La “casa di tutti”di Ignazio Maiorana

La casa di tutti sta fuoridalla nostra dimora edè un bene prezioso che

ci permette di respirare e dimuoverci in libertà, di lavo-rare e di incontrare. Ma, pertanti, trovarsi in circolazionefuori dalle proprie mura do-mestiche significa sgomitare e danneggiare, disturbaree rubare, uccidere il rispetto per i beni comuni.

Da quanto ho avuto modo di osservare, la crescita diuna società sta proprio fuori dalla personale abitazio-ne, nei luoghi di aggregazione e di creazione, sta perstrada, sta nei luoghi di apprendimento, sta dove si pro-duce qualcosa, sta dove incontriamo i nostri simili, an-che quelli che non conoscevamo.

Con queste considerazioni, quando la mattina an-diamo fuori tra la gente, dobbiamo sentirci bene, ren-derci conto di non stare più in privato, aprirci al mon-do, sorridere e comunicare quanto più possibile. Se lachiusura ci fa star male, l’apertura ci porta sempre no-vità utili e interessanti. Ma ciò che non dovremmo di-menticare è di considerare l’ambiente esterno come lanostra vera casa, una casa di tutti, da proteggere e mi-gliorare, da tenere pulita e ordinata, gradevole. Allorastare per strada, nelle piazze e nelle aree verdi, diven-terà più bello, ci si sentirà meno poveri.

Non bisogna aver paura di stare fuori, semmai delcontrario. Il buio non è buio se si è in compagnia, la lu-ce non è vera luce se si sta sempre da soli.

Petralia Soprana“No al Parco eolico

nel nostro territorio”

Errata corrigeVignieri, non Antista!

Nel numero scorso, nell’articolo sul Veglione, a pag. 8, il nome diuno dei presentatori, Giuseppe Vignieri, è stato erroneamentescritto Giuseppe Antista. Ce ne scusiamo con l’interessato e con ilettori.

l’Obiettivo 25 marzo 2014 6

Geraci Siculo

Il diavolo e l’acqua santaSulla proroga della concessione ferri corti tra Comune e Terme SpA

13 marzo 2014. L’AcquaGeraci contesta il comuni-cato del sindaco che prean-nuncia l’opposizione del Co-mune di Geraci Siculo allaproroga e al potenziamentodella concessione di acquaminerale alla Terme SpA,asserendo che pregiudiche-rebbe l’approvvigionamen-to idrico e l’economia del-la città. “Ancora una volta – dichiaral’amministratore della Terme, Giuseppe Spallina (nella foto)– il Comune si oppone ingiustamente alle attività dell’AcquaGeraci, con affermazioni dichiarate infondate dall’autorità giu-diziaria in una recente sentenza che ha accertato le gravi inadempienzedell’Ente ai danni della nostra azienda e il diritto della stessa di chie-derne il risarcimento. Tale sentenza – continua Spallina – ha inoltreconfermato che il Comune ha ostacolato ingiustamente tutte le nostreiniziative, col dichiarato fine di costituire una società mista con altriprivati e farle acquisire e utilizzare, per fini imprenditoriali, sorgentidi acqua minerale ricadenti nelle aree oggetto della concessione del-l’Acqua Geraci e del prodromico permesso di ricerca”.

Secondo la Società Terme, l’opera di boicottaggio è culminata nel-l’illecita delibera della giunta municipale che ha intimato all’aziendache imbottiglia l’acqua Geraci di consegnare gratuitamente il proprio

stabilimento al Comune e dicessare l’attività. “È quindievidente – commenta l’am-ministratore della Terme –che il Comune, da un canto,si è prodigato per far ottene-re sorgenti a future societàmiste a prevalente capitaleprivato, dall’altro, asserisceche la proroga e il potenzia-mento della nostra conces-sione non gli permetterebbe-ro di dissetare Geraci e rovi-nerebbero la sua economia.Questa affermazione è privadi fondamento in quanto gli

enti preposti hanno accertato, con sopralluoghi specifici, che la sor-gente Calabrò assicura al Comune una portata media di 27 litri al se-condo di acqua, mentre il Piano regionale delle acque assegna a Ge-raci Siculo un fabbisogno di 6,9 litri al secondo. Né può sottacersiche altre società hanno chiesto il permesso di ricercare sorgenti di ac-qua minerale in terreni confinanti con quelli oggetto della concessio-ne dell’Acqua Geraci senza alcuna obiezione del Comune di Geraci.Pertanto – conclude Giuseppe Spallina – l’opposizione preannuncia-ta dal sindaco è infondata e susciterà tutte le azioni legali per ottene-re la tutela dei diritti della nostra azienda e i risarcimenti che le sonodovuti da coloro che l’hanno danneggiata”.

Il Comune di Geraci Siculo si opporrà al-le istanze dell’Acqua Geraci volte a otte-nere la concessione di altre sorgenti di ac-

qua minerale nel territorio geracese, dopo cheil sindaco Bartolo Vienna ha accompagnatol’imprenditore Antonio Mangia dall’ex pre-sidente della Regione, Raffaele Lombardo,per fargli concedere sorgenti di acqua mine-rale nella stessa zona, e destinate alle mede-sime attività dell’azienda. La visita del sin-daco e di Mangia, all’allora presidente Lom-bardo, è stata rivelata dal consigliere Anto-nio Spallina durante il consiglio comunaleche ha discusso la richiesta di proroga dellaconcessione dell’Acqua Geraci. “Queste ri-velazioni – afferma l’amministratore del-l’Acqua Geraci, Giuseppe Spallina – confer-mano che il Comune ci discrimina e dan-neggia ingiustamente. Né può sottacersi cheil Comune lamenta un’inesistente carenza diacqua, anche se, durante diversi sopralluoghieffettuati dalle autorità competenti, è statoaccertato che al serbatoio comunale dalla sor-gente Calabrò erano addotti 18 litri al secon-do a fronte di un fabbisogno previsto dal Pia-no regionale degli Acquedotti di 6,9 l/s”. IlConsiglio comunale ha approvato all’unani-mità un atto di indirizzo che invita il sinda-co e l’Amministrazione a non opporsi allaproroga della concessione attuale, ma soloall’ampliamento dell’area e all’uso di altresorgenti da parte dell’azienda. “L’approva-zione unanime di tale atto è derivata dall’e-splicito dissenso della minoranza verso qual-siasi altra determinazione più ostile alla no-

stra società. Nell’opposizione del Comune sipremette, erroneamente, che la nostra con-cessione avrebbe per oggetto due sorgenti an-ziché un’area, e non può essere ampliata epotenziata senza pregiudicare l’approvvigio-namento idrico e l’economia della città non-ché gli usi civici a favore dei pastori. Inoltrela sorgente Calabrò, nonostante la sua note-vole portata, potrebbe soltanto integrare l’ac-qua proveniente dalla montagna a causa del-la vetustà e dei costi di pompaggio e manu-tenzione degli impianti. Il Comune afferma,altresì, che l’Acqua Geraci si sarebbe rifiu-tata di realizzare le terme e di accettare le pro-poste di accordo per perseguire il profitto deisoci. Infine si critica l’azienda perché ha sub-ordinato gli investimenti indicati nell’istan-za di proroga alla garanzia che non siano ri-lasciate altre concessioni contigue o vicine.È noto, infatti, che l’istanza di permesso diricercare acque minerali in un terreno confi-nante, presentata da una società controllatada Antonio Mangia e dal Gruppo Giaconia,ha avuto molti pareri favorevoli in poco tem-po, mentre le pratiche dell’Acqua Geraci so-no in itinere da un ventennio. “L’opposizio-ne del Comune è totalmente infondata – pro-segue Giuseppe Spallina – perché l’AcquaGeraci può ottenere l’ampliamento della suaconcessione e altre sorgenti in quanto l’inte-resse alla coltivazione della miniera non è re-cessivo rispetto agli usi civici ed è stato il Co-mune a rinunciare alle terme che voleva rea-lizzare l’Acqua Geraci per conseguire finan-ziamenti pubblici e associarsi ad altri

imprenditori (tant’è vero che rivendica a tor-to la proprietà dell’area su cui doveva ese-guirsi il progetto delle suddette terme per de-stinarlo al pascolo). Né è vero che abbiamorifiutato trattative per un accordo con il Co-mune, ma abbiamo respinto la pretesa di far-ci sottoscrivere contratti capestri. Allo stes-so tempo nessuno può scandalizzarsi dei pro-fitti dei nostri soci e plaudire a quelli che siprefiggono Mangia e il Gruppo Giaconia. Népuò negarsi – aggiunge ancora Spallina – chel’aspirante concessionario ha il diritto di trat-tare le condizioni della concessione e chie-dere che il concedente scelga tra la sua e lealtre istanze secondo diritto e giustizia, evi-tando di creare miniere contigue o vicine chepregiudicherebbero la possibilità della loroconveniente gestione economica. La chiaraenunciazione della volontà contrattuale è, pe-raltro, doverosa e necessaria specialmente pergli imprenditori che pagano ingenti oneri fi-scali e sociali, anche se alcuni non danno mol-ta importanza a questa circostanza. Inoltre,l’Acqua Geraci ribadisce che non ha sensosoffocare la crescita di un’azienda per ven-t’anni, negandole la materia prima corri-spondente al suo fabbisogno, per poi con-sentire a un concorrente di cercare lo stessominerale, a pochi metri di distanza, da partedi in una Regione che ha concesso portateestremamente superiori a tutti i concorrenti.Ovviamente, in caso di rigetto delle sue istan-ze, l’Acqua Geraci chiederà il risarcimentodi tutti i danni subiti, senza rinunciare alleazioni già intraprese a tal fine”.

Due pesi e due misure... Come il Comune intende bloccare l’Acqua Geraci

Il sindaco Bartolo Vienna

l’Obiettivo 25 marzo 2014 7

Castelbuono

“La fruizione dei musei, in passato,era riservata agli studiosi. Avevanoil compito di mettere a loro disposi-

zione il materiale di ricerca e di studio.Oggi questo legame si è in parte perso,per cui il museo deve riacquistare formeespositive conciliabili con la conserva-zione ma, anche, esporre reperti in chia-ve moderna in modo tale da catturare l’at-tenzione dei visitatori, in particolare deigiovani. Nel caso del Museo Minà Pa-lumbo, i giovani devono innamorarsi del-le scienze naturali, degli elementi di bio-diversità e di geodiversità che partecipa-no all’identità del nostro territorio ma-donita e del nostro popolo che dobbiamovalorizzare e far apprezzare.

La celebrazione del bicentenario della na-scita del naturalista Francesco Minà Palumbo èlo spartiacque tra il passato e il futuro di que-sto museo. Qui è possibile la conservazione manon del tutto l’esposizione. Non ci sono gli spa-zi necessari e le attrezzature. Il museo moder-no prevede dei laboratori e delle aule didatticheper far scoprire ai giovanissimi la diversità el’importanza dei materiali esposti, reperti e do-cumenti qui conservati. Tutto ciò potrà essererealizzato solo quando sarà restaurato e adatta-to l’edificio comunale di San Francesco, doveil museo troverà sede definitiva. Allora si potràchiedere agli eredi dello scienziato, di cui il mu-seo porta il nome, di donare anche le tavole ico-nografiche originali già pubblicate da Sellerio”.

Ignazio Maiorana

Un disegno originale di Minà Palumbo che raf-figura una piantina ormai quasi del tutto scom-parsa sulle Madonie. Nella foto a destra il prof.Schicchi.

L’iconografia originale di Minà Palumbo: il museo dovrebbe acquisirla

Credo che, a proposito delle dichiarazioni sulfuturo del museo dedicato a Francesco Minà Pa-lumbo, da parte del suo direttore Rosario Schic-chi, occorra essere grati allo stesso per aver con-cluso ponendo una domanda di profondo acu-me: “Ma Castelbuono vuole il museo più mo-derno?”Sembrerebbe suonare come una sfida sulle pro-spettive di un’intera cittadinanza, che ai tempid’oggi è oppressa da tasse comunali, da ristret-tezze economiche, da un degrado generalizza-

to della cosa pubblica e dei co-stumi d’ogni giorno.Io credo che per la gente un“museo più moderno” signi-fichi uscire dal piccolo ambi-to in cui è stato relegato da an-ni, per cui oggi resta meta esclu-siva di qualche studente di bo-tanica. Se è vero, com’è vero,che Minà Palumbo non è sta-to soltanto un “naturalista” deiboschi intorno a Castelbuono,ma un “ricercatore poliedri-co” impegnato in diversi am-biti scientifici, che addiritturaha trasmutato la sua “scienza”

in “creatività artistica”, compilando una ma-gnifica opera pittorica iconografica su flora efauna delle Madonie, allora il castelbuonese og-gi auspica veramente di avere un museo “piùmoderno”, cioè più attuale, completato con tut-te le opere del Minà Palumbo, un museo-pina-coteca, che attiri interessi di ben più ampio re-spiro, che attragga flussi turistici consistenti eche, quindi, porti ricadute economiche sostan-ziali sul paese.Allora, che il futuro – per il museo e per Ca-stelbuono – non si rimandi ad azioni e tempi in-definiti, ma abbia inizio da subito: che il Co-mune avvii oggi, e con decisione, quei passi do-verosi e già legittimati per acquisire l’icono-grafia che, tuttora, è “in custodia” presso maniprivate.

Sandro Morici

Bicentenario Francesco Minà PalumboQuale il futuro dei musei naturalistici?

Francesco Minà Palumbo, scienziato e fi-lantropo castelbuonese, dedicò la sua vitaallo studio naturalistico delle Madonie,

raccogliendo e catalogando i molti reperti oggicustoditi presso il museo a lui dedicato. Dall’8 al 10 marzo, Castelbuono e il mondo del-la scienza hanno ricordato il bicentenario dellanascita dello studioso con un fitto programmadi convegni e di attività. Una lettura scientificadel vasto repertorio raccolto e studiato da MinàPalumbo è stata contestualizzata nel periodo sto-rico in cui visse, l’Ottocento, passando per lostudio dell’antropologia, dell’etnologia, del pae-saggio, del linguaggio vernacolare presente, so-prattutto, nella sua opera e nella sua iconogra-fia. Senza dimenticare l’informatizzazione on-line. Protagonista indiscusso dell’evento è sta-to il Museo Naturalistico “Francesco MinàPalumbo”, diretto dal prof. Rosario Schicchi,docente di botanica sistematica presso l’Uni-versità di Palermo. E protagonista è stato il Mu-seo, ancora una volta, nella tavola rotonda, dell’8marzo, sul tema: Situazione attuale e prospetti-va di sviluppo dei musei naturalistici. Hannopartecipato il dott. Fausto Barbagli, il prof. Fran-cesco Maria Raimondi, il prof. Rosario Schic-chi, la dott.ssa Francesca Cicero, il prof. Mau-rizio Sarà, il dott. Salvo Lo Valvo, coordinati

dal prof. Silvano Riggio. I musei naturalisticisono contenitori delle risorse biologiche del pia-neta, anche se, al Sud, allo stato attuale, sonomal rappresentati. Nel Sud hanno un valore mag-giore perché bisogna, ancora, fare i conti con ilpatrimonio posseduto e da ciò creare un nuovoe costruttivo rapporto con la natura.

«In Sicilia, un museo naturalistico a cieloaperto – ha affermato il prof. Silvano Riggio –,urge la necessità di varie entità che messe in re-te diventino la carta del patrimonio posseduto».È vero, i musei naturalistici hanno un’impor-tanza per l’educazione ambientale, per la for-mazione e la didattica. «In realtà – lamenta ilprof. Francesco Maria Raimondi – siamo statiabbandonati a noi stessi, all’interno di una re-gione povera dal punto di vista museale ma ric-ca per quanto riguarda le risorse».

Molte collezioni, costituite da materiale bio-logico suscettibile al biodeterioramento, vivo-no in condizioni non idonee. Il problema nonpuò ridursi nel chiedersi l’importanza o menodi un museo naturalistico regionale, come quel-lo di Terrasini dove non è prevista, però, la fi-gura di un naturalista ma di tanti custodi, e delrelativo coordinamento e messa in rete. Se sipensa che i parchi sono diventati stipendifici,venendo meno al loro ruolo di tutela e di salva-

guardia, abbiamo solo bruciato denaro pubbli-co e messo a serio rischio il patrimonio. E allo-ra diventa legittimo chiedersi: quale la validitàdel museo naturalistico e quale la futura pro-spettiva? Se a ciò si aggiunge il grido di prote-sta del prof. Rosario Schicchi che lamenta: «Daquando mi sono insediato, il museo naturalisti-co “Francesco Minà Palumbo” non ha avuto fi-nanziamenti comunali né regionali, ma solo vo-lontariato». Come uscire da questo isolamento, dal campa-nile locale e così proiettarsi nel futuro? Comefare aumentare i fruitori? Il punto di partenzaper il prof. Maurizio Sarà «è quello di cambia-re prospettiva nell’utilizzo delle risorse cultu-rali locali». Ma la vera sfida è quella di mette-re in rete le varie realtà locali, creando un col-legamento con le realtà gastronomiche e turi-stiche, rivalutando le tradizioni di ogni luogo.In questo modo i musei naturalistici possono di-ventare luoghi aperti alla società. La cultura nonpuò più essere finanziata dalla politica, quellastessa che ha fatto grandi errori e che ha svilitoe svalutato il patrimonio posseduto. C’è biso-gno di una programmazione culturale-socialeche passi da una forte azione di marketing. So-lo così potrebbero ripartire i musei.

Maria Antonietta D’Anna

L’evento è lo spartiacque tra passato e futuroIl direttore Schicchi: “Del naturalistico faremo un museo moderno”

Nei giorni del bicentenario della nascita dello scienziato abbiamo raccolto una dichiarazione del direttore del Museo naturalistico delle Madonie, prof. Rosario Schicchi, che qui proponiamo in sintesi.

l’Obiettivo 25 marzo 2014 8

Castelbuono

L’8 marzo tra letteratura e musicaClelia Lombardo ha presentato il testo teatrale “Ecuba e le altre”

Il Museo Civico ha scelto dicelebrare la festa della donnaorganizzando un incontro con

la scrittrice Clelia Lombardo, au-trice del testo teatrale Ecuba e lealtre, presso la sala del Principedel castello dei Ventimiglia.

La domanda che riecheggiapuntualmente quando ricorre lafesta della donna è: ha senso fe-steggiare ancora l’8 marzo? Seb-bene sia, ahinoi, sinonimo di “fe-sta della mimosa”, rimane una da-ta di commemorazione, un inco-raggiamento e un sostegno alledonne che continuano a lottareper rivendicare i loro diritti, chepuntano il dito contro i crimini econtro la violenza dell’uomo nei confronti del-l’altra metà del cielo.

“Ecuba e le altre”, il monologo scritto daClelia Lombardo, è una riscrittura di forte va-lenza simbolica che estrapola il personaggioEcuba dalla classicità del personaggio miticotrasformandola in donna simbolo di tutte ledonne, e così può dare loro voce. Ecuba è l’es-senza da cui escono le grida delle culle e deipantani di sangue, del dolore delle vittime del-la violenza, dei traumi e degli orrori della guer-ra.

“Il suo corpo è tutti i corpi nati e tutti i cor-pi massacrati. Lei è figlia e madre di tutto”,un personaggio che urla la ribellione contro ladevastazione e l’indifferenza verso il valoredella pace nel mondo.

Ma chi è all’origineEcuba? La grecista Da-niela Cappadonia, pre-sente all’incontro, citandoOmero, Euripide, Dan-te, Shakespeare e, infi-ne, Clelia Lombardo,conduce alla scoperta diquesto personaggio del-la letteratura, simbolo didolore e coraggio. Nel-la mitologia greca Ecu-ba è la seconda mogliedi Priamo, una regina ilcui destino fu segnatodal dolore per l’uccisio-ne dei figli Polidoro ePolissena. Questo dram-

ma è l’origine della follia di Ecuba che, asse-tata di vendetta, diventa crudele e nella trage-dia di Euripide acceca l’assassino dei suoi fi-gli, Polimestore, scavando dentro le sue orbi-te.

Nessuna lingua conia un termine per indi-care quella condizione in cui una madre per-de il proprio figlio: si tratta di un dolore inna-turale e inenarrabile. La disperazione di Ecu-ba torna nel trentesimo canto dell’Inferno diDante, quando parla di una fisionomia triste,misera, scavata dal dolore, e in Shakespeareche, nel poemetto Lo stupro di Lucrezia, uti-lizza Ecuba come uno specchio il cui riflessoè una vita imprigionata dalla morte.

A distanza millenaria dall’archetipo miti-co di Ecuba, si ritrova una donna dolente ma

risoluta, che si oppone ai massacri e alle guer-re. La Lombardo dichiara di essersi ispirata adonne come Felicia Bartolotta, che ha com-battuto per fare luce sull’uccisione del figlioPeppino Impastato; ad Ana Mladic, suicidata-si con la pistola del padre per ribellarsi all’an-nientamento e all’odio etnico; alle madri deikamikaze che decidono di farsi saltare in aria.

Emozionante il repertorio musicale ese-guito al pianoforte da Arianna Attinasi, editri-ce del libro, e dal maestro Enzo Toscano al cla-rinetto, che si sono avvicendati musicalmentealla presentazione del testo. Ecuba è una su-perstite che racconta storie forti, ciò che l’hacondotta a lasciare il paese d’origine, invasoed espugnato, e a cercare un futuro in un pae-se lontano. Lo strazio infinito per un deside-rio impossibile, quello di riportare in vita tut-ti i figli uccisi, “ fatti a pizzuddricchi”, rap-presenta ciò che distingue l’Ecuba della Lom-bardo dal personaggio vendicativo del mitoclassico.

La parte centrale del libro intitolata“L’accusa” mette in scena l’acme del dolore,una parte difficile da approfondire, come con-fessa l’autrice. Ma Ecuba si rivela donna ma-terna e amorevole, la cui rivincita non sta nel-la vendetta euripidea, ma nel desiderio di ri-vivere, nel gridare contro le ingiustizie. Il “Poe-ma alla terra” posto alla fine del libro, definitodalla Lombardo un testo nel testo, è una pre-ghiera che imprime speranza, perché il dolo-re non rappresenti più la conclusione ma l’i-nizio della rinascita.

Antonella Cusimano

Concerto dell’Orchestra da Camera “Salvatore Cicero”

Chissà quale fosse il rapporto che Fran-cesco Minà Palumbo aveva con lamusica. Per festeggiare il bicente-

nario dalla nascita dello scienziato, il 9 mar-zo, nella Sala del Principe del Castello deiVentimiglia di Castelbuono, abbiamo assi-stito a un concerto quanto mai emozionan-te e di forte intensità artistica. A esibirsil’Orchestra da camera “Salvatore Cicero”,diretta dal coinvolgente Luigi Rocca in-sieme ai pianisti Antonio Sottile (nella fo-to a destra), docente di Pianoforte Princi-pale presso il Conser-vatorio di Musica “V.Bellini” di Palermo, eal giovane GabrieleLaura, suo allievo dal2012. L’Orchestra, co-stituitasi nel 1988 pres-so il Conservatorio diPalermo, su iniziativadel M° Luigi Rocca,permette ai tanti stu-denti che ne fanno par-te di mettere in evidenzale loro qualità artistiche grazie, anche, al sostegno dei docenti del Con-servatorio. Un vasto e ricco repertorio che tocca Pergolesi, Cambini,Grieg, Bartók ha rapito il pubblico presente.

Antichi brani, segno visibile di un passato lontano, virtuosismi ra-ri, sonorità che rimandano a mondi e culture diverse, hanno invaso il

castello dei Ventimiglia. Ma è stato il con-certo in Mi bemolle maggiore K365 di Mo-zart, trascritto da Antonio Sottile per i duepianoforti e gli archi, che ha colpito mag-giormente. Mozart ha permesso l’incontroartistico fra il pianista isnellese e il suo sor-prendente e bravo allievo Gabriele Laura.Un momento di grande intensità artistica,voluto fortemente da Antonio Sottile, cheha creato un unico linguaggio, mettendoin evidenza l’unità nell’arte e il suo asso-ciare insieme generazioni differenti.

Ancora unavolta registria-mo l’impegnoper i giovani eper la didatticadi Antonio Sot-tile. Tantissimi iriconoscimentiattribuitigli, nonsolo nazionali,altrettanto riccala divulgazionedella sua opera,

ma quello che più, oggi, preme sottolineare è il suo impegno, nonchéla sua abnegazione, nell’educare attraverso l’arte e dare, così, allenuove generazioni la possibilità di credere e poter affermare il pro-prio talento.

Maria Antonietta D’Anna

Daniela Cappadonia e Clelia Lombardo

Nelle foto tre diversi momenti dell’evento artistico

l’Obiettivo 25 marzo 2014 9

La fotografia

Foto premiate al Concorso

nazionale di fotografia

città di Castelbuono

(Premio Enzo La Grua)

Acrobati pescatori, foto di Marcello Gambini

Tromba d’aria, foto di Salvatore Malfetti

La mano di Javid, foto di Alessandro Savarese

Il volo, foto di Francesco ToscanoBretagna, foto di Carlo Riva

Il mare

l’Obiettivo 25 marzo 2014 10

Curiosità

l’Obiettivo Quindicinale sicilianodel libero pensiero

In questo numero scritti di:

Rosario Amico Roxas, Gianpiero Caldarella, Antonella Cusimano,

Maria Antonietta D’Anna, Tony Gaudesi, Carmela Miceli

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Ottimizzazione dello spazio e del mezzoPalermo in cassetta e passeggino per tre

Lo scivolo mobile

L’ingegno risolve i problemi piccoli e gran-di. Nel centro storico di un suggestivo pae-sino dell’Ennese il Comune non ha auto-rizzato la realizzazione di uno scivolo incemento per l’ingresso dell’automobile inun garace privato. No problem: lo si è realizzato mobile, uti-lizzabile solo all’occorrenza. Nulla osta...!